Sei sulla pagina 1di 64

Acustica degli strumenti musicali

Pianoforte

a.a. 2016 -17


Settore artistico-disciplinare COME/03
Docente: Angelo Conto | angeloconto@gmail.com
Bibliografia:

Fisica nella musica, A. Frova, ed. Zanichelli


The musician’s guide to acoustics, Campbell and Grated, Oxford Press
Manuale di Acustica, A. Everest, ed. Hoepli
Five lectures on the Acoustics of the piano © 1990 Royal Swedish Academy of Music
Acoustics and Psychoacoustics, David Howard, Jamie Angus, Focal Press

Siti internet:

University of New South Wales; Department of Music Acoustics: http://www.phys.unsw.edu.au/music


Dr. Dan Russell, Grad. Prog. Acoustics, Penn State, http://www.acs.psu.edu/drussell
“Fisica Onde Musica” http://fisicaondemusica.unimore.it

Immagini, animazioni e video:

Dr. Dan Russell, Grad. Prog. Acoustics, Penn State, http://www.acs.psu.edu/drussell/


Joe Wolf - licensed under a Creative Commons Attribution-Noncommercial-No Derivative Works 2.5
Australia License
http://fisicaondemusica.unimore.it: Licenza Creative Commons: Attribuzione - Non commerciale -
Condividi allo stesso modo 2.5 o successive
GFu-Kwun Hwang Dept. of physics National Taiwan Normal University - Creative Commons Attribution
2.5 Taiwan License
2
Pianoforte
Pianoforte
Pianoforte
Il pianoforte moderno è l’evoluzione dello strumento inventato nei primi anni del 1700 dal fiorentino
Bartolomeo Cristofori. Esso è formato dai seguenti elementi fondamentali:

o le corde, tre per nota nella zona acuta fino al si1 o sib1; due nella regione medio-grave, una nella
regione grave

o il telaio in ghisa, costituito da un pezzo unico in grado di sopportare l’enorme tensione (fino a 27
tonnellate) applicata alle corde. In un pianoforte a gran coda pesa circa 180 Kg

o la tavola armonica

o i ponticelli, che trasmettono le vibrazioni dalle corde alla tavola armonica

o la meccanica, comprendente il meccanismo di azione e la tastiera, composta solitamente da 88 tasti,


una estensione corrispondente a sette ottave più un terzo di ottava

o la cassa in legno che racchiude tutti gli elementi

o i pedali, di cui quello a destra (pedale di risonanza) solleva tutti gli smorzatori, permettendo alle note
suonate di prolungare la propria durata e a quelle non suonate di ricevere la vibrazione di esse tramite
il ponticello e quindi di vibrare per simpatia. Il pedale di sinistra (il cosiddetto una corda) diminuisce il
volume sonoro complessivo spostando la meccanica in modo che i martelletti possano colpire solo
due delle tre corde, oppure avvicinandoli alle corde, diminuendo l’energia trasferita.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – tavola armonica
Excerpts from a concert "From harpsicord to concert grand", given at the Royal Swedish Academy of Music, May 27,
1988, illustrating the development of the piano from 1813 to 1980. The concert was opened with a harpsicord as a
reference to the keyboard instruments before the piano epoch. Most of the performed music was contemporary to the
instrument on which it was played.

Sound example 9: Harpsicord by Martin Skowroneck, Bremen 1987. Copy of a North German harpsicord by Zell,
Hamburg 1728. Two manuals with 8-ft + 4-ft stops (lower), and a 8-ft stop (upper), including buff stop. The pitch
can be lowered a semitone (A4=415 Hz) by shifting the entire action.

Excerpt from Toccata in D major by Johann Sebastian Bach (1685-1750) played by Karin Jonsson-Hazell

Sound example 10: Hammerklavier by Johan Söderberg, Stockholm 1813. Early piano with wooden frame. English
type action with leather hammers. Compass 5 5/8 octaves, F1 - C7. The soundboard and strings have been
replaced, but otherwise the instrument is in original condition.

Excerpt from Fantasia No.2 in C-major by Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1748) played by Karin Jonsson-Hazell

Sound example 12: Square piano from the Swedish maufacturer Malmsjö, Gothenburg 1868. Beutiful case of
walnut root. Wooden frame reinforced by a small cast iron plate extending only over a part of the instrument.
Compass 7 octaves, A0 - A7.

Excerpt from Four Pieces Op. 56 by Ludwig Norman (1831-1885) played by Lucia Negro

Sound example 13: Grand piano, model B (7-ft) from Steinway & sons, Hamburg 1898. Medium size grand piano
with complete cast iron plate and very rigid rim made by many layers of hardwood. Double repetition action,
including three pedals; soft, sostenuto, and sustaining pedal. Compass 7 1/4 octaves, A0-C8. The strings in this
instrument have been replaced.

Excerpt from Sonatin by Maurice Ravel (1875.1937) played by Lucia Negro

Sound example 14: Grand piano, model D (9-ft) from Steinway & sons, Hamberg 1980. Concert grand with the
same basic construction and features as the smaller model B. Very common concert instrument all over the world,
designed about 100 years ago.

Excerpt from Polonaise in F sharp minor by Frédéric Chopin (1810-1849) played by Greta Eriksson.

da: Five Lectures on the Acoustics of the Piano


Pianoforte - azione
E’ formata essenzialmente da
quattro parti: il tasto, il
meccanismo di leve, il
martello, lo smorzatore. Il
tasto è una leva a due bracci
di lunghezza circa 270 mm
(tasti bianchi) o 240 mm (tasti
neri), avente il fulcro
approssimativamente a metà
lunghezza. La lunghezza della
corsa nella sua estremità
ester na è circa 9,5 mm;
essendo il rapporto di leve tra
tasto e martelletto
approssimativamente 1:5, la
corsa del martelletto misura
circa 47 mm. La forza impressa
sul tasto durante l’esecuzione
varia da un minimo di 0.5 N,
n e c e s s a r i p e r a b b a s s a re
semplicemente il tasto, fino a
raggiungere anche i 50 N in
un fortissimo; per via dei
particolari rapporti di leve la
forza trasferita al martelletto è
di circa l’80% superiore di
quella applicata al tasto.
Pianoforte - azione
Pianoforte - azione
Pianoforte - timing

Descriveremo ora brevemente le fasi successive del funzionamento dell’azione.


a) posizione di riposo
In questa fase l’estremità esterna del tasto è spinta nella sua posizione superiore dal peso del meccanismo
di leva, il quale è appoggiato sulla parte interna del tasto. Il rullino, solidale al martelletto, risiede sulla leva
del doppio scappamento; il meccanismo di leva poggia sul pilota, avvitato nel tasto. Lo smorzatore è
spinto sulle corde dalla leva di smorzamento, opportunamente appesantita con l’inserimento di piccoli
tondini di piombo.

da: From touch to string vibration, Anders Askenfelt & Erik Jansson, J. Acoust. Soc. Am. 88, 52 (1990); anche su Five Lectures on the
Acoustics of the Piano
Pianoforte - timing

b) accelerazione
Quando si preme il tasto, il movimento viene trasmesso alla meccanica tramite il pilota. La parte interna
del tasto si muove verso l’alto, provocando una rotazione in senso antiorario del meccanismo di leva,
facilitata da una piccola molla. Il martelletto, spinto dalla leva del doppio scappamento, inizia ad alzarsi in
direzione della corda. Immediatamente dopo, il movimento propulsivo passa dalla leva al montante, il
quale è inserito attraverso la leva stessa. Quando il martelletto ha percorso circa metà della sua corsa,
l’estremità interna del tasto aziona la leva di smorzamento la quale solleva gli smorzatori dalle corde.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte - timing

c) impatto

Poco dopo l’estremità superiore della leva del doppio scappamento raggiunge la vite di registro e quindi si
ferma a questa altezza. Contemporaneamente l’estremità inferiore del montante tocca il proprio registro;
esso ruota attorno al perno e la sua estremità superiore scivola sul rullino, permettendo lo scappamento
del martelletto e la continuazione della sua corsa svincolato dalla meccanica.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte - timing
d) arresto
Dopo aver colpito le corde, il martello rimbalza e, raggiunta una certa distanza dalle corde, viene preso e
trattenuto dal paramartello fino a quando il tasto non verrà rilasciato. In questa fase il rullino poggia sulla
leva del doppio scappamento e non sul montante in quanto quest’ultimo, dopo la rotazione, è in
posizione arretrata rispetto al rullino. A questo punto, se il tasto viene mantenuto premuto gli smorzatori
rimangono sollevati, permettendo la vibrazione della corda e il prolungamento del suono; se il tasto viene
rilasciato completamente i meccanismi tornano in posizione di riposo e l’intero procedimento può essere
ripetuto. Esiste però una terza alternativa che sfrutta il meccanismo del doppio scappamento per ottenere
una ripetizione rapida della nota. Nella prima parte del rilascio del tasto il martelletto viene sganciato dal
paramartello; esso inoltre è leggermente sollevato per l’azione della molla della ripetizione. A circa un
terzo della corsa di ritorno del tasto il montante, muovendosi verso la propria posizione di riposo, può
scivolare nuovamente sotto il rullino.
A questo punto la situazione è la stessa del
punto b): premendo il tasto il montante
solleva il rullino e il martelletto colpisce
nuovamente la corda. In questo modo è
possibile ripetere la stessa nota effettuando
solo un terzo della corsa del tasto, quindi in
maniera più veloce rispetto al caso in cui il
rilascio avvenga completamente.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

In un modello realistico dell’interazione martello-corda dobbiamo considerare un martello la cui massa


M è piccola ma paragonabile con quella della corda. In questo caso lo spettro decresce, al di sopra del
modo di ordine nm=0,73Ms/M, come 1/n, quindi con pendenza 6 dB/ottava. Come ci aspettiamo non
sono presenti le componenti di ordine 1/β :

da Donald E. Hall, Hall, D. (1987a): "Piano string excitation II: General solution for a hard narrow hammer," J. Acoust. Soc. Am. 81,
pp. 535-546.
Pianoforte – interazione martello - corda

Il grafico a fianco mostra I valori tipici di massa del


martello e della corda lungo l’estensione dello
strumento. Notiamo una grande variabilità per I valori
delle corde, mentre I martelli rientrano tra i 6 g nei bassi
e i 12 g negli acuti.

Gli effetti dell’interazione con la stessa corda C4 da


parte di martelli di massa diversa sono stati studiati da
Askenfelt e Jansson (1985) trovando, come nelle attese,
che con il martello più pesante il tempo di contatto era
più lungo e viceversa. Nonostante la forma d’onda non
variasse considerevolmente, il suono prodotto era
marcatamente diverso.

Il tempo di contatto è un parametro cruciale nella


descrizione dell’interazione martello-corda.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

In questo grafico è rappresentato il tempo di


contatto martello-corda espresso in millisecondi.
Notiamo che la durata diminuisce dai bassi agli
acuti. La parte di sinistra delle barre si riferisce a ff,
mentre quella di destra a pp; le due parti sono
separate dal tempo relativo ad un attuatore
meccanico mf. La linea continua rappresenta metà
del periodo della fondamentale.

Stessi dati espressi però come percentuale rispetto


al semiperiodo della fondamentale T0/2. In questa
rappresentazione le durate sono più corte nei bassi
e più lunghe negli acuti

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

Tempo di contatto in funzione della dinamica per


un C4. Il quadrato bianco rappresenta il colpo di un
attuatore meccanico a m f , mentre le linee
tratteggiate rappresentano il range di durata nella
dinamica utilizzata normalmente in un’esecuzione
tra pp e ff.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda
Nella regione dei gravi (fino a G4 circa) è molto inferiore al periodo, pertanto il martello non è più in contatto quando
la prima riflessione dell’onda raggiunge il punto di eccitazione.
Tra G4 e G6 circa, il tempo di contatto è circa uguale al tempo di percorrenza dell’onda.
Al di sopra di questa regione il martello permane a contatto più a lungo di un periodo.

Già Von Helmholtz aveva dedotto che nel tempo durante il quale martello e corda sono in contatto, le armoniche il
cui periodo è inferiore ad esso (frequenza superiore a 1/tc ) interagiscono con il martello in maniera complessa
concludendo che esse vengono eccitate solo debolmente, causando una attenuazione di 6 dB/ottava.

E’ di Lord Rayleigh la prima espressione che ricava l’ampiezza dell’n-mo modo di vibrazione mostrandone la
dipendenza dal tempo di contatto:

8 F l ν cos(nπν ) ⎛ nπ b ⎞
An = sin ⎜ ⎟
π 2T n (1− 4n2ν 2 ) ⎝ l ⎠

dove F = valore massimo della forza applicata


l = lunghezza della corda
b = distanza del punto di contatto
T = tensione
v = rapporto tra tempo di contatto e periodo fondamentale di vibrazione

Si può notare che per valori finiti di ν l’ampiezza delle componenti il cui periodo ha un rapporto con il tempo di
contatto pari a 2/3, 2/5, 2/7,… è nulla.
Inoltre per le armoniche di ordine superiore (cioè per n grande) la serie converge come 1/n3

H. Helmholtz, “On the sensation of tone as a physiological basis for the theory of music”; Dover Publications, New York, 1954
J. W. S. Rayleigh, “The theory of sound”; Dover Publications, New York, 1945
Pianoforte – interazione martello - corda

Il modello più semplice per descrivere l’interazione è


pensare al martello come ad una massa puntiforme
temporaneamente attaccata alla corda e quindi che si
muove solidalmente ad essa. Durante il tempo di contatto
l’onda iniziale (0) viene riflessa e raggiunge il punto di
contatto, trasferisce un impulso al martello. Da questa
interazione nasce una nuova onda (1), la quale ripete il
percorso e trasferisce nuovamente un impulso, dal quale
nasce una onda (2) e così via. Quindi l’interazione corda-
martello produrrà un certo numero di onde viaggianti.
Le curve sono rappresentazioni dello spostamento della
corda nel tempo, in unità normalizzate per rappresentare
un generico tasto.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda
L’interazione martello-corda può essere descritta considerando due contributi:

(1) il comportamento elastico della corda

(2) interazione dell’onda riflessa con i martello

(1) Facendo riferimento alla figura vediamo che, quando la corda è percossa in un punto più vicino ad
un estremo, è la parte più corta della corda ad esercitare la maggiore forza elastica, dal momento
che gli angoli sono differenti. Il rapporto delle due forze è proporzionale alla distanza del punto
di contatto:
Flong L−L
= n = n−1
Fshort L
n
Flong = forza elastica dovuta alla parte lunga della corda
Fshort = forza elastica dovuta alla parte lunga della corda
H=L/n = distanza del punto di € contatto da un estremo

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

Per esempio nel caso in cui il punto di contatto sia ad 1/9 di distanza, il rapporto delle forze è pari a 8.
Trascurando quindi l’azione della parte più lunga e considerando il martello perfettamente rigido
e indeformabile, possiamo considerare il sistema martello-parte corta della corda come un
sistema massa-molla la cui frequenza di risonanza è:

1 T
f=
2π M hµH
Dove Mh è la massa del martello

La figura seguente mostra il grafico relativo al moto del martello:


(a) quando inizia il suo moto, nella
fase in cui il martello è in contatto
con l’azione e con il dito
dell’esecutore
(b) Inizia il moto libero
(c) Incontra la corda
(d) la corda inverte la direzione del
moto
(e) Il martello perde contatto con la
corda
(f), (g), (h), e (i) continuazione del
moto del martello nel caso in cui
proseguisse solidale alla corda
(j) Il moto del martello viene fermato
dall’arresto
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Da questo grafico deduciamo che il tempo di contatto T è uguale ad un semiperiodo dell’oscillatore
massa-corda:
mhµH
T =π
T
Quindi il tempo di contatto aumenta con l’aumentare della massa del martello (gravi) e con la distanza
del punto di contatto; diminuisce con la tensione della corda. Questa stima è corretta nella regione
delle medie frequenze, ma non è più valida nei gravi e negli acuti.

(2) L’impulso prodotto dalla deformazione della corda raggiunge il ponticello e viene riflesso. Essendo
l’impedenza del ponticello molto più grande dell’impedenza delle corde, esso agisce come un
supporto rigido e la riflessione è quasi totale, con inversione di fase. Quando l’onda raggiunge il punto
di contatto, se il martello è ancora in contatto con la corda, agisce trasferendo una forza che decelera il
moto del martello. Da questa interazione nasce una nuova onda che si riflette ed interagisce
nuovamente. Così se il martello rimane a contatto per un tempo sufficiente, si generano molte onde
che si sovrappongono all’impulso originale. Questo processo ha una durata che varia da 0,5 ms per un
f nel registro acuto, a 5 ms per un p nel registro grave. Il numero di impulsi che interagiscono dipende
dal rapporto delle masse del martello e corda, dalla rigidità, dalla velocità e dal punto di contatto.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

Durezza del feltro


La durezza del feltro di un martello influenza direttamente il volume, la
brillantezza e la qualità generale dello strumento. Per produrre il miglior
suono la durezza deve rientrare in un certo range. Inoltre la superficie più
esterna deve essere più morbida dell’interno.
Il grafico a fianco mostra la durezza del feltro, misurata con uno speciale
attrezzo (hardness tester) per tre martelli differenti con peso e misure
simili.

Sound example 2: i tre martelli quando installati su un G5 (tasto 59), dal


più morbido al più duro, ciascuno ripetuto tre volte.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

Spettri prodotti da martelli di differente


durezza, ricavati mediante il modello lineare.
Come intuitivamente ci aspettiamo, i martelli
duri hanno uno spettro più ricco di armoniche
superiori.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

Per descrivere l’elasticità del martello si introduce nel modello un termine elastico:

La forma delle onde generate dall’interazione dipende dalla rigidità della molla, come vediamo dai grafici.
(a): 0.1 è il valore della cedevolezza della molla, quindi corrisponde a martello rigido; 1,5 a martello morbido.
(b) e (c) sono le forme delle onde generate.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda
L’andamento temporale dell’interazione martello-corda è illustrata nel grafico, che descrive la forza agente
sul martello. Vediamo che nel caso di martello rigido l’andamento temporale si configura in una serie di
impulsi, mentre per il martello morbido l’andamento è molto più liscio. Questo grafico ci può fornire
informazioni sull’energia trasferita e sul tempo di contatto.

Evoluzione temporale della forza per un martello ideale di massa uguale alla massa della corda e punto di
impatto 1/8 della lunghezza. La cedevolezza del martello varia da 0 (urto perfettamente elastico, massima
durezza) a 0,8 (abbastanza morbido). La forza è espressa in multipli di 2TV/c. Per un urto a livello mf nel
registro dei medi questa unità corrisponde approssimativamente a 10 N.
Pianoforte – interazione martello - corda
Il modello lineare non riesce a descrivere le importanti variazioni timbriche con la dinamica, prevedendo lo
stesso spettro (amplificato o attenuato) per tutti i livelli. I risultati più recenti hanno evidenziato che il
martello ha un comportamento non-lineare ed isteretico.

Non-linearità

Il martello cambia la propria durezza a seconda della velocità e quindi della dinamica della nota eseguita:
ha perciò un comportamento non lineare. La caratteristica non-lineare del martello può essere pensata
come una molla nella quale le spire non hanno distanza costante tra loro, ma partono più distanziate e
terminano più vicine. In questo modo è necessario applicare una certa forza per ottenere un certo
allungamento e una forza diversa dal doppio per ottenere un allungamento doppio. La legge che lega
forza e compressione può essere scritta come:

F = Kξ p

dove F = forza
K = coefficiente che esprime
€ la rigidità
ξ = compressione
p = descrive la variazione di rigidità con la forza. Valori: 1,5 ÷ 2,8 per martelli nuovi e 2,2 ÷ 3,5 per
martelli già utilizzati

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda

L’isteresi è una proprietà di memoria, per la quale la forza esercitata dal martello dipende non solo dal suo
attuale stato di compressione ma anche dagli stati precedenti. Di conseguenza le fasi di carico e scarico
della forza non sono uguali, e nella formula precedente

F = Kξ p
K e p assumono valori differenti nella compressione e nel rilassamento.
Quindi i valori della forza in un dato istante di tempo si possono ricavare dal grafico dall’evoluzione
temporale. €

Andamento temporale della forza del martello calcolato da un modello lineare con isteresi

www.physics.purdue.edu/piano/piano.html
Pianoforte – interazione martello - corda
Campioni sonori di moderazione del martello
www.physics.purdue.edu/piano/piano.html

Tutti i parametri sono frutto di sintesi derivata da modellizzazione degli elementi costitutivi dello
strumento: martelli, corde, tavola armonica.
Per calibrare gli ascolti prima di tutto presentiamo dei suoni registrati da uno Steinway M:

Successivamente presentiamo suoni nei quali solo la corda è modellizzata, mentre gli altri elementi sono ignorati.

Nei prossimi suoni sono inclusi nei modelli anche la tavola armonica e la stanza. I martelli sono modellizzazione
p
mediante legge forza-compressione del tipo: F = Kξ

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – interazione martello - corda
Questi sono I risultati utilizzando un esponente pari a 3:

Il passo successivo è stato includere l’isteresi, ovvero utilizzare valori di K e di ξ differenti per le fasi di
compressione e decompressione. Inoltre sono state incluse le misure reali della forza di impatto martello-corda.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – modi del martello

Nel pianoforte moderno il sistema del martello mostra un


modo di vibrazione principale attorno ai 260 Hz quando
installato nello strumento. Questo modo non è normalmente
udibile nel registro grave ma può essere percepito nel registro
degli acuti come parte del "knock”, a partire all’incirca dall’A4
(key 49) e può influenzare notevolmente il suono dello
strumento. Si possono ottenere variazioni sensibili nel suono
spostando la frequenza di questo modo di risonanza.

Typical weight curve for modern grand hammer heads. © 1990 Royal Swedish Academy of
Music
Il range tipico del peso dei martelli è da 11 g a circa 3 g. Nei bassi sarebbe ottimale utilizzare martelli
leggermente più pesanti per trasferire più energia (ma questo comporterebbe una durezza eccessiva) mentre
negli acuti il peso ottimale sarebbe inferiore, ma ciò comporterebbe problemi di costruzione.
Pianoforte – corde – inarmonicità

Le corde del pianoforte differiscono sensibilmente dalle corde ideali, ed è necessario tenere conto di
alcuni fattori specifici che ne caratterizzano la sonorità. Tra questi:

1a: Doppio decadimento: il piano di polarizzazione della vibrazione trasversale non è costantemente
verticale ma ruota attorno ad un asse corrispondente alla corda in posizione di riposo;

1b: Doppio decadimento: le corde negli unisoni presentano un accoppiamento, per mezzo del
ponticello, tra di loro; inoltre la frequenza della fondamentale che producono singolarmente non è
esattamente all’unisono

2. Inarmonicità: la velocità delle onde trasversali non è costante ma presenta una caratteristica di
dispersione a causa della rigidità non trascurabile delle corde in metallo del pianoforte;

3. Onde longitudinali: le deformazioni della corda associate alla propagazione trasversale eccitano
anche la vibrazione longitudinale;

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – inarmonicità

Una corda rigida è soggetta, quando flessa, ad una forza di richiamo elastica. E’ un effetto che può essere
trascurato per le corde molto sottili, quali quelle di archi, chitarre, cetre e mandolini, ma è molto rilevante
per le corde di pianoforte, specialmente per quelle dei registi gravi.

E’ un termine dispersivo, ovvero la velocità di propagazione varia con la frequenza. La conseguenza è la


comparsa di inarmonicità positiva, ovvero che produce frequenze maggiori delle parziali armoniche.
La frequenza dell’ipertono n nel caso di una corda rigida appoggiata agli estremi è data dalla seguente
formula:

fn = nf0 1+ Bn2
π 3Yr 4
B=
16TL2

f0 = frequenza della fondamentale nel caso privo di rigidità


Y = modulo di Young
S = sezione
T = tensione
K = raggio di girazione

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – inarmonicità

Nel caso di estremi fissati rigidamente, un’espressione approssimata è la seguente:



2⎢ 2 ⎛ 2 ⎞2 ⎤
f n = nf 0 1+ Bn 1+ B + ⎜ ⎟ B⎥
⎢⎣ π ⎝ π ⎠ ⎥⎦
Quando le estremità sono rigide quindi le frequenze si alzano leggermente. Nel caso del pianoforte la
condizione è intermedia, ma questo fattore è abbastanza piccolo da poter essere utilizzata la prima
espressione.

f0 = frequenza della fondamentale nel caso privo di rigidità
Y = modulo di Young
S = sezione
T = tensione
K = raggio di girazione

Dal punto di vista percettivo è stato studiato il JND (just noticeable difference) di udibilità
dell’inarmonicità, il quale ha la seguente espressione approssimata:

Bthresh = exp (2,54 ln f 0 − 24,6)


I valori tipici di B per il pianoforte sono tra 0,00005 per la regione grave, 0,0004 nei medi e 0,015 per gli
acuti. Anche se l’inarmonicità è minore nei gravi (dipendenza da 1/L2), è percepita molto più facilmente
per via del numero di parziali che hanno frequenza nella zona di massima sensibilità dell’orecchio. Negli
acuti la percettibilità è molto
€ bassa, al limite ininfluente sulla qualità del suono. Al C#6, la soglia di
udibilità dell’inarmonicità è vicina ai valori tipici dei pianoforti. Nella regione dei medi lo shift di frequenza
nella 17ma parziale è tale da alzare la sua frequenza a quella della 18ma parziale armonica.
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – inarmonicità
L’aumento nei gravi è dovuto principalmente all’aumento del rapporto diametro/lunghezza delle corde,
mentre negli acuti è dovuto principalmente alla riduzione della lunghezza. L’inarmonicità è più marcata nei
verticali e nei quarto di coda e mezza coda.
L’inarmonicità gioca un ruolo fondamentale nell’accordatura del pianoforte. Nella regione degli acuti le
ottave avranno un rapporto maggiore di 2, mentre nei gravi risulterà inferiore. La deviazione
dall’accordatura armonica arriva mediamente a 30 cents su tutta l’estensione dello strumento.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – inarmonicità
Misurazioni più precise hanno dato i seguenti risultati: 60 cents per lo Steinway Model D, 45 cent per lo
Steinway Model M e 35 cents per il Kurzweil PC88

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – onde longitudinali

Quando avviene l’oscillazione in direzione trasversale la corda si allunga. Questo implica una forza che
agisce in direzione della lunghezza, producendo onde longitudinali. Le onde longitudinali sono onde la
cui oscillazione avviene in direzione parallela alla propagazione, ovvero lungo la corda. Sono descritte
dall’equazione d’onda

∂2y 2
2∂ y
2
= vl 2
∂t ∂x
Y
con vl2 =
σ

Y = modulo di Young
σ = densità volumica

Il valore di vl è solitamente maggiore del corrispondente valore della velocità di propagazione delle onde
trasversali. Per quanto riguarda il caso della corda e delle componenti in frequenza, valgono delle
relazioni analoghe al caso delle onde trasversali:

nel caso di entrambi gli estremi fissi o liberi:

nel caso di un estremo fisso e uno libero:


Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – onde longitudinali

Empiricamente si trova che la frequenza di risonanza dell’onda longitudinale è minore del valore predetto
dalla formula. Da ciò si introduce un valore di lunghezza effettiva maggiore delle lunghezza fisica
(speaking lenght) :
Le = Lr + D

Le = lunghezza effettiva
Lr = lunghezza reale (speaking lenght)

D può essere considerato in gran parte costante nella frequenza e per le corde in acciaio vale attorno ai
30 mm. Oltre che dal tipo di materiale dipende dalle terminazioni, ragione per cui è un fattore che si
misura sperimentalmente.

La lunghezza reale della corda si può determinare quindi unendo le due espressioni precedenti:

1 Y
Lr = Le − D = −D
2 fl σ
Nel caso di corde arrotolate si ha:

1 Y µc
€ Lr = Le − D = −D
2 fl σ µ w+c
µc = densità lineare del nucleo
µc+w = densità lineare dell’intera corda
Conservatorio di Musica
€ G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – onde longitudinali
Dati i valori molto più alti delle velocità di propagazione (dell’ordine di un fattore 10) in molti strumenti
non sono udibili, mentre nel caso del pianoforte, quantomeno nelle corde gravi, possono rappresentare
un fattore molto importante (se non il più importante) di caratterizzazione timbrica. Esse sono prodotte
principalmente dall’azione delle onde trasversali, e giungono al ponticello molto prima della
corrispondente onda trasversale, producendo un impulso di attacco che è la maggiore componente
dello ‘shock noise’ caratteristico dell’attacco del suono.
E’ possibile scegliere le caratteristiche delle corde in modo da intonare le frequenze dei modi trasversali
e longitudinali in modo che il loro rapporto sia costante lungo l’estensione:

f t = αf l

Il fattore α varia in un range da 10 a 20, per motivi di tensione delle corde. E’ stato verificato che alcuni
tipi di accordatura sono risultati più gradevoli, in particolare quando l’altezza tra le due fondamentali è
pari a 4300 cents (3 ottave + 1 quinta), 4400 cents (3 ottave + 1 quinta eccedente), 4600 cents (3 ottave

+ 1 settima minore), 4800 cents (4 ottave) e 5200 cents (4 ottave + 1 terza).

In sound example 4, you can hear what kinds of changes in the timbre of piano tones are
produced by changing the tuning of the longitudinal mode.
"Yankee Doodle" played on strings tuned to the same pitch (transverse frequency) but with
different longitudinal mode frequencies (two versions in different keys). The example is repeated
twice.
Next, listen to some chords, each chord followed by a bass note having a different tuning of the
longitudinal mode but the same tuning of the transverse mode.
Next you will hear some scales played on two different pianos. The first piano has the longitudinal
mode tuned by design, the second one does not. As you can hear, the piano having deliberately
tuned longitudinal modes has a much more uniform and pleasing voice through the scale.
Pianoforte – corde – onde longitudinali

Spettro della nota E1, avente fondamentale a 41 Hz. I modi trasversali sono contrassegnato con dei
pallini vicino ai picchi. Il primo modo longitudinale (a circa 600 Hz) si può notare tra la 14ma e la 15ma
parziale ed è circa 20 dB inferiore di livello rispetto ai modi adiacenti.

Esaminando l’evoluzione temporale dello spettro del pianoforte, ci accorgiamo che i modi i quali
hanno un nodo nel punto di impatto non sono completamente mancanti, in contrasto con la teoria. Il
loro inviluppo è anche differente dagli altri: crescono lentamente per circa 0,1 s e poi iniziano a
estinguersi. Queste componenti vengono dette “phantom partials”.
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – onde longitudinali

Il meccanismo di generazione di
questi modi è piuttosto complesso
e dipende dall’interazione tra le
onde presenti nella corda.
Una corda reale di pianoforte
oscilla infatti in due piani
trasversali e anche in direzione
longitudinale.
Principalmente il martello accita
una polarizzazione trasversale, poi
durante le oscillazioni, si
instaurano le altre due,
a s s o r b e n d o e n e rg i a . L e t re
componenti interagiscono tra loro:
così come l’elongazione della
corda produce le onde
longitudinali, a loro volta queste
modulano la tensione della corda,
influenzando (anche se poco
intensamente) le componenti
trasversali.

Proceedings of the Stockholm Music Acoustics Conference, August 6-9, 2003 (SMAC 03), Stockholm, Sweden
MODELING THE LONGITUDINAL VIBRATION OF PIANO STRINGS
Balázs Bank and László Sujbert
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – onde longitudinali

Il risultato di questo
accoppiamento è la produzione di
prodotti di intermodulazione, che
generano frequenze differenziali
che danno luogo alle “phantom
partials”, che formano una serie
armonica “indipendente” dalle
altre due.
Il loro inviluppo può essere
differente dagli altri: tipicamente
crescono lentamente per circa 0,1
s e poi iniziano a estinguersi.

Proceedings of the Stockholm Music Acoustics Conference, August 6-9, 2003 (SMAC 03), Stockholm, Sweden
MODELING THE LONGITUDINAL VIBRATION OF PIANO STRINGS
Balázs Bank and László Sujbert
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – shock noise

Un altro effetto udibile ed importante dell’accoppiamento trasversale-longitudinale è nel transitorio


d’attacco, dove dà origine allo “shock noise”, o “thump noise”, parte importante del carattere timbrico
del suono del pianoforte.

Ad esso si aggiungono i rumori delle varie parti della meccanica e dell’urto del tasto sul letto, che
formano un rumore a banda larga centrato tipicamente sui 90 Hz, e che viene trasmesso direttamente
tramite il corpo dello strumento.

Entrambe queste componenti giungono alla tavola armonica prima dell’onda trasversale della corda,
per cui il loro effetto è nettamente percepibile.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – corde – doppio decadimento

Una delle caratteristiche peculiari del suono di pianoforte è di poter essere sia forte che durevole. In
generale queste due caratteristiche sono principalmente legate all’accoppiamento tra corde e tavola:
maggiore l’accoppiamento, maggiore e più rapido è il trasferimento di energia e quindi più breve è il
suono. Dunque sono mutuamente esclusive. Nel pianoforte accade di poter avere entrambe le
caratteristiche pronunciate. La nostra percezione dell’intensità di un suono non dipende tanto dalla
sua durata, ma dalla potenza che è in grado di trasferire, anche per un tempo breve; d’altro canto un
suono viene percepito come ‘sustained’ se anche una parte di esso, anche attenuata, permane nel
tempo. I diagrammi del decadimento del pianoforte mostrano chiaramente due fasi distinte, una
iniziale a pendenza più ripida ed una seconda a pendenza inferiore. Vediamo a quali meccanismi è
dovuto questo fenomeno.

La pendenza del tratto iniziale varia da circa 4 dB/s nei gravi a 80 dB/s negli acuti; il tempo di
decadimento T60 (tempo necessario ad un’attenuazione del livello di 60 dB) varia da 0,2 a 50 s
Pianoforte – corde – doppio decadimento
Il decadimento multiplo è causato da due fenomeni:

(1) la variazione del piano di polarizzazione dell’onda


(2) l’accoppiamento delle corde tramite i ponticelli negli unisoni

(1) La direzione iniziale della vibrazione è la stessa del moto del martello ovvero perpendicolare alla
tavola armonica. L’onda è quindi polarizzata verticalmente. A causa dell’avvolgimento delle corde e
dell’accoppiamento della corda al ponticello il piano di vibrazione ruota e diventa orizzontale,
nell’arco di circa 100 ms. La tavola armonica ha impedenza meccanica molto più grande in direzione
orizzontale, e quindi l’energia viene trasferita molto più lentamente.

Curve di decadimento in una corda di D#4 (f=311 Hz) in un piano a coda: (a) polarizzazione verticale (b)
polarizzazione orizzontale (Weinreich)
Pianoforte – corde – doppio decadimento
(2) L’utilizzo di corde multiple serve per ridurre la differenza di impedenza tra corda e tavola armonica.
I motivi del doppio decadimento dovuto alle corde multiple sono due.

o Le corde sono accoppiate dal ponticello e quindi sono parte di un unico sistema vibrante.
Consideriamo per semplicità due sole corde. Ciascuna altera l’impedenza del ponticello (visto
dall’altra corda) come se aggiungesse una componente elastica.

Questo comporta un aumento della lunghezza effettiva della della corda e quindi un abbassamento
della frequenza. Le corde negli unisoni sono sempre accordate a frequenze leggermente differenti,
tipicamente di 2-3 cent. Quando le differenze sono così basse il sistema vibra ad una sola frequenza
intermedia, senza dare luogo a battimenti. Nella fase iniziale del suono vibrano sostanzialmente in
fase trasferendo energia efficacemente. Dopo qualche millisecondo le loro vibrazioni si sfasano,
creando quindi interferenze distruttive. La forza trasmessa al ponticello quindi diminuisce ed anche il
trasferimento di energia, aumentando la durata di questa seconda fase.

o La seconda causa è dovuta alle irregolarità nella superficie del martelletto e nell’allineamento
delle corde, che provocano un leggera differenza di ampiezza delle vibrazioni. Quindi la somma
delle oscillazioni, sfasate, non provocano l’annullamento dell’onda ma un decadimento molto
lento in quanto le due corde forzano il ponticello in direzioni opposte.
C. Debussy - Prelude No.10: La cathedrale engloutie - Krystian Zimerman
Pianoforte – tavola armonica
La tavola armonica trasforma l’oscillazione meccanica in onda sonora. Agisce principalmente come una
membrana bloccata esternamente, pertanto presenta dei modi di risonanza che dipendono da diversi
fattori costruttivi e dal punto di eccitazione.

L’impedenza meccanica di una piastra di spessore d dipende dal quadrato dello spessore:

Zm = A⋅ d 2

pertanto tavole sottili produrranno un suono intenso ma breve; viceversa tavole più spesse produrranno
suoni meno intensi ma più sostenuti.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – tavola armonica
E’ costruita a partire da strisce sottili di abete rosso ottenute con il metodo del taglio di quarto:

Questo garantisce migliore stabilità, minore sensibilità all’umidità e maggiore rigidità flessionale. Esse
vengono incollate insieme per ottenere uno spessore che varia dai 6,5 ai 9,5 mm in direzione trasversale
alle fibre delle catene di rinforzo, in modo da uguagliare le caratteristiche elastiche delle due direzioni, dal
momento che l’elasticità è circa 20 volte più accentuata in direzione parallela alle fibre. Le catene hanno la
funzione di dare omogeneità alle caratteristiche elastiche.
Pianoforte – tavola armonica

Il comportamento acustico della tavola


può essere suddiviso in diverse zone:

o Bassa frequenza (<100Hz): si verifica il


meccanismo del cortocircuito acustico,
ovvero la parziale cancellazione
dell’emissione dovuta al fatto che
l’onda emessa della superficie
superiore raggiunge l’onda emessa
della superficie inferiore. Questo è il
comportamento tipico del dipolo
acustico, e riduce drasticamente
l'emissione sonora.
Pianoforte – tavola armonica

o A seconda delle dimensioni e delle caratteristiche della tavola, a partire dai 50 Hz vi sono i modi di
vibrazione a bassa frequenza i quali rinforzano selettivamente alcune bande di frequenza. Le
frequenze modali sono determinate da molti fattori, tra i quali il materiale, le dimensioni e la forma;
lo spessore e la direzione delle fibre. Di grande importanza sono anche le dimensioni, i materiali e il
posizionamento delle catene. Meno importante è la struttura del pianoforte sulla quale è incollata.
Come regola generale, più la tavola è sottile, più il suono è potente ma di breve durata.

Primo modo a 49 Hz Secondo modo a 67 Hz

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – tavola armonica

o A seconda delle dimensioni e delle caratteristiche della tavola, a partire dai 50 Hz vi sono i modi di
vibrazione a bassa frequenza i quali rinforzano selettivamente alcune bande di frequenza. Le
frequenze modali sono determinate da molti fattori, tra i quali il materiale, le dimensioni e la forma;
lo spessore e la direzione delle fibre. Di grande importanza sono anche le dimensioni, i materiali e il
posizionamento delle catene. Meno importante è la struttura del pianoforte sulla quale è incollata.
Come regola generale, più la tavola è sottile, più il suono è potente ma di breve durata.

Terzo modo a 89 Hz Ottavo modo a 184 Hz

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – tavola armonica

Risonanze della tavola armonica di un piano a gran coda, con ghisa e corde montate.

Il primo modo ha una risonanza alla frequenza di 62 Hz, e la distribuzione della flessione mostra solo un
massimo di ampiezza con la stessa fase su tutta la tavola. La sua posizione è nel terzo in fronte-sx della
tavola. La parte degli acuti non è quasi soggetta ad oscillazione.

Nel secondo modo a 90 Hz, la parte frontale oscilla in opposizione di fase con la parte opposta, con una
zon di piccola flessione tra le due aree. In questa zona vi è una linea nodale parallela alla tastiera, attorno
alla sua metà. Modi con questa disposizione delle linee vengono detto longitudinali.
Pianoforte – tavola armonica

Il terzo modo a 105 Hz è invece un modo trasversale, analogo al secondo a 90 Hz ma con la linea nodale
perpendicolare alla tastiera. Per via della maggiore rigidità della zona degli acuti, è un modo asimmetrico.

Il quarto modo a 127 Hz è un modo longitudinale, con tre linee nodali parallele alla tastiera che dividono la
tavola in quattro zone che oscillano in opposizione di fase.
Pianoforte – tavola armonica

Nei due modi successivi (187 e 222 Hz), la minore rigidità della parte sinistra della tavola causa una
maggiore oscillazione in questo lato rispetto al destro. Inoltre la parte sinistra è divisa rispettivamente in tre
e quattro zone di oscillazione.
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – tavola armonica
Nei modi successivi (245 and 325 Hz) possono ancora essere identificate delle aree con oscillazione
definita; nei successivi diventa più difficile.

Dall’analisi modale possono essere dedotte informazioni importanti sull’impedenza di ingresso e sul
decadimento di ciascuna corda. Per esempio, un modo la ci ampiezza di oscillazione è grande avrà bassa
impedenza e di conseguenza l’accoppiamento con la corda sarà più efficiente. Quindi, il tempo di
decadimento sarà breve.
Soundboard motion
Pianoforte – tavola armonica
I diagrammi a fianco mostrano le misurazioni di:

o spettro sonoro
o impedenza di ingresso
o impedenza di ingresso con una massa aggiuntiva di 550g sui
ponticelli degli acuti

di un pianoforte verticale assemblato. Possiamo notare la presenza


di risonanze, tra le quali è evidenziata la fondamentale a circa 100
Hz. I valori di impedenza variano da 1000 kg/s a 100 Hz fino a 10 kg/
s a 10 000 Hz.

Le frequenze di risonanza sono facilmente osservate nel diagramma


di impedenza, dove corrispondono ai minimi.

Notiamo che la massa aggiuntiva varia la risposta nella regione degli


acuti (controllata dalla massa), ed abbassa la frequenza della
risonanza da 102 Hz a circa 95 Hz.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – tavola armonica
L’efficienza di radiazione delle piastre aumenta con la frequenza, per cui trascurando gli attriti interni il
massimo di irradiazione si ha nella regione degli acuti. In questa regione cade la frequenza critica, nella
quale la velocità dell’onda flessurale uguaglia la velocità del suono in aria

L’efficienza di irradiazione nelle alte frequenze è però abbassata dai contributi di:

o attriti interni
o modi di vibrazione, che con l’aumentare della frequenza aumentano di numero ed hanno l’effetto di
“scambiare” masse d’aria tra modi adiacenti in controfase. Aumentando la frequenza, le dimensioni
della tavola diventano molto più grandi della lunghezza d’onda flessurale. Le zone adiacenti che
oscillano in controfase fanno sì che si verifichino cancellazioni di fase. Alle alte frequenze abbiamo di
conseguenza un aumento di direzionalità e una diminuzione dell’energia acustica irradiata.

Quindi l’efficienza di radiazione è massima tra i 100 e i 2000 Hz.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – catene
Sono delle fasce di legno disposte in direzione perpendicolare
alle fibre della tavola, ed hanno la funzione principale di
aumentare la resistenza meccanica e la rigidità.
Il fattore più importante è la loro altezza, dal momento che la
rigidità dipende da essa con un fattore h3.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – catene
Variando la loro altezza infatti le variazioni di rigidità sono molto più forti rispetto alle variazioni della
massa:

Wogram, K. (1984): "Acoustical Research on Pianos: Vibrational Characteristics of the Soundboard“ anche in Five Lectures
on the Acoustics of Pianos

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – catene

Influence of ribbing on the input impedance (MP 7):



(a) Original rib height (100 %) 

(b) 75 % of original 

(c) 50 % of original 

(d) 25 % of original and 

(e) no ribbing.
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – catene
Non c’è una relazione uniforme tra altezza delle catene e caratteristiche
della tavola, ma possiamo notare che:

nella regione degli acuti l’altezza delle catene non ha praticamente


alcuna influenza

nella regione centrale: quando l’altezza si riduce le risonanze si fanno


più nette e aumenta la differenza tra picchi e valli. Inoltre assistiamo
all’abbassamento delle frequenze di risonanza.

Globalmente la radiazione è ridotta.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte
Excerpts from a concert "From harpsicord to concert grand", given at the Royal Swedish Academy of
Music, May 27, 1988, illustrating the development of the piano from 1813 to 1980. The concert was
opened with a harpsicord as a reference to the keyboard instruments before the piano epoch. Most of
the performed music was contemporary to the instrument on which it was played.
Sound example 11: Hammerklavier by Per Rosenwall, Stockholm, c. 1850. Larger instrument with
forged iron frame. Improved action of the English type with felt hammers. Compass 6 3/4 octaves, C1 -
A7. The soundboard, pin block and strings have been replaced.

Excerpt from Seriöse Variationen Op. 54 by Felix Mendelsson (1890-1947) played by Lucia Negro.
Sound example 13: Grand piano, model B (7-ft) from Steinway & sons, Hamburg 1898. Medium size
grand piano with complete cast iron plate and very rigid rim made by many layers of hardwood.
Double repetition action, including three pedals; soft, sostenuto, and sustaining pedal. Compass 7 1/4
octaves, A0-C8. The strings in this instrument have been replaced.

Excerpt from Sonatin by Maurice Ravel (1875.1937) played by Lucia Negro.
Sound example 14: Grand piano, model D (9-ft) from Steinway & sons, Hamberg 1980. Concert grand
with the same basic construction and features as the smaller model B. Very common concert instrument
all over the world, designed about 100 years ago.

Excerpt from Polonaise in F sharp minor by Frédéric Chopin (1810-1849) played by Greta Eriksson.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – accordatura

Tuning of Grand Pianos The following demonstrations present the sounds A through F played on a
Steinway-Welte- Reproduction-Grand tuned to 432 Hz versus 440 Hz.

Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali
Pianoforte – accordatura

64
Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino | Scuola di Musica Elettronica | Acustica degli strumenti musicali

Potrebbero piacerti anche