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Ludwig Van Beethoven

Quartetto per archi op. 18 numero 2

L'opera 18 di Beethoven composta da sei quartetti scritti tra il 1798 e il


1800 su commissione del principe Lobkowitz, che era il datore di lavoro
di un amico di Beethoven, il violinista Karl Amenda. I sei quartetti op. 18
furono pubblicati negli anni 1800-1801 a Vienna. L'ordine della
pubblicazione dei lavori non corrisponde all'ordine di composizione reale:
Beethoven infatti compose questi quartetti nella sequenza 3, 1, 2, 5, 6,
4.
Il quartetto numero 2 stato chiamato "Komplimentierquartett"
soprattutto a causa del carattere estremamente gioviale del primo tema,
spesso interpretata come una sequenza di saluto cerimoniale. Nella sua
espressione, il quartetto in sol maggiore rende omaggio al periodo preclassico, ma anche alle atmosfere di intrattenimento tipico delle opere di
Haydn o Mozart.
Quartetto numero 2:
Primo movimento: allegro.
Questo movimento in sol maggiore e presenta delle figurazioni che
saranno tipiche di tutto il movimento: gi dalla prima battuta il primo
violino presenta una scala di semibiscrome, figura che verr ripresa

molte volte.
Fino a battuta 20 vi l'esposizione del tema, seguito da un ponte

modulante che termina nel secondo tema in re (battuta 35). Questo


nuovo tema molto pi scarno del primo caratterizzato da note staccate.

A battuta 45 vi una ripresa del primo tema nella stessa tonalit del
secondo tema, ma le scale questa volta sono in sedicesimi e molto pi
ampie e portano fino alla conclusione dell'esposizione.

La parte dello sviluppo (battuta 81) caratterizzata dall'elaborazione


delle scalette di sedicesimi e delle note staccate (dunque primo e
secondo tema), nella tonalit dapprima di re poi di sol maggiore.C' da
precisare che le similitudini sono soprattutto a livello ritmico, o pi in
generale dei gesti che i frammenti melodici compiono.

Lo sviluppo passa per diverse tonalit: oltre a quelle di re e sol gi citate,


si finisce in sib, mib, sib di nuovo, poi fa e sol minore. Verso la fine dello
sviluppo vi un anticipo della ripresa (battute 142-148).
Si giunge cos alla ritorno alla tonalit d'impianto, che porta a un
passaggio modulante, un pedale armonico di quattro battute che riporta
al tema. A battuta 187 vi la ripresa anche del secondo tema, che
prosegue in mi e porta alle cadenze in sol e conclude in re. La coda
inizia invece a battuta 129 chiudendo il movimento a battuta 248 in sol
maggiore.
Secondo movimento: Adagio cantabile/Allegro/Tempo I
L'adagio invece in do maggiore. Ha un andamento molto pacato e
solenne, Beethoven qui gioca sui colori pi raffinati, adoperando
soprattutto sonorit contenute, con ampi respiri. Il violino primo espone
il tema diverse volte, sostenuto armonicamente dagli altri elementi.

Da do si passa a sol maggiore (battuta 10), per poi ritornare a do.


L'allegro, in fa maggiore, si apre con una rapida quartina di sedicesimi

del primo violino e presenta una serie di quartine staccate molto brillanti,
che tutti gli strumenti iniziano a proporre sempre di pi fino a battuta 58
quando prosegue solo il cello e si conclude con una settima di dominante

che porta al tempo I ove si ritorna a do maggiore e si ricrea l'atmosfera


dell'adagio con il violino che crea ampi fraseggi autonomamente (come
in battuta 71). Si passa alla tonalit di sol maggiore poi a do; Beethoven
propone figure identiche che passano da uno strumento all'altro,
giocando sugli effetti timbrici. A battuta 83 si giunge al climax
utilizzando l'accordo costruito sul sesto grado alterato, poi poi tornare in
do e concludere il movimento.
Terzo movimento: Scherzo Allegro/ Trio

Lo scherzo in sol maggiore e si basa su una cellula tematica presentata


nelle prime due battute (a).
Questa cellula viene subito ripresa e riproposta con delle variazioni (a 1),
dunque ampliata. A partire da battuta 10 Beethoven propone al violino
delle scale ascendenti, mentre gli altri strumenti ribattono la stessa nota.
A battuta 19 le varianti di a vengono riproposte in tutti gli strumenti, uno
dopo l'altro per finire a battuta 23 ove l'intero quartetto le eseguono
contemporaneamente.

Il Trio rimane il linea con lo scherzo per quanto riguarda le dinamiche: la


cellula a sempre presente, su di essa vi si costruisce una cellula pi
grande comprendente due semiminime. Beethoven introduce inoltre un
disegno composto da una sorta di scala discendente di crome staccate
che il violino presenta innumerevoli volte durante il corso del trio:

battute 55-56/ da 59 a 63/ poi passa al secondo violino che si alterna


questa figura con il cello fino a battuta 69; a partire da 70 torna al primo
violino, allorch la scala diviene cromatica per poi modificarsi in un
arpeggio che porta alla conclusione. Nella coda finale vi invece un
ritorno alla cellula a.

Quarto movimento: Allegro molto quasi Presto.


Quest'ultimo movimento in sol maggiore, si basa come nel caso del
movimento precedente, sullo sviluppo di una cellula tematica, in modo
per ancora pi esasperato:

questo frammento, viene prima proposto dal cello e poi da tutti.


Beethoven elabora questo materiale tematico fino a battuta 27, ove vi
sono delle progressioni che portano alla tonalit di re; il violoncello
ripropone quel tema iniziale nella nuova tonalit, fino a battuta 71 vi
sempre uno strumento che esegue scale o arpeggi che ricordano il
frammento tematico iniziale, e poi nuova serie di progressioni, molto
estese che portano nuovamente al segmento iniziale (battuta 116).

Es. x, batt. 116-118

Sopra il tema principale, eseguito dal secondo violino e dalla viola, il


violino intesse una nuova melodia molto brillante; questa parte porta
nuovamente a delle progressioni che servono a fare la cadenza.

Si riparte a battuta 140 col solito tema, nella tonalit di mi bemolle

seguito ancora una volta da un nuovo tipo di progressione ascendente


che porta alla tonalit di sol maggiore. Qui il cello esegue solo degli
arpeggi, il secondo violino e la viola accompagnano appena un lungo
melisma del primo violino, si passa a do maggiore. Successivamente si
ritorna al nostro tema, con piccole variazioni:

(battute da 179 a 186).


Vi sono poi delle progressioni discendenti, quindi una nuova
riproposizione della testa del tema

per poi, tramite una semplice scala, riprendere il tema per com'era ma
nella tonalit di la bemolle (da battuta 235):

questa parte viene subito rieseguita in progressione e si giunge alla


tonalit d'impianto. Questa una transizione caratterizzata
dall'elaborazione degli elementi gi visti, talvolta appena accennati.
Nuovamente Beethoven utilizza diverse progressioni, da 286 a 342, per
giungere alla tonalit di si bemolle e poi a sol ove ripresenta il tema
iniziale con qualche elaborazione (battute da 360)

poi ripropone la stessa cadenza usata a battuta 126. Dopo ci ecco di


nuovo il nostro tema, stavolta in do poi torna in sol e lo usa come
materiale per concludere l'intero quartetto.

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