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Allan Kardec - Cielo e Inferno -

PAG. 175-175
Caro fratello Costeau, soltanto pochi anni or sono molti di noi e, lo confesso,
io più di ogni altro, avremmo visto davanti a questa tomba aperta soltanto la
fine delle miserie umane, e dopo di essa il nulla, lo spaventoso nulla; cioè
niente anima per acquisire meriti o per espiare, niente Dio per ricompensare,
castigare o perdonare. Oggi, grazie alla nostra divina dottrina, noi vi
scorgiamo la fine delle prove e per voi, caro fratello, di cui rendiamo alla terra
la spoglia mortale, il trionfo delle fatiche e l’inizio delle ricompense che avete
meritato con il vostro coraggio, la vostra rassegnazione, la vostra carità, in
una parola le vostre virtù; e soprattutto vi vediamo la glorificazione di un Dio
saggio, onnipotente, giusto e buono. Portate dunque, caro fratello, il nostro
rendimento di grazie ai piedi dell’Eterno, che ha voluto dissipare attorno a noi
le tenebre dell’errore e dell’incredulità, perché soltanto poco tempo fa, noi vi
avremmo detto in questa circostanza, con la fronte rattristata e lo scoramento
nel cuore: “Addio, amico, addio per sempre”. Oggi vi diciamo invece, a fronte
alta e raggianti di speranza, il cuore pieno di coraggio e di amore: “Caro
fratello, arrivederci, e pregate per noi”»
Pag. 187-188

«L’uomo onesto davanti a Dio è colui che, pieno di devozione e di amore,


consacra la propria vita al bene, al progresso dei suoi simili; colui che,
animato da uno zelo attinto dal suo fine, è attivo nella vita, e si sforza di
adempiere il compito materiale che gli è stato assegnato, poiché deve
insegnare ai suoi fratelli l’amore per il lavoro; attivo nelle opere buone, perché
non deve dimenticare che è soltanto un servitore al quale il padrone chiederà
conto un giorno del modo in cui ha impiegato il tempo; attivo nel fine, perchédeve
predicare con l’esempio l’amore per il Signore e per il prossimo. L’uomo
onesto davanti a Dio deve evitare con cura quelle parole mordenti, veleno
nascosto sotto i fiori, che distruggono le reputazioni e spesso uccidono l’uomo
morale coprendolo di ridicolo. L’uomo onesto davanti a Dio deve sempre
avere il cuore chiuso ad ogni impulso d’orgoglio, d’invidia, d’ambizione. Deve
essere paziente e dolce con coloro che l’attaccano; deve perdonare dal
profondo del cuore, senza sforzo e soprattutto senza ostentazione chiunque
l’abbia offeso; deve amare il suo creatore in tutte le creature; deve infine
mettere in pratica questo riassunto così conciso e così grande dei doveri
dell’uomo: amare Dio al di sopra di ogni cosa, e il prossimo suo come se
stesso.
Pag. 196

«Dio d’amore e di bontà, che dai tutto e sempre, accordaci la forzadi non
indietreggiare di fronte a nessuna pena; rendici buoni, dolci
e caritatevoli, umili nella fortuna, grandi di cuore. Che il nostro
Spirito sia spiritista sulla terra per comprendervi e per amarvi
meglio.
«Che il vostro nome, o mio Dio, emblema di libertà, sia il fine
consolatore di tutti gli oppressi, di tutti coloro che hanno bisogno
di amare, di perdonare e di credere».
Pag. 206-207

«Uomini, fratelli miei, io ho vissuto solo per me stesso; oggi espio e soffro!
Che Dio vi faccia la grazia di evitare le spine che mi straziano. Camminate
sulla retta via del Signore e pregate per me, poiché ho abusato dei doni che
Dio presta alle sue creature.
«Colui che sacrifica agli istinti brutali l’intelligenza e i buoni sentimenti che
Dio ha riposto in lui, è simile all’animale che spesso maltratta. L’uomo deve
usare con sobrietà dei beni di cui è depositario; deve abituarsi a vivere
soltanto in vista dell’eternità che l’attende, e di conseguenza deve distaccarsi
dalle gioie materiali. Il suo cibo non deve avere altro scopo che la sua vitalità;
il suo lusso deve essere subordinato alle strette necessità della sua posizione; i suoi
gusti, le sue inclinazioni naturali debbono essere retti dalla più forte
ragione, senza la quale si materializza invece di purificarsi. Le passioni umane
sono uno stretto legame che si affonda nelle carni; perciò non serratelo.
Vivete, ma non siate gaudenti. Voi non sapete ciò che questo costa, quando si
torna in patria! Le passioni terrene vi spogliano prima di lasciarvi, e voi
arrivate al Signore ignudi, completamente ignudi. Ah! rivestitevi di opere
buone; vi aiuteranno a superare lo spazio che vi divide dall’eternità. Come un
manto fulgido, nascondono le vostre turpitudini umane. Avvolgetevi di carità
e di amore, vesti divine che niente ci può togliere».
Istruzione della guida del medium. «Questo Spirito è sulla buona
strada, perché al pentimento aggiunge consigli per mettere in guardia contro i
pericoli della strada che ha percorso. Riconoscere i propri torti è già un
merito, un passo verso il bene; per questo la sua condizione, senza essere
felice, non è più quella di uno Spirito sofferente.
«Si pente; gli resta la riparazione che compirà in un’altra esistenza di prove.
Ma prima di giungere a ciò, sapete quale è la situazione degli uomini dalla vita
sensuale, che non hanno dato al proprio spirito altra attività al di fuori
dell’inventare incessantemente nuovi piaceri?
«L’influenza della materia li segue nell’oltretomba, e la morte non pone fine
agli appetiti che la loro vista, limitata quando erano sulla terra, cerca invano
di soddisfare. Poiché non ha mai ricercato il nutrimento spirituale, la loro
anima erra senza mèta, senza speranza, in preda all’ansia dell’uomo che vede
davanti a sé solo la prospettiva di un deserto sconfinato. La nullità delle loro
occupazioni intellettuali durante la vita corporale porta naturalmente alla
nullità del lavoro dello Spirito dopo la morte; poiché non può più soddisfare il
corpo, non ha più nulla per soddisfare lo Spirito; la conseguenza è una noia
mortale di cui egli non prevede il termine e al quale preferirebbe il nulla; ma il
nulla non esiste; hanno potuto uccidere il corpo, ma non possono uccidere lo
Spirito; quindi è necessario che essi vivano tra le torture morali fino a
quando, vinti dalla stanchezza, si decideranno a levare lo sguardo verso Dio».
Pag. 208

«Sii umile di cuore, sottomessa alla volontà del Signore, paziente


nelle prove, caritatevole verso il povero, incoraggiante verso il debole,
premurosa verso tutti i sofferenti, e non subirai le torture che io subisco».
Pag. 210

La guida del medium. «Non dimenticare mai gli insegnamenti che attingi
dalle sofferenze dei tuoi protetti, e soprattutto dalle cause di queste
sofferenze; servano di insegnamento a tutti voi, per preservarvi dagli stessi
pericoli e dagli stessi castighi. Purificate i vostri cuori, siate umili, amatevi gli
uni con gli altri, aiutatevi, e che il vostro cuore riconoscente non dimentichi
mai la fonte di tutte le grazie, la fonte inesauribile alla quale ognuno di voi
può attingere in abbondanza; fonte di acqua viva che disseta e nutre; fonte
della vita e della felicità eterne. Andate a quella fonte, o miei carissimi;
attingetevi con fede; gettatevi le vostre reti, ed esse usciranno da quelle onde,
cariche di benedizioni; fatene parte ai vostri fratelli, avvertendoli dei pericoli
che possono incontrare. Spandete le benedizioni del Signore: esse rinascono
incessantemente; più le verserete attorno a voi, e più si moltiplicheranno. Voi
le tenete nelle vostre mani, perché dicendo ai vostri fratelli: “Là sono i
pericoli, là sono gli scogli, seguiteci per evitarli; imitate noi che diamo
l’esempio”, voi spandete le benedizioni del Signore su coloro che vi ascoltano.
«Benedetti siano i vostri sforzi, miei carissimi. Il Signore ama i cuori puri;
meritate il suo amore». (San Paolino)

Pag. 222

Noi portiamo dentro di noi il nostro paradiso e il nostro inferno,


e le nostre colpe, incise nella coscienza, si leggono alla luce della resurrezione,
e allora noi siamo giudici di noi stessi, poiché lo stato della nostra anima ci
innalza o ci fa precipitare. Mi spiego: uno Spirito macchiato e appesantito
dalle colpe non può concepire né desiderare un’elevazione che non saprebbe
sopportare. Credetelo: come le specie diverse di esseri, viventi ciascuno nella
sfera che gli è propria, gli Spiriti si muovono nell’ambiente che corrisponde al
loro grado di avanzamento: non ne concepiscono altro fino a quando il
progresso, strumento della lenta trasformazione delle anime, li toglie alle loro
tendenze, e li fa uscire dalla crisalide del peccato, perché possano svolazzare,
prima di lanciarsi rapidi come frecce verso Dio, divenuto loro ultimo fine.

Pag. 321

«Tutto ha ragion di essere, nell’esistenza umana; non vi è una sola sofferenza


che avete causato che non trovi un’eco nelle sofferenze che subite;
non c’è uno solo dei vostri eccessi che non trovi un contrappeso in una delle
vostre privazioni; non c’è una sola lacrima che cada dai vostri occhi che non
lavi una colpa. Subite quindi con pazienza e rassegnazione i vostri dolori fisici
o morali, anche se vi sembrano crudeli, e pensate al lavoratore, le cui membra
sono spezzate dalla fatica, ma che continua la sua opera senza fermarsi,
perché vede sempre davanti a sé le spighe dorate che saranno il frutto della
sua perseveranza. Tale è la sorte dello sventurato che soffre sulla vostra terra;
l’aspirazione alla felicità, che deve essere il frutto della sua pazienza, lo
renderà forte contro i dolori passeggeri dell’umanità.

Solo la mancanza di rassegnazione rende sterile la sofferenza, perché


allora le prove devono ricominciare. Ciò che è più utile per lei, quindi, è il coraggio,
la sottomissione; bisogna pregare Dio e gli Spiriti buoni perché glielo accordino.

«Coraggio o tutti voi che soffrite; pensate quanto poco tempo dura la vostra
esistenza materiale; pensate alle gioie dell’eternità; chiamate a voi la
speranza, amica devota di ogni cuore che soffre; chiamate a voi la fede, sorella della
speranza, la fede che vi mostra il cielo dove la speranza vi fa entrare
prima del tempo. Chiamate dunque a voi queste amiche che il Signore vi dà,
che vi circondano, vi sostengono e vi amano, e che con la loro sollecitudine
costante vi riconducono a colui che avete offeso trasgredendo le sue leggi».

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