Rococò: (caratteristiche generali) può essere inteso come un fenomeno di transizione
che esprime nostalgia per il seicento, proseguendo e sviluppando alcune tendenze ma
che allo stesso tempo supera il periodo barocco rispettando alcune requisiti di stampo illuministico. Con il rococò l’arte è evasione, ornamento con un gusto raffinato. Il rococò è un fenomeno francese che nasce alla fine del seicento diffondendosi poi in Europa fino a metà 1700. possiamo distinguere tre diverse fasi: nella prima il rococò è l’arte degli aristocratici; la seconda fase è chiamata lo stile reggenza che coincide con il trasferimento della reggia da Versailles a Parigi e con la diffusione dello stile nell’alta borghesia. La terza fase indica lo stile vero e proprio con il re luigi XV. Caratteri: non si cerca più come nel barocco la monumentalità e la spettacolarità ma la raffinatezza. Le linee sono sinuose e in particolare curve e spezzate. La luminosità è chiara e diffusa, in antitesi con i contrasti di chiaro-scuro del barocco. La luce infatti è valorizzata da grandi finestre e da specchi. Architettura: in contrasto con la monumentalità del barocco si hanno strutture più semplici, spazi raffinati che rispecchiano il desiderio di tornare a una condizione più sobria e naturale. Si ha una sorta di ritorno al realismo, frutto di un atteggiamento razionale e borghese. Uno dei capolavori è la residenza progettata da Neumann: l’edificio è un blocco a u, con al centro una corte d’onore e cortili interni. La sala del giardino presenta un’ampia volta che poggia su esili colonne dalle quali per mezzo degli affreschi sembra svilupparsi come una grande pianta. La sala imperiale è il centro architettonico e ideologico del palazzo. La luce amplia lo spazio in modo scenografico. Amelienburg monaco: l’edificio fu realizzato dall’architetto de cuvillies e alla monumentalità barocca nel settecento si preferiscono la grazia, l’eleganza delle forme, i colori chiari e la decorazione preziosa. All’esterno la pianta è un rettangolo con una rotonda centrale che si proietta in avanti, le finestre scandiscono la facciata e nel complesso l’edificio appare prezioso e raffinato. All’interno la luce è protagonista, le decorazioni richiamano un pergolato con la vite e gli specchi moltiplicando all’infinito le visuali deformano tutto ciò che si riflette annullando ogni centro e stabilità dello spazio con un effetto finale di straniamento. Juvarra: con juvarra si ha uno studio della luce come elemento costruttivo e non solo descrittivo dello spazio architettonico. Opera maggiormente a Torino come ad esempio il palazzo madama. edifica la chiesa del carmine dove sperimenta una soluzione strutturale che stravolge la tradizione e i fondamenti dell’architettura rinascimentale: la pianta presenta un’ampia navata con tre cappelle ai lati e sopra di esse alte gallerie. Questo comporta varie conseguenze come la riduzione del muro che delimita la navata ad un’essenziale ossatura di alti pilastri: questo permette grande diffusione della luce che illumina la navata e le cappelle laterali. La basilica di Superga a Torino è inserita all’interno di un monastero rettangolare, da cui esce per tre quarti della sua circonferenza. I lati quadrati del pronao corrispondono alla metà del diametro della chiesa e tamburo, cupola e corpo inferiore della chiesa sono di altezza uguale. L’idea della cupola tra due campanili arretrati e ripresa da borromini ma juvarra accentua l’altezza del tamburi. All’interno la pianta è a croce greca con grandi aperture laterali mentre la trabeazione sembra essere retta da esili colonne. La palazzina di caccia di stupinigi: i lavori cominciarono nel 1729 e tra i diversi architetti operò anche alfieri. Anche il complesso nasce come ritrovo per la caccia esso rappresenta una reggia settecentesca. La costruzione è formata da due corpi di fabbrica frontali che si estendono lungo l’asse longitudinale. Il nucleo dell’organismo spaziale ha una pianta ellittica. L’edificio si presenta come un organismo aperto che tende all’infinito e che interagisce perfettamente con l’esterno (sembra che abbia la forma di un grande abbraccio). L’architettura a stupinigi si realizza come un sereno dominio della razionalità sull’ambiente. Napoli: carlo di borbone voleva dare a Napoli l’aspetto di una capitale moderna capace di rispecchiare i valori e l’ideologia del suo assolutismo riformatore così intraprende diverse opere pubbliche come l’albergo dei poveri, i granili e Vanvitelli si distingue per la sua progettazione ordinata e razionale. Nel 1750 carlo 7 di borbone commissiona una reggia che sia residenza del sovrano e sede del governo: La reggia di caserta fu costruita dal 1752 al 1774, ha la forma di un rettangolo con all’interno quattro bracci che ritagliano quattro cortili. Ha un impatto semplice con delle regole di razionalità tipiche di vanvitelli. Per lo stesso principio la facciata ha un andamento uniforme. Centrale nel palazzo è un vestibolo ottogonale posto all’incrocio dei due bracci con spazi aperti e chiusi secondo le caratteristiche settecentesche: questo è circondato da colonne ioniche, scalinate e volte a forma di anello. Inoltre tradizionale del periodo tardo barocco è il cannocchiale ottico cioè un collegamento visivo tra il vestibolo d’accesso con le fontane che si succedono in fuga prospettica fino al culmine della collina in modo da formare una continua cascata d’acqua. Lo stesso principio di regolarità viene applicato nel parco con lunghi coni ottici. Esso è strutturato secondo l’asse segnato dal viale d’accesso con il piazzale il palazzo e la lunga prospettiva che si prolunga al suo interno. Roma scalinata di piazza di Spagna fu fatta da de sanctis e collega la chiesa della trinità in alto, la piazza sottostante e il rettilineo di via condotti. Questi punti vengono ordinati in modo da creare un effetto teatrale di tipo barocco ma senza alterare le strutture esistenti e senza forzare la natura con il pendio ma adattandosi. La scala non è quindi un elemento scenografico ma una parte integrante dello spazio. Sempre a Roma si ha la sistemazione della piazzetta di sant’Ignazio di raguzzini e la fontana di Trevi di Salvi poi conclusa da pannini. L’opera rientra nella fontane barocche per la simbiosi tra scultura e acqua e per la teatralità dell’opera. Il tema del movimento è ripreso anche nell’irregolarità della scogliera, nel dinamismo dei gruppi scultorei e nel chiaroscuro. La pittura ha come maggiori esponenti solimena, maratta e ghislandi. Quest’ultimo pone grande attenzione alla dimensione psicologica e sociale del soggetto raffigurato ottenuta attraverso la riduzione di abbellimenti, l’abbigliamento e l’uso del colore. Crespi predilige i temi tratti dalla realtà con profondità, l’attenzione è centrata sull’uomo colto nella sua dimensione quotidiana. Tiepolo: riunisce in se gran parte delle opere veneziane nel periodo a cavallo tra 600 e 700. nella pala delle sante domenicane dipinta per la chiesa di santa Maria dei gesuiti a Venezia le superfici cromatiche delle vesti dei personaggi sono in rapporto tra loro: il bianco della veste di sant’Agnese si contrappone al nero della tonaca di santa Caterina e al rosso e all’azzurro di Maria. Nel 1732 affresca la cappella colleoni a Bergamo. A Venezia decora la scuola grande dei carmini e affresca palazzo labia. L’olimpo e i quattro continenti è il tema dell’affresco sulla volta dello scalone della residenz progettato da neumann. L’affresco si rivela poco alla volta al visitatore che sale le scale. La luce naturale illumina l’insieme in maniera intensa. Tiepolo si dedica al ciclo di affreschi per la villa valmarana ai nani a vicenza; si tratta di cinque sale affrescate nello stile della pittura grandiosa di storia i cui temi sono tratti dalla mitologia e dai poemi epici e cavallereschi. Gli affreschi di palazzo labia (tiepolo): sulle pareti sono raffigurate diverse figure mitologiche e il banchetto di Cleopatra. L’insieme è di grande effetto e di forte illuminismo: l’evocazione della profondità giunge al massimo e domina totalmente la pittura. La prospettiva illusionistica crea uno spazio fittizio con tale realismo da provocare, se osservato da un preciso punto di vista, turbamento. La rappresentazione è uno spettacolo a cui partecipa il pittore stesso: all’estrema sinistra della scena del banchetto compare tiepolo. La tecnica illusionistica e l’uso sapiente della luce danno allo spazio un senso surreale. A differenza del barocco qui c’è una chiara coscienza ironica dell’artificio che sottolinea la scissione tra rappresentazione e realtà. Dietro la mensa oltre le colonne spunta un obelisco bianco. La scena dipinta diventa immagine di venezia che celebra la sua grandezza tra oriente (cleopatra) e occidente (antonio). Il vedutismo: la veduta è una tipica produzione artistica che si pone a fianco e in alternativa alla scena di genere, ambientale e al ritratto. Il vedutismo nasce come genere pittorico nella seconda metà del seicento e si caratterizza come rappresentazione dei paesaggi urbani, vita cittadina. Tali vedute apparivano anche in molte opere di Bellini e Giorgione ma sempre con una posizione di sfondo. Nel settecento la veduta invece acquista il carattere di genere autonomo. Il clima culturale illuministico con le sue esigenze di verità e obiettività si ritrova particolarmente nella chiarezza e nella riproduzione naturalistica senza ideali trasformazioni. Autori del vedutismo furono vanvitelli, canaletto. Le tele, che appaiono come riproduzioni fedeli del paesaggio veneziano e che sembrano dipinte in presa diretta in realtà sono il frutto di una ricerca formale condotta dopo studi appresi con l’utilizzo della camera ottica. Bellotto pone attenzione agli effetti atmosferici e per la contrapposizione di luce e ombre. Con canaletto tutto è immobile e solido e anche l’acqua appare come un piano fermo e immobile mentre in guadi l’acqua è mutevole. La camera ottica: nel corso del settecento la veduta ebbe grande successo poiché andava incontro alle istanze della cultura illuministica di chiarezza e realismo. Dipingere vedute richiedeva un profondo possesso delle leggi della prospettiva: l’uso della camera ottica divenne quindi essenziale perché permetteva di inquadrare prospetticamente con grande nitidezza la porzione di paesaggio da ritrarre. Funzionava come la camera oscura dove la luce entra all’interno di una stanza al buio proietta sulla parete opposta un’immagine capovolta di un oggetto posto all’esterno. La camera ottica funzionava facendo passare all’interno di essa la luce attraverso un piccolo foro permetteva di proiettare l’immagine della realtà sulla superficie opposta, dove appariva capovolta e sfocata.