le nostre citt
COPERTINO/Lo scultore leccese Francesco Antonio Zimbalo
LOra del Salento 13 SAN P. V.CO/ Indetto il primo concorso poetico Aneb
rello si ritenuto quindi opportuno farne, al di la di documenti pi o meno noti, una indagine diretta prendendo in considerazione sculture appartenenti a momenti diversi della sua vita artistica. Lanalisi, cos impostata, rivela come tale scultore avesse, gi nel 1629, sostanzialmente elaborato, sintetizzato e codificato un sistema di segni che, salvo poche e naturali varianti, appare di fatto rimanere costante negli anni successivi. Questo patrimonio di forme visibilmente distante da quello riscontrabile nellaltare di Copertino dove oggettivamente mancano ad esempio quelle forti accentuazioni di luci ed ombre riconoscibili al contrario in tutte le opere del Chiarello. Lipotesi di assegnare allo scultore copertinese laltare di Santa Maria della Neve quindi non condivisibile a meno di accettare una significativa e tutta da spiegare variante stilistica che appare incompatibile in generale anche rispetto ad alcune opere precedenti il 1629 e che al Chiarello potrebbero essere attribuite. Si osservino invece - e ci utile anche per la statua dellArcangelo - due opere dello Zimbalo -non solo documentate ma anche verificate stilisticamente - collocate entrambe nella chiesa leccese di Santa Croce e cio i tre principali portali di accesso (1606) e laltare per la famiglia Cicala intitolato a San Francesco da Paola (1614). La presenza di Francesco Antonio Zimbalo nellaltare di Santa Maria della Neve diventa quindi ora riconoscibile ad esempio nella reciprocamente coerente tipologia dei volti e delle ali di tutti gli angeli ma soprattutto nella statua di Santa Caterina di Alessandria la cui singolare capigliatura trova riscontro diretto in quella degli angeli che, sullaltare dei Cicala appunto, reggono in particolare i simboli della Passione. Una analoga capigliatura la si ritrova pure
in uno degli angeli del gruppo statuario (due angeli e una Madonna con Bambino) che collocato sul portale della Matrice di Novoli attribuibile pure a Francesco Antonio Zimbalo. Nellaltare copertinese, infine, non si pu fare a meno di notare una particolarit compositiva che appare per carica di conseguenze. Vi infatti qui un tipo di decorazione che, non riscontrabile con la stessa somiglianza nelle opere zimbalesche, compare invece sul primo altare a sinistra entrando nella Matrice di Corigliano, sulla porta laterale della Matrice di Minervino (datata 1611) e sul primo altare a sinistra della Matrice di Vaste (datato 1614). Quello di Vaste rimanda direttamente ad un altro altare intitolato a SantAntonio di Padova (datato forse 1617 perch lultima cifra non ben leggibile) che nella Matrice di Sanarica e di riflesso, sempre in questa stessa chiesa, a 3 figure di uno smembrato altare del Crocifisso. Tutte queste ultime opere potrebbero essere riferibili quindi ad un unico ma ancora ignoto autore che pur vicino allo stile dello Zimbalo (soprattutto nei volti) non pu essere confuso con questultimo. Appare infatti improbabile, per riscontrabili differenze pi o meno evidenti e sottili, che lanonimo autore dellaltare di Vaste realizzato nel 1614 sia Francesco Antonio Zimbalo il quale proprio nello stesso anno, come noto, realizz laltare dei Cicala in Santa Croce. Constate analogie e diversit fra le opere (quelle di Vaste, Corigliano, Minervino) riferibili a tale anonimo autore e quelle note di Francesco Antonio Zimbalo si potrebbe ipotizzare per che nellaltare di Santa Maria della Neve questi due artisti possano essere stati in un pi o meno diretto e stretto contatto. Fabio Grasso di Giovanni Napolitano
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di Alessandra De Matteis
VITE MIGRANTI
tazione perfetta, capace di trasmettere tutte lemozioni che il suo personaggio prova. Grazie a questa interpretazione Elio Germano si aggiudicato a Cannes il premio Miglior attore: ex aequo con Javier Bardem. Era dai tempi di Gassmann, Volont e Mastroianni che un attore italiano non riusciva a vincere un premio cos prestigioso. Una vittoria che Germano ha dedicato al suo paese lItalia e agli italiani tutti. La bellezza del film per non sta solo nella prova degli attori, sta nel complesso. Gran parte dei meriti va attribuito alla regia. Una regia attenta che sia tutto perfetto e che le emozioni e il film riescano a coinvolgere pienamente il pubblico. Daniele Lucchetti, porta sul grande schermo un film riuscito in tutti i sensi che fa salire nuovamente il cinema italiano ad alti livelli. La nostra vita una pellicola ricca di emozioni, sarebbe veramente un peccato perdere.