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L’arte rinascimentale: Raffaello e Michelangelo.

Il rinascimento è un periodo artistico che va dal 1400 al 1500, ed è caratterizzato dal rinnovamento del
linguaggio artistico, che comprende architettura, scultura e pittura. Il primo a parlare di “Rinascita” è
Giorgio Vasari (1511-1574). Era un pittore, un architetto, ma soprattutto un trattatista, cioè un uomo che
scriveva sulla sua disciplina. Il suo trattato è “Le vite dei più illustri pittori, scultori, e architetti
da  Cimabue  ai giorni nostri. Secondo Vasari, Michelangelo è l'artista che ha raggiunto la perfezione. Tra i
migliori considera anche Raffaello e Leonardo. 

Nel corso del Cinquecento l’arte del Rinascimento si afferma anche nel resto d’Europa coinvolgendo
Francia, Inghilterra, Germania, Spagna e Paesi Bassi. L’Italia mantiene però il suo primato artistico grazie a
personalità davvero eccezionali, come Botticelli, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano e Giorgione.

L’arte nel Rinascimento mette l’uomo al centro di tutte le sue manifestazioni. La pittura e la scultura
mostrano allora attenzione alle espressioni, alle forme e alle proporzioni del corpo umano; in architettura
invece si realizzano edifici in cui lo spazio interno non è più quello delle grandi cattedrali gotiche, ma al
contrario uno spazio “a misura d’uomo”. Mutano anche i soggetti, perché accanto ai soggetti sacri si
affiancano quelli profani. Si diffonde poi il genere del ritratto: sovrani, condottieri, papi e uomini di Chiesa,
nobili e mercanti, si fanno ritrarre con le loro famiglie oppure da soli. Lo scopo è quello di mostrare la loro
potenza (si fanno ritrarre con scettri e manti di ermellino), la ricchezza (indossano vesti preziose), il
coraggio (impugnano armi), la pietà religiosa (posano in atteggiamento devoto), il proprio amore per la
cultura. L’artista prima era considerato un artigiano che imparava le tecniche del maestro. Ora è un
intellettuale, perché oltre a imparare una tecnica, studia l’anatomia, le scienze, la matematica, la
geometria. I migliori fra loro sono molto richiesti e ben pagati. L’arte rinascimentale scopre la prospettiva. I
quadri del Medioevo appiattivano i volumi e non davano il senso della distanza e della profondità. Ora le
nuove regole della prospettiva permettono di rappresentare la realtà in tre dimensioni (lunghezza,
larghezza e profondità), così come appare ai nostri occhi. La luce assume un ruolo di grande importanza
perché l’artista vuole dare una rappresentazione fedele della realtà. Utilizza quindi precisi effetti
di chiaroscuro: in tal modo, i volumi sono percepiti in tutta la loro consistenza. Ovunque principi e ricchi
signori commissionano agli artisti oggetti preziosi, quadri e sculture per abbellire i loro palazzi e le loro città.
Nel Rinascimento l’arte è usata per mostrare la ricchezza e celebrare il potere politico.

RAFFAELLO SANZIO

Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520) è stato un pittore e architetto italiano, tra i più celebri del
Rinascimento italiano. Dopo la morte del padre si reca a Perugia presso la bottega del Perugino, artista
molto affermato ed influente dell'epoca. Nel 1504 si trasferisce a Firenze, dove sono attivi Leonardo e
Michelangelo e vi rimane fino al 1508 quando viene chiamato a Roma da Papa Giulio II. A Roma intraprende
anche la carriera di architetto, realizzando alcuni palazzi e lavorando alla Basilica di San Pietro. Raffaello fu
uno dei pittori più influenti della storia dell'arte occidentale. Gli allievi della sua bottega ebbero
frequentemente carriere indipendenti in più corti italiane ed europee, che diffusero ovunque la sua
maniera e i suoi traguardi. Raffaello morì il 6 aprile 1520, a soli 37 anni, nel giorno di Venerdì Santo.

Lo sposalizio della vergine (1504)


Opera ispirata a "La consegna delle chiavi" del Perugino (due gruppi di personaggi, introduzione del tempio
a pianta centrale, prospettiva evidenziata dalla pavimentazione della piazza) e a “Sposalizio della vergine”
del Perugino (soggetto, forma centinata della tavola, atteggiamenti di alcune figure, la porta aperta del
tempio che lascia intravedere lo sfondo). 
Le innovazioni rispetto alle tavole del maestro sono: tavola più piccola, personaggi disposti secondo una
curva che lascia lo spazio vuoto di fronte al sacerdote centrale. A destra c’è il gruppo di personaggi maschili
e dinamici; a sinistra il gruppo di fanciulle, dolci e calme. La linea dell’orizzonte è più alta, dando maggior
monumentalità alle figure. Il tempio è a sedici lati, meno pesante e rigido, con una maggiore gradazione di
colori. Racconta un episodio narrato nei vangeli apocrifi, Maria sposò Giuseppe perché la sua verga fu
l’unica a fiorire.

Stanze negli appartamenti papali

Il papa gli ha fatto dipingere quattro stanze degli appartamenti papali tra il 1508 e il 1520. Per realizzare
questi dipinti, Raffaello è stato aiutato da molti allievi. Le stanze sono: Stanza della Segnatura, Stanza di
Eliodoro, Stanza dell’Incendio di borgo e Stanza di Costantino.

Stanza della Segnatura


I soggetti allegorici della Stanza della Segnatura (compiuta nel 1511) esaltano la sintesi del pensiero antico
con la renovatio operata dal cristianesimo attraverso la raffigurazione del Vero, del Bene e del Bello. Sul
soffitto ha dipinto in tondi ed in scomparti rettangolari alternati la Teologia, il Peccato originale, la Giustizia,
Il giudizio di Salomone, la Filosofia, la Contemplazione dell'Universo, la Poesia, Apollo e Marsia. Il vero è
incarnato dalla filosofia, celebrata nella Scuola di Atene: in un imponente edificio classico, a bracci
perpendicolari con volte a botte a lupanari, sono riuniti tutti i più importanti filosofi dell’antichità, posti su
due livelli e separati da una scalinata. Al centro, attorno al punto di fuga, troviamo Platone, che indica il
cielo, ed Aristotele, che indica la terra. L’insieme è fortemente prospettico e dà un senso di equilibrio,
compostezza e classicità. La figura di Eraclito (Michelangelo) è stata dipinta in un secondo momento, su
ispirazione delle prime parti visibili della volta della Cappella Sistina.

CAPPELLA CHIGI

Agostino Chigi, banchiere papale di origine senese, commissionò a Raffaello una nuova cappella per la sua
famiglia, dopo che l'artista aveva già lavorato per lui nella Villa Farnesina. Raffaello creò un piccolo
complesso a pianta centrale ispirandosi a Bramante, spoglio all'esterno e ricco di sculture e pitture
all'interno. Si tratta di un cubo sormontato da una cupola emisferica, poggiante su un tamburo abbastanza
alto dal quale penetra la luce tramite aperture. Si trova alla Basilica di Santa Maria del Popolo; l'interno fu
destinato ad accogliere sculture e dipinti, oltre che le tombe di Agostino Chigi e di altri membri della
famiglia, caratterizzate dalla forma piramidale, desunta forse da architetture funerarie classiche. La cupola
interna è decorata da cassettoni dorati, con mosaici, eseguiti su disegno dello stesso Raffaello. Al centro Dio
creatore del firmamento, con intorno immagini allegoriche del Sole e dei sei pianeti conosciuti, raffigurati
come divinità pagane a mezzo busto, ciascuno guidato da un angelo.

MICHELANGELO
Michelangelo Buonarroti nasce a Caprese, presso Arezzo il 6 marzo 1475. Il paesaggio del paese natale gli
sarà di ispirazione per La Creazione di Adamo, unico quadro, dove sarà presente un frammento di natura,
soggetto non prediletto da Michelangelo. Muore a Roma il 18 febbraio 1564. Michelangelo Buonarroti
viene da subito considerato un genio precocissimo, dotato di un’eccezionale ispirazione già dai primi anni
della sua educazione artistica, celebrato già dai contemporanei ed esaltato fin dal momento della sua
scomparsa. Viene descritto come un uomo scontroso, che preferiva lavorare da solo. Michelangelo è un
uomo religioso e risulta scosso dagli anni della Riforma protestante e della Controriforma: vive questi
eventi in prima persona, ponendosi come principale interprete del culmine e della crisi dei valori
del Rinascimento.
Nelle sue opere intende descrivere l’uomo e attraverso la potenza muscolare rappresenta una condizione
esistenziale, l’andare oltre se stessi per comprendere sé e il mondo circostante. La prima formazione di
Michelangelo Buonarroti è a Firenze, presso il Ghirlandaio. Studia accuratamente le regole dell’arte classica
ed è appassionato alle opere dei grandi innovatori dell’arte fiorentina: Giotto, Donatello. Entra in contatto
con la famiglia Medici negli ultimi anni di governo di Lorenzo il Magnifico, subendo l’influenza della
filosofia neoplatonica e potendo studiare la scultura dell’età greco-romana. Ciò che Michelangelo iniziava a
realizzare era una sintesi tra la spiritualità antica e quella cristiana. La produzione artistica di Michelangelo
si viene così ad imporre come nuovo canone dell’arte moderna. Sarà d’ispirazione per la corrente
manierista.

IL DISEGNO

I disegni sarebbero sempre stati il primo punto di riferimento di Michelangelo. Forniscono anche chiari
esempi della quantità di preparazione utilizzata da Michelangelo per la maggior parte delle sue commissioni
più grandi. In alcuni casi l'artista avrebbe affrontato singoli elementi di una composizione complessiva
all'interno di un bozzetto preparatorio. Ci sono disegni di Michelangelo qui che possono sembrare
incompiuti. In realtà, l'artista ha raggiunto un punto con ciascuno in cui ciascuno aveva servito il proprio
scopo e poteva passare alla produzione dell'opera principale. L'artista Michelangelo ha occasionalmente
portato i suoi disegni nei minimi dettagli e sono andati oltre la semplice pratica di studio. Penna, inchiostro,
carboncino e gesso erano i suoi strumenti preferiti, e sono ancora gli stessi per molti dopo tutti questi
secoli. Il disegno era un'abilità essenziale per essere considerato un vero maestro durante il Rinascimento.
La bellezza di questi schizzi sta nel modo in cui mettono in evidenza le abilità fondamentali possedute dagli
artisti.

LA PIETA’ DI SAN PIETRO

 La scultura è alta 174 cm, larga 195 cm e profonda 69 cm. La pietà di Michelangelo è considerata uno dei
capolavori del suo genio anche grazie al dinamismo e alla morbidezza delle linee. Il gruppo scultoreo
rappresenta la Madonna che tiene sulle ginocchia il figlio appena deposto dalla croce. La Madonna sorregge
il figlio, mentre rivolge lo sguardo verso il basso, con la mano destra sotto il braccio del figlio, nelle mani di
Gesù sono perfettamente visibili i buchi della croce. La Pietà di Michelangelo non rappresenta il dolore
della Madonna o lo strazio del corpo martoriato di Cristo: l’una e l’altro, la vita e la morte, riuniti insieme,
raggiungono insieme, appunto, la perfezione divina. Si spiega così la struttura piramidale che, dalla
larghezza della base salendo a spirale, conduce al vertice, quindi all’unità, nella testa della Vergine. Lo
spessore relativamente piccolo, rispetto alla larghezza e all’altezza, significa che lo spettatore è costretto a
percepire il gruppo statuario come un rilievo addossato a un piano ideale di fondo. Il punto di vista di
Michelangelo, è sempre, perciò, uno solo: quello frontale.  Le pieghe sovrabbondanti della veste fanno
risaltare maggiormente la ricercatezza del corpo nudo. Questo ampio panneggio della Madonna è in
contrasto con il corpo levigato di Gesù. La perfezione di questo e del volto rassegnato della Vergine esprime
il superamento delle fattezze terrene e il raggiungimento della bellezza ideale. L’estrema giovinezza della
madre, in confronto al figlio, è stata scelta da Michelangelo proprio per rendere al meglio la castità di lei.
IL DAVID
Il David di Michelangelo fu commissionato dalla Repubblica fiorentina per essere posto sui contrafforti
del Duomo di Santa Maria del Fiore. Il colossale blocco di marmo affidato a Michelangelo Buonarroti era
stato già in parte scolpito da Agostino di Duccio e da Antonio Rossellino. Secondo le testimonianze dei
contemporanei, Michelangelo vi lavorò diciotto mesi, senza aiuti e nascosto dietro una chiusura di assi di
legno, di modo che nessuno potesse vedere la statua prima che fosse finita. Una volta concluso, per la
meraviglia che suscitò, si decise di sistemare l’opera all’ingresso del Palazzo della Signoria, sede del
governo. David è il giovane eroe della Bibbia che sconfisse il gigante Golia con l’impiego di una semplice
fionda e di un sasso. Il David di Michelangelo è un ragazzo forte, imponente e fiero. La testa si volge a
sinistra di scatto e lo sguardo si ferma verso il nemico: egli è colto nel momento in cui fissa l’avversario e si
prepara a sferrare il colpo mortale. David è nudo. Il suo corpo è bello come quello di una statua antica ed
esprime la sua forza fisica e morale. Tutto il peso del corpo è sulla gamba destra nella quale si contraggono
al massimo i muscoli evidenziandone lo sforzo, mentre la gamba sinistra si flette in avanti. Il braccio sinistro
si piega a reggere la fionda sulla spalla e quello destro è disteso sul fianco, ma pronto allo scatto. Il David
divenne da subito il simbolo della forza della Repubblica fiorentina: come il giovane David aveva difeso
coraggiosamente il suo popolo, così i fiorentini erano invitati a lottare per difendere la loro città e
governarla con giustizia.

TOMBA DI GIULIO II

Per quanto riguarda la storia, il papa Giulio II incaricò Michelangelo di realizzare un sepolcro per la sua
persona, ma a causa di moltissimi rinvii e ritardi, i lavori si prolungarono, causando un grande disagio e
nervosismo a Michelangelo, il quale, nelle varie fonti che riportano la sua biografia, si lamenta
costantemente di questo increscioso progetto. I progetti per la tomba di Giulio secondo furono molti, e
man mano che Michelangelo ne stilava di nuovi, ogni volta venivano eliminati sempre più elementi, fino a
giungere alla versione che è possibile ammirare nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.

Dall’esame delle superfici delle statue è emerso come l’artista abbia portato ad un diverso grado di finitura
le superfici marmoree per rafforzare il valore luministico delle figure. Alcune parti delle anatomie e dei
panneggi sono state infatti trattate a “lustro”. Questo è un procedimento fisico chimico che utilizza sottili
fogli di piombo ed ossalati (generalmente era usata l’urina dei bambini), per conferire alle superfici un
effetto lucente che rifrange fortemente la luce. In altre aree Michelangelo invece si fermò al trattamento
levigante con la sola pomice e con sabbie abrasive. Il contrasto tra i diversi gradi di finitura genera un
diverso grado di luminosità e un effetto di tridimensionalità. Il rilievo degli strumenti di lavorazione usati
per la finitura superficiale ha permesso di individuare la finitura operata direttamente da Michelangelo.
Infatti, mentre il Buonarroti utilizzava scalpelli a due denti, i suoi collaboratori utilizzavano
abbondantemente la “raspa” per ultimare le superfici. La finitura superficiale dei fianchi del Mosè e del
corpo del Papa è così emersa come del tutto identica, confermando anche per questa via l’attribuzione a
Michelangelo di tutta la scultura. Il Mosè, è considerata una delle più grandi opere della scultura
rinascimentale. È alta due metri e trentacinque cm. La statua, che inizialmente era seduta in posizione
frontale, venticinque anni dopo il suo completamento, subì le modifiche di Michelangelo. Per ottenere la
torsione, abbassò la seduta di 7 cm, rimpiccolì il ginocchio sinistro per portare indietro la gamba e girò a
destra la barba per mancanza di marmo a sinistra. II naso fu ricavato dalla gota sinistra. Le corna sulla testa
di Mosè furono fatte perché Michelangelo interpretando male gli scritti in ebraico, lesse come corna quelli
che dovevano essere raggi di luce.

LA VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA

Nella prima fase (1508-1512) l’artista decora la grande volta e le lunette, su commissione di papa Giulio II
della Rovere. Nella seconda fase (1536-1541), per volontà di papa Paolo III Farnese, ma seguendo un
progetto che risale già al pontificato di Clemente VII, Michelangelo realizza il grande affresco del Giudizio
Universale, sulla parete di fondo. Prima che Michelangelo mettesse mano agli affreschi della volta della
Cappella Sistina e poi della parete di fondo (Giudizio Universale), il soffitto era decorato con un cielo
stellato d’oro su sfondo blu e, al posto del Giudizio, c’erano due finestre. Quando comincia a lavorare nella
Cappella Sistina nel 1508, Michelangelo ha all’incirca trent’anni. Lavora da solo, di notte, alla sola luce delle
candele. Un contemporaneo dichiarò che Michelangelo nella Cappella Sistina avesse dipinto «tutto quanto
il Testamento Vecchio». Nella fascia centrale della volta sono raffigurati episodi tratti dalla Genesi, il primo
libro della Bibbia: la separazione della terra dall’acqua; la Creazione di Adamo; la Creazione di Eva;
il Peccato originale; la Cacciata dal paradiso. Accanto ai riquadri sono posti gli Ignudi, che simboleggiano gli
antichi. Nelle vele (gli spazi triangolari) sono raffigurati gli Antenati di Cristo e, tra di essi, le Sibille pagane e
i Profeti biblici. Le figure dipinte sono 336.

Dopo i restauri compiuti negli anni 1980-89, i giudizi sugli affreschi della Cappella Sistina sono mutati. Prima
dei restauri, infatti, gli affreschi apparivano molto scuri e interpretati come riflesso della personalità
cupa, scontrosa e drammatica di Michelangelo. I restauri hanno, in realtà, mostrato degli affreschi
dalle tonalità pastello, colori accesi, a tratti innaturali, onirici.

IL GIUDIZIO UNIVERSALE

il Giudizio Universale di Michelangelo rappresenta l’ultima venuta di Cristo per inaugurare il regno dei cieli.
 A commissionare l’opera fu, Clemente VII che però morì poco dopo aver conferito l’incarico  Michelangelo.
Il nuovo Papa Paolo III confermò la commissione.  
Per liberare Michelangelo dalle altre commissioni, Papa Paolo III emanò un motu proprio, una decisione
autonoma, per far sì che Michelangelo lavorasse solo alla creazione del Giudizio.
 
si può dividere in tre diverse zone:
1. gli angeli con gli strumenti della passione;
2. il Cristo e la Vergine;
3. la fine dei tempi.
Gli angeli con gli strumenti della Passione sono raffigurati nelle due lunette superiori e simboleggiano
la passione di Cristo. Gli angeli qui raffigurati sono senza ali e presentano visi consumati dall’ansia.
La parte più importante della composizione è la figura di Cristo Giudice accanto alla Vergine, tutto intorno a
loro poi c’è una folla, disposta in cerchio, di apostoli, profeti, martiri e figure dell’Antico Testamento.

Il Cristo è raffigurato con la mano destra alzata, in un gesto che sì rappresenta il giudizio, ma catalizza anche
l’attenzione della folla circostante.
Sono oltre 400 le figure presenti nel magnifico affresco di Michelangelo: tutto parte da Cristo, raffigurato
durante l’attimo che precede il giudizio. Tra le altre figure della composizione, possiamo riconoscere: San
Pietro con due chiavi, San Bartolomeo – Michelangelo ha voluto lasciare un proprio segno, simbolo di
vanità, auto ritraendosi nella pelle di san Bartolomeo - San Sebastiano con le frecce. In basso a destra
troviamo gli angeli e i demoni, e più in basso Caronte che accompagna i dannati davanti a Minosse: questo
è un riferimento alla Divina Commedia di Dante.
PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO

Michelangelo progettò la Piazza orientandola verso la Basilica di San Pietro, che all’epoca era il centro
politico della città. Al centro della Piazza si installò un'imponente statua equestre in bronzo di Marco
Aurelio, la statua che attualmente possiamo osservare nella piazza, è una sua fedele riproduzione.

Per la lentezza dei lavori di costruzione, Michelangelo morì prima di vedere conclusa la sua opera ma,
malgrado ciò, la costruzione si realizzò seguendo fedelmente il progetto del maestro.

BASILICA DI SAN PIETRO

è uno degli edifici più grande del mondo, con 218 metri di lunghezza, una cupola che raggiunge 133 metri,
per una superficie totale di circa 23.000 metri quadrati.
Lungo le navate laterali, i 45 altari e le 11 cappelle ospitano molti capolavori di valore storico e artistico.
Secondo la tradizione, la Basilica di San Pietro è costruita sul sito della tomba dell’apostolo Pietro.
Michelangelo progettò la cupola, di cui seguì personalmente la realizzazione fino alla sua morte.

La cupola rispetto al progetto originario di Michelangelo ha una forma ogivale, ovvero più slanciata verso
l’alto. È una delle più vaste coperture in muratura mai costruite; presenta un diametro interno di circa 42
metri e porta l'altezza complessiva della basilica, dalla base fino alla sommità della lanterna a oltre 130
metri.

LE ULTIME PIETA’

La seconda Pietà (Bandini) venne scolpita da Michelangelo molti anni dopo rispetto a quella Vaticana.
Ormai anziano, l’artista è sempre più concentrato sul destino umano, sulla morte e resurrezione di Cristo e
lavora spesso in preda a frequenti crisi depressive. Michelangelo prese a martellate la statua rompendola in
più punti. Ancora oggi si osservano, infatti, i segni di rottura sul gomito, sul petto, sulla spalla di Gesù e sulla
mano di Maria.
La terza Pietà (Rondanini), Michelangelo vi lavorò fino all’ultimo. La Pietà Rondanini rappresenta l’esito
finale di un lungo percorso di arte e di fede ed è da considerarsi una preghiera prima ancora che un’opera
d’arte. O meglio la dimostrazione artistica del fatto che l’uomo di fede ha visto oltre le apparenze reali, che
la mano non riesce a restituire quanto l’occhio interiore ha potuto contemplare. 
Gesù e Maria sembrano esseri fantasmatici, la pietra tende a farsi materia di luce. Cristo esausto sembra
scivolare verso la tomba e con il figlio anche la Madre. I corpi sembrano distaccarsi dal suolo, e aggiungere
assieme il Padre. 

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