Sei sulla pagina 1di 6

• P rimo piano

Libertà al cinema: Cronaca di un massacro di Vancini


306 Novelle rusticane
T5 Libertà
sezione 2 Positivismo e Decadentismo

La novella dà voce a una vicenda drammatica della storia italiana al tempo del Risorgimento
e dell’impresa dei Mille. Dopo il decreto di Garibaldi sulla divisione delle terre demaniali, si
scatena in Sicilia una rivolta contadina, repressa con esecuzioni sommarie da Nino Bixio.

IL TESTO anno ▸ 1882 (in rivista); 1883 (in volume)


IN BREVE genere ▸ novella
argomento ▸ dopo lo sbarco in Sicilia dei Mille, a Bronte i contadini si ribellano contro i vecchi
ceti dirigenti, ma presto si assiste alla reazione garibaldina e al ritorno agli antichi rapporti
di subordinazione.

Sciorinarono1 dal campanile un fazzoletto a tre colori2, suonarono le campane a stormo, e


cominciarono a gridare in piazza: «Viva la libertà!».
Come il mare in tempesta. La folla spumeggiava e ondeggiava davanti al casino dei ga-
lantuomini3, davanti al Municipio, sugli scalini della chiesa: un mare di berrette4 bianche;
5 le scuri e le falci che luccicavano. Poi irruppe in una stradicciuola.
«A te prima, barone! che hai fatto nerbare5 la gente dai tuoi Una litania popolare
campieri6!». Innanzi a tutti gli altri una strega, coi vecchi ca- In questa sorta di
pelli irti sul capo, armata soltanto delle unghie. «A te, prete del preghiera rovesciata,
la folla elenca
diavolo! che ci hai succhiato l’anima!». «A te, ricco epulone , 7
le autorità da
10 che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue spodestare in nome
del povero!». «A te, sbirro! che hai fatto la giustizia solo per chi della libertà: sono
loro le prime vittime
non aveva niente!». «A te, guardaboschi! che hai venduto la dell’assalto.
tua carne e la carne del prossimo per due tarì al giorno8!».
E il sangue che fumava ed ubbriacava. Le falci, le mani, i cenci, i sassi, tutto rosso di san-
15 gue! «Ai galantuomini! Ai cappelli9! Ammazza! ammazza! Addosso ai cappelli!».
Don Antonio sgattaiolava a casa per le scorciatoie. Il primo colpo lo fece cascare colla
faccia insanguinata contro il marciapiede. «Perché? perché mi ammazzate?». «Anche tu! al
diavolo!». Un monello sciancato raccattò il cappello bisunto e ci sputò dentro. «Abbasso i
cappelli! Viva la libertà!». «Te’! tu pure!» al reverendo che predicava l’inferno per chi rubava
20 il pane. Egli tornava dal dir messa, coll’ostia consacrata nel pancione. «Non mi ammazzate,
ché sono in peccato mortale!». La gnà Lucia, il peccato mortale10; la gnà Lucia che il padre
gli aveva venduta a 14 anni, l’inverno della fame, e riempiva la Ruota11 e le strade di monelli
affamati. Se quella carne di cane fosse valsa a qualche cosa, ora avrebbero potuto satollarsi,
mentre la sbrandellavano sugli usci delle case e sui ciottoli della strada a colpi di scure.
25 Anche il lupo allorché capita affamato in una mandra, non pensa a riempirsi il ventre, e
sgozza dalla rabbia. – Il figliuolo della Signora, che era accorso per vedere cosa fosse – lo
speziale, nel mentre chiudeva in fretta e in furia – don Paolo, il quale tornava dalla vigna

1 Sciorinarono:Sventolarono. amante delle feste e dei banchetti, galantuomini che li indossano (vedi
2 un fazzoletto … colori:la bandiera condannato all’inferno; qui indica per nota 4).
tricolore italiana. antonomasia una persona che si dedichi 10 la gnà Lucia, il peccato mortale:il
3 casino dei galantuomini:circolo smodatamente ai piaceri della tavola. peccato in cui il prete vive è la relazione
riservato ai notabili locali. 8 guardaboschi … giorno:i contadini fuori del celibato con una servitrice (gnà
4 berrette:i contadini portavano il sorpresi dai guardaboschi a raccogliere era l’appellativo per le donne del popolo);
berretto, a differenza dei galantuomini, che legna nei terreni comuni erano il dettaglio dell’Eucarestia che ha con sé
portavano il cappello. denunciati e condannati al pagamento nella veste talare passa in secondo piano.
5 nerbare:frustare. di un’ammenda. Nella novella, il 11 la Ruota:meccanismo girevole
6 campieri:sorveglianti armati delle guardaboschi è accusato di aver venduto incassato nei muri degli antichi orfanotrofi
tenute agricole. se stesso e i propri simili in cambio di un che permetteva di lasciarvi i neonati (detti
7 epulone:protagonista di una parabola magro compenso (due tarì). «esposti») senza essere visti dall’altra
del Vangelo di Luca (XVI, 19-31), era un 9 cappelli:indica per sineddoche i parte.

Bologna-Rocchi-Rossi, Letteratura visione del mondo 9788858329740 © Loescher Editore, Torino 2020
a cavallo del somarello, colle bisacce magre in groppa. Pure teneva in capo un berrettino 307
vecchio che la sua ragazza gli aveva ricamato tempo fa, quando il male non aveva ancora

capitolo 6 Giovanni Verga


30 colpito la vigna. Sua moglie lo vide cadere dinanzi al portone, mentre aspettava coi cinque
figliuoli la scarsa minestra che era nelle bisacce del marito. «Paolo! Paolo!». Il primo lo colse
nella spalla con un colpo di scure. Un altro gli fu addosso colla falce, e lo sventrò mentre si
attaccava col braccio sanguinante al martello12.
Ma il peggio avvenne appena cadde il figliolo del notaio, un ragazzo di undici anni, bion-
35 do come l’oro, non si sa come, travolto nella folla. Suo padre si era rialzato due o tre volte
prima di strascinarsi a finire nel mondezzaio, gridandogli: «Neddu! Neddu!». Neddu fuggi-
va, dal terrore, cogli occhi e la bocca spalancati senza poter gridare. Lo rovesciarono; si rizzò
anch’esso su di un ginocchio come suo padre; il torrente gli passò di sopra; uno gli aveva
messo lo scarpone sulla guancia e glie l’aveva sfracellata; nonostante il ragazzo chiedeva
40 ancora grazia colle mani. – Non voleva morire, no, come aveva visto ammazzare suo padre;
– strappava il cuore! – Il taglialegna, dalla pietà, gli menò un gran colpo di scure colle due
mani, quasi avesse dovuto abbattere un rovere di cinquant’anni – e tremava come una fo-
glia. – Un altro gridò: «Bah! egli sarebbe stato notaio, anche lui13!».
Non importa! Ora che si avevano le mani rosse di quel sangue, bisognava versare tutto il
45 resto. Tutti! tutti i cappelli! – Non era più la fame, le bastonate, le soperchierie che facevano
ribollire la collera. Era il sangue innocente. Le donne più feroci ancora, agitando le braccia
scarne, strillando l’ira in falsetto, colle carni tenere sotto i brindelli delle vesti. «Tu che
venivi a pregare il buon Dio colla veste di seta!». «Tu che avevi a schifo d’inginocchiarti ac-
canto alla povera gente!». «Te’! Te’!». Nelle case, su per le scale, dentro le alcove14, lacerando
50 la seta e la tela fine. Quanti orecchini su delle facce insanguinate! e quanti anelli d’oro nelle
mani che cercavano di parare i colpi di scure!
La baronessa aveva fatto barricare il portone: travi, carri di campagna, botti piene,
dietro; e i campieri che sparavano dalle finestre per vender cara la pelle. La folla china-
va il capo alle schioppettate, perché non aveva armi da rispondere. Prima15 c’era la pena
55 di morte chi16 tenesse armi da fuoco. «Viva la libertà!» e sfondarono il portone. Poi nella
corte, sulle gradinate, scavalcando i feriti. Lasciarono stare i campieri. «I campieri dopo! I
campieri dopo!». Prima volevano le carni della baronessa, le carni fatte di pernici e di vin
buono. Ella correva di stanza in stanza col lattante al seno,
scarmigliata – e le stanze erano molte. Si udiva la folla urla- Una fiumana di gente
Per descrivere la folla
60 re per quegli andirivieni, avvicinandosi come la piena di un Verga si serve di quella
fiume. Il figlio maggiore, di 16 anni, ancora colle carni bian- stessa metafora a lui cara
che anch’esso, puntellava l’uscio colle sue mani tremanti, per indicare la storia e il
progresso, che travolgono
gridando: «Mamà! mamà!». Al primo urto gli rovesciarono gli umili: per un fugace
l’uscio addosso. Egli si afferrava alle gambe che lo calpesta- istante sono però loro a
65 vano. Non gridava più. Sua madre s’era rifugiata nel balcone, dominarla.
tenendo avvinghiato il bambino, chiudendogli la bocca colla
mano perché non gridasse, pazza. L’altro figliolo voleva difenderla col suo corpo, stralunato,
quasi avesse avute cento mani, afferrando pel taglio tutte quelle scuri. Li separarono in un
lampo. Uno abbrancò lei pei capelli, un altro per i fianchi, un altro per le vesti, sollevandola
70 al di sopra della ringhiera. Il carbonaio le strappò dalle braccia il bambino lattante. L’altro
fratello non vide niente; non vedeva altro che nero e rosso. Lo calpestavano, gli macina-
vano le ossa a colpi di tacchi ferrati; egli aveva addentato una mano che lo stringeva alla
gola e non la lasciava più. Le scuri non potevano colpire nel mucchio e luccicavano in aria.

12 martello:battiporta, ad anello o con sarebbe stato notaio, dunque un uomo quando la Sicilia era sotto il dominio dei
foggia ornamentale. iniquo nell’ottica della folla. Borbone.
13 sarebbe stato … lui:la frase giustifica 14 alcove:camere da letto. 16 chi:per chi.
l’uccisione del ragazzo:anch’egli da grande 15 Prima:prima dello sbarco dei Mille,

Bologna-Rocchi-Rossi, Letteratura visione del mondo 9788858329740 © Loescher Editore, Torino 2020
308 E in quel carnevale furibondo del mese di luglio, in mezzo agli urli briachi della folla
75 digiuna, continuava a suonare a stormo la campana di Dio, fino a sera, senza mezzogiorno,
sezione 2 Positivismo e Decadentismo

senza avemaria, come in paese di turchi17. Cominciavano a sbandarsi, stanchi della car-
neficina, mogi, mogi, ciascuno fuggendo il compagno. Prima
Notturno spettrale
di notte tutti gli usci erano chiusi, paurosi, e in ogni casa
Esaurite le violenze,
vegliava il lume. Per le stradicciuole non si udivano altro che la sommossa lascia
80 i cani, frugando per i canti, con un rosicchiare secco di ossa, dietro di sé un paesaggio
nel chiaro di luna che lavava ogni cosa, e mostrava spalanca- desolato e spettrale, a
cui gli stessi rivoltosi non
ti i portoni e le finestre delle case deserte .
18
sono preparati.
Aggiornava19; una domenica senza gente in piazza né
messa che suonasse. Il sagrestano s’era rintanato; di preti non se ne trovavano più. I primi
85 che cominciarono a far capannello sul sagrato si guardavano in faccia sospettosi; ciascuno
ripensando a quel che doveva avere sulla coscienza il vicino. Poi, quando furono in molti,
si diedero a mormorare. – Senza messa non potevano starci, un giorno di domenica, come
i cani! – Il casino dei galantuomini era sbarrato, e non si sapeva dove andare a prendere gli
ordini dei padroni per la settimana. Dal campanile penzolava sempre il fazzoletto tricolore,
90 floscio, nella caldura gialla di luglio.
E come l’ombra s’impiccioliva lentamente sul sagrato20, la folla si ammassava tutta in un
canto. Fra due casucce della piazza, in fondo ad una stradicciola che scendeva a precipizio, si
vedevano i campi giallastri nella pianura, i boschi cupi sui fianchi dell’Etna. Ora dovevano
spartirsi quei boschi e quei campi. Ciascuno fra sé calcolava colle dita quello che gli sarebbe
95 toccato di sua parte, e guardava in cagnesco il vicino21. – Libertà voleva dire che doveva esser-
cene per tutti! – Quel Nino Bestia, e quel Ramurazzo, avrebbero preteso di continuare le pre-
potenze dei cappelli! – Se non c’era più il perito per misurare la terra, e il notaio per metterla
sulla carta, ognuno avrebbe fatto a riffa e a raffa22! «E se tu ti mangi la tua parte all’osteria,
dopo bisogna tornare a spartire da capo?». «Ladro tu
100 e ladro io». Ora che c’era la libertà, chi voleva man-
giare per due avrebbe avuto la sua festa come quella
dei galantuomini! – Il taglialegna brandiva in aria la
mano quasi ci avesse ancora la scure.
Il giorno dopo si udì che veniva a far giustizia il
105 generale23, quello che faceva tremare la gente. Si ve-
devano le camicie rosse dei suoi soldati salire len-
tamente per il burrone, verso il paesetto; sarebbe
bastato rotolare dall’alto delle pietre per schiacciarli
tutti. Ma nessuno si mosse. Le donne strillavano e si
110 strappavano i capelli. Ormai gli uomini, neri e colle
barbe lunghe, stavano sul monte, colle mani fra le
cosce, a vedere arrivare quei giovanetti stanchi, cur-
vi sotto il fucile arrugginito, e quel generale piccino
sopra il suo gran cavallo nero, innanzi a tutti, solo. Proclama di Salemi, 14 maggio 1860.

17 in quel carnevale … turchi: che sono stati uccisi dagli insorti. narratore, l’insurrezione è stata alimentata
l’insurrezione di Bronte appare come 19 Aggiornava:Faceva giorno, Sorgeva da mire personali ed egoistiche.
un carnevale furibondo in quanto il sole. Inizia qui la seconda parte 22 avrebbe … a raffa:avrebbe cercato
sconvolgimento delle regole e delle della novella:è il giorno successivo e i di accaparrarsi il più che poteva, senza
istituzioni, che calpesta anche i princìpi rivoltosi iniziano a provare un senso di rispetto per i diritti altrui.
religiosi trasformando i ribelli in sbandamento, per l’incapacità di gestire le 23 il generale:Gerolamo Bixio, detto Nino
miscredenti (tali erano i turchi secondo il conseguenze della ribellione. (1821-73), uno dei comandanti delle truppe
narratore). La collocazione dei fatti a luglio 20 come l’ombra … sagrato:man mano garibaldine, fu inviato a Bronte da Garibaldi
non rispetta la verità storica:l’insurrezione che si avvicinava il mezzogiorno (quando per reprimere l’insurrezione. Egli pose la
ebbe luogo, nel 1860, dal 2 al 5 agosto. il sole è in alto e dunque l’ombra si riduce). zona sotto assedio, fece eseguire cinque
18 case deserte:sono le case di coloro 21 Ciascuno … vicino:nell’ottica del fucilazioni sommarie e processare i colpevoli.

Bologna-Rocchi-Rossi, Letteratura visione del mondo 9788858329740 © Loescher Editore, Torino 2020
115 Il generale fece portare della paglia nella chiesa, e mise a dormire i suoi ragazzi come un 309
padre. La mattina, prima dell’alba, se non si levavano al suono della tromba, egli entrava

capitolo 6 Giovanni Verga


nella chiesa a cavallo, sacramentando24 come un turco. Questo era l’uomo. E subito ordi-
nò che glie ne fucilassero cinque o sei, Pippo, il nano25, Pizzanello, i primi che capitarono.
Il taglialegna, mentre lo facevano inginocchiare addosso al muro del cimitero, piangeva
120 come un ragazzo, per certe parole che gli aveva dette sua madre, e pel grido che essa aveva
cacciato quando glie lo strapparono dalle braccia. Da lontano, nelle viuzze più remote del
paesetto, dietro gli usci, si udivano quelle schioppettate in fila come i mortaletti della festa.
Dopo arrivarono i giudici26 per davvero, dei galantuomini cogli occhiali, arrampicati sulle
mule, disfatti dal viaggio, che si lagnavano ancora dello strapazzo mentre interrogavano gli
125 accusati nel refettorio del convento, seduti di fianco sulla scranna, e dicendo «ahi!» ogni volta
che mutavano lato. Un processo lungo che non finiva più. I colpevoli li condussero in città27,
a piedi, incatenati a coppia, fra due file di soldati col moschetto pronto. Le loro donne li segui-
vano correndo per le lunghe strade di campagna, in mezzo ai solchi, in mezzo ai fichidindia,
in mezzo alle vigne, in mezzo alle biade color d’oro, trafelate, zoppicando, chiamandoli a nome
130 ogni volta che la strada faceva gomito, e si potevano vedere in faccia i prigionieri. Alla città li
chiusero nel gran carcere alto e vasto come un convento, tutto bucherellato da finestre col-
le inferriate; e se le donne volevano vedere i loro uomini, soltanto il lunedì, in presenza dei
guardiani, dietro il cancello di ferro. E i poveretti divenivano sempre più gialli in quell’ombra
perenne, senza scorgere mai il sole. Ogni lunedì erano più taciturni, rispondevano appena, si
135 lagnavano meno. Gli altri giorni, se le donne ronzavano per la piazza attorno alla prigione, le
sentinelle minacciavano col fucile. Poi non sapere che fare, dove trovare lavoro nella città, né
come buscarsi28 il pane. Il letto nello stallazzo29 costava due soldi; il pane bianco si mangiava
in un boccone e non riempiva lo stomaco; se si accoccolavano a passare una notte sull’uscio
di una chiesa, le guardie le arrestavano. A poco a poco rimpatriarono30, prima le mogli, poi le
140 mamme. Un bel pezzo di giovinetta si perdette nella città e non se ne seppe più nulla.Tutti gli
altri in paese erano tornati a fare quello che facevano prima. I galantuomini non potevano la-
vorare le loro terre colle proprie mani, e la povera gente non poteva vivere senza i galantuomini.
Fecero la pace31. L’orfano dello speziale rubò la moglie a Neli Pirru, e gli parve una bella cosa,
per vendicarsi di lui che gli aveva ammazzato il padre. Alla donna che aveva di tanto in tanto
145 certe ubbie32, e temeva che suo marito le tagliasse la faccia, all’uscire dal carcere, egli ripeteva:
«Sta’ tranquilla che non ne esce più». Ormai nessuno ci pensava; solamente qualche madre,
qualche vecchiarello, se gli correvano gli occhi verso la pianura, dove era la città, o la domeni-
ca, al vedere gli altri che parlavano tranquillamente dei loro affari coi galantuomini, dinanzi al
casino di conversazione, col berretto in mano, e si persuadevano che all’aria ci vanno i cenci33.
150 Il processo durò tre anni, nientemeno! tre anni di prigione e senza vedere il sole. Sicché
quegli accusati parevano tanti morti della sepoltura, ogni volta che li conducevano amma-
nettati al tribunale. Tutti quelli che potevano erano accorsi dal villaggio: testimoni, parenti,
curiosi, come a una festa, per vedere i compaesani, dopo tanto tempo, stipati nella cappona-
ia34 – ché capponi davvero si diventava là dentro! e Neli Pirru doveva vedersi sul mostaccio35
155 quello dello speziale, che s’era imparentato a tradimento con lui! Li facevano alzare in piedi
ad uno ad uno. «Voi come vi chiamate?». E ciascuno si sentiva dire la sua, nome e cognome e
quel che aveva fatto. Gli avvocati armeggiavano fra le chiacchiere, coi larghi maniconi pen-

24 sacramentando:bestemmiando. processo e la fine di ogni illusione. e alla subordinazione di prima, con la


25 Pippo, il nano:nella realtà storica si 27 in città:a Catania. collaborazione tra i galantuomini, proprietari
trattò non di un nano ma di un malato di 28 buscarsi:procurarsi. dei terreni, e i contadini lavoratori.
mente, Nunzio Ciraldo Fraiunco:egli aveva 29 stallazzo:stalla annessa alle locande, 32 ubbie:paure.
girato per le strade del paese prima della dove venivano ricoverati i cavalli dei 33 all’aria … i cenci:a pagare sono
rivolta con un fazzoletto tricolore sulla testa, viaggiatori. sempre i poveri.
profetizzando sventure ai galantuomini. 30 rimpatriarono:tornarono al paese. 34 capponaia:indica per metafora la gabbia
26 Dopo … giudici:inizia la terza parte 31 Tutti gli altri … pace:passata la furia degli imputati, paragonati a capponi.
della novella, dove sono descritti il della rivolta, il paese è ritornato all’ordine 35 mostaccio:viso, muso.

Bologna-Rocchi-Rossi, Letteratura visione del mondo 9788858329740 © Loescher Editore, Torino 2020
310 denti, e si scalmanavano, facevano la schiuma alla bocca, asciugandosela subito col fazzoletto
bianco, tirandoci su una presa di tabacco. I giudici sonnecchiavano, dietro le lenti dei loro oc-
sezione 2 Positivismo e Decadentismo

160 chiali, che agghiacciavano il cuore. Di faccia erano seduti in fila dodici galantuomini36, stanchi,
annoiati, che sbadigliavano, si grattavano la barba, o ciangot- Il sollievo del potere
tavano37 fra di loro. Certo si dicevano che l’avevano scappata Il processo si svolge in
bella a non essere stati dei galantuomini di quel paesetto las- un’atmosfera surreale:
sù, quando avevano fatto la libertà. E quei poveretti cercavano la giuria dei notabili,
disattenta, si compiace
165 di leggere nelle loro facce. Poi se ne andarono a confabulare fra sarcasticamente di
di loro, e gli imputati aspettavano pallidi, e cogli occhi fissi su non aver sperimentato
quell’uscio chiuso. Come rientrarono, il loro capo, quello che di persona gli effetti
della libertà.
parlava colla mano sulla pancia, era quasi pallido al pari degli
accusati, e disse: «Sul mio onore e sulla mia coscienza!…».
170 Il carbonaio, mentre tornavano a mettergli le manette, balbettava: «Dove mi conduce-
te?». «In galera? O perché? Non mi è toccato neppure un palmo di terra! Se avevano detto
che c’era la libertà!…».
36 dodici galantuomini:membri della giuria, che dunque non 37 ciangottavano:mormoravano.
poteva essere imparziale.

T5 GUIDA ALL’ANALISI
UNA VISIONE D’INSIEME novella questa speranza si traduce nello sventolio del
fazzoletto tricolore (nella seconda redazione sarà in-
La novella fu pubblicata su «La domenica letteraria»
vece un fazzoletto rosso), lo stesso che però, all’indo-
il 12 marzo 1882 e l’anno successivo fra le Novelle ru-
mani della rivolta, «penzolava […] floscio, nella caldura
sticane. Siamo a Bronte, alle pendici dell’Etna, all’in-
gialla di luglio» (rr. 89-90), presagio dell’insensatezza
domani dello sbarco in Sicilia dei Mille di Garibaldi.
di tanta violenza. Alla fine della novella, con perfetto
Come molti contadini meridionali, anche quelli di
movimento circolare, ricorre di nuovo la parola «liber-
Bronte attendono la riforma agraria in risposta a se-
tà» (r. 172), pronunciata dal carbonaio, ma avvolta dallo
coli di sfruttamento da parte dei grandi latifondisti.
sguardo critico dell’autore.
Garibaldi aveva promesso la divisione delle terre de-
maniali in cambio dell’appoggio delle masse contadi- Risorgimento senza eroi Del Risorgimento, Verga
ne contro i Borbone. L’attesa di una soluzione, unita presenta un’immagine ambigua: se da un lato, attra-
al disagio economico-sociale, accende una rivolta verso il narratore anonimo, Bixio appare come il gene-
locale che si protrae da giugno ai primi di agosto del rale «che faceva tremare la gente» (r. 105) e che, «come
1860 e che sfocia nell’eccidio di alcuni notabili. Gari- un padre», mette «i suoi ragazzi» a dormire (rr. 115-16),
baldi, temendo che l’esempio di Bronte possa scate- dall’altro i garibaldini sono descritti come «giovanetti
nare nuove ribellioni, fa intervenire le proprie truppe stanchi, curvi sotto il fucile arrugginito, e quel generale
sotto la guida del generale Nino Bixio, che infligge piccino sopra il suo gran cavallo nero, innanzi a tutti,
una punizione immediata ai ribelli. solo» (rr. 112-14). Dal contrasto fra le due scene traspare
una visione disincantata e diseroicizzata della sto-
I TEMI ria. Come avrebbe titolato un suo libro l’intellettuale
Quale «libertà»? Una visione pessimistica Quan- torinese Piero Gobetti (1901-26), dalla novella emerge
do Verga scrive la novella, ha già pubblicato I Mala- un «Risorgimento senza eroi», sia sul fronte popola-
voglia e ha ormai maturato una visione pessimistica re (puro eccidio) sia su quello garibaldino (esecuzioni
del progresso: qualsiasi mutamento risulta inutile a sommarie) che su quello istituzionale (processo farsa).
migliorare le condizioni di vita degli individui. Nessun
valore ideale, per quanto nato da istanze giuste, può LO STILE
cambiare il corso delle cose, in cui i deboli soccombo- Una novella in tre sequenze La struttura asimmetri-
no inesorabilmente. In questa prospettiva acquista un ca delle tre parti della novella, che dà maggiore rilievo
significato particolare la parola che dà il titolo alla alla descrizione della rivolta, esalta il contrasto fra la
novella: per i contadini, la «libertà» non è l’indipen- drammaticità dell’evento e il ritorno alla cosiddetta
denza dai Borbone né l’approdo all’Unità, ma signifi- «normalità». I dettagli delle violenze perpetrate dal-
ca la fine del loro servaggio secolare. All’inizio della la folla contrastano con la sbrigativa velocità con cui

Bologna-Rocchi-Rossi, Letteratura visione del mondo 9788858329740 © Loescher Editore, Torino 2020
viene liquidato l’intervento di Bixio, evidenziando così Verga: «come il mare in tempesta» (r. 3), come un «tor- 311
la rapidità del ritorno all’ordine e la tragica inutilità rente» (r. 38), «come la piena di un fiume» (rr. 60-61).

capitolo 6 Giovanni Verga


di tanto sangue. Il processo, infine, ambientato tre Queste similitudini e metafore da un lato sottoli-
anni dopo i fatti in un’atmosfera sonnacchiosa, emer- neano l’irrazionalità dell’azione, ridotta a pura violen-
ge solo per alcuni passaggi fondamentali, mentre la za come un cataclisma naturale, dall’altro rafforzano
lettura della sentenza è interrotta dai puntini di so- l’idea di un movimento privo di guida. L’autore stesso
spensione (r. 169). sembra eclissarsi, lasciando che il lettore sia travolto
Una prospettiva collettiva Dopo l’attacco in medias dai fatti senza mediazioni. Di particolare efficacia ri-
res («Sciorinarono dal campanile un fazzoletto a tre sulta la prima sequenza, in cui la rappresentazione
colori», r. 1), Verga dà alla vicenda un carattere cora- delle azioni della folla procede per campi lunghi per
le, senza soffermarsi sui leader della rivolta che pure poi soffermarsi su scene singole, di cui si esaltano al-
sono attestati dalle cronache. Dal narratore anonimo cuni particolari, scanditi dalle esclamazioni dei ribelli,
popolare i rivoltosi sono descritti con immagini care a dal colore del sangue versato, dal luccichio delle falci.

T5 LABORATORIO SUL TESTO


Comprensione e analisi Considera la scelta dell’autore alla luce degli eventi
1 Indica e dai un titolo alle tre parti in cui si può storici e sociali maturati in Italia e in Europa
dividere la novella. nel frattempo. Quale informazione ci dà circa le
2 Come viene descritta la folla nella parte iniziale? posizioni ideologiche assunte da Verga rispetto
3 I contadini che hanno massacrato i latifondisti all’anno della prima edizione della novella (1882-83)?
restano inerti all’arrivo dei garibaldini: perché non
Commento interpretativo
organizzano la loro difesa?
7 Confronta la descrizione della folla in Verga con
4 Rileggi il seguente passo: «Tutti gli altri in paese
quella fatta da altri scrittori o pittori (ad esempio,
erano tornati a fare quello che facevano prima.
l’assalto ai forni nei Promessi Sposi di Manzoni o
I galantuomini non potevano lavorare le loro terre
il Quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo).
colle proprie mani, e la povera gente non poteva
Sottolinea le analogie e le differenze nelle due
vivere senza i galantuomini. Fecero la pace» (rr. 140-
prospettive prese in esame in un testo di circa
43). Quale visione della storia e della società emerge
2 facciate di foglio protocollo.
da queste parole?
5 Evidenzia nel testo i punti in cui compare la parola Verso il colloquio
«libertà»: ha sempre lo stesso significato oppure 8 Il testo si presta a diversi collegamenti
acquista sfumature e tonalità diverse? interdisciplinari. Aiutandoti con la mappa,
6 Nella seconda edizione delle Novelle rusticane, del prova a esporli. Puoi arricchire la mappa e la tua
1920, il fazzoletto tricolore viene sostituito da un esposizione con richiami a opere, temi o autori a
fazzoletto rosso. Come spieghi questa modifica? te noti.

Filosofia
Storia La filosofia della storia e la
• Lo sbarco dei Mille Letteratura «coscienza delle masse»
• La questione meridionale italiana
• L’eccidio di Bronte • Verga, Libertà
• L’analisi di Sciascia
in La corda pazza Storia dell’arte
(1991) La raffigurazione della
folla: Pellizza da Volpedo
Letteratura italiana
• Risorgimento
e letteratura in Italia
• La folla: Manzoni, Temi di cittadinanza
I Promessi Sposi I diritti dei lavoratori ieri e oggi

Bologna-Rocchi-Rossi, Letteratura visione del mondo 9788858329740 © Loescher Editore, Torino 2020

Potrebbero piacerti anche