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Pontormo
Grande artista Manierista capace di conciliare la ricerca volumetrica michelangiolesca con l’effetto luministico dello sfumato
leonardesco
Le sue figure presentano spesso copri allungati e teste piccole come l’alabardiere
Vita
Jacopo Carucci prende il nome di Jacopo da Pontormo, come spesso accadeva, a causa del suo luogo di nascita.
Figlio di un artista rimase orfano in giovane età
Si distinse grazie al suo talento e poté andare a studiare pittura presso le grandi botteghe come da vinci
La biografia di Pontormo ci è rinvenuta grazie a Giorgio vasari, dove ne esce fuori un artista depresso e molto
malinconico
Fu tormentato per tutta la vita da un senso di solitudine e abbandono che lo portarono ad abbandonare le regole del
rinascimento
L’alabardiere
E un dipinto ad olio databile al 1529 conservato nel getty museum di Los angeles
Si dice che il soggetto sia quello di un giovanissimo cavaliere della repubblica fiorentina durante l’assedio a firenze
Un giovane ragazzo viene rappresentato in primo piano con un inquadratura stretta, Si appoggia all'asta
dell'alabarda con una presa salda della mano destra, mentre la sinistra è fieramente posata sull'anca
Abbigliamento elegante a partire dalla calza rossa alla cintola che gli stringe un girovita sottilissimo, la collana a
maglie d’oro, la casacca rigonfia, e un berretto su cui si trova una piuma ed una gemma raffigurante Ercole ed
ateneo
La visitazione
La Visitazione è un dipinto a olio su tavola di Pontormo, databile al 1528-1530 circa e conservato nella propositura
dei Santi Michele e Francesco a Carmignano.
La pala del Pontormo ritrae Maria incinta che si reca a far visita a Elisabetta, anche essa in attesa del suo
primogenito.
L'opera, nata per l'altare della famiglia Pinadori, è rimasta praticamente sempre nella chiesa per cui era destinata.
L’opera viene rappresentata In una scura via cittadina dove avviene l’incontro tra le due donne che si scambiano un
abbraccio e un intensissimo sguardo alla presenza di due spettatrici dietro di esse.
Le donne rispetto allo sfondo sono illuminate con forza con vestiti con colori estremamente intensi
Si può notare la differenza che traspare dal movimento dato dalle donne in primo piano che fa da contrasto con
l’immobilità di quelle in secondo piano
Deposizione
Il trasporto di cristo o detto anche Deposizione è un dipinto a tempera ad uovo su tavola, Databile al 1526 è
conservato nella cappella capponi situata nella chiesa di santa felicita a firenze
Nel 1525 Ludovico Capponi affidò a Pontormo la decorazione della cappella appena acquistata in Santa Felicita,
destinata ad essere convertita in cappella funebre per sé e la sua famiglia
Quest opera affronta il tema del trasporto di Cristo al sepolcro.
Il corpo di Cristo viene staccato e deposto dalla croce. Due giovani lo sorreggono e si preparano a trasportarlo al
sepolcro dove verrà inumato. La Vergine mentre osserva a destra verso il figlio viene soccorsa dalle donne presenti.
Sul viso di Maria si legge la sofferenza nel vedere il figlio morto. Le sue braccia si aprono in segno di disperazione
mentre il corpo sembra mancare a causa del dolore
Nella Deposizione dominano colori caldi alternati a vesti di colore freddo.
Le tonalità sono forti e brillanti e la luce diretta e intensa.
L’illuminazione che colpisce i personaggi poi non è del tutto naturale e pare che la scena sia illuminata da luci
artificiali e teatrali.
inoltre alcuni personaggi sembrano brillare di luce propria
Lo spazio dell’opera sembra anti naturalistica infatti anche la nuvola sembra essere atificiosa
Non è chiaro il piano sulla quale alcuni personaggi si trovino
Le figure sono rappresentate in maniera irregolare tale da sembrare una piramide umana
La visitazione
La Visitazione è un dipinto a olio su tavola di Pontormo, databile al 1528-1530 circa e conservato nella propositura
dei Santi Michele e Francesco a Carmignano.
La pala del Pontormo ritrae Maria incinta che si reca a far visita a Elisabetta, anche essa in attesa del suo
primogenito.
L'opera, nata per l'altare della famiglia Pinadori, è rimasta praticamente sempre nella chiesa per cui era destinata.
L’opera viene rappresentata In una scura via cittadina dove avviene l’incontro tra le due donne che si scambiano un
abbraccio e un intensissimo sguardo alla presenza di due spettatrici dietro di esse.
Le donne rispetto allo sfondo sono illuminate con forza con vestiti con colori estremamente intensi
Si può notare la differenza che traspare dal movimento dato dalle donne in primo piano che fa da contrasto con
l’immobilità di quelle in secondo piano
Rosso fiorentino(1495-1540) Vita: Giovan Battista di Jacopo, detto anche rosso fiorentino per via dei suoi capelli,
egli propose uno stile personale, indifferente alle regole.
La deposizione di Volterra:
Dipinto a olio su tavola, datato 1521, dipinta per la chiesa di San Francesco. La pala raffigura un momento
rappresentato raramente, la discesa del corpo di gesù dalla croce. La scena è ambientata al crepuscolo, il cristo
sembra scivolare sulle mani dei soccorritori che si affannano per evitarne la caduta. Possiamo dividerlo in due parti,
inferiore e superiore. Nella parte inferiore, la Madonna, la maddalena e san Giovanni, distrutti dal dolore, in quella
superiore invece viene raffigurato il dinamismo dei personaggi che cercano di afferrare il cristo. Il vecchio vestito in
rosso, forse nicodemo è investito da un forte vento che ne modifica le fattezze.
questa fù un opera ispirata al dipinto di Filippo lippi dove pero troviamo numerose differenze
Giulio Romano (1499-1546) Giulio Pippi, detto romano per le sue origini, a Mantovà realizzerà il Palazzo Te per
Federico Il Gonzaga. L’edificio a pianta quadrata presenta facciate tutte diverse con diversi cambiamenti a quella che
è la regola, tra cui: timpani “spezzati” e triglifi scivolati verso il basso.
La sala dei giganti
Tra i vari affreschi di Palazzo Te, spicca tra tutti, non solo per quadratura, la Sala dei Giganti, dove sono raffigurati i
giganti, fulminati da Zeus, che gli impedisce di arrivare sul Monte Olimpo. La caratteristica più rilevante della sala è
che l’affresco copre completamente tutte le superfici disponibili. L’episodio riprende il mito della Gigantomachia,
come narrato da Ovidio. Rispetto al mito, dove i giganti vengono descritti come mostri dalle mille braccia,
nell’affresco vengono raffigurati come uomini
Tintoretto (1518 – 1594) Jacopo Robusti, figlio di un tintore dal quale prenderà poi il suo soprannome, andò da
giovane a bottega da Tiziano, anche se il suo punto di riferimento era Michelangelo. Tintoretto però sviluppò una sua
modalità di uso del colore per dare più colore alle immagini. Miracolo dello schiavo liberato Nell’opera San Marco
piomba sulla scena per liberare lo schiavo che aveva pregato sulla sua tomba prima di essere martorizzato dal suo
padrone. Grazie all’intervento del santo, gli strumenti del martirio si rompono
IL MIRACOLO DELLO SCHIAVO LIBERATO Nell’opera San Marco piomba sulla scena per liberare lo schiavo che
aveva pregato sulla sua tomba prima di essere martorizzato dal suo padrone. Grazie all’intervento del santo, gli
strumenti del martirio si rompono. San Marco è rappresentato in volo a testa in giù, proteso verso lo schiavo.
L’ambiente è orientale, e la luce proviene da 3 punti, frontale, dallo sfondo e dall’aureola. Forse l’uomo barbuto
vestito di nero è l’autoritratto dello stesso autore
IL RITROVAMENTO DEL CORPO DI SAN MARCO San marco appare miracolosamente ad alcuni veneziani,
rivelando dove si trova il suo corpo ponendo così fine alla profanazione delle tombe. Al centro dell’opera, il
committente Tommaso Rangone è inginocchiato. Sulla destra, una figura un’indemoniato avvinghiato ad una figura
femminile, portato lì per essere liberato dal demonio per opera di S. Marco. Il punto di fuga si trova in fondo a
sinistra, come anche San Marco, il personaggio prinicipale, è spostato a sinistra. Il colore è prevalentemente scuro,
con alcuni bagliori di luce. L’opera sembra girare come una specie di globo che ruota su se stesso.
L’ULTIMA CENA L’opera è dipinta per San Giorgio Maggiore a Venezia. L’innovazione in quest’opera la si ha grazie
alla prospettiva. Il tavolo è posto in una posizione di scorcio, non in primo piano. Tutta l’ambientazione è impostata
in una taverna veneziana dell’epoca, rendere attuale lo spazio nella quale si muovono i personaggi è un modo per
coinvolgere maggiormente lo spettatore all’interno dell’opera. La luce è prevalentemente fioca, i due punti di
illuminazione sono, lampadario e l’aureola di Gesù. Tutti i personaggi al difuori del Cristo infatti sono visti in
controluce. Particolare importante, il fumo delle candele va a dare vita a degli angeli trasparenti di fumo che
osservano la scena dall’alto
IL BAROCCO
Il periodo del barocco è un periodo che va dall’inizio del 600 alla metà del 700 (seconda parte della controriforma)
che si ribella alle regole classicistiche sostituendole con il fantastico, il bizzarro ecc…
Il termine Barocco assume vari significati uno di questi deriva dal portoghese “Barroco” cioè perla irregolare che
rispecchia perfettamente il carattere del periodo
Il termine barocco viene applicato all'arte del seicento già a partire dal XVIII secolo assumendo un significato
dispregiativo indicando un'arte esagerata e bizzarra.
La pittura barocca ci appare estremamente complessa, la principale committente era la chiesa che puntava sulla
forza persuasiva del bello suscitando meraviglia
In questo periodo si intensifica la produzione di opere a sfondo religioso
Grande importanza fù data alla decorazione di soffitti dove gli artisti grazie all’uso della prospettiva riuscivano ad
ampliare gli spazi architettonici
La scultura barocca abbelliva l’interno e l’esterno degli edifici, venivano accostati materiali diversi per ottenere effetti
meravigliosi
Il più importante scultore barocco fu Gian Lorenzo Bernini
IL DAVID
Viene rappresentato nel momento di massima torsione del corpo, nell’istante in cui prende la rincorsa prima di
lanciare la pietra
Si può notare nel viso la tensione mostrata dai denti dalle labbra dalla fronte corrugata
Totalmente contrapposto alla staticità con la quale veniva rappresentato nei secoli scorsi
Apollo e Dafne
Anche in questo caso si può notare come venga messo in rilievo il dinamismo dei personaggi tramite un moto
rotativo.
La scena rappresenta l’attimo in cui Dafne si trasforma in un albero di alloro per sfuggire all’approccio pressante di
apollo
Possiamo notare come la figura maschile in quell’istante dimostri un forte senso di instabilità mentre il drappo e i
capelli sono mossi dal vento dando una forte impressione di dinamismo
La canestra di frutta
Una delle opere più note di Caravaggio è la canestra di frutta, una natura morta assurdamente
realistica per l’epoca. L’opera rappresenta una cesta di vimini contenente: uva, una mela, una pera,
dei fichi ed altri frutti. L’opera per quanto possa sembrare perfetta, cela una natura in
decomposizione, la mela ad esempio è bacata, questo si fa metafora della caducità della vita.
L’incredibile realismo è dato anche dalla tridimensionalità dal quadro, e dal sotterfugio utilizzato da
Caravaggio per crearla: la cesta è rappresentata leggermente più avanti rispetto al piano sul quale è
appoggiata, creando quindi quell’ombra senza la quale la tridimensionalità sarebbe compromessa.
La testa di medusa
Dipinta lo stesso anno della canestra, la Testa di Medusa rappresenta la testa della sovra citata,
mozzata da Perseo (secondo il mito), con gli occhi spalancati ed in un’espressione terrorizzata.
L’opera è rappresentata su tela applicata ad uno scudo bombato di forma circolare. Se si guarda
attentamente, si possono riconoscere tutti i tratti distintivi dell’arte caravaggesca, L’estremo realismo
nel dettaglio sulla pelle dei serpenti che compongono i capelli di medusa, il sangue che sgorga dalla
testa di medusa e che stacca totalmente questa dallo sfondo verdognolo, insieme anche all’ombra
sulla destra, che fa sembrare che la testa non sia appoggiata allo sfondo
LA VOCAZIONE DI SAN MATTEO
Le tre opere situate nella Cappella Contarelli, rappresentano la storia di S. Matteo e ne narrano la sua vocazione
religiosa. A sinistra vi è la vocazione, al centro la stesura del vangelo e a destra il martirio. In tutte e tre le opere, il
primo impatto è lo sfondo scuro sul quale risaltano le figure illuminate. Caravaggio al posto dell’affresco preferì la
tela, siccome poteva ritornarci più volte e modificarla. La vocazione di S.Matteo (la tela sulla sinistra) è l’esempio di
come Caravaggio sia capace di rendere una normale scena di vita, una scena drammatica ed epica. L’opera raffigura
il momento in cui Matteo (che era un fariseo), conta il denaro insieme ad altri uomini attorno ad un tavolo.
L’equilibrio della scena è interrotto dal Cristo, che irrompe nella scena da destra, coperto da San Pietro, e punta il
dito verso Matteo (metafora della chiamata divina), Il dito di cristo è un chiaro riferimento alla creazione di
Michelangelo (Buonarroti). La luce, che arriva da destra, entra nello stesso lato in cui nella reale cappella è posto un
finestrone. Tutto il resto è buio, ad indicare la mancanza di dio
GIUDITTA ED OLOFERNE
Anche qui è presente il drappo rosso, la scena raffigura Giuditta intenta a tagliare la testa al generale assiro. L’opera
è fortemente realista, come d’altronde tutte le opere di Caravaggio. L’espressione di Oloferne, impaurito, va
perfettamente in contrasto con l’espressione di decisione con un pizzico di disgusto di Giuditta. Sulla destra vi è una
serva della donna che guarda pietrificata la scena mentre porge il sacco per la testa dell’uomo.