Sei sulla pagina 1di 14

Michelangelo Buonarroti nasce il 6 marzo 1475 a Caprese,

da una modesta famiglia di nobili origini. Egli compie i primi


studi a Firenze e si forma copiando gli affreschi di Giotto e di
Masaccio, studiando la scultura degli antichi e quella di Nicolo e
Giovanni Pisano. Nel corso degli anni Michelangelo muta alcune
delle sue concezioni artistiche. Prima convinto che l'arte
consistesse nella fedele imitazione della natura, sostiene poi che
da questa occorresse scegliere le cose migliori e che con la
fantasia l'artista fosse capace di dar vita a una bellezza superiore a
quella esistente in natura. E così Michelangelo, che prima credeva
che la cosa più bella del creato fosse l'uomo, o meglio il corpo
umano, in quanto specchio della bellezza divina, si convince, poi,
diventato più religioso, che la bellezza fisica fosse secondaria a
quella spirituale. Da questo momento, egli inizia l'attività al
servizio della chiesa, l'arte assume quindi una funzione religiosa.
All'epoca della nascita di Michelangelo la famiglia attraversava un momento di
penuria economica. Il declino influenzò pesantemente le scelte famigliari, nonché il
destino del giovane Michelangelo e la sua personalità: la preoccupazione per il
benessere economico, suo e dei suoi familiari, fu una costante in tutta la sua vita.
Nel 1487 Michelangelo finalmente approdò alla bottega di Domenico Ghirlandaio,
artista fiorentino tra i più quotati dell'epoca. una volta divenuto famoso, egli cercò di
nascondere gli inizi della sua attività in bottega parlandone non come di un normale
apprendistato professionale, ma come se si fosse trattato di una chiamata
inarrestabile dello spirito, contro la quale il padre avrebbe inutilmente tentato di
resistere.

In realtà sembra ormai quasi certo che Michelangelo fu mandato a bottega proprio
dal padre a causa dell'indigenza familiare.
D
a lui considerata come una "cosa sciocca", la sua attività poetica si viene caratterizzando, a differenza di
quella usuale nel Cinquecento influenzata dal Petrarca, da toni energici, austeri e intensamente
espressivi, ripresi dalle poesie di Dante.
I
più antichi componimenti poetici datano agli anni 1504-1505, ma è probabile che ne abbia realizzati
anche in precedenza, dato che sappiamo che molti suoi manoscritti giovanili andarono perduti.
L
a sua formazione poetica avvenne probabilmente sui testi di Petrarca e Dante, conosciuti nella cerchia
umanistica della corte di Lorenzo de' Medici. I primi sonetti sono legati a vari temi collegati al suo lavoro
artistico, a volte raggiungono il grottesco con immagini e metafore bizzarre.
N
egli ultimi anni le sue rime si focalizzano maggiormente sul tema del peccato e della salvezza
individuale; qui il tono diventa amaro e a volte angoscioso, tanto da realizzare vere e proprie visioni
mistiche del divino.
L
e rime di Michelangelo incontrarono una certa fortuna negli Stati Uniti, nell'Ottocento, dopo la loro
traduzione da parte del grande filosofo Ralph Waldo Emerson.

Un sonetto sulle fatiche alla volta della Sistina,


CLICCA PER L‘IMMAGINE copiato in bella e con uno schizzo autografo
Sono molte le opere dell’artista, diverse per tema (sacro o profano) e per
tecnica (sottile bassorilievo o prorompente altorilievo), che testimoniano
alcune influenze fondamentali nel giovane scultore.
Fra le opere più belle, analizzeremo: La Pietà, il David, il Tondo Doni,
la Cappella Sistina, la Creazione di Adamo e il Giudizio Universale.

Madonna della Scala


(Michelangelo)
(1491 circa,
bassorilievo tema
sacro)

La Centauromachia (altorilievo, tema profano)


Fra il 1498 e il 1499 Michelangelo
scolpisce la Pietà, il cui tema consiste
nel rappresentare la Vergine Maria
che tiene tra le braccia il corpo senza
vita del Figlio deposto dalla croce. La
vergine è una fanciulla dal volto
velato di tristezza che sorregge
amorevolmente il corpo del figlio.
L'artista si serve dell'ampio panneggio
per mettere in maggior risalto il corpo
liscio perfetto del Cristo.

Marmo 174 cm di altezza e 195 di lunghezza. Città


del Vaticano, Basilica di San Pietro
Fra il 1501 e il 1504 Michelangelo viene
incaricato dall'Opera del Duomo di scolpire
una statua del David, partendo da un
enorme blocco di marmo inutilizzato.
Quello che ne ricava è stupefacente, tanto
che l'opera è considerata superiore ad ogni
scultura moderna e antica. Il giovane,
future re d'Israele, è colto nel momento
che precede l'azione: la sua fronte è
leggermente aggrottata, in stato di
concentrazione e valutazione. I suoi
muscoli sono in tensione e le mani nervose
e scattanti. La superficie della scultura è
Marmo 410 cm di altezza. Firenze, Galleria
dell'Accademia perfettamente levigata.
Nel 1504 Michelangelo dipinge, incaricato probabilmente da Agnolo
Doni in occasione del suo matrimonio, l'unica tavola finita che di lui
conosciamo, la Sacra Famiglia, nota anche come Tondo Doni. In primo
piano Michelangelo ha raggruppato, saldandoli in un blocco, i
componenti della sacra famiglia: Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù. Al di
là di un muretto, emerge la figura di San Giovannino, dietro la quale,
disposti a semicerchio su un rilievo roccioso, stanno dei giovani nudi. A
Michelangelo interessa poco il paesaggio, l'uomo è al centro della sua
attenzione e delle sue riflessioni. La Sacra Famiglia rappresenta il
mondo cristiano, i nudi quello pagano e San Giovannino costituisce
l'elemento di mediazione fra l'uno e l'altro. I colori sono vivaci e
cangianti, i corpi sono trattati in maniera scultorea, e disegnati
attraverso una linea di contorno netta e decisa. Michelangelo riteneva
infatti che la miglior pittura fosse quella che si avvicinava di più alla Tempera su tavola, diametro 120 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi
scultura, cioè quella che possedeva il maggior volume.
Nel 1508 Michelangelo viene incaricato di affrescare l'immensa volta della cappella sistina. La volta
si presenta attraversata trasversalmente da arconi che appoggiano su una cornice poco al di sopra
delle vele triangolari e sorretta da pilastrini che affiancano i troni di 7 Profeti e 5 Sibille. Gli arconi e
la cornice ripartiscono la superficie centrale in 9 riquadri con scene tratte dal libro della Genesi.
Nelle vele e nelle lunette sono raffigurate le 40 generazioni degli antenati di Cristo e nei pennacchi
angolari sono raffigurati i 4 eventi fondamentali per la Salvezza di Israele.
A destra Dio è in volo sorretto da numerosi angeli ed è avvolto da un manto rosa-violaceo che si gonfia
al vento, richiamando il contorno di un cervello, simbolo di sapienza e razionalità. A sinistra Adamo,
disteso, si solleva attratto dalla potenza vitale che si sprigiona dalla mano destra di Dio. I due neppure si
toccano, solo le loro dita si sfiorano. Lo scopo dell'artista è quello di realizzare corpi perfetti,
proporzionati, atletici e maestosi, secondo il suo ideale estetico.
Commissionata da Papa Clemente VII de' Medici, la grandiosa composizione, realizzata da
Michelangelo tra il 1536 e il 1541, si incentra intorno alla figura dominante del Cristo, colto
nell'attimo che precede quello in cui verrà emesso il verdetto del Giudizio. Il suo gesto,
imperioso e pacato, sembra al tempo stesso richiamare l'attenzione e placare l'agitazione
circostante: esso da l'avvio ad un ampio e lento movimento rotatorio in cui sono coinvolte
tutte le figure. Ne rimangono escluse le due lunette in alto con gruppi di angeli recanti in
volo i simboli della Passione. Accanto a Cristo c'è la Vergine, che volge il capo in un gesto di
rassegnazione: ella infatti non può più intervenire nella decisione, ma solo attendere l'esito
del Giudizio. Anche i Santi e gli Eletti, disposti intorno alle due figure della Madre e del
Figlio, attendono con ansia di conoscere il verdetto. Nella fascia sottostante, al centro gli
angeli dell'Apocalisse risvegliano i morti al suono delle lunghe trombe; a sinistra i risorti in
ascesa verso il cielo recuperano i corpi, a destra angeli e demoni fanno a gara per precipitare
i dannati nell'inferno. Infine in basso Caronte a colpi di remo insieme ai demoni fa scendere i
dannati dalla sua imbarcazione per condurli davanti al giudice infernale Minosse, con il
corpo avvolto dalle spire del serpente. E' evidente in questa parte il riferimento all'Inferno
della Divina Commedia di Dante Alighieri.

CLICCA PER L‘IMMAGINE Affresco 13,70x12,20 Città del Vaticano, Cappella Sistina
Michelangelo muore il 18 febbraio
del 1564 a Roma avendo fatto
testamento, secondo quanto
riportato dal Vasari “di tre parole,
che lasciava l’anima sua nelle
mani di Dio, il suo corpo alla terra,
e la roba a’ parenti più prossimi”.

La tomba di Michelangelo in Santa Croce


Centemeri Lucia

Ghiggi Giulia

Sitografia: Wikipedia.com Skuola.net

Potrebbero piacerti anche