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Filippo Brunelleschi 

Brunelleschi iniziò la sua carriera artistica da orafo e successivamente


nel 1401 partecipò al concorso per la Porta Nord del battistero fiorentino.
Dedicò gran parte della sua vita all’architettura e, grazie a vari soggiorni
a Roma con Donatello, apprese una conoscenza dell’architettura Antica.

CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE


Partecipò al concorso per la realizzazione della cupola. Infatti la
cattedrale di Firenze era ancora scoperta nella zona del coro e lo spazio
che doveva occupare la cupola era di 78 braccia fiorentine. Con
Brunelleschi nacque la figura dell’architetto moderno. La cupola si erge
su un tamburo ottagonale con otto finestre circolari che illuminano
l’interno. Sopra la cupola c’è una lanterna cuspidata. La struttura della
cupola è formata da due calotte, una interna e una esterna, collegate tra
loro da otto costoloni d’angolo. E’ una cupola autoportante, cioè che non
è stata usata nessuna struttura di legno per sorreggerla nel momento
della costruzione. E’ costruita tirando su contemporaneamente tutte le
parti. Ha una muratura a spina di pesce, una tecnica che consiste nel
mettere prima un mattone verticalmente e poi un mattone di piatto. E’
una cupola di rotazione, infatti i mattoni sono tutti inclinati verso i centri
di curvatura. La costruzione tenne Brunelleschi occupato per tutta la
vita. Ci vollero 16 anni per costruirla.

IL LINGUAGGIO BRUNELLESCHIANO
Brunelleschi viene anche chiamato per realizzare opere militari e civili
anche da alcune corti. Le opere dell’architettura brunelleschiana non
vogliono opprimere ma vogliono evidenziare le proporzioni e la
misurabilità. Riprende il linguaggio classico basato su ordini
architettonici e arco a tutto sesto che diedero luogo all’arco inquadrato
dall’ordine e all’arco sovrapposto all’ordine. Vennero usati
particolarmente i capitelli corinzi e le colonne dal fusto liscio.

SAGRESTIA VECCHIA DI SAN LORENZO


Brunelleschi venne incaricato da Giovanni di Bicci per realizzare la
cappella funeraria di famiglia. Vi si accede dal braccio sinistro del
transetto della Basilica di San Lorenzo. E’ composto da uno spazio cubico
con una cupola emisferica con dodici finestre circolari. Esternamente la
cupola è coperta da una superficie tronco-conica ed è sormontata da una
piccola lanterna con a sua volta una piccola cupola. Sul lato opposto
dell’ingresso c’è un piccolo spazio a base quadrata, formata da due cubi
sovrapposti e una cupola affrescata con un cielo stellato e le figurazioni
dello zodiaco.

BASILICA DI SAN LORENZO


Venne inizialmente progettata con tre cappelle ma per mancanza di soldi
furono escluse dal progetto. All’esterno si può notare esplicitamente
l’unione di solidi geometrici ed è chiara l’unione di vari elementi
architettonici. La pianta è a croce latina con tre navate, dove le due
laterali sono più piccole ed ogni navata è composta da arcate. All’interno
ci sono colonne a fusto liscio con capitelli corinzi. Brunelleschi progetta
la Basilica di San Lorenzo a Firenze come un edificio caratterizzato da
uno spazio perfettamente misurabile. Per questo usa tutti gli elementi
dell’architettura romana. Tutte le costruzioni di Brunelleschi sono
caratterizzate da rigorose proporzioni e regole geometriche che spesso
rimandano alla sezione aurea. Anche nella pianta di San Lorenzo è facile
riconoscere il modulo base quadrato che corrisponde alla campata della
navata laterale e permette di leggere con immediatezza le proporzioni
dell’edificio. Il disegno del pavimento e del soffitto, le linee orizzontali
delle trabeazioni, delle cornici e delle porzioni di trabeazione sopra i
capitelli creano un fascio di direttrici parallele che convergono
visivamente verso un unico Punto di Fuga esaltando l’effetto prospettico.

Lorenzo Ghiberti 
Nasce a Firenze nel 1378. La sua formazione, influenzata dal Gotico
Internazionale, avviene nella bottega del patrigno che era un orafo.
Infatti Ghiberti è sia scultore, sia architetto e sia orafo. Dopo diversi
soggiorni a Roma e a Venezia entra in contatto con le maestranza locali.
Il suo primo grande incarico è stato la partecipazione al concorso del
1401 per realizzare la seconda porta del battistero di San Giovanni. Già il
fatto che dei ricchi mercanti aprissero un bando del genere fa capire il
cambiamento culturale che stava per avvenire. Al concorso prendono
parte i più grandi artisti, tra cui anche Filippo Brunelleschi. Il tema era
quello di realizzare una formella con cornice quadriloba e mistilinea che
trattasse il racconto biblico del Sacrificio di Isacco. Ci sono giunte sono le
formelle del Brunelleschi e del Ghiberti, ma la vittoria venne data a
Ghiberti.

FORMELLA DI GHIBERTI
Il Vasari ci fa notare subito come le figure erano snelle e fatte con grazia.
Una roccia divide in due parti la formella e sottolinea la distinzione delle
due scene narrate. A sinistra ci sono servitori che parlano tra loro mentre
a destra ci sono Abramo e Isacco. Le figure sono realizzate con precisione
e piene di particolari. Non si nota la drammaticità e l’anatomia del corpo
di Isacco ci rimanda alle statue classiche. L’opera è stata formata da un
unico blocco di fusione. Ci sono anche elementi prospettici visibili
nell’angelo che fuoriesce dalla formella, creando profondità. C’è anche
una forte attenzione naturalistica.

FORMELLA DI BRUNELLESCHI
Rispetto alla formella del Ghiberti è molto più drammatica. Isacco viene
rappresentato inginocchiato davanti all’altare che cerca di scappare dalla
presa di Abramo. Con l’intervento dell’angelo, che cerca di bloccare
fisicamente Abramo il divino e l’umano entrano in contatto. La
descrizione è prevalentemente naturalistica tanto che si ha una vivezza
comunicativa.

Per equilibrio, tecnica e organizzazione la giuria di mercanti proclama


vincitore il Ghiberti.

PORTA NORD DEL BATTISTERO DI FIRENZE


Per realizzarla Ghiberti realizza un’apposita bottega che sarà poi punto di
riferimento per i maggiori esponenti rinascimentali come Donatello.
La porta venne conclusa nel 1424. E’ composta da scene raffiguranti la
Vita e la Passione di Cristo. I battenti sono incorniciati con composti
floreali. Ghiberti riesce a conciliare la scultura del Gotico Internazionale
con una composizione di masse e volumi. Si cominciano ad affrontare
anche problemi prospettici.
LA FLAGELLAZIONE
E’ stata l’ultima formella ad essere realizzata con una simmetria
raffinatissima. La figura centrale di Cristo divide la scena in due parti
speculari. La postura delle figure è ancora di derivazione gotica. Grazie al
colonnato messo in secondo piano e sia alla posizione delle mani del
secondo carnefice si nota un senso di prospettiva. Ghiberti ha già una
visione rinascimentale.

PORTA DEL PARADISO DEL BATTISTERO DI FIRENZE


Dopo il successo ottenuto i mercanti attribuirono al Ghiberti anche la
porta Est del Battistero fiorentino. Grazie alla sua fama Ghiberti può
scegliere da solo sia il soggetto che l’organizzazione del lavoro. Come
prima cosa riduce il numero di formelle a dieci e al posto delle singole
cornici realizza sui bordi una fascia decorativa con personaggi biblici.
Rispetto alla porta Nord non ci sono più influenze del Gotico
Internazionale, periodo nel quale il Ghiberti si era formato a livello
artistico. Viene fatta particolare attenzione alla robustezza, alla
modellazione, alla raffinatezza, alla precisione dei personaggi. Le figure
dopo esser state realizzate venivano intagliate con precisione con il
bulino. I paesaggi e le architetture sono prospetticamente rinascimentali.
Utilizza la tecnica dello stiacciato, cioè rappresenta le figure in
lontananza con un rilievo minimo, è come se gli elementi fossero
stiacciati sullo sfondo. L’obiettivo di questa tecnica è quello di creare
un’illusione che renda una maggiore profondità. Anche Michelangelo era
affascinato dal modo di realizzare del Ghiberti, tanto da definire le porte
da lui realizzate come le porte del Paradiso.

STORIE DI GIUSEPPE
La terza formella è una delle più animate e rappresentato le storie di San
Giuseppe. A primo impatto, sullo sfondo si nota un complesso
architettonico con un grande porticato anulare e un palazzo vicino con
attico a loggia. Il porticato, con rimandi classici, è delimitato da 20
coppie di pilastri. L’attico è scandito con finestre simili a quelle del
Battistero. Questo palazzo negli angoli concavi ha le lesene piegate,
presenti già nel Pantheon o nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo. I
personaggi sono rappresentati con grande realismo e particolari molto
dettagliati.
Jacopo Della Quercia 
Nacque intorno al 1370 nelle vicinanze di Siena. Ebbe una formazione
tardo-gotica riconducibile alle tradizioni dei Pisano. Partecipa anche lui
al concorso del 1401 ma senza successo ed entra in contatto con la
cerchia di artisti che frequentavano la bottega del Ghiberti. Lavora in
diverse città d’Italia (Lucca, Firenze, Ferrara, Bologna, Venezia e Siena)
ma l’incarico più importante è stato quello di Operaio nel Duomo di
Siena. Muore intorno al 1440, forse per peste.

MONUMENTO FUNERARIO DI ILARIA DEL CARRETTO


E’ l’opera più famosa di Jacopo Della Quercia. E’ il monumento funerario
della moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca. Morta da quasi
adolescente durante il parto. E’ uno dei simboli principale della fase di
passaggio tra il Gotico tardo e il primo Rinascimento. La scultura è divisa
in due parti:
-l’arca, la cassa, rimanda ai sarcofagi romani. E’ a forma di
parallelepipedo formata da 4 lastre marmoree: le prime due più grandi
sono decorati da cinque puttini danzanti mentre sulle altre due più
piccole ci sono lo stemma di famiglia vicino alla testa della donna e sui
piedi una croce formata con l’intreccio di foglie d’acanto;
-il coperchio, riprende l’uso medievale delle tombe terrigne, cioè delle
lapidi incavate nel terreno. Realizzata con il marmo bianco di Carrara. Vi
è scolpito il corpo della donna. La testa è a tutto tondo quasi e a
grandezza reale. La veste ha ancora i canoni scultorei gotici. Il panneggio
infatti è più per effetto decorativo che realistico, così come il cane vicino
ai piedi di Ilaria e la coda arricciata in modo del tutto innaturale.
Osservato dall’alto si nota un grande rigore compositivo e il corpo
sembra formato da tre ellissi:
-la prima è formata dalle mani incrociate e delle pieghe della veste;
-la seconda tra le piegature delle braccia e dal colletto abbottonato;
-la terza dal colletto al panno intrecciato che ha in testa la donna.
Il volto della giovane rappresenta uno dei primi ritratti con sensibilità
rinascimentale.

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