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Gente in
Aspromonte
di Corrado Alvaro
Edizione di riferimento:
Garzanti, Milano 1978
Sommario
Gente in Aspromonte
I 1
II 8
III 11
IV 18
V 26
VI 33
VII 38
VII 44
IX 47
X 52
XI 60
XII 64
XII 69
XIV 70
XV 74
La pigiatrice d’ uva 76
Il rubino 82
La zingara 88
Coronata 96
Teresita 102
Romantica 108
La signora Flavia 114
Innocenza 121
Vocesana e primante 127
Temporale d’autunno 133
Cata dorme 139
Ventiquattr’ore 145
GENTE IN ASPROMONTE
II
III
IV
VI
VII
VIII
IX
XI
XII
XIII
XIV
XV
LA PIGIATRICE D’ UVA
IL RUBINO
LA ZINGARA
CORONATA
TERESITA
ROMANTICA
LA SIGNORA FLAVIA
INNOCENZA
VOCESANA E PRIMANTE
TEMPORALE D’AUTUNNO
CATA DORME
VENTIQUATTR’ORE
gli occhi dove lui posava i suoi, ché altre egli ne suscita-
va soltanto a guardare. L ’altro, il Borriello invece, un
giovane magro e scarno, pensava sempre a quello che
avrebbe mangiato piú volentieri, e descriveva qualche
piatto del suo paese con compiacimento. Aveva le lab-
bra molto rosse, il riso bianco, e il viso giovane segnato
di molte rughe, specialmente attorno alla bocca. In mez-
zo a loro, piú piccolo di statura, con le mani in tasca, col
passo di chi ha camminato troppo nella sua vita, Man-
dorla, non diceva che rare parole. Ora l’uno ora l’altro
degli amici gli metteva la mano sul braccio, e camminava
un poco al passo con lui. Sebbene il piú insignificante
della compagnia, il Mandorla rappresentava un oggetto
di disputa, perché come accade, ognuno dei due lo vole-
va amico per sé; aveva gli occhi sempre un po’ gonfi e
rossi: le lagrime gli venivano e gli tornavano indietro co-
me al Borriello la saliva. Il suo pensiero fisso per quanto
lo nascondesse, era sempre quello della moglie. «Capi-
sci», diceva, «che una donna, quando ti tradisce, tu te ne
accorgi anche senessuno ti ha detto nulla. Te ne accorgi
da certe cose, per esempio...» Gli altri due si guardava-
no malignamente di sopra la sua testa china. Poi uno,
con una voce curiosa ma trattenuta, domandava «Per
esempio?» «Ti bacia in un altro modo, e si sente che c’è
qualche cosa di nuovo. Ella gioca come se tu non doves-
si capire, e tu hai capito, invece! E intanto non sai che
cosa fare; che cosa vuoi fare? La vuoi uccidere?» «Natu-
ralmente. Ucciderla». «Ma se l’hai amata, come la ucci-
di? Non ti riesce. Ti dici sempre: e questo domani non
viene mai. E poi, io non potrei, perché, penserei sempre
di averla uccisa. Tu l’ammazzi, li stesa, e domandi qual-
che cosa e non ti può piú rispondere. È impossibile».
Ora non poteva piú parlare, e guardava in alto, come i
bambini quando piangono, e per distrarli si dice loro di
guardare l’uccellino che vola.
La città cominciava bassa e sterile, con le sue piazzet-