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73
(sito conservatorio Santa Cecilia)
nel 1849, anno considerato dal compositore fra i più. fecondi della propria esistenza, e che fu
l'ultimo da lui trascorso a Dresda (con la significativa pausa della "fuga" nella tranquilla
campagna di Kreisha, per evitare i moti insurrezionali che nel frattempo vedevano Wagner e
Bakunin sulle barricate della cittadina sassone). Proprio rispetto al grigio clima culturale di
Dresda, che in precedenza aveva assai negativamente influito sulla creatività dell'autore, i
quella pratica della "Hausmusik" (musica domestica) che, oltre ad allietare nel caso specifico le
serate dei coniugi Robert e Clara e della loro numerosa prole, era parte integrante della vita
musicale tedesca, ed è in parte sopravvissuta fino ai nostri giorni. Occorre dunque rifarsi alle
esigenze del "far musica insieme" per comprendere la limitata estensione di queste
composizioni, la cordialità del loro contenuto, il fatto stesso che esse non siano previste (a
parte ovviamente l'accompagnamento pianistico) per un unico strumento, ma che per esse
venga piuttosto indicata ad libitum una scelta fra diverse soluzioni strumentali.
Anche i Phantusiestücke sono infatti destinati indifferentemente (con ovvi mutamenti di
ottava) a clarinetto, violino, violoncello. I limiti impliciti nella destinazione privata non devono
far pensare che si tratti di brani scritti dalla mano di un compositore distratto; il loro
principale interesse risiede proprio nella cura di ogni piccolo dettaglio, nella stesura di una
Schumann verso la miniatura vi trova una applicazione felicissima, volta all'indagine di una
introversione mai aperta verso lo spensierato virtuosimo e l'effimero melodizzare che erano
riuscito nella scrittura strumentale. Si tratta in effetti di un unico brano diviso in tre sezioni
nostalgico iniziale si passa così alla maggiore agitazione della sezione centrale, e poi allo slancio
I Phantasiestücke opera 73 furono scritti da Schumann nel 1849, anno che fu considerato dal
compositore fra i più fecondi della propria esistenza, e che fu l'ultimo da lui trascorso a
Dresda (con la significativa pausa della "fuga" nella tranquilla campagna di Kreisha, per
evitare i moti insurrezionali che nel frattempo vedevano Wagner e Bakunin sulle barricate
della cittadina sassone). Proprio rispetto al grigio clima culturale di Dresda, che in precedenza
rappresentano un tentativo di evasione, realizzato con la complicità degli amici della locale
orchestra di corte.
quella pratica della Hausmusik (musica casalinga) che, oltre ad allietare nel caso specifico le
serate dei coniugi Robert e Clara e della loro numerosa prole, era parte integrante della vita
musicale tedesca, ed è in parte sopravvissuta fino ai nostri giorni. Occorre dunque rifarsi alle
esigenze del "far musica insieme" per comprendere la limitata estensione di queste
composizioni, la cordialità del loro contenuto, il fatto stesso che esse non siano previste (a
parte ovviamente l'accompagnamento pianistico) per un unico strumento, ma che per esse
venga piuttosto indicata ad libitum una scelta fra diverse soluzioni strumentali.
Anche i Phantasiestücke sono infatti destinati indifferentemente (con ovvi mutamenti di
ottava) a clarinetto, violino, violoncello. I limiti impliciti nella destinazione privata non devono
far pensare che si tratti di brani scritti dalla mano di un compositore distratto; il loro
principale interesse risiede proprio nella cura di ogni piccolo dettaglio, nella stesura di una
Schumann verso la miniatura vi trova una applicazione felicissima, volta all'indagine di una
introversione mai aperta verso lo spensierato virtuosismo e l'effimero melodizzare che erano
unico brano diviso in tre sezioni contrastanti; la composizione si sviluppa infatti seguendo un
all'altra; dal lirismo nostalgico iniziale si passa così alla maggiore agitazione della sezione
centrale, e poi allo slancio conclusivo, anche se temperato da momenti più intimistici.
Sappiamo che Schumann amò dedicarsi alla musica secondo scelte di genere, coltivate lungo
l’arco di periodi più o meno lunghi. Scrisse moltissimo per il pianoforte nel decennio seguente il
1830, al Lied si dedicò con entusiasmo nel 1840; il coro lo affascinò particolarmente tra il
’47 e il ’53. Così anche per la musica da camera, che lo interessò tra il ’42 e il ’53.
Nel 1849, anno in cui compone i Phantasiestücke Op. 73, Schumann è a Dresda, dove lavora
come Direttore della corale “Liedertafel”. Robert ha 39 anni, e sta vivendo uno dei suoi ultimi
momenti creativi felici. In quell’anno la rivoluzione che travolge tutta l’Europa arriva anche a
“Bisogna creare finché non si leva il giorno”, scrive in una lettera, e ancora: “Mai in arte sono
stato più attivo e più felice. I segni di simpatia che mi vengono da vicino e da lontano mi
testimoniano che il mio lavoro non è vano. Così noi tessiamo, tessiamo la nostra tela e alla fine
Si può constatare dall’analisi formale dei brani una notevole coesione interna delle tre parti
che lo formano, con forte rigore logico nella costruzione e nell’esposizione dei temi. I tre brani
hanno struttura eguale: forma con il da-capo, seguiti da una Coda. Li lega anche la tonalità di
Il secondo movimento presenta un episodio centrale di carattere più ottimistico, nella tonalità
di Fa Maggiore.
L’indicazione del terzo brano dell’opera 73 è Rasch und mit feuer, “Rapido e con fuoco”. Un
fuoco che arde senza bruciare, come un fuoco d’amore, alla ricerca sempre di quella quiete e di
quella appartenenza che è, nel profondo di noi, la vera, tranquilla felicità. Il brano contiene
una Coda che, partendo da un andamento tranquillo e dolce giunge, attraverso le indicazioni
“Più mosso” e “Più presto”, ad una conclusione arpeggiata, in Fortissimo, che ribadisce
I Fantasiestücke sono pensati come un unico, ininterrotto discorso musicale, condotto sul filo
di un Lied suggerito dalla voce del clarinetto e del pianoforte; i movimenti in realtà sono tre,
concepiti come una progressiva accelerazione, a partire dal tono elegiaco delle battute del
primo movimento, continuando nello Scherzo del secondo, fino al gioco di variazioni
In quest’opera l’arte di Schumann si eleva e sublima in un fuoco sacro dell’anima, nei tre pezzi
Robert Schumann nacque a Sassonia (ora Germania) l'8 giugno 1810 e morì a Endenich il 29
luglio 1856. I Fantasiescke furono originariamente scritti per clarinetto e pianoforte nell'aprile
1849. L'arrangiamento per viola e pianoforte eseguito oggi è da Leonard Davis, ex violista
una lettera al direttore d'orchestra e compositore Ferdinand Hiller datata 10 aprile 1849,
Grove Music
Schumann ha giustapposto l'impennata della sua produttività con gli sconvolgimenti provocati
dalle rivoluzioni della metà del secolo: "Da qualche tempo sono molto impegnato – è stato il
mio anno più fecondo – sembrava che le tempeste esterne costringesse le persone a girare
verso l'interno". Infatti, solo nel 1849 Schumann completò quasi 40 opere, molte delle quali
considerevoli. Né è stato questo sfogo creativo senza i suoi premi finanziari; Il reddito annuale
di Schumann derivante dalla composizione è aumentato da 314 talleri nel 1848 a 1275
talleri nel 1849. Egli completò ulteriormente i suoi guadagni, a partire dal novembre 1848,
dando istruzioni private a Heinrich Richter. La fase produttiva che raggiunse la prima parte
appartengono a un gruppo di pezzi (tra cui le altre opere strumentali scritte nel 1849, F 'nf
Stàcke im Volkston per violoncello, op. 102, Drei Romanzen per oboe, op. 94, così come il
clarinetto, viola e pianoforte, op. 132 (1853)) che sono stati concepiti come "cicli di
continua descrivendo come i tre movimenti del Fantasiestacke siano correlati tematicamente.
sottolineata dalle indicazioni di attacco che collegano ciascuno dei movimenti e, cosa più
importante, da una rete di connessioni tematiche. Le terze catene sovrapposte della melodia
materiale da entrambi i pezzi precedenti: l'allusione, in essa è una sezione, all'idea principale
del n. 1 è così abilmente intrecciata nel tessuto melodico che si è inclini a perdere alla prima
udienza...; la coda ricorda poi l'apertura del n. 2 (in un primo momento pianoforte, dolce),
che, come abbiamo notato, è riconducibile all'inizio del ciclo. Ma in nessun modo i vari ricordi
richiamano l'attenzione su se stessi; La raffinata tecnica di richiamo lirico di Schumann fa
piuttosto una delicata traccia di fugace allusioni, idee semi-ricordate. Un critico della metà del
XIX secolo che è stato particolarmente colpito dall'unità intima di questi pezzi è venuto