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RINASCIMENTO

Il rinascimento fiorentino è realistico e prospettico. Uni dei rinascimenti più


importanti nasce nelle fiandre ( Paesi Bassi) perché questa regione si sviluppò grazie
ai commerci e alle manifatture, quindi è sempre in contatto con altri paesi tra cui
anche la città di Firenze. Tanti banchieri e mercanti si spostano nelle fiandre per le
loro attività.

Lo stile fiammingo è caratterizzato dal naturalismo, i pittori non conoscono ancora la


prospettiva, ma si concentrano su fenomeni ottici e illusionistici, quindi anche sul
colore. Cominciano ad utilizzare i colori ad olio che rendono le opere più brillanti,
inoltre queste sono ricche di simbolismi e curate nei minimi dettagli. C’è un analisi
psicologica dei personaggi, raffigurati di ¾ ( come la Gioconda). La luce è
fondamentale perché contribuisce alla qualità dell’opera perché definisce la
posizione e lo spazio. Le raffigurazioni sono principalmente su temi domestici, infatti
gli spazi sono quasi sempre spazi interni.

I CONIUGI ARNOLFINI
Giovanni Arnolfini, si fa raffigurare nella camera da letto assieme alla moglie
Giovanna. I due si stanno tenendo per mano e questo indica che stanno per
sposarsi. La stanza, che è il luogo sacro dell’unione, è immersa da una luce divina.
Ogni elemento viene ritratto nei minimi dettagli, anche i volti. Nel volto della moglie
c’è un’ingenua fissità. Indossano abiti eleganti e preziosi, da cui si può dedurre che i
due facciano parte della borghesia. La scena sembra ritratta in modo naturale, ma
in realtà non lo è. Ogni soggetto è individuale e tutti gli oggetti sono dipinti perché
devono simboleggiare qualcosa. Il cane rappresenta la fedeltà, le arance la
fecondità, la candela accesa la fiamma dell’amore, lo specchio la sincerità
dell’unione e ci fa percepire la profondità dello spazio. Dallo specchio, infatti, si può
vedere il pittore che li sta ritraendo e un pezzo della stanza. Questo fa si che lo
spazio si amplifichi. C’è anche la firma dell’autore sopra lo specchio.

LEON BATTISTA ALBERTI


Leon Battista Alberti fu un intellettuale rinascimentale, considerato un’artista al pari
di Leonardo Da Vinci. Fu un teorico che si occupò di teologia, testi matematici,
letterari e scrisse dei trattati di architettura dove enuncia tutti gli elementi costruttivi
dell’architettura di quel periodo. Nel 1404 fu poi esiliato per questioni politiche e fu
poi riammesso a Firenze nel 1428.

Dal punto di vista architettonico risente dell’architettura romana, perché per 2 anni
visse a Roma ed ebbe modo di analizzare i resti e farne una descrizione letteraria,
facendo una ricostruzione architettonica. Il De Architettura è un punto di
riferimento.

Altri trattati importanti sono: De Pictura dove parla di come si fa la pittura e redice
il trattato in volgare, De Statua dove si occupa della scultura, De Re edificatoria
dove si occupa dell’architettura, descrivendo quella che è la sua idea di architetto.
Dà importanza alla parte creativa del progetto piuttosto che quella esecutiva. È
suddiviso in 10 libri a seconda della tipologia di edifici ma anche strutture
urbanistiche. Le caratteristiche di un edificio dovevano essere: utilitas 
funzionalità, firmitas stabilità, equilibrio, venustas bellezza.

Tutte le sue architetture si basavano su un proporzionamento geometrico e


matematico.

PIERO DELLA FRANCESCA


Lavorò a Roma per il papa, ad Arezzo per la famiglia Bacci. È interprete del
rinascimento fiorentino riprende in particolar modo da Brunelleschi (la prospettiva
che applica e rielabora in maniera esemplare) e Masaccio. Applica tutti gli strumenti
della geometria.

I dipinti erano caratterizzati da una luce chiarissima e diffusa che scandisce gli spazi e
modella le forme nate da solidi geometrici. Utilizza una vasta gamma cromatica di
colori molto brillanti.

È molto bravo in matematica e gli piace molto, scrisse il trattato De Abaco e dopo
questo De prospettiva pingendi dove ci sono delle regole da seguire.

La prima opera che realizzerà è il Polittico della Misericordia. San Sebastiano ha un


intenso plasticismo, di derivazione massacciana

BATTESIMO DI CRISTO
La cosa che risalta è la luminosità cristallina, anche simbolica perché ridà alla luce
divina. Il paesaggio è un campo della via tiberina, una zona vicino Arezzo, dove in
lontananza di può vedere San Sepolcro.

Il volto di Cristo è impassibile nella sua umanità ed è al centro dell’opera. Giovanni


Battista lo sta battezzando con l’acqua del Giordano-Tevere. Il corpo ha delle
membra ben tornite e delicate, la forma è come un fusto cilindrico come il tronco
affianco a lui. Sopra la sua testa c’è una colomba, simbolo dello Spirito Santo, e una
polverina doro, simbolo di Dio Padre che completa la trinità.

La luce che viene raffigurata è una luce realistica e il fiume rispecchia il cielo. Per
sacralizzare il tutto Piero Della Francesca rende Gesù in maniera umana. Tutta
l’iconografia è molto complessa, ricca di riferimenti politici e religiosi.

A sinistra gli angeli astanti si tengono per mano in segno di concordia che
corrisponde alla riconciliazione della chiesa d’occidente e quella d’oriente.

I tre sacerdoti bizantini sono dietro a destra, e davanti a loro c’è una figura di un
uomo che non si sa se si sta rivestendo o spogliando per farsi battezzare.
FLAGELLAZIONE DI CRISTO 1460-tempera e olio su tavola
La Flagellazione di cristo è un dipinto a tempera e olio su tavola. Sono presenti due
scene distinte ma connesse tra loro che si svolgono, una in un ambiente esterno e
l’altra in un’ambiente interno.

In una strada con edifici antichi, in primo piano ci sono 3 figure che conversano tra
loro, mentre sullo sfondo, Cristo che viene flagellato di fronte a Pilato. La scena si
svolge entro un loggiato corinzio che richiama l’architettura dell’incontro di
Salomone con la Regina di Saba, le campate quadrate sono coperte da superfici
piane cassettonate e con rosoni. All’incrocio degli architravi, inoltre, sono presenti i
pendentif. Sul gradino del trono di Pilato, il pittore ha firmato la propria opera.

La pavimentazione in cotto della piazza è percorsa da lunghe strisce di marmo


bianco; il pavimento della loggia, invece, è riccamente decorato con grandi tarsie
marmoree bianche e nere

Lo scorcio prospettico permette ai personaggi di muoversi in un ambiente


illusionistico e profondo, con diversi piani spaziali.

La luce valorizza le geometrie e pone in risalto alcuni particolari: è diffusa e proviene


da destra nella scena della flagellazione dove I 3 personaggi in primo piano sono
illuminati da una luce assoluta e zenitale. All’interno è presente una fonte di luce
aggiuntiva che illumina in particolar modo i cassettoni della campata centrale.

Significato iconologico: il Giovane vestito di rosso è Oddantonio da Montefeltro,


fratellastro e predecessori di Federico, affiancato dai consiglieri che ordinarono la
sua uccisione. L’uomo barbuto è il cardinale Bessarione, il giovane un suo allievo
(Buon Conte), mentre l’uomo in veste è Giovanni Bacci (un committente delle
STORIE di Arezzo e forse anche di questo quadro).
SACRA CONVERSAZIONE 1472-1474
La Sacra Conversazione nota anche come Pala Montefeltro, è una pala

È un dipinto di olio e tempera stesi a pennello su tavola. Il tema rappresentato è


quello della Sacra Conversazione, che qui avviene entro uno spazio architettonico
riferito alla Chiesa di San Bernardino. L’opera è stata realizzata a Urbino e
commissionata dal duca Federico da Montefeltro, il quale probabilmente l’avrebbe
voluta esporre vicino alla sua tomba.

 Sul primo piano viene rappresentato il Duca di Montefeltro, Federico, il quale è


stato dipinto inginocchiato e di profilo perchè durante un combattimento era
rimasto ferito . Egli indossa un’armatura e, con un volto inespressivo, prega rivolto
non verso la Madonna col bambino, ma verso il vuoto, come se si trovasse in uno
stato contemplativo, presente anche in tutti gli altri soggetti. La rappresentazione
delle armi del duca potrebbe simboleggiare la sua vittoria militare a Volterra (1472). 

Al centro del dipinto vi è la Madonna, anch’essa raccolta in preghiera, con indosso


un manto blu (tradizionalmente simbolo del Cielo, del volere divino). Anche il suo
sguardo non è rivolto verso un soggetto specifico, ma verso il basso, verso il
pavimento. Ella è seduta su un trono rialzato da un basamento e sulle sue gambe
poggia il piccolo Gesù.

 Egli assume una posizione insolita e rilassata, quasi come se stesse dormendo. Gesù
qui viene rappresentato nudo e con al collo una collana rosso sangue, che
simboleggia la Passione di Cristo oppure l’allontanamento da ogni male.

 Intorno alla Madonna vi sono in tutto 6 santi (posti quasi sullo stesso piano della
donna) e 4 angeli (che si trovano alle spalle di quest’ultima e che sono rappresentati
con dei volti molto simili tra loro).  Tra i santi vi è San Giovanni Battista, che con
l’indice della mano destra indica lo spazio vuoto che il duca e la Madonna stanno
fissando,e San Girolamo, che si percuote il petto con un sasso (simbolo di
penitenza).

 Sempre nel centro del dipinto, ma dietro ai soggetti e al livello della semi-cupola, vi
è una conchiglia dove vi è appeso un uovo di struzzo (simboli riferiti alla Madonna).
Inoltre l’uovo di struzzo è anche simbolo di purezza e nascita e probabilmente viene
attribuito alla nascita del figlio di Federico, Guidobaldo. Della struttura si possono
vedere presbiterio, coro, abside e archi.
Lo stile prevalente è quello Rinascimentale caratteristico della corte urbinate, infatti
lo spazio architettonico è stato rappresentato con rigore matematico, utilizzando la
prospettiva (che ha come punto di fuga il volto della Madonna), la proporzione e
l’uso di forme semplici quali il triangolo, nel quale è inscritta la Madonna e con un
vertice a livello dell’uovo, l’ovale (forma dei volti e dell’uovo) e il cerchio, in cui è
inscritta la semi-cupola che ha come raggio la distanza tra l’uovo e Maria ( ).  Inoltre,
l’elevata simbologia, la minuziosa decorazione della volta a cassettoni o delle lesene,
lo studio della luce (che proviene dall’alto a sinistra e frontalmente a livello del
duca) e i suoi effetti (riflesso sull’armatura o le ombre che ne derivano), sono tipici
dell’arte fiamminga. I colori utilizzati sono luminosi e sfumati.

DITTICO DEGLI UFFIZI 1472-1474


In quest’opera compaiono due ritratti di Federico e sua moglie Battista Sforza. Sono
entrambi raffigurati di profilo, con uno sfondo appaiono le colline del Montefeltro.

Batista ha un viso pallido, con un’elaborata acconciatura che l raccoglie i capelli,


indossa un prezioso abito arricchito dalle gemme. Federico ritratto con rughe e
imperfezioni, indossa un berretto e una veste rossa.

I due coniugi si guardano tra loro, in modo inespressivo, simboleggiando la loro


unione che è ulteriormente rafforzata dalla continuità del paesaggio sullo sfondo.
Inoltre sul retro di ciascuno dei due ritratti sono presenti i loro rispettivi trionfi. Sotto
quello di Battista c’è un’iscrizione che parla di lei al passato, perché evidentemente
era già morta.

SANDRO BOTTICELLI 1445-1510


Sandro Botticelli, vero nome Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, è stato un
pittore italiano.

A partire dal 1470 Botticelli divenne autonomo, aprì la sua bottega presso casa sua
e ben presto ottenne incarichi di prestigio. Lavorò soprattutto per la potente
famiglia dei Medici a Firenze. La bottega di Botticelli divenne molto prolifica, dal suo
laboratorio uscirono centinaia di opere ed ospitò numerosi allievi tra i quali spicca la
personalità di Filippino Lippi.
Tra 1481 e '82, Botticelli soggiorna a Roma, inviato da Lorenzo de' Medici insieme ad
altri pittori fiorentini presso papa Sisto IV per dipingere gli affreschi sulle pareti della
Cappella Sistina. Poi tornò nella sua casa a Firenze e vi rimase stabilmente.

La linea per Botticelli è fondamentale, perché tutto nelle sue opere è basato sui
percorsi e i movimenti sinuosi del suo disegno. Alla linea subordina tutto: il colore,
la prospettiva, le forme, i volumi. Nella sua pittura tende a prevalere il principio di
astrazione: non c'è ricerca di volumi, di masse, nè di profondità o di chiaroscuro.

Le forme appaiono leggere, senza peso, sembrano come ritagliate da questi contorni
così sottili e incisivi. Gli sfondi non hanno profondità, sembrano pareti disegnate o
ricamate. I colori sono spesso freddi e innaturali: anche questi sono astratti.

Quello di Botticelli è uno stile strano, personalissimo, che trova corrispondenze solo
nell'ambito senese o nordico, ma sulle quali non si può sapere se ci siano stati
contatti diretti.

La pittura di Botticelli è quella di un mondo immaginario, tutto mentale, che vive


solo nel pensiero e non nella realtà. E' piena di riferimenti e significati
intellettualistici molto complessi, legati all'elite culturale mediceo, che oggi risultano
misteriosi o quasi indecifrabili.

LA PRIMAVERA 1478
La Primavera di Sandro Botticelli è conservata a Firenze, alla Galleria degli Uffizi. E'
è uno dei capolavori più celebri del Rinascimento italiano. La tavola venne realizzata
verso il 1478 per l'amico, Lorenzo di Pier Francesco de' Medici e sembra che fosse
destinata alla sua villa di Castello.

Il pittore presenta una grande allegoria, dal significato complesso e articolato che
rispecchia il sofisticato contesto culturale del cosiddetto "giardino dei medici", un
ambiente molto elitario e ricco di fermenti. L'opera raccoglie quindi numerosi
contenuti, appartenenti a saperi e discipline diverse, in cui è abbastanza facile
pensare ad una interazione tra l'artista e gli altri intellettuali della corte medicea
nella formulazione e definizione iconografica.
Per lo sviluppo del tema e soprattutto per la scelta dei personaggi e
dell'ambientazione mitologica, il dipinto risulta ispirato a diverse fonti letterarie, sia
classiche, sia contemporanee.

Nella Primavera, dipinta da Sandro Botticelli nel 1478, la figura femminile, al centro,
che domina la composizione è la principale protagonista del quadro. E' una dama
elegantissima, vestita di bianco, con un velo trasparente in testa, ornata di gioielli e
ricami in oro, un mantello rosso drappeggiato, e sandali d'oro. Trattenendo le vesti
si muove con grazia e fa un gesto con la mano, come se stesse danzando o salutando
qualcuno. Dalla pianta del mirto, che la circonda e dalla sua posizione centrale nel
giardino, è identificata come Venere.

Sopra di lei, svolazza Cupido, rappresentato come un putto bendato, mentre sta
tirando una freccia verso le tre Grazie, simboli di bellezza e grazia, che danzano
sulla sinistra. Queste tre celebri fanciulle (Splendore, Gioia e Abbondanza) sono tra
le più ammirate figure femminili dell'arte di tutti i tempi. Nelle loro movenze
aggraziate, vestite di veli trasparenti e formano un girotondo con le mani
intrecciate. VEDI CONTINUO

NASCITA DI VENERE 1484-1485


Il quadro rappresenta la dea Venere, nuda su una conchiglia, che sorge dalla spuma
del mare e viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore,
abbracciato a Clori, la ninfa che simboleggia la fisicità dell’atto d’amore.

Come sfondo alla splendida immagine abbiamo la spiaggia di Cipro, l’isola cara a
Venere, e una delle Ore, le ninfe che presiedono al mutare delle stagioni, porge alla
dea un manto ricamato di fiori per proteggerla.

Il disegno ha una elevata armonicità, risulta essere delicato ed elegante, particolare


che si nota anche solo seguendo le singole linee del disegno.

In particolare le onde del mare appena increspate, nel gonfiare delle vesti e nel
dolce fluire dei capelli della dea e ancora nello stesso profilo della spiaggia di Cipro.
I colori sono di tonalità chiari e puri, le forme ben definite, di elevata raffinatezza
che trovano il loro culmine nel nudo splendido, statuario e puro della dea.
La Venere rappresentata così, dalle linee armoniose e dal nudo splendidamente
candido e statuario, rappresenta l’esaltazione dell’artista verso la bellezza
classicamente intesa e al contempo la purezza dell’anima.

MADONNA DEL MAGNIFICAT 1483


La Madonna del Magnificat di Sandro botticelli è una delle opere più splendide e
replicate dell’artista. Si tratta una tempera su tavola di forma circolare oggi
conservata presso la Galleria degli Uffizi a Firenze.

Rappresentazioni di icone sacre, poste poi all’interno di luoghi sacri, venivano


solitamente commissionate su tavole di forma rettangolare, invece, le tavole di
forma circolare venivano commissionate da committenti privati.

Nel dipinto vi sono rappresentante sette figure che riportano l’attenzione


sul personaggio principale, ovvero la Madonna. L’intera scena è stata
rappresentata nei pressi di una finestra, un oculo di cui si può notare la cornice
in alto, che fa trasparire una porzione di un paesaggio di campagna
verdeggiante, tagliato a metà da un tortuoso corso d’acqua.

Ogni figura del dipinto è in qualche modo connessa a un’altra, tramite lo sguardo o il
contatto fisico. Sulle gambe della Vergine siede Gesù Bambino, sorretto dalla mano
sinistra della madre. La Madonna è impegnata nello scrivere su un libro sorretto da
due angioletti di fronte a lei, che a loro volta si guardano abbracciati da un terzo
angelo.

In secondo piano ci sono altri due angeli che reggono una fine corona di
stelline dorate in corrispondenza del capo della Madonna.

A conferire un senso di maggiore luminosità, sopra la corona è stato collocato un


piccolo globo da cui si disperdono dei fasci di luce dorati.

L’oro impreziosisce il dipinto, ma l’efficacia della linea prevale su tutta l’opera.


SAN GEROLAMO NELLO STUDIO 1475
L’osservatore vede da una finestra gotica, il santo è seduto in uno studio, in uno
spazio architettonico gotico con bifore e archi a tutto sesto, poi dalle aperture in
fondo è possibile intravedere un sereno paesaggio. Il pavimento è a piastrelle
policrome.

San Girolamo indossa una veste rossa, illuminato da una luce realistica. La fonti di
luce sono molteplici, ma tutte realistiche, i dettagli sono accurati e hanno significati
simbolici.

La bacinella è simbolo di purificazione, che la si può ritrovare anche all’interno dove


c’è appeso un asciugamano. Poi c’è il pavone che simboleggia la rinascita ma anche
l’onniscienza di Dio, l’altro uccello l’appartenenza al credo cristiano.

Il giardino sullo sfondo riporta alla passione di Cristo nell’orto degli ulivi. Lo spazio è
molto complesso perché ci sono inserite tantissime architetture che simboleggiano
la relazione tra antico e nuovo.

VERGINE ANNUNCIATA 1485


È un’icona molto importante che dipinge durante il suo soggiorno a Venezia.
L’annunciata ha un manto azzurro e gira nello spazio come se fosse una nicchia e fa
sembrare il dipinto una scultura. Il leggio funge da una sora di schermo tra colui che
vede l’opera e la vergine, ed è in stile gotico. La mano protesa in avanti da senso di
profondità. Il suo volto luminoso con espressione dolce, sullo sfondo scuro, domina
l’opera.
CAMERA DEGLI SPOSI 1465
La decorazione di questa sala che si trova all’interno di un palazzo ducale, è stata
ultimata nel 1474 da Mantegna. L’ambiente dove si sviluppa l’affresco è una sala a
pianta quadrata di 8 metri per lato, coperta da una volte ribassata che poggia sulle
pareti formando 3 lunette.

Mantegna ha riprodotto il soffitto, i pilastri ecc.. gli unici elementi veri sono i peducci
e il camino.

Ci sono due pareti illuminate da finestre dove ci sono le scene celebrative della
famiglia Gonzaga. Ci sono finte tende che chiudono gli spazi dei pilastri. Utilizza la
provenienza della luce naturale così da percepire una continuazione tra gli elementi
fisici e pittorici.

Il punto di vista è il centro della sala.

Gli episodi principali sono: l’incontro con il marchese e i figli di Francesco (un
incontro reale) e la corte riunita (dove ci sono i componenti della famiglia Gonzaga e
altri membri della corte). Le interpretazioni storiche di queste scene sono molteplici.

I personaggi sono tutti membri della corte colti in un momento di vita quotidiana. È
una ritrattistica vera e propria infatti c’è anche il cane dei Gonzaga.

Tutti i monumenti antichi si rifanno all’umanesimo. Sulla porta, inoltre, ci sono i volti
degli imperatori romani all’interno di tondi.

Nel centro del soffitto c’è un oculo che si rifà alla cupola del pantheon. È una pittura
illusionistica, tutta la volta è scompartita da finte cornici in stucco con fondo dorato.
L’oculo è al centro ed è molto luminoso e c’è una balaustra a cui si affacciano un
pavone e i putti.

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