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CORSI

SJU-SIENA JAZZ UNIVERSITY


Diploma accademico di primo livello jazz
Basso elettrico







STORIA ED EVOLUZIONE DEL BASSO ELETTRICO NEL JAZZ

Analisi tecnica e stilistica dei bassisti elettrici
più influenti.








Candidato: Giovanni Maria Miatto
Matricola: FSJU000036





Relatore: Daniele Camarda
Correlatore: Franco Fabbrini




A. A 2015-2016






1
INDICE

Introduzione pag. 3

Capitolo 1: Gli anni 60

-James Jamerson pag. 6
-Cambiano le sonorità del Jazz pag. 11

Capitolo 2 : Gli anni 70

-Introduzione pag. 14
-Stanley Clarke pag. 20
-Alphonso Johnson pag. 22
-Anthony Jackson pag. 24
-Paul Jackson pag. 26
-Steve Swallow pag. 31
-Jaco Pastorius pag. 43

Capitolo 3: Gli anni 80

-Marcus Miller pag. 54
-Victor Bailey pag. 57
-Gary Willis pag. 60
-Darryl Jones pag. 64

Capitolo 4: Gli anni 90

-John Patitucci pag. 66
-Matthew Garrison pag. 69
-Pino Palladino pag. 73

Capitolo 5 : Dal 2000 ad oggi

-Tim Lefebvre pag .78
-Skuli Sverrison pag .85
-Hadrien Feraud pag. 88

Conclusioni pag. 92

Bibliografia e sitografia pag. 95








2
INTRODUZIONE


La nascita del basso elettrico ha influenzato lo sviluppo di determinati generi
musicali che a loro volta hanno contribuito nello sviluppo stilistico, tecnico,
costruttivo di questo strumento, un reciproco scambio. La facilità di amplificazione
e di registrazione, rispetto al contrabbasso, hanno reso il basso elettrico uno degli
strumenti principali nella musica di consumo negli anni 60. Questa sua
introduzione ha reso possibile lo sviluppo di generi come il Soul, l’R&B ed il Funk.
Questa nuova sonorità ha interessato anche gli artisti della scena jazz a partire
dalla fine degli anni 60. La nostra ricerca inizia qui, quando il basso elettrico viene
per la prima volta inserito in un contesto nuovo e che sempre lo aveva considerato
come estraneo. Partendo dalle origini dello strumento per arrivare agli anni 50
quando il basso elettrico diventa conosciuto dal grande pubblico e ci sono i primi
approcci con il jazz, grazie a Monk Montgomery. Gli anni 60, con l’esplosione della
musica Rock, i primi grandi maestri dello strumento, come James Jamerson e le
prime registrazioni di spessore, all’interno del mondo jazz. Gli anni 70 che forse
sono gli anni di maggiore sviluppo e importanza storica per questo strumento. In
questi anni sono venuti fuori i musicisti che più hanno influenzato le future
generazioni e che più hanno contribuito allo sviluppo tecnico ed espressivo di
questo strumento come Jaco Pastorius, Stanley Clarke e Anthony Jackson. Gli anni
80 e 90 dove grazie a bassisti come Gary Willis, Marcus Miller, John Patitucci il
basso si guadagna sempre più prestigio e ha un ruolo sempre più importante e
caratterizzante all’interno delle produzioni di moltissimi artisti. In questi anni le
barriere espressive dello strumento si rompono sempre di più, grazie a bassisti
come Matthew Garrison e Skuli Sverrison, che con l’introduzione di nuove tecniche
e con l’uso dell’effettistica e della modificazione del suono, allargano ulteriormente
i confini espressivi del basso elettrico. Per arrivare a vedere quali sono oggi i
bassisti che stanno portando avanti questa ricerca e che stanno contribuendo allo
sviluppo di questo strumento. Cercheremo attraverso l’ascolto e l’osservazione di
trascrizioni, di capire come determinati artisti hanno costruito il loro vocabolario,
timbrico, tecnico, stilistico che ha influito sullo sviluppo e la crescita di musicisti
delle successive generazioni e come questi linguaggi e tecniche siano diventati
materiale standard nell’approccio di questo strumento.

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Introduzione storica dello strumento

Nel 1930 a Seattle, Paul Tutmar, costruttore di lap steel guitar, idealizza e
costruisce il primo esemplare di basso elettrico. Uno strumento tastato (fretted),
progettato per essere suonato da orizzontale, proprio come una lap steel guitar.
Nel 1935 La compagnia Audiovox inserisce nei propri cataloghi un modello di
basso elettrico chiamato “Model 736 Bass Fiddle”. Basso a quattro corde, Soli-Bodies
a scala corta. L’utilizzo di tasti permette di essere intonati, più facilmente, rispetto
ad un contrabbasso. L’anno di svota nella storia del basso elettrico è il 1950,
quando Leo Fender, insieme a George Fullerton, concepisce il primo basso elettrico
prodotto in massa. Il suo modello il Fender Precision Bass viene messo sul mercato
nel 1951 e rappresenta il modello standard. Il primo esempio di Precision bass (o P-
Bass) ha una costruzione molto semplice, è un basso a scala lunga con corpo solido
e un pick up single coil, tipo quello delle chitarre Telecaster, il pick up nel 1957 sarà
sostituito con un modello differente, ovvero, uno split pick up, questo nuovo
modello di microfonazione da al basso un suono più grosso e presente.
L’introduzione sul mercato di questo strumento è rivoluzionaria, il basso elettrico
è più trasportabile rispetto ad un contrabbasso e soprattutto è molto più semplice
amplificarlo senza doversi preoccupare dei feedback, problema costante
nell’amplificazione del contrabbasso. Monk Montogomery, bassista, della Lionel
Hampton’s big band, è stato il primo contrabbassista, passato al basso elettrico che
ha utilizzato questo strumento. Altro bassista jazz pioniere di questo strumento è
stato Shifty Henry che suonava nella Louis Jordan & His Tympany Five. Grande
visibilità al basso elettrico è stata data anche da Bill Black, bassista di Elvis Presley
che decise di passare dal contrabbasso al basso elettrico, altri musicisti importanti
di questa epoca, per lo sviluppo dello strumento sono la bassista Carol Kaye e Joe
Osborn. In questi anni anche un’altra importante marca d strumenti musicale fa il
suo ingresso nel mercato del basso elettrico. La Gibson, nel 1953, introduce due
modelli l’EB-2 un basso a scala corta Hollow Body e un basso a corpo solido (solid
body) l’Eb-0 entrambi i modelli erano costruiti su corpi derivati da chitarre
elettriche , rispettivamente la 335 e la SG. Nel 1956 la compagnia tedesca Höfner
introduce il modello 500/1 violin bass costruito usando tecniche di costruzione che
si usano per la costruzione di violini il basso è quello usato poi da Paul McCartney,
Nel 1957 la Rickenbacker costruisce il primo basso neck-trough-body il modello

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4000. Nel 1960 con la sempre maggiore popolarità della musica Rock, vengono
introdotti nuovi modelli di basso. La fender mette sul mercato il Fender Jazz Bass.
Rispetto al P-Bass il jazz bass ha un corpo più asimmetrico, un manico più sottile ed
un elettronica più complessa, due single coil con il controllo volume tono, cosa che
gli permette maggiore versatilità timbrica. Anche questo strumento diventa
un’icona nel mondo del basso elettrico, grazie anche a grandi artisti che lo hanno
utilizzato Jaco Pastorius, Marcus Miller, John Paul Jones, Noel Redding e molti altri.
Negli anni 70 Tom Walker, Forrest White e Leo Fender, fondano la Music Man che
introduce il nuovo modello Music Man, il primo basso a circuitazione attiva,
ovvero, dotato di una pre-amplificazione interna che gli permette il controllo delle
frequenze. In questi anni vengono fuori anche le prime liuterie “ boutique” che
costruiscono strumenti molto particolari, dalle finiture incredibilmente curate e
dalle caratteristiche sonore molto particolari. Liuterie come Alembic, Tobias che
costruisce il primo basso a cinque corde (con l’aggiunta di un Si grave) e Carl
Thompson che nel 1975 con l’aiuto del bassista Anthony Jackson costruisce il
primo basso a sei corde (aggiunta del Si grave e del Do alto). Essendo uno
strumento molto “giovane”, il basso elettrico è uno strumento tutt’oggi in
evoluzione, molte case produttrici continuano ad innovare la costruzione di questo
strumento, sperimentando e ricercando nella parte elettronica e nella scelta di
nuovi materiali.













5
GLI ANNI 60

James Jamerson

James Lee Jamerson Jr. nasce il 29 gennaio del 1936 a Charleston nella Carolina del
Sud. Dopo il divorzio dei genitori divide il suo tempo tra la nonna materna, pianista
e corista in una chiesa, e suo cugino,che gli da, lezioni di piano. E’ in questi anni che
scopre amore e talento per la musica. Nel 1953 si trasferisce a Detroit con la madre
per motivi di lavoro. E’ iscritto alla Northwestern High, dove inizia a suonare il
contrabbasso appassionandosi al jazz, avendo come punti di riferimento e come
fonte di ispirazione Paul Chambers e Ray Brown. Fa parte dell’orchestra della
scuola, frequenta le jam session, e suona in diverse formazioni locali, facendosi
notare dai migliori musicisti di Detroit, come Kenny Burrel e Hank Jones. Viene
anche notato da Berry Gordy, che nel 1959 offre a Jamerson un lavoro fisso Nel suo
studio di registrazione Hitsville USA studio, casa della Motown record, diventa così
membro della house band, The Funky Brothers, con la quale registra la maggior
parte dei successi della Motown. Le prime incisioni dove possiamo sentire il
contrabbasso di James Jamerson sono Where did our love go The Suprimes ,
Heatwave di Martha And The Vandellas e My guy di Mary Wells.


1 The Vandellas, “My Guy”, bass line di J. Jamerson, da A. Slutsky “Tanding in the shadow of Motown:

The Life and Music of Leggendary Bassist James Jamerson” Dr. Lick 2006.

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In questa trascrizione del vamp finale di My guy di Mary Wells, registrazione nella
quale è possibile apprezzare il suono del contrabbasso di Jamerson, possiamo
notare come il bassista faccia uso di abbellimenti ritmici, in questo caso usa le
terzine all’interno dei fills , e di ghost notes per dare più spinta al groove. Nel 1961
il bassista Horace “Chili” Ruth convince Jamerson ad utilizzare un basso elettrico
ed è in un brando inciso nel 1962, Strange i know The Marvelettes che possiamo
ascoltare per la prima volta James Jamerson al basso elettrico . Dal 1965, viene
considerato uno dei migliori bassisti in circolazione e le sue collaborazione sono
tantissime sia all’interno della Motown Record che al di fuori .Possiamo ascoltare i
groove di James Jamerson all’interno della maggior parte della produzione di artisti
della Motown come: The Four Tops, The Temptation, The Supreme , Stevie Wonder
, Jackson Five e Marvin Gaye. E’ proprio nei brani di questi artisti che possiamo
riscontrare e apprezzare a pieno lo stile e le inconfondibili caratteristiche di James
Jamerson.

2



In questo brano For Once in My Life di Stevie Wonder si possono riscontrare le
principali caratteristiche del playng di Jamerson. Un costante uso di sincopi
,alternanza di ottavi e sedicesimi che danno al groove di Jamerson questo effetto
galleggiante ed allo stesso tempo propulsivo.


2 S. Wonder, “For Once In My Life”, bass line di J. Jamerson, da A. Slutsky “Tanding in the shadow of
Motown: The Life and Music of Leggendary Bassist James Jamerson” Dr. Lick 2006.

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Altro meraviglioso esempio è la performance di Jamerson all’interno del brano dei
Jackson Five Darling Dear.
In questo caso il basso di Jamerson va, al di là, del ruolo di strumento da
accompagnamento, è come se diventasse la sesta voce all’interno del coro, forse la
principale e solista. In questa bass line possiamo apprezzare tutto il gusto di
Jamerson nel collegare i vari accordi l’uno con l’altro senza mai ripetere lo stesso
fill. Le scelte ritmiche del bassista sono assolutamente perfette, sincopi raffiche di
sedicesimi e tutto questo è arricchito dal modo in cui sceglie l’alternanza di nota
lunga nota corta, dando così l’impressione di una continua tensione e riposo, così
creando un flusso di note e groove che ti accompagna all’interno del brano.

E’ nella collaborazione con Marvin Gaye, in particolare nel disco What's Going On,
che possiamo apprezzare, il James Jamerson più maturo e raffinato.


3 The Jackson Five, “Darling Dear” bass line di J. Jamerson, da A. Slutsky “Tanding in the shadow of
Motown: The Life and Music of Leggendary Bassist James Jamerson” Dr. Lick 2006.

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In questo brano il basso di James Jamerson ricopre diversi ruoli, esegue il riff
iniziale del brano, descrivendone subito il mood, nelle strofe e nel ritornello la voce
di Marvin Gaye e la bass line di Jamerson si intrecciano in una sorta di
contrappunto .


Nel bridge invece il basso prende un groove più costante e percussivo. Il suono di
James Jamerson, che ha caratterizzato e influenzato tutta la produzione
discografica della Motown, è il risultato di una serie di elementi combinati fra loro.
Il basso usato da Jamerson, The Funk Machine, un Fender Precision Bass del 1962
con placca d’acciaio a coprire il pick-up e un’altra placca a coprire il ponte, sotto la
quale Jamerson haminserito della gomma piuma per stoppare le corde,
rigorosamente lisce e di grossa scala (0.52-110). Questa combinazione di gomma
piuma e corde lisce, toglie tutto il sustain naturale della corda, dando ancora più
risalto alla componente ritmica e percussiva delle bass line.


4 M. Gaye, “What’s Going On”, bass line di J. Jamerson, da A.Slutsky “Tanding in the shadow of

Motown: The Life and Music of Leggendary Bassist James Jamerson” Dr. Lick 2006.

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Anche la tecnica di Jamerson è particolare. Il bassista è solito pizzicare le corde,
nella parte tra il manico e la placca copri pick-up del basso, utilizzando un solo dito,
l’indice, per avere un suono più omogeneo possibile, tecnica con la quale suonava
anche il contrabbasso. Per quanto riguarda l’amplificazione James Jamerson ha
usato per il live un amplificatore Ampeg B-15, mentre in studio registrava
entrando direttamente in un registratore a otto tracce costruito per gli studi della
Motown. Lo stile e il Sound di James Jamerson hanno caratterizzato l’intera
produzione di una casa discografica essendone la matrice del suono e dello stile.
Jamerson è stato veramente il primo bassista elettrico che ha dato luce e voce al
proprio strumento, ricoprendo sempre il ruolo di accompagnatore, ma mettendone
in mostra tutto il potenziale ritmico ed espressivo, tutto questo all’interno di un
genere di massa.



















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Cambiano le sonorità del Jazz

E’ in questi anni che l'industria musicale attraversava un'importante
trasformazione di scala dovuta, alle trasformazioni sociali e tecnologiche. È l'epoca
degli strumenti elettrici e alcuni musicisti jazz sentono il bisogno di allargare i
propri confini. Molti cercano la direzione più commerciale e il desiderio di
confrontarsi con gli idoli dei giovani, Miles Davis prima, Herbie Hancock, Weather
Report e molti poi, promuovono nuova musica ispirandosi al Funk al Rock al Soul.
In quegli anni si mescolano stili diversi facendo nascere un vero e proprio genere
definito Jazz-rock o Fusion o Jazz elettrico.
Come spesso è accaduto il principale pioniere e sperimentatore che da’ il via a tutto
questo processo di contaminazione è proprio Miles Davis che aveva ben chiaro che
non avrebbe potuto riconquistare l'attenzione del pubblico continuando la vena
post boppistica e che doveva in qualche modo partecipare alle innovazioni che
erano state portate da i nuovi generi. Questa transizione richiedeva nuovi musicisti
e, per la prima volta, anche nuovi strumenti. La musica alla quale era interessato gli
richiedeva di utilizzare strumenti elettrici, come chitarra e basso elettrico, effetti
elettronici e registrazioni multi traccia. Dal punto di vista delle influenze valsero le
frequentazioni che Miles aveva intrapreso con artisti funk e rock come Sly & the
Family Stone, James Brown e Jimi Hendrix. Queste prime influenze si trovano nei
dischi Miles In The Sky e Filles De Kilimanjaro album che preannunciano le sonorità
e le atmosfere di In a Silent Way e Bitches Brew. In entrambi i dischi possiamo
sentire Herbie Hancok al Rodes e Ron Carter al basso elettrico ed è proprio
l’utilizzo di questi due strumenti, sino ad ora quasi del tutto estranei al jazz, e il
nuovo stile compositivo che danno vita a nuove sonorità ed a un nuovo stile di Jazz.
All’interno dell’album Miles in The Sky, uscito nel maggio del 1968, è contenuto il
brano “ Stuff”. In questa composizione possiamo sentire per la prima volta Ron
Carter al basso elettrico. Il sound del brano è fortemente caratterizzato dal nuovo
uso del basso elettrico e da quello del Fender Rhodes, suonato da Herbie Hancock.

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La bass line che caratterizza la composizione ricorda molto lo stile funk e r’b’
dell’epoca e anche il sound utilizzato da Ron Carter ne è molto influenzato. L’altro
disco di Miles Davis, Filles de Kilimangiaro, presenta più tracce al suo interno con
un sound elettrico, sempre con Ron Carter al basso elettrico e Herbie Hancock al
Fender Rhodes. Il suono del disco, da questo punto di vista è più maturo e
consapevole e sempre di più si avvicina a quello che sarà il sound dei successivi
lavori elettrici di Miles Davis. Per quanto riguarda il basso elettrico questi dischi
sono fondamentali, non tanto dal un punto di vista strumentale, ma per il fatto, che
da quel momento anche altri musicisti, come Joe Henderson Gary Burton lo stesso
Hancock utilizzeranno il basso elettrico all’interno delle loro formazioni per
caratterizzarne il sound e questo ha reso possibile lo sviluppo linguistico dello
strumento all’interno di un genere che fino a quel momento non lo aveva
riguardato. Sempre in questi anni, vengono fuori, specialmente in altri generi
musicali, bassisti che influenzeranno molto, con il proprio sound e stile, le
generazioni future. Uno di questi è il bassista della, Jimi Hendrix Experience, Noel
Redding, che con il suo sound e stile ha rappresentato l’emblema del basso Rock. Il
bassismo di Redding non si limita ad accompagnare la gigantesca chitarra di
Hendrix, ma ha un ruolo interattivo all’interno della musica, caratteristica
particolare per il basso in un genere come il Rock. Un altro bassista fondamentale e
molto influente di questi anni è Jack Casady bassista dei, Jefferson Airplane. Il suo
stile si diversificherà dal convenzionale supporto ritmico rock dando al basso un
ruolo molto caratteristico e caratterizzante all’interno dei brani. Bass line molto
melodiche e dalla forte influenza Jazz.





5 M. Davis, “Stuff”, bass line di R. Carter, trascritta da G. Miatto.

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Discografia selezionata

Miles Davis
“Miles In the Sky” Columbia 1968
“Filles de Kilimanjaro” Columbia 1968
“Bitches Brew” Columbia 1970
Herbie Hancock
“Fat Albert Rotunda” Warner Bros 1969
Joe Henderson
“Power to the People” Milestone 1969
Jimi Hendrix
“Are You Experienced” Track 1967
“Axis: Bold as Love” Track 1967
“Electric Ladyland” Track 1968
James Jamerson
Consultare sitografia.


























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GLI ANNI 70



Questi sono gli anni in cui il basso elettrico più si evolve, sia tecnicamente che
stilisticamente, Acquista un ruolo sempre più importante nella musica,
diventando il centro timbrico ed espressivo in determinati generi e si fa sempre
più largo il suo utilizzo all’interno del Jazz. Sono moltissimi gli artisti jazz che in
questi anni utilizzeranno il basso elettrico nelle loro incisioni, ma per capire il
motivo di queste scelte e capire come certi bassisti elettrici abbiano sviluppato,
nel jazz un determinato modo di suonare, dobbiamo spostare l’attenzione su
altri tipi di musica, R&B Soul e Funk e porre attenzione su musicisti che hanno
dato il loro contributo in questi generi. Il primo artista che dobbiamo prendere
in considerazione è James Brown. Cresciuto ad Augusta, in Georgia. Cominciò a
esibirsi in qualche piccolo locale della zona all’età di 16 anni. Fece qualche
passo nello sport, in particolare nel pugilato e nel baseball, ma dovette ritirarsi
dall'agonismo a causa di un incidente ad una gamba. Si dedicò allora a tempo
pieno alla musica. In particolare, si appassionò al gospel, che ascoltava in chiesa
fin da piccolo, allo swing, al jazz ed al rhythm & blues. Esordì alla fine degli anni
quaranta nel quartetto vocale dei Gospel Starlighters, destreggiandosi anche
alla batteria, all'organo ed al pianoforte. James Brown arriva al successo
nel 1956 con il singolo Please, Please, Please . Seguirono due album e altri
singoli come Try Me e Night Train, che ottennero tutti un grande successo. Gli
anni sessanta furono per Brown gli anni di maggiore successo grazie a brani
come Prisoner of Love, Papa's Got a Brand New Bag, I Got You (I Feel Good), It's a
Man's World. Proprio in brani come questi sono contenuti quei groove che
hanno influenzato i musicisti Jazz nella successiva decade e che tutt’oggi
influenzano in particolare lo stile di molti bassisti. Nelle varie formazioni di
James Brown sono militati incredibili bassisti, veri e propri maestri del Funky
Groove che hanno saputo al meglio interpretare i brani del cantante. I più
importanti, William “Bootsy” Collins, “Sweet” Charles Sherrell, Bernard Odum,
Tim Drummond e Fred Thomas.


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Vediamo qualche esempio di groove tipico dei brani di James Brown.
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6 J. Brown, “Give It Up or Turning Loose,” trascrizione della sezione ritmica di M. Giammarco .
7 J. Brown, “Funky Drummer”, trascrizione della sezione ritmica di M. Giammarco.
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Nel secondo esempio Funky Drummer la batteria scandisce ogni sedicesimo della
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battuta e il basso segue i colpi di cassa del batterista, mentre la chitarra interviene
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con piccoli abbellimenti sincopati.


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Invece in Super Bad abbiamo un tipico esempio di groove, adottato nei brani più
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Soul del cantante. Il lavoro di James Brown, avrà grossa influenza su una delle
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band che in ∑ futuro influenzerà Miles Davis, quando passerà a ∑ periodo b b


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del basso elettrico, poiché al suo interno suonava Larry Graham. L’importanza
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di Graham, oltre ad un grande stile e gusto Funk, sta nel aver inventato la
tecnica dello Slap. Fino ad allora Il basso era sempre stato suonato pizzicando le
corde con il pollice o l'indice. Graham, per ovviare alla mancanza del batterista
nella sua prima band, cominciò a “esagerare” questi movimenti e a pizzicare le
corde, sempre più fortemente fino a percuoterle. Graham chiama l'effetto
ottenuto "funk attack slap" cioè un colpo secco o letteralmente "schiocco" che
garantisce un attacco molto percussivo e funk, riuscendo così a completare la
sezione ritmica, creando un nuovo sound. Nei decenni seguenti questa tecnica
verrà ripresa e sviluppata in diversi modi da una moltitudine di artisti Les
Claypool, Bootsy Collins, Louis Johnson, Mark King, Victor Wooten, Marcus


8 J. Brown, “Super Bad”, trascrizione della sezione ritmica di M. Giammarco.

16
Miller, Stanley Clarke, fino ad entrare a tutti gli effetti nel linguaggio del basso
elettrico.
L’altro gruppo che dobbiamo osservare, soprattutto da un punto di vista
bassistico e di sezione ritmica sono i Tower Of Power. La band fa il suo esordio
alle fine degli anni 60, è capitanata dal trombettista Greg Adams, dal
sassofonista Emilio Castillo e dal baritonista Stephen Kupka che formano la
sezione fiati della band. Alla ritmica ci sono due fuori classe dei corrispettivi
strumenti, David Garibaldi alla batteria e Francis Rocco Prestia al Basso
elettrico. Prestia è sicuramente uno dei bassisti più influenti, sia per lo stile, che
per la tecnica, della sua generazione, contribuendo allo sviluppo del basso
elettrico. Prestia è un vero maestro della tecnica, fingerstyle Funk che interpreta
in modo molto personale. Per avere quel suono tipico che lo contraddistingue, il
bassista, muta leggermente le corde facendo poca pressione con la mano
sinistra, questo dà al basso un suono molto percussivo e allo stesso tempo
definito e chiaro. Le bass line di Prestia sono caratterizzate da un intenso uso di
sedicesimi, salti di ottava, complesse articolazioni ritmiche e da un forte senso
melodico. Lo stile Funk di Rocco Prestia è stato di grande ispirazione per tutti i
bassisti della sua generazione, infatti, possiamo riscontrare, in bassisti come
Jaco Pastorius, elementi stilistici che ricordano il bassista dei Tower of Power.

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Questo è un estratto della parte di basso, del brano What is Hip, che è un buon
esempio per comprendere dei sedicesimi ostinati e stoppati utilizzando la mano
sinistra. Gli accenti che il bassista dà all’interno della bass line sono all’unisono
con la parte della sezione fiati.


9 Tower of Power, “What is Hip”, bass line di F. R. Prestia, trascritta da G. Miatto.

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Un altro esempio è il brano On The Srious Side dove possiamo vedere come
Prestia utilizza i salti di ottava all’interno delle bass line.

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Come ultimo esempio possiamo osservare la bass line del brano Soul Vacation.

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Una bass line ricca di sincopi e gost notes che crea un incastro perfetto con la
parte di batteria. Francis Rocco Prestia, insieme a bassisti come Stanley Clarke,
Anthony Jackson e Alphonso Johnson ha dato il via a quella rivoluzione
stilistico-tecnica del basso elettrico che ha poi raggiunto il massimo con Jaco
Pastorius a metà degli anni 70. Un altro grande contributo, al mondo del basso,
lo ha dato Aston Barret. Bassista dei The Wailers, la band che supportava Bob
Marley, con il l suo stile elegante, preciso e seduto è stato preso a modello da
tantissimi altri bassisti reggae e non solo. In particolare il suo sound ed il modo
di stare sul tempo sono stati molto influenti per bassisti delle generazioni future
in particolare bassisti più contemporanei. Di certo il basso di Barret ha un ruolo
principale nelle musiche del cantante giamaicano essendo il perno timbrico e
ritmico della band.




10 Tower of Power, “On The Serious Side”, bass line di F.R. Prestia, trascritta da G. Miatto.
11 Tower of Power, “Soul Vacation”, bass line di F. R. Prestia, trascritta da G. Miatto.

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Discografia selezionata

Tower of Power
“East Bay East” San Francisco Records 1970
“Bump City” Warner Bros 1972
“Tower of Power” Warner Bros 1973
“Back To Oakland” Warner Bros 1974
“In the Slot” Warner Bros 1975
“Ain’t Nothi’ Stoppin’ Us Now” Warner Bros 1976
James Brown
“Papa’s Got a Brand New Bag” King 1965
“I Got You (I Feel Good)” King 1966

“It’s Mother” King 1969


“Ain’t It Funky” King 1970

Sly and the Family Stone


“A Whole New Thing” Epic 1967

“Dance to the Music” Epic 1968


“Stand” Epic 1969
“There’s a Riot Goin’On” Epic 1971

“Fresh” Epic 1973


Bob Marley and The Wailers

“Soul Revolution” Upsetter Records 1971


“Burnin” Island Records 1973

“Natty Dread” Island Records 1974


“Rastaman Vibration” Island Records 1976
“Exodus” Island Records 1977

“Kaya” Island Records 1978

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Stanley Clarke

Nasce il 30 Giugno del 1951 a Philadelphia. Inizia a suonare il contrabbasso
durante i primi anni di scuola. In seguito frequenterà la Philadelphia Musical
Accademy. Alla fine degli anni 60 si trasferisce a New York City ed inizia a
collaborare con molti musicisti come Horace Silver, Art Blakey, Dave
Brubeck,[2] Dexter Gordon, Gato Barbieri, Joe Henderson, Pharoah Sanders, Gil
Evans e Stan Getz.. Nel 1970 entra nella band Fusion Return To Forever
capitanata da Chick Corea. Questa band, insieme ad i Weather Report e alla
Mahavishnu Orchestra, è considerata uno dei gruppi fondamentali e più
importanti per la nascita e lo sviluppo del genere Fusion. La prima parte della
carriera della band si basa su un repertorio più orientato verso le influenze latin
ed era composta, da Flora Purim alla voce, Airto Moreira alla batteria Joe Ferrel
al saxofono e al flauto Chick Corea alle tastiere e Stanley Clarke al basso e al
contrabbasso. In seguito la formazione e lo stile della band cambierà, ed
entreranno a far parte della band Al Di Meola alla chitarra e Lenny White alla
Batteria. In questo periodo Stanley Clarke porta avanti anche una carriera
solista, pubblicando diversi album a suo nome come Children Of Forever, Stanley
Clarke, Journey To Love, School Day. Quest’ultimo, uscito nel 1976, è ritenuto,
insieme al primo disco solista di Jaco Pastorius una delle registrazioni più
importanti per quanto riguarda la storia del basso elettrico. A differenza di Jaco
Pastorius che nel suo disco, pur mettendo in primo piano il proprio strumento,
in particolare in composizioni come Portrait of Tracy, Continuum e la versione di
Donna Lee, continua a ricoprire anche il ruolo che più appartiene allo strumento,
quello di accompagnatore e anche la composizione è approcciata da un punto di
vista realmente compositivo e in un’ottica di insieme. Mentre Stanley Clarke
approccia il tutto in maniera diversa. Il basso è messo in primissimo piano,
come al disopra degli altri strumenti e della musica. Stanley Clarke è come se
ricoprisse un ruolo “extra” all’interno della band, una sorta di special guest del
proprio gruppo. E’ molto interessante osservare la tecnica di Stanley Clarke, in
particolare quella che riguarda la mano destra. Un elemento molto riconoscibile
del sound del bassista è l’attacco, molto marcato e percussivo, che riesce a dare
alle note. Stanley Clark è solito ruotare molto il polso, della mano destra,
inclinando cosi di quasi novanta gradi le sue dita, questo gli permette di avere

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una posizione contrabbassistica della mano e per cui molta superfice delle dita
che percuotono la corda, riuscendo così ad avere quel tipo di sound. Inoltre
Stanley Clarke è noto anche per il suo virtuosismo nella tecnica dello Slap. Un
altro elemento tipico all’interno del Playing di Stanley Clarke è l’utilizzo di
accordi, come nel famoso brano School Days. Dal punto di vista solistico il
linguaggio di Clarke, per quanto tecnicamente virtuoso, è abbastanza semplice.
Clarke ha un approccio solistico che rimanda molto ad un chitarrismo di natura
rock, c’è un grande utilizzo di pentatoniche ed anche il suono del basso viene
spesso effettato. Come detto Stanley Clarke è uno dei bassisti più influenti della
sua generazione, dando al basso il ruolo di strumento leader ispirando le
generazioni future di bassisti.






Stanley Clarke discografia selezionata

Come Leader
“Childre of Forever” Polydor 1973
“Stanley Clarke” Nemperor 1974
“Journey To Love” Nemperor 1975
“School Days” Nemperor 1976
Con i Return to Forever
“Return to Forever” ECM 1972
“Light as a Feather “ Polydor 1972
“Hymn of the Seventh Galaxy” Polydor 1973
“Where Have i Know You Before” Polydor 1974
“No Mystery” Polydor 1975
“Romantic Warrior” Columbia 1976
“Musicmagic” Columbia 1977

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ALPHONSO JOHNSON

Alphonso Johnson ha messo a disposizione della musica le sue abilità a partire,
dagli anni settanta. E’ stato bassista dei Weather Report dal 1974 al 1975 e con
il suo timbro e il suo stile ha influito sul Sound della band rendendolo più Funk
Fusion. Johnson nasce il 2 febbraio del 1951 a Philadelphia. Da piccolo inizia a
suonare il trombone per poi passare al basso elettrico. Come molti musicisti nati
a Philadelphia, Johnson è esposto a diversi stili musicali Jazz, Gospel, Funk e
R&B nei quali impara muoversi prendendone le varie caratteristiche stilistiche.
Inoltre studia contrabbasso alla Philadelphia Music Accademy sotto la guida di
John Lamb, contrabbassista di Duke Ellington.
Il primo ingaggio importante per Alphonso Johnson è nel 1992 quando entra a
far parte della Woody Herman’s Big Band con la quale registra il disco The
Raven Speak, album dove Herman inserisce, per la prima volta, all’interno del
sound tradizionale della propria big band, la voce del basso elettrico. Altra
collaborazione importante per il bassista è quella con il trombettista Chuck
Mangione. Johnson entra a far parte, insieme, a Joe LaBarbera, della band del
trombettista in sostituzione a Tony Levin e Steve Gadd. Suona nella band di
mangione per tutto il 1973 registrando The Land Of Make Believe. La band Di
Mangione va in Tour con i Weather Report per un breve periodo ed è qui che
Alphonso Johnson si fa notare da Zawinul e Shorter. I Weather Report sono in
un periodo di transizione, il contrabbassista Miroslav Vitus ha appena lasciato la
band a causa di divergenze con Zawinul e lo stile del contrabbassista è
profondamente diverso da quello di Alphonso Johnson. Shorter chiede a
Johnson di registrare nel disco Mysterious Traveler e di utilizzare un sound e un
modo di suonare che sia ricco di influenze Funk, questo per dare una nuova
direzione timbrico-stilistica al gruppo. Johnson accetta e riesce, infatti, possiamo
notare come il sound della band sia letteralmente cambiato rispetto a i lavori
precedenti. In oltre il bassista collabora anche dal punto compositivo, firmando i
due brani Scarlet Woman e Cucumber Slumber. In quest’ultimo è possibile
sentire la forte influenza funk apportata da Johnson all’interno della band e
possiamo sentire come il suo modo di suonare abbia influenzato anche il futuro
bassista della band Jaco Pastorius. Possiamo inoltre apprezzare tutto il sound di
Johnson, un sound aggressivo e rotondo che ricorda il suono di un altro bassista

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fondamentale di questo periodo Paul Jackson. L’influenza di Alphonso Johnson
ha aiutato i Weather Report a trovare quel sound e quello stile che poteranno
avanti per tutta la carriera. Nel 1975 i Weather Report incidono Tale Spinnin. Il
1976 è l’ultimo anno di collaborazione fra la band e il bassista ed è anche l’anno
dove esce Black Market, Johnson suona in cinque dei brani contenuti nel disco,
lasciando gli ultimi due a Jaco Pastorius, è infatti possibile sentire come Johnson
passi lo scettro al più giovane bassista, lasciando un’idea di suono e di groove
ben precisa, che poi Pastorius riadatterà a suo modo. Anche in questo album
collabora compositivamente, scrivendo il brano Herandu. In questo stesso anno
Johnson incede il suo primo disco solista Moonshadows. Dopo aver lasciato
Weather Report il bassista entra a far parte della band del pianista George Duke,
il batterista Billi Cobham ed un giovanissimo chitarrista John Scofield. Alla fine
degli anni 70 Johnson inizia a suonare il Chapman Stick, con il quale fa diverse
incisioni.
Come altri bassisti di questa generazione, Alphonso Johnson è riuscito a far
progredire sia tecnicamente, che stilisticamente il proprio strumento. Con il suo
sound è riuscito a influenzare e a dare nuove direzioni a i progetti in cui ha
collaborato, mostrando tutta la valenza timbrica del basso elettrico.




Alphonso Johnson discografia selezionata

Da leader
“Moonshadows” Epic 1976
“Yesterday’s dreams” Epic 1976
“Spellbound” Epic 1977
Con i Weather Report
“Mysterrios Traveller” Columbia 1974
“Tale Spinnin’”Columbia 1975
“Black Market” Columbia 1976
Con George Duke/Billy Cobham Band
“Live on Tour in Europe” Atlantic 1976

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ANTHONY JACKSON

Figura iconica nel mondo del basso elettrico, Anthony Jackson è sicuramente
uno dei bassisti più innovativi della sua generazione. La discografia di Jackson
non ha limiti, sia per numero, sia per genere. Profondo nella ricerca di nuove
soluzioni strumentali e stilistiche è l’inventore del basso a sei corde, molti anni
prima che il basso a cinque corde diventi di uso comune. Con le sue bass line ha
influenzato e caratterizzato ogni singola incisione. Nato il 23 giugno del 1952 a
New York City, Jackson inizia a suonare prima il pianoforte e poi la chitarra
sotto la guida di Lawrence Lucie e Pat Martino. Inizia a suonare il basso elettrico
dopo essere stato influenzato dall’ascolto del leggendario bassista della Motown
James Jamerson. Le sue altre grandi influenze sono state il bassista dei, Jefferson
Airplane Jack Casady, per quanto riguarda la ricerca sonora sullo strumento e
l’utilizzo del plettro e il compositore francese Olivier Messiaen . Il bassista dice
che l’ascolto della musica di Messiaen gli ha cambiato completamente la vita e il
concetto di musica e di ricerca in essa, in particolare la suite per organo “ La
Nativitè du Seigneur”.


“I hear the tritone as the central interval on which to build harmonies and
melodies, as opposed to the major or minor third… The tritone interval has been
extremely important to me from the first day I heard Messiaen playing his own
music on organ.”




Anthony Jackson ha influito molto anche sullo sviluppo costruttivo del basso
elettrico. Nel 1975 con l’aiuto del liutaio Carl Thompson progetta un basso a sei
corde che chiama “Contrabas guitar”. Questa idea di aggiungere corde al basso
elettrico nasce dalla frustrazione di Jackson nell’avere un’estensione limitata.

“Why is four [strings] the standard and not six? As the lowest-pitched member of
the guitar family, the instrument should have had six strings from the beginning.
The only reason it had four was because Leo Fender was thinking in application

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terms of an upright bass, but he built it along guitar lines because that was his
training. The logical conception for the bass guitar encompasses six strings.”


Il primo riconoscimento, bassistico, importante Anthony Jackson lo riceve nel
1973, quando firma la bass line, apparendo nei crediti anche come co-
produttore, del brano For The Love Of Money degli O’Jays. Una bass line, dal forte
carattere Funk, suonata, utilizzando il plettro ed effettando il basso con un
pedale Wha-Wha. Le collaborazioni di Anthony Jackson non hanno limite di
genere, ha offerto il suo modo di suonare, la sua profondità di ricerca e il suo
stile ad ogni genere musicale. Nella musica di massa e più popolare è riuscito a
portare avanti il discorso di James Jamerson, ovvero, far risultare il basso
elettrico ed il suo ruolo, fondamentale all’interno del brano e spesso
caratterizzante. Un esempio perfetto è il suo lavoro con gli Steely Dan e con
Donald Fagen nel suo disco solista The Nightfly. Sono molteplici anche le sue
collaborazioni nel Jazz, Chick Core, Billy Cobham, Al Di Meola, Steve Gadd,
Wayne Krantz, Bireli Lagrene, Pat Metheny, Michelle Petrucciani, John Scofield,
Lee Ritenour, Michel Camilo, Mike Stern, Hiromi, Dizzy Gillespie e molti altri.
Non vi è mai nulla di casuale in una parte di basso di Anthony Jackson, ciò che
lui esprime è sempre frutto di un pensiero sottile, il suo disegno è
profondamente musicale e si armonizza magnificamente con ogni contesto.



Anthony Jackson discografia selezionate


Consultare sitografia







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Paul Jackson

Nasce nel 1947 nella città di Oackland nella baia della California. Si dimostra
molto precoce, dal punto di vista musicale, inizia a soli nove anni a suonare il
contrabbasso. Nell’adolescenza studia anche pianoforte e fagotto presso il San
Francisco Conservatory Of music ed esibendosi con la Oackland Symphony
Orchestra. Una delle prime incisioni documentate con Paul Jackson al basso
elettrico è con il chitarrista Eddie Fisher nell’album The Third Cup 1969. L’anno
seguente, nel 1970 Jackson registra nuovamente con Fisher nel disco The Next
Hundred Years. Nel 1973 incide con il multi strumentista Oliver Sain’s l’album
Main Man.Vivendo nella zona di San Francisco, Jackson era a contatto con molti
musicisti, fra i quali i fratelli, percussionisti ,Coke e Pete Escovedo. I fratelli
Escovedo formano una band, che vede da una parte una sezione fiati e una
ritmica dallo stile funk dall‘atra le percussioni latine dei fratelli Escovedo. La
band si chiama Atzeca e nel 1972 rilascia il primo disco, omonimo, Atzeca con
Paul Jackson al basso elettrico. In questo disco possiamo sentire che lo stile del
bassista si avvicina molto a quello, più funk fusion, che in seguito lo renderà
famoso. Nel 1973 inizia la sua collaborazione con Herbie Hancock, che aveva
appena concluso, la sua esperienza con la Mwandishi Band, come co fondatore
degli Headhunters . La band etra in studio nel 1973 e fa uscire il primo disco
Headhunters, pietra miliare del genere. Nel disco si trovano complesse
composizioni di natura funk e al tempo stesso momenti più lenti e ipnotici, tutte
le composizioni sono di Hancock tranne Chameleon scritta durante
un’improvvisazione collettiva della band. Altri brani molto importanti contenuti
nell’album sono Watermelon Man, Vein Melter e Sly brano nel quale si può
apprezzare a pieno il sound e lo stile di Paul Jackson. In questo estratto del
Brano Sly possiamo vedere che come il bassista basa il suo groove su l’anticipo e
l’accavallamento delle battute che fanno respirare il groove e le sincopi di
sedicesimo che servono a dare spinta.

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In questo altro estratto del brano Sly, il bassista, durante il solo di tastiere
imposta un groove che ricorda molto lo stile delle bass line di James Brown.
Sempre costruito su sedicesimi e con l’uso di sincopi.

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Nel 1974 gli Headhunter tornano in studio ed incidono Thrust . La band è
sempre più matura e questo disco è esplicativo per apprezzare le innovative
bass line ed il sound sempre più riconoscibile di Paul Jackson. La prima traccia
del disco Palm Greese inizia con un groove di batteria che non accenta il quarto
movimento della seconda battuta del groove ed è proprio qui che inizia il groove
di basso che poi si mette in asse con la cassa della batteria.
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Paul Jackson costruisce questo groove accentando molto il quarto movimento
come se l’inizio della battuta fosse anticipato. Un'altra traccia del disco è
fondamentale per capire lo stile e l’idea di grove del bassista e della band in
generale.


12 H. Hancock, “Sly”, bass line di P. Jackson, trascritta da G. Miatto.
13 H. Hancock, “Palm Greese”, bass line di P. Jackson, trascritta da G. Miatto.

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In Actual Proof, la sezione ritmica composta da Paul Jackson al basso elettrico e
Mike Clarke alla batteria imposta un groove aggressivo ed incalzante costruito
su raffiche di sedicesimi alternate da una lunga pausa che serve a dar respiro ed
allo stesso tempo a dare spinta al brano Nel 1975 esce il terzo disco degli
Headhunters Man-Child , qui possiamo sentire che Paul Jackson, insieme ad
hancock, è il motore che spinge la band all’interno di questo disco ricco di
groove Funk. Nella Bass line del brano Hang Up Your Hang-Ups, Paul Jackson fa
uso in maniera molto particolare e agile dell’alternanza di note fra registro
acuto e grave ricoprendo così il registro del basso, ma anche avvicinandosi a
sonorità quasi chitarristiche.


14 H. Hancock, “Actual Proof”, bass line di P. Jackson da New Real Book Voll. 2.

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15Questo è l’ultimo lavoro degli Headhunters con il pianista Herbie Hancock,

Paul Jackson continuerà sia la collaborazione con la band sia con il pianista in
dischi come Secret, V.S.O.P, Direct Step e Mr.Hands. Paul Jackson in questi anni è
riuscito a ritagliarsi uno spazio e ad imporre la propria voce , strumentale, in un
genere dove il basso elettrico è lo strumento forse principale, con un sound che
guardava più il passato, rispetto a bassisti a lui contemporanei , ma allo stesso
tempo ha creato bass line ricche di innovazione e peculiarità che lo hanno
certamente reso uno dei migliori interpreti del genere.


















15 H. Hancock, “Hang Up Your Hang-Ups”, bass line di P. Jackson trascritta da G. Miatto.

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Paul Jackson discografia selezionata

Con Herbie Hancock
“Head Hunters” Columbia 1973
“Thrust” Columbia 1974
“Man-Child” Columbia 1975
“Flood” Sony 1975
“Secrets” Columbia 1976
“VSOP” Columbia 1976
“Sunlight” Columbia 1978
“Direct Step” Sony 1979
“Mr.Hands” Columbia 1980































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Steve Swallow

Steve Swallow nasce a New York City il 4 ottobre del 1940. Cresce a Fair Lawn
nel New Jersey, dove inizia a suonare la tromba e il piano forte, per poi passare
al contrabbasso all’età di 14 anni. In questi anni inizia a conoscere e apprezzare
la musica jazz. Si iscrive alla Yale University, dove studia composizione con
Donald Martino in questi anni inizia a suonare in giro e collabora con Pee Wee
Russel, Buck Clayton e Vic Dickenson. Nel 1960 incontra Paul e Carla Bley con i
quali inizia a collaborare. Nello stesso anno lascia Yale per trasferirsi a New
York dove inizia a suonare con molti musicisti come Jimmy Giuffre, il quintetto
di George Russell con Dolphy e Thad Jones, Chick Corea, Bob Brookmeyer, Clark
Terry e Chico Hamilton.
Nel 1964 si unisce al quartetto di Art Farmer insieme al chitarrista Jim Hall.
Inizia a scrivere musica, le sue composizioni vengono molto apprezzate e sono
tanti i musicisti che suonano la sua musica Bill Evans, Chick Corea, Stan Getz,
Gary Burton, Art Farmer Steve Kuhn, Lyle Mays e Jim Hall.
Nel 1965 entra a fare parte del quartetto di Stan Getz insieme a Gary Burton e
Roy Haynes. Nel 1968 lascia il quartetto di Getz per unirsi al quartetto di Gary
Burton, con il quale inizia un sodalizio che dura più di 20 anni. Grazie al
vibrafonista e al batterista Roy Haynes, Swallow alla fine degli anni 60 decide di
passare al basso elettrico e lo possiamo sentire per la prima volta nel disco di
Gary Burton Good Vibes dove si divide il ruolo di bassista elettrico con Chuck
Rainey mentre nei successivi lavori del vibrafonista, come Paris
Encounter Dreams So Real, Passengers, Times Square e successivi Swallow sarà
l’unico bassista. Possiamo sentire come il suono di Steve Swallow in questi primi
anni da bassista elettrico sia abbastanza mutevole come se dovesse ancora
capire quale sia la voce che più gli appartiene, infatti, nel corso di tutta a
carriera, possiamo spesso sentire dei cambiamenti all’interno del sound di
Swallow, che comunque è sempre caratterizzato da delle costanti. In questi
primi anni Steve Swallow utilizza un basso Gibson EB-2 semiacustico e utilizza il
plettro per pizzicare le corde, questo gli permette di avere un attacco della nota
sempre costante ed uniforme . Nel 1974 si trasferisce a Bolinas in California,
dove scrive le musiche per il suo primo disco Hotel Hello, disco in duo con il
vibrafonista Gary Burton. Nel 1976 torna sulla West Coast, a Boston, dove

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insegna al Berkley College of Music, in questi anni collaborerà con molti
musicisti come, Dizzy Gillespie, Michael Brecker, George Benson ed Herbie
Hancock e registrerà dischi con Stan Getz (insieme a Joao Gilberto), Bob Moses e
Steve Lacy . Sempre in questo periodo pubblica il suo secondo album da leader
Home , disco ispirato alle poesie di Robert Creeley, la formazione comprende
Sheila Jordan, Steve Kuhn, David Liebman, Lyle Mays e Bob Moses. In questo
disco è contenuto il brano Ice Cream, che mette in luce le doti solistiche del
bassista. Il brano inizia con un tappeto armonico di sintetizzatore sopra al quale
il bassista improvvisa.


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16

Possiamo vedere che il fraseggio del bassista è molto denso, usa semplici figure
ritmiche, sposta varie cellule tematiche e articola il fraseggio passando
rapidamente dal registro più grave a quello più acuto della strumento e utilizzando
spesso salti di ottava dando l’impressione di accompagnarsi da solo durante il
proprio assolo. Nel 1978 entra nella Band di Carla Bley con la quale collaborerà per
il resto della sua carriera, è molto interessante, per capire lo stile di Swallow,
osservare i lavori in duo con la Pianista Carla Bley. In questa collaborazione è
possibile apprezzare tutto lo stile di Swallow, il suo suono, le scelte di comping, lo
stile solistico e compositivo.


16 S. Swallow, “Ice Cream”, da M. Chalosse “Steve Swallow improvvisation concepts and tecnique”,
Edition Henry Lamoine, 1995.

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In questo estratto del brano People Die è possibile vedere come il bassista
utilizzi soluzioni di comping molto semplici e ben definite, soluzione che
contraddistingue anche lo stile del duo. La cosa che più ha valore di questo
periodo di Swallow è il suono. Basso elettrico e piano sono due strumenti
difficili da accostare, per le reciproche caratteristiche timbriche, ma Swallow
con l’utilizzo di particolari bassi, una particolare tecnica e scelte musicali di un’
intelligenza e gusto straordinario risolve questo problema, infatti uno dei
maggiori meriti che si possono attribuire a Steve Swallow è quello di essere
riuscito ad inserire il sound del basso elettrico in contesti prettamente acustici e
d’averlo reso indispensabile per essi. Il duo esegue tutte musiche originali dei
due musicisti, Steve Swallow e Carla Bley, uno di questi è un meraviglioso brano
del bassista, Ledies in Mercedes contenuto nel disco Duetts.


17 S. Swallow and C. Bley,“Peoople Die”, bass line di S. Swallow ,trascritta da G. Miatto.

35
36
37
18

In questo brano, che rappresenta un omaggio alla musica brasiliana da parte del
bassista, dopo il tema eseguito all’unisono, a formare un unico suono dato dalla
somma dei due strumenti, possiamo apprezzare uno dei soli più belli di
Swallow, ricco di lirismo e al tempo stesso articolazione ritmica e armonica.


18 S. Swallow, “Ladies in Mercedes”, da M. Chalosse “Steve Swallow improvvisation concepts and
tecnique”, Edition Henry Lamoine, 1995.

38
Inoltre il bassista utilizza, soprattutto nella prima parte del solo un registro
quasi chitarristico che si fonde alla perfezione con il sound della pianista.
Un’altra collaborazione molto importante per capire lo stile e la musica di Steve
Swallow è quella con il clarinettista Jimmi Giuffrè e il Pianista Paul Bley. La
collaborazione inizia nel 1960 quando ancora Swallow suonava il contrabbasso,
in questi anni il trio registra il disco Free Fall. Dopo il primo disco dobbiamo
aspettare il 1989 per vedere il trio riunito, questa volta con Swallow al basso
elettrico. L’estetica è sempre la stessa, un Free Jazz profondo e moderno che
riunisce tutte le caratteristiche dei tre musicisti e ne tira fuori una musica ricca
di informazioni espressività e dramma. Il disco che esce nel 1989 è Life of A trio
contiene sia brani, dove suonano tutti e tre i musicisti contemporaneamente e
anche situazioni di duo e solo. Nel brano The Giant Guitar And The Black Stick,
come suggerisce il titolo possiamo sentire il duetto Swallow, Giuffre intrecciarsi
in un canto fatto dall’incrocio di due linee che si intrecciano e dialogano.
Possiamo sentire e apprezzare tutta la bellezza e complessità del suono di Steve
Swallow che passa da registri e mondi chitarristici a registri, gravi e profondi.
Negli anni 90 le collaborazioni più importanti sono quelle con Paul Motian Steve
Kuhn, John Taylor Tom Harrell, Joe Lovano, Mulgrew Miller, DeJohnette e in
particolare quelle con i chitarristi Pat Metheny e John Scofield con i quali collabora
sia separatamente, ma anche in un disco che vede la presenza di entrambi i chitarristi
I Can See Your House From Here. In questo disco possiamo sentire Swallow
all’interno di un contesto prettamente elettrico e anche qui possiamo apprezzare la
sua versatilità stilistica e timbrica. Nel brano The Red One, contenuto nel disco
possiamo ascoltare una bass line molto intelligente e particolare di Swallow.
Possiamo notare come l’accento forte della battuta sia spostato sul secondo
movimento e non sul primo, inoltre la line è ricca di valore melodico e si
incastra perfettamente con il tema del brano, eseguito dai due chitarristi, come
una sorta di contrappunto.

39
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19



La collaborazione con il chitarrista John Scofield dura da anni fino ad oggi , le
ultime registrazioni della collaborazione dei due musicisti sono in trio con il
batterista Bill Stewart. In uno dei dischi del trio è contenuto il rifacimento dello
standard Someone to Watch over Me. Il brano inizia in duo basso e chitarra, dove
Swallow accompagna il tema di Scofield con accordi per aiutare a descrivere
l’armonia del brano, il batterista interviene dalla sezione B del brano. Il giro
ricomincia con un solo di basso sulle due A della struttura.


Someone To Watch Over Me
Transcribed by

Steve Swallow Solo Richard Rose

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19 P. Metheny,“The Red One”, bass line di S. Swallow, trascritta da G. Miatto.
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20
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(C) Richard Rose Music 2013





In questo assolo possiamo sentire, un riassunto del bassista. Tutto il suo sound che
fa da tramite per idee melodiche strepitose, un lirismo incredibile posseduto solo
dai più grandi solisti, tutto questo dotato di una sintesi micidiale che permette al
bassista di poter esprime il massimo con poco materiale. Viene fuori il profondo
attaccamento alla tradizione jazzistica ed allo stesso tempo la rottura delle
barriere espressive che possono essere date dallo strumento, tutto questo con un
profondo rispetto per la musica, luogo dove Steve Swallow vive e fa risuonare la
sua voce, unica e subito riconoscibile, ricca tanto di gusto estetico quanto di
espressività e profondità, una voce che veramente rappresenta l’essere umano
Steve Swallow.











20 J. Scofield Trio,“Someone To Watch Over Me”, bass solo di S. Swallow, trascritto da G. Miatto.

41
Steve Swallow Discografia Selezionata


Come Leader
“Hotel Hellow” con Gary Burton ECM 1974
“Home” ECM 1980
“Duets” con Carla Bley Watt 1988
“Real Book” ECM 1993
Con Paul Bley
“Footlose!” Savoy 1963
“Closer” ESP-Disk 1966
Con Gary Burton
“Good Vibes” Atlantic 1969
“Paris Encounter” Atlantic 1969
“Dream So Real” ECM 1975
“Passenger” ECM 1977
“Times Square” ECM 1980
“Quartet Live “ Concord Jazz 2009
Con Jimmy Giuffre
“Free Fall “Columbia 1963
“The Life of a Trio” OWl 1990
Con Paul Motian
“Flight of the Blue Wale” Winter & Winter 1995
“Trio 2000+One “ Winter & Winter 1997
Con John Scofield
“Bar Talk” Artist Novus 1980
“Shinola” Enja 1981
“Out Like a Light” Enja Record 1982
“I Can See Your House from Here” Blue Note 1993
“EnRoute: John Scofield Trio LIVE” Verve 2004





42
JACO PASTORIUS

Jaco Pastorius è sicuramente il musicista che più ha rivoluzionato il ruolo e
l’immagine del basso elettrico nel mondo musicale, essendo ancora oggi uno dei
principali punti di riferimento per chiunque suoni il basso elettrico. Nato il 1
Dicembre del 1961 in Norristown, Pennsylvania e morto tragicamente il 21
settembre del 1987 a soli 35 anni al Broward General Medical Center a Fort
Lauderdale, Florida, John Francis Anthony Pastorius III Cresce in una famiglia di
origini finlandesi, tedesche, svedesi e irlandesi, a Fort Lauderdale figlio di Jack
Pastorius, cantante e batterista di big band, si avvicina alla musica suonando la
batteria in band locali. Appassionato di sport ed in particolare di football e
baseball inizia a farsi chiamare “Jaco” in onore del giocatore di baseball Jocko
Conlan. All’età di 13 anni si infortuna gravemente polso e spalla giocando a
football, questo gli impedisce di suonare la batteria e quando sente che una
band locale Las Olas Bras sta cercando un bassista, acquista un basso elettrico e
inizia a suonare con il gruppo. La prima collaborazione importante per
Pastorius avviene nel 1971, quando diventa il bassista della band Wayne
Cochran and the C.C. Riders e nel frattempo suona e incide in con formazioni
R&B e Jazz locali, ad esempio il chitarrista Little Beaver ed il trombettista
sassofonista Ira Sullivan. Nel 1973 a soli 22 anni viene chiamato ad insegnare
basso elettrico all’ University of Miami dove avrà modo di conoscere molti
musicisti, tra questi Pat Metheny. Nel 1974 inizia a suonare con il chitarrista,
prima, entrambi come side man, per Paul Bley nel disco che sarà intitolato
postumo “JACO” ,primo disco che permette di ascoltare le prodezze dei
giovanissimi musicisti. Qui possiamo notare come il sound del bassista, pur
essendo giovane, è già formato e riconoscibile. Nel 1976 uscirà, a nome di Pat
Metheny il disco Bright Size Life, disco registrato in trio con Jaco Pastorius al
basso elettrico e Bob Moses alla batteria. Questo disco è fondamentale per
iniziare a capire l’estetica del bassista, la piccola formazione permette a Jaco
Pastorius molti spazi e possibilità espressiva. Vengono subito fuori le grandi
doti solistiche del bassista, ma la cosa più interessante è il suo particolare gusto
e tocco nelle linee di accompagnamento. Il brano Bright Size Life, che dà il titolo
all’album è un buon esempio per capire lo stile di Jaco Pastorius. La bass line
creata dal bassista è molto particolare, nelle sezioni A della composizione il

43
bassista ha un approccio molto “vocale” nella creazione delle bass line, gusto che
si potrà riscontrare in moltissimi altri brani eseguiti dal bassista. Pastorius dà
l’impressione di cantare una seconda linea melodica sotto il tema eseguito da
Pat Metheny, caratterizzando il tutto con l’uso di armonici e double stop, mentre
nella sezione B del brano il suo comping diventa più ritmico, mettendosi in asse
con il batterista. Il 1975 è un anno importante nella carriera di Jaco Pastorius
perché esce il suo primo disco solista “JACO PASTORIUS”. Importantissimo per
capire il bassista, contenendo composizioni che abbracciano tutto il suo back
ground e che anticipano quelle che saranno le future scelte stilistiche di
Pastorius. Questo disco è fondamentale anche per la storia del basso elettrico,
perché è il primo dove lo strumento ricopre ruolo fondamentale di leader.
La line up è molto interessante e vede grandi nomi affiancare il bassista, Herbie
Hancock, Wayne Shorter, David Sanborn, Lenny White, Hubert Laws, Don Alias ,
Michael Brecker. E anche i cantanti soul Sam & Dave nella traccia Come On,
Come Over. Proprio questo brano è esplicativo per sentire tutta l’influenza che il
soul, l’R&B ed il Funk hanno avuto nello stile di Jaco. Un altro brano
fondamentale per capire le sue influenze è Opus Pocus.

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Basso Elettrico
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El. Basso


Il riff creato nella sezione A, rimanda a sonorità caraibiche, dato anche
dall’utilizzo del particolarissimo strumento steel drums tipicamente caraibico.

E7(#9)
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Basso Elettrico
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21


La seconda parte, pur mantenendo sonorità caraibiche, prende una direzione
R&B, data dal groove di basso costruito su sedicesimi, questa sonorità sarà

21 J. Pastorius, “Opus Pocus”, bass line section A e bass line section B di J. Pastorius, trascritte da
G.Miatto.

44
ancora maggiore nella parte finale del brano, dove possiamo apprezzare il tipico
accompagnamento di Pastorius in contesti Funk e R&B.
Le influenze Latin e Caribiche si possono riscontrare, all’interno del disco, anche
h=138
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D‹9 C‹9
nei brani KURU e Used To Be A(Cha-Cha) dove Pastorius costruisce un groove su

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? b C questo brano può essere analizzato
un tipico feel Cha-Cha, J anche
J Jper capire la
Electric Bass


padronanza armonica e solistica del bassista.
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E. Bass

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gran parte 15del E¨9(#11)
fraseggio D‹9 sull’utilizzo
? Œ ‰ œ œœœ ‰
questo caso
E. Bass b
usa J
una 4
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Eb minore per œ œ
descrivere J Jtriade di Gb
una
maggiore. Questo è un esempio di sostituzione su di un accordo di settima,
b œ œtriade
œ œ œ una
œ œ#5 sopra œ la tonica
19 C‹9 una
ovvero, suonare
? Œ Œ bœ œ œ j
D‹9
maggiore costruita œ œ œ œ œ œnœ
E. Bass b œ ‰ Ó Œ Œ
dell’accordo, in questo caso Bb, suonando poi 3, b9 e #9 per collegare il seguente

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? <n> œ Œ J J œ nœ
accordo Cmaj9#11.
C‹9 D‹9 C‹9
23 # œ œ œ œ w œ œ w œ

E. Bass b Ó
3

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E¨9(#11) D‹9
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In questo esempio suona una pentatonica di Bmin, per intervalli di 3min e 4, su
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33 œ œ b œ b œ œ œ
?b Ó ‰J Œ3 ∑ C
il Dm7 e su Cm7 costruisce una out line sovraimponendo un A7alt.
E. Bass 4
Un altro esempio dell’influenza caraibica si trova in Okonkole Y Trompa
3 3 .

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E. Bass ‚ ‚ ‚ ‚ ‚ ™™
Basso Elettrico ™ 4
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43 b œ œ Harm.
œ œ œ œ œ œ œ nœ œ
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J
23
E. Bass


Copyright © Jukka Haavisto

22 J. Pastorius, “Used To Be (Cha-Cha)”, estratti dal solo di basso di J. Pastorius, trascritti da G.
Miatto.
23 J. Pastorius, “Okonokole Y Trompa”, bass line di J. Pastorius , trascritto da G. Miatto.

45
In questo groove compare anche ‘utilizzo degli armonici, tecnica, fortemente
usata dal bassista, che possiamo trovare esposta al suo massimo livello
espressivo nel brano Portrait of Tracy. In questa composizione è come se
Pastorius rompesse le barriere espressive dello strumento, proiettandolo in un
futuro presente che al momento è l’unico che riesce a controllare. Gli altri brani
celebri del disco sono la bellissima versione di Donna Lee, arrangiata per solo
basso e congas, che fa notare l’attaccamento di Pastorius alla tradizione
jazzistica e ultimo capolavoro il brano Continuum dove possiamo apprezzare
tutto il lirismo e tutto il controllo strumentale, sia tecnico che timbrico di Jaco
Pastorius . Il 1976 è l’anno più importante per Jaco Pastorius, l’anno in cui inizia
a suonare con i Weather Report. La sua prima apparizione è nel disco Black
Market, dove divide il ruolo di bassista con Alphonso Johnson. Possiamo sentire
Pastorius in due tracce dell’album Cannonbal, dedicata al grande sassofonista e
Barbary Coast. È molto interessante vedere come il bassista approcci in maniera,
quasi opposta le due bass line.

24


In questo estratto di Cannonball, l’approccio di Pastorius è molto lirico e vocale,
come se fosse un coro, in risposta alla melodia, mentre in Barbary Coast ritorna
molto l’influenza Funk e R&B anche se no espressa in maniera propulsiva, ma con
un approccio più delicato.


24 Weather Report, “Cannonball”, bass line di J.Pastorius, trascritta da G. Miatto.

46
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25


Nel 1977 i Weather Report incidono uno dei loro album più importanti, di certo
il più apprezzato e conosciuto, Heavy Weather. Il disco contiene una serie di
brani che sono fondamentali per capire sia la band, che il bassista Jaco
Pastorius. La celebre Bird Land che fa apprezzare i lati più soul della band, A
Remark You Made, una celebrazione al suono di Pastorius, Tee Town, brano
composto da Pastorius, che vede il bassista anche in veste di batterista. La
composizione è dedicata a una danza che viene fatta in una chiesa di Pompano,
Florida, dove Jaco Pastorius era solito andare da giovane. In questo brano ci
sono richiami al bebop alla musica classica e alla dance music. Vengono fuori
tutte le caratteristiche del bassista, in primo luogo quelle ritmiche, un
grandissimo uso delle sincopi all’interno delle frasi. Possiamo notare come il
bassista usi cromatismi per legare i vari accordi e come rielabori materiali,
provenienti dal blues e dal funk, in chiave più moderna.


25 Weather Report, “Barbary Coast”, bass line di J. Pastorius , trascritto da G. Miatto.

47
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14 A13 F13 D13


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26

Un altro brano, sempre contenuto nell’album, che è di fondamentale importanza


per capire e apprezzare Jaco Pastorius è Havona. La bass line di Pastorius è
densa, ricca di elementi ritmici e melodici, più che una line dia basso sembra
assumere il ruolo di tema principale all’interno della composizione, dà
l’impressione di una danza sopra le lunghe note di Shorter.

HAVONA Transcripcion: PABLO ELORZA

(Jaco Pastorius solo - Weather Report "Heavy Weather")


q: 140+
Ema7 Cma7

(Drums Rhythm)

6 Bma7


9 Gma7 Em7 Ema7

13 Cma7 Bma7

16 Gma7

26 Weather Report, “Teen Town”, bass line di J. Pastorius , trascritto da G. Miatto.

19
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9 Gma7 Em7 Ema7

13 Cma7 Bma7

16 Gma7

19 Asus4 Bsus4 Asus4 Bsus4

22 Asus4 Bsus4 N.C.

27

25 Ema7 Cma7

Una bass line frenetica che si fa sempre più densa, fino all’inizio del solo. Questo
Gma7
Bma7 3
è uno degli assoli più rappresentativi di Pastorius, contiene tutto il suo bagaglio
29

di consapevolezza 3 e tutte
3
le sue influenze.
3
Ritroviamo un forte uso delle
pentatoniche, rese interessanti dalle articolazioni che il bassista usa e dal senso
Em7 Ema7 Cma7
33
ritmico, troviamo un grande lirismo con citazioni alla musica classica, come
possiamo vedere nella quinta e sesta misura del solo, Pastorius cita Stravinsky.
©2012 -Deep into Electric Bass Classics - www.pabloelorza.com
Il tutto è arricchito dall’incredibile suono e dall’espressività del bassista.


27 Weather Report, “Havona”, bass line di J. Pastorius , trascritto da G. Miatto.

49
HAVONA bass solo
C = 100
Instructions Composer

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29

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Copyright

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Giovanni Miatto mercoledì 23 marzo 2016 19:15:35 Ora Standard Europa Centrale a8:20:66:05:c4:42

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28 Weather Report, “Havona”, bass solo di J. Pastorius , trascritto da G. Miatto.

50

La sua collaborazione con i Weather Report continua fino al 1982 incidendo, i
successivi album Mr Gone, il live 8:30, Night Passage e Weather Report. Negli
stessi anni le sue collaborazioni, al di fori della band di Zawinul sono molte, Al
Di Meola , Herbie Hancock, Bob Mintzer, Ian Hunter, Albert Mangelsdorff - Trio
of Doom( con John McLaughlin e Tony Williams) e Joni Mitchell. È interessante
vedere come Jaco riesca a valorizzare il ruolo del basso anche in una situazione
con la voce. All’interno del disco di Joni Mitchell Hejira, nella Title Track
addirittura Pastorius sovra incide il basso due volte, una linea di basso viene
usata da Bordone sopra al quale Joni Mitchell e Pastorius si alternano in un
canto complice e magico.
q = 82
Hejira Joni Mitchell
Jaco Pastorius bass line
1) Note: two basses were Hejira
used, one "foundation" and one "lead" 2

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- bass guitar -

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29 J.Mitchell, “Hejira”, estratti dalla bass line di J. Pastorius , trascritti da G. Miatto. œ
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“ La vita e la musica di Jaco pastorius sono avvolte nella leggenda. Acclamato per
la sua genialità e poi accantonato per la sua follia, il bassista è stato una figura di
enorme impatto nella musica americana di oggi. Naturalmente, come ha
teorizzato C.G. Jung, la linea di confine tra genio e follia è sottile e Jaco camminava
sul filo del rasoio. Come i suoi eroi Charlie Parker, Jimi Hendrix e Gesù Cristo Jaco
non è arrivato a quarant’anni. Eppure nel periodo relativamente breve che ha
trascorso sul pianeta, ha totalmente rivoluzionato il suo strumentoed ha lasciato
una produzione incredibilmente ricca, destinata a resistere alla prova del tempo.
Nelle scuole di jazz e nei conservatori, il suo nome è pronunciato dagli studenti con
lo stesso tono reverenziale riservato a divinità come Bird e Mozart. Ha dichiarato
un aspirante bassista << Jaco ha aperto la porta e noi siamo entrati>>.30




Jaco Pastorius Discografia Selezionata



Da leader
“Jaco Pastorius” Epic 1976
“ Word of Mouth” Warner Bros 1981
Con i Weather Report
“Black Market” Columbia 1976
“Heavy Weather” Columbia 1977
“Mr.Gone” Columbia 1978
“8:30” Columbia 1979
“Night Passage” Columbia 1980
“Weather Report” Columbia 1982
Con Joni Mitchell
“Hejira” Asylum 1976
“Don Juan’s Reckless Daughter” Asylum 1977
“Mingus” Asylum 1979
“Shadow and Light” 1979


30 B. Milkowiski “JACO PASTORIUS: la straordinaria e tragica vita del più grande bassista del mondo”
Nuovi Equilibri 2001.

52

Con Paul Bley
“ Jaco” Improvising Artists 1974
Con Pat Metheny
“Bright Size Life” ECM 1975
Con Albert Mangelsdorff
“Trilogue-Live” Pausa 1976
Con Herbie Hancock
“Sunlight” Columbia 1978
“Mr.Hands” Columbia 1980























53
ANNI 80
Il ruolo ed il sound del basso diventano sempre più caratterizzanti all’interno dei
vari contesti musicali. In questi anni i bassisti che più emergono, riescono in
qualche modo a superare o a fare loro, tutto il materiale che i bassisti della
precedente generazione hanno lasciato in eredità.




Marcus Miller

Bassista, polistrumentista, compositore, arrangiatore e produttore, Marcus Miller è
una delle figure più iconiche del jazz e sicuramente nel mondo del basso elettrico.
Vanta una lunghissima lista di collaborazioni con artisti di svariati generi, dal rock
come Donald Fagen e Eric Clapton, nel pop come Michael Jackson, Paul Simon e
Mriha Carey, Nell’hip hop come Jay-Z e Snoop Dog e naturalmente nel jazz artisti
come Miles Davis, Wayne Shorter, Herbie Hancock, George Benson, Joe Sample,
Grover Washington Jr e molti altri. William Henry Marcus Miller Jr nasce il 14
giugno del 1959 a Brooklyn, New York City, in una famiglia di musicisti come il
padre, William Miller organista e direttore di un coro gospel e lo zio pianista
Wynton Kelly. All’età di 13 anni già suonava clarinetto, pianoforte e basso elettrico.
Dall’età di 15 anni era già regolarmente coinvolto in molti progetti a New York, sia
come bassista che come arrangiatore come per Bobbi Humprhey e Lonnie Smith.
Dagli anni 70 collabora con un numero incredibile di artisti e una delle sue
collaborazioni più celebri è quella con il trombettista Miles Davis per il quale ha
ricoperto i ruoli di bassista arrangiatore e compositore. Il primo album di Davis
dove possiamo sentire Marcus Miller è The Man With The Horn. La traccia che apre
il disco Fat Time inizia con un corpulento groove di basso dove possiamo
apprezzare il suono di Miller. Qui Miller crea un Groove molto smooth e
rimbalzante, inoltre per dare più senso di profondità scorda la corda di E in C.


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La collaborazione di Miller co Miles Davis continua per tutti gli anni 80, con i dischi
We Want Miles, Star People, TuTu, Music From Siesta, Amandla.
Dagli anni 80, Marcus Miller inizia a incider brani come leader. La musica dei suoi
progetti è molto muscolare con forti influenze jazz Funk, in tutto questo il ruolo del
basso è tutt’altro che marginale, Miller ricopre il ruolo di leader assoluto le
composizioni che scrive, sono situazioni all’interno delle quali il bassismo di Miller
è onnipresente e protagonista. Marcus Miller ha standardizzato una tipologia
timbrica e stilistica del basso elettrico influenzando tantissimi bassisti che lo
seguiranno. Tecnicamente Marcus Miller è un grande virtuoso e utilizzatore della
tecnica dello Slap ed è proprio in questa tecnica che ha creato uno stile e un timbro
che verrà da molti riutilizzato e sviluppato. Un buon esempio per capire lo stile di
Slap di Miller sono questi brani. Il primo Run For Cover, in questo groove iniziale di
basso, possiamo ascoltare molte delle caratteristiche del mondo di Miller. Groove
eseguito con la tecnica dello Slap, c’è un forte senso melodico e ritmico, Miller
utilizza velocissime scariche di gost notes per accentare le note e dare più senso
ritmico alla bass line.



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31 M. Davis, “Fat Time”, bass line di M. Miller, trascritta da G. Miatto.
32 M. Miller, “Run For Cover”, bass line di M. Miller, trascritta da G. Miatto.

55
Un altro esempio per capire la tecnica slap del bassista è il brano Power. Qui
Marcus Miller fa ampio uso della tecnica del Double Thumb, utilizzando il pollice
della mano destra come se fosse una sorta di plettro, questo gli permette di poter
eseguire rapidissime frasi con un suono dal forte attacco e molto percussivo.

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Marcus Miller, fra tutti i bassisti della generazione successiva a Pastorius, è stato
sicuramente quello che più è riuscito a crearsi una propria strada definita, che
parte dall’influenza di Pastorius, ma si muove verso altri orizzonti .


Marcus Miller Discografia Selezionata


Come Leader
“Marcus Miller” Warner Bross 1984
“The Sun Don’t lie” Dreyfus 1993
“M2” Telarc Records 2001
“Silver Rain” Koch Records 2005
“Free” 3 Deuces Records 2007
“Renaissance” Dreyfus 2012
Con Miles Davis
“ The Man With The Horn” Columbia 1981
“ We Wont Miles” Columbia 1982
“ Star People” Columbia 1983
“Tutu” Warner Bros 1986
“Music from Siesta “ Warner Bros 1987


33 M. Miller, “Power”, bass line di M. Miller, trascritta da G. Miatto.

56
Victor Bailey

Victor Randal Bailey nasce a Philadelphia il 27 marzo del 1960 in una famiglia di
musicisti. Inizia molto presto a suonare il pianoforte per poi passare al basso
elettrico. Inizia a suonare in gruppi R&B e Funk locali. Frequenta la Berklee College
of Music, dove approfondisce lo studio del Jazz. La più grande fonte di ispirazione
è in quel periodo per Bailey, come per molti bassisti della sua generazione, Jaco
Pastorius. Bailey si trasferisce a New York e si guadagna molto in fretta il rispetto
di tutti i musicisti, la sua fama cresce rapidamente. La sua reputazione è sempre
più alta fino, riesce, infatti, a sostituire il suo idolo Jaco Pastorius diventando il
nuovo bassista dei Weather Report. La band è in un periodo di cambiamento, il
bassista Jaco Pastorius andatosene per formare la sua band Word Of Mouth
portandosi con se il batterista Peter Erskine. Zawinul e Shorter si sono ritrovati a
dover ricreare una nuova sezione ritmica. Chiamano il batterista Omar Hakim e il
giovanissimo Victor Bailey. Il primo disco che la nuova formazione rilascia è
Procession, dove si sente che la band inizia a prendere direzioni vicine alla World
Music. In questo disco possiamo sentire un giovane Victor Bailey che ha il grande
compito di sostituire Pastorius. Si può notare, come il precedente bassista della
band, abbia influenzato timbricamente e stilisticamente Bailey. Possiamo ascoltare
Bailey fino agli ultimi lavori dei Weather Report, Domino Theory, Sportin’ Life e This
is This. Le collaborazioni di Bailey nel mondo del jazz sono tantissime e grazie alla
sua versatilità diventa uno dei bassisti più richiesti, vantando collaborazioni con gli
artisti più disparati, Sonny Rollins, Pharoah Sanders, Miriam Makeba, Larry
Coryell, Lenny White, Mike Stern, Dennis Chambers, Poogie Bell, Michael
Brecker, LL Cool J, Kenny Garrett, Jim Beard, David Gilmore, Lady
Gaga, Madonna,Mary J. Blige, Steps Ahead, Sting, Hamiet Bluiet, Don Alias, Sadao
Watanabe, Roy Haynes, Tom Browne, Bobby Broom, KennyKirkland, Bernard
Wright, Kevin Eubanks, Tommy Campbell, Kenwood Dennard,Delmar
Brown, David Fiuczynski e molti altri. Dal 1989 intraprende anche una carriera
solistica . Bottom’s Up, Low Blow sono due dischi fondamentali per capire lo stile
bassistico di Victor Bailey. Nel primo disco solista di Victor Bailey, Bottom’s Up,
possiamo capire quali siano le varie influenze del bassista. Victor Bailey è molto
influenzato dal sound bassistico creato da bassisti come Alphonso Johnson e Jaco
Pastorius e allo stesso tempo è molto legato alla tradizione jazzistica in particolare

57
quella bebop per quanto riguarda il fraseggio solistico. Un ottimo esempio è il
primo brano de disco Kid Logic. Victor Bailey costruisce un riff di basso che
rimanda molto all’estetica bebop per le scelta delle note e la costruzione ritmica,
mentre la seconda parte del riff è costruita usando degli accordi che ricordano
molto le idee di Jaco Pastorius.


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Il secondo Album Low Blow è un album, compositivamente e bassisticamente più
maturo. Il sound di Bailey ha caratteristiche più personali e le composizioni non
sono fatte esclusivamente per far risaltare il basso elettrico. Victor Bailey ha
portato avanti uno stile bassistico nato all’interno di un genere, la fusion e di
questo stile è stato un grande interprete.









34 V. Bailey, “Kid Logic”, bass line di V. Bailey, trascritta da G. Miatto.

58


Victor Bailey Discografia Selezionata

Come Leader
“Bottoms Up” Atlantic 1989
“Low Blow” ESC Records 1999
“Lippin’N’Trippin” Studio V Productions “ 2009
Con i Weather Report
“Procession” Columbia 1983
“Domino Theory” Columbia 1984
“Sportin’ Life” Columbia 1985
“This is Tis!” Columbia 1986




















59
Gary Willis

Nasce il 28 marzo del 1957 a Longview, Texas. Inizia a suonare il basso all’età di
13 anni esibendosi in chiesa. Inizia anche a suonare la chitarra e approfondisce
sempre di più lo studio dell’armonia. Dopo aver frequentato la North Texas State
University, all’inizio degli anni 80 si trasferisce a Los Angeles, dove porta avanti la
carriera di performer ma anche quella di insegnante. In questi anni insieme al
chitarrista Scott Henderson forma la band Tribal Tech. La band formata da Willis,
Henderson, Scott Kinsey, suona una Fusion tecnica e complessa da ogni punto di
vista. Lo stile e il sound di Willis sono fondamentali nell’indirizzare stilisticamente
e timbricamente la band. Anche Gary Willis subisce fortemente l’influenza di
Pastorius, ma sviluppa in maniera molto personale il materiale che il bassista gli ha
lasciato in eredità. Il primo aspetto interessante di Gary Willis è la sua formidabile
tecnica, in particolare della mano destra. Willis utilizza tre dita per suonare e
attraverso varie diteggiature riesce a ottenere combinazioni particolari e a
eseguire complesse linee con poco sforzo. Un altro punto forte del bassismo di
Willis è il suo approccio solistico, il bassista dimostra una profonda conoscenza
armonica e un grande uso delle pentatoniche, cosa che ricorda molto lo stile di
Pastorius e questa combinazione di pentatoniche sostituzioni armoniche e
complesse articolazioni le troviamo riassunte nel solo del brano Self Defence,
contenuto nell’album Nomad dei Tribal Tech.

60
35


Anche le bass line di Gary Willis non sono mai banali e scontate. E’ nello stile del
bassista impostare groove sui sedicesimi, fare ampio uso delle gost notes e


35 G. Willis “Selfe Defence” bass solo, da G. Willis “Gary Willis progressive basics” RHE Pubblication
1991.

61
utilizzare un suono stoppato, che da un effetto molto percussivo alla bass line. Nel
brano Face First dei Tribal Tech possiamo sentire due idee di groove di Willis. La
prima rimanda molto allo stile di Pastorius per sound e scelta di note, ma c’è una
maggiore articolazione ritmica e c’è un forte uso delle gost notes.

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Durante il solo di tastiere Gary Willis esegue un groove utilizzando il registro più
grave dello strumento e stoppa le note utilizzando la tecnica del Palm Mute.
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Oltre ad essere co-leader dei Tribal Tech Willis ha avuto altre importantissime
collaborazioni come Wayne Shorter, Allan Holdsworth, Hubert Laws, Simon
Phillips, Joe Diorio, Robben Ford. Fra i bassisti di questa generazione Willis è
quello che più ha fatto evolvere il linguaggio creato da Jaco Pastorius. Facendolo
sviluppare tecnicamente e per complessità. Rappresenta l’evoluzione razionale di
Jaco Pastorius.


36 Tribal Tech, “Face First”, due estratti della bass line di G. Willis, trascritti da G. Miatto.

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Gary Willis Discografia Selezionata

Con i Tribal Tech
“Spears” Passport Jazz 1985
“Dr.Hee” Passport Jazz 1987
“Nomad” LR Records 1990
“Tribal Tech” Relativity 1991
“Illicit” Blue Moon Recordings 1991
“Face First” Blue Moon Recordings 1993
“Rocket Scienze” ESC Records 2000























63
Darryl Jones

Attuale bassista dei Rolling Stones, Darryl Jones è stato uno dei bassisti più prolifici
e influenti nella scena jazz-rock fusion degli anni 80. Nato a Chicago l’11 dicembre
del 1961, inizia molto presto a suonare il basso elettrico e ad esibirsi con band
locali. Darryl Jones è apprezzato dal grande pubblico grazie alla sua collaborazione
con Miles Davis. Jones fa parte della band, forse più matura e interessante, del
periodo elettrico di Miles Davis. La band che suona nell’album Decoy è composta da
Bill Evans e Branford Marsalis al sax soprano, Robert Irving al synth, John Scofield
alla chitarra, Al Foster alla batteria, Mino Cinelu alle percussioni e Darryl Jones al
basso elettrico. Possiamo sentire come il sound e i groove di Jones caratterizzino
molto il sound della band. Lo stile di basso di Darryl Jones è estremamente
influenzato dal Funk, il suo suono è aggressivo, tagliente ed al tempo stesso
raffinato e sofisticato, rendendo il sound di Davis più moderno dei rispetto a quello
dei lavori successivi dove al basso sarà presente Marcus Miller. Jones incide con
Davis il disco live You’re Under Arrest. Le collaborazioni in ambito Jazzistico di
Jones sono molteplici, tutte in contesti jazz-rock fusion Mike Stern, John Scofield,
Wayne Shorter, Kenny Garret e gli Steps Ahead. Darryl Jones ha una prolifica
carriera come turnista con svariati artisti della scena rock pop e fra queste
collaborazioni possiamo trovare fra i lavori migliori svolti dal bassista.
Sicuramente un’incredibile performance di Jones la possiamo trovare nei dischi
The Dream of The Blue Turtles e Bring on The Night di Sting. Il bassista fa parte, con
Omar Hakim, Kenny Kirkland e Branford Marsalis della band che supporta l’ex
leader, dei The Police. Le bass line Di Jones Non sono mai scontate, per quanto il
suo stile e il suo sound siano molto aggressivi e muscolari, possiamo sempre
trovare dell’eleganza nelle scelte musicali di Darryl Jones. Anche lui ha contribuito
a far risaltare il ruolo del basso, sia nella musica più di ascolto sia in quella di
consumo e con il suo sound ha influenzato le future generazioni bassistiche .





64
Darryl Jones discografia selezionata

Con Miles Davis
“Decoy” Columbia 1984
“You Are Under Arrest” CBS 1985
“Live In Montreal” 1985
Con Wayne Shorter
“Joy Rider” Columbia 1988
Con gli Steps Ahead
“Live in Tokyo 1986” NYC Record 1986
Con John Scofield
“Still Warm” Gramavision Records 1986
Con Sting
“The Dream of the Blue Turtle” A&M 1985
“Bring on the Night” A&M 1985


65
ANNI 90
Sempre più stili e linguaggi interessano e influenzano il mondo dl Jazz. Questo fa si
che i musicisti diventino “multilinguisti”, essendo in grado di muoversi all’interno
di svariati linguaggi musicali. Questa è una delle caratteristiche principali dei
bassisti che più hanno contribuito, in questi anni, allo sviluppo del linguaggio
bassistico.


John Patitucci


John Patitucci nasce a Brooklyn, New York nel 1959. Inizia a suonare il basso
elettrico a 10 anni, a 12 inizia ad interessarsi alla composizione e ad esibirsi, all’età
di 15 anni intraprende lo studio del contrabbasso. Si interessa sin da subito a
diversi generi jazz, rock, blues e musica classica. Per tutta la carriera cercherà di
esplorare e approfondire più generi musicali possibili. Studia Contrabbasso
classico presso la San Francisco State University. Nel 1980 si stabilisce a Los
Angeles lavorando come performer e come musicista da studio. Le collaborazioni
di Patitucci non hanno limite di genere B. B. King, Bonnie Raitt, Chick Corea, Wayne
Shorter, Herbie Hancock, Michael Brecker, George Benson, Dizzy Gillespie, Was Not
Was, Dave Grusin, Natalie Cole, Bon Jovi, Sting, Queen Latifah, Carly Simon, Stan
Getz, Pat Metheny, Wynton Marsalis, Joshua Redman, McCoy Tyner, Nancy Wilson,
Randy Brecker, Freddie Hubbard, Tony Williams, Hubert Laws, Hank Jones e molti
altri. Dal 1985 inizia a collaborare con Chick Corea in veste di bassista elettrico
nell’Elektric Band e di contrabbassista nell’ Akoustic Band. Il ruolo di Patitucci, per
cui del basso elettrico, all’interno della band sono fondamentali. Il bassista ricopre
più ruoli, esecuzioni tematiche, accompagnamento e momenti di solismo. Il playing
di Patitucci è ricco di interpley in particolare con Chick Corea più che con il
batterista Dave Weckl. Sono diverse le situazioni in cui basso e tastiere
improvvisano contemporaneamente, come nel brano Got a Match. La band incide
sei album durante gli anni novanta, diventando uno dei gruppi di riferimento del
genere Jazz-Rock Fusion. Questo fa si che Patitucci, diventi uno dei bassisti più in
luce di questo periodo. Dal 1988 intraprende anche una carriera solistica
incidendo una dozzina di album a suo nome che lo portano a vincere due Grammy
Award sia come performer che come compositore. Lo stile bassistico di John

66
Patitucci è pregno di multipli linguaggi, capace di inserirsi in qualsiasi cotesto
musicale nella maniera più vera e profonda. Nei suoi dischi solisti possiamo sentire
come il linguaggio di Patitucci sia molto vasto, possiamo trovare brani di genere e
influenza diversa, brani che si ispirano alla tradizione jazz, alla musica latina e
brasiliana, brani soul e funk. Patitucci dopo Anthony Jackson è stato il bassista che
più ha utilizzato e reso noto il basso a sei corde. John Patitucci riesce a far risaltare
il ruolo del basso elettrico all’interno della sua musica e in quella degli altri, non
perché metta lo strumento al centro della sua espressività, ma ponendosi nella
maniera sempre più profonda e giusta nei confronti della musica eseguita, così che
il suo suono e le sue note siano al totale servizio della musica. Scelte musicali
guidate da una consapevolezza strumentale e di linguaggio che fanno di Patitucci
uno di quei musicisti da prendere come esempio e dal quale poter imparare come
apprezzare ogni aspetto della musica e di uno strumento.







John Patitucci Discografia selezionata

Da Leader

“John Patitucci” GRP 1987
“ON The Corner” GRP 1989
“Sketchbook” GRP 1990
“Heart of the bass” Stretch Record 1991
“Mistura Fina” GRP 1994
“Now” Concord Jazz 1998
“Song Stories & Spirituals” Concord Jazz 2003
“Line by Line “ Concord jazz 2006
“Rememberance” Concord jazz 2009
“ Brooklin” Concord Jazz 2015

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Con la Chick Corea Elektric Band

“Chick Corea Elektric Band” GRP 1986

“Light Years” GRp 1987

“Eye of the Beholder” GRP 1988

“Inside Out” GRP 1990

“Beneath the Mask” GRP 1991



























68
Matthew Garrison

Nasce a New York City il 2 giugno del 1970, figlio di Jimmy Garrison, storico
bassista di John Coltrane. Dopo la morte del padre, quando Matthew Garrison ha
sei anni, si trasferisce con la madre a Roma. All’età di 15 anni inizia a suonare il
basso elettrico. Torna negli stati uniti e va a vivere con Jack Dejohnette che lo
ospita e finisce le scuole superiori a New York City. Vivendo a stretto contatto con i
grandi del Jazz la sua passione per la musica aumenta, inizia a studiare con Dave
Holland e si iscrive al Berklee School of Music. Qui inizia a collaborare con molti
musicisti, si fa notare da Gary Burton e Bob Moses e riceve un invito a suonare
nella Gil Evans Orchestra. Nel 1993 torna a Brooklyn, inizia a collaborare con molti
artisti, John Scofield, Steve Coleman, Joe Zawinul con il quale incide My People e
con John Mclaughlin nel disco The Heart of Things. Dal 2000 inizia anche una
carriera solistica con il disco Matthew Garrison e 2003 incide il suo secondo album
solista SpeShifter che è il disco più avventuroso e sperimentale del bassista e che
meglio rappresenta la sua estetica e il suo modo di approcciarsi allo strumento.
Con questi due dischi Matthew Garrison è come se aggiungesse un gradino alla
scala del progresso bassistico, allacciandosi al lavoro di Jaco Pastorius. Rompe
completamente i limiti espressivi, tecnici e timbrici del basso elettrico,
proiettandolo in una dimensione futura. La prima cosa che possiamo notare è il
sound di Garrison. Di base il sound del bassista è molto definito poco “gonfio”, un
suono che taglia molto il mix, una modernizzazione del sound alla Pastorius.
Inoltre Garrison è uno dei primi bassisti che ha visto del potenziale nello sfruttare i
mezzi tecnologici per processare e modificare il proprio Sound Come possiamo
sentire nella traccia Zzaj 51 e Mirror Image contenute in ShapeShifter. Garrison
utilizza anche la sovra incisone del basso come possiamo sentire nel brano Unity
durante il solo di basso Garrison sovra incide tre parti , una bass line, una parte con
degli accordi e la part solistica. Un altro estratto interessante di questo brano è la
sezione dopo il solo di tastiere. Garrison costruisce un rif poliritmico. Utilizza sette
note che eseguite a sedicesimi, in una progressione di ¾, spostano continuamente
l’inizio del riff.

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Un altro esempio di sovra incisione lo abbiamo nel brano Famiy contenuto nel
primo disco Matthew Garrison. Qui il bassista incide sia la parte tematica del brano
e sotto di essa esegue degli accordi di decima per accompagnarsi.
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Solisticamente Garrison, ha molte influenze. Il suo sound e il suo fraseggio sono
molto innovativi per quanto riguarda il linguaggio del basso elettrico. Il suo
approccio solista è molto più pianistico chitarristico con influenze bebop e modali.

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37 M. Garrison “ Unity” bass riff di M. Garrison trascritto da G. Miatto.
38 M. Garrison “Family” parte di basso di M. Garrison trascritto da G. Miatto.


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Un esempio di fraseggio dalle influenze bebop e cromatico lo ritroviamo in questo
estratto del solo di Garrison sul brano Groovetune.
Tecnicamente Matthew Garrison è uno dei bassisti che più ha innovato e fatto
progredire lo strumento, non solo per l’utilizzo di voicing e la sua incredibile abilità
tecnica che li permette un fraseggio rapido e preciso. Garrison ha introdotto
l’utilizzo della tecnica a quattro dita della mano destra. Questa tecnica è
l’evoluzione di quella introdotta dal bassista Gary Willis e allo stesso tempo ricorda
molto la tecnica utilizzata dai chitarristi classici. Questa tecnica, viene utilizzata da
Garrison sia in contesti solistici, come nell’esempio prima riportato, per creare un
effetto di trillo, sia all’interno dei groove come nella traccia I Can See You Now, dove
il bassista imposta un groove molto incisivo utilizzando la tecnica a quattro dita per
saltare da una corda all’altra .

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40 T= pollice 1= indice 2= medio 3= anulare


Il lavoro di Matthew Garrison ha influito sugli attuali bassisti, allo stesso modo del
lavoro fatto da Pastorius negli anni 70. Garrison ha ulteriormente rotto le barriere
espressive dello strumento, con Garrison non esiste più il concetto ed il ruolo di
bassista, c’è solo il ruolo del musicista che attraverso uno strumento cerca di
esprimere la propria arte.



39 M. Garrison “ Groove Tune” bass solo di M. Garrison trascritto da G. Miatto.
40 M. Garrison “ I Can See You Now” bass riff di M. Garrison trascritto da G. Miatto.

71

Matthew Garrison discografia selezionata

Da Leader

“Matthew Garrison “ Garrison Jazz Production 2000


“ShapeShifter” Garrison Jazz Production 2004
“12 Months” Garrison Jazz Production 2013
Con Joe Zawinul
“My People” Escape Music q996
Con Steve Coleman
“The Tao of Mad Phat” Novus 1993
Con John McLaughlin
“The heart of Things-Live in Paris” 2000
Con Herbie Hancock
“Future 2 Future Live Columbia 2001


























72
PINO PALLADINO



Nasce il 17 Ottobre del 1957 a Cardiff, in Galles, da un padre italiano, Umberto
Palladino e da una madre gallese Ann Hazard. All’età di 14 anni inizia a suonare la
chitarra per poi passare, a 17 anni , al basso elettrico appassionandosi al Reggae al
R&B ed al Funk . Il suo primo ingaggio professionale lo ottiene nel 1978, a solo 20
anni, quando inizia a suonare in una rete televisiva locale di Cardiff. Nello stesso
anno si unisce alla Jools Holland’s Band, con il quale registra un album Jools
Holland and His Millionaires. Questo gli permette di far sentire in giro le sue abilità,
in particolare con il basso fretless, caratteristica timbrica e stilistica che lo renderà
noto in quegli anni. Grazie a questa sua collaborazione con Jools Holland entra in
contatto con Paul Young che gli propone di entrare a far parte della sua band. Il suo
Sound viene sempre più apprezzato e richiesto e sono tantissimi i musicisti che
richiedono una sua collaborazione David Gilmour, Tears for Fears, Pete
Townshend, Peter Gabriel, Phil Collins e Chaka Khan. Questo sound molto richiesto
era dato da un basso fretless, per precisare un Music Mann Sting Ray ,l’uso di un
effetto octaver e l’utilizzo di particolari abbellimenti nelle bass line come armonici
e accordi. Nel 1982 lascia la band di Paul Young per unirsi alla The Royal Family
Band con la quale registra l’album No Parlez. Ma il seguente anno, 1983, viene
nuovamente contattato da Paul Young per registrare Wherever I Lay My Hat, cover
di Marvin Gaye. Il brano è un successo e Pino Palladino rimarrà per i prossimi
cinque anni all’interno della band di Paul Young. Grazie a questo brano e al ruolo
principale che il basso ricopre Palladino guadagna sempre più fama. Negli ani 90
novanta il bassista rinnova il suo sound abbandonando, non del tutto, l’utilizzo del
basso fretless. Collabora ed incide con vari artisti come Richard Wright, Elton
John , Eric Clapton Paul Rodgers con il quale forma la band The Law, Stephan
Eicher e Richard Ashcroft. Palladino viene in questi anni sempre più notato e
apprezzato per la sua versatilità sia stilistica che e timbrica. Nel 1997 insieme al
batterista Steve Jordan forma la ritmica del disco Deuces Wild Di B.B King. Grazie a
questo album viene notato dal cantante Neo Soul D’ANGELO che lo invita a registrare
il disco, vincitore di un Grammy Award , Voodoo. Il disco è una vera e propria pietra
miliare del Groove. La sezione ritmica costituita da Pino Palladino al Basso e Ahmir

73
Khalib “Quest Love” Thompson alla batteria è stata una delle più influenti degli
ultimi 20 anni. La prima traccia del disco è Playa Playa


Basso Tuned in D/ G/C/F

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41




La prima cosa che notiamo, è come basso e batteria stiano sul tempo, la batteria è
perfettamente al centro del bit, mentre il basso sta in maniera estrema indietro al
bit. Questa soluzione è alla base di quasi tutti i groove dell’album . Un’altra cosa che
notiamo è come viene suddiviso il bit, l’ottavo rimane regolare mentre ad i
sedicesimi viene dato un andamento shuffle . Un’altra traccia dove possiamo
apprezzare Pino Palladino è Send It On .

42


41 D’Angelo “Playa Playa”, bass line di P. Palladino, trascritta da G. Miatto.
42 D’Angelo “Send It On”, bass line di P. Palladino, trascritta da G. Miatto.

74
Questa volta il groove è in 6/8 ed il basso è più allineato con la batteria per quanto
Chicken Grease
riguarda il modo di stare sul bit e i due strumenti sono anche molto più uniti nella
Pino Palladino
D'Angelo
parte costruendo insieme unisoni e ostinati. Uno dei brani più famosi, dell’album e
Voodoo (2000)
più esplicativi per comprendere lo stile Neo-Soul di Pino Palladino è il brano
Tune down 1 step
1 =F 3 =G
Chicken Grease.
2 =C 4 =D

= 91
guitar and drums
3

Intro
F m11 / F#7sus4 / F#sus2 /
1
E-Bass

A Verse 1
5

13

17

B Hook
21

A Verse 2
25

29

43


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All Rights Reserved - International Copyright Secured
1/3






43 D’Angelo “Chicken Greese”, bass line di P. Palladino, trascritta da G. Miatto.

75


Anche in questo brano è presente la costante di ottavi regolari e sedicesimi shuffle,
il rapporto tra basso e batteria è simile ad altri brani, la batteria sta al centro del
bit mentre il basso è spostato in dietro. Possiamo vedere come l’ostinato ritmico
del brano rimanga costante dall’inizio alla fine, Pino Palladino usa armonici, double
stop e gost notes, per creare abbellimenti. L’ultimo brano del disco dove possiamo
ascoltare Pino Palladino è d’angelo Feel like making love.

Bass tuned D/G/C/F
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CŒ„Š9
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13 B7(#9) GŒ„Š9
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15 F©‹7 C13 B7(#9)
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44



Qui Pino Palladino costruisce la bass line su una costante pulsazione di ottavi
abbellendo con l’uso di accordi di decima che danno anche una maggiore valenza
armonica al ruolo del basso. Il sound del bassista è dato dall’utilizzo di un basso
Fender Precision Bass equipaggiato con corde lisce, cosa che fa venir furi l’influenza
di James Jamerson nel playing di Palladino e come possiamo notare l’utilizzo di
accordature particolari. Palladino per ottenere un suono molto profondo, oltre ad
usare le corde lisce, oltre a chiudere completamente i toni del basso, tagliando
tutte le alte frequenze, scorda di un tono o più il basso così da poter raggiungere
note al di fuori del normale registro dello strumento.


44 D’Angelo “Feel Like Making Love”, bass line di P. Palladino, trascritta da G. Miatto.

76
Da questa collaborazione con D’ANGELO Pino Palladino è diventato uno dei
bassisti più richiesti e sicuramente il più influente della scena R&B e Neo –Soul. Nei
primi anni 2000 le sue collaborazioni con artisti della scena sono moltissime.
Lo possiamo ascoltare in Mama's Gun di Erykah Badu, First Born Second di Bilal,
Fight To Win di Femi Kuti, Electric Circus dei Common, Hard Groove dei The RH
Factor e in molti altri progetti.





Pino Palladino discografia selezionata

Con D’Angelo
“Voodo” Virgin Records 2000
“Black Messiah” RCA 2014
Con Erikah Badu
“Mama’s Gun” Motown 2000
Con The RH Factor
“Hard Groove” Verve 2003



77
Dal 2000 a Oggi


TIM LEFEBVRE

Tim Lefebvre rappresenta il prototipo del bassista contemporaneo. Definito
“multilinguista della musica” non ha , infatti, limiti di linguaggio, se non la musica
latina a sua detta. Non ha limiti timbrici, è senza dubbio uno dei bassisti più
innovativi per quanto riguarda l’uso di effettistica e che meglio ha saputo usare da
un punto di vista anche espressivo. In qualsiasi contesto musicale, nel quale viene
inserito, che sia jazz, pop, rock, funk o elettronica è possibile riconoscere la sua
“voce” ed il senso di groove.
Nasce il 4 febbraio del 1968 a Foxboro nel sud del Massachusetts in una famiglia di
musicisti. Inizia, da auto didatta, a suonare il basso e il contrabbasso, frequenta
l’università di Rochester e si laurea in economia politica. Nel 1993 si trasferisce a
New York per cercare di fare della musica il suo lavoro, anche se inizialmente
lavora come impiegato dopo qualche anno riesce a entrare nel giro gei musicisti e
inizia la sua prima collaborazione importante con Chuck Loeb . La sua carriera
decolla quando entra a fare parte della band dello show televisivo Saturday Night
Live, viene per questo notato anche da produttori televisivi e cinematografici,
iniziando a suonare in colonne sonore di film come Oceans 12 e The Departed di
Martin Scorsese. Questa sua ribalta gli permette di essere ambito anche dai
musicisti più in voga e interessanti della scena Newyorkese. È, infatti, in questi
anni, precisamente nel 1998, che inizia la sua storia collaborazione con il
chitarrista Wayne Krantz e il batterista Keith Carlock. Il sound del trio è potente e
innovativo. Un sound molto armonico dato dal modo di suonare e dai timbri del
chitarrista Wayne Krantz e dalla densità del playng del batterista Keith Carlock, in
questo flusso il bassista Lefebvre si inserisce con un sound molto scuro e con un
approccio molto percussivo creando un parallelo tra i tamburi di Karlock e il
fraseggio acido di Krantz. Altra particolarità della band, è la componente ritmica.
Le composizioni e le improvvisazioni sono completamente basate su concetti e
strutture di natura ritmica, continui cambi di groove e continue modulazioni
metriche.

78
Anche il diverso approccio ritmico dei tre musicisti influisce molto sul sound , il
batterista Keith Carlock suona cicli molto larghi di groove dando sempre una
sensazione di sospensione, Wayne Krantz invece usa un fraseggio molto denso a
scandire ogni punto del bit, Tim Lefebvre fa da collante fra i due inserendosi alle
volte in asse con il chitarrista e alle volte con il batterista oppure inserendosi con
interventi timbrici, usando effetti.
Per quanto riguarda l’uso dell’effettistica è stato, per Tim Lefebvre, fondamentale
la collaborazione con il batterista JoJo Mayer, con il quale ha un progetto di musica
elettronica, una banda che si sarebbe poi trasformata negli attuali The NERVE,
senza però Lefebvre al basso rimpiazzato da John Davis. Questa esperienza è stata
per Lefebvre importante perché gli ha permesso di sperimentare sonorità diverse
che diventeranno fondamentali nel suo stile, derivanti dalla musica elettronica in
particolare ispirati a DJ del momento come Dillinja, Karsh Kale e Squarepusher.
Tim Lefebvre riesce, con l’uso degli effetti a ricreare queste sonorità ma la cosa più
importante è che riuscirà a dare a questi timbri valenza espressiva all’interno delle
proprie bass line. Questa sua ricerca timbrica si può apprezzare molto nei lavori
frutto della collaborazione con il batterista Mark Guiliana nel progetto Beat Music.
La band ha una forte influenza che deriva dalla musica elettronica per quanto
riguarda le sonorità, ma dietro c’è un concetto di improvvisazione, quasi totale,
partendo da groove, impostati dal batterista Mark Guiliana o da Tim Lefebvre,
sopra i quali i vari membri de gruppo intervengono. E’ molto interessante anche
come basso e batteria interagiscono fra di loro come possiamo vedere nel brano
HERNT.

79
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45


In questo brano basso e batteria sono in perfetto asse, impostano un groove,
costruito su cellule di sedicesimi, di quindici battute cicliche, la batteria usa
soltanto tre parti del set charleston cassa e rullante e il basso associa a queste
percussioni sempre le solite note, Re per la cassa Fa oppure La per il rullante,
questo, oltre a creare groove ,fa si che basso e batteria vengano percepiti come
unico strumento .


45 M. Guiliana “H.E.E.R.N.T” bass line di T. Lefebvre e parte di batteria, trascritte da G. Miatto.

80
Insieme al batterista Guilina ha suonato nel disco Casting For Gravity di Donny
McCaslin. Il brano Says Who, contenuto nell’album, è esplicativo per capire l’uso
che Lefebvre fa degli effetti all’interno delle bass line.
La linea di basso iniziale, è eseguita due volte la prima volta con il suono pulito ,la
seconda il bassista inserisce l’effetto Octaver, tecnica d’abbellimento che ricorda
molto lo stile di Darryl Jones. Anche nella parte del solo di sassofono, il basso crea
transizioni fra le parti della struttura con il solo uso degli effetti, alternando un
suono, sempre con l’Octaver e poi un suono modulato con l’effetto del Ring
Modulator. Negli ultimi anni Tim Lefebvre si è trasferito nella città di Los Angeles,
questo gli ha permesso di entrare a contatto con altri musicisti, pur continuando a
collaborare con i colleghi della scena di New York. È entrato a far parte della
Tedeschi Truks Band, gruppo capitanato dalla coppia di cantante e chitarrista,
questo gli ha permesso di farsi apprezzare anche come bassista turnista in un
contesto più rock-blues . La sua ultima collaborazione più importante è quella con
Lazarus
David Bowie. Tim Lefebvre fa parte, con Mark Guiliana, Donny McCacaslin, Ben
Bass by
Monder e Tim Lefebvre
Jason Lindner, della band David
che Bowie Transcription
ha inciso l’ultimo disco bydel
BrianCantante
Wroten

inglese. E’ interessante vedere come il bassista costruisca una bass line, dallo stile
7 La prima cosa che si nota è l’utilizzo di un suono
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q =brano
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molto rock nel c. 68 Lazzarus.
4 œ œ
non effettato con il plettro. Tim Lefebvre costruisce la sua bass line su un groove di
sedicesimi,
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rendendola sempre più densa nel procedere del brano. L’apice si
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œ ≈ ¿ œ œ ≈ œ œil œsolo di ‰ Sax, b œ
R per ¿poi œacquietarsi œ
œ ≈ ¿ œ œ ≈ œ œnella .
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9 A- F A- F
raggiunto durante
R dove il
bassista continua a tenere il groove utilizzando l’ottava più alta del basso e
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abbellendo il tutto con degli armonici.

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Verse

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Interlude
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Verse 2
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2 Lazarus

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Verse 3
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Un altro brano molto interessante all’interno dell’album Black Star, di David Bowie

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è Sue (or in a season of crime). Qui la band imposta un groove molto rock, dove

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70
basso e chitarra sono all’unisono nei vari ostinati ritmici. Tim Lefebvre utilizza un
suono inizialmente pulito, che durante lo sviluppo del brano modifica utilizzando

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distorsioni, Octaver ed effetti di modulazione.
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46 D.’Bowie “Lazzarus” bass line di T. Lefebvre, trascritta da G. Miatto.

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Intro x4 Strofa
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47


Come i bassisti che lo hanno ispirato Jame Jamerson, Jaco Pastorius, Darryl Jones e
Pino Palladino, Tim Lefebvre rappresenta un punto di riferimento stilistico,
tecnico, timbrico nel mondo del basso elettrico.





Tim Lefebvre discografia selezionata

Con Mark Guiliana
“Beat Music” Mark Guiliana 2013
“Mark Guiliana” Mark Guiliana 2012
“Beat Music the Los Angeles Improvosation” Marck Guiliana 2014
Con Waine Krantz
“Krantz Carlock Lefebvre” Abstract Logix 2009
“Good Piranha Bad Piranha” Abstract Logix 2014



47 D. Bowie “Sue” bass line di T. Lefebvre, trascritta da G. Miatto.

83

Con Donny McCaslin
“Casting for Gravity” Criss Cross Jazz 2012
“Fast Future” Criss Cross Jazz 2015
Con i Rudder
“Rudder” 2007
“matorning” 2009
Con David Binney
“Balance” ACT 2002
Con David Bowie
“Black Star” Columbia 2016






















84
Skuli Sverrison

Bassista, polistrumentista e compositore, Skuli Sverrison nasce a Reykjavik il 23
ottobre del 1966. Si trasferisce negli stati uniti e nel 1987 si diploma al Berklee
College of Music di Boston, diventando una delle prime scelte nella scena musicale,
inizia a collaborare con artisti importanti come Bob Moses, Danilo Perez, Wolfgang
Muthspiel and Mino Cinelu ed il multi strumentista Carsten Tiedemann con il quale
forma il duo Mo Boma che nel 1992 fa uscire il primo disco Jijimuge. Il disco
combina sonorità percussive, come l’Udu e la Kalimba, con suoni di sintetizzatori e
il sound di Sverrison. La musica è delicata evocativa e va al di là, di ogni genere
musicale preesistente. Questo progetto fa subito notare le direzioni musicali del
bassista islandese. Il duo inciderà in seguito Myths of the Near Future - Part
One, Myths Of The Near Future: Part Two, Myths Of The Near Future Part Three
dischi caratterizzati da una forte componente di ricerca e sperimentazione. Questo
suo particolare approccio alla musica lo fa entrare nel giro dei musicisti più
all’avanguardia ed inizia a lavorare con il trombettista Leo Smith, con i sassofonisti
Peter Brotzmann e Tim Berne, con il chitarrista Derek Bailey e con il percussionista
Nana Vasconselos . Allo stesso tempo Sverrison si occupa di musica di tutt’altro
genere, è un apprezzatissimo bassista fusion e nel 1991 entra a far parte della band
del chitarrista Allan Holdsworth con il quale registra Hard Hat Area ritenuto uno
dei migliori dischi del chitarrista britannico. In questo disco possiamo apprezzare
gli aspetti più classici dello stile di Sverrison, una grandissima padronanza tecnica
e armonica e un senso del time profondo e complesso, lo rendono un grande
interprete del gene che può essere paragonato per sottili similitudini a Gary Willis.
Nel 1997 esce il primo disco solista di Skuli Sverrison. E’ un disco abbastanza “
estremo”, che vede Sverrison come unico esecutore. Atmosfere ambiente ed
elettroniche che si incrociano con suoni acustici dalla profonda valenza espressiva.
Un lavoro introspettivo, ma nei confronti della musica stessa, come se Sverrison si
avventurasse nella zona più primordiale di quest’arte, prende l’elemento sonoro e
gli attribuisce valore narrativo ed espressivo, non è una musica umanizzata, fatta
di parti sezioni e ruoli, è suono. Un’altra importante collaborazione di Sverrison è
quella con la band, capitanata dal batterista Jim Black, AlasNoAxis. La band, ha forti
influenze pop-rock sia timbricamente che compositivamente. Il tutto, viene
approcciato in una maniera molto intellettuale. A ogni elemento della musica viene

85
data grossa valenza espressiva. In questo progetto possiamo sentire un ulteriore
mondo di Skuli Sverrison. Il sound del bassista è completamente diverso da quello
dei dischi di Holdswort e anche il modo di suonare cambia radicalmente. Sverrison
presenta un suono molto vintage e cupo il suo modo di suonare è molto intimo ed
essenziale, questo stile lo ritroveremo anche in altri progetti di Sverrison, come
nell’attuale duo con il sassofonista islandese Óskar Guðjónsson. L’estetica del duo
sembra basata sull’essenzialità dei vari elementi che costituiscono la musica, non è
mai presente una nota di troppo, un timbro decontestualizzato. Il bassista e Il
sassofonista siintrecciano e comunicano, con l’ascoltatore, attraverso un linguaggio
semplice ed intuitivo e proprio come l’intuizione che percepisce qualcosa che va al
di là della superfice, la musica del duo è profonda ed evocativa
Da oltre 20 anni Sverrison collabora con artisti di ogni genere Lou Reed, Jon
Hassel, David Sylvian, Arto Lindsey Ryuichi Sakamoto, Johann Johannsson and
Hildur Gudnadottir Olof Arnalds, David Thor Jonsson, Anthony Burr, Eyvind
Kang Jim Black, Chris Speed, Ben Monder ed altri ancora. Porta nella musica quella
profondità e quella ricerca che rende tutto pregno di significato ed di espressione
artistica. Un musicista, bassista, che non si è dato limiti, libero da concetti e da stili,
Sverrison riesce così a canalizzare e a tradurre nel modo più diretto la musica .


Skuli Sverrison discografia selezionata

Come Leader
“Sermonie” Extreme 1997
“Skuli Sverrison & Hilmar jensson- KJar” smekkleysa 1998
“Skuli Sverrison & Abthony Burr- Desist” Fire Inc. 1999
“Skuli Sverrison & Abthony Burr- A Thousand Incidents Arise” The Worker’s Insyitute
2005
“Sería” 12 Tonar 2006
“Sería II” Sería Music 2010
“Skuli Sverrison & Óskar Guðjónsson – The Box Tree” Mengi 2012


86
Con Allan Holdswart
“Hard Hat Area” Restless Records 1993
Con Mo Boma
“Jijimuge” Extreme 1992
“Myths of the Near Future Part one” Extreme 1994
“Myths of the Near Future Part two” Extreme 1995
Con AlasNoAxis
“AlasNoAxis” Winter & Winter 2000
“Splay” Winter & Winter 2002
“Habyor” Winter & Winter 2004
“Dogs of Great Indifference” Winter & Winter 2006
“House Plants” Winter & Winter 2009
Con Ben Monder
“No Boat” Songlines 1997
“Hydra” Sunnyside 2013


























87
HADRIEN FERAUD

Hadrien Feraud è sicuramente uno dei bassisti contemporanei più influenti e
caratteristici. Talento precoce è sulle scene sin da giovanissimo. Nasce il 16 agosto
del 1984 a Parigi, in una famiglia di musicisti, il padre chitarrista sarà il suo primo
insegnante. Dopo i primi approcci con la chitarra e la batteria, all’età di 12 anni,
dopo aver ascoltato Jaco Pastorius ed i Weather Report, decide di iniziare a
studiare basso elettrico. Oltre all’influenza di Jaco Pastorius si può sentire, nel suo
stile, quella di bassisti come Victor Bailey, Anthony Jackson, Gary Willis, Matthew
Garrison ed il suo mentore Dominique Di Piazza, virtuoso bassista francese. Nel
2002 forma un trio con Jim an John Grandcamp, rispettivamente alla chitarra e alla
batteria, il nome della band è LE CARTEL con la quale suona nei principali festival
francesi, collaborando anche con Birelli Lagrene e Sylvain Luc. Il primo riscontro
discografico dove possiamo apprezzare lo stile di Hadrien Feraud è il disco
Industrial Zen di John McLaughlin, dove il basita incide due tracce e in seguitò
accompagnerà il chitarrista in tour.
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Nel brano Raju possiamo iniziare ad apprezzare, quelli che sono, i caratteri
principali dello stile del bassista francese, un sound tipicamente fusion e una

48 J. McLaughlin “Rajus” bass solo di H. Feraud, trascritto da G. Miatto.

88
padronanza tecnica incredibile ed una profonda conoscenza armonica. Nel 2007
pubblica il suo primo disco come Leader HADRIEN FERAUD, che presenta, al suo
interno, composizioni del giovane bassista, eseguite da formazioni diverse e anche
tracce con due bassi, Feraud, viene affiancato da Dominique Di Piazza e da Linley
Marthe .Il brano Rumeurs è un ottimo esempio per analizzare lo stile di Feaud. La
composizione inizia con dei suoni campionati ed elettronici, dove d’improvviso si
inserisce il basso con uno stile virtuoso e frenetico. Qui Feraud espone tecniche, sia
nei solo che nel comping, che rimandano allo stile di Matthew Garrison e
Dominique Di Piazza , ovvero una particolare tecnica della mano destra, derivante
dalla tecnica della chitarra classica, dove vengono utilizzate quattro dita per
pizzicare lo strumento ,questo permette differenti articolazioni e sonorità.

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49


Da Questo estratto solistico possiamo anche vedere come Feraud utilizzi, sopra
un’armonia di Dmin7 un fraseggio molto cromatico con particolari soluzioni
intervallari. Nello stesso anno entra a far parte di un nuovo progetto di Chick
Corea, e sarà possibile sentirlo nel disco Brooklyn, Paris to Clearwater, la
collaborazione con ll pianista americano continua e nel 2013 esce THE VIGIL.
Nel 2008 registra ufficialmente un disco con Birelli Lagrene, con una formazione
tutta francese e dai forti contenuti Fusion. E’ nel 2015 che esce il nuovo disco che

49 H. Feraud “Rumeurs” bass solo di H. Feraud, trascritto da G. Miatto.


89
vede Feraud come leader, il titolo dell’album è Born In The 80’s.. E’ presente nel
disco un arrangiamento del brano Punk Jazz, di Jaco Pastorius, nel quale è possibile
apprezzare anche la maturità ritmica del bassista francese.

Punk Jazz
Punk Jazz Hadrien
Hadrien Feraud
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50


50 H. Feraud, “ Punk Jazz”, bass solo di H. Feraud, trascritto da G. Miatto.

90
In questo estratto del solo di basso il fraseggio di Feraud è meno denso e la
tensione è data dalle scelte ritmiche che il bassista applica all’interno delle frasi, il
tutto è aiutato anche dal continuo alternarsi, per il tipo di arrangiamento scelto, di
battute in 4/4 e 7/8 .
Hadrien Feraud rappresenta la massima evoluzione tecnico strumentale nel
mondo del basso elettrico, ha ulteriormente evoluto il linguaggio di bassisti come
Gary Willis e Matthew Garrison, entrando di diritto tra quei musicisti che hanno
contribuito all’evoluzione ed hanno dato importanza al basso elettrico.














Hadrien Feraud Discografia selezionata

Come Leader
“Hadrien Feraud” Dreyfus Jazz 2007
“Born in the 80’s” Dreyfus Jazz 2015
Con John McLaughlin
“Industrial Zen C&B Media 2006
Con Chick Corea
“The Vigil” Concord 2013
Con Birelli Lagrene
“Electric Side” Dreyfus Jazz 2008







91
Conclusioni

Il motivo di questa tesi è capire come uno strumento, nato solo nella seconda metà
del secolo scorso, si sia evoluto, facendo focus su quelli che sono stati i pionieri ed i
principali “inventori” di tecniche e stili che oggi fanno parte del linguaggio comune
del basso elettrico. Abbiamo visto quali sono stati i motivi della nascita di questo
strumento e come questa abbia influito sullo sviluppo di determinati generi
musicali che a loro volta sono stati fondamentali per lo sviluppo stilistico, timbrico
del Jazz. Ed è proprio all’interno del mondo jazz che abbiamo trovato i bassisti più
importanti che hanno contribuito allo sviluppo dello strumento.
Abbiamo visto come inizialmente, nel jazz, il basso elettrico non abbia avuto una
vera e propria identità e come questa sia arrivata grazie musicisti come Steve
Swallow e Jaco Pastorius che con i loro lavori e la loro ricerca hanno dato spazio e
luce al loro strumento. Abbiamo visto come determinati sotto generi del jazz
abbiano basato il loro sound sull’utilizzo di strumenti non acustici come il basso
elettrico e come all’interno di questi generi siano venuti fuori tra i più grandi
interpreti del basso.
Abbiamo visto che ci sono delle costanti e dei parallelismi fra determinati bassisti,
sia per motivi cronologici che di comunanza poetica.
La conquista di un’identità precisa è stata difficile per Il basso elettrico, perché
non è mai stato considerato come cosa a se stante, ma sempre messo a confronto,
per ruolo o sound con altri strumenti che siano chitare o contrabbassi. Inoltre il
ruolo di basso, elettrico o acustico che sia, ha sempre avuto una forte definizione
all’interno del mondo musicale, la “funzionalità”, concetto anche giusto, ma non
imprescindibile. E’ stato proprio il lavoro di determinati musicisti a cambiare il
concetto di funzionalità, perché questo è un concetto che separa e divide, una cosa
funzionale in un contesto, non è per forza funzionale in un altro e soprattutto è
questo un concetto che mette il musicista in una condizione non espressiva, ma
solo esecutiva.

L'espressione "emancipazione del basso" ha un risvolto in qualche modo negativo,
viene da pensare che prima fosse incatenato… Io non mi sono mai sentito limitato in
quello che ho cercato di suonare. Non ho mai avuto l'impressione di essere un

92
bassista all'interno della sezione ritmica col compito di accompagnare un solista e
che il mio ruolo fosse solo quello di essere "funzionale".
Ron Carter.


Abbiamo visto come il lavoro di ogni singolo bassista analizzato, rappresenti una
sorta di micro cosmo a se stante che va al di là, dell’epoca e dello stile. Non esiste
più lo stile bassistico nel jazz nel funk nel rock nella musica latin esiste il genere
Pastorius, il genere Patitucci il genere Sverrison . Questa è una tesi focalizzata su
di uno strumento e sulle sue caratteristiche, ma è anche basata su musicisti che
hanno scavallato e distrutto i limiti e i margini espressivi di questo strumento,
dando suono alle loro idee, alle loro intuizioni e anche i progressi tecnici credo
siano dovuti a questo. Non esiste un modo standard, un modo “per definizione”
corretto di impostazione per il basso elettrico. Essendo uno strumento che non ha
secoli di storia, lo sviluppo tecnico è stato molto rapido e molto istintivo.
Inizialmente suonato con un solo dito, il pollice, per poi passare a due e in seguito a
tre e poi quattro, l’introduzione di tecniche percussive ed i vari cambiamenti a
livello costruttivo fanno del basso elettrico uno degli strumenti più
“personalizzabili” che ci siano.
I musicisti che ho deciso di analizzare sono quelli che più, a mio avviso, hanno
contribuito allo sviluppo di questo strumento e che in un certo modo hanno
contribuito al mio sviluppo, come musicista e come persona. L’idea di non avere un
limite espressivo dato dallo strumento e dal contesto musicale, nel quale siamo
inseriti è per me oggi fondamentale. Un altro insegnamento che ho ricevuto
nell’analizzare questi artisti è il modo in cui si possa valorizzare il lavoro altrui.
Non prendendolo come punto di riferimento estetico o come modello da seguire e
raggiungere, meccanismo che crea frustrazione tipico di chi idolatra il lavoro
altrui, ma cercando di capire quale percorso musicale e intellettuale abbiano fatto
queste persone e quale sia stato il motivo ed il modo che hanno portato loro ad
innovare e ad evolversi come musicisti.
Per concludere, quello che ho capito alla fine di un percorso didattico e alla luce di
questa tesi è che: la musica e l’arte in generale sono luoghi d sincerità, nei confronti
di se stessi e della vita, luoghi dove non si può fingere di essere altro, luoghi che
richiedono “presenza”. Una “presenza” totale fisica, emotiva, spirituale. Dico che la
musica è un luogo perché credo che essa già esista e che noi, attraverso intuizioni

93
riusciamo a vederne e a carpirne i vari elementi e le varie parti, cercando poi di
tradurli in un linguaggio da noi creato. E credo che siano queste intuizioni, oltre al
contesto storico culturale che hanno reso possibile che questi musicisti potessero
esprimersi in maniera innovativa, dando, a chi ne ascolta il loro lavoro, stimoli e
motivo di riflessione su cosa sia la musica e tutto ciò che le sta in torno.


Ogni relazione con l'archetipo, vissuta o semplicemente espressa, è
"commovente", cioè essa agisce poiché sprigiona in noi una voce più potente della
nostra. Colui che parla con immagini primordiali è come se parlasse con mille voci;
egli afferra e domina, e al tempo stesso eleva, ciò che ha designato dallo stato di
precarietà e di caducità alla sfera delle cose eterne; egli innalza il destino personale a
destino dell'umanità e al tempo stesso libera in noi tutte quelle forze soccorritrici che
sempre hanno reso possibile all'umanità di sfuggire ad ogni pericolo e di
sopravvivere persino alle notti più lunghe . Questo è il segreto dell'azione che può
compiere l'arte. Il processo creatore, per quanto possiamo seguirlo, consiste in un'
animazione inconscia dell'archetipo, nel suo sviluppo e nella sua formazione sino alla
realizzazione dell'opera. Il dare forma all'immagine primordiale è in certo modo un
tradurla nella lingua di oggi, ed è per mezzo di questa traduzione che ognuno può
ritrovare l'accesso alle fonti più profonde della vita, accesso che fino a quel momento
gli era stato interdetto.51
( C.G.JUNG )










51 C. G. Jung “ Psicologia e Poesia” Bollati Boringhieri 1979

94
Bibliografia


- Bill Milkowiski “JACO PASTORIUS la straordinaria e tragica vita del più grande
bassista del mondo” Nuovi Equilibri 2001.
- Marc Chalosse “Steve Swallow improvvisation concepts and tecnique” Edition
Henry Lemoine 1995.
- D.Schaub e A.Skalarevski Arikat “Fingerstyle Funk wit Francis rocco Prestia” Music
1993.
-” R.Peterson “Jaco Pastorius Bass Method HALL-LEONARD 2008.
- A.Slutsky “Tanding in the Shadow of Motown:The Life and Music of Leggendary
Bassist James jamerson” Dr.Lick 2006.
- J.Patitucci “John Patitucci Electric Bass” Manhattan Music 1991.
-” J.Patitucci “John Patitucci Electric Bass Vol.2 Manhattan Music 1993.
- G.Willis “Gary Willis progressive basics” RHE Pubblications 1991.
-“Miles. L’autobiografia” M.Davis e Q.Troupe Minimum fax 2010.
-” G.Festinese “Matthew Garrison Musica jazz 2004.
-” G.Festinese”Matthew Garrison” C.Jisi Bass Player ottobre 2010 USA.
- M.Flynn “The Genius of Anthony Jackson” Bass Guitar Magazine 21.
-S.Van Maas “Contrabass Guitarist Anthony Jackson and the Aesthetics of
Modernism” Dutch Journal of Music Theory september 2008.
-C. Jisi “ Darryl Jones. Like a Rolling Stone” Bass Player november 1996.
-C.G.Jung “Psicologia e poesia” Bollati Boringhieri 1979.










95

Sitografia


-B.Milkowski “Victor bailey’s Bass Manifesto” Bass Player.com
http://www.bassplayer.com/artists/1171/victor-baileys-bass-manifesto/25918
Consultato il 17 febbraio 2016.
-J.Liebman “Alphonso Johnson: exclusive iterview with FBPO December 2014”
FBPO.com
http://forbassplayersonly.com/interview-alphonso-johnson/
Consultato 13 febbraio 2016.
-E. Kepner “An interview with Stanley Clarke” No Treble.com
http://www.notreble.com/buzz/2009/12/17/an-interview-with-stanley-clarke/
Consultato 29 gennanio 2016.
-S.Swallow “ Bio” Steve Swallow Wattxtrawatt.com
http://www.wattxtrawatt.com/biosteve.pdf
Consultato 6 febbraio 2016.
-M.Kassel “The Mentality of Music: An Interview with Marcus Miller” NextBop.com
http://nextbop.com/blog/thementalityofmusicaninterviewwithmarcusmiller
Consultato 23 gennaio 2016.
-C.Jisi “Tim Lefebvre Brings His Musical Moxie to the Mainstream” Bass Player.com
http://www.bassplayer.com/artists/1171/tim-lefebvre-brings-his-musical-
moxie-to-the-mainstream/49323
Consultato 14 febbraio 2016.
-S.Gregory “Tim Lefebvre:Misical Multilinguistic” Bass Musician.com Magazine
http://bassmusicianmagazine.com/2013/11/tim-lefebvre-musical-multilinguist-
bass-musician-magazine-november-2013/
Consultato 14 febbraio 2016.
-W.Marx Jr. “Electric Bass Origins” Premier Guitar.com
http://www.premierguitar.com/articles/Electric_Bass_Origins_Part_2_The_First
_Guitar
Consultato 2 febbraio 2016.
-J.Pauley “Paul Jackson” Jazz.com

96
http://www.jazz.com/encyclopedia/jackson-paul
Consultato 25 febbraio 2016.
-E.Hogan “Anthony Jackson Discography” AllMusic.com
http://www.allmusic.com/artist/anthony-jackson-mn0000924257/credits
Consultato 23 febbraio 2016.
-E.Hogan “James Jamerson Discography” AllMusic.com
http://www.philbrodieband.com/muso_james_jamerson_discography.htm
Consultato 30 gennaio 2016.





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