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I CONIUGI ARNOLFINI
Giovanni Arnolfini, si fa raffigurare nella camera da letto assieme alla moglie
Giovanna. I due si stanno tenendo per mano e questo indica che stanno per
sposarsi. La stanza, che è il luogo sacro dell’unione, è immersa da una luce divina.
Ogni elemento viene ritratto nei minimi dettagli, anche i volti. Nel volto della moglie
c’è un’ingenua fissità. Indossano abiti eleganti e preziosi, da cui si può dedurre che i
due facciano parte della borghesia. La scena sembra ritratta in modo naturale, ma
in realtà non lo è. Ogni soggetto è individuale e tutti gli oggetti sono dipinti perché
devono simboleggiare qualcosa. Il cane rappresenta la fedeltà, le arance la
fecondità, la candela accesa la fiamma dell’amore, lo specchio la sincerità
dell’unione e ci fa percepire la profondità dello spazio. Dallo specchio, infatti, si può
vedere il pittore che li sta ritraendo e un pezzo della stanza. Questo fa si che lo
spazio si amplifichi. C’è anche la firma dell’autore sopra lo specchio.
Dal punto di vista architettonico risente dell’architettura romana, perché per 2 anni
visse a Roma ed ebbe modo di analizzare i resti e farne una descrizione letteraria,
facendo una ricostruzione architettonica. Il De Architettura è un punto di
riferimento.
Altri trattati importanti sono: De Pictura dove parla di come si fa la pittura e redice
il trattato in volgare, De Statua dove si occupa della scultura, De Re edificatoria
dove si occupa dell’architettura, descrivendo quella che è la sua idea di architetto.
Dà importanza alla parte creativa del progetto piuttosto che quella esecutiva. È
suddiviso in 10 libri a seconda della tipologia di edifici ma anche strutture
urbanistiche. Le caratteristiche di un edificio dovevano essere: utilitas
funzionalità, firmitas stabilità, equilibrio, venustas bellezza.
I dipinti erano caratterizzati da una luce chiarissima e diffusa che scandisce gli spazi e
modella le forme nate da solidi geometrici. Utilizza una vasta gamma cromatica di
colori molto brillanti.
È molto bravo in matematica e gli piace molto, scrisse il trattato De Abaco e dopo
questo De prospettiva pingendi dove ci sono delle regole da seguire.
BATTESIMO DI CRISTO
La cosa che risalta è la luminosità cristallina, anche simbolica perché ridà alla luce
divina. Il paesaggio è un campo della via tiberina, una zona vicino Arezzo, dove in
lontananza di può vedere San Sepolcro.
La luce che viene raffigurata è una luce realistica e il fiume rispecchia il cielo. Per
sacralizzare il tutto Piero Della Francesca rende Gesù in maniera umana. Tutta
l’iconografia è molto complessa, ricca di riferimenti politici e religiosi.
A sinistra gli angeli astanti si tengono per mano in segno di concordia che
corrisponde alla riconciliazione della chiesa d’occidente e quella d’oriente.
I tre sacerdoti bizantini sono dietro a destra, e davanti a loro c’è una figura di un
uomo che non si sa se si sta rivestendo o spogliando per farsi battezzare.
FLAGELLAZIONE DI CRISTO 1460-tempera e olio su tavola
La Flagellazione di cristo è un dipinto a tempera e olio su tavola. Sono presenti due
scene distinte ma connesse tra loro che si svolgono, una in un ambiente esterno e
l’altra in un’ambiente interno.
In una strada con edifici antichi, in primo piano ci sono 3 figure che conversano tra
loro, mentre sullo sfondo, Cristo che viene flagellato di fronte a Pilato. La scena si
svolge entro un loggiato corinzio che richiama l’architettura dell’incontro di
Salomone con la Regina di Saba, le campate quadrate sono coperte da superfici
piane cassettonate e con rosoni. All’incrocio degli architravi, inoltre, sono presenti i
pendentif. Sul gradino del trono di Pilato, il pittore ha firmato la propria opera.
Egli assume una posizione insolita e rilassata, quasi come se stesse dormendo. Gesù
qui viene rappresentato nudo e con al collo una collana rosso sangue, che
simboleggia la Passione di Cristo oppure l’allontanamento da ogni male.
Intorno alla Madonna vi sono in tutto 6 santi (posti quasi sullo stesso piano della
donna) e 4 angeli (che si trovano alle spalle di quest’ultima e che sono rappresentati
con dei volti molto simili tra loro). Tra i santi vi è San Giovanni Battista, che con
l’indice della mano destra indica lo spazio vuoto che il duca e la Madonna stanno
fissando,e San Girolamo, che si percuote il petto con un sasso (simbolo di
penitenza).
Sempre nel centro del dipinto, ma dietro ai soggetti e al livello della semi-cupola, vi
è una conchiglia dove vi è appeso un uovo di struzzo (simboli riferiti alla Madonna).
Inoltre l’uovo di struzzo è anche simbolo di purezza e nascita e probabilmente viene
attribuito alla nascita del figlio di Federico, Guidobaldo. Della struttura si possono
vedere presbiterio, coro, abside e archi.
Lo stile prevalente è quello Rinascimentale caratteristico della corte urbinate, infatti
lo spazio architettonico è stato rappresentato con rigore matematico, utilizzando la
prospettiva (che ha come punto di fuga il volto della Madonna), la proporzione e
l’uso di forme semplici quali il triangolo, nel quale è inscritta la Madonna e con un
vertice a livello dell’uovo, l’ovale (forma dei volti e dell’uovo) e il cerchio, in cui è
inscritta la semi-cupola che ha come raggio la distanza tra l’uovo e Maria ( ). Inoltre,
l’elevata simbologia, la minuziosa decorazione della volta a cassettoni o delle lesene,
lo studio della luce (che proviene dall’alto a sinistra e frontalmente a livello del
duca) e i suoi effetti (riflesso sull’armatura o le ombre che ne derivano), sono tipici
dell’arte fiamminga. I colori utilizzati sono luminosi e sfumati.
A partire dal 1470 Botticelli divenne autonomo, aprì la sua bottega presso casa sua
e ben presto ottenne incarichi di prestigio. Lavorò soprattutto per la potente
famiglia dei Medici a Firenze. La bottega di Botticelli divenne molto prolifica, dal suo
laboratorio uscirono centinaia di opere ed ospitò numerosi allievi tra i quali spicca la
personalità di Filippino Lippi.
Tra 1481 e '82, Botticelli soggiorna a Roma, inviato da Lorenzo de' Medici insieme ad
altri pittori fiorentini presso papa Sisto IV per dipingere gli affreschi sulle pareti della
Cappella Sistina. Poi tornò nella sua casa a Firenze e vi rimase stabilmente.
La linea per Botticelli è fondamentale, perché tutto nelle sue opere è basato sui
percorsi e i movimenti sinuosi del suo disegno. Alla linea subordina tutto: il colore,
la prospettiva, le forme, i volumi. Nella sua pittura tende a prevalere il principio di
astrazione: non c'è ricerca di volumi, di masse, nè di profondità o di chiaroscuro.
Le forme appaiono leggere, senza peso, sembrano come ritagliate da questi contorni
così sottili e incisivi. Gli sfondi non hanno profondità, sembrano pareti disegnate o
ricamate. I colori sono spesso freddi e innaturali: anche questi sono astratti.
Quello di Botticelli è uno stile strano, personalissimo, che trova corrispondenze solo
nell'ambito senese o nordico, ma sulle quali non si può sapere se ci siano stati
contatti diretti.
LA PRIMAVERA 1478
La Primavera di Sandro Botticelli è conservata a Firenze, alla Galleria degli Uffizi. E'
è uno dei capolavori più celebri del Rinascimento italiano. La tavola venne realizzata
verso il 1478 per l'amico, Lorenzo di Pier Francesco de' Medici e sembra che fosse
destinata alla sua villa di Castello.
Il pittore presenta una grande allegoria, dal significato complesso e articolato che
rispecchia il sofisticato contesto culturale del cosiddetto "giardino dei medici", un
ambiente molto elitario e ricco di fermenti. L'opera raccoglie quindi numerosi
contenuti, appartenenti a saperi e discipline diverse, in cui è abbastanza facile
pensare ad una interazione tra l'artista e gli altri intellettuali della corte medicea
nella formulazione e definizione iconografica.
Per lo sviluppo del tema e soprattutto per la scelta dei personaggi e
dell'ambientazione mitologica, il dipinto risulta ispirato a diverse fonti letterarie, sia
classiche, sia contemporanee.
Nella Primavera, dipinta da Sandro Botticelli nel 1478, la figura femminile, al centro,
che domina la composizione è la principale protagonista del quadro. E' una dama
elegantissima, vestita di bianco, con un velo trasparente in testa, ornata di gioielli e
ricami in oro, un mantello rosso drappeggiato, e sandali d'oro. Trattenendo le vesti
si muove con grazia e fa un gesto con la mano, come se stesse danzando o salutando
qualcuno. Dalla pianta del mirto, che la circonda e dalla sua posizione centrale nel
giardino, è identificata come Venere.
Sopra di lei, svolazza Cupido, rappresentato come un putto bendato, mentre sta
tirando una freccia verso le tre Grazie, simboli di bellezza e grazia, che danzano
sulla sinistra. Queste tre celebri fanciulle (Splendore, Gioia e Abbondanza) sono tra
le più ammirate figure femminili dell'arte di tutti i tempi. Nelle loro movenze
aggraziate, vestite di veli trasparenti e formano un girotondo con le mani
intrecciate. VEDI CONTINUO
Come sfondo alla splendida immagine abbiamo la spiaggia di Cipro, l’isola cara a
Venere, e una delle Ore, le ninfe che presiedono al mutare delle stagioni, porge alla
dea un manto ricamato di fiori per proteggerla.
In particolare le onde del mare appena increspate, nel gonfiare delle vesti e nel
dolce fluire dei capelli della dea e ancora nello stesso profilo della spiaggia di Cipro.
I colori sono di tonalità chiari e puri, le forme ben definite, di elevata raffinatezza
che trovano il loro culmine nel nudo splendido, statuario e puro della dea.
La Venere rappresentata così, dalle linee armoniose e dal nudo splendidamente
candido e statuario, rappresenta l’esaltazione dell’artista verso la bellezza
classicamente intesa e al contempo la purezza dell’anima.
Ogni figura del dipinto è in qualche modo connessa a un’altra, tramite lo sguardo o il
contatto fisico. Sulle gambe della Vergine siede Gesù Bambino, sorretto dalla mano
sinistra della madre. La Madonna è impegnata nello scrivere su un libro sorretto da
due angioletti di fronte a lei, che a loro volta si guardano abbracciati da un terzo
angelo.
In secondo piano ci sono altri due angeli che reggono una fine corona di
stelline dorate in corrispondenza del capo della Madonna.
San Girolamo indossa una veste rossa, illuminato da una luce realistica. La fonti di
luce sono molteplici, ma tutte realistiche, i dettagli sono accurati e hanno significati
simbolici.
Il giardino sullo sfondo riporta alla passione di Cristo nell’orto degli ulivi. Lo spazio è
molto complesso perché ci sono inserite tantissime architetture che simboleggiano
la relazione tra antico e nuovo.
Mantegna ha riprodotto il soffitto, i pilastri ecc.. gli unici elementi veri sono i peducci
e il camino.
Ci sono due pareti illuminate da finestre dove ci sono le scene celebrative della
famiglia Gonzaga. Ci sono finte tende che chiudono gli spazi dei pilastri. Utilizza la
provenienza della luce naturale così da percepire una continuazione tra gli elementi
fisici e pittorici.
Gli episodi principali sono: l’incontro con il marchese e i figli di Francesco (un
incontro reale) e la corte riunita (dove ci sono i componenti della famiglia Gonzaga e
altri membri della corte). Le interpretazioni storiche di queste scene sono molteplici.
I personaggi sono tutti membri della corte colti in un momento di vita quotidiana. È
una ritrattistica vera e propria infatti c’è anche il cane dei Gonzaga.
Tutti i monumenti antichi si rifanno all’umanesimo. Sulla porta, inoltre, ci sono i volti
degli imperatori romani all’interno di tondi.
Nel centro del soffitto c’è un oculo che si rifà alla cupola del pantheon. È una pittura
illusionistica, tutta la volta è scompartita da finte cornici in stucco con fondo dorato.
L’oculo è al centro ed è molto luminoso e c’è una balaustra a cui si affacciano un
pavone e i putti.