MANIERISMO
SEZIONE 1
Il Manierismo
CARATTERI PRINCIPALI
Defininizione
Caratteri stilistici
Cronologia
Architettura
Scultura
Pittura
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Il gusto per l'inconsueto, la contaminazione e l'anticlassicismo, nato nel gruppo degli "eccentrici" fiorentini d'inizio
del secolo e sviluppato a Roma sotto Clemente VII, fin quindi con la diaspora degli artisti a entrare al servizio delle varie
corti, assumendo di luogo in luogo connotati diversi e diffondendosi per tutta la penisola e oltre, non senza reazioni e resistenze.
Caratteri stilistici
Secondo Vasari l'imitazione della "buona maniera"
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una costruzione della composizione complessa, molto studiata, fino ad essere artificiosa, talvolta
con distorsioni della prospettiva, talvolta con eccentricit nella disposizione dei soggetti, tipica la figura serpentinata,
cio realizzata come la fiamma di un fuoco o una s;
un uso importante della luce, finalizzato a sottolineare espressioni e movimenti, a costo di essere a volte irrealistico;
grande variet di sguardi ed espressioni, normalmente legate al soggetto e alla situazione rappresentata:
talora intense, dolorose, a volte assenti, metafisiche, a volte
maestose, soprannaturali;
grande variet nelle pose, che come quelle di
Buonarroti intendono suggerire movimenti, stati d'animo, e
quando richiesto la soprannaturalit del soggetto;
uso del drappeggio molto variegato fra i vari artisti,
ma di solito importante e caratteristico, fino a diventare innaturale;
Esempi significativi
Deposizione di Pontormo
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Conservata nella Cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita a Firenze, viene solitamente chiamata con il riferimento
tradizionale alla deposizione dalla croce del corpo morto di
Cristo, anche se a ben guardare non vi rappresentata
alcuna croce; sarebbe quindi pi opportuno parlare di
"trasporto di Cristo" verso il sepolcro e di compianto sul
Cristo morto, come si evince dalla presenza dei numerosi personaggi dolenti che si affollano attorno alla protagonista del
gruppo, Maria vestita d'azzurro. Sicuramente l'episodio del
compianto doveva avere un importante ruolo, essendo la cappella dedicata alla Piet: si tratterebbe comunque di una pie- t
"dissociata", dove cio madre e figlio non sono uniti ma separati.
Un'altra figura, questa volta femminile, si leva in alto a sinistra e, senza chiarimento di dove essa poggi, si sporge in avanti a tenere con dolcezza la testa di Cristo. Un'altra donna, di
cui si intravede la testa voltata, le spalle, le mani e un avambraccio, regge invece la mano sinistra di Ges. Essa sta rivolta indietro rivolgendosi a Maria, che occupa gran parte della
parte centrale e destra col suo vaporosissimo manto, circondata da quattro donne. Essa ha il volto tormentato e leva un
braccio verso il figlio, arretrando, lungo la diagonale, come
prima di uno svenimento, quasi a lasciare spazio alla figura
del figlio che procede. Essa, a ben guardare, seduta in posi6
in una sorta di assenza di gravit. Originalissimi sono i panneggi, ora strettissimi a formare una seconda pelle, ora rigogliosamente abbondanti.
Lo spazio, a un occhio attento, assottigliato nella profondit, con uno sfondo celeste che appare una quinta teatrale forse molto pi vicina di quello che voglia far sembrare.
Il colore si basa soprattutto sui toni pastello ben coordinati
di verdi, rosa e azzurrini ed caratterizzato da ricercati
cangiantismi, con le ombre ridotte al minimo, intrise
dalla luce abbagliante. La stesura compatta e smaltata.
Una tale visionariet stata spiegata come una possibile
rappresentazione della sofferenza attraverso gli occhi della
Vergine. Nel complesso comunque l'opera appare caratterizzata da un sottile intellettualismo, enigmatico e raffinato.
Deposizione di Volterra
La macchina scenografica sospesa tra l'idea del movimento e il blocco di un istante dove tutto sospeso,
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La pala mostra
un momento fino
ad allora rappresentato raramente, ovvero la discesa del corpo di
Ges dalla croce
subito dopo lo
stacco, ispirandosi al racconto di
Matteo, in cui la
terra viene avvolta da una fitta
oscurit. La scena infatti ambientata al crepuscolo, con un delicato trapasso delle luci serali dalla
linea dell'orizzonte alla parte alta
del dipinto. Mai
rappresentato
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prima e non descritto dai vangeli il fatto del corpo di Cristo che sembra essere sul punto di scivolare dalle mani dei suoi
soccorritori, che si affannano concitatamente per evitarne
la caduta. L'esplosione emotiva di questo episodio combinata, nella parte inferiore, con una forte spiritualit scaturita
dalla ricca gamma di pose ed espressioni degli astanti, tra i quali spiccano la Madonna ferita dal dolore, la Maddalena inginocchiata e protesa verso di essa, san Giovanni piegato dal dolore.
La disposizione asimmetrica delle scale genera un moto violento, accentuato dall'incertezza degli appoggi degli uomini
che calano il corpo di Cristo.
Simile per la forma della tavola e per le misure, oltre che per
il tema, a quella del Pontormo, tuttavia ne differisce profondamente per la concezione. Il Rosso ottiene il dramma per
la volumetria angolosa che sfaccetta le figure (si veda la
Maddalena e la sua veste, la figura pi in alto di Nicodemo,
ecc.), per il movimento convulso di alcuni personaggi, per
i colori intensi prevalentemente rosseggianti stagliati sulla
distesa uniforme del cielo, con la luce che incide da destra
con forza, creando aspri urti chiaroscurali. Tinte complementari sono spesso accostate, con effetti cangianti, e si
stagliano con forza gli effetti "fosforescenti" nei punti di
maggiore luminosit, rispetto allo sfondo.
Le deformazioni dei corpi e dei volti giungono all'estrema esasperazione: il vecchio affacciato dall'alto sulla croce,
Nicodemo, ha il viso contratto come una maschera. I depositori formano una sorta di circolo, complessamente articolato sui piani in tre dimensioni delle scale, che asseconda la forma centinata della pala, anche tramite il mantello di Nicodemo.
Sullo sfondo si intravedono, piccolissimi, alcuni armigeri, simbolo della perfidia e malvagit umana che ha condotto Cristo
sulla croce.
Un aspetto tipicamente manierista di quest'opera lo sconvolgimento delle proporzioni umane, come del resto il
titolo suggerisce: non solo il collo della Vergine pi lungo
del normale, ma anche la gamba dell'angelo sulla sinistra, le
dita di Maria e il corpo della stessa, grande circa il doppio di
quello degli angeli. Questo incredibile allungarsi delle figure,
ormai cos lontano dal canone equilibrato del Rinascimento,
una deformazione per lo pi intellettualistica, tesa a dare
un aspetto pi elegante e sofisticato alle immagini.
Il cosiddetto Ratto delle Sabine una statua, opera di Giambologna, che fa parte dell'arredo Granducale della Loggia de
Lanzi in piazza della Signoria a Firenze.
La statua fu inserita nella Loggia della Signoria, nota anche come Loggia dei Lanzi, insieme a numerose altre, tra cui
il Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini con l'intento da parte del Granduca di snaturare la funzione originale della Loggia, spazio fondamentale delle funzioni di rappresentanza del governo repubblicano, facendone un museo all'aperto.
La statua alta 4,10 metri (le dimensioni delle sculture crebbero molto dopo che Michelangelo scolp il David). e rappresenta un giovane che solleva sopra la sua testa una fanciulla,
mentre bloccato fra le gambe del giovane un vecchio si dispera.
In origine, sembra che l'artista non volesse rappresentare il
leggendario racconto citato da Tito Livio nella "Storia di Roma", secondo cui Romolo, appena fondata la citt cerco' di
venire a patti con le popolazioni vicine perch gli fornissero
donne che procreando, popolassero l' Urbe, ma di fronte al
netto rifiuto da parte degli interpellati, il Re di Roma, organizz una grande festa per distrarli e rapi le loro donne.
Lartista rappresenta un giovane che solleva sopra la sua testa una fanciulla, mentre bloccato fra le gambe del giovane
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Palazzo Te
Il palazzo un edificio a pianta quadrata con al centro un
grande cortile quadrato anch'esso, un tempo decorato con un
labirinto, con quattro entrate sui quattro lati (Giulio Romano
si ispira nell'impianto alla descrizione vitruviana della domus
romana con quattro entrate, ciascuna su uno dei quattro lati).
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da paraste lisce doriche di ordine gigante. Gli intercolumni variano secondo un ritmo complesso. Tutta la su-
della larghezza.
Sul lato principale dell'asse (a nord-ovest) l'apertura di ingresso un vestibolo quadrato, con quattro colonne che lo dividono in tre navate.
L'entrata principale (a sud - est) verso la citt e il giardino
una loggia, la cosiddetta
Loggia Grande, all'esterno composta da tre grandi arcate su colonne binate a comporre una successione di serliane. che si
specchiano nelle piccole
peschiere antistanti.
Facciata di palazzo Te
Le facciate esterne sono su due livelli, uniti
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Qui la superficie parietale trattata con un bugnato rustico non troppo marcato, regolare e omogeneo senza rilevanti
differenze fra primo e secondo registro.
G. Romano ispirandosi a un linguaggio architettonico classico, lo reinterpreta creando un'opera con un ricco campionario di invenzioni stilistiche, reminiscenze archeologiche, spunti naturali e decorativi, quali ad esempio:
- colonne giganti doriche inglobate in superfici parietali
trattare a blocchi di pietra a superficie rustica
- alcuni conci del triglifo cadenti nel fregio della trabeazione che circonda e corona il cortile quadrato. Lo si pu notare nelle facciate sull'asse longitudinale (ossia nord-ovest e
sud-est), al centro di ogni intercolumnio un triglifo che sembra scivolare verso il basso, come fosse un concio in chiave
d'arco; su questi due lati anche gli intercolumni, come al-
Romano.
la sala maggiore dell'edificio. La caratteristica pi rilevante
della sala che la pittura copre completamente e ininterrottamente tutte la superfici disponibili: un unico affresco che
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