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Bernini, Gian Lorenzo

Enciclopedia dei ragazzi (2005)


di Fabrizio Di Marco
Bernini, Gian Lorenzo
Il genio inventore del Barocco
Gian Lorenzo Bernini fu il più geniale artefice del Barocco, lo stile nato e sviluppatosi a
Roma nel Seicento. Svolse la sua attività soprattutto alle dipendenze dei papi: lavorò quindi
prevalentemente a Roma, interpretando la volontà di ciascun pontefice di simboleggiare la
potenza della Chiesa attraverso le opere d'arte ma anche con la risistemazione urbanistica di
strade e piazze cittadine. La sua opera conobbe un clamoroso successo, da cui scaturirono
gloria, fama e ricchezza
Un genio precoce al cospetto del cardinal Borghese
Bernini iniziò presto la sua carriera. Nato a Napoli nel 1598, cominciò da bambino a scolpire
nella bottega del padre Pietro e, ancora adolescente, realizzò piccole statue e alcuni ritratti che
hanno già le caratteristiche del suo stile: i particolari sono curati e realistici, i personaggi
sembrano in perenne movimento grazie al già sapiente uso del chiaroscuro e all'accuratissima
lavorazione del marmo, che diventa per lui una materia morbida e duttile.
Il ricchissimo e colto cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, intuendo subito le
eccezionali qualità del giovane Bernini, gli commissionò quattro gruppi scultorei per la sua
villa al Pincio, oggi trasformata nella Galleria Borghese, dove sono ancora custoditi. Tra
questi è il Ratto di Proserpina (1621-22) rappresentato nel momento culminante del
rapimento, quando Proserpina tenta di sottrarsi alla presa di Plutone. Da alcuni particolari
immaginiamo la violenza della scena: le potenti mani di Plutone che affondano nel fianco e
nella coscia di Proserpina, la quale per difendersi cerca di allontanare con il braccio sinistro la
testa del dio.
Anche nel David (1623-24), rappresentato con il corpo che si torce nel momento in cui si sta
preparando a scagliare il sasso verso il gigante Golia, la scelta dell'artista è verso il momento
più drammatico del racconto. L'eroe sta iniziando a roteare la fionda e tutto il corpo appare
impegnato in questa rotazione, come un antico discobolo: i muscoli sono tesi, l'espressione
del viso contratta e gli occhi fissi verso il bersaglio. L'eccezionale effetto scenico è
accresciuto dalla posizione imposta allo spettatore: per osservare la figura ne diventa lui
stesso bersaglio!
Anche in Apollo e Dafne (1622-25) Bernini realizza un'opera ispirandosi a una storia
mitologica: il dio Apollo, innamorato della ninfa Dafne, tenta di raggiungerla, ma questa,
quando finalmente viene afferrata, si trasforma in una pianta di alloro. Bernini rappresenta
Apollo che corre, mentre Dafne balza in avanti per sfuggirgli e, urlando, comincia a
trasformarsi in alloro.
Anche nel ritratto, Bernini sa rinnovare e cambiare la tradizione, introducendo pose
inconsuete, per cogliere espressioni caratteristiche come, per esempio, nei busti del
cardinale Scipione Borghese (1632) e del re di Francia Luigi XIV (1665).
Il teatro religioso
L'unione delle arti, pittura, scultura e architettura, fu uno dei fondamenti dell'arte barocca e di
Bernini. La cappella Cornaro, nella chiesa romana di S. Maria della Vittoria (1647-51),
sembra progettata con l'intento di presentare una scena teatrale, con particolari accorgimenti
scenografici: sull'altare si svolge la raffigurazione dell'Estasi di santa Teresa, illuminata dalla
luce naturale proveniente da una finestrella nascosta e dalla luce artificiale dei raggi dorati che
scendono alle spalle della santa. A questa rappresentazione mistica assistono vari personaggi
della famiglia veneziana dei Cornaro, scolpiti in busti con espressioni diverse e affacciati dai
palchetti posti sui fianchi della cappella: così va in scena lo spettacolo totale dell'arte, dove
l'architetto, scultore, pittore, scenografo Bernini crea una delle testimonianze più importanti
dell'arte barocca.
Anche nella cappella Altieri (1673-74), nella chiesa romana di S. Francesco a Ripa, Bernini
ridisegna l'architettura del piccolo ambiente sacro, che doveva accogliere la sua ultima grande
scultura: la Beata Ludovica Albertoni, rappresentata in punto di morte. Nel passaggio alla
dimensione divina, la protagonista appare ancora in un momento di sforzo e tensione,
testimoniato dalle membra tirate, dai panneggi piegati e persino dalle pieghe contorte del
giaciglio: ancora un volta lo scultore coglie l'attimo più drammatico della scena.
L'architetto di San Pietro
Bernini fu anche un grande architetto: sin da giovane lavorò nel monumento più importante e
rappresentativo della cristianità, la basilica romana di S. Pietro, dove fu impegnato fino agli
anni della vecchiaia (morì a ottantadue anni nel 1680). Dopo la lunghissima ricostruzione
della basilica, iniziata nei primi anni del Cinquecento e durata più di un secolo, rimaneva da
risolvere il problema della decorazione interna, specialmente della zona sottostante la cupola
di Michelangelo. Nel 1624 papa Urbano VIII incaricò il giovane artista di occuparsi del
progetto dell'interno della basilica: Bernini disegnò il famoso baldacchino, situato sotto la
cupola e sopra la tomba di san Pietro, formato da quattro colonne tortili (cioè con il fusto della
colonna a spirale) in bronzo, ispirate alle colonne della antica basilica dell'imperatore
Costantino. Sopra le colonne i quattro costoloni ricurvi sorreggono il globo e la croce, simboli
della cristianità, facendo di quest'opera imponente il centro visivo della chiesa.
Trenta anni dopo, papa Alessandro VII chiamò ancora Bernini per altre importantissime opere
nella basilica: la cattedra (1656-66), sorretta dalle quattro statue gigantesche dei Padri della
Chiesa, con uno sfondo dorato. In questo, fra nuvole e angeli si apre un finestrone ovale con
al centro la colomba in bronzo dello Spirito Santo, che completa la visione prospettica della
navata centrale attraverso il baldacchino e al tempo stesso simboleggia la supremazia del
papato: si giunge infatti alla grazia divina, rappresentata dalla colomba, attraverso la
mediazione della Chiesa.
L'architetto delle piazze
Nello stesso periodo poi Bernini realizzò la sua opera più nota, il colonnato di piazza S.
Pietro: i due colonnati semicircolari ricordano e simboleggiano le braccia della Chiesa aperte
ad accogliere i fedeli che, ancora oggi, si riuniscono qui nelle festività per ascoltare il papa; lo
spazio dinamico e scenografico viene esaltato nella continua successione di scorci che il
visitatore vede attraverso le colonne mentre cammina nella piazza.
Anche un'altra piazza romana è caratterizzata da un'opera di Bernini: al centro di piazza
Navona spicca la Fontana dei fiumi (1648-51) con i quattro colossi marmorei che
personificano i fiumi Danubio, Gange, Río de la Plata e Nilo, cioè a dire i quattro continenti
allora conosciuti, in una fusione scenografica di elementi umani, naturali e fantastici.
L'architetto delle chiese
Oltre a numerosi progetti di palazzi romani, il contributo più importante di Bernini nel campo
dell'architettura riguarda la realizzazione delle tre chiese di S. Andrea al Quirinale a Roma
(1658-70), S. Maria dell'Assunzione ad Ariccia (1662-64) e S. Tommaso a Castelgandolfo
(1658-61), per le quali scelse tre tipi di pianta centrale, rispettivamente ellittica, rotonda e a
croce greca. In particolare nella chiesa di S. Andrea lo spazio interno è dilatato nella sua
forma ellittica, coinvolgendo e indirizzando l'attenzione verso l'altare situato nell'edicola a
colonne, in posizione frontale rispetto all'entrata; qui sant'Andrea, raffigurato in una statua,
poggiata su una nuvola, sembra volare verso il cielo, cioè verso la cupola, dove lo attendono
una schiera di angeli e cherubini, posti sulle finestre e nella lanterna. Ancora una volta
architettura e scultura costituiscono insieme la scena per la rappresentazione sacra.
Caravàggio, Michelangelo

Merisi detto il
Caravàggio, Michelangelo Merisi (o Amerighi) detto il. - Pittore (Milano 1571 -Porto
Ercole 1610), detto C. dal paese d’origine della famiglia. Allievo di S. Peterzano a Milano
(1584), intorno al 1592 andò a Roma, dove il Cavalier d’Arpino lo avrebbe applicato «a
dipingere fiori e frutta». Protetto dal cardinale F. M. del Monte e da V. Giustiniani, C.
approfondì la sua ricerca naturalista, legata alla sua formazione a contatto con la pittura
lombardo-veneta (L. Lotto, il Moretto, G. B. Moroni, G. G. Savoldo), in composizioni
allegoriche, religiose (Riposo nella fuga in Egitto e la Maddalena, Roma, Galleria Doria
Pamphilj), e più ancora in quadri un tempo considerati di genere, come il Bacco (Firenze,
Uffizi), il Bacchino (Roma, Galleria Borghese), il Ragazzo con canestro di frutta (ivi),
la Buona ventura(Parigi, Louvre), il Concerto (New York, Metropolitan Museum),
il Canestro di frutta (Milano, Pinacoteca Ambrosiana). Abbandonò poi le tematiche poetiche
ed elegiache dei quadri giovanili per sviluppare una pittura più drammatica, basata sul
contrasto tra luce e ombra, sull’immanenza e la reale e quotidiana rappresentazione del
divino. Nel 1599 ebbe l’incarico di decorare con Storie di s. Matteo la cappella Contarelli
in S. Luigi dei Francesi, prima opera pubblica: la Vocazione di s. Matteorappresenta l’iniziale
manifestazione del suo stile maturo, in cui l’evento sacro viene drammaticamente sottolineato
dall’uso e dalla dialettica tra luce e ombra. L’opera suscitò polemiche e scandalo (secondo
alcune fonti sarebbe stata richiesta una seconda versione della pala d’altare) e avviò la
celebrità dell’artista. Dopo i dipinti della cappella Contarelli, C. creò una serie di opere assai
importanti sia per l’innovazione iconografica sia nella struttura compositiva: la Crocifissione
di s. Pietro e la Conversione di s. Paolo per la cappella Cerasi in S. Maria del Popolo
(eseguite in due versioni, 1601-05), la Deposizione (Pinacoteca Vaticana), laMadonna dei
Pellegrini (S. Agostino), la Madonna dei Palafrenieri (Roma, Galleria Borghese), la Morte
della Vergine (Parigi, Louvre), le due versioni della Cena in Emmaus (1602, Londra, National
Gallery e 1606, Milano, Brera). Costretto alla fuga per un omicidio compiuto nel 1606
durante una rissa, passò a Napoli, di lì a Malta, ove nel 1608, nominato cavaliere di grazia ma
poi imprigionato, evase, soggiornando quindi in Sicilia e a Napoli; di qui, nel tentativo di
tornare a Roma approdò a Porto Ercole, possedimento spagnolo, e vi morì. Ovunque aveva
lasciato opere altissime, di un’intima e cupa drammaticità: le Sette Opere di
Misericordia(Napoli, Pio Monte della Misericordia), la Decollazione del Battista a Malta (La
Valletta, Cattedrale), il Seppellimento di s. Lucia (Siracusa, S. Lucia), l’Adorazione dei
Pastori e la Resurrezione di Lazzaro (Messina, Museo Regionale). L’originalità del suo fare
artistico, sempre riconosciuta, seppure in modo controverso, ha determinato soprattutto nel
20° sec. interpretazioni critiche di segno diverso, ponendo l’artista in vario modo in relazione
con l’ambiente culturale e religioso del tempo.

GUTTUSO, Renato
Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)
di Alexandra Andresen
GUTTUSO, Renato
(App. II, I, p. 1174)
Pittore italiano, morto a Roma il 17 gennaio 1987. Mantenendo in modo coerente la sua
posizione ideologica ed estetica, nel 1947 G. fu tra i fondatori, con P. Fazzini, E. Morlotti e R.
Birolli, del Fronte Nuovo delle Arti e dal 1948 partecipò attivamente al movimento
neorealista elaborando una serie di opere in cui, attraverso una maggiore enfatizzazione
formale e una costante ricerca coloristica, componeva i temi d'ispirazione sociale in una
visione più ampia ed epica (Occupazione delle terre incolte di Sicilia, 1949-50, Dresda,
Gemäldegalerie; I Lavoratori, 1956, Roma, Collezione privata). In quegli stessi anni, G.
s'impegnò nell'ambito della polemica sull'astrattismo sostenuto da L. Venturi, prendendo
posizioni che lo avvicinarono a R. Longhi (La strada del realismo è oggi aperta per l'arte
italiana, in l'Unità, 1951;Sulla via del Realismo, in Società, 1952; Del Realismo, del presente
ed altro, inParagone, 1957). Nel 1960, superato nel racconto l'intento celebrativo delle
manifestazioni di massa (Battaglia di Ponte Ammiraglio, 1952, Milano, Biblioteca
Feltrinelli), volontà di sintesi e rigorosa ricerca disegnativa si condensano nellaDiscussione,
opera che, presentata alla xxx Biennale di Venezia, testimonia il nuovo interesse di G. per le
esperienze dell'avanguardia europea (Giornale murale di Maggio, 1968, Aquisgrana,
Collezione Ludwig; ecc.). Negli anni Settanta, la narrazione del quotidiano trova nel grande
formato la sua dimensione ideale (La Vucciria, 1974, Università di Palermo; Caffè Greco,
1976, Colonia, Collezione Ludwig), mentre il linguaggio iconografico, caratterizzato da un
acceso cromatismo, si arricchisce di riferimenti allegorici nella rielaborazione dei capolavori
di Th. Gericault, A. Dürer, G. Morandi, P. Picasso, ecc. (Dedicato al maestro di Avignone -
da Grünewald a Picasso, 1973, e Malinconia da Dürer, 1983, Roma, Collezione
Toninelli; La Primavera da Botticelli, 1985, Varese, Collezione privata).
Proseguendo con intensità la sua produzione pittorica e grafica (56 delle quasi mille tavole
con illustrazioni per la Divina Commedia, elaborate tra il 1959 e il 1961, sono state pubblicate
in Il Dante di Guttuso, 1970), ha realizzato, tra l'altro, sculture in bronzo colorato (L'Edicola,
1964, Roma, Collezione Toninelli) e una serie di pannelli decorativi per il soffitto del teatro di
Messina (1985). Autore di numerosi articoli apparsi su Paragone e su Rinascita, nel 1972 ha
pubblicato Mestiere di pittore: scritti sull'arte e la società. Ripetutamente presente dal 1950
alla Biennale di Venezia, ha esposto le sue opere in numerose mostre personali, in Italia e in
Europa (Stedelijk Museum di Amsterdam, 1962; Musée d'art moderne de la Ville de Paris,
1971; Kunsthalle di Colonia, 1977; importanti le retrospettive a Palazzo Grassi, Venezia,
1982; Palazzo Reale, Milano, 1985). Vincitore del premio Marzotto (Roma, 1960), nel 1972 è
stato insignito del premio Lenin per la Pace. Vedi tav. f.t.
Bibl.: E. Vittorini, Storia di Guttuso, Milano 1960; A. Moravia, Renato Guttuso, Palermo
1961; M. Gendel, in Art News, marzo 1966; R. Longhi, in Paragone, 1966; P.
Bellini, Guttuso: opera grafica, Milano 1978; E. Crispoldi, Catalogo ragionato generale dei
dipinti di Renato Guttuso, 3 voll., ivi 1983-85; E. Siciliano, Guttuso. Il teatro, i bozzetti, le
scene, gli allestimenti 1940-1980, ivi 1980. Cataloghi di mostre: M. Calvesi, Guttuso: opere
dal 1931 al 1981, Venezia 1982; C. Brandi, V. Rubin, Renato Guttuso, Cagliari 1986.

Modigliani, Amedeo
Modigliani, Amedeo. - Pittore italiano (Livorno 1884 - Parigi 1920). Cruciale per la
maturazione della sua pittura fu il suo trasferimento a Parigi: qui fu a contatto con i gruppi
d'avanguardia (soprattutto con i fauves), risentendo in un primo momento specialmente
dell'influenza di P. Picasso, H. de Toulouse-Lautrec e P. Cézanne. Con la rielaborazione di
queste fonti perseguì l'unità dei ritmi lineari e coloristici nell'esplorazione della figura umana,
unico e insistente tema della pittura di M., studiato in inquadrature ravvicinate e con taglio
modernissimo (Nudo rosso, 1917).
VITANel 1906 si stabilì a Parigi, dove fu a contatto dei gruppi d'avanguardia e specialmente
dei fauves. Nel 1909 conobbe C. Brâncuşi, la cui amicizia fu molto importante anche per
l'orientamento, pur se di breve durata, che M. ne ebbe verso la scultura e verso l'arte arcaica e
l'arte negra. Nel 1918 cominciò ad aggravarsi lo stato tubercolotico che lo portò alla morte,
due anni dopo, nell'ospedale della Charité di Parigi. La sua breve vita fu misera e tormentata;
le sue opere, vendute per pochi soldi sotto l'assillo del bisogno, raggiunsero, dopo la sua
morte, prezzi altissimi e furono molto ricercate da gallerie pubbliche e da collezionisti
di Europa e d'America.
OPEREI suoi primi quadri risentono dell'influenza di Picasso, di Toulouse-Lautrec.
Nel1908 espose agli Indépendants opere nettamente ispirate a Cézanne. Ma dello stesso anno
è il Violoncellista, primo quadro in cui comincia ad esprimersi la sua personalità in maniera
autonoma. Le sculture che espose agli Indépendants nel1912, teste allungate dalla bellezza
angolosa e secca, mostrano anche un allargamento delle sue esperienze verso l'arte arcaica e
l'arte negra. Dal 1913, lasciata la scultura, si dedicò esclusivamente alla pittura, dipingendo
ritratti e nudi. La sua prima mostra personale avvenne nel 1918 presso la Galleria Weil, ma i
suoi quadri (tra i quali Nudo con collana di corallo, Nudo rosso) furono giudicati indecenti e
di conseguenza fu ordinata la chiusura dell'esposizione. La sua ricerca stilistica ebbe di mira
la perfetta unità di ritmi lineari e coloristici: il segno, estremamente sensibile, mira a
trasfigurare l'immagine secondo una musicale sequenza di curve, il colore è intenso, smaltato,
prezioso, una umanità profonda traspare dalla ricercata deformazione della figura (unico e
insistente tema della pittura di M., studiato in inquadrature ravvicinate e con taglio
modernissimo), dalla tensione delle linee, dai semplici e tuttavia audacissimi accordi del
colore. Assai notevoli, per la purissima ritmica del segno, sono i suoi numerosi disegni.

Boccioni, Umberto
Dipingere il movimento e scolpire lo spazio
Chi di noi ha mai pensato che camminando o correndo modifica lo spazio che lo circonda? O
che il nostro stato d'animo si riflette anche nell'aria e nelle cose vicine? Al principio del
Novecento, il pittore e scultore italiano Umberto Boccioni ha cercato di rappresentare
visivamente queste idee. Con altri artisti ha inventato il futurismo: un movimento che vuole
rappresentare la vita moderna in tutto il suo dinamismo.
Gli studi
Nato a Reggio Calabria nel 1882, dopo un'infanzia trascorsa in varie città italiane, nel 1901
Boccioni giunge a Roma e si iscrive all'Accademia di belle arti. Qui conosce il pittore Gino
Severini e insieme frequentano lo studio di Giacomo Balla, artista già affermato. Boccioni vi
apprende la cosiddetta tecnica divisionista: un tipo di pittura basata sull'uso di colori puri, non
mescolati tra loro e disposti sulla tela in piccole pennellate affiancate densamente. Nel 1910
incontra il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti: un carattere rivoluzionario che l'anno
prima aveva pubblicato a Parigi il Manifesto del futurismo, un vero e proprio programma per
rinnovare l'arte, la letteratura e la vita. Dalle discussioni con questi amici, prende avvio
ilfuturismo in pittura e in scultura e Boccioni ne diventa uno dei maggiori interpreti.

Il periodo futurista
Nel 1910 Boccioni firma il Manifesto dei pittori futuristi e La pittura futurista: manifesto
tecnico, nei quali si legge: "Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido"; e ancora: "le cose
in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che
percorrono". Il pittore del nuovo secolo si trova di fronte a una realtà diversa: la città è una
metropoli affollata, con tensioni politiche, automobili e biciclette che corrono. E poi ci sono i
treni, i primi aerei e insieme il rumore, la concitazione. Come rappresentare tutto ciò? Nelle
opere futuriste di Boccioni troviamo proprio questi temi: la velocità delle macchine, degli
uomini e anche dei cavalli ("un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti"); la
simultaneità, ossia la presenza di situazioni fisiche o temporali diverse nella stessa scena; lo
stato d'animo.
Le opere
In una delle sue opere più famose, La città che sale del 1910-11, l'artista rappresenta la
frenetica crescita di una città moderna: sullo sfondo un cantiere di un edificio in costruzione e,
in primo piano, le forze del progresso che arrivano a cavallo di bestie inferocite, travolgendo i
corpi e agitando gli animi. In Visioni simultanee, del 1911, Boccioni dipinge, nella stessa
scena, una veduta d'interno, una donna nella sua casa, e una d'esterno, la strada con i palazzi e
i passanti. In questa immagine si mescolano i dati reali della vita urbana e i pensieri della
donna. Nella serie degliStati d'animo, del 1911, il pittore vuole raffigurare lo stato d'animo
umano che si riflette anche nell'aria e nelle cose vicine: il flusso di energia prodotto dalle
emozioni si diffonde attraverso le linee e il colore.
Boccioni cerca di rappresentare il movimento e la fusione fra i corpi e lo spazio anche in
scultura. Utilizza in una stessa opera materiali diversi, come il legno, la carta, il vetro e il
metallo. La sua scultura più straordinaria è Forme uniche della continuità nello spazio, del
1913, che riproduce un uomo nell'atto di correre insieme con gli elementi esterni, come il
vento e lo spostamento d'aria.

L'esperienza della guerra


Intorno al 1914 Boccioni attraversa un periodo di profonda crisi, provocata dal suo
coinvolgimento attivo nella vita politica. Come molti altri futuristi, affascinati dagli aspetti
eroici e dinamici della guerra, si schiera a favore della partecipazione italiana alla Prima
guerra mondiale. Inizia una nuova fase artistica. L'artista torna a rappresentare figure piene,
modellate secondo un tradizionale stile continuo. Di questo periodo è il Ritratto del maestro
Ferruccio Busoni: un celebre musicista dell'epoca, teorizzatore di nuove frontiere musicali,
precursore per certi aspetti anche della musica elettronica. Nel luglio del 1915 Boccioni si
arruola volontario e parte per il fronte. L'anno successivo muore, presso Verona, per una
caduta da cavallo.

Pomodòro, Arnaldo
Pomodòro, Arnaldo. - Scultore italiano (n.Morciano di Romagna 1926). Coerente a un
linguaggio che compone, in complesse strutture tridimensionali, i contrasti interno-esterno,
erosione-politezza, P. ha rivolto la propria ricerca verso spazialità inedite, monumentali. Per
le sue opere, riconosciute in ambito internazionale e conservate nei principali musei d'arte
contemporanea, nel 1990 gli è stato conferito il Praemium Imperiale dalla Japan Art
Association.
VITA. Dopo avere studiato come geometra, ha svolto le prime esperienze nel campo della
scenografia e dell'oreficeria (gruppo «3p», inteso al rinnovamento dell'oreficeria, con il
fratello Giò e con G. Perfetti). Nel 1954 si trasferì a Milano, dove con un percorso poetico e
filologico personale ha vissuto l'esperienza «spaziale», esponendo già nel 1955 alla Galleria
del Naviglio una serie di grandi sculture, che hanno come soggetti ricorrenti la colonna, prima
emergente dal fondo, poi isolata a tutto tondo, o la sfera, spaccata e penetrata dallo spazio in
una serie di segni emblematici, o ancora il simbolo magico-rituale della ruota (Tavola dei
segni, 1957; Tavola del matematico, 1960; Tavola della memoria, 1960-61; Grande radar,
1963; Colonna del viaggiatore, 1962; Cubo, 1962; serie delle Sfere, 1963; Cilindro costruito,
1968-70;Mole circolare, 1968-70; ecc.). P. ha insegnato in varie università statunitensi e ha
ricevuto numerosi riconoscimenti (premi delle biennali di San Paolo, 1963, e
diVenezia, 1964; premio H. Moore del museo giapponese di Hakone, 1981). Nel 1996 ha
cosituito la Fondazione Arnaldo Pomodoro, con lo scopo dar vita a un centro di
documentazione e studio della sua opera e più in generale della scultura contemporanea. È
stato nominato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana.
OPERELa sua ricerca si è svolta nell'ambito non figurativo in una correlazione tra materia e
segno, in consonanza con il gruppo «Continuità» (1961). Nell'ambito dell'esperienza
informale si serve di materiali diversi, piombo, stagno, zinco, che riorganizza in blocchi
plastici apparentemente casuali. Nel 1960 ha compiuto un viaggio negli Stati Uniti, per
documentarsi sulla possibilità dell'uso di procedimenti industriali applicati alla scultura. In
tutte le sue opere rimane tuttavia fondamentale, accanto alla ricerca tecnologica, la
componente segnica e artigianale. Il carattere introspettivo dei primi bassorilievi ha ceduto a
una sistematicità e valenza narrativa che coinvolge miti arcaici e avveniristici, compiendosi in
forme tridimensionali (colonna, sfera, cubo, ruota) nelle quali i contrasti interno-esterno,
vuoto-pieno, erosione-politezza si compongono in unità formale e quindi volgono verso
spazialità nuove che sconfinano nell'architettura e nell'urbanistica (prog. per il nuovo cimitero
di Urbino,1973, 1978-81; Pietrarubbia, 1975-84). Tra le sue opere: Sfera grande, per
l'esposizione universale di Montreal (1966-67, ora davanti al ministero degli Esteri
aRoma); Colonna a grandi fogli (1972-75, Segrate, Sede Mondadori); Triade (1979,New
York, PepsiCo sculpture garden); Grande disco (Milano, piazza Meda); Colpo d'ala (1981-
84, Morciano di Romagna; Los Angeles, Department of water and power); sculture e fontane
per i giardini del Palazzo Reale a Copenaghen (1983);Sfera con sfera (1996, New York,
piazzale delle Nazioni Unite); Triade (2006,Torino); Cuneo con frecce (2007, Torino), grande
scultura in bronzo. Dal 2007 sta lavorando a una nuova opera, Arco, da inserire nell'ampio
progetto di rinnovo di una delle piazze più rappresentative del comune di Tivoli. Alle opere
realizzate da P. tra il 1972 e il 2008 è dedicata una retrospettiva a Milano (2008-2009).
Nel 1992ha pubblicato con lo scrittore F. Leonetti il libro-conversazione L'arte lunga.

Aulènti, Gae
Enciclopedie on line
Aulènti, Gae (propr. Gaetana). - Architetto e designer italiano (Palazzolo della
Stella, Udine, 1927 - Milano 2012), uno dei più noti e apprezzati in ambito nazionale e
internazionale. Si è distinta per la progettazione di mobili e l'architettura di interni, ma
soprattutto per complesse e riuscite ristrutturazioni, quali la trasformazione della Gare d'Orsay
a Parigi in museo e delle Scuderie del Quirinale a Roma in spazio espositivo. Dama di gran
croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana (1995), nel 2012 è stata insignita della
medaglia d'oro alla carriera della Triennale di Milano.
VITA E OPERESi è dedicata alla progettazione di mobili e all'architettura degli interni,
curando l'allestimento di mostre (sezione italiana de "Il tempo delle vacanze", Gran Premio
alla XIII Triennale di Milano, 1962; esposizione FIAT a Zurigo, 1973; ecc.) e realizzando
impegnative ristrutturazioni (a Parigi, trasformazione della Gare d'Orsay in museo, 1980-86;
Museo nazionale d'arte moderna al Centre Pompidou,1984-86; a Venezia, Palazzo
Grassi, 1985-86). Negli anni successivi la sua fama si è consolidata grazie a una serie di
incarichi internazionali, tra cui: il Palazzo Italiaall'Expo di Siviglia (1992, in collab. con P. L.
Spadolini); le ristrutturazioni del Palazzo del governo della Repubblica di San Marino (1991-
96), del Museu nacional d'art de Catalunya a Barcellona (1987-97) e dell'Asian art museum a
San Francisco (con HOK, Hellmuth Obata Kassabaum e R. Wong, dal 1997); l'Istituto di
cultura italiano a Tokyo (2006). In ambito nazionale, A. si è segnalata con il nuovo accesso
alla stazione di S. Maria Novella a Firenze (1990, in collab. con B. Ballestrero); la Galleria
per le esposizioni temporanee alla Triennale di Milano (1994); la ristrutturazione di piazzale
Cadorna a Milano (1998-99); la trasformazione in spazio espositivo delle ex Scuderie papali a
Roma (1999); la stazione Museo della metropolitana di Napoli (1999-2000); la
ristrutturazione del Palavela di Torino in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006 (2003-
2005); la risistemazione di piazza S. Giovanni a Gubbio (2005); il restauro del Palazzo
Branciforte di Palermo(2007-2012). È stata insignita di numerose onorificenze, tra cui il
Premio Imperiale (Tokyo, 1991) e la medaglia d'oro alla carriera della Triennale di Milano
(2012).

Piano, Renzo
Enciclopedie on line

INDICE
 VITA
 OPERE
Piano, Renzo. - Architetto italiano (n. Genova1937). Tra i maggiori esponenti del panorama
internazionale, è attivo con il Renzo Piano building workshop (1985), che ha sedi a Parigi e
Genova. Quattro temi attraversano l'intero percorso di P. come architetto: l'interesse per il
pezzo, l'organismo, il sistema edilizio; il disegno per l'industria; il problema di abitazione e
città; il progetto alla grande scala. Un quinto tema infine li percorre tutti e concentra
l'attenzione dell'autore verso i problemi del rapporto tra architettura e natura. Il 30 agosto
2013 è stato nominato senatore a vita.
VITALaureatosi presso la facoltà di architettura del Politecnico di Milano (1964), ha alternato
gli studi con la pratica di cantiere, sia con il padre a Genova, sia sotto la guida di F. Albini a
Milano (1958-64). Dal 1965 al 1970 ha lavorato con L. I. Kahn aFiladelfia e Z. S. Makowsky
a Londra. Dal 1971 ha collaborato con R. Rogers, P. Rice(1977), R. Fitzgerald (1980) e con
numerosi altri architetti e ingegneri associati alla sua notevole attività internazionale,
caratterizzata da particolari attenzioni rivolte all'architettura di strutture provvisorie,
realizzazioni stabili di vasta dimensione, interventi di recupero e valorizzazione di centri
storici, studi approfonditi e innovativi sulla tecnologia dei materiali e dei processi
costruttivi. È stato visiting professor alla Columbia University di New York, alla facoltà di
Architettura di Oslo, al Central London Polytechnic e alla Architectural Association School di
Londra. Tra i numerosi riconoscimenti internazionali ottenuti si ricordano: il Pritzker Prize
(1998) e il Wexner Prize (2001); la medaglia d'oro dal RIBA (Royal Institute of British
Architects) di Londra (1989) e il premio speciale della Cultura 1992 della Presidenza
del Consiglio dei ministri per il settore Architettura in Italia. È stato anche insignito dei titoli
di architetto dell'Accademia di San Luca (1999) e di Officier de l'Ordre national de la légion
d'honneur (2000). Nel 2008 ha ottenuto la medaglia d'oro dell'AIA (American institute of
architets).
OPERETra le opere di maggiore rilievo, su scala nazionale e internazionale, vanno ricordati:
padiglioni per la Triennale di Milano (1966) e per l'Esposizione di Osaka (1970); laboratorio
elettromeccanico PAT a Cambridge (1976); Centre G. Pompidou (1971-77) e ampliamento
dell'Institut de recherche et coordination acoustique/musique (IRCAM), completato con la
torre realizzata nel 1989, a Parigi; progetto UNESCO di riabilitazione con laboratorio di
quartiere sperimentale a Otranto (1978); laboratorio di quartiere (Japigia, 1980) a Bari; Menil
Collection a Houston, Texas(1981-83); centro commerciale di Bércy, Parigi (1986-90);
strutture per le celebrazioni colombiane a Genova (recupero dei Magazzini del cotone e del
Deposito Franco, realizzazione del Grande Bigo, dell'Acquario e altri fabbricati minori, 1986-
92); stadio San Nicola a Bari (1988-89); aeroporto di Kinsai nella Baia di Osaka (1988-94);
ristrutturazione a uso pubblico dello stabilimento del Lingotto a Torino(1991-94). Dal 1985 è
attivo il Renzo Piano building workshop, che ha sedi a Parigi e Genova. Tra le altre opere si
ricordano: il Centro culturale J.-M. Tjibaou, Nouméa(1991-98); la Torre Debis e il Centro
Stile della Daimler Benz, Berlino (1992-2000); l'Auditorium, Roma (1994-2000); gli uffici e
il centro congressi della Cité Internationale, Lione (1995); il Museo della scienza e della
tecnica, Amsterdam(1997); il completamento e la sistemazione del Porto antico, Genova
(1999); la ristrutturazione del Centre G. Pompidou, Parigi (2000). Tra gli altri progetti
realizzati agli inizi del Duemila si segnalano: il convento dei Frati minori cappuccini, a San
Giovanni Rotondo (1991-2004); il Museo Paul Klee, a Berna (1999-2005); la ristrutturazione
della Morgan Library, a New York (2000-06), la nuova sede del New York Times, a New
York (2007); Il Vulcano Buono, centro commerciale aNola, Napoli (2007), il City Tech
Tower, il grattacielo più alto di Brooklyn, a New York (2007); la California academy of
sciences a San Francisco (2008), nuova struttura museale costruita secondo i criteri della
sostenibilità ambientale; lo Shard, il grattacielo più alto d'Europa, a Londra (2009-2012); il
nuovo Tjuvholmen Art Museum di Oslo, inaugurato nel 2012; il nuovo Auditorium
dell'Aquila, anch'esso ultimato nel 2012; il Muse, nuovo museo della scienza di Trento,
inaugurato nel 2013. Delle mostre dedicate alla sua attività sono degne di nota: Out of the
blue(Kunst-und Ausstellungshalle, Bonn, e Villa Pignatelli, Napoli, 1997; MA
Gallery,Tokyo, 1998); Renzo Piano: Architekturen des Lebens (Neue Nationalgalerie,
Berlino, 2000); Installazione, 7 (Biennale di architettura, Venezia, 2000); Renzo Piano
building workshop. Le città visibili (Triennale di Milano, 2007).

Sergio Pininfarina
Pininfarina, Sergio. – Industriale e designer italiano (n. Torino 1926 - ivi 2012). Ha
proseguito l’attività fondata nel 1930 dal padre Giovan Battista nel campo della progettazione
e costruzione di carrozzerie automobilistiche, divenendo dapprima direttore responsabile del
gruppo Pininfarina nel 1961 e successivamente, alla morte del padre, presidente (1966),
portando l’azienda di famiglia a raggiungere fama mondiale. Parlamentare europeo (1979-88),
presidente dell’OICA (Organisation Internationale des Constructeurs d’Automobiles; 1987-
89), presidente di Confindustria (1988-92) e della Banca CRT (2001-02), era stato nominato
senatore a vita nel 2005.

Giugiaro, Giorgetto

Giugiaro, Giorgetto. - Designer italiano (n. Garessio, Cuneo, 1938). Disegnatore tecnico,
dal 1955 al 1965, presso l'ufficio studî stilistici della Fiat. Nel 1968 ha fondato, con L. Bosio e
A. Mantovani, l'Italdesign, società di studî per il settore automobilistico (progetti per la BMW
M1, la Saab 9000, la Panda, la Golf, la Thema, la SEAT Ibiza, la Renault 19, la Hyundai
Lantra, la Grande Punto, Nuova Panda, ecc.), nell'ambito della quale è nata nel 1971 la
divisione Industrial Design che, trasformata dal 1981 in una società indipendente (G. Design),
fornisce modelli per una grande varietà di prodotti (orologi, elettrodomestici, scarpe sportive,
materiale sportivo, ecc.), tutti caratterizzati da una linea sobria ed essenzialmente funzionale.
Nel 2003 è stata costituita l’azienda Giugiaro Architettura, che si occupa di progettazione
architettonica civile e industriale e riqualificazione di aree urbane e extraurbane. Tra i vari
riconoscimenti ricevuti da G. si ricordano: il Compasso d'Oro alla carriera (1984) e il
Compasso d'Oro per il design (1981, 1991, 2004). Nominato cavaliere del lavoro (1999), è
stato presidente del comitato promotore per le Olimpiadi invernali di Torino 2006.

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