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OPERA OTTOCENTESCA ITALIANA E CONTESTO STORICO

DALL’IMPRESARIO ALL’EDITORE: dal successo immediato al posto fisso in repertorio

• Il teatro d’opera è il principale centro di ritrovo culturale e fino alla seconda metà dell’800 è
dominato dalla figura dell’impresario teatrale che commissiona con una certa velocità le opere ai
compositori (es. Domenico Barbaja, Bartolomeo Merelli, Alessandro Lanari).

• Velocità di scrittura: Solitamente il musicista compone tre-quattro opere all’anno (in particolare
ricordiamo Rossini e Donizetti)

• Dalla metà dell’800, con la nuova legislazione del diritto d’autore e dopo la crisi storica del 1848,
l’opera non viene più commissionata dall’impresario ma dall’editore. Alla velocità di scrittura si
preferisce l’elaborazione, la collaborazione con il librettista, la conquista del posto fisso nel
repertorio, l’affitto della partitura. (Giuseppe Verdi)

• 1882: nasce la S.I.A.E

• Principali editori a Milano: Casa Ricordi (1808) Casa Lucca (1839) Casa Sonzogno (1874)

STRUTTURA DELL’OPERA

• Il compositore inizia ad avere maggior rilievo rispetto al librettista

• Dal 700 fino alle prime opere verdiane il libretto è rigidamente strutturato in recitativo (versi
sciolti di endecasillabi e settenari alternati con formule vocali ritmicamente libere) pezzi chiusi
(versi lirici quinari, settenari, senari, ottonari, decasillabi rimati e raggruppati in strofe

• Nel corso dell’800 c’è un graduale abbandono del recitativo secco in favore del recitativo
accompagnato che comporta un minor distacco tra aria e recitativo

• Viene dato molto più rilievo ai finali d’atto e ai pezzi d’insieme che diventano dei veri e propri
tableaux vivants
• Struttura dei concertati, duetti, arie: Alternanza di sezioni statiche e dinamiche che seguono la
cosiddetta Solita forma

• Lingua dei libretti e terminologia poetica (magione al posto di casa, brando al posto di spada
ecc..)

• Preferenza per l’ambientazione medievale e per trame che possano commuovere il pubblico.
L’opera seria e la tragedia dominano il repertorio ottocentesco

• Dalla seconda metà dell’800 a ogni carattere viene generalmente associato un determinato
ruolo vocale (il soprano è il personaggio idealizzato e angelico, il mezzosoprano è la rivale in
amore o la dama di compagnia del soprano, il tenore è l’innamorato, il baritono il rivale del
tenore e il basso è l’uomo saggio o più anziano)

VINCENZO BELLINI (Catania 1801 - Puteaux 1835)

“Ogni musica di teatro s’era reputata impossibile fuor della via brillante aperta dall’autore del
Barbiere e riconoscendo il suo errore su questo punto, il popolo italiano s’entusiasmò per l’artista
che l’aveva disingannato e da quel momento s’ebbe una reazione violenta in favore di Bellini. A
Milano era adorato….pareva che egli avesse scoperto la parola espressiva e che le lagrime
versate per il Pirata e la Straniera fossero le prime che il dramma lirico avesse mai fatto sgorgare.
D’altro canto i partigiani della vecchia scuola che cominciavano a perdonare a Rossini la sua
orchestra lussureggiante, le sue arditezze armoniche, il suo brio pazzo, ravvisando in questa
nuova direzione di idee un ritorno verso le loro prime ammirazioni, proclamarono Bellini il
restauratore dell’arte italiana e lo chiamarono il secondo Paisiello”.

Dal Necrologio di Hector Berlioz

Berlioz apprezza in particolare La straniera. Delle altre opere invece scrive:

“La Sonnambula che vidi ieri sera raddoppia la mia avversione per simile conoscenza. Che
partitura! Pietosa!”

“I Capuleti e i Montecchi …. Un niente, ignobile, ridicolo impotente”

Richard Wagner apprezza il canto belliniano e scrive “Canto, canto o tedeschi! Il canto è, se Dio
vuole, la lingua in cui l’uomo deve esprimersi musicalmente e se questa non si coltiva e non si
conserva altrettanto indipendente, quanto è necessario che sia ogni altra lingua colta, nessuno ci
comprenderà. (…) Norma tra le creazioni di Bellini è quella che è più ricca di vera melodia unita,
con profondo realismo, ”

Richard Wagner riferendosi al bel canto di Bellini

Dalla lettera di Bellini all’amico Florimo dopo la prima rappresentazione di Norma: “ti scrivo sotto
l’impressione del dolore: di un dolore che non posso esprimerti ma che tu solo puoi comprendere.
Vengo dalla Scala: prima rappresentazione della Norma. Lo crederesti…Fiasco!!! fiasco!!! solenne
fiasco!!! Ad onta di tutto ciò a te solo lo dico col cuore sulle labbra (se la passione non mi inganna)
che l’introduzione, la sortita e cavatina di Norma, il duetto tra le due donne col terzetto che segue,
finale del primo atto, poi l’altro duetto delle due donne e il finale intero del secondo atto che
comincia dall’Inno di guerra in poi sono tali pezzi di musica e a me piacciono tanto che, te lo
confesso, sarei felice poterne fare di simili in tutta la mia vita artistica!” Vincenzo Bellini

A proposito di Norma dalle parole di Gaetano Donizetti: “A me tutto lo spartito della Norma piace
moltissimo e da quattro sere vado a teatro per risentire l’opera di Bellini fino all’ultima scena.
Nell’introduzione del primo atto i pensieri musicali sono condotti con somma perizia e grande
conoscenza della tecnica musicale. Originalissima è la chiusura dei pezzi come pure di squisita
fattura è l’introduzione che termina con un coro marziale forte e vigoroso, ed è un pezzo
nuovissimo per la forma e lo svolgimento!”

BIOGRAFIA

• Nasce da una famiglia di musicisti, sia il nonno Tobia, sia il padre Rosario sono maestri di
cappella, organisti e compositori. Sin da giovanissimo si avvia alla composizione e si trasferisce
al Conservatorio di Napoli dove dal 1823 studia con Niccolò Zingarelli seguendo così la
cosiddetta Scuola Napoletana.

• Napoli è una parentesi fondamentale per la sua vita perché frequenta i salotti borghesi e nel
1824 si diploma al Conservatorio componendo la sua prima opera Adelson e Salvini.

• 1827: trasferimento a Milano dove incontra sin da subito un appoggio nel compositore Saverio
Mercadante, nel librettista Felice Romani e nell’impresario Domenico Barbaja. Bellini riscontra
un clamoroso successo con le opere Il pirata e La straniera rappresentate al Teatro alla Scala

• 1833: trasferimento a Parigi dove incontra Chopin e Rossini

• 1835: muore prematuramente in Francia a causa di un’infezione intestinale

STILE MUSICALE

• La sua non è una scrittura veloce come quella rossiniana bensì più meditativa caratterizzata
dalla ricerca del rapporto tra la frase letteraria e la melodia. In certe occasioni riprende arie già
scritte in altre sue opere ma non lo fa in maniera diretta come Rossini, le rielabora e ripropone
con un ulteriore sviluppo.

• Bel canto: la sua è una melodia pura con un abbellimento funzionale al profilo melodico, un
preciso fraseggio, un canto principalmente sillabico con accompagnamento orchestrato in
maniera minimale
• Stretta aderenza tra testo e musica in particolare nel recitativo: musica che diventa poesia e
viceversa

• Minore distacco tra i pezzi chiusi, i quali vengono collegati in maniera più morbida e legata
rispetto alla tradizione rossiniana

Opera e prima Libretto e Prima Caratteristiche


rappresentazione ambientazione rappresentazione principali

Adelson e Salvini Andrea Leone Tottola.


L’opera va in scena nel Composta per il saggio
Due atti
1825 al Conservatorio di di composizione.
Libretto ambientato nel Napoli Esistono due versioni,
1600 in Irlanda una prima versione che
segue lo stile dell’opera
comique francese e una
seconda versione dove
la recitazione viene
sostituita con il recitativo
secco

Bianca e Gernando Domenico Gilardoni


Teatro San Carlo di Censura: L’opera è
Due atti
Napoli, 1826 ispirata al dramma
Agrigento tra XIV e XV teatrale Carlo duca
secolo
d’Agrigento dove i due
protagonisti sono Bianca
e Fernando. Il nome
Fernando viene mutato
in Gernando per evitare
similitudini con l’erede al
trono Ferdinando duca
di Calabria

Il pirata (due atti) Felice Romani


Teatro alla Scala, 1827
Sicilia al castello di
Caldora, XIII secolo.

Bianca e Fernando Domenico Gilardoni con Inaugurazione del Teatro L’impresario Bartolomeo
(due atti) aggiunte di Felice Carlo Felice di Genova, Merelli scrittura un’opera
Romani
1828. a Bellini per inaugurare il
Agrigento tra XIV e XV Teatro Carlo Felice di
secolo
Genova. Bellini avendo
Debole trama poco tempo a
disposizione riprende in
mano l’opera Bianca e
Gernando e viene
proposta con il titolo
originale. Vengono
aggiunti alcuni brani
musicali per vivacizzare
la trama

La Straniera (due atti) Felice Romani dal Teatro alla Scala, 1829 Opera di transizione, ma
romanzo “L’étrangère”
anche di meditazione
Castello di Montolino in che riscuote molto
Bretagna, XIV secolo successo (26 repliche)
circa.

Zaira (due atti) Felice Romani Teatro Ducale di Parma,


dall’omonima tragedia di 1829
Voltaire

Gerusalemme, tra XIV e


XVI secolo

I Capuleti e i Felice Romani dalla Teatro La Fenice, La parte di Romeo è


Montecchi (due atti) Novella IX di Matteo Venezia 1830 affidata a un
Bandello. Verona, XIII mezzosoprano
secolo
Opera e prima Libretto e Prima Caratteristiche
rappresentazione ambientazione rappresentazione principali

La Sonnambula (opera Felice Romani Teatro Carcano di


semiseria in due atti). dall’omonimo balletto Milano, 1831
Dedicata al suo amico pantomimo di Eugene
musicista Francesco Scribe e Pierre Aumer.
Pollini Villaggio della Svizzera,
epoca indefinita

Norma (due atti) Felice Romani dal Teatro alla Scala, 1831 La protagonista è erede
dramma Norma ou dei modelli classici di
l’infanticide di Alexandre Cherubini e Spontini e
Soumet. Foresta sacra e con Norma ci troviamo
tempio delle Gallie di fronte a un nuovo
durante la dominazione modo di cantare. Il
romana. Il libretto viene pubblico rimane deluso
semplificato rispetto alla della fine del primo atto
fonte originale e viene che conclude con un
cambiato il finale. Nel terzetto al posto del
dramma Norma uccide i solito concertato finale
propri figli, ma Bellini
ultima l’opera con il
suicidio di Norma.

Beatrice di Tenda (due Felice Romani dalla Teatro La Fenice, 1833


atti) tragedia di Carlo
Tedaldi-Fores. Castello
di Binasco, 1418

I Puritani (tre quadri) Carlo Pepoli dal dramma Theatre Italien Parigi,
storico Tetes rondes et 1835
Cavaliers di Jacques
Arsene Francois
Polycarpe d’Ancelot e
dal romanzo Old
Mortality di Walter Scott.
Inghilterra XVII secolo
Incipit della cavatina di Norma “Casta diva” dal primo atto. “Appare Norma in mezzo alle sue
ministre. Ha sciolti i capelli, la fronte circondata da una corona di verbena ed armata la mano di
una falce d’oro.

“Ah non credea mirarti” di Amina dal secondo atto di Sonnambula

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