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Nasce nel 1475, a Caprese (vicino ad Arezzo) da una nota famiglia fiorentina
A 13 anni, si trasferisce a Firenze, città governata dal mecenate e letterato Lorenzo il
Magnifico e inizia l’apprendistato a bottega dal pittore Domenico Ghirlandaio dove studia dal
vero i dipinti di Giotto, Masaccio e Donatello: da cui riprende la solidità delle forme. Se ne va
prima di finire l’apprendistato, Michelangelo si sente infatti scultore.
Nel 1490 Michelangelo, colpito dalla bellezza delle sue prime sculture, lo invita a corte dove
Michelangelo studia l’anatomia osservando le statue classiche della collezione Medici
Alla corte di Lorenzo il Magnifico si avvicinò alla filosofia neoplatonica: secondo la quale
l’amore e la bellezza eleva l’uomo a Dio, quindi dalla dimensione terrena a quella spirituale,
divina.
Nel 1496 è a Roma (nuova FIrenza perché questultima era in decadenza in seguito alla
cacciata dei medici) dove si cimenta in uno dei grandi soggetti della tradizione iconografica
cattolica: La Pietà
Nel 1501 torna a firenze dove realizza il David
È un basso rilievo
Con quest’opera è svelato il tema centrale della produzione di Michelangelo ovvero la figura
umana, si vede già l’interesse di Michelangelo verso il corpo umano che è considerato
l’emblema della bellezza di Dio.
L’artista scopre la sua vocazione per la scultura in quanto arte fatta per elevare a Dio.
Michelangelo a partire dal blocco grezzo di marmo (ovvero il materiale prediletto dall’artista)
vede la figura: che secondo lui è imèrigionata nel marmo e spetta all’articta il compito di
liberarla
Attraverso il disegno incarna le idee studiando l’anatomia e accentuando le luci e le ombre.
Utilizza la tecnica del “non finito” tecnica che consiste nello scolpire e rifinire una parte del
blocco di marmo e lasciare abbozzate altre come a rappresentare una figura che sembrerà
imprigionate nel materiale.
Questo contrasto provoca una foret potenza, valenza espressiva a cui si aggiunge il
dinamismo attuato con una composizione contrapposta: attraverso la rotsione del busto con
linee contrapposte e il movimento delle gambe e delle braccia.
PIETÀ RONDANINI:
È l’ultima opera dello scultore, realizzata con la tecnica del “non finito”
A rappresentare l’insoddisfazione, il tormento e la ricerca sofferta di Michelangelo che
continua a cambiare idea e a meditare sulla morte a cui è prossimo. Infatti realizza
quest’opera all’età di 80 anni.
Iconografia: il corpo di Cristo è in una posizione verticale ed è sorretto a fatica dalla Vergine in
piedi che si sforza per mostrare al mondo l’estremo sacrificio compiuto dal Figlio.
no dei misteri più fitti è capire il grado di finitezza di quest’opera: dopo oltre dieci anni è
possibile che l’artista l’avesse lasciata a uno stadio così iniziale? Oppure la considerava finita?
Una cosa è certa: il messaggio di dolore estremo della Madre, che sembra diventare un unico
corpo con il Figlio, è reso ancora più forte dalle figure grezze e come scarnificate.
RAFFAELLO
Differenze:
raffaello inverte la disposizione delle due schiere di uomini e donne: donne s sinistra, uomii a
destra; mnentre cpn Perugino donne a destra e uomini a sinistra
speculatirà tavole
La leggera inclinazione dei volti e la naturalezza dei gesti conferisce alla scena un armonico
dinamismo che supera la staticità dei personaggi del maestro
la diversa costruzione del tempo:
Il tempio nel dipinto del Perugino è di forma ottagonale con un pronao su ognuno dei 4 lati
principali. La cupola viene tagliata fuori dalla rappresentazione. Raffaello inserisce invece la
cupola nel dipinto in modo da seguire la forma arcuata della tavola, aumenta il numero delle
facciate del tempio e lo circonda con un colonnato per evidenziarne la circolarità.
La prospettiva viene accentuata: le linee disegnate dai lastroni del pavimento fuggono verso
gli spigoli della scalinata convergendo tutte sulla porta del tempio,( Sull’architrave Raffaello
pone la sua firma) e qunidi segnando le linee di prospettiva Sull’architrave Raffaello pone la
sua firma.
Anche i punti di vista sono diversi: il pulto di vista di Perugino è più basso; quello Raffaello è
più dall’alto e più profondo: infatti ingloba tuttol’edificio
inoltre i colori di raffaello sono più saturi e più brillanti , e vivaci
Il cerchio, simbolo della perfetta armonia che si compie nell’unione degli sposi.
La circolarità si esprime in una composizione fatta di linee curve.
Il tempio non è più soltanto lo sfondo del dipinto come nel Perugino ma acquista
tridimensionalità e si pone come centro della piazza circolare dove si celebra il matrimonio.
L’anello, ancora una volta figura circolare, è il centro della scena: qui si concentrano gli
sguardi di tutti i personaggi che ne enfatizzano in questo modo, la carica simbolica.
1504-08: Firenze:
Madonna del cardellino/con bambino e S. Giovanni (1506)
Olio su tavola realizzato a Firenze inotrno al 1507
504-1508: si trasferisce a Firenze città che vive un momento di grande vitalità culturale, ed
entra in contatto con i massimi esponenti della cultura toscana: Leonardo e Michelangelo.
Raffaello studia i loro lavori, ne assorbe il linguaggio pittorico e lo reinterpreta con una
grande finezza di tocco.
Lavora ad alcune variazioni sul tema della Vergine, soggetto che lo accompagnerà per tutta la
vita.
Elabora un’estetica in cui naturalezza del gesto e bellezza idealizzata sono in perfetto
equilibrio
Influsso michelangelesco:
cristo è raffigurato con le gambe leggermente div<ricate, con il braccio pensolante e con le
labbra socchiuse.((come nella pietà)
Si tratta di figure realistiche dalle quali emerge lo sforzo fisico di coloro che portano le salme
di cristo, il dolore composto e drammatico allo stesso tempo di Maddalena e della Madonna.
Inoltre i personaggi sono rappresentati in modo dinamico attraverso la torsione del
corpo8contrappunto) richiama il Tondo Doni
Le madonne;
ra il 1504 e il 1508 egli realizzò una serie di Madonne spesso ambientate in ampi e sereni paesaggi caratterizzati
dalla prospettiva aerea appresa da Leonardo, rispetto a quest’ultimo,
queste opere acquisiscono un valore significativo, dato che egli dava grande importanza al rapporto d’amore tra
madre e figlio, tema primario delle sue creazioni.
l’iconografia della Madonna è il vero simbolo del naturale amore materno: rimanda all’idea della morte
sacrificale di Cristo, alla passione e al dolore della madre per il figlio
Le madonne di Raffaello sono figure dalla fisionomia e dai volti dolci, e dalla grazia che ricorda quella del suo maestro
Perugino;
Raffaello aggiunge una gran naturalezza e plasticità nella postura, studiata e perfezionata con il tempo.
Ai gesti molto naturali si accompagnano le espressioni materne, e la dolcezza dei dipinti si riscontra anche nel
paesaggio. Con influssi leonardeschi che con la natura rispecchiava i moti dell’anima dei
peronsaggi(anche struttura piramidale e paesaggi brillanti e armonici)s
Le Madonne di Raffaello, oltre all’affetto materno, talvolta mostrano una sorta di soggezione verso la natura
divina del proprio bambino e il presentimento del futuro dolore.
GIORGIONE
LA TEMPESTA 1502/1503 circa conservata nella galleria dell’accademia di Venezia
La tecnica non vi è un disegno preparatorio ma dipingi direttamente con il colore sulla tela ; è
olio su tela su una tavola di piccole dimensioni 83 per 73 cm
Iconografia: paesaggio di campagna veneta che è umida d’estate con una rigogliosa
vegetazione con case, un ponticello(fore sono resti di antichità romana) sono presenti anche
colonne, rovine e la veduta di una città medievale.
Vi è un lampo che squarcia il cielo e annuncia il temporale che si sta per scatenare.
A sinistra viè un giovane vetito in abiti del 500 e appoggiato ad un bastone mentre guarda la
madre allattare un bambino. Essa seminuda con gli occhi neri e svegli fissa gli spettatori(chi
guardal’uopra) coinvolgendoci in essa.
Le due figure sono subordinate alla natura che è la protagonista dell’opera come è annunciato
anche dal titolo stesso.
Colori: utilizza la tecnica della pittura tonale che armonizza i colori basati su sfumature di
verde e di oro inoltre l’uso dello sfumato gli permette di dipingere dei contorni velati attorno
alle figure così da ottenere un armonico equlibrio tra i diversi elementi; crea sfumature per
rendere meglio gli effetti atmosferici; per l’effetto di bagnato sulle foglie; e infine er rendere le
ombre ni movimento generate dal passaggio delle nuovle-
Ques’attento uso dei colori per i paesaggi è uno deigli elementi più riusciti nei dipinti in
quanto aiutano per l’interpretazione dell’opera perché definiscono l’atmosfera infatti il colore
ha la capacità di emozionare. Si ricerca una bellezza intesa come generatrice di sensazioni e di
un ambito riguardante la sfera emotiva.
Composizione: insieme di elemeni sia naturali sia architettonici
CASTELFRANCO
• Elemento fondamentale della sua pittura è il paesaggio, che introduce una visione aperta e
serena.
• Sono superfici ampie e distese
o diventano l’espressione di uno stato d’animo
o creano un’ambientazione, un’atmosfera particolare, magica e poetica
o paesaggi interiori
• Non usa disegni preparatori, ma stende direttamente il colore sulla tela
• prospettiva basata sull’accostamento di colori
• Introduce la pittura tonale , una vera e propria rivoluzione in quanto affida a luce e colore una
funzione costruttiva ed espressiva.
• Partendo da una fonte di luce naturalistica varia i toni grazie a velature traslucide di pittura
ad olio, accostandoli per graduare i passaggi dalle zone più luminose a quelle più in
ombra (come accade nell’Adorazione dei pastori).
• La pittura tonale è il mezzo più adatto per esprimere il “sentimento della natura”.
Ques’attento uso dei colori per i paesaggi è uno deigli elementi più riusciti nei dipinti in
quanto aiutano per l’interpretazione dell’opera perché definiscono l’atmosfera infatti il colore
ha la capacità di emozionare. E viene utilizzato come principale mezzo espresssivo che si
sostituisce al disegno nel costruire il volume. Si ricerca una bellezza intesa come
generatrice di sensazioni e di un ambito riguardante la sfera emotiva
VENERE DORMIENTE
• probabilmente un dono di nozze ispirato agli epitalami, ovvero canti nuziali antichi destinati a
celebrare il matrimonio
• Giorgione ielebra lo stretto rapporto tra essere umano e natura, inteso come inno al creato.
• in seguito completata da Tiziano dopo la morte di Giorgione: ’accensione cromatica data dal
cuscino, che vivacizza la composizione.
• iconogr: Nudo sdraiato. In primo piano una giovane donna addormentata, Venere, raffigurata senza
veli e a grandezza naturale.
• Essa è distesa sul prato e si offre all’osservatore inconsapevole della propria bellezza, innocente e
pudica,
• in un rasserenante paesaggio costruito per fasce orizzontali sovrapposte che riprendono
idealmente l’andamento del corpo della dea
• è inserita in una natura splendida con la quale tende a fondersi, ma allo stesso tempo è anche
separata dal paesaggio e messa in rilievo dalla sorgente luminosa.
TIZIANO
• ntroduzione di atmosfere chiaroscurali, scorci diagonali, dinamismo, torsioni e volumi scultorei
esasperati.
• Utilizzo sempre più audace e personale del colore con la conseguenza di un accentuazione
dell’impatto drammatico delle composizioni.
Stile sempre più veloce, spontaneo ed essenziale, caratterizzato da un naturalismo intenso e
un’introspezione profonda.
• Stile fondato su una gamma cromatica cupa e omogenea.
Uso di colori bruno-rossastri, con base di ocra rossa e nero carbone, che uniformano le atmosfere
delle sue opere a toni caldi e chiaroscurali.
Utilizzo di pennelli grossi e a volte anche le dita.
• Ricorso a canoni giorgioneschi nella resa del paesaggio e nell’utilizzo della pittura tonale,
intensificando i contrasti di colore e luce.
Esaltazione spirituale rispetto all’impeto passionale.
Nuovo linguaggio pittorico basato sul coinvolgimento emotivo (umanizzazione dei personaggi).
Lo sviluppo della sua pittura è a “tutto campo”, dalle raffinate e caratteristiche velature stese con una
sua particolare tecnica, fino al saper conferire alla materia pittorica, con disinvoltura, valenze
completamente opposte come solidità/evanescenza e pesantezza/leggerezza.
Il suo stile pittorico conferisce movimento per la ricerca di un effetto drammatizzante, in un caldo e
luminoso cromatismo della luce solare.
Riprende gli effetti plastici di Giorgione, ma in seguito diventa abilissimo nello sfruttare i colori e la
distribuzione tra luce e ombre, sviluppandola in tutt'altra morbidezza e una sublime sensualità.
Gradazione di tonalità coloristiche che suggerisce rilievo, atmosfera e plasma le immagini.
VENERE DI URBINO
• ommittente: duca Guidobaldo della Rovere.
• ICONOGR: L’opera deriva dalla Venere dormiente di Giorgione
• ma rispetto al suo dipinto, la visione di Tiziano oltrepassa il tema mitologico
• è fisicamente più concreta e non idealizzata, sensualmente moderna: la giovane donna è
sorridente e sembra ammiccare allo spettatore.
• pittura più robusta, vivace e naturalistica
• L’ambientazione è quella di una camera all’interno di un sontuoso palazzo rinascimentale, di
cui si intravede un’ampia sala con due fantesche vestite in costume contemporaneo e una
bifora monumentale che da su un giardino.
• La giovane donna, raffinata e sofisticata, ornata con gioielli e con una elaborata acconciatura,
si mostra consapevole della propria bellezza.
• La stesura pittorica segue il diverso temperamento di Tiziano rispetto a quello di Giorgione: il
quadro è costruito mediante ampie zone di colore, dal drappo verde in controluce che inquadra il
corpo luminoso della donna, alle candide lenzuola, al rosso intenso del materasso.
• Al primo livello, in basso, c’è lo spazio terreno degli uomini; al secondo livello, al centro, è
rappresentata la Madonna su uno strato di nuvole, sollevata dagli angeli per essere portata
in cielo; al terzo, in alto, c’è Dio attorniato da angeli.
• In prim o piano si trovano gli apostoli intorno al sarcofago vuoto di M aria e presi
da concitazione vagano gli occhi alla sua ricerca. Uno di loro tiene nella mano la cintura
lasciata come ricordo dalla Madre del Signore, allusione alla intensa devozione alla
Madonna della cintura diffusa nel '500.
M aria invece resta sollevata sulle nubi sale in un cielo che si illumina sempre più fino ad
incorniciare come un'aureola il volto della VerginE
• Tiziano elimina qualsiasi elemento architettonico dalla scena costruendo l’immagine solo
con le figure e i passaggi di luci ed ombre.
• Il quadro trasmette un senso di monumentalità e un moto ascensionale, verso l’alto:
per far ciò Tiziano utilizza una tecnica ben precisa: lo scorcio dal basso verso l’alto.
• Tutte le figure hanno gli sguardi in direzione verticale.
• Da notare lo sviluppo del perimetro di questo cerchio che, nella parte alta, è
composta da tante teste di angioletti realizzati con tratti giallo-arancio. Hanno
un aspetto etereo e incorporeo, quasi fatti solo di luce.
L’intero quadro, con la sua complessa composizione di luci, colori, figure e scorci, sembra
preludere un clima barocco.
Pietà
• E’ l’ultima opera nota di Tiziano, il fine per il quale egli dipinse quest'opera era
perché fosse collocata sopra la propria tomba nella Chiesa dei Frari a Venezia.
• Tiziano la cominciò nel 1570 ma non la terminò mai: il quadro fu ultimato da uno dei
suoi allievi.
• I soggetti rappresentati sono la Madonna che siede centro della scena e che
regge sulle ginocchia il Cristo morto.
• E’ affiancata da Maria Maddalena, che è rappresentata durante un’espressione
di rabbia mossa da dolore.
• Prostrato sulla destra vi è invece un Santo che possiede la fisionomia dei tratti del
pittore stesso, Tiziano.
• I soggetti posti al margine del quadro sono Mosè, sulla sinistra; e sulla destra
Sibilla Ellespontica (la quale si presume abbia predetto la crocifissione di
Cristo).