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NEOCLAS.

= un movimento artistico ispirato ai contenuti e agli ideali di bellezza e


perfezione
Propri dell’arte classica.
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento in Europa fiorì il Neoclassicismo. Nato in
Italia Nella seconda metà del Settecento, ma la sua maggior fioritura= inizio ‘800 nei territori
controllati da Napoleone (Milano, Roma, Napoli e la Francia). In seguito si affermò in
Inghilterra, Germania, Russia e negli Stati Uniti. Il Neoclassicismo si concluderà con la fine
dell’impero napoleonico attorno al 1815. Il movimento artistico prese tale nome perché
intese tornare ai modi e agli ideali di bellezza che avevano caratterizzato le opere classiche,
greche e romane.
Il Neoclas. nasce soprattutto come contrapposizione del Barocco, che era rifiutato dalla
nuova visione del mondo, e della religione proposta dal pensiero illuminista; in particolare la
religione aveva perso il ruolo centrale e questo si ripercosse nell'arte che assume un
significato sociale diverso, acquistando un carattere pubblico.
Il Neoclassicismo, invertì il precedente atteggiamento dell’arte Rococò: questa, nella sua
ricerca della sensazione emotiva o sensuale, sceglieva immagini che materializzavano
l’«attimo fuggente». Il Neoclassicismo non propone mai attimi fuggenti, ma, solo «momenti
pregnanti» (= sono quelli in cui vi è la maggiore carica simbolica di una storia: il momento in
cui, un certo fatto od evento entra nella storia o nel mito).

CONTESTO STORICO e FUNZIONE DELL’ARTE


Precedono il Neoclassicismo:
- La nascita dell’Illuminismo, movimento nato in Francia che si fonda sull’esaltazione della
ragione e sui valori di tolleranza, libertà, progresso. Si affermò il diritto alla libertà individuale
e il rifiuto dell’assolutismo monarchico.
- Scoperta, verso metà Settecento, degli antichi fori di Roma e delle città di Pompei e di
Ercolano sepolte dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C..
Furono intrapresi scavi archeologici che portarono alla luce opere greche e romane, che
apparvero modelli di perfezione e l’imitazione fu considerata il mezzo per realizzare opere di
bellezza ideale.
Il Neoclassicismo determinò lo stile dei maggiori edifici pubblici, quali musei, istituzioni, sedi
governative, tutti improntati a solennità e ad antica grandezza. La tendenza riguardò ogni
aspetto della vita:mobili, pettinature, etc...
Così mutò anche la funzione dell’arte, non più al servizio della Chiesa cattolica, ma diretta
alle richieste del pubblico che nell’arte vedeva uno strumento di educazione morale e
politica.

I caratteri principali:
1. esprime il rifiuto dell’arte barocca e della sua eccessiva irregolarità;
2. fu un movimento teorico, grazie soprattutto al Winckelmann che teorizzò il ritorno al
principio
classico del «bello ideale»;
3. fu una riscoperta dei valori etici della romanità, e ciò soprattutto in David e negli
intellettuali
della Rivoluzione Francese;
4. fu l’immagine del potere imperiale di Napoleone che ai segni della romanità affidava la
consacrazione dei suoi successi politico-militari;
5. fu un vasto movimento di gusto che finì per riempire con i suoi segni anche gli oggetti
d’uso e
d’arredamento.
6. artisti si liberarono dai canoni tematici imposti dai committenti e scelsero liberamente i
soggetti da rappresentare.
I principali protagonisti furono:
- pittore Anton Raphael Mengs

- Il cardinale Albani svolse a Roma un ruolo fondamentale per il Neoclassicismo: cultore


di antichità classiche e mecenate, iniziò la costruzione di una villa-museo che divenne
uno dei luoghi più simbolici del nuovo stile. Il suo salotto divenne luogo di incontro per gli
artisti
- storico dell’arte Winckelmann: Massimo teorico. Nel 1755 pubblicava le Considerazioni
sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura, nel 1763 pubblicava la
Storia dell’arte nell’antichità. In questi scritti egli affermava il primato dello stile classico
(soprattutto greco che lui idealizzava al di là della realtà storica), quale mezzo per
ottenere la bellezza «ideale» contraddistinta da «nobile semplicità e quieta grandezza».
Il clima culturale che si sviluppò nel Settecento in precedenza, nessuno faceva distinzioni tra
arte greca e arte romana, ma secondo il Winckelmann l’arte romana consisteva in una
copia, decadente e priva di valori, di quella greca. Un’arte, quindi, tutta cerebrale e
razionale, purificata dalle passioni e fondata su canoni di bellezza astratta.
- scultore Antonio Canova Nasce a Possagno, in provincia di Treviso, il 1° novembre
1757. Muore a Venezia il 13 ottobre 1822
- Giovan Battista Piranesi manifestava idee diverse da quelle Neoclassiche: secondo lui
i Romani non dovevano nulla ai Greci, pk erano superiori.
- pittore Jacques-Louis David : Nasce a Parigi il 30 agosto 1748. Muore a Bruxelles il 29
dicembre 1825
Il mondo antico è il suo principale riferimento nella pittura, che, abbandonata la frivolezza
gioiosa del Rococò, affrontò nei suoi dipinti tematiche storiche, attualità.
Operarono tutti a Roma (=divenne, nella seconda metà del Settecento, la capitale del
Neoclassicismo, dal quale questo nuovo gusto si irradiò per tutta Europa, MA dalla fine del
Settecento la nuova capitale del Neoclass. fu Parigi).

IN ARCHITET.
A partire dalla seconda metà del Settecento, fino a tutto il periodo neoclassico, vennero
definite nuove tipologie di edifici urbani, che interpretassero il decoro e le esigenze della
nuova classe borghese.
Improntò lo stile dei maggiori edifici pubblici quali musei, sedi governative, istituzioni, tutti
improntati a solennità e ad antica grandezza, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Furono riprese le forme degli edifici greci e romani e furono quindi inserite colonne con
capitelli dorici, ionici…
Milano: Principale figura di progettista fu l'architetto umbro Giuseppe Piermarini (Nasce a
Foligno nel 1734- Muore a Foligno nel 1808), formatosi a Roma, progettista della Reggia di
Caserta.
Nei suoi lavori milanesi, egli si ispirò a un classicismo sobrio, esprimendo un'architettura
improntata a un nuovo senso della razionalità. Realizzò importanti palazzi nobiliari= Palazzo
Belgioioso, Palazzo Reale nella Piazza del Duomo e anche il Teatro alla Scala.
Teatro della scala, 1776-1808, (facciata simmetrica e richiami all’architettura romana).
Secondo il gusto neoclassico, la facciata simmetrica è scandita in basso da arcate
semicircolari, Al di sopra da semicolonne corinzie e da finestre a timpano, elementi tratti
dalla architettura romana. L'edificio si conclude in alto con un frontone triangolare ornato da
rilievi.
Novità di rilievo è il portico per le carrozze.
Roma: Piazza del Popolo, di Giuseppe Valadier. La piazza, simmetrica, è formata da due
emicicli ornati di statue, collegati attraverso rampe alla collina del Pincio.
Europa: tutte le principali città, e soprattutto Parigi, rinnovarono il loro volto con interventi
architettonici. In Francia un edificio esemplare dell'architettura neoclas. è l'Arc du Carrousel,
a Parigi, in onore di Napoleone. Il monumento è di ispirazione romana e ha tre aperture di
passaggio ed è decorato con colonne corinzie e rilievi.
In Inghilterra e in Germania lo stile neoclassico si ispirò direttamente alle forme greche.
L'imitazione fu talmente accentuata che lo stile prese il nome di Greek Revival.
In Russia: diffusione, favorito dall'imperatrice Caterina II.
Giacomo Quarenghi fu il miglior interprete dell’architettura di Palladio in età neoclassica.
Architetto e pittore, fu chiamato in Russia dalla zarina Caterina II che lo nominò architetto di
corte.
VITA: Nasce Valle Imagna, presso Bergamo, nel 1744. Nel 1779 si sposta in Russia e, come
architetto di corte, progetta numerosi edifici a San Pietroburgo e a Mosca.
•Muore a San Pietroburgo nel 1817
ACCADEMIA DELLE SCIENZE Tra i progetti realizzati a San Pietroburgo spicca quello. Una
lunga facciata a due piani, limitata alle estremità da due corpi simmetrici e aggettanti rispetto
al piano di facciata.
Padiglione al termine di una serra del 1780 circa.
Negli Stati Uniti la città di Washington fu improntata alla grandezza classica. Edifici
rappresentativi= Casa Bianca, e il Campidoglio, sede del governo. Questo edificio= una
delle
architetture class. più nota, simbolo del paese e della grandezza che esso intendeva
presentare.

SCULTURA.
La scultura, sembrò adatta a far rivivere la classicità.
Le maggiori testimonianze artistiche dell’antichità sono infatti sculture.
E nella scultura neoclas. si avverte il legame diretto con l’idea di bellezza classica.
In scultura, come nell’antica Grecia, vennero privilegiati i temi mitologici e la rapp. della
figura umana, realizzata in forme composte, armoniche, equilibrate, lontane dalle
stravaganze dell’arte barocca. Ogni sentimento, ogni passione ecc doveva essere
controllata in modo che le opere trasmettessero una sensazione di calma e serenità. Come
in epoca greca le sculture erano realizzate in marmo.
Il massimo scultore fu Antonio Canova, famoso in tutta Europa. Nelle sue sculture egli trattò
soggetti mitologici, con una lavorazione del marmo accurata e perfetta. Canova ritiene il
marmo l’unico materiale adatto alla scultura perché capace di rendere la morbidezza delle
carni.
Le sue opere sono caratterizzate da equilibrio e da calcolate proporzioni: la rinascita del
modello antico e la ricerca di una bellezza ideale.
Costante è l’attenzione per il nudo maschile e femminile e molti sono gli studi dal vero e
dall’Antico.
-- Amore e Psiche
È un gruppo marmoreo conservato al museo del Louvre, scolpito da Antonio Canova fra il
1787 e il 1793. Secondo la leggenda, Psiche era una fanciulla bella che finì per suscitare
l’invidia a Venere. Per questo la dea della bellezza le mandò Amore, finché la facesse
innamorare di un uomo brutto.
Ma Amore si invaghì della ragazza e ottenne che Psiche entrasse nell'Olimpo e rimanesse
insieme a lui. La scultura rappresenta Amore e Psiche abbracciati che stanno per baciarsi.
Psiche è semidistesa e volge il viso verso l'alto mentre le braccia cingono Amore, che ha le
ali spiegate e sostiene l'amata in un tenero abbraccio.
Eseguita in marmo bianco, la scultura presenta una superficie trattata in modo da ottenere
una estrema levigatezza. La composizione è articolata in modo dinamico, con le posizioni
dei corpi divergenti.
La composizione è bilanciata e si percepisce un perfetto equilibrio. L'opera vuole essere una
immagine idealizzata dell'amore. Per Canova, infatti, arte antica è il modello al quale ogni
opera deve ispirarsi.
-- Le tre Grazie, 1815, marmo, San Pietroburgo, Ermitage. Figlie di Zeus e divinità della
bellezza. Il gruppo è stato ricreato da Canova sulla base di modelli scultorei greci e, come
nelle
opere antiche, la superficie dei corpi risulta luminosa accanto alla delicata morbidezza dei
panneggi.
-- Venere vincitrice, 1804-08, marmo, Roma, Galleria Borghese. È ritratta Paolina Borghese,
sorella di Napoleone e moglie di un principe romano. Canova raffigura la giovane donna in
chiave mitologica, paragonandola a Venere, vincitrice su Giunone e Minerva che la consacrò
la più bella tra le dee. Nella scultura la giovane donna appare di una bellezza ideale,
espressa in modi naturalistici. Ma con il ricorso alla mitologia Canova rese omaggio alla
donna, paragonandola alla più bella divinità dell’Olimpo.
-- Teseo sul Minotauro, 1781-83
Con il Teseo e il Minotauro, prima opera scolpita a Roma per l’ambasciatore veneziano
Girolamo Zulian, mostra di essere alla ricerca del bello ideale. Canova sceglie il momento
successivo all’azione: l’eroe è seduto sul corpo morto del mostro quale simbolo della vittoria
della ragione sulla bestialità
-- Monumento a Maria Cristina d'Austria, 1798-1805
-- Monumento funerario di Clemente XIII, 1783-92
PITTURA
scompaiono quasi del tutto i motivi religiosi, mentre la mitologia fu sostituita dalla
rappresentazione storica e dalle vicende borghesi.
Una pittura classica, di fatto, non esiste, anche perché le testimonianze di quel periodo sono
quasi tutte scomparse. Le uniche pitture ad affresco, a noi note, comparvero proprio in
quegli anni negli scavi di Ercolano e Pompei.
Così che i pittori neoclassici dovettero ispirarsi stilisticamente più alla pittura rinascimentale
italiana, in particolare Raffaello, che non all’arte classica vera e propria.
I temi più rappresentati erano: mitologia classica e della storia antica, realizzati a olio su tela,
con sfumature delicate finalizzate a ottenere raffigurazioni realistiche.
Il massimo pittore è il francese Jacques-Louis David, famoso in tutta Europa. In netta
opposizione alla frivolezza dei temi e modi che avevano caratterizzato il Rococò, David trattò
temi storici e di attualità, come ad esempio:
-- La morte di Marat, 1793, olio su tela, cm165x128, Bruxelles, Musei Reali delle Belle Arti.
Quest’opera viene considerata uno dei dipinti-simbolo della Rivoluzione Francese.
CHI ERA: Jean-Paul Marat fu uno dei principali protagonisti della Rivoluzione Francese.
Giacobino, si dedicò alla causa rivoluzionaria. Egli soffriva di una grave malattia della pelle
ed era costretto, a frequenti bagni medicamentosi. Proprio durante uno di questi bagni, nel
1793, venne assassinato da una donna (girondina).
David conosceva Marat. Non stupisce che l'episodio dell'assassinio di Marat abbia colpito il
pittore, che completò il dipinto in tre mesi. Il dipinto esprime un vero commento alla Storia,
assumendo un aspetto educativo e morale.

Marat è rappresentato assassinato nel suo bagno e considerato un martire della rivoluzione.
La scena è rappresentata con uno stile “all’antica” che dà rilievo scultoreo alla figura e agli
oggetti, presentati con realismo in ogni particolare.
David riteneva che la pittura dovesse avere una funzione educativa e celebrare valori come
l’onore e l’amor di patria.
Lo stile del dipinto L’opera si configura come una specie di Pietà laica: il volto di Marat,
infatti, avvolto da una sorta di turbante, gli da quasi un aspetto di santo, attraverso il
sacrificio compiuto a beneficio dell’umanità. Anche il braccio abbandonato fuori dalla vasca è
una citazione esplicita a Caravaggio e, più precisamente, alla posizione del Cristo nella
Deposizione (1602-1604).
La mano destra di Marat regge ancora la penna d’oca , poco lontano giace il coltello che l’ha
ucciso; emerge così il confronto fra due “armi”, l’una metaforica l’altra reale, l’una positiva
l’altra
atroce.
Sullo sfondo, buio e indefinito, risaltano i colori, anch’essi ridotti al minimo: gli asciugamani
bianchi, il pallore del viso, il drappo verde, la cassa in legno.
-- Il giuramento degli Orazi è un quadro di Jacques-Louis David, realizzato a olio su tela nel
1784.
L’opera eseguita a Roma e fu subito esposta al pubblico ottenendo un grande successo. Il
quadro è conservato a Parigi al museo del Louvre.
Il tema del dipinto si riferisce a una vicenda della storia romana: lo scontro fra i tre fratelli
romani Orazi e i Curiazi, tre fratelli di Albalonga. I tre Curiazi morirono e si salvò uno degli
Orazi, portando Roma alla vittoria. La scena descrive il momento in cui i tre fratelli Orazi
giurano davanti al padre di essere pronti a sacrificare la loro vita per la patria. Essi hanno la
stessa posizione, con il braccio alzato nel giuramento. Il padre alza in alto le spade che
dovrà consegnare i figli Sulla destra, in primo
piano, accasciate dal dolore, sono sedute le mogli e, subito dietro, vestita di nero in un
presagio di lutto, la madre dei giovani con gli altri figli bambini.
I personaggi sono vestiti secondo l'uso romano, con tuniche e mantelli, e i sandali ai piedi; il
capo è coperto dall'elmo. Anche l'architettura richiama quella dell'antica Roma, con gli archi
a tutto sesto e le colonne simili a quelle doriche.
La composizione è divisa in tre parti: al centro il padre, simbolo della stessa patria, sulla
sinistra i tre fratelli, compatti e collegati alla figura del padre dal gesto del braccio; sulla
destra le donne accasciate.
I colori sono graduati su toni caldi. Nel quadro David hai espresso lo spirito del Neoclass.,
che si basava sull'imitazione dell'antico.
Infatti un richiamo al passato, come le strutture architettoniche sullo sfondo. Inoltre l'artista
rappresenta le virtù romane= coraggio e il senso dell'onore e l'amore di patria è un valore
degli antichi.
-- Bonaparte valica il Gran San Bernardo, 1800
-- Incoronazione di Napoleone, 1805-07
Jean-Auguste-Dominique Ingres
è l’altro grande protagonista, assieme a David, della stagione neoclassica in pittura
Nasce a Montauban il 1780 e Muore a Parigi 1867 Giove e Teti del 1811 è ispirato a un
passo dell’Iliade, in cui la nereide Teti implora Giove di vendicare l’offesa fatta al figlio Achille
dal greco Agamennone l’enorme tela del 1827 con L’apoteosi di Omero, sommo poeta greco
è circondato dai Grandi antichi (in alto) e moderni (in basso):

La grande odalisca commissionata a Ingres dalla sorella di Napoleone nel 1814


La grandezza di Ingres si rivela soprattutto nei numerosissimi ritratti, tutti definiti da una non
comune capacità introspettiva: Principessa de Broglie, Madame Moitessier
I DIPINTI
sono caratterizzati da un realismo quasi fotografico, rappresentato con colori freddi, contorni
duri, scarso interesse per gli effetti di luce, tutto questo da un aspetto sobrio ai dipinti
mantenendo l'osservatore a distanza e non più partecipe.

Goya

Il sonno della ragione genera mostri di Goya

è stato un grande artista dell’Ottocento, autore di alcuni quadri di cronaca nera, come la
fucilazione di cittadini spagnoli, ma anche creatore di quadri di grande qualità, come il
parasole

Data di produzione: 1797 I capricci di Goya. Il sonno della ragione genera mostri di Goya

Dove si trova: Biblioteca Nacional de Espana, Madrid

Questa composizione è composta da 80 incisioni, pubblicate nel 1799. Francisco disegna


questi quadri per mettere in luce i punti deboli dell’uomo, affrontandoli con ironia oppure
cercando di spiegarli con la logica. foglio 43 della serie, ed è, senza dubbio, uno dei più
famosi. Al centro troviamo un uomo che sta dormendo con la testa accasciata tra le braccia su
un tavolo; Possiamo scorgere su di esso un’incisione con su scritto Il sonno della ragione
genera mostri per rimembrare tutta l’opera. Dentro al protagonista, possiamo notare la
presenza di un di animali notturni: gufi, pipistrelli, gatti ed altri più lontani che sono appena
intendibili, privi di dettagli e di cui si intravede solo il contorno o l’ombra. Si pensa che
l’uomo che stia dormendo potrebbe essere lo stesso Goya, e la sciame di animali che stanno
alle sue spalle sono solo il frutto della sua mente; con il sopravvento del sonno, la ragione
viene meno e genera mostri. Possiamo collegare quest’opera con Immanuel Kant.

Il 3 maggio 1808 dipinto ad


pittore spagnolo Francisco Goya,
realizzato nel 1814 lo ritroviamo al Museo del Prado di Madrid.
L'opera deve essere collegata ad un'altra di uguale soggetto, il 2 maggio 1808; entrambi,
infatti, affrontano il tema della Guerra d'indipendenza spagnola contro il potere di Napoleone.
il 2 maggio 1808 ebbe luogo una crudele repressione degli insorti, mentre la fucilazione dei
patrioti sospetti, che non erano stati condannati in tribunale, avvenne il 3 maggio 1808
Goya vuole rappresentare i due dipinti come un mezzo per celebrare le gesta eroiche di azioni
e scene dell'insurrezione spagnola contro Napoleone
3 maggio 1808 descrive la guerra rappresentandola, in chiave moderna, senza idealizzazione
o eroismo, ma solo nella sua forte realtà.
Ritroviamo un gruppo di patrioti ribelli, rappresentati con una forte carica espressiva, è
contrapposto, simmetricamente, ad un gruppo di soldati sconosciuti ritratti di spalle, In fondo
è rappresentata la città nel buio. In primo piano vengono sottolineati tre corpi deceduti,
mentre in secondo piano altri condannati disperati si raggiungendo, il luogo dell'esecuzione.
La sola luce consiste la lampada a terra davanti ai soldati; mette in evidenza, la camicia
bianca di uno dei ribelli. Esso, con il gesto di spalancare le braccia, fa rievocare il sacrificio
della crocifissione. La forte drammaticità della scena è chiarita dai forti contrasti di colore e
dal gioco luce e ombre.

ROMANTICISMO E REALISMO

All’inizio dell’Ottocento, la caduta di Napoleone segnò la fine del Neoclassicismo in Europa;


ebbe allora inizio il Romanticismo, una corrente artistica che riguardò varie forme di
espressione: musica, pittura, poesia, letteratura.

Il Romanticismo esaltava i sentimenti dell’uomo e in pittura privilegiò perciò quei temi, fra i
quali il paesaggio, che consentivano di esprimerli.
Esponenti della pittura romantica in Francia furono Eugène Delacroix e Théodore Géricault,
in Inghilterra William Turner, in Italia Francesco Hayez, in Germania Caspar David
Friedrich.
Il Romanticismo ebbe avvio dalla fine del Settecento in Germania, si diffuse poi in Francia,
Inghilterra e Italia all’inizio dell’Ottocento. Finisce verso la metà del XIX secolo, quando la
tendenza a rappresentare la realtà si concretizza nel Realismo (movimento piuttosto breve che
dalla Francia si affermò poi nel resto d’Europa).

REALISMO
Verso la metà dell’Ottocento, come reazione al pensiero romantico, nacque il Realismo, un
movimento artistico interessato a comprendere e descrivere con grande verità i più diversi
aspetti del mondo contemporaneo. I principali esponenti del Realismo furono Gustave
Coubert e Francois Millet, pittori francesi.

CONTESTO STORICO e FUNZIONE DELL’ARTE


Alla caduta di Napoleone nel 1813, i maggiori Stati europei presero parte al Congresso di
Vienna (1814-1815): Restaurazione dei regimi assoluti che avevano governato prima
dell’impero napoleonico, mentre l’Italia vede confermata la propria divisione territoriale.
In questo periodo nacque il Romanticismo, in opposizione al Neoclassicismo e alle sue forme
ispirate all’arte classica.
Per i romantici l’arte doveva nascere solo dai sentimenti e arrivare al cuore e l’anima dei
fruitori suscitando un coinvolgimento emotivo e passione.
Le opere romantiche ebbero successo presso la borghesia (nuova classe emergente che
sostituì la nobiltà nel collezionismo artistico; quasi scomparsa la figura del committente
privato; gli artisti si fanno conoscere attraverso le mostre).

Il Realismo fu un movimento artistico interessato alla raffigurazione veritiera del mondo, non
alterata dalla fantasia e dalle emozioni dell’artista. Nato attorno al 1830, dopo che le classi
operaie cominciarono a ribellarsi e organizzarsi in associazioni per affermare i propri diritti.
L’arte assunse una funzione sempre più descrittiva di questi aspetti che caratterizzavano la
nuova realtà sociale.
In questo periodo nacque la fotografia che sostituì la macchina all’uomo nella raffigurazione
del mondo, offrendo nuove possibilità.

DIFFERENZE CON IL NEOCLASSICISMO:


Il Neoclassicismo dà importanza alla razionalità umana, mentre il Romanticismo rivaluta la
sfera del sentimento, della passione ed anche della irrazionalità. Il Neoclassicismo è
profondamente laico e persino ateo, mentre per contro il Romanticismo è un movimento di
grandi suggestioni religiose.

Il Neoclassicismo aveva preso come riferimento la storia classica mentre il Romanticismo,


invece, guarda alla storia del Medioevo, rivalutando questo periodo che, fino ad allora, era
stato considerato buio e barbarico.
Il Neoclassicismo impostava la pratica artistica sulle regole e sul metodo; mentre il
Romanticismo rivalutava l’ispirazione ed il genio individuale.

È da considerare, inoltre che, mentre il Neoclassicismo è uno stile internazionale, ed in ciò


rifiuta le espressioni locali considerandole a livello inferiore, il Romanticismo si presenta
con caratteristiche differenziate da nazione a nazione.
A differenza del Neoclassicismo, non è uno stile, in quanto non si fonda su dei principi
formali definiti. Il Romanticismo può essere invece considerato una poetica, in quanto, più
che alla omogeneità stilistica, tende alla omogeneità dei contenuti.
Questi contenuti della poetica romantica sono sintetizzabili in quattro grandi categorie:
1. l’armonia dell’uomo nella natura
2. il sentimento della religione
3. la rivalutazione dei caratteri nazionali dei popoli
4. il riferimento alle storie del medioevo.

LE NUOVE CATEGORIE ESTETICHE: IL PITTORESCO E IL SUBLIME


Nella visione Neoclassica il bello è una caratteristica specifica dell’operare umano.
La natura non produce il bello, ma produce immagini che possono far ispirare due sentimenti
fondamentali: il pittoresco o il sublime.
Il sublime nasce alla base dei sentimenti di paura e di orrore suscitati dall’infinito, da tutto ciò
che è terribile o riguarda cose terribili. Esso deriva dal conflitto tra sensibilità e ragione.

Il pittoresco lo ritroviamo nella sensazione gradevole dell’irregolarità e nel disordine


spontaneo della natura. Ecco perché Il pittoresco si focalizza meglio nei dipinti di paesaggi.

L’ARTISTA ROMANTICO
L’artista romantico ha un animo ipersensibile, sempre pronto a continui turbamenti. L’artista
non si sente più un borghese ma inizia a comportarsi sempre più in modo anticonvenzionale.
In alcuni casi sono decisamente asociali e amorali. Sono artisti disperati e maledetti che
alimentano il proprio genio di trasgressioni ed eccessi. L’artista romantico è un personaggio
fondamentalmente pessimista. Vive il proprio malessere psicologico con grande
drammaticità. L’arte deve scoprire l’anima delle cose, rivelando concetti quali il sentimento,
il religioso, l’interiore.
Il primo pittore a seguire queste indicazioni fu il tedesco C. D. Friedrich.

LA RISCOPERTA DEL MEDIOEVO


Sono diversi i motivi che portarono la cultura romantica a rivalutare il Medioevo:
1. il Medioevo è stato un periodo mistico e religioso
2. nel Medioevo si sono formate le nazioni europee
3. nel Medioevo il lavoro era soprattutto artigianale.

FRANCESCO HAYEZ
Nato il 1791 e morto 1882.
Il romanticismo italiano è un fenomeno che ha tratti caratteristici diversi dal Romanticismo
europeo:
le tensioni mistiche sono del tutto assenti, così come è assente quel gusto per il tenebroso e
l’orrido che caratterizza molto romanticismo nordico.
In Italia, il Romanticismo coincide cronologicamente con quella fase storica che definiamo
Risorgimento.

Francesco Hayez ebbe una formazione giovanile neoclassica.


Originario di Venezia, nel 1809 si trasferì a Roma dove entrò in contatto con Antonio Canova
di cui divenne amico ed allievo. Si trasferì a Milano nel 1823.
Il suo stile pittorico si formò di un linguaggio decisamente neoclassico che non perse mai
neppure nella sua fase romantica. Il suo Romanticismo è infatti una scelta solo tematica.
La sua produzione, oltre ai temi storici, fu proficua anche nel genere dei ritratti.
Dal 1850 diresse l’Accademia di Brera, divenendo un personaggio di spicco dell’ambiente
culturale milanese.

Il bacio, 1859
Olio su tela, e lo ritroviamo nella Pinacoteca di Brera a Milano.
Questo dipinto rappresenta fortemente il sentimento romantico, ritroviamo due personaggi
vestiti in abiti medievali a richiamare quei grandi amori tramandati come Paolo e Francesca a
Giulietta e Romeo.
Viene immediatamente interpretato come l’addio del volontario in guerra all’amata dato che
siamo nel periodo storico della guerra che porterà l’Unità d’Italia, pertanto fiorisce il
significato politico e patriottico del quadro. L’uomo ha il piede poggiato al gradino, con
l’intenzione di andarsene, pertanto sarà un volontario del Risorgimento. Le due figure
legante da un forte contrasto cromatico che contrappone l’azzurro freddo e lucido dell’abito
della donzella ai toni caldi dell’abito dell’uomo.
Al di dietro possiamo osservare una figura non ancora riconosciuta. Nelle altre forme del
quanto non ne vediamo l’ombra.

THÉODORE GERICAULT
Nato il 1791 e morto nel 1824.
Svolse le sue prime esperienze pittoriche nell’ambiente neoclassico francese che in quegli
anni era influenzato dalle figure di David e Ingres.
Dopo un periodo di soggiorno a Roma, dove ebbe modo di studiare le opere di Michelangelo
e di Caravaggio, fece ritorno a Parigi, nel 1817, dove conobbe Delacroix.
In quegli anni realizzò il suo quadro più famoso: “La zattera della Medusa”, che fu esposto
nel Salone d’Autunno del 1819 ricevendo aspre critiche.
Negli anni successivi, il suo interesse per un naturalismo nudo e crudo lo portò a prediligere
temi dal gusto macabro, quali le teste dei decapitati o i ritratti di pazzi e alienati mentali
rinchiusi nei manicomi.
Di carattere molto introverso Gericault rappresenta già il prototipo del successivo artista
romantico: amorale e asociale, disperato e maledetto, che alimenta il proprio genio di eccessi
e trasgressioni.
Il gusto per l’orrido e il rifiuto della bellezza dà immediatamente il senso della sua poetica:
un’arte che non vuole essere facile e consolatoria ma che deve scuotere i sentimenti più
profondi dell’animo umano, proponendogli immagini raccapriccianti.
La sua vita si concluse nel 1824, a soli 33 anni.
L’ALIENATA
1820 e il 1824.
Gericault

L'alienata chiarisce il concetto di dolore e solitudine. Un dipinto composto da dieci tele di cui
solo cinque giunte rimaste che vennero eseguite. Tutti i ritratti sono di tre quarti e su fondo
scuro.
La pittura di Géricault, che negli anni precedenti aveva toccato molti temi, dalla mitologia
alla documentazione, alla storia, con la serie degli Alienati si fa definitivamente, e in modo
profondo, introspettiva, indagando gli abissi della sofferenza mentale.
La vecchia è resa con gli occhi arrossati e la fronte attraversata da numerose rughe. Profonde
linee sottolineano gli zigomi. L'anziana donna ha la testa volta a sinistra e lievemente ab
bassata mentre lo sguardo, assente e perso nel nulla.

LA ZATTERA DELLA MEDUSA


La zattera della Medusa
olio su tela
Théodore Géricault.
1818-19 lo ritroviamo Museo del Louvre di Parigi.

Il dipinto rappresenta un attimo successivo al naufragio della fregata francese, avvenuto il 2


luglio 1816 .
La composizione del quadro è incentrata su due strutture piramidali. Il perimetro della prima
e più larga piramide, a sinistra, è costituito dalla base stessa della zattera, mentre la seconda,
di misura minore, si sviluppa dal gruppo di sagome morte in primo piano. Forte presenza
emotiva dalla figura centrale che sbandiera il panno.
La scena cela un grande senso di realtà e i corpi sono elaborati con una ampia conoscenza
dell’anatomia umana.

La sua eredità, in campo figurativo, fu presa soprattutto dall’amico Eugene Delacroix.

EUGÈNE DELACROIX nato il 1798 e morto il 1863.


è il pittore più famoso che ha interpretato il Romanticismo in Francia.
Dopo una formazione da Guerin, conobbe con Gericault per il quale posò nella “Zattera della
Medusa”.
Suggestionato dalla pittura di Michelangelo e di Rubens, sviluppò la sua pittura in due
direzioni fondamentali:
il colore espressivo, sul versante formale,
ed i soggetti esotici, sul versante poetico.
Il crudo realismo e la singolare forza espressiva testimoniano che Delacroix si pone come
artista impegnato sui problemi del suo tempo:

il quadro che più rappresenta questo suo aspetto è la tela

La Libertà che guida il popolo


1830
sede distaccata del Museo del Louvre di Parigi

Delacroix si schiera agli oppressi per rivendicare una nuova importanza sociale e politica.
Quest'opera viene ricordata come il primo dipinto politico dell'arte moderna.
Molte similitudini ritroviamo con La zattera della Medusa di Géricault, sia nella struttura
piramidale, sia per la posizione dei corpi rappresentati in primo piano.
Tuttavia, la composizione del dipinto di Delacroix appare semplificata, nella base della
piramide, sia per la volontà da parte dell’autore di sottolineare la vicenda storica.
Al centro ritroviamo l’allegoria della Patria-Libertà, rappresentata come una donna seminuda
che indossa il berretto, simbolo della Rivoluzione Francese e stringe nella mano destra la
bandiera francese e nella sinistra un fucile. La nudità di questa figura femminile venne
fortemente criticata poiché considerata provocante e sfacciata; il forte sentimento realistico
viene sottolineato dalla presenza di peli sotto le ascelle.
Gli altri personaggi simboleggiano le diverse classi sociali che si ritrovano unite a combattere
contro il nemico comune; Possiamo individuare l’autoritratto dello stesso Delacroix,
l’operaio inginocchiato e con la camicia azzurra. Sullo sfondo possiamo trovare la Cattedrale
di Notre Dame di Parigi.

CASPAR DAVID FRIEDRICH (1774-1840)


è il pittore tedesco che per primo entrò nel clima del Romanticismo tedesco. La Germania
ebbe un ruolo fondamentale nella definizione delle teorie romantiche sia grazie ai movimenti
letterari quali lo «Sturm and Drung» sia grazie all’opera di alcuni pensatori e filosofi quali
von Schlegel e Schelling.
Friedrich è interessato, nella poetica del romanticismo, soprattutto al lato mistico della natura.
La prima opera che lo rese noto fu la

Croce sulla montagna» o pala di Tetschen, del 1808.


Questa pala d’altare è composta unicamente da un paesaggio di montagne, su cui si staglia il
segno nero di una croce. Che un paesaggio potesse essere un immagine religiosa è una grossa
rivoluzione che non poco stupì i critici del tempo. In essa, tuttavia, è chiaramente avvertibile
una suggestione religiosa data dallo spettacolo della natura, intesa come opera divina, in cui
la presenza della croce serve principalmente ad elevare il nostro pensiero a Dio.
Questi paesaggi di Friedrich sono lo spettacolo della natura ma servono anche a misurare la
piccolezza dell’uomo nel confronto con tale vastità di orizzonti. E la categoria che più sfrutta
questa pittura è proprio il sublime.

Il viaggiatore sopra il mare di nebbia


1818 di Friedrich,
In questa opera viene rappresentato il sublime, ossia il senso della natura immensa e paurosa.
La natura che possiamo osservare sono le rocce che possiamo definire nere e inospitali fatte
emergere dalla nebbia. L’uomo che ammira questo spettacolo ci dà il confronto tra la
piccolezza della dimensione umana e la vastità dell’opera della natura. È raffigurato di spalle
così che lo spettatore del quadro deve condividere il suo punto di vista e compenetrarsi nel
suo stato d’animo. Lo stato d’animo, cioè, di chi avverte dentro di sé il sentimento del
sublime: meraviglia e quasi sgomento di fronte all’immensità dell’universo.

Abbazia nel querceto,


1809 di Friedrich
In quest’opera di Friedrich si coglie un tema molto caro allo spirito romantico: la visione
delle rovine con tutto il loro fascino legato al senso del tempo che passa.
caratteristico della poetica romantica; si rileva, infatti, la perfetta combinazione tra i
particolari chiari e distinti del viandante e della roccia con la vastità dello spazio infinito
rappresentato dal paesaggio, che è una fusione di montagne, cielo e nebbia. Peraltro, una
analoga condizione di indeterminatezza è offerta dal taglio complessivo simmetrico
dell'opera, dominato dall'asse verticale dell'uomo vestito di scuro, cui persino le montagne
all'infinito sembrano convergere, e l'apparente dissimmetria delle parti della natura (le rocce,
le nubi, qualche sagoma di albero), se viste una ad una.
Già nel titolo del quadro riconosciamo uno degli elementi tipici del Romanticismo: il
viandante rappresenta, infatti, l’emblema dei personaggio romantico inquieto e tormentato,
sempre alla ricerca di un appagamento della tensione dell’animo verso l’infinito.
Un'opera dalle molteplici chiavi di lettura, dedurre nulla né della sua fisionomia, né del suo
stato d’animo.
Egli potrebbe essere intento a riflettere sulla vastità del creato, simboleggiando il desiderio
dell’uomo di ricongiungersi alla natura, rappresentazione del divino; egli potrebbe, altresì,
sentirsi in perfetta comunione con la natura o, ancora, perdersi di fronte alla stupefacente
grandiosità del paesaggio. Il suo atteggiamento contemplativo rappresenta un’estrema
esperienza interiore e spirituale, che porta a una meditazione sulla solitudine e sulla fragilità
dell’uomo di fronte alle forze sconosciute e incontrastabili della natura.

JOHN CONSTABLE (1776-1837)


La sua produzione artistica è quasi tutta incentrata sul tema del paesaggio. La natura, nella
cultura romantica, svolge sempre un ruolo fondamentale.
Ma alla natura gli artisti romantici si accostano con animo diverso:
per scoprirvi la potenza imperiosa che spaventa ed atterrisce, e ciò lo si trova soprattutto nel
Romanticismo tedesco, o per ritrovarvi angoli piacevoli ed accoglienti, ed è ciò che
caratterizza il Romanticismo inglese.

I paesaggi di Constable sono sempre gradevoli. Ritraggono una natura in cui c’è un felice
equilibrio tra gli elementi naturali alberi, fiumi, colline e gli elementi artificiali case, stradine,
ponticelli.
Questi paesaggi esprimono il sentimento di armonia tra l’uomo e la natura. Per la loro
casuale ed irregolare disposizione i paesaggi di Constable rientrano pienamente in quella
categoria estetica del pittoresco. Ciò che manca, in questi quadri, sono le false rovine che
davano al pittoresco precedente un carattere eccessivamente artificioso e letterario.
Nella pittura è del tutto assente un disegno compositivo, anche se si avverte la grande
progettualità degli elementi che compongono i suoi quadri, lo stile pittorico è tutto affidato al
colore. Il suo tocco è filamentoso e sporco. Da ricordare che ha condotto notevoli studi sulla
forma e il colore delle nuvole che egli fece oggetto di centinaia di quadri autonomi.

WILLIAM TURNER (1775-1851)


È l’altro grande interprete, insieme a Constable, della pittura di paesaggio romantica in
Inghilterra.
Le categorie estetiche a cui è improntata la pittura di Turner sono il pittoresco e il sublime.
Quel sublime dinamico, come lo definiva Kant, che riguardava le manifestazioni della natura
caratterizzate da grande esplosione di energia. Il soggetto di alcuni suoi quadri più tipici sono
proprio le tempeste. Nei suoi quadri gioca un elemento fondamentale la luce.

Pioggia, vapore e velocità, 1844, Tempesta di neve, 1842.


William turner
In questo quadro viene rappresentato il sublime dinamico, descritto da Kant, ovvero la
manifestazioni della natura da grande esplosione di energia.
Egli cerca di dare un’autonomia alle entità atmosferica. Per far ciò, usa il colore in totale. Le
immagini che ne derivano hanno un aspetto quasi astratto, molte critiche vennero fatte a
questi quadri.
Esso pero successivamente divenne importante per la successiva pittura impressionista.
Il suo modo di dipingere dissolve la resa dei particolari, l’osservatore viene coinvolto
emotivamente nello spettacolo suggestivo della natura.

IN BREVE, REALISMO
Il Romanticismo cominciò a mostrare qualche cedimento già alla metà dell’Ottocento,
quando, soprattutto in Francia, gli artisti scelsero una maggiore adesione alla realtà sociale
del proprio tempo, senza fughe indietro nella storia del passato o nel mondo dei sentimenti e
della religione.
Le motivazioni di questo atteggiamento nuovo furono molteplici. Sul piano culturale ci fu
l’affermazione della nuova mentalità del Positivismo, un movimento filosofico e culturale
nato in Francia nella prima metà dell’800 e ispirato ad alcune idee guida fondamentali riferite
in genere all'esaltazione del progresso scientifico. Questa corrente di pensiero, trainata dalle
Rivoluzioni Industriali, si diffonde nella seconda metà del secolo a livello europeo
influenzando anche la nascita di movimenti letterari come il Verismo in Italia (Verga) e il
Naturalismo in Francia (Baudelaire, Flaubert e Zola) nel campo artistico nacque il Realismo
di alcuni pittori francesi della metà del secolo: Coubert, Millet, Daumier.
Il grande sviluppo scientifico e tecnologico, che si stava svolgendo in quegli anni, produsse
una nuova fiducia nei mezzi del progresso, della scienza e della razionalità umana. Fu una
novità che diede un duro colpo a quella mentalità tipicamente romantica che prediligeva una
forma di pensiero basata sull’emozione, sul sentimento, sulla religione e, in alcuni casi, anche
sull’irrazionalità.
L’abbandono dell’artigianato e dell’agricoltura determinò una notevole riconversione sociale
da parte di classi di popolazione che si riversarono sul settore delle industrie.
I problemi di questo fenomeno furono l’inurbamento eccessivo delle città e il peggioramento
delle condizioni di vita delle classi del proletariato urbano.
Nel 1848 ci furono nuove tensioni politiche in Francia e, dopo nuovi moti rivoluzionari, fu
deposta la monarchia e proclamata la Seconda Repubblica.

Significato culturale e ideologico del Realismo: rappresentare la vera condizione di vita delle
classi lavoratrici senza nessuna trasfigurazione che mascherasse i reali problemi sociali.

GUSTAVE COURBET
Nato il 1819 e morto nel 1877
È il pittore francese che per primo usò il Realismo pittorico in funzione polemica nei
confronti della società del tempo.
La sua attività di artista iniziò intorno al 1840 a Parigi con opere di ispirazione romantica. La
svolta realista avvenne intorno al 1848 anno in cui, con la Rivoluzione di febbraio, la Francia
proclamò la Seconda Repubblica. Da quel momento Courbet iniziò a realizzare quadri di
grandi dimensioni con figure monumentali ma che rappresentavano persone comuni prese in
situazioni del tutto ordinarie, quadri i cui soggetti erano gente povera, semplice, brutta.

Ma ciò che porta a definire realista la pittura di Courbet più delle altre fu proprio il diverso
contenuto ideologico della sua arte: la rappresentazione della realtà come denuncia della
società.
La sua pittura produsse un grande impatto su quel panorama artistico francese che
considerava ancora l’arte il luogo nobile di fatti epici e grandiosi, suscitò notevole scandalo
tanto che le sue opere furono sempre rifiutate dai Salon.
Egli, polemicamente, nel 1855 le espose in una capanna precaria che chiamò “Il padiglione
del Realismo”. Nel 1870 il pittore partecipò all’esperienza della Comune di Parigi e per
questo motivo, nel 1873, fu arrestato e condannato a sei mesi di prigione. Si rifugiò in
Svizzera dove morì del 1877.
Uomo di saldi principi morali e di grande spirito innovativo, Courbet rifiuta ogni
compromissione con le forme d’arte ufficiali e, sviluppando una tecnica innovativa, mette a
punto una pittura «senza storia», che consiste nella rappresentazione di oggetti visibili e
tangibili registrati con impersonale distacco

Gli spaccapietre, 1849.


Il dipinto Gli spaccapietre del 1849, distrutto nel 1945 durante i bombardamenti del secondo
conflitto mondiale, è una dichiarazione di poetica realista, la rappresentazione della realtà
come denuncia della società.
Nella scelta dei temi, assai diversi da quelli della pittura accademica, Courbet si concentra sui
piccoli fatti quotidiani registrati da osservatore attento e oggettivo.
A terra sotto un cespuglio vi sono una pentola, un cucchiaio e un mezzo filone di pane, segno
tangibile del povero pasto degli spaccapietre; i vestiti appaiono lacerate e rattoppate e le mani
sono consumate dal duro lavoro. Il manovale è intento a frantumare dei sassi. Un giovane
senza volto aiuta il manovale a trasportare una cesta di pietre già frantumate.
L’arida natura circostante è tratteggiata in modo assai scarno ed essenziale, come se
riflettesse la stessa miseria dei lavoratori

Funerale a Ornans, dipinto ad olio su tela da Gustave Courbet nel 1849, di dimensioni
imponenti ed è conservato al Musée d’Orsay di Parigi.

Nel dipinto è rappresentato un rito di sepoltura, la prima nel nuovo cimitero di Ornans, una
piccola città della Francia orientale in cui nacque Courbet stesso e dove ancora. Il quadro
presenta un taglio singolarmente orizzontale, perché il più alto numero possibile di figure
potessero trovarvi posto. Insolita è la scelta di non seguire i canoni della pittura accademica,
che prevedevano la disposizione ordinata di tutte le figure, secondo un ordine gerarchico.
Sullo sfondo, il paesaggio delle colline di Ornans espande lo spazio del quadro, tanto che
sembra che il pittore tagli la scena ai lati, lasciando supporre che il corteo si prolunghi oltre la
cornice.
L’impianto longitudinale è interrotto solo dalla presenza, nella parte superiore, del crocifisso
che si staglia nel cielo e, nella parte inferiore, dal cane bianco, che spicca in contrasto con gli
abiti scuri delle donne.
In primo piano, come sospesa tra lo spazio del dipinto e lo spazio dell’osservatore, c’è la buca
per la sepoltura.
JEAN-FRANÇOIS MILLET (1814-1875)
È considerato un altro interprete importante del Realismo francese del secondo Ottocento.
La sua attività giovanile, iniziata nell’ambito del Romanticismo, conserva una intonazione
lirica che manca, in genere, agli altri interpreti del Realismo, quali ad esempio Courbet.
I soggetti dei suoi quadri sono quasi sempre contadini che vengono presentati con una
intonazione poetica molto evidente.
Maggior accettazione ebbe invece il realismo di Millet, la cui rappresentazione di un mondo
rurale, dai caratteri ancora idilliaci e romantici, non infastidiva gli interessi della grande
borghesia del tempo.

L’Angelus, 1859 di Millet

Il seminatore, 1850 di Millet

Le spigolatrici, 1857 di Millet

Mezzogiorno – La siesta, 1866 di Millet

L’Angelus è un olio su tela


il 1858 ed il 1859
da Jean-François Millet,
che spesso ha realizzato quadri con soggetti legati alla vita rurale.
Le spigolatrici e Contadino che innesta un albero. Ne L’Angelus sono rappresentati due
contadini che interrompono il lavoro nei campi quando il suono delle campane annuncia l’ora
della preghiera. Le due figure spiccano sullo scarno ambiente agreste, formato da
un’immensa distesa di campi e, in lontananza, dal campanile di una chiesa. I due contadini ci
appaiono alla stregua di eroi, che mostrano i segni di una fatica quotidiana, necessaria e
ineluttabile, ma che viene accettata e a cui ci si sottomette con cristiano spirito di sacrificio.
La particolare atmosfera creata dalla luce, che proviene dall’orizzonte fa emergere le
irregolarità e l’asprezza del terreno, ma lascia in ombra le due figure, rendendole ancora più
monumentali e sottolineando ulteriormente il loro raccoglimento.
Nei quadri di Millet è assente, quindi, qualsiasi intento provocatorio o di polemica sociale.
Le sue prime tele di contenuto agreste risalgono al 1848, lo stesso anno della svolta realista di
Courbet, e anno della Rivoluzione di febbraio che portò all’istituzione in Francia della
Seconda Repubblica.
Dal 1863 si dedicò principalmente alla pittura di paesaggio.
Rispondendo ad un critico l'artista diceva:
"A rischio di passare ancor più per socialista, è il lato umano, francamente umano, che mi
tocca di più in arte".

HONORÉ DAUMIER (1808-1879)


È un artista molto singolare del panorama artistico francese. Il suo interesse iniziale è per la
litografia, tecnica di incisione adatta alla diffusione a stampa. Come incisore Daumier iniziò,
nel 1831, la sua attività collaborando alla rivista satirica francese “La Caricature”. Per questo
giornale produceva vignette satiriche, sperimentando in senso espressivo la deformazione
caricaturale.
La sua attività di caricaturista gli procurò notevoli guai giudiziari, finendo condannato ed
imprigionato in più occasioni, determinando, in alcuni casi, anche la chiusura dei giornali per
i quali collaborava.
Conseguenza, tutto ciò, della profonda carica espressiva e di denuncia sociale e di costume
sempre presente nelle sue opere.

Dal 1860, Honore Daumier


Cominciò ad affrontare la scultura in terra per lo più non cotta e, poco più tardi, dipinse le
prime tele.
Proprio a causa della mancata cottura delle sue sculture, queste si sono per lo più perdute,
mentre molte tele, preparate spesso in modo inadeguato, si deteriorarono molto presto,
presentando crepe e alterazioni del pigmento.

Il vagone di terza classe, 1862 di Honore Daumier


dipinto a olio su tela e conservato alla National Gallery

Nella produzione pittorica di Daumier il tema del vagone di terza classe occupa un posto
molto particolare. Su questo tema l’artista ha eseguito più tele, pur avendo sempre un solo
obiettivo: cogliere i tratti caricaturali di quella eterogenea folla di persone che viaggiava nei
vagoni più economici dei treni.
L’opera descrive uno scompartimento popolare di un treno; la luce, piuttosto tenue, proviene
dai finestrini sulla sinistra, che lascia intravedere il cielo e una porzione di prato.
Il vagone è affollato da gente povera: scorgiamo in primo piano una giovane madre che
allatta un neonato, un’ anziana con cesto poggiato sulle ginocchia, un ragazzino
addormentato.
Immediatamente dietro c’è una doppia fila di gente seduta di spalle meno distinguibili sullo
sfondo.
Egli, protagonista del Realismo francese pensa che l’arte sia uno strumento di lotta politica e
di denuncia sociale.

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