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Dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti su libretto di Salvatore Cammarano, tratto dal
romanzo di Walter Scott La sposa di Lammermoor.
Napoli, Teatro San Carlo, 26 settembre 1835.
Lucia - soprano
Enrico Ashton, signore di Lammermoor, fratello di Lucia - baritono
Edgardo, signore di Ravenswood - tenore
Lord Arturo Bucklaw, sposo di Lucia - tenore
Raimondo Bidebent, cappellano calvinista - basso
Alisa, compagna di Lucia - mezzosoprano
Normanno cacciatore, servitore di Enrico - tenore
Servitori e servitori, invitati al matrimonio
Ambientazione: I terreni e la sala di Lammermoor e di Ravenswood, il cimitero dei Ravenswood;
Scozia, durante il regno di William e Mary (fine XVII secolo)
È la più famosa tra le opere serie di Donizetti. Oltre al duetto nel finale della prima parte, al
vibrante sestetto Chi mi frena in tal momento? e alla celebre scena della pazzia di Lucia, la
struggente cabaletta finale Tu che a Dio spiegasti l'ali è considerata uno dei più bei pezzi d'opera
tenorili.
Prima che Cammarano adattasse il romanzo di Scott, altri librettisti hanno scritto i libretti di
melodrammi sullo stesso argomento; in totale sono cinque (ma i libretti sono solo quattro, perché
uno è musicato due volte da compositori diversi):
- Giuseppe Balocchi per Le nozze di Lammermoor di Michele Carafa (1829, Parigi), di cui si
conserva il libretto e quasi interamente la musica;
- Calisto Bassi per La fidanzata di Lammermoor di Luigi Rieschi (1831, Trieste): il nome della
protagonista è Ida, la musica di quest’opera risulta perduta;
- Ida di Giuseppe Bornaccini, sul medesimo libretto di Calisto Bassi, già musicato da Luigi
Rieschi, la musica non è attualmente conosciuta;
- Pietro Beltrame per La fidanzata di Lammermoor di Alberto Mazzucato (1834, Padova),
musica perduta a parte una riduzione per canto e pianoforte;
- Bruden fra Lammermoor di Ivar Frederick Bredal su libretto in danese di Hans Christian
Andersen. Quest'opera, composta nel 1832, ovviamente rimase estranea all'ambiente italiano
Come quasi tutte le opere di Scott, la Lucia di Donizetti si discosta dal suo modello in diversi punti.
Cammarano ha trasformato i personaggi originali di Frank Hayston, Laird of Bucklaw, Ailsie Gourlay
e il reverendo Peter Bide-the-Bent rispettivamente in Lord Arturo Bucklaw, Alisa e Raimondo
Bidebent, fondendo il padre di Lucy, Sir William Ashton e suo fratello maggiore, il colonnello Sholto
Ashton in Enrico Ashton. (Alcuni adattamenti inglesi usano i nomi Sir Arthur Bucklaw, Alice,
Raymond Bide-the-Bent e Sir Henry Ashton.)
Sebbene la più memorabile malvagia di Scott, la madre di Lucia, sia stata completamente esclusa,
gran parte della potente trama sopravvive.
L'opera è stata rappresentata per la prima volta con un cast straordinario,
- Fanny Tacchinardi Persiani in Lucia
- Gilbert Duprez in Edgardo
- Domenico Cosselli in Enrico
- Carlo Porto in Raimondo
Dopo la prima napoletana, Donizetti autorizzò numerose variazioni per le esecuzioni in altri teatri,
allo scopo di venire incontro alle esigenze delle cantanti.
Adelaide Kemble e Napoleone Moriani cantarono la prima alla Scala, il 1° aprile 1839; la prima
francese (Parigi, Théâtre Italien, 12 dicembre 1837) cantarono Tacchinardi Persiani e Rubini, che si
esibirono anche alla prima inglese (Londra, Her Majesty's, 5 aprile 1838). La versione francese dello
stesso Donizetti (su una traduzione di Alphonse Royer e Gustave Vaëz, con la musica aggiustata e
alterata in molti punti) fu data per la prima volta al Théâtre de la Renaissance, a Parigi, il 6 agosto
1839, con Sophie Anne Thillon e Achille Ricciardi. Questa versione entrò nel repertorio dell'Opéra
nel 1846, con Maria Nau e Duprez, e divenne un punto fermo del repertorio dei teatri di provincia
francesi; e fu in questa versione che l'opera fu presentata negli Stati Uniti, a New Orleans, con Julia
Calvé e Auguste Nourrit, il 28 dicembre 1841. Il primo ascolto dell'originale italiana negli Stati Uniti
avvenne anche a New Orleans, eseguita da una compagnia itinerante dall'Avana, il 1° marzo 1842.
Da questi esordi il ruolo di Lucia è stato centrale nel repertorio di ogni soprano con un dono per la
fioritura; tra i più famosi Patti, Gerster, Di Murska, Albani, Sembrich, Melba, Tetrazzini, Galli-Curci,
Dal Monte, Pons, Callas, Sutherland, Sills e Gruberová.
Antefatto
La nobile famiglia Ashton, alla quale appartengono i fratelli Enrico e Lucia, ha usurpato i beni e il
castello della famiglia Ravenswood, il cui unico erede è Edgardo. Edgardo e Lucia si amano
segretamente.
La fortuna della Lucia di Lammermoor, dai tempi del debutto trionfale a Napoli nel 1835, non ha mai
conosciuto appannamenti presso il pubblico. Delle oltre settanta opere di Donizetti, solo quattro non
uscirono mai dal repertorio dopo la sua morte: in primo luogo la Lucia di Lammermoor, appunto,
poi L'elisir d'amore, il Don Pasquale, e infine La Favorita (nella versione italiana). Perché anche le
altre avessero una possibilità di essere eseguite bisognò invece aspettare la cosiddetta “Donizetti-
Renaissance”, innescata dalle celebrazioni del compositore bergamasco nel primo centenario della
morte, nel 1948. L'immediato successo napoletano di Lucia fu confermato dalle riprese
acclamatissime che subito si ebbero in tutta Italia, a Genova (Carlo Felice, 1836), Vicenza, Milano
(Teatro Re, 1837), Venezia (Teatro Apollo), Trieste (Teatro Grande), Bologna (Teatro Comunale),
Parma (Teatro Regio). Al trionfale debutto parigino sia in lingua italiana, sia nella versione francese,
fece seguito nel 1838 il debutto dell'opera a Londra e nel 1839 quello alla Scala di Milano. Solo poche
voci non si unirono al coro di lodi, tutte di principio e confinate alla critica: in occasione del debutto
londinese Henry Fothergill Chorley sull'“Atheneum” parlò di “tradimento” del romanzo di Walter
Scott e – fermo restando un marcato apprezzamento per la musica – negli anni a cavallo tra il 1870 e
il 1930 Lucia fu talvolta parzialmente penalizzata da una musicologia che guardava con molto meno
favore del passato alla produzione melodrammatica.
L'opera segnata dal successo più duraturo in tutta la produzione donizettiana ha subito con il tempo
varianti adottate in seguito dalla tradizione. Durante la stagione del Carnevale del 1837 al teatro
Apollo di Venezia, Fanny Tacchinardi Persiani sostituì la cavatina Regnava nel silenzio con
l'aria Perché non ho del vento, che Donizetti aveva scritto per lei nella Rosmonda
d'Inghilterra (1834). La primadonna - come pure altre, che seguirono il suo esempio – preferirono
introdurre l'eroina in tal modo, tanto che il compositore nella versione francese Lucie de Lammermoor
inserì fin dall'inizio tale aria, ovviamente tradotta, Que n'avons nous des ailes. Nei primi anni di vita
di Lucia di Lammermoor (1836-1837) la scena della pazzia venne sostituita in alcuni allestimenti con
il Rondò finale della Fausta
La scena della pazzia è la seconda Scena e aria della protagonista, ed è seguita dalla Scena e aria di
Edgardo che conclude l'opera.
«Questa disposizione delle scene provocò una certa tensione durante le prove perché Fanny Persiani,
la prima Lucia, pensava, essendo lei la "prima donna", che la sua aria dovesse concludere l'opera; ma
Donizetti e Duprez, il primo Edgardo, insistettero che la conclusione più appropriata dell'opera fosse
la scena della tomba affidata al tenore e non la scena della pazzia.»
Si tratta probabilmente della più celebre scena di pazzia della storia dell'opera, nota soprattutto nella
versione modificata dai soprani dell'epoca, con l'aggiunta di una lunga cadenza con il flauto.
Nel libretto corrisponde alle scene V-VII della parte seconda, atto secondo. Nella partitura al numero
14. La sua struttura è: