Sei sulla pagina 1di 17

LEONARDO DA VINCI

(1452-1519)

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Il genio universale
Leonardo incarna la figura del genio universale del Rinascimento.

«Homo sanza lettere», Leonardo non conosce il greco e il latino, ma spirito curioso
e mai soddisfatto, vuole padroneggiare ogni campo del sapere, aspirando a una
completezza da raggiungere attraverso la conoscenza e l’esperienza.

Le tappe della vita:


• Nasce a Vinci, vicino Firenze, e si forma nella bottega fiorentina del Verrocchio.
• A trent’anni si trasferisce a Milano, presso Ludovico il Moro.
• A causa dell’invasione francese del 1499 rientra a Firenze.
• Dopo aver seguito il Valentino in Romagna, nel 1506 torna a Milano.
• Con l’elezione di papa Leone X nel 1513, si trasferisce a Roma.
• Nel 1517, chiamato da Francesco I, lascia l’Italia per la Francia e qui muore nel 1519.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Arte e scienza
Leonardo fu tra i primi a riconoscere il valore dell’esperienza, intesa come
sperimentazione e studio scientifico della realtà in tutte le sue forme.

Lo strumento per
indagare la realtà è il
disegno, che Leonardo
usa non solo nella fase
ideativa della pittura, ma
anche per studiare e
sottoporre a verifica le
conoscenze scientifiche.

L’Uomo vitruviano, il disegno che illustra un passo del


trattato di architettura di Vitruvio sulle proporzioni del
corpo umano, è uno dei più celebri disegni di un enorme
raccolta, che oggi sopravvive in parte in 23 codici di
mano di Leonardo.
Il Cartone con Sant’Anna
Il cartone con Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e San Giovannino
fornisce un caso esemplare di disegno preparatorio di un dipinto.

Realizzato nel 1508-1510, fu il punto di partenza per


Sant’Anna, la Vergine e il Bambino oggi al Louvre.

Tipici della pittura di


Leonardo sono:
• il contrapposto, cioè la
torsione in senso opposto
delle due metà del corpo,
superiore e inferiore,
rispetto all’asse verticale
• lo sfumato, cioè il
passaggio graduale
dall’ombra alla luce,
ottenuto sfumando il
carboncino, e la perdita di
precisione dei contorni
L’Annunciazione
L’Annunciazione è uno dei primi dipinti di Leonardo, eseguito a
Firenze nel 1472-1475, dopo essere diventato pittore indipendente.

Forse pensato per essere visto in tralice, il dipinto presenta alcune strane
distorsioni che potrebbero essere non degli errori, bensì delle correzioni ottiche.
L’Annunciazione
Nel dipinto si percepiscono ancora gli insegnamenti del Verrocchio, ma già emerge
l’interesse di Leonardo per la natura e per il trattamento della luce e dell’atmosfera.

La fila di alberi di specie Il monte, inquadrato dai Il verde del cipresso di


diverse e il muretto due cipressi e reso con destra si confonde con il
fanno da filtro fra il la prospettiva aerea, margine estremo della
giardino e il paesaggio. appare quasi indistinto. casa della Vergine.

Il tappeto erboso, con una La base marmorea del Il braccio destro della
grande varietà di erbe e leggio trae ispirazione Vergine, con la mano
fiori, annuncia i futuri dalla scultura fiorentina ancora posata sul libro,
interessi scientifici. del secondo ’400. risulta disarticolato.
L’Adorazione dei Magi
Con l’Adorazione dei Magi per i monaci di San Donato a Scopeto,
presso Firenze, Leonardo offre la sua personale visione artistica.

La scena si svolge all’aperto, con la Vergine


al centro e, intorno a lei, i Magi (in basso,
inginocchiati), i pastori (ai due lati) e gli
angeli (in fondo).

La capanna è relegata in alto a destra e a


sinistra le rovine architettoniche in
prospettiva alludono alla distruzione del
Tempio di Gerusalemme.

I gruppi di fanciulle e cavalieri in lotta sullo


sfondo simboleggiano l’agitarsi convulso
del mondo pagano che non ha ricevuto la
Buona Novella.
L’Adorazione dei Magi
Preceduto da molti disegni preparatori ma rimasto incompiuto, il
dipinto è un disegno a pennello con le prime velature di colore.
Gli scuri accentuati fanno Di valore prospettico sono
risaltare le parti colpite dalla l’alloro e la palma, simboli di
luce, dando risalto scultoreo. trionfo sulla morte e martirio.

Per la prima volta Leonardo


introduce il linguaggio dei
gesti e dei volti: i personaggi
I personaggi si dispongono a Le figure sono coinvolte in un manifestano ora meraviglia,
semicerchio attorno alla movimento vorticoso dovuto ora incanto, ora stupore.
Vergine, isolata nello spazio. alla manifestazione divina.
La Vergine delle Rocce
La Vergine delle rocce, dipinta a Milano nel 1483-1486 per la Confraternita
dell’Immacolata Concezione, era parte di una pala d’altare oggi perduta.

L’ambientazione allude Il fondo scuro permette di


forse alla «grotta», il costruire le figure con la luce e
cimitero cristiano su cui tenui trapassi d’ombra.
sorgeva la chiesa cui era
destinata la pala. La Vergine protende un braccio
e la mano, resa in forte scorcio,
si apre in un gesto protettivo.

L’angelo richiama lo spettatore


rivolgendogli lo sguardo e
indicandogli San Giovannino.

La composizione piramidale Le varie specie erbose paiono


è data dagli sguardi e dai morbidi giacigli per i corpicini
gesti dei personaggi. nudi di Gesù e San Giovannino.
Il Cenacolo
Per Ludovico il Moro, fra il 1495 e il 1497, Leonardo dipinge il Cenacolo su
una parete del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.
L’Ultima Cena
Andrea del Castagno, Ultima Cena, 1448
Nelle precedenti versioni del tema, più
volte trattato a Firenze, gli Apostoli
sono seduti tutti dietro al tavolo,
tranne Giuda che resta isolato.

Domenico Ghirlandaio, Ultima Cena, 1480

Cosimo Rosselli, Ultima Cena, 1481

L’episodio raffigurato nei dipinti


dell’Ultima Cena è quello in cui Cristo
istituisce il sacramento dell’Eucarestia,
benedicendo il pane e il vino.
Il Cenacolo
Leonardo sconvolge ogni consuetudine e decide di rappresentare il momento
in cui Gesù ha appena annunciato il tradimento di Giuda.

Non dipinge un evento che riguarda la fede (che serve, cioè, a dimostrare la verità
dell’Eucarestia), ma coglie nel vivo un atto umano: il tradimento di un amico.

La centralità di Cristo è anche


prospettica: il punto di fuga è
sulla sua tempia destra.

Le parole di Gesù si propagano da un capo all’altro del tavolo, generando sentimenti


diversi negli Apostoli che, in una sorta di moto ondoso, divergono da lui in gruppi di tre e
isolano al centro la sua figura immobile, eroica e mite insieme.
Il Cenacolo
Nel Cenacolo Leonardo riesce a rappresentare il pensiero e le emozioni con il
linguaggio dei corpi, delle mani e dei volti, studiati nei minimi particolari.

• Bartolomeo (1) è balzato in piedi e si è proteso in avanti poggiando entrambe le mani sul tavolo.
• Come lui, anche Giacomo Minore (2) e Andrea (3) si sono alzati.
• Giuda (4), che in uno scatto nervoso si è girato per guardare Gesù (7), ha un gomito sul tavolo e il
busto rovesciato all’indietro.
• Pietro (5) si è portato con il volto vicino a Giovanni (6) che, chino verso di lui, ne raccoglie la
richiesta sussurrata all’orecchio.
• Giacomo Maggiore (9), inorridito, con le braccia allargate sembra trattenere Tommaso (8), che ha
il dito rivolto verso l’alto, e Filippo (10), che si china pateticamente.
• Matteo (11), Giuda Taddeo (12) e Simone (13) discutono fra loro, serrando il gruppo a destra.
Il Cenacolo
Per Cristo non c’è un’aureola a indicarlo quale
essere divino, ma solo il luminoso cielo azzurro
contro cui si staglia.

La tecnica e il restauro:
• Leonardo sperimenta una tecnica a secco:
tempera e olio su intonaco
• nel 1517 la pittura inizia a deperire e nel 1566
Vasari non vede che «una macchia abbagliata»
Il restauro, concluso nel 1997, ne ha rivelato • più volte ridipinto, il Cenacolo viene sottoposto
una delicatezza e una luminosità inattese. a restauro dal 1977 al 1997
• oggi, pur nella perdita di molte parti, è stato
ripristinato e consolidato il colore di Leonardo
Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017
La Gioconda
A Firenze, intorno al 1503-1506, Leonardo inizia
il ritratto di Monna Lisa, la moglie del mercante
Francesco del Giocondo, perciò detta Gioconda.

Dopo il trasferimento a Roma del 1513, l’artista


riprende il dipinto e lo porta a termine per
Giuliano de’ Medici, fratello del papa.

La donna ritratta raffigurerebbe Isabella


Gualandi, la gentildonna napoletana amante di
Giuliano de’ Medici.

Leonardo non consegnò mai il ritratto e lo portò


con sé fino alla morte: il dipinto restò quindi in
Francia e oggi è conservato al Louvre.
La Gioconda
La tavola mostra una giovane donna in posa al di qua di un parapetto,
forse di una loggia, oltre il quale si apre un profondissimo paesaggio.

Il volto mostra l’accenno Sfumando gli angoli di


di un sorriso e lo occhi e bocca, Leonardo
sguardo pare seguire lo rende l’immagine
spettatore nei suoi sfuggente e invita a
spostamenti. guardarla più e più
volte.

La donna siede di tre In una natura di acque e


quarti, con un braccio rocce, un ponte,
sul bracciolo di una all’altezza delle spalle, è
poltrona e le mani l’unico elemento di
conserte, l’una sull’altra. fattura umana.
Il paesaggio
La tecnica dello sfumato e la prospettiva aerea restituiscono un
effetto di densità atmosferica e fondono paesaggio e figura.
Anche nella Vergine delle rocce il
paesaggio in lontananza appariva
primordiale e incontaminato.

Il paesaggio della Gioconda è una grandiosa


visione in cui si riflettono gli studi di
geologia e meteorologia di Leonardo.

La mutevolezza della figura coincide con la


trasformazione del paesaggio: per
Leonardo l’artista, per dirsi universale deve
saper indagare la figura umana quanto il
paesaggio.

Potrebbero piacerti anche