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La nascita del clarinetto.

Lezione 2

La prima prova documentata riguardante la nascita del clarinetto è contenuta


nell’Historische Nachricht von den Nürnbergischen Mathemacs und Kunslern
(Norimberga, 1730); l’autore, J.G. Doppelmayr , accanto all’elenco di tue le personalità di
spicco di Norimberga affianca la biografia di Johann Christoph Denner (1655-1707),
attribuendogli l’invenzione alla fine del XVII secolo di un nuovo strumento a forma di
tubo chiamato clarinetto, frutto del perfezionamento dello chalumeau. È altresì vero che
Doppelmayr non è sempre stato una fonte sicura, tendendo ad esaltare l’operato
dell’artigiano locale e trascurando i contributi degli altri; nonostante ciò, questa
importantissima testimonianza rappresenterà un punto fermo in tutti i metodi e i trattati
per clarinetto dal XVIII secolo in poi. I dubbi che riguardano l’esatta data di nascita del
clarinetto sono comunque molteplici; alcuni dizionari la collocano nel 1690 (Murr), alcuni
nel 1700 (Gerber) e altri fra il 1690 e il 1700 (Bärmann e Andersch). Gli archivi di
Norimberga conservano documenti che testimoniano come già a partire dal 1710 Jacob
Denner figlio (1681/82-1735), ricevette un cospicuo ordine di strumenti a fiato dal duca di
Gronsfeld, fra cui anche due clarinetti. Secondo il parere di eminenti studiosi quali Nickel
e Lawson l’invenzione vera e propria del clarinetto è proprio da attribuirsi al figlio di J.C.
Denner, Jacob, abile atirgiano come il padre al quale va comunque il merito di aver
apportato delle migliorie allo chalumeau. Un elemento molto importante nel nostro
percorso storico è rappresentato dagli strumenti costruiti dai Denner giunti fino a noi
come oggetto di studio e soprattutto di confronto con lo strumento moderno; questi sono:
uno chalumeau tenore e un clarinetto a tre chiavi attribuito al padre, e tre clarinetti a due
chiavi del figlio Jacob. Il clarinetto di Denner, rispeotto ai suoi chalumeaux, era così
caraerizzato:
· la cameratura era generalmente più stretta ma, non essendoci uno standard costruttivo e
confrontando gli esemplari sopravvissuti, possiamo affermare che sia le dimensioni della
cameratura sia la posizione dei fori, delle chiavi e la forma dei bocchini differivano
sensibilmente da costruttore a costruttore;
· il barilotto assumeva forma e importanza specifica;
· la campana era poco più svasata; · l’ancia era rivolta verso il labbro superiore e aveva
l’estremità quasi quadrata.
… l’evoluzione..

Soltanto nel 1812 il clarinettista e compositore francese Ivan Muller fece costruire dal
fabbricante francese Gentèllet un clarinetto a 13 chiavi, apportando un sensibile
miglioramento e permettendo così di far valere tutte le qualità di suono e le risorse
tecniche che lo strumento offriva. Lo stesso fabbricante Gentèllet costruì previo
suggerimento di Muller, la “legatura fermancia”, ossia la fascetta metallica per fermare
l’ancia sul bocchino, che prima veniva issata da una cordicina cerata.
Il nuovo strumento di per sé non era rivoluzionario, molto più importante era il modo in
cui le chiavi erano state costruite, collocate, disposte sul foro e rivestite. Difatti il clarinetto
di Muller non era l’unico con tante chiavi; il virtuoso finlandese Crusell ne usava uno con
11, e le pressanti richieste dei concerti di Spohr fecero sì che il suo clarinettista preferito,
Hermstedt, passasse da un clarinetto a 5 chiavi ad uno a 13. Nessuno di questi strumenti
però eguagliava per qualità e innovazione quello di Muller che probabilmente apportò
uno dei progressi più significativi dai tempi di Denner. Nonostante ciò curioso è il fatto
che la sua geniale idea venne rifiutata dal conservatorio di Parigi.
In omaggio al nome dell’inventore quindi il nuovo clarinetto fu chiamato “Clarinetto
sistema Muller”.
Giunto quasi ad un grado di semiperfezione, il clarinetto incominciò ad appassionare
tecnici e musicisti e pertanto fu spontaneo oltre che necessario, creare nuove invenzioni
per colmare molte delle lacune di ordine tecnico.
Ecco quindi che entra in campo un’altra delle più importanti figure che contribuì
all’evoluzione del clarinetto, stiamo parlando di Klosé. Egli fu l’inventore di quello che
poi sarebbe stato conosciuto meglio con il nome di “Sistema Boehm”. Per capire bene il
perché è indispensabile capire il lavoro del grande Theobald Boehm, costruttore di
strumenti oltre che flautista. Ad egli attribuiamo l’invenzione di una serie di chiavi ad
anello, grazie alle quali, il dito, coprendo il foro, spinge allo stesso tempo un anello e così
facendo mette in azione un’altra chiave che copre un foro diverso a una certa distanza. Il
risultato fu che le dita potevano chiudere dei fori ben al di fuori della loro portata abituale.
In questo modo non vi era bisogno di avvicinare o rimpicciolire i vari fori, facendo si che
questi potessero sfogare meglio ed avere una maggiore purezza di suono. Tutto ciò servi a
Klosé solo come una base per quello che sarebbero state le sue modifiche nel clarinetto.
Il termine “sistema Boehm” è dunque erroneamente utilizzato al clarinetto.
Fu solo successivamente, grazie alla collaborazione con il famoso costruttore di strumenti
Buffet, che Klosé spiego il suo intento di voler applicare il metodo di Boehm al clarinetto.
Il clarinetto di Klosé (sistema Boehm) era formato da 17 chiavi e 6 anelli che aiutavano le
mani a controllare ben 24 fori ed è attualmente il modello di clarinetto utilizzato dalla
maggior parte dei clarinettisti nel mondo. Le modifiche furono indispensabili per suonare
in tutte le tonalità, evitando le diteggiature a “forchetta” obbligatorie ad esempio nei
sistemi Muller e Ohler. La presenza di un maggior numero di chiavi non peggiorò l’effetto
timbrico ma anzi ne migliorò notevolmente l’aspetto estetico.

Importante contributo all’evoluzione del clarinetto venne data anche da l francese Adolph
Sax, celebre fabbricante costruttore del sassofono e dall’italiano Romeo Orsi. A lui si deve
la costruzione del clarinetto nella doppia tonalità sib e la.
Intorno la fine dell’ ‘800 e i primi anni del ‘900 Robert Stark perfezionò il clarinetto di
Baermann soprattutto per quanto riguarda alcuni trilli. Abolì le due chiavi del sib-fa e
lab-mib da azionare con il mignolo sinistro che comunque tutt’ora fanno parte del sistema
tedesco, il cui prototipo fu opera di Oskar Ohler. Il suo clarinetto presenta 22 chiavi, 5
anelli e un piattello per il dito medio della mano destra. Il clarinetto tedesco attuale,
sistema Ohler per l’appunto, è usato solamente in Germania, Austria e qualche paese del
nord Europa, dove solitamente il sistema Boehm è del tutto bandito. Per concludere uno
degli ultimi clarinetti in ordine cronologico è il cosiddetto “Reform Boehm”
Ernst Schmidt, primo clarinetto dell'orchestra di Mannheim, fu colui che all’inizio del
secolo sviluppò alcune sue personali concezioni secondo criteri scientifici. Lo strumentista
si avvalse in un primo momento della collaborazione di Louis Kolbe, artigiano di
Altenburg, (dal sodalizio nacquero i clarinetti Schmidt-Kolbe) e in seguito di quella di un
fisico di Heidelberg, tale Rosch con il quale riuscì a realizzare i primi strumenti Reform
Boehm. Tale sistema fu il frutto di calcoli basati su principi acustico matematici che in
seguito indussero Fritz Wurlitzer a costruire i primi clarinetti Schmidt - Reform Boehm.
L’espressione Reform Boehm significa sistema Boehm riformato, modificato.

Il clarinetto sistema Böehm


Nel 1843 venne presentato a Parigi il clarinetto sistema Boehm o clarinetto ad anneaux
mobiles (anelli mobili), caratterizzato dalla presenza di tre anelli nel pezzo inferiore, frutto
della collaborazione fra Hyacinthe Klosè, clarinettista, e Luis Auguste Buffet, costruttore
dell'omonima fabbrica Buffet Crampon, attuale leader mondiale nella costruzione di
clarinetti. I così detti "anelli mobili" vennero applicati per la prima volta dal flautista
tedesco Theobald Boehm nel 1830. Hyacinthe Klosè, clarinettista della banda reale e
allievo di Friederich Beer, di cui rilevò la cattedra al conservatorio di Parigi, diede preziosi
consigli a Buffet, il quale accolse con entusiasmo anche la proposta di applicare gli anelli
mobili sperimentati sul flauto. Nel suo metodo Klosè fornisce un'esauriente spiegazione
dei suoi principi evolutivi atti a valorizzare la bellezza timbrica dello strumento, indiscusso
solista ed accompagnatore. Il clarinetto sistema Boehm di Klosè aveva ed ha tuttora
diciassette chiavi, sei anelli e ventiquattro fori, indispensabili per poter suonare
agevolmente in tutte le tonalità evitando le diteggiature a "forchetta" obbligatorie nei sistemi
Müller e Öhler (ad esempio il FA e il DO) e con doppie possibilità di utilizzo di alcune
chiavi a destra o a sinistra. La presenza di tante chiavi non peggiorò l'effetto timbrico dello
strumento mentre migliorò notevolmente l'aspetto estetico
FAMIGLIA DEI CLARINETTI

Il clarinetto è uno strumento traspositore, vale a dire uno strumento che quando sul
pentagramma legge un Do, produce un suono reale che non corrisponde al Do, ma ad
un'altra nota (che è la nota in cui è "tagliato" lo strumento). Nella fattispecie, il clarinetto
legge un do come si bemolle, per cui trasporta in chiave di tenore (una nota sotto,
acusticamente, nove suoni sotto). Esistono quindi diversi tipi di clarinetto, differenti per
intonazione (ed ovviamente di grandezze diverse), che leggono tutti nella stessa chiave e
con le stesse diteggiature, producendo però note reali diverse, "trasposte" appunto verso il
grave o l'acuto. Questi strumenti formano una vera e propria famiglia composta dai
seguenti tipi di clarinetto:

CLARINETTI PICCOLI:
- Clarinetto piccolo in Lab (noto come "sestino")
- Clarinetto piccolo in Fa
- Clarinetto piccolo Mib (impropriamente chiamato anche "quartino"; sarebbe
corretto chiamarlo " terzino" visto che è tagliato una terza minore sopra)
- Clarinetto piccolo in Re

CLARINETTI SOPRANI:
- Clarinetto soprano in Do
- Clarinetto Soprano in Sib (il più diffuso)
- Clarinetto soprano in La

CLARINETTI CONTRALTI:
- Clarinetto contralto in Fa (Corno di Bassetto)
- Clarinetto Contralto in Mib
CLARINETTI BASSI:
- Clarinetto Basso in Do
- Clarinetto Basso in Sib (o clarone)
- Clarinetto Basso in La

CLARINETTI CONTRABBASSI:
- Clarinetto contrabasso in Fa
- Clarinetto contrabbasso in Mib
- Clarinetto contrabbasso in Sib (o controclarone)

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