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Il Neoclassicismo

Il Neoclassicismo:

La seconda metà del ‘700 e l’intera epopea Napoleonica fu dominata dal


movimento culturale che nell’800 verrà definito Neoclassicismo. La ferma
volontà di riproporre i valori estetici dell’antichità per porre argine alle
bizzarrie del barocco ed alla leziosità del Rococo’, venne perseguita da
letterati, studiosi, ed artisti, tanto da divenire efficace metodo “scientifico ed
artistico insieme”
I caratteri generali L’adesione ai princìpi dell’arte classica di armonia, equilibrio, compostezza,
Del Neoclassicismo proporzione, serenità, che erano presenti nell’arte degli antichi greci e degli
antichi romani, divenne la strada maestra e in questo periodo fu riscoperta e
ristudiata con maggior attenzione ed interesse, grazie alle numerose scoperte
archeologiche.
Il N. nato nell’ambito del pensiero illuminista, fu un fenomeno complesso
che non interessò solo le arti figurative,ma implicò un profondo rinnovamento
della cultura a 360°.
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“Il neoclassicismo è lo stile del tardo Settecento, della fase culminante,
rivoluzionaria, di quella grande esplosione di ricerca umana nota col nome
di illuminismo. L’impegno morale, la profonda serietà, l’alto, a volte
visionario, idealismo di liberi pensatori, philosophes e Aufklärer, tutto si
riflette in esso. Infatti il neoclassicismo, nelle sue espressioni piú vitali,
condivise appieno il loro spirito di riforma che si sforzava di realizzare, sia
attraverso un paziente progresso scientifico sia attraverso un ritorno
catartico, alla Rousseau, alla semplicità e purezza primitive, un mondo nuovo
e migliore governato dalle immutabili leggi della ragione e dell’equità.”
Hugh Honour
Con la pubblicazione dei “Pensieri sull’imitazione dell’arte greca” nel 1755 e
Veduta di villa Albani,ora Torlonia, successivamente,nel 1764, della “Storia dell’arte nell’antichità”, il critico e
sulla Via Salaria teorico tedesco Winckelmann fissò un ideale del “bello” che rovesciava
drasticamente le norme compositive dell’estetica barocca e rococò “…per
noi L’unica via per divenire grandi e, se possibile, inimitabili, è l’imitazione
degli antichi…particolarmente dei greci”. Alla passione per i greci si
affiancò poi quella per le altre civiltà antiche,alimentata tra l’altro dalle
entusiasmanti scoperte degli scavi di Ercolano e Pompei,condotti tra il 1738
e il 1756.
Il Neoclassicismo nonostante l’interesse per l’antichità, non voleva imitare il
repertorio di forme e modelli antichi, ma principalmente riferirsi ai suoi
contenuti ideologici e morali.L’ideale estetico venne così a coincidere con
l’ideale etico e politico poiché vennero rintracciati nell’arte antica quegli
ideali di semplicità e compostezza,di chiarezza e ragione (la “nobile
semplicità” e “serena grandezza”che W.riconosceva nell’essenza dell’arte
greca).
Il Neoclassicismo si distaccò da tutto ciò che era mondano, elegante, e dal
compiacimento per la “bella forma”. Mutarono i soggetti ed, alla frivola
gioventù, ai giochi ed alle feste campestri, sottolineati dagli artisti francesi del
Rococòsi sostituirono eroi antichi e le loro virtù. E per esprimere contenuti
così nobili ed edificanti,lo stile si fece severo e rigoroso abbandonando le
pennellate veloci e le forme ariose e trasparenti del rococò.
Dunque I caratteri principali del neoclassicismo sono diversi:

1. esprime il rifiuto dell’arte barocca/rococo’ e della sua eccessiva


irregolarità;

2. fu un movimento teorico, grazie soprattutto al Winckelmann, che


teorizzò il ritorno al principio classico del «bello ideale»;

3. fu una riscoperta dei valori etici della romanità, e ciò soprattutto in


David, e negli intellettuali della Rivoluzione Francese;
Il Parnaso di Raffaello (stanze
Vaticane)
4. fu in seguito l’immagine del potere imperiale di Napoleone, che ai
segni della romanità affidava la consacrazione dei suoi successi
politico-militari;

5. fu un vasto movimento di gusto, che finì per riempire con i suoi segni
anche gli oggetti d’uso e d’arredamento(stile Impero).
I principali protagonisti del neoclassicismo furono dunque: il pittore
Il Parnaso di Mengs a Villa Albani Anton Raphael Mengs (1728-1779), lo storico dell’arte Johann Joachim

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Winckelmann (1717-1768), che furono anche i teorici del
neoclassicismo, gli scultori Antonio Canova(1757-1822) e
BertelThorvaldsen (1770-1844), il pittore francese Jacques-Louis David
(1748-1825), i pittori italiani Andrea Appiani (1754-1817) e Vincenzo
Camuccini(1771-1844).

Roma Barocca è il teatro nel quale si sviluppa il nuovo stile che ad essa si
contrappone in aperta critica.
Winckelmann, Mengs, Canova, Thorvaldsen, operarono tutti a Roma, che
divenne, nella seconda metà del Settecento, la capitale incontrastata del
Neoclassicismo, il baricentro dal quale questo nuovo gusto si irradiò per tutta
Ritratto di Winckelmann
Europa. A Roma, inoltre nello stesso periodo, operava un altro originale
artista italiano, Giovan Battista Piranesi, che, con le sue incisioni a stampa,
diffuse il gusto per le rovine e le antichità romane. L’Italia, nel Settecento, fu
la destinazione obbligata di quel «Grand Tour», che rappresentava, per la
nobiltà e gli intellettuali europei, una fondamentale esperienza di formazione
La Roma di Bernini del gusto e dell’estetica artistica. A Roma, si stabilirono scuole ed accademie
di tutta Europa,ed essa divenne la città dove avveniva l’educazione artistica di
e borromini intere generazioni di pittori e scultori. Tra questi vi fu anche il David,ospite
di villa Medici a trinità dei monti, sede dell’accademia di Francia, che
rappresentò il pittore più ortodosso del nuovo gusto neoclassico.

Con l’opera del David, il neoclassicismo divenne lo stile della Rivoluzione


Francese, ed ancor più divenne, in seguito, lo stile ufficiale dell’impero di
Napoleone al punto che dalla fine del Settecento la nuova capitale del
neoclassicismo non fu più Roma, ma Parigi.
A Napoleone, però, Il Neoclassicismo legherà la propria sorte, così esso tende
a scomparire dopo il 1815, con la sconfitta dell’impero; ma tarde rinascite,
soprattutto in architettura, si avranno in Europa ed oltre oceano. Nei decenni
successivi Il neoclassicismo come fenomeno culturale, venne
progressivamente sostituito dal Romanticismo, che dal 1830, lo ha
definitivamente soppiantato. Tuttavia, pur non rappresentando più l’immagine
di un’epoca, il neoclassicismo di fatto sopravvisse, come fatto stilistico, per
Neoclassicismo e quasi tutto l’Ottocento, soprattutto nella produzione aulica dell’arte ufficiale e
rivoluzione. di stato, e nelle Accademie di Belle Arti. E questa sopravvivenza stilistica,
oltre ai consueti limiti cronologici, è riscontrabile soprattutto nella produzione
di un artista come Ingres fino al 1862, la cui opera si è sempre attenuta ai
canoni estetici della grazia e della perfezione, capisaldi di qualsiasi
classicismo.

Uno dei motivi di questo rinato interesse per il mondo antico furono le
scoperte archeologiche che segnarono tutto il XVIII secolo. In questo secolo
furono scoperte prima Ercolano, poi Pompei, quindi Villa Adriana a Tivoli
e i templi greci di Paestum; ed infine giunsero dalla Grecia numerosi reperti
archeologici, che finirono nei principali musei europei di Londra, Parigi,
Monaco. Negli stessi anni si diffusero numerose pubblicazioni, tra cui “Le
rovine dei più bei monumenti della Grecia”, 1758, del francese Le Roy, Le
antichità di Atene, 1762, degli inglesi Stuart e Revett, e le incisioni di
antichità italiane del romano Piranesi, che contribuirono notevolmente a
diffondere la conoscenza dell’arte classica. Questa opera di divulgazione fu
importante non solo per la conoscenza della storia dell’arte, ma anche per il

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Le scoperte diffondersi dell’estetica del neoclassicismo.
archeologiche In particolare, con le campagne di scavo, non solo si ampliò la conoscenza del
passato, ma fu chiaro il rapporto, nel mondo classico, tra arte greca e arte
romana. Quest’ultima, rispetto alla greca apparve solo un pallido riflesso ed
un epigono, se non addirittura una semplice copia. La vera fonte della
grandezza dell’arte classica venne riconosciuta nella produzione greca degli
artisti del V-IV secolo a.C. Quel periodo eroico che vide sorgere la plastica
statuaria di Fidia, Policleto, Mirone, Prassitele, fino a Lisippo. E la
perfezione senza tempo di questa scultura influenzò profondamente l’estetica
del Settecento, divenendo modello per gli artisti del tempo.

Il capolavoro di Mengs, Il Parnaso, finirà per divenire il manifesto di questa


nuova epoca, sintetizzando i suoi valori: ispirazione mitologica e rigoroso
equilibrio formale. Venne eseguito nella volta della galleria d’onore della
villa del cardinale Albani (oggi Torlonia), mecenate e squisito ospite del
cenacolo nel quale queste idee maturarono. Qui era impiegato Winckelmann,
che però trattato alla stregua di un ospite di rango, potè sperimentare nella
ricca collezione di sculture classiche del cardinale, le sue teorie estetiche. Ad
esso ed al suo amore per l’Apollo del Belvedere, rappresentato con le
fattezze del volto del loro protettore, Il Mengs si era ispirato ed il dipinto si
rifaceva a Raffaello, Guido Reni ed al Domenichino, ma anche alle recenti
scoperte della pittura di Ercolano e Pompei. Le figure sono quasi congelate e
prive di emozioni, modellate e disposte frontalmente e simmetricamente in
uno schema ovale, con una fissità che le catapulta fuori dal tempo e le rende
eterne. Al centro il Dio/Cardinale come protettore delle arti, è circondato dalle
nove muse. Lo spazio è privo di profondità e, le forme delle figure sono
definite quasi soltanto dalla purezza della linea; Le pose perfettamente
calibrate e gli atteggiamenti controllati. Solo due muse danzano,nel
movimento lento dei loro panneggi (esplicita citazione delle danzatrici dipinte
nella villa di Cicerone a Pompei).

Il neoclassicismo nacque come desiderio di una arte più semplice e pura


rispetto a quella barocca, vista come eccessivamente fantasiosa e complicata.
Questo desiderio di semplicità si coniugò alla constatazione, fornita dalle
Neoclassicismo e
scoperte archeologiche, che già in età classica si era ottenuta un’arte semplice,
Barocco ma di nobile grandiosità. Il barocco apparve allora come il frutto malato di
una degenerazione stilistica che, pur partita dai principi della classicità
rinascimentale, era andata deformandosi per la ricerca dell’effetto spettacolare
ed illusionistico.

Il barocco è complesso, virtuosistico, sensuale; il neoclassicismo vuole


essere semplice, genuino, razionale. Il barocco propone l’immagine delle
cose, che può anche nascondere, nella sua bellezza esterna, le brutture
interiori; il neoclassicismo non si accontenta della sola bellezza esteriore,
vuole che questa corrisponda ad una razionalità interiore. Il barocco
perseguiva effetti fantasiosi e bizzarri, il neoclassicismo cerca l’equilibrio e la
simmetria; se il barocco si affidava alla immaginazione e all’estro, il
neoclassicismo si affida alle norme e alle regole.

Il principio del razionalismo è una componente fondamentale del


neoclassicismo. È da ricordare che il Settecento è stato il secolo

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Razionalismo dell’Illuminismo. Di una corrente filosofica che cerca di «rischiarare» la
illuministico e mente degli uomini per liberarli dalle tenebre dell’ignoranza, della
superstizione, dell’oscurantismo, attraverso la conoscenza e la scienza. E per
Neoclassicismo
far ciò bisogna innanzitutto liberarsi da tutto ciò che è illusorio. E l’arte
barocca ha sempre perseguito l’illusionismo, come pratica artistica.

Il neoclassicismo ha diversi punti di similitudine con il Rinascimento: come


questo fu un ritorno all’arte antica e alla razionalità. Ma le differenze sono
sostanziali: la razionalità rinascimentale era di matrice umanistica, e tendeva a
liberare l’uomo dalla trascendenza medievale, la razionalità neoclassica è
invece di matrice illuministica, e tendeva a liberare l’uomo dalla retorica,
dalla ignoranza e dalla falsità barocca. Il ritorno all’antico, per l’artista
rinascimentale era il ritorno ad un atteggiamento naturalistico nei confronti
della rappresentazione, che lo liberasse dal simbolismo astratto del medioevo;
per l’artista neoclassico fu invece la codificazione di una serie di norme e di
regole, che servissero ad imbrigliare quella fantasia che, nell’età barocca,
aveva agito con eccessiva licenza e sregolatezza. Infine, rispetto alla grande
stagione dell’arte rinascimentale, quella neoclassica ha esiti ben modesti, ove
si avverte una frigidità di sentimenti e di sensazioni, che la rende poco
affascinante.

Massimo teorico del neoclassicismo fu il Winckelmann. Nel 1755


pubblicava le Considerazioni sull’imitazione delle opere greche nella pittura e
nella scultura, nel 1763 pubblicava la Storia dell’arte nell’antichità. In questi
scritti egli affermava il primato dello stile classico (soprattutto greco, che lui
idealizzava al di là della realtà storica), quale mezzo per ottenere la bellezza
«ideale» contraddistinta da «nobile semplicità e calma grandezza».
Winckelmann considerava l’arte come espressione di «un’idea concepita
senza il soccorso dei sensi». Un’arte, quindi, tutta cerebrale e razionale,
purificata dalle passioni, e fondata su canoni di bellezza astratta. Le sue teorie
artistiche trovarono un riscontro immediato nell’attività scultorea di Antonio
Canova e di Thorvaldsen. Proprio la scultura, più di ogni altra arte, sembrò
adatta a far rivivere la classicità. Le maggiori testimonianze artistiche
dell’antichità sono infatti sculture. E nella scultura neoclassica si avverte il
legame più diretto ed immediato con l’idea di bellezza classica. Una pittura
classica, di fatto, non esiste, anche perché le testimonianze di quel periodo
sono quasi tutte scomparse. Le uniche pitture ad affresco, a noi note,
comparvero proprio in quegli anni negli scavi di Ercolano e Pompei. Esse,
tuttavia, per quanto suggestive nella loro iconografia così esotica, si
presentavano di una semplificazione stilistica (definita compendiaria)
inutilizzabile per la moderna sensibilità pittorica. Così che i pittori neoclassici
dovettero ispirarsi stilisticamente più alla pittura rinascimentale italiana, in
particolare Raffaello, che non all’arte classica vera e propria.

I caratteri della scultura neoclassica sono la perfezione di esecuzione, la


estrema levigatezza del modellato, la composizione molto equilibrata e
simmetrica, senza scatti dinamici.
La pittura neoclassica si riaffidò agli strumenti del naturalismo
rinascimentale (Il Parnaso di Mengs): la costruzione prospettica, il volume
risaltato con il chiaroscuro, la precisione del disegno, immagini nitide senza
giochi di luce ad effetto, la mancanza di tonalismi sensuali.

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I soggetti delle opere d’arte neoclassiche divennero personaggi e situazioni
trattedall’antichità classica e dalla mitologia. Le storie di questo passato, oltre
a far rivivere lo spirito di quell’epoca, che tanto suggestionava l’immaginario
collettivo di quegli anni, serviva alla riscoperta di valori etici e morali, di alto
contenuto civile, che la storia antica proponeva come modelli al presente. La
storia antica, quindi, divenne un serbatoio di immagine allegoriche da
utilizzare come metafora sulle situazioni del presente. Ciò è maggiormente
avvertibile per un pittore come il David, nei cui quadri la storia del passato è
solo un pretesto, o una metafora, per proporre valori ed idee per il proprio
tempo. Il neoclassicismo, nella sua poetica, invertì il precedente
atteggiamento dell’arte rococò. Questa, nella sua ricerca della sensazione
emotiva o sensuale, sceglieva immagini che materializzavano l’«attimo
fuggente». Il neoclassicismo non proponemai attimi fuggenti, ma,
coerentemente con la sua impostazione classica, rappresenta solo «momenti
pregnanti». I momenti pregnanti sono quelli in cui vi è la maggiore carica
simbolica di una storia. In cui si raggiunge l’apice di intensità psicologica, di
concentrazione, di significanza: il momento in cui, un certo fatto od evento,
entra nella storia o nel mito.

Il confronto tra barocco e neoclassico.

Per comprendere lo spirito della cultura neoclassica contrapposta a quella


barocca è utile confrontare il gruppo scultoreo di Amore e Psiche con un’altra
famosa allegoria mitologica: l’«Apollo e Dafne» di Gian Lorenzo Bernini.
Quest’ultimo gruppo scultoreo fu realizzato tra il 1622 e il 1625, agli inizi
della diffusione del barocco, e rappresenta indubbiamente uno dei maggiori
esiti di questo stile di cui Bernini fu uno dei maggiori rappresentanti. Dafne,
secondo la mitologia, era una bellissima fanciulla di cui si era innamorato
Apollo. Dafne, per sfuggirgli, scappò ai piedi del Parnaso e qui, nel momento
in cui stava per essere raggiunta da Apollo, chiese aiuto alla madre che la
trasformò in una pianta di alloro.Il gruppo del Bernini rappresenta
indubbiamente un attimo fuggente: Dafne viene appena sfiorata da Apollo
ed ha già i capelli che stanno divenendo dei rami di alloro. È giusto un attimo:
l’istante successivo Dafne non ci sarà più. Per enfatizzare ciò Bernini dà al
gruppo un’apparenza di equilibrio instabile, evidente soprattutto nella curva
ad arco che forma il corpo di Dafne.
Il gruppo del Canova ha invece una fermezza ed una staticità molto più
evidenti. Lo si osservi soprattutto nella visione frontale. Il corpo di Psiche
insieme alla gamba e alle ali di Amore formano uno schema ad X simmetrico.
Al centro di questa X le braccia di Psiche definiscono un cerchio perfetto che
inquadra al centro il punto focale della composizione: quei pochi centimetri
che dividono le labbra dei due. In quei pochi centimetri si gioca il momento
pregnante, ed eterno, del desiderio senza fine che l’Eros sprigiona.
La differenza tra le due sculture non è da ricercarsi sulla differenza stilistica o
formale, risultando entrambe di notevolissima fattura per tecnica esecutiva,
ma sulla diversa cultura che le ispira. Lo sforzo del Bernini è di cogliere la
vitalità della vita in continuo movimento, e per far ciò cerca di annullare la
materia per lasciare solo la sensazione del divenire. Canova mostra invece
tutta la tensione neoclassica di giungere a quella perfezione senza tempo in
cui nulla più può divenire, e per far ciò pietrifica la vita dando alla materia

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una forma definitiva ed eterna.

L’architettura
Neoclassica L’architettura Neoclassica ha come scopo fondamentale la costruzione
di edifici pubblici che richiameranno strutture di origine antica e si
imporranno per nobiltà e grandiosità.
La chiesa de la Madeleine (1764-1845) a Parigi ha l’aspetto di un tempio
greco-romano,periptero con una peristasi di 52 colonne corinzie,su di un
podio preceduto da gradinata; il cosiddetto Walhalla di Ratisbonain
Germania è costruito su modello del Partenone di Atene in marmo bianco
e, più tardi un’intera città Neoclassica costituirà oltre Atlantico, la capitale
della nazione più potente del mondo.
In Italia e, soprattutto a Milano i maggiori esempi neoclassici,sono ad
opera del Piermarini,nel 1776 progetta il teatro alla scala,costituendo il
Eglise de La Madelein a Parigi prototipo di un edificio destinato a luogo pubblico,ripetuto nei teatri
successivi in tutte le forme costitutive:
Prospetto con timpano sovrastante,portico per l’arrivo e la partenza
delle carrozze,
emiciclo con la platea ed i palchi sovrapposti dall’acustica perfetta
e,facciata elegante e misurata con semplici strutture classiche
(semicolonne e paraste) che scandiscono la superficie.

Ratisbona il Walhalla

Il teatro,con i suoi elementi fondamentali,influenzerà anche gli altri edifici


coevi lombardi,tra i quali Palazzo Belgioioso a Milano, la Villa reale di
Monza, la Villa reale di Milano, ad opera di Leopoldo pollack,

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l’arco della pace di Luigi Cagnola, la risistemazione di Foro Bonaparte
di Giovanni Antonio Antolini .
Altre città vedranno sorgere (ma non organicamente come a Milano)
edifici neoclassici, così a Padova sorgerà il Caffè Pedrocchia Genova il
teatro Carlo Felice.A Roma il protagonista del neoclassicismo sarà
Giuseppe Valadier,con la risistemazione di Piazza del Popolo,dove
adotterà la pianta ellissoidale,costruendo due emicicli,e raccordando il
Pincio alla piazza mediante rampe e terrazze che si inseriscono
armonicamente nella natura senza stravolgerla,ogni elemento gioca un
ruolo evocativo e, la piazza sembra diventare un tutt’uno con il
soprastante parco,costituendo uno dei complessi urbanistici meglio riusciti

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