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Corno
Informazioni generali
Origine Europa
Invenzione XIX secolo (corno moderno)
Classificazione Aerofoni a bocchino
Famiglia Corni
Utilizzo
Musica galante e classica
Musica europea dell'Ottocento
Musica contemporanea
Bande musicali
Estensione
Genealogia
Antecedenti
Corno naturale
Il corno uno strumento musicale a fiato che fa parte degli aerofoni e della sottofamiglia
degli ottoni con canneggio conico. Viene anche chiamato Corno francese ma non chiamato cos per
essere distinto da quello inglese (quest'ultimo strettamente imparentato con l'oboe), ma dal 1971
l'International Horn Society ha suggerito il termine corno per antonomasia.
Il corno, nella versione moderna pi comune con suono fondamentale Fa 0, presenta un canneggio
conico (anche se nella parte iniziale parzialmente cilindrico) lungo 3,894 m, avvolto a spirale e
terminante in una campana molto svasata. Il piccolo bocchino ha una sezione conica, contrariamente
agli ottoni di tipo cilindrico (tromba, trombone, etc.) che utilizzano bocchini con sezione a tazza. I corni
odierni hanno il bocchino separabile dal corpo dello strumento, in modo che ogni strumentista possa
scegliere il modello di bocchino che pi gli aggrada. Il suono viene prodotto grazie alla vibrazione delle
labbra appoggiate sul bocchino, cos come avviene negli altri ottoni.
Lo strumento antico, chiamato corno naturale, era senza valvole e poteva produrre solo gli armonici
naturali: per via della lunghezza del canneggio e delle ridotte dimensioni del bocchino produceva gli
armonici pi acuti e quindi pi ravvicinati tra loro.
I corni moderni possiedono una "macchina" con almeno tre valvole, azionate con la mano sinistra, che
deviano l'aria in tubature aggiuntive e permettono di produrre tutte le altezze cromatiche. Molti corni
possiedono valvole rotative azionate da leve ma alcuni, come il corno viennese, usano pistoni simili a
quelli della tromba.
Oggigiorno si costruiscono corni singoli (nella tonalit di Fa o, pi raramente, di Si)[1], doppi (i pi
comuni, in Fa/Si) e tripli (in Fa/Si/Fa acuto). Questi ultimi hanno una o due valvole supplementari,
solitamente azionate dal pollice, che deviano l'aria verso il canneggio supplementare.
Il timbro versatile e molto caratteristico: pu essere soffice e profondo, scuro, pieno e pastoso, ma
anche squillante e brillante, chiaro, maestoso ed eroico. lo strumento a fiato con la pi ampia
estensione, pu raggiungere e anche superare le 5 ottave.
In orchestra viene utilizzato come strumento sia melodico (con tanti spunti solistici) che armonico,
grazie al suo particolare timbro che "lega" molto bene con gli altri suoni e pu anche emergere
facilmente; molti compositori dei periodi barocco, classico e romantico hanno dato importanti ruoli a
questo strumento dal suono evocativo in campo sinfonico, cameristico ed operistico.
I musicisti che suonano il corno sono chiamati cornisti.
La posizione moderna dei cornisti prevede di utilizzare la macchina con la mano sinistra e di
posizionare la mano destra, distesa e a dita chiuse, nel padiglione. La mano destra sorregge lo
strumento ma pu, cambiando di posizione, correggere l'intonazione, scurire il suono, ottenere l'effetto
dello stoppato o della sordina (chiudendo la campana). Dato che l'inserimento della mano nella
campana modifica la lunghezza della colonna d'aria, talvolta necessario modificare la diteggiatura.
L'effetto sordina rende il timbro molto particolare, nasale e ovattato, e pu essere ottenuto anche con
sordine di legno o di metallo da inserire nella campana.
Indice
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1 Storia
2 Tipi di corno
4 Notazione
5 Estensione
6 Note
7 Bibliografia
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Gli antichi corni erano molto pi semplici degli odierni. In principio, lo strumento si ricavava dalle corna
del bestiame, come, per esempio, dalle mucche o dai tori.
All'inizio del XVII secolo, apparvero i corni naturali, detti abitualmente "corni da caccia", strumenti che
appunto venivano suonati durante le battute di caccia. Essi consistevano in tubi metallici avvolti su s
stessi diverse volte per essere pi maneggevoli e terminanti con una larga apertura finale, detta
"campana". Dalla parte dell'imboccatura invece si aveva il bocchino, che era parte integrante dello
strumento. Il cornista teneva lo strumento afferrandolo nella porzione di tubo vicina all'imboccatura, con
il resto del corno attorno al braccio, in modo che fosse sufficiente una sola mano per suonarlo e l'altra
potesse tenere a freno il cavallo.
Corno naturale ad altezza variabile; in basso si vedono sei differenti canneggi che modificano l'altezza Joseph
Raoux, Parigi, fine del XVIII secolo Parigi, Muse de la Musique
Il corno attir l'interesse dei compositori e fu usato soprattutto per evocare atmosfere campestri ed
immagini di caccia. Per poter eseguire composizioni in diverse tonalit, il cornista era costretto a
possedere pi strumenti, ciascuno dotato di "ritorte", cio di porzioni di tubo aggiuntivo che
modificavano l'intonazione di base dello strumento e quindi tutti gli armonici eseguibili. Inoltre, usando
la mano nella campana, il cornista poteva ottenere altri suoni, dei quali i compositori si servirono
largamente. Questi ultimi avevano un'evidente differenza timbrica con i suoni naturali. Per questo
strumento, che tra armonici naturali e note artificiali si poteva considerare a pieno titolo "melodico",
molti grandi compositori scrissero concerti, tra cui i celebri concerti di Mozart (K 412, K 417, K 447 e K
495).
Corno "Omnitonique" Jacques Charles Labbaye, Parigi, circa 1820 Parigi, Muse de la Musique
Negli anni '20 del XIX secolo diversi costruttori di strumenti idearono meccanismi per rendere gli ottoni
finalmente cromatici e riempire i "vuoti" presenti tra gli armonici naturali. Nel 1824 Charles-Joseph Sax
(il padre di Adolphe Sax, inventore del sassofono), brevett il suo "cor omnitonique" in cui le ritorte
venivano attivate attraverso un cursore. Ma il passaggio chiave fu l'adozione dei pistoni o dei cilindri,
intorno al 1835, anche grazie al cornista Luigi Pini. Con tre valvole rotative(inventate probabilmente da
Joseph Riedlin nel 1832) si ottenevano sette possibili combinazioni che davano finalmente un sistema
affidabile per suonare l'intera scala cromatica in tutta l'estensione.
Per la bellezza del timbro, il corno scelto per l'applicazione delle valvole fu quello in Fa e ancor oggi i
corni sono "tagliati" in questa tonalit.
il corno doppio in Fa/Si, modello di uso comune che combina una buona maneggevolezza
ad un'ampia estensione e agevolezza timbrica;
il corno triplo in Fa/Si/Fa acuto, uno strumento con la massima estensione e flessibilit
timbrica che trova il suo limite nel peso e nella complicata costruzione e manutenzione;
il corno naturale, usato ancora da molti cornisti, sia per eseguire repertorio antico in maniera
filologica, sia per comprendere i meccanismi di base dello strumento e ricreare il contesto in cui
furono scritti molti importanti concerti;
la Tuba wagneriana singola in Fa o Si o come il corno attuale, doppia in Fa/Si con ritorta
azionabile. Suonata generalmente dai cornisti dell'orchestra, ha una costruzione verticale, simile a
quella delle tube ecco perch erroneamente definita Tuba Wagneriana, infatti sarebbe pi corretto il
nome "Corno Wagneriano" o ancor meglio "Corno Basso" viste le sue caratteristiche. Questo
strumento facilita l'esecuzione nel registro pi grave, tanto vero che Wagner lo ide pensando ad
uno strumento con le caratteristiche timbriche del corno nel registro grave di un trombone tenore o
basso. Strumento abbastanza raro che trova impiego, oltre che nelle opere del suo ideatore, anche
in quelle di Bruckner e Strauss.
A causa del lungo passato del corno caratterizzato dall'uso delle ritorte, l'estensione dei corni naturali
sono sempre state da relazionare alla tonalit della ritorta usata e dalle richieste dei compositori. La
duplice attitudine del corno agli accompagnamenti armonici e all'uso solistico quasi sempre costituivano
un parallelismo con l'altezza della notazione utilizzata. Nei primi casi venivano evitati quasi sempre i
registri pi acuti e pi gravi, preferendo suoni appartenenti al registro pi caratteristico dello strumento,
dove le note risultano meglio articolabili, pi facilmente intonabili e con un buon timbro dolce o potente
a seconda dell'occorrenza. Nell'uso solistico, riferito sempre alle epoche antecedenti l'invenzione del
corno doppio, i compositori hanno dato pi sfogo alla loro inventiva e alle potenzialit dello strumento;
specialmente in epoca barocca, l'uso delle ritorte permise di ricercare passaggi virtuosistici molto spinti
verso l'alto, come per esempio nel Concerto per corno in Re Maggiore di Leopold Mozart, in cui viene
richiesto di raggiungere il Sol4 (parlando per note reali), che per il corno odierno in Fa corrisponde al Re
sopra il pentagramma. Ovviamente quanto detto non una regola ferrea, e l'eccezione pi eclatante
costituita dalla Sinfonia 51 in Si maggiore di Haydn, in cui al corno sono assegnati sia frammenti
solistici che accompagnamenti non solo sia estremamente gravi che estremamente acuti, ma i pi gravi
(La0) e i pi acuti (Si4) mai scritti per questo strumento. In epoca classica, romantica e tardoromantica
la ricerca per ampliare all'estremo il registro del corno si interrotta, e i compositori optarono per la
valorizzazione del registro centrale e di quelli immediatamente consecutivi, che raggiunsero l'apice
grazie ai contributi di Mozart, Strauss, Beethoven, Wagner, Rossini e altri. Si parla di suoni compresi
all'incirca tra Fa1 e Fa4. Nel frattempo, con l'invenzione del corno doppio in Fa e Si e
successivamente del corno triplo, l'estensione andata via via standardizzandosi, arrivando dal Mi
contrabbasso (Mi0), scritto Si contrabbasso e raggiungibile col corno in Si in settima posizione, fino al
Fa bisacuto (Fa4) che per il corno viene scritto come Do bisacuto, quindi 5 ottave complete. I registri
estremi, non sempre raggiungibili da chiunque, di solito sono tipici dei passaggi virtuosistici, come nel
famoso Konzertstck per 4 corni e orchestra diSchumann in cui viene raggiunto il La4. In realt nella
letteratura contemporanea sia di orchestra sinfonica che per orchestra di fiati, anche per via della
larghissima diffusione del corno doppio, i compositori raramente escono dal registro privilegiato in
epoca classica, sostanzialmente per gli stessi motivi di intonazione, di attacco dei suoni e di
caratteristiche timbriche.