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Melioli Anna Chiara 23/06/2021

Analisi – Brahms, Sinfonia N° 4 in Mi Minore op. 98


Il primo movimento della sinfonia è in forma sonata, che presenta però oltre ai due classici temi numerose
idee tematiche tra loro anche molto contrastanti, combinate a una presenza continua delle cellule intervallari
iniziali e richiami frequenti a pezzi di temi che conferiscono unitarietà a tutto il movimento.
Il primo tema, dolce in piano, si presenta ai violini primi e secondi, come cellule intervallari di terza
maggiore discendente e sesta minore ascendente ripetute subito in progressione melodica un grado inferiore
[battute 1-4], per poi avere un intervallo di ottava e una terza come la iniziale ma ascendente, ancora ripetute
un grado sotto [battute 5-8]. Durante queste 8 battute, violoncelli e viole (divise) accompagnano passandosi
crome di arpeggi sempre con salti di terza e sesta, mentre flauti, clarinetti e fagotti accompagnano in levare
con le stesse cellule intervallari proposte dai violini, come a svolgere un “eco” al tema. Corni e contrabbassi
sono invece di supporto armonico.
A battuta 9 si ripete l’intervallo di ottava ancora un grado sotto (mi a 5, re a 7, ora do) ma variato, perché la
pausa e il levare ora sono occupati da crome che riportano sul do più acuto e ancora sul do l’ottava inferiore,
mentre l’accompagnamento dei fiati cambia tenendo alcune note fisse per le 4 battute sempre come
imitazione del tema (ma senza cambiare ottava) mentre altri si muovono per cambiare l’armonia. Il do ricade
su 13 dove torna l’accompagnamento iniziale dei fiati e i violini invece stringono ritmicamente gli intervalli,
stavolta di quarta discendente.
Con una melodia sempre basata su un intervallo di ottava iniziale prima proposta dai violini poi in eco dagli
oboi (che ancora non erano entrati da inizio sinfonia) si entra nella sezione A battuta 19 dove vari strumenti
si passano delle scalette discendenti: prima viole, poi fagotti e clarinetti, poi ancora viole ma con oboi, poi
ancora fag e cl con aggiunta dei flauti. Sotto a queste, possiamo sentire ancora le cellule intervallari iniziali
adesso in crome con anche l’intervallo di ottava (si4-si3 sol4-sol3 ecc) e l’accompagnamento che prima era
ai legni ora a violoncelli e contrabbassi. Da battuta 23 a 26 le crome tra i due gruppi di strumenti si stringono
fino a 27 dove riprende le battute da 9 a 12 ma questa volta spostandosi cromaticamente da do a do# a re a
re# ai violini, e gli intervalli discendenti che a 13 erano di quarta ora di quinta [bat 31], e le viole che
cambiano accompagnamento ora con intervalli di terza ascendente. Poi ancora riprende ma questa volta
spostato in ritardo di un ottavo e passando da si a sol (ancora sesta) poi a sol (ottava) poi a mi (sesta ancora),
e a 37 ancora quinte discendenti ai violini primi.
A 37 vediamo una linea melodica di semiminime ai flauti, clarinetti, violoncelli e contrabbassi e oboi in
ritardo di un quarto, che poi passa a violini e oboi, e le crome e semiminime in intervallo di quinta passano a
fagotti e violoncelli e contrabbassi, poi a 42 ancora ai violini più strette.
A B troviamo agli archi un disegno melodico diverso in si minore, a cui poi si aggiungono anche flauti, poi
oboi e clarinetti, mentre viole e violoncelli tornano a fare la loro melodia iniziale a 49 e 50. L’elemento di
rottura lo vediamo a battuta 53 con una fanfara ai fiati su un fa#, dominante di si minore, che porta al
secondo tema a C, più cantabile, ai violoncelli e corni, in si minore. L’accompagnamento al tema qui è
costituito da pizzicati dei violini e staccati di flauti e clarinetti che riprendono sempre gli intervalli iniziali
(come a 60), mentre fagotti viole contrabbassi hanno degli staccati più sonori discendenti che ricordano il
carattere della fanfara precedente. A 65 il secondo tema passa ai violini, mentre tutti eccetto i corni
ripropongono lo staccato discendente di prima.
A 73 torna la fanfara ai fiati in forte, qui sostenuta dagli archi e più ampliata dando più spazio all’idea
ritmica della battuta 53, soprattutto per le terzine, dapprima su sol maggiore (come dominante di do minore,
motivo per cui abbiamo mib ma non sib), poi a battuta 77 su do maggiore (anche qui come dominante di fa
minore). Da 80 archi e legni si scambiano pizzicati (legni ancora come all’inizio per terze), che modulano
portando in si maggiore a D, con le due battute precedenti 85 e 86 con la dominante di si. A 91 i violini
tornano ad arco con una nuova linea melodica discendente con semiminime puntate, con un piccolo eco dei
corni, e con un accompagnamento delle viole e violoncelli con terzine che ritmicamente preparano alle
terzine dei fiati successive e ricordano quelle precedenti, e che melodicamente si muovono per i noti
intervalli di sesta e terza. A 95 c’è una nuova melodia ai fiati con terzine e accompagnamento qui invece di
crome degli archi, dal quale poi esce l’oboe con il corno e poi con flauto per ripetere invece le figure
ritmiche di 91 degli archi delle semiminime puntate e crome. Questa sezione maggiore si interrompe
bruscamente con un sol# diminuito in pianissimo, con crome agli archi in unisono, trilli dei timpani e
semicrome alle trombe che preannunciano in modo più cupo il ritorno delle semicrome e terzine di E.
Ad E [battuta 110] tornano le semicrome in pianissimo, derivate dal tema simile a fanfare a 53. Annunciate
due volte omoritmicamente da corni, fagotti, flauti, oboi, violoncelli, viole, ricade poi sulle terzine a 112
come già lo avevamo sentito. A 114 queste vengono ancora interrotte come prima da un accordo di mi#
diminuito in pianissimo, che poi con un crescendo arriva a il forte a 119 in cui le semicrome vengono
scambiate tra archi e trombe + corni in si maggiore, e tornano di seguito anche le terzine, agli archi e poi ai
legni. Si ripete questo poi a 125 in re maggiore, dove poi mentre gli archi continuano con le terzine, i fiati
continuano con le semicrome ribattute, con maggiore sonorità. A 133 tornano le semiminime puntate e
crome, con poi cadenza prima di F che risolverebbe su un si maggiore, ma invece ad F tornano intervalli
simili a quelli tematici iniziali della sinfonia ai flauti, con accompagnamento ai violini e sempre crome a
viole e violoncelli. In questo punto modula per tornare a mi minore, e riesporre in tema a 145.
A 145 inizia lo sviluppo con la riesposizione del primo tema vero e proprio, che però cambia a 153, e
rielabora da qui la cellula dei violini, che viene fatta scambiare dapprima tra violini primi e secondi,
anticipando sempre di più gli ingressi, mentre i fl e fag presentano un disegno di tre semiminime. A 165 il
disegno che prima era ai violini passa ai legni e con un crescendo si arriva a un forte a 169 e poi fortissimo a
176.
Ad H arriva improvvisamente un pianissimo su sol maggiore con rullo dei timpani che ricorda i pianissimi
precedenti, ma qui con il tema simile a fanfare di 53 esposto in pianissimo dagli archi. A 188 flauti clarinetti
e fagotti ripropongono sottovoce le semicrome come le avevamo viste ad E, come anche le crome degli archi
a 192 ricordano quelle sotto gli accordi diminuiti prima e dopo E, che poi fermano su statici accordi
dissonanti. A 203 poi tornano le fanfare e le terzine, a I tornano le semicrome scambiate tra archi e trombe e
corni in forte, con rielaborazioni di queste cellule e delle terzine fino a uno scambio tra fiati e archi prima di
semicrome poi di terzine. A partire da 219 fino a K flauti e archi riprendono gli intervalli dell’esposizione
iniziale ritmicamente disposti come erano ai flauti, qui in sol# minore, mentre ancora si esauriscono sempre
più piano le terzine.
A K su un piano dolce vari strumenti si scambiano quelle cellule che avevamo nell’esposizione visto a
battuta 9 e 10 accompagnate da accordi in piano, che modulano in progressione da sol# minore e torna a mi
minore. A 243 c’è un secondo grado di mi agli archi in pianissimo che porta a una dominante ad L.
A 259 inizia la ripresa del tema iniziale, in cui i violini però invertono gli intervalli, con delle terze qui
ascendenti e seste discendenti mentre i legni non ripetono più gli stessi intervalli, ma ottave. Nella ripresa
della sezione dopo A, il crescendo viene anticipato, portando il forte già a 281. Viene poi tagliata la parte da
32 a 40 circa, cioè la zona più modulante che permetteva di arrivare al secondo tema, passando così
direttamente a 289 dove troviamo il disegno melodico degli archi ora in mi minore.
A M torna lo squillo, stavolta in su un si maggiore, dominante di mi minore, tonalità in cui infatti ritroviamo
la ripresa del secondo tema. A 317 tornano le semicrome e terzine in stile fanfare, ora su un do maggiore e
poi su un fa maggiore. Troviamo ancora i pizzicati scambiati tra archi e legni che in progressione ci riportano
su una dominante a 329-30 che come prima ci porta a N in maggior, in una zona con un’altra idea tematica
che se prima era in si maggiore qui viene riproposta in mi maggiore. Dove però prima c’erano flauti clarinetti
e corni ad esporre, ora abbiamo oboi e fagotti mentre i flauti, fagotti e i clarinetti espongono la parte che
prima era agli oboi. Torna poi l’accordo diminuito a 351, ora su do #, con i corni al posto delle trombe con le
semicrome, e con gli archi sempre sfalsati nell’ingresso con le crome.
A O troviamo la linea tematica di E, che ritorna su un accordo pianissimo diminuito di la#, con poi un
crescendo che sfocia in un forte con semicrome e terzine. A 369 ci aspetteremmo un passaggio a sol come
prima lo avevamo avuto in re, ma invece passa in sol#, fino a P dove ripropone ancora lo squillo con anche le
terzine su un si (che dovrebbe portare a mi minore) e poi però ancora a 378 su re#, a 380 su fa, per poi
tornare a 384 in mi minore. Tornano le numerose terzine, poi con una scaletta degli archi arriva a Q su un
fortissimo, in cui inizia la coda.
A Q il tema iniziale viene riproposto ancora in fortissimo, come scambio tra violoncelli contrabbassi e corni
contro il resto dell’orchestra. A 398 gli intervalli diventano delle minime in sincope sempre tra bassi e resto
dell’orchestra, e viole e violini secondi in tremolo. A 402 viene ripreso il secondo pezzo del tema iniziale,
fino a enfatizare ancora di più le crome agli archi ora date anche ai fagotti con un crescendo verso R, dove
troviamo la linea melodica di B ripresa a più grande volume, poi ancora riproposta a 418 con più sonorità. A
422 tornano con sforzati gli intervalli iniziali, con archi in trmolo e crome. A 430 si uniscono anche i
timpani, per finire con grandiosità sul fortissimo da 434 fino alla fine. Si chiude con sottodominante a 434 e
dominante a 435 con rulli e tremoli che aumentano la tensione, cinque accordi puntati di I-V-I-V-I, l’ultimo
mi tenuto solo dal timpano, e due accordi tenuti che terminano maestosamente con una cadenza plagale.

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