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FUNZIONI DRAMMATURGICHE DEL CORO OPERISTICO

Se il coro partecipa all’azione può essere:


A coro narratore (quando racconta fatti di portata extradramamtica, interdramamtica,
intradrammatica informando i personaggi o il pubblico)
B coro personaggio (quando svolge un’azione; più specificamente: parole-azioni)
C coro narratario (quando è il personaggio destinatario della narrazione)

Il coro narratore (A) può compiere una mimesi diegetica:


1) extradrammatica (concerne fatti che precedono cronologicamente quanto viene
rappresentato in forma spaziotemporale)
2) interdrammatica (concerne fatti che si collocano nello spazio che l’intervallo ha
metaforizzato)
3) intradrammatica (concerne fatti che vengono rifocalizzati o fatti svoltisi altrove recuperati
da un personaggio informato di essi)
4) ticoscopica (concerne fatti che si svolgono altrove, in tempo reale, non visti dai personaggi)

Il Coro personaggio (B) può svolgere una funzione mimetica di tipo:


1) Canoro-realistico (il coro intona un canto realisticamente udito dai personaggi)
1.1. rituale (il canto accompagna un rito)
1.2. innodica (il canto accompagna acclamazioni a un dio o a una persona)
2) Dialogico (il coro dialoga con altri personaggi. Può darsi il caso che un solo membro del
coro dialoghi)
3) Conativo (il coro impone ai personaggi di svolgere un’azione)

Se il coro commenta l’azione lo fa:


1. in prospettiva metadrammatica (se i rilievi fatti toccano il plot)
2. in prospettiva metaspettacolare (se i rilievi toccano lo spettacolo; infrazione della quarta
parete)
3. in prospettiva paradrammatica (prologo, intermezzo, epilogo)

FORME MUSICALI DEL CORO OPERISTICO

Sul piano morfologico un coro può essere:


- parte di un recitativo (in genere quando a cantare è ‘uno del coro’).
- brano autonomo isolato.
- brano autonomo in funzione di cornice o di refrain di un recitativo e/o di un ‘numero’.
- pertichino di un ‘numero’ (in simultaneità o meno con il canto solistico)
- sezione interna o coda di un ‘numero’ (in simultaneità o meno con i cantanti solisti)

Il coro funge da de marcatore di macrounità drammatiche (cfr. Clemenza di tito il coro


sergna la fine dell’intrigo ordito da Vitellia e con esso inizia il dramma vero e proprio; cfr.
Una cosa rara sigla all’inizio e alla fine il primo segmento del dramma)
Dalle Annotazioni alla Merope: «l’autore non giudicò bene d’introdurre i cori, quali allora solo
parsegli doversi ammettere, quando ci si vuole introdur musica. Ci fu chi questo come gran delitto
gli oppose, dicendo che senza coro la tragedia è barbara, non greca: ma barbare saranno adunque le
tragedie ancora perché si dividono in atti e scene, il che i greci non fecero, talché gli uditori non
avevano mai momento vacuo dall’applicazione; e perché le recite non si sogliono frammezzar di
musica, come i greci facevano […] senza coro fu la tragedia un tempo anche fra’ greci e solamente
per accrescervi ornamenti e musica fu inventato. Allora non disconveniva e non ripugnava il coro
nella forma del teatro e dell’ampia scena, ma sui teatri moderni per verità diventa improprio.
Direbbe taluno ancora che, quale il teatro si fosse, non si soffrirebbe oggi giorno che Elettra, per
cagion d’esempio, manifestasse il suo disegno d’ammazzare il re in presenza d’una truppa di donne
popolari» (pp. 225-227). «Quanto ai nostri del 1500, essi ritennero il coro perché anche nella forma
de’ teatri assai cercavano d’avvicinarsi al’antica e non di rado introducevano nella tragedia la
musica. Ma se il coro è fisso e a tutta la recita sta presente, come si ordiscono congiure o si favella
di segreti e gelosi affari? E se vien singolarmente a dir le sue canzoni in fine degli atti, com’è di
tutto informato e sopra quanto corre ragiona? […] degli ultimi che in Italia lo ammettessero fu il
conte Torelli e de’ primi che nel principio del passato secolo il tralasciassero fu il Bonarelli, imitato
in ciò saviamente dalla maggior parte de’susseguenti e così quasi sempre da tutti i francesi. […]
Plauto e Terenzio non l’ammiser mai: perché dunque non potremo anche noi tralasciarlo?

Giulio Cesare Becelli al lettore, p.XII in Teatro del signor marchese Scipione Maffei […], Verona,
Alberto tumermani, 1730. E de me e da molt’altri si è imitato il far le tragedie senza cori, perché per
introdurgli e per rendergli operativi, il modo antico di cantargli rimetter si converrebbe e parimente
la forma del teatro greco, altamente una giunta inutile e poco a proposito diventano; lasciando le
inconvenienze che anche nelle greche si osservan talvolta per quei lor cori stabili. Può essere ch’io
di ciò tratti nell’opera Della novella poesia che anderà sotto il torchio fra poco.

«Gazzetta Piemontese» del 6 marzo 1827 n. 28,p. 179: In merito a una polemica nata intorno
all’utilità di una scuola di canto per la formazione di validi coristi l’estensore della Gazzetta
Piemontese scriveva: «i coristi sono diventati d’una grande importanza pel teatro tanto di Torino,
quanto di qualunque altra capitale da che dai moderni poeti per compiacere i moderni maestri sono
stati innestati i cori in ogni opera seria o buffa; e siccome questi sono stati, o per dar riposo ai
cantanti, o per amore di più sonora armonia, intrecciati nelle arie e nelle cavatine delle prime parti e
nei pezzi concertati, così ne viene per conseguenza che lodevole e naturale sia la brama di
possedere buoni coristi perché i cattivi non guastino l’effetto della musicale composizione»

Eleuterio patologo (Conte Torriglione), La musica italiana nel secolo XIX, Firenze, Tipografia
Coen e comp., 1828, pp. 76-77: “ I cori formano pure un oggetto interessante secondo il corrente
sistema: Hanno luogo persino nelle farsette e purché vi siano per tutto, poco importa se
rappresentino anche servitori o facchini o garzoni di scuderia. Non è però facil cosa il trovare molti
coristi di sufficiente capacità ed i cattivi avendo luogo per tutto, tutto rovinano”

GIUSEPPE ROSSI-GALLIENO, Saggio di economia teatrale, Milano, Felice Rusconi, 1839, pp. 49-50
Che gli attori vadano fra loro in buon accordo cosa importa se in un magistral pezzo vi fanno parte
cori sgangherati e perciò a soqquadro ve lo mandano!. […] in ogni città si dovrebbe istituire una
scuola da cui trarre buoni coristi d’ambo i sessi. Un discreto complesso di coristi-uomini servirebbe
eziandio alle feste religiose e la metà dell’utile verrebbe a diminuire le spese dell’istruzione, quando
la filantropia non giungesse a coprirle. Quante belle creazioni musicali riescono alla peggio, o
talfiata a mala pena si sorreggono a motivo dell’imperizia e delle stridenti e stonate voci de’ coristi?
[…] come e con quale ardire puossi pretendere una buona esecuzione da’ coristi che appena cantano
una o due stagioni l’anno, gente poi che vi canta ad orecchio e non per conoscenza musicale?

GIOVANNI VALLE, Cenni teorico-pratici sulle aziende teatrali, Milano, Società Tipografica dei
classici italiani, 1823, pp., 158-159. Capitolo XII osservazioni sull’attuale decadimento de’ teatri ed
opinioni sul modo di migliorarne lo stato “per gli attuali spettacoli serii […] esigonsi più seconde
parti, oltre un infinito corredo di corsit d’ambi i sessi e di comparseria” p. 182.
“Le ultime parti, i coristi, i figuranti, gl’iservienti e tutti quelli addetti seralmente al teatro sarebbero
molto più capaci ed attenti, giacché avendo un provento fisso non saprebbero essere idifferenti se
per negligenza o mala condotta venissero licenziati p. 191
Le opere serie perché riescano tali da potere primeggiare fra li teatrali spettacoli richieggono […]
un corredo di coristi che conoscono il loro mestiere e la scena, onde per essi, come il più accade,
non diventi ridicola la situazione più commovente del dramma p. 8
Invigilare perché il vestiario riesca decente […] onde evitare il dispiacere di vedersi delle ultime
parti, coristi, figuranti, ecc., come talvolta accade, o laceri o sudici p. 23
I coristi “ricevono un pagamento in ragione di recita” p. 70

ALESSANDRO STOCCHI, Diario del teatro ducale di Parma dell’anno 1843, Parma, Rossetti, 1844
Coristi d’ambo i sessi n. 18 uomini: aquila, pinazzini, scartabelli, fagioli, Bertoli, Moranti, Bonari,
Volter, Cinquini, Amati, Barbieri, Loriani; in aggiunta: achillini, Griffino, Gnocchi, Savi, prayer.
Donne: Filippini E., Mori, azioni, Pietra, vignoli, Carra, Gabbi E., Alberti Valdrè V.

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