ESEGUI L’ANALISI DEL SEGUENTE BRANO: ERIK SATIE: Poudre d’or
L’atmosfera della musica d’avanguardia parigina degli anni ‘20
fu segnata dalla nascita di un nuovo movimento culturale: il Neoclassicismo. Questo voleva mettere a tacere la musica pesante e cromatica di stampo germanico ed ecco così che le composizioni di Satie apparvero un esempio e una guida spirituale per i giovani compositori francesi che volevano creare una nuova musica di stampo nazional-francese fatta di nitore e umoristica razionalità. Va ricordato che la musica di Satie, oltre ad essere utilizzata per cinematografia e teatro, nasce come “musica di arredamento”, cioè una musica di sottofondo in luoghi dove si fa tutt’altro la cui funzione è creare comfort. Poudre d’or è un valzer per pianoforte solo di carattere gioioso che invita tutti gli ascoltatori a prendere parte al ballo. Il valzer infatti è una forma di ballo che viene ripresta dagli autori francesi e reinterpretata creando un divario con i valzer viennesi degli Strauss. Quello francese, infatti, è molto meno formale nel contesto, ma non nella forma che rimane quella accademica: introduzione, aba, cdc, coda. (Vedere allegati) Di notevole spessore tecnico-pianistico sono i valzer di Chopin. La composizione si apre con un’introduzione composta da una frase di otto misure, dove nella prima semifrase appare il tema principale e nella seconda possiamo trovare quello che sarà il principio di variazione per la conclusione delle frasi a venire. Il tema principale (tema 1) ricorda vagamente una marcia miliare, resa attraverso la quarta discendente iniziale e il ritmo puntato. Forte è il contrasto con la seconda semifrase che di carattere cantabile, dinamicamente opposto alla prima (F → p). Il valzer vero e propro si apre soltanto a misura nove dove, alla melodia di marcia, si somma il ritmo di valzer. Strutturalmente questa prima parte è molto simmetrica: la sezione A è composta da quattro frasi le cui prime semifrasi sono identiche a due a due (esse si differenziano soltanto per la nota al basso in battere alle prime due battute) e le seconde semifrasi sono una variazione della seconda semifrase dell’introduzione. Queste ultime non sono molto diverse le une dalle altre poiché condividono un principio di similitudine, infatti tutte tendono ad accrescere la tensione, attraverso un folto uso di dominanti secondarie, verso la dominante principale, per poi rilasciarla nella ricomparsa del tema assecondando il moto circolare del valzer. Un’altra similitudine è il primo inciso, una scala-arpeggio ascendente. Anche nella sezione B le simmetrie sono molte. Anche quest’ultima è composta da quattro frasi la cui prima semifrase è identica e la seconda è principio di variazione per le altre seconde. La prima semifrase gode di un doppio accompagnamento: oltre al battere-levare del valzer al basso è presente un basso albertino reso a valori distanti (una semiminima per battere di battuta). Il profilo melodico è caratterizzato da una serie di minime discendenti che, oltre a destabilizzare per un breve momento l’incipit ritmico del valzer, sono dei ritardi della terza dell’accordo che non risolveranno mai sulla mediana, preferendo la tonica. Le prime tre seconde semifrasi sono caratterizzate da un’ elemento melodico quale la minima e semiminima un tono sotto ripetutosi due volte prima di una scala di semiminime resa con un crescendo e un ritenuto. La prima e la terza frase sono uguali. La quarta frase si differenzia per l’ultima semifrase che, essendo molto simile per composizioni alle semifrasi della sezione sezione A, riprende le prime due frasi di A. Il principio di simmetrie ancora una volta si applica anche alla sezione C in La maggiore del trio. Le frasi sono uguali a due a due e le seconde hanno come variante il rafforzamento del tema e della melodia attraverso l’uso di raddoppi di ottava. Un piccolo arpeggio modula in Mi maggiore portandoci nel cuore del brano. Infatti in questa sezione il compositore fonde due tecniche precedentemente utilizzate: il raddoppio per ottave (sez. b)ed il gioco dei ritardi (sez. c) ancora una volta su un basso albertino. Dopo la ripetizione di questa sezione avviene il ritorno in La maggiore con la ripetizione di C e di A-b con l’aggiunta della coda. E’ interessante l’uso delle tonalità: da una partenza in re maggiore, il primo sviluppo avviene in sol. Dal punto di vista della tensione c’è una diminuzione, ma con l’approdo in re, la e mi maggiore la tensione culmina, in un piano, perfettamente al centro del brano, per poi scemare.