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T La primavera hitleriana da La bufera e altro

La poesia prende spunto dalla visita di Hitler a Firenze nel maggio del 1938. Una redazione dattilo-
scritta è datata 1939-46.
› Metro: tre strofe composte da versi di misura diseguale.

Né quella ch’a veder lo sol si gira1...


DANTE (?) a Giovanni Quirini

Folta la nuvola bianca delle falene impazzite


turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede2; l’estate imminente sprigiona
5 ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
povere di merci (l’Italia era colpita da san-
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai3. zioni per l’invasione dell’Etiopia), ma che
espongono piccoli cannoni e giocattoli di
Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale guerra. È il segno dello spirito militarista
che caratterizza il periodo: persino i bot-
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso tegai amano ostentarlo, in ossequio alle
10 e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito4, direttive del regime. L’alleanza dell’Italia
fascista con la Germania nazista preludeva
si sono chiuse le vetrine, povere scopertamente alla guerra.
e inoffensive benché armate anch’esse 6. ha sprangato ... uccisi: ha chiuso la bot-
di cannoni e giocattoli di guerra5, tega anche il macellaio (beccaio), che or-
nava di bacche il muso dei capretti uccisi.
ha sprangato il beccaio che infiorava Tutti sono presi dalla frenesia dell’evento:
15 di bacche il muso dei capretti uccisi6, anche il bottegaio che amava adornare
graziosamente la vetrina festeggia l’arrivo
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue del Führer. Ma il contrasto fra l’ornamen-
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate, to delle bacche e l’uccisione del capretto
allude alla ferocia che si nasconde anche
di larve sulle golene7, e l’acqua séguita a rodere dietro alla vita comune, visto che il macel-
le sponde e più nessuno è incolpevole8. laio festeggia il sinistro messo infernale. I
capretti uccisi alludono ai prossimi massa-
cri della guerra.
7. la sagra ... golene: la festa dei nego-
zianti in onore dei nazisti si è trasforma-
ta nell’immonda danza (sozzo trescone)
delle ali delle farfalle precipitate a terra
1. Né ... si gira: l’epigrafe è ricavata da un tiva del verbo “capire”, contenere) nei na- (schiantate), degli insetti (larve) sugli ar-
sonetto attribuito a Dante. Si riferisce a scondigli profondi dell’inverno (stagione gini (golene) dell’Arno. La ripresa dell’im-
Clizia, che nella mitologia greca era stata morta), negli orti che da Maiano (località magine iniziale delle farfalle ribadisce il
trasformata da Apollo, il dio solare, in gira- a nord-est di Firenze) si susseguono (sca- loro valore di “correlativo oggettivo” dello
sole. L’allusione è alla donna amata, Irma valcano) sino alle sponde sabbiose (re- scatenarsi del male, rappresentato dalla
Brandeis, che Montale chiama appunto nai) dell’Arno. L’arrivo a Firenze di Hitler, il presenza di Hitler. I bottegai si ritengono
con il nome di Clizia; viene ripreso così «messo infernale» (v. 8), sembra aver ge- persone miti e non sono consapevoli di an-
l’uso del senhal, impiegato dai trovatori lato l’arrivo dell’estate, riportando l’inver- ticipare i massacri della guerra, con l’espo-
provenzali per indicare la donna a cui de- no. La sinistra nevicata di farfalle e il gelo sizione di cannoni giocattolo e di capretti
dicavano le loro rime. tardivo sono il “correlativo oggettivo” del sgozzati. Il poeta con feroce sarcasmo
2. Folta ... il piede: il poeta coglie un feno- minaccioso evento politico. (affidato all’ossimoro miti carnefici) bolla
meno curioso, una nuvola di farfalle not- 4. Da poco ... inghiottito: da poco è pas- l’incoscienza della gente comune, che si
turne bianche (falene), che come impaz- sato sul corso velocemente (a volo) Hitler, ritiene aliena dalla violenza sanguinaria e
zite turbinano intorno ai deboli (scialbi) il messo dell’inferno, tra le file dei militi invece, festeggiando il «messo infernale»,
fanali e sugli argini (spallette) dell’Arno e, fascisti (scherani, spregiativo), che lo sa- favorisce inconsapevolmente la guerra. La
cadendo a terra, stendono una coltre che lutano con il grido di alalà; il Führer è poi follia nazifascista si reggeva anche sul con-
scricchiola sotto i piedi, come lo zucchero entrato nel teatro, dove il golfo mistico senso della popolazione, abbagliata dalla
quando viene calpestato. (lo spazio riservato all’orchestra), acceso propaganda e dai miti imperiali.
3. l’estate ... renai: (la nevicata di farfalle di luci e decorato da bandiere con la sva- 8. e l’acqua ... incolpevole: l’acqua che
bianche sembra accordarsi con l’ultimo stica, lo ha accolto e inghiottito. Alalà era scorre rappresenta l’inesorabile azione di-
freddo invernale che resiste ancora a pri- l’antico grido di vittoria dei Greci, ripreso struggitrice del tempo. Il poeta col suo im-
mavera inoltrata) l’estate che sta per so- da d’Annunzio e poi dai fascisti. placabile giudizio sottolinea che nessuno è
praggiungere libera il gelo notturno che 5. si sono chiuse ... guerra: (in onore del innocente, che tutti, anche le persone co-
era racchiuso (capiva, accezione intransi- Führer) si sono chiuse le vetrine dei negozi, muni, sono responsabili della follia bellica.

Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria - Paravia Eugenio Montale 1


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20 Tutto per nulla, dunque?9 – e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
25 sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell’avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani – tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
30 e ha punte di sinibbio10....
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
la civiltà, Clizia deve guardare ancora verso
in morte questa morte!11 Guarda ancora l’alto (come il girasole si volge sempre ver-
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu so il sole), deve cioè restare fedele alla sua
che il non mutato amor mutata serbi, missione salvifica (è la tua sorte), lei che,
pur mutata dalle vicende personali e stori-
35 fino a che il cieco sole che in te porti che, conserva immutato il suo amore, sin-
si abbàcini nell’Altro e si distrugga ché la luce segreta (il cieco sole) di questo
in Lui, per tutti12. Forse le sirene, i rintocchi amore che porta in sé si annulli nella luce
accecante dell’Amore divino (l’Altro, inte-
che salutano i mostri nella sera so “sole”), come garanzia della salvezza di
della loro tregenda, si confondono già tutti gli uomini. Il verso 34 riprende un ver-
so del sonetto attribuito a Dante che viene
40 col suono che slegato dal cielo, scende, vince13 – usato in epigrafe della poesia: «Né quella
col respiro di un’alba che domani per tutti ch’a veder lo sol si gira / e ’l non mutato
amor mutata serba»: cioè nel mito antico
si riaffacci, bianca ma senz’ali Clizia, pur trasformata in girasole, con-
di raccapriccio, ai greti arsi del sud14... serva il suo amore per il sole, volgendosi
sempre verso di esso. La luce segreta che
E. Montale, Tutte le poesie, a cura di G. Zampa, la donna reca in sé si può intendere come
Mondadori, Milano 1984 l’amore dell’intelligenza e della cultura,
ma esso deve salire più in alto, caricarsi di
un valore religioso, in modo che in questo
9. Tutto ... dunque?: l’espressione è oscu- l’arrivo delle lugubri orde naziste a Firen- tempo di orrore possa indicare la salvezza
ra, come il nesso logico con ciò che pre- ze. Gli eliotropi sono i girasoli, emblema di per tutta l’umanità, che sta per essere tra-
cede. Si può forse intendere: la fede nella Clizia, cioè della sua fede nell’intelligenza e volta dall’apocalisse bellica. Il nome di Cli-
cultura e nella poesia, coltivata dal poeta e nella cultura (non si dimentichi che Apollo zia attribuito alla donna salvifica compare
dagli altri intellettuali fiorentini come ba- è il dio solare ma anche il dio della poesia). per la prima volta in questa poesia.
luardo contro la barbarie dei tempi, fede I pegni scambiati con Clizia e il suo valore 13. Forse ... vince: forse le sirene e le cam-
che si era proiettata allegoricamente nella salvifico, tutto è stato inaridito e ingoiato pane che salutano i mostri nazisti nella
figura della donna salvifica, è stata dunque dalla nevicata delle farfalle, che stride sotto sera della loro diabolica adunata (la tre-
inutile, dato che ormai il fascismo e il nazi- i piedi come una fiamma e sembra porta- genda è un convegno di demoni) si con-
smo alleati stanno per scatenare la guerra. re il gelo (sinibbio è un vento freddo del fondono già con il suono che scende dal
Il trionfo demoniaco del male nella storia nord). Però l’inciso tra parentesi che spezza cielo e vince il male.
sembra mettere in forse l’amore stesso del il periodo introduce una nota di speranza. 14. col respiro ... sud: al suono celeste
poeta, come affermano i versi seguenti La sera della partenza di Clizia una stella si unisce la brezza di un’alba che doma-
della strofa. cadente (gemma) rigò il cielo e sembrò far ni deve affacciarsi per tutti, con una luce
10. e le candele ... sinibbio: il senso del cadere (stillando) sui ghiacci e fiumi della bianca che però non ha nulla a che fare
lungo periodo, sintatticamente comples- sua terra (Clizia viene dal nord) i sette an- con il bianco delle farfalle che suscitano
so e concettualmente arduo, è: la forte geli di Tobia, che nella Bibbia simboleggia- orrore (senz’ali di raccapriccio), sui greti
promessa scambiata con Clizia alla sua no la semina del bene destinata a dar frutti aridi del sud. La luce bianca dell’alba che il
partenza per gli Stati Uniti, quindi il suo nell’avvenire. Nella stella cadente il poeta poeta si augura sorga per tutti rappresen-
significato salvifico, sono stati ora distrutti vede il preannuncio di una possibilità di ta il riscatto dall’orrore presente, e viene
dalla nevicata sinistra delle farfalle (sempre salvezza al di là dell’orrore del nazismo e contrapposta alla lugubre nevicata delle
da collegare allegoricamente alla festa in della guerra, anche se il presente è cupo. farfalle, che invece è stata il presagio fu-
onore di Hitler), che ha gelato e inaridito 11. Oh la piagata ... morte!: la primavera nesto di quell’orrore. Con i greti arsi del
ogni speranza nel trionfo della ragione e ferita dal ritorno del gelo è da considerare sud si riaffaccia l’immagine, cara al poeta,
della civiltà. Le candele romane sono i fuo- egualmente una festa se riesce a far mori- dell’aridità, che però qui ha una connota-
chi d’artificio per la festa di san Giovanni, il re la morte, rappresentata dalla presenza zione più storica che esistenziale, si offre
patrono di Firenze. Gli addii e le promesse dei nazisti. Nell’ultima strofa il poeta vuole come il “correlativo oggettivo” del mondo
a Clizia che tornava in patria (nel 1938, per rovesciare in positivo le disperanti consi- devastato dalla folle ideologia nazifascista.
sfuggire alle persecuzioni razziali) erano derazioni della precedente. Si delinea una contrapposizione allegorica
forti come un rito religioso che segna una 12. Guarda ... per tutti: nonostante que- fra il sud desolato e la terra del nord, da cui
rinascita (battesimo), mentre si attendeva sto orrore presente minacci di distruggere proviene la donna salvifica (v. 25).

2 Eugenio Montale Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria - Paravia


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Analisi del testo
La situazione storica L’aggancio al presente storico. La poesia si articola in tre momenti. Il primo, che
comprende le prime due strofe, si lega a una precisa situazione storica, la visita di Hitler a
Firenze nel 1938, che sancisce l’alleanza del fascismo con il nazismo ed è il sinistro prean-
nuncio della catastrofe che presto si abbatterà sul mondo. Il poeta bolla il Führer e la
parata fascista con termini estremamente duri e violenti, «messo infernale», «scherani»,
che traducono il suo sdegno di intellettuale fedele ai valori di libertà propri della civiltà
Le responsabilità occidentale. Ma la sua polemica è altrettanto dura nei confronti della gente comune, dei
dell’uomo comune miti bottegai che festeggiano la venuta dei «mostri», inconsapevoli di essere complici
delle carneficine che la guerra provocherà, ma non per questo meno colpevoli.
Si coglie qui una svolta della poesia di Montale, che dalle assolute astrazioni metafisiche
delle Occasioni scende ad affrontare i problemi proposti dalla contingenza storica (ma un
La necessità preannuncio vi era già in un testo fondamentale di quel libro, Nuove stanze). La svolta è
dell’impegno sollecitata dall’urgere di vicende che non consentono più la chiusura nella cittadella isola-
ta della pura attività intellettuale e poetica ed esigono una forma di impegno con la realtà.
Pessimismo e dimensione religiosa. Il secondo momento è costituito dalla terza
strofa. La presenza del «messo infernale» e l’incombere dell’apocalisse bellica inducono
il poeta a un cupo pessimismo, a ritenere che la sua fede nei valori della cultura e dell’in-
telligenza, che egli aveva proiettato allegoricamente nella donna salvifica, siano vanificati
La possibilità dalla situazione storica presente. Ma, in un lungo inciso densamente allusivo, egli coglie già
di un riscatto nel momento della separazione da Clizia un presagio della possibilità di un riscatto, che si
colloca in una dimensione religiosa, evocata dalle immagini bibliche degli angeli di Tobia.
L’indizio è sviluppato nel terzo momento, che coincide con l’ultima strofa. Il poeta qui
La dimensione supera la fase di sconforto con uno scatto della volontà. La salvezza è ancora cercata in
religiosa Clizia: se i valori dell’intelligenza e della cultura da lei rappresentati sembravano esse-
re impotenti dinanzi allo scatenarsi dell’orrore della storia, la salvezza è individuata in
una dimensione superiore, decisamente religiosa. La salvezza, l’«alba» di un riscatto
dall’orrore, sembra garantita da Clizia che, già portatrice della luce intellettuale, dovrà
La salvezza universale annullarsi nella luce divina. E la salvezza resa possibile dal suo sacrificio non sarà più
solo per il poeta, ma si estenderà all’umanità intera, minacciata dall’apocalisse.
L’uso del “correlativo I procedimenti poetici. La poesia ripropone i procedimenti cari a Montale, l’uso in
oggettivo” particolare del “correlativo oggettivo”, qui rappresentato dal ricorrere insistito dell’immagi-
ne raccapricciante delle falene impazzite, preannuncio della minaccia portata dal nazismo
(compare ai versi 1-4, 17-18, 29-30, 42-43); poi dalla stella cadente, dai girasoli, dai ghiac-
Immagini concrete ci e dai fiumi dei lidi di Clizia, dai «greti arsi del sud». Però si affacciano anche immagini
e linguaggio realistico più concrete, legate alla realtà storica, come il «volo» del corteo di Hitler, gli «alalà» degli
«scherani» fascisti, le bandiere con le «croci a uncino», le vetrine povere dei negozi con i
loro ridicoli simboli bellici. Pur nel contesto di un discorso poetico tenuto a livelli altissimi,
che culmina nel rimando biblico e nella dotta e cifrata citazione dantesca, questi agganci
alla concretezza storica introducono nella poesia un linguaggio più immediato e realistico.

Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria - Paravia Eugenio Montale 3


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ATTIVITÀ SUL TESTO
COMPRENSIONE
1. Riassumi il contenuto del testo in non più di dodici righe.

ANALISI
2. Esamina dal punto di vista retorico il titolo del componimento. Quale figura vi si può riconoscere, se si
considera il valore simbolico associato tradizionalmente alla primavera e il giudizio che il poeta dà del nazi-
smo? Quale espressione, presente nel componimento, riprende l’idea contenuta nel titolo?
3. Individua i vocaboli che appartengono al registro alto. Che funzione hanno, a tuo giudizio, queste scelte
in rapporto al tema trattato?
4. Soffermati sull’immagine delle ali presente ai versi 17 e 42-43 e spiegane l’originalità rispetto alla sim-
bologia tradizionale.
5. Individua tutti i vocaboli che sottolineano la follia del nazismo.

INTERPRETAZIONE COMPLESSIVA E APPROFONDIMENTI


6. Traendo spunto da questo componimento, chiarisci il rapporto tra la poesia di Montale e la storia del
Novecento, con particolare riferimento al fascismo e al nazismo. In che modo la temperie storico-culturale
influenza la visione della realtà del poeta?

4 Eugemio Montale Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria - Paravia


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