LA VITA La città di Padova si affermò, dopo Firenze, come città dell’umanesimo e della riscoperta
dell’antico : ospitò Giotto, Paolo Uccello, De Medici, Donatello, Palla Strozzi e Filippo Lippi. Il massimo
esponente, appassionato anche di archeologia, fu Mantegna che entrò a far parte della bottega dello
Squarcione, dove si producevano anche sculture ispirate a Donatello. Lo Squarcione spesso adottava i
migliori artisti provenienti da famiglie povere.
Andrea Mantegna a 17 anni divenne un pittore autonomo con una propria bottega, frequentò anche
Ferrara e Venezia dove sposò Nicolosia Bellini. Nel 1460 si trasferì a Mantova dove divenne pittore di
corte dei Gonzaga (Ludovico III).
CAPPELLA OVETARI
Chiesa degli eremitani, Padova dal 1448 con Pinzolo, d’Alemagna e Vivarini
affresco
Dovette completare l’opera da solo a causa della morte dei suoi compagni, inoltre molti lavori vennero
distrutti durante la seconda guerra mondiale, soltanto l’ultimo registro rimane ma è profondamente
deteriorato.
ORAZIONE NELL’ORTO
Nella tavola centrale della pala è rappresentata la Madonna con il Bambino in braccio attorniata da
angeli seduta su un magnifico trono a sarcofago (morte e resurrezione di Cristo) marmoreo scolpito con
rilievi classici dal cui basamento pende un tappeto fiammingo dipinto. Negli scompartimenti laterali sono
disposti otto santi in modo da formare un semicerchio che contribuisce a sottolineare la profondità
spaziale, in alto sono appesi ricchi festoni di frutta derivanti dalle
decorazioni dei sarcofagi romani, la cornice è parte integrale della
rappresentazione ed è ispirata alla struttura dell’altare del santo di
Donatello. La forma del trittico è solo apparente perché la scena è
unificata da un unico punto di fuga, la luce è intensa e accende i colori
rendendo le figure scultoree, la passione di Mantegna nell’archeologia
è visibile nei putti e cornucopie (simboli di abbondanza). I principali
simboli vogliono sottolineare la continuità tra mondo antico e quello
cristiano, i numerosi fiori rappresentano la purezza , le mele la
speranza, le ghiande della quercia la forza, le pigne la fecondità, il
cedro invece di incorruttibilità e resistenza. Ogni santo infine regge
un libro per evidenziare l’importanza dello studio e al valore della cultura.
CRISTO MORTO
Tempera su tavola
LA PRIMAVERA
La dea nata dalla spuma del mare con onde non realistiche
raggiunge su una conchiglia sospinta dal vento Zefiro e dalla
brezza Aura l’isola di cipro dove è accolta da una delle Ore, le ninfe
che presiedono le stagioni, che le offre un mantello per coprirsi. La dea è nuovamente l’incarnazione
dell’humanitas cioè dell’armonia (bellezza non fisica ma geometrica ISCRIVIBILE IN UN
RETTANGOLO AUREO) e della perfezione nate dall’unione dello spirito con la materia , simbolo anche
della purezza dell’anima. I colori sono stati mescolati a polveri e sono prevalentemente chiari , il
chiaroscuro è quasi totalmente assente ed è presente una linea di contorno. Il corpo di Venere è esile con
arti allungati e spalle cadenti, sembra ritagliato su uno sfondo bidimensionale mentre i panneggi e i
capelli voluminosi, non c’è interesse per la resa spaziale infatti i personaggi
appaiono frontali mentre il paesaggio è ripreso dall’alto a volo d’uccello.
NATIVITà MISTICA
ANNUNCIAZIONE
Mostra a destra la Vergine seduta accanto a un leggio sulla soglia di casa mentre a sinistra la scena è
occupata dall’arcangelo Gabriele inginocchiato intento a salutare Maria con le ali spiegate in un
suggestivo paesaggio di alberi e montagne lontane. La scena non è intima ma all’ aperto e la luce è
modulata, la realtà naturalistica e i particolari molto dettagliati. Nel paesaggio all’orizzonte il senso di
lontananza è reso dai contorni indistinti (chiamati termini) e dalla sfumatura tendente a grigio-
azzurro, le figure perdono nitidezza Leonardo riteneva infatti che l’aria avesse una sua densità, un
colore e il pulviscolo che “sporca” la visione delle cose (se lontane più piccole e meno nitide). La
prospettiva è aerea e venne applicata l’anamorfosi cioè la deformazione volontaria alterando alcune
proporzioni negli arti tenedo conto del punto di vista dell’osservatore non come in Botticelli in cui la
deformazione era esclusivamente a scopo estetico.
Ne esiste una versione del louvre e una del national gallery entrambi
olio su tavola e raffigura l’incontro tra la Madonna e San Giovannino
nel deserto del Sinai con una pozza simbolo del battesimo. La scena si
svolge in un paesaggio naturalistico e le figure sono organizzate in
ordine piramidale in movimento, lo spettatore è coinvolto dallo sguardo
dell’angelo fisso e ribassato visto che la tavola era destinata ad una
pala d’altare, lo sfondo è costellato di stalattiti e stalagmiti ma i personaggi si uniscono
perfettamanete allo sfondo grazie allo sfumato. La luce crea una controluce che rende le figure meno
nitide però riane vera e non astratta e duplice. È alternativa perché ricca di simboli nascosti e nessun
santo porta l’aureola.
ULTIMA CENA
Venne realizzata con un metodo sperimentale che fece degradare velocemente l’opera anche a causa
dell’umidità. La figura di Giuda perde la sua posizione dalla parte opposta della tavola che viene
rappresentata riccamente imbandita e rivestita da una tovaglia bianca. Prestò particolare attenzione
ai particolari conoscendo la pittura fiamminga, c’è una forte prospettiva che continua le pareti del
refettorio e la scena è illuminata da due luci una in alto a sinistra e una da dietro, dalle tre finestre che
aprono uno scorcio sul paesaggio di sfondo visto a volo d’uccello. Le espressioni e i gesti, i movimenti delle
mani, sono molto varie, le figure sono monumentali, plastiche e statuarie (studi su
volti, mani e nature morte) raggruppate a tre a tre.
Olio su tavola
Manifesto della natura come entità in continua trasformazone e della visione della realtà
dell’artista
Olio su tavola