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IL LINGUAGGIO BRUNELLESCHIANO
Brunelleschi viene anche chiamato per realizzare opere militari e civili
anche da alcune corti. Le opere dell’architettura brunelleschiana non
vogliono opprimere ma vogliono evidenziare le proporzioni e la
misurabilità. Riprende il linguaggio classico basato su ordini
architettonici e arco a tutto sesto che diedero luogo all’arco inquadrato
dall’ordine e all’arco sovrapposto all’ordine. Vennero usati
particolarmente i capitelli corinzi e le colonne dal fusto liscio.
Lorenzo Ghiberti
Nasce a Firenze nel 1378. La sua formazione, influenzata dal Gotico
Internazionale, avviene nella bottega del patrigno che era un orafo.
Infatti Ghiberti è sia scultore, sia architetto e sia orafo. Dopo diversi
soggiorni a Roma e a Venezia entra in contatto con le maestranza locali.
Il suo primo grande incarico è stato la partecipazione al concorso del
1401 per realizzare la seconda porta del battistero di San Giovanni. Già il
fatto che dei ricchi mercanti aprissero un bando del genere fa capire il
cambiamento culturale che stava per avvenire. Al concorso prendono
parte i più grandi artisti, tra cui anche Filippo Brunelleschi. Il tema era
quello di realizzare una formella con cornice quadriloba e mistilinea che
trattasse il racconto biblico del Sacrificio di Isacco. Ci sono giunte sono le
formelle del Brunelleschi e del Ghiberti, ma la vittoria venne data a
Ghiberti.
FORMELLA DI GHIBERTI
Il Vasari ci fa notare subito come le figure erano snelle e fatte con grazia.
Una roccia divide in due parti la formella e sottolinea la distinzione delle
due scene narrate. A sinistra ci sono servitori che parlano tra loro mentre
a destra ci sono Abramo e Isacco. Le figure sono realizzate con precisione
e piene di particolari. Non si nota la drammaticità e l’anatomia del corpo
di Isacco ci rimanda alle statue classiche. L’opera è stata formata da un
unico blocco di fusione. Ci sono anche elementi prospettici visibili
nell’angelo che fuoriesce dalla formella, creando profondità. C’è anche
una forte attenzione naturalistica.
FORMELLA DI BRUNELLESCHI
Rispetto alla formella del Ghiberti è molto più drammatica. Isacco viene
rappresentato inginocchiato davanti all’altare che cerca di scappare dalla
presa di Abramo. Con l’intervento dell’angelo, che cerca di bloccare
fisicamente Abramo il divino e l’umano entrano in contatto. La
descrizione è prevalentemente naturalistica tanto che si ha una vivezza
comunicativa.
STORIE DI GIUSEPPE
La terza formella è una delle più animate e rappresentato le storie di San
Giuseppe. A primo impatto, sullo sfondo si nota un complesso
architettonico con un grande porticato anulare e un palazzo vicino con
attico a loggia. Il porticato, con rimandi classici, è delimitato da 20
coppie di pilastri. L’attico è scandito con finestre simili a quelle del
Battistero. Questo palazzo negli angoli concavi ha le lesene piegate,
presenti già nel Pantheon o nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo. I
personaggi sono rappresentati con grande realismo e particolari molto
dettagliati.
Jacopo Della Quercia
Nacque intorno al 1370 nelle vicinanze di Siena. Ebbe una formazione
tardo-gotica riconducibile alle tradizioni dei Pisano. Partecipa anche lui
al concorso del 1401 ma senza successo ed entra in contatto con la
cerchia di artisti che frequentavano la bottega del Ghiberti. Lavora in
diverse città d’Italia (Lucca, Firenze, Ferrara, Bologna, Venezia e Siena)
ma l’incarico più importante è stato quello di Operaio nel Duomo di
Siena. Muore intorno al 1440, forse per peste.