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Hanz Zimmer: TIME (colonna sonora di Inception, Nolan).

Il brano, costruito nella tonalità di Em, ha una struttura semplice quanto e cace.

Si basa su una progressione di accordi (Lam, Mim, Sol, Re, Lam, Domaj7, Sol, Re) che si ripete
per tutta la durata del brano.

La tecnica compositiva dietro questa composizione è quella della somma, ovvero, ogni volta che
si ripete la progressione di accordi al piano, subentra un altro strumento( sezioni d’archi, ottoni,
percussioni) creando cosi un e etto Climax molto suggestivo.

Nelle prime 8 battute ciò che sentiamo è il tema di pianoforte ltrato, accompagnato da un synth
(anch’esso ltrato) che emette una pulsazione molto bassa e lontana.

Quando il tema si ripete per la seconda volta, fanno il loro ingresso gli archi, con una melodia
eseguita contemporaneamente da più voci ed una percussione su ogni primo battere molto
processata che si sposta da sinistra verso destra nel panorama stereo grazie al delay. In più c’è
una lenta e continua apertura dei ltri del piano e della pulsazione.

Alla terza ripetizione, un secondo battito si aggiunge alla percussione creando un e etto ancora
più ritmico e dinamico, agli archi si aggiunge una sezione di violoncelli con una diversa melodia e
sentiamo per la prima volta gli ottoni.

A meta della terza ripetizione le melodie degli archi vengono raddoppiate da violoncelli e viole
iniziando ad intensi care molto il senso del brano e soprattutto il volume.

La quarta ripetizione fa proseguire il lento crescendo iniziato a metà della terza ma si


percepiscono più chiaramente elementi come il synth ‘’tappeto’’ presente dall’inizio del brano e i
movimenti di archi e ottoni si fanno più presenti e ‘’chiari’’.

Alla quinta ripetizione entra un arpeggio di chitarra elettrica con un suono quasi distorto insieme a
delle sezioni di archi staccati molto ritmici e a degli ottoni suonati ad ogni quarto. In più sentiamo
l’aggiunta dei corni francesi nella sezione di ottoni che vanno a raddoppiare il tema e dei timpani
che si aggiungo alla ritmicità dello staccato degli archi e degli ottoni. Qui l’intensità dell’opera
inizia ad essere estremamente trascinante.

Arrivati alla sesta ripetizione, siamo nel pieno del crescendo. Per evidenziarlo le percussioni
suonate ad ogni quarto si intensi cano aumentando di volume e appare per la prima volta negli
ottoni la progressione suonata dai violoncelli ad inizio opera, che dal sesto grado tocca la tonica
per poi risolvere sulla dominante, e nel ripetersi, parte dalla dominante per poi risolvere sul quarto
grado. Il movimento di archi e ottoni si va sempre più a fondere, creando come un dialogo fra
essi.

Nella settima ripetizione il crescendo è nella fase nale ed è infatti il punto più intenso di tutta
l’opera per la quantità di suoni presenti. Si fanno più intensi i movimenti degli ottoni che
accompagnano gli archi anche nei punti più acuti. Appare un’ altra sezione ritmica di violini (che
si somma alle precedenti e alle percussioni) e il movimento di archi e ottoni si fonde come in unica
grande sezione. Per di più il volume dell’opera in questa parte raggiunge il suo culmine, lungo
tutta la durata del brano, infatti il volume è in costante crescita no ad arrivare all’esplosione
nale.

All’ottava ripetizione ci troviamo solo in presenza del pianoforte, che continua con la stessa
progressione, una sezione d’archi che risponde al pianoforte nei momenti di silenzio e della
pulsazione iniziale che nel corso di queste 8 battute sparisce con un fade out.

Nell’ultima ripetizione è presente solo il pianoforte che va via via sfumando no ad arrivare
all’ultimo accordo che conclude la composizione con un brevissimo ed intenso crescendo nale.
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