Figura molto diversa da Leonardo, da cui lo separa una profonda inimicizia, fu una personalità complessa,
inquieta, poliedrica, di profonda religiosità, solitario e pessimista.
La sua arte rappresenta il culmine e il termine del Rinascimento, costituendo la premessa fondamentale
del Barocco seicentesco. Michelangelo nasce nel 1475 a Caprese, dove il padre, cittadino fiorentino, è
podestà. Si reca a bottega dal Ghirlandaio nel 1488, dove apprese l’arte del disegno nonostante la
contrarietà del padre, studia le opere degli antichi e si forma sui moderni Giotto, Nicola e Giovanni Pisano,
Masaccio e Donatello. Di Donatello studia la tecnica dello stiacciato e il violento pathos emotivo delle sue
ultime opere, da Masaccio apprese la figura umana degli affreschi della Cappella Brancacci. Mentre dalle
sculture antiche, apprese la monumentalità e la plasticità caratteristiche fondamentali di tutta la sua arte.
Va a Roma una prima volta nel 1496 e, su invito di Giulio II, e si trasferisce in modo definitivo nel
1536, dove muore a Roma nel 1564. Nel 1496, con la cacciata dei Medici, lascia Firenze per Venezia e
Bologna, ritorna di nuovo a Firenze per poi ripartire, per la paura dell’invasione francese e per le prediche
del Savonarola. Le prediche del Savonarola accesero in lui la convinzione che la chiesa doveva essere
riformata, nello stesso tempo iniziò a porsi degli interrogativi sul valore etico dell’arte.
Nel 1496 a Roma divenne subito accolto dalla corte papale, qui tra 1498-99 realizzò la prima «Pietà»
soggetto che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Nel 1499 tornato a Firenze insieme a Raffaello
diede vita al momento più importante dell’arte del ‘500, tra il 1501-04 realizza il «David» in marmo e i
cartoni preparatori della «Battaglia di Cascina» per la Sala del Gran Consiglio in Palazzo Vecchio,
contemporaneamente a Leonardo che inizia a dipingere la sua «Battaglia di Anghiari».
Nel 1505 Giulio II gli commissiona la propria tomba monumentale, con Leone X affresca la Cappella Sistina e
dal 1546 realizza l’abside e la cupola di San Pietro. Come gli artisti del Rinascimento, riteneva che lo scopo
dell’arte, fosse l’imitazione della natura, per arrivare alla bellezza ideale. Per Michelangelo il corpo umano è
lo specchio della bellezza divina. Con la Riforma protestante e del Sacco di Roma, con la caduta dei valori
cristiani, diventa più legato alla religione e incomincia a ritenere che la bellezza fisica è di secondaria
importanza rispetto a quella interiore.
MICHELANGELO - SCULTURA
Fin dalla giovinezza si applicò allo studio della scultura antica, per Michelangelo, il blocco di marmo
deforme contiene già, potenzialmente, ciò che lo scultore è in grado di trarne, togliendo il superfluo e
liberando la forma che è racchiusa al suo interno. Michelangelo usò sempre i colori naturali della pietra,
senza arricchirli con dorature o colorazioni. Per il maestro, il materiale principe era il marmo, in particolare
quello di Carrara, con il quale realizzò il suo primo capolavoro, la Pietà Vaticana. Il metodo produttivo
di Michelangelo non era sempre lineare, cosa che lo accumuna ad altri artisti geniali. Ciononostante, si
possono identificare sei fasi, anche se non sempre tutte eseguite: Lo studio preparatorio Michelangelo
disegnava i bozzetti per fissare l’idea della statua che voleva realizzare, la preparazione del blocco,
la sbozzatura Era la prima scolpitura della statua nella pietra, che iniziava così ad assumere le forme e i
volumi immaginati, la scolpitura vera e propria, con la quale Michelangelo iniziava a creare profondità e
forme, la livellatura effettuata con uno scalpello piano per eliminare i segni della gradina quando questi
erano troppo evidenti, la rifinitura, con la quale Michelangelo, o spesso i suoi assistenti, procedeva alla
levigatura della statua. Definendosi artista “del levare” e non “del mettere”, per Michelangelo il blocco di
marmo andava scolpito affinché potesse liberare la statua che vi era imprigionata dentro.
MICHELANGELO - DISEGNO
Per Michelangelo alla base di ogni attività artistica c’è il disegno, attraverso cui l’artista rende concreta
l’idea che ha nella mente. Come gli artisti del Rinascimento, riteneva che lo scopo dell’arte, fosse
l’imitazione della natura, per arrivare alla bellezza ideale. Esiste tuttavia un modello ideale di bellezza che
l’artista possiede nella sua mente. Usa nei disegni la penna e tratteggio sottile, linee di contorno nette. Nei
disegni della maturità usa lo sfumato che ha una resa più pittorica. Per Michelangelo il corpo umano è lo
specchio della bellezza divina, infatti, il disegno preparatorio di un Ignudo per la Cappella Sistina rivela
l’interesse di Michelangelo per il corpo umano.
MICHELANGELO - ARCHITETTO
Michelangelo (1475-1564) insisteva sempre sul fatto che l’architettura non fosse la sua professione, ma la
progettazione di edifici divenne la principale attività della sua lunga carriera. Introdusse una vena di
invenzione poetica nell’architettura, giungendo a soluzioni non ortodosse soprattutto attraverso il disegno,
ma anche attraverso modelli tridimensionali in argilla. I processi creativi riscontrabili nei suoi disegni per
sculture o dipinti hanno un parallelo nei suoi disegni d’architettura. Gli interventi di Michelangelo come
architetto si svolgono tra Firenze (1517-1534) e Roma (dopo l’ultimo trasferimento nel 1536). A Firenze
ottiene l’incarico di progettare il mausoleo dei Medici, la Sagrestia Nuova di San Lorenzo, e la Biblioteca
annessa alla stessa basilica medicea e il progetto della facciata della basilica, mai realizzata. A Roma Paolo
III gli commissiona la sistemazione della Piazza del Campidoglio e, dal 1547, il completamento della Basilica
di San Pietro con la cupola centrale. A Firenze il linguaggio architettonico è quello della tradizione
quattrocentesca, ma è mutata la concezione dello spazio; a Roma, una visione grandiosa investe
architetture e città, ricollegando la Roma papale al suo glorioso passato classico.
CREAZIONE D’ADAMO
Uno dei più suggestivi riquadri della Genesi è la Creazione di Adamo. Sorretto dagli angeli e avvolto da un
mantello con la forma di un cervello, simbolo di sapienza e razionalità, Dio è una figura potente ed
energica: Adamo, disteso a terra, si solleva attratto dalla potenza vitale sprigionata dalla mano di Dio che
semplicemente sfiora le dita del primo uomo. Dio energico e possente allunga il braccio per trasmette re la
vita ad Adamo, le mani si sfiorano non si toccano. Evocano l’anelito costante dell’anima all’unione con Dio.
Il gesto non solo dà la vita ma anche la creatività, avendolo forgiato a sua immagine e somiglianza. E’
un’interpretazione nella figura di Adamo come simbolo di quella celebrazione dell’uomo attuata
dall’Umanesimo. Dopo una interruzione dei lavori per problemi finanziari nel 1511 fu scoperto una parte
dell’affresco e tutta la decorazione fu ultimata nel 1512. Già dalle scene del Peccato originale e cacciata dal
Paradiso Terrestre e della Creazione di Eva si nota una drastica riduzione del numero delle giornate (da
dodici/tredici a quattro) e gli Ignudi, anziché dopo le scene centrali, iniziarono ad essere dipinti per primi:
sono chiari indizi della drastica riduzione degli aiuti. In quel momento gli aiuti fiorentini dovettero essere
licenziati. Cambia stile, accentuando la monumentalità e l’essenzialità delle immagini, fino a occupare la
scena con un unico personaggio e ad eliminare il paesaggio. Data la curvatura della volta, le figure sono
deformate per poter essere viste come regolari dal basso.
SIBILLA LIBICA
La Sibilla Cumana (sotto) e il Profeta Isaia (a destra) sono tra coloro che, nel mondo pagano e in quello
ebraico, hanno annunciato la venuta di Cristo. Negli Ignudi Michelangelo esprime il suo concetto di
bellezza: corpi atletici e proporzionati, nei quali si riflette la bellezza di Dio. Sibille e Profeti non sono stati
rappresentati, con un forte scorcio da sotto in su, come richiesto dalla loro posizione, ma sono
rappresentati per essere osservati frontalmente, mentre lo scorcio è presente nelle architetture. Anche le
scene bibliche sono costruite con espedienti illusionistici. Una grande novità rispetto alla concezione
matematica della prospettiva del ‘400.
GIUDIZIO UNIVERSALE
Tra il 1536 e il 1541 Michelangelo torna alla pittura per completare la decorazione della Sistina con il
maestoso Giudizio Universale sulla parete dietro l’altare. Tutto però è cambiato rispetto a vent’anni prima:
quello che preme ora a Michelangelo non è più la bellezza ideale, ma il senso tragico del destino
dell’uomo. In alto, negli spazi a lunetta, gli angeli recano i simboli della Passione di Cristo A sinistra, i salvati
salgono faticosamente verso il cielo o vi vengono issati. A destra, i dannati sono trascinati verso il basso
dalle creature diaboliche. Attorno al Cristo-giudice si dispongono la Madonna e i santi con i loro attributi. Lo
sguardo severo di Cristo volge in basso, verso la schiera dei dannati. Qui c’è Caronte, che Michelangelo non
raffigura come il demone della mitologia pagana, ma come il traghettatore dell’Inferno di Dante. Tutte le
figure principali partecipano attivamente ed emotivamente al Giudizio, con le espressioni del volto, con
gesti delle mani e delle braccia, che affiorano in primo piano ora per affermare o interrogare o implorare,
oppure ripiegate al petto e al volto a manifestare angoscia, timore o sconvolgimento davanti al compiersi
del destino dell’umanità, coinvolgendo sommamente lo spettatore all'immane catastrofe. Sant’Andrea, San
Lorenzo e San Bartolomeo, San Bartolomeo. La seconda corona è composta da martiri, confessori della
Chiesa, vergini e altri beati. Nel gruppo di sinistra si vedono quasi esclusivamente donne, le vergini, le
sibille e le eroine dell'Antico Testamento. Spicca la monumentale donna in primo piano. Il gruppo di
destra è composto da martiri, confessori e altri beati, con una preponderanza di figure
maschili. Sull'estrema destra fa mostra di sé un uomo possente, che regge una croce aiutato da altri e
poggiandola illusionisticamente sulla cornice della parete laterale.
LEONARDO – VITA
Leonardo nacque il 15 aprile 1452 come figlio illegittimo di Ser Piero da Vinci, un piccolo borgo vicino a
Firenze. Nel 1472, a soli 20 anni, era già iscritto alla Compagnia dei Pittori e in poco tempo il suo talento fu
affinato a tal punto da superare il suo famoso maestro. A trent’anni si trasferisce a Milano, presso Ludovico
il Moro. A causa dell’invasione francese del 1499 rientra a Firenze. Dopo aver seguito Valentino nella guerra
per la conquista della Romagna, nel 1506 torna a Milano. Con l’elezione di papa Leone X nel 1513, si
trasferisce a Roma. Nel 1517, chiamato da Francesco I, lascia l’Italia per la Francia e qui muore nel 1519. Nel
1470 entra nella bottega di Andrea del Verrocchio, Leonardo è stato allievo del Verrocchio per quattro anni
insieme ad altri grandi artisti. Durante il suo percorso artistico, Leonardo si dedicò parallelamente a mille
altre ricerche in campo scientifico, studiando tutti i più grandi testi di architettura e scienza dell'epoca.
Dopo la sua consacrazione come artista (tra i primi capolavori l'Annunciazione, ora esposta agli Uffizi di
Firenze), Leonardo da Vinci divenne celebre per l'accuratezza delle sue figure, tanto realistiche
nell'esattezza delle proporzioni e dei tratti fisici. Leonardo incarna la figura del genio universale del
Rinascimento. Le prime opere indipendenti di Leonardo vengono datate tra il 1469 e i primi anni ‘70.
Troviamo ancora una grande influenza degli insegnamenti del Verrocchio. Ad esempio il dipinto “Madonna
Dreyfus”, Ritratto di Ginevra de’ Benc. Sostenne la superiorità della pittura sulla scultura appunto in nome
delle straordinarie possibilità evocatrici. Eccezionale per il suo tempo è il peso che nel corpus complessivo
delle opere hanno i disegni, intesi non più, come voleva la tradizione, come opere in sé, apprezzabili per
l'eleganza del delineare, ma come tracce di idee.
LEONARDO – ANNUNCIAZIONE
In quest’opera, realizzata nel 1472, quando aveva vent’anni ed era attivo nella Bottega del
Verrocchio, Leonardo si allontana volutamente dall’iconografia tradizionale dell’Annunciazione, per
collocare il tema sacro, il dialogo tra Maria e l’Angelo, in un’ambientazione naturalistica, decisamente
terrena. Nel dipinto si percepiscono ancora gli insegnamenti del Verrocchio, ma già emerge l’interesse di
Leo nella natura e nel trattamento della luce e dell’atmosfera. Davanti a un palazzo rinascimentale, in un
rigoglioso giardino recintato, l’Arcangelo Gabriele si inginocchia davanti alla Vergine rivolgendole il saluto.
Maria seduta con grande dignità davanti a un leggio sul quale è poggiato un libro gli risponde. La natura
occupa, in questa tavola, uno spazio rilevante. Oltre il muretto e i cipressi, simili a colonne, quasi a dividere
matematicamente la scena, si intravedono sullo sfondo un fiume con anse e barche, e alte montagne
punteggiate da torri. La luce è chiarissima, come mattutina, e ingentilisce i contorni delle figure,
preannunciando lo "sfumato". Per la prospettiva usa l’effetto dell’anamorfismo in cui l’immagine viene
proiettata sul piano un modo distorto, rendendo il soggetto dell’opera riconoscibile solamente se
l'immagine viene osservata secondo certe condizioni.
LEONARDO – CENACOLO
Il dipinto è datato al 1494-1498 circa e fu commissionato da Ludovico Sforza detto il Moro per
decorare il refettorio del convento presso la chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie a
Milano. Leonardo sconvolge ogni consuetudine e decide di rappresentare il momento in cui Gesù
ha appena annunciato il tradimento di Giuda. Non dipinge un evento che riguarda la fede, ma
coglie nel vivo un atto umano: il tradimento di un amico. Nel Cenacolo Leonardo riesce a
rappresentare il pensiero e le emozioni con il linguaggio dei corpi, delle mani e dei volti, studiati
nei minimi particolari. Per cristo non c’è un’aureola a indicarlo quale essere divino, ma solo il
luminoso cielo azzurro contro cui si staglia. La centralità di Cristo è anche prospettica: il punto di
fuga è sulla sua tempia destra. L’intera ambientazione della scena, una sala interna aperta da tre
finestre sullo sfondo, rispetta un rigoroso schema compositivo e prospettico, accentuato dal
soffitto a cassettoni, dalla quadratura del pavimento e dagli arazzi appesi alle pareti della stanza. I
personaggi sono equilibrati simmetricamente e sono suddivisi in quattro gruppi da tre.
LEONARDO – GIOCONDA
è un dipinto ad olio su tavola di pioppo eseguito da Leonardo da Vinci nel 1503 quando si trovava a Firenze.
L’opera raffigura Lisa Gherardini, moglie di Francesco Del Giocondo che richiese a Leonardo l’opera. Il
quadro presenta un’anamorfosi e ritrae una donna a mezzo busto con una lunga treccia, sopracciglia poco
visibili, un abito scollato decorato, maniche intercambiabili e un velo sulle spalle. Sorriso e sguardo sono
diretti verso l’autore e Leonardo vi applica lo sfumato, tecnica particolare eseguita con l’uso delle mani
direttamente sul dipinto per creare un’ombra ai lati degli occhi e della bocca sui quali scompare il contorno,
facendo sembrare così che la Gioconda stia sorridendo. Il paesaggio, costituito da montagne, un corso
d’acqua e un ponte, è maggiormente riconducibile a quello lombardo piuttosto che ai paesaggi toscani.
Inoltre, la parte destra e sinistra non sono allineate e viste in prospettive diverse, come se l’autore avesse
voluto eseguire una sorta di collage tra più luoghi.
DONATO BRAMANTE
Bramante, è un architetto e pittore italiano del Quattrocento, considerato fra i massimi esponenti del
Rinascimento. Donato Bramante nasce nel Ducato di Urbino nel 1444. La data esatta non è certa. Si forma
come pittore nella bottega di Fra’ Carnevale e si specializza nel dipingere sfondi, che riproducono elementi
architettonici, Urbino è un importante centro umanistico: Bramante entra in contatto con opere di artisti
quali Andrea Mantegna e Piero Della Francesca, e lavora probabilmente alla corte del duca Federico da
Montefeltro. Dopo un probabile viaggio a Mantova, era già attivo a Milano dove inizia a operare come
pittore e architetto. Fu in rapporti strettissimi con Leonardo. Detti i suoi frutti migliori a Roma, ed è proprio
qui che inizia la sua grande impresa architettonica che avrebbe cambiato il volto della città eterna.