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Segantini è stato il maggiore pittore divisionista italiano.

È nato nel comune italiano di Arco, in provincia di Trento in una


famiglia in condizioni economiche precarie.
All'età di sette anni, in seguito alla morte della madre viene spedito a
Milano, su decisione del padre, in custodia presso Irene, figlia di primo
letto.
Privato di un ambito familiare vero e proprio, Segantini vive una
giovinezza chiusa e solitaria, spesso vagabonda, tanto da venire
arrestato per ozio e vagabondaggio: nel riformatorio Marchiondi, dal
quale tenta di fuggire nel 1871, ma invano.
Segantini viene quindi affidato al fratellastro che vive a Borgo in
Valsugana e, per mantenersi, lavora come garzone nella sua bottega.
Nel 1874, al suo ritorno a Milano, i. riesce a vivere grazie a un lavoro
presso la bottega di Luigi Tettamanzi, artigiano decoratore, e
insegnando disegno all'istituto Marchiondi. Tale piccolo sostegno
economico gli consente di frequentare, dal 1878 al 1879, i corsi
regolari dell'Accademia di belle arti di Brera, che frequenta per quasi
tre anni.
Comincia a dipingere, con evidenti influssi al realismo lombardo e già
nel 1879, durante l'esposizione nazionale di Brera, viene notato dalla
critica ottenendo i primi riconoscimenti.
In questo periodo realizza alcune vedute milanesi di formato ridotto,
tra cui "Il coro della chiesa di Sant'Antonio" e "Il Naviglio a Ponte San
Marco", completato nel 1880.
Si trasferisce a Pusiano, in Brianza, dove Segantini si dedica a una
forma espressiva originale e personale. Essa è differente rispetto alle
impostazioni accademiche di quando era ragazzo.
Segantini si concentra su soggetti tratti in modo particolare dalla vita
contadina della Brianza, con scene dai toni bucolici e idilliaci. In questi
anni vi sono i primi capolavori del pittore: si ricordano il caso dell'olio
su tela "Zampognari in Brianza", oggi custodito presso il Tokyo
National Museum. Ma anche de "La benedizione delle pecore", in cui si
può riconoscere una veduta di Inverigo, senza dimenticare "La
raccolta dei bozzoli" e "A messa prima", nella quale si intravvede
Veduggio.
Nel 1883 Giovanni Segantini vince la medaglia d'oro all'esposizione
internazionale di Amsterdam grazie ad "Ave Maria a trasbordo", e
ottiene un riconoscimento prestigioso - questa volta ad Anversa -
anche con "La tosatura delle pecore".

poi, si dedica a "Alla stanga", composizione monumentale realizzata


sulle Prealpi lombarde, a Caglio, dove è andato a vivere. L'opera viene
presentata nel 1886 alla Permanente di Milano e ottiene un riscontro
positivo sia da parte della critica che da parte del pubblico. Essa riceve
la medaglia d'oro ad Amsterdam, per poi essere acquistata per la
Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma,
direttamente dallo Stato italiano.
Nel 1886 Giovanni Segantini è un artista affermato. Decide di andare
via dall'Italia per spostarsi nel cantone Grigioni, a Savognin. Nello
stesso periodo si avvicina sempre di più al movimento artistico del
divisionismo, evolvendo dalle prime semplici sperimentazioni verso
approdi più evidenti.

Divenuto sempre più famoso sia in Italia che al di là delle Alpi grazie al
lavoro promozionale di Grubicy, nel 1888 viene fatto conoscere
all'Italian Exhibition di Londra. Sono sempre di più le riviste di arte
che lo apprezzano e che lo cercano per avviare una collaborazione.

Nel 1894 Segantini abbandona Savognin per spostarsi a Maloggia, in


Engadina, con lo scopo di dedicarsi alla meditazione personale e di
approfondire il proprio sentimento mistico. In questo villaggio, in
effetti, conduce una vita piuttosto solitaria, mentre il paesaggio alpino
che lo circonda è fonte di ispirazione per le sue opere. Solo nei mesi
invernali più freddi abbandona Maloggia per andare in Val Bregaglia,
dove soggiorna a Soglio in un albergo, non disdegnando di tanto in
tanto di recarsi a Milano.

In questo periodo Giovanni Segantini si mette al lavoro sul progetto


del padiglione dell'Engadina che dovrà essere realizzato in vista
dell'Esposizione Universale di Parigi, che sarà organizzata nel 1900. Si
tratta di una costruzione di forma rotonda, con un diametro di
settanta metri, con una rappresentazione pittorica lunga più di
duecento metri del paesaggio engadinese, raffigurato sulle pareti.
Il progetto, tuttavia, viene ridimensionato, anche a causa dei costi
ingenti che un'opera del genere presupporrebbe, vista la mancanza di
fondi. Si trasforma, però , nel "Trittico delle Alpi", che diventerà l'opera
più famosa di Giovanni Segantini.

Anche questo trittico, comunque, non ha una sorte felice, dal momento
che viene rifiutato dai committenti. Invece che essere esposto nel
padiglione engadinese di Parigi, finisce in quello italiano.

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