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ANDREA MANTEGNA (1431-1506)

LA VITA La città di Padova si affermò, dopo Firenze, come città dell’umanesimo e della riscoperta
dell’antico : ospitò Giotto, Paolo Uccello, De Medici, Donatello, Palla Strozzi e Filippo Lippi. Il massimo
esponente, appassionato anche di archeologia, fu Mantegna che entrò a far parte della bottega dello
Squarcione, dove si producevano anche sculture ispirate a Donatello. Lo Squarcione spesso adottava i
migliori artisti provenienti da famiglie povere.

Andrea Mantegna a 17 anni divenne un pittore autonomo con una propria bottega, frequentò anche
Ferrara e Venezia dove sposò Nicolosia Bellini. Nel 1460 si trasferì a Mantova dove divenne pittore di
corte dei Gonzaga (Ludovico III).

CAPPELLA OVETARI

 Chiesa degli eremitani, Padova dal 1448 con Pinzolo, d’Alemagna e Vivarini
 affresco

Dovette completare l’opera da solo a causa della morte dei suoi compagni, inoltre molti lavori vennero
distrutti durante la seconda guerra mondiale, soltanto l’ultimo registro rimane ma è profondamente
deteriorato.

SAN GIACOMO IN GIUDIZIO riporta tutte le caratteristiche tipiche della


sua pittura, ogni figura è definita plasticamente da una netta linea di contorno
che rende la scena tridimensionale, gli oggetti ricordano decorazioni funebri.

SAN GIACOMO AL MARTIRIO scena rappresentata come su di un


palcoscenico, la prospettiva è bassa e la scena è viva. Sulla sinistra Giacomo che
battezza un fedele, sulla destra la folla che viene scacciata e al centro una
figura che riprende il san Giorgio di Donatello.

SAN CRISTOFORO SAETTATO è presente nello stesso registro una


scena divisa in due parti da una colonna, inserite in uno spazio ampio e
prospetticamente perfetto. Il santo è raffigurato decapitato, sono
stato utilizzate diverse citazioni classiche che diventano tangibili e reali,
l’impianto risulta solenne; la scena è dettagliata è quasi illusionistica
infatti la testa appare in bilico.

ORAZIONE NELL’ORTO

Scena ambientata il giorno prima della cattura di Cristo in seguito al


tradimento di Guida. Su una nuvola si trovano alcuni angeli, simboli della
morte e del mondo senza Dio sono il corvo, le rocce nude e l’albero spoglio,
probabilmente la città di sfondo è Gerusalemme. I colori sono contrastanti
ma per questo motivo si esaltano a vicenda.
PALA DI SAN ZENO

 Chiesa di San Zeno a Verona (altare maggiore) terminata nel 1460


 Tempera su tavola

Nella tavola centrale della pala è rappresentata la Madonna con il Bambino in braccio attorniata da
angeli seduta su un magnifico trono a sarcofago (morte e resurrezione di Cristo) marmoreo scolpito con
rilievi classici dal cui basamento pende un tappeto fiammingo dipinto. Negli scompartimenti laterali sono
disposti otto santi in modo da formare un semicerchio che contribuisce a sottolineare la profondità
spaziale, in alto sono appesi ricchi festoni di frutta derivanti dalle
decorazioni dei sarcofagi romani, la cornice è parte integrale della
rappresentazione ed è ispirata alla struttura dell’altare del santo di
Donatello. La forma del trittico è solo apparente perché la scena è
unificata da un unico punto di fuga, la luce è intensa e accende i colori
rendendo le figure scultoree, la passione di Mantegna nell’archeologia
è visibile nei putti e cornucopie (simboli di abbondanza). I principali
simboli vogliono sottolineare la continuità tra mondo antico e quello
cristiano, i numerosi fiori rappresentano la purezza , le mele la
speranza, le ghiande della quercia la forza, le pigne la fecondità, il
cedro invece di incorruttibilità e resistenza. Ogni santo infine regge
un libro per evidenziare l’importanza dello studio e al valore della cultura.

MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO

 Tempera a colla su tela

San Sebastiano rappresenta il protettore dalla peste, lo sfondo della scena è


arricchito con un paesaggio di connessione tra antico e moderno (fico ed edera simbolo
di distruzione), il punto di vista è basso è ciò rende il santo plastico, la sua anatomia
è statuaria, illuminata dalla luce e evidenziata dal contorno nitido. Dal punto emotivo
è sereno con lo sguardo verso l’alto sebbene sia stato legato a una colonna e trafitto
da frecce e soprattutto i passanti si dimostrano indifferenti all’accaduto.

CRISTO MORTO

 Tempera a colla su tela

Probabilmente la tela fu realizzata per il pittore stesso, il Cristo è collocato


sulla piastra di unzione che occupa tutta la scena. Le figure (San Giovanni e
Maddalena in smorfie di dolore) sono plastiche infatti vi è verismo esecutivo,
la prospettiva non venne appositamente rispettata nei piedi (rimpiccioliti) e
nella testa ( aumentata di volume e leggermente reclinata) per far risultare
il corpo in scorcio. Le ferite e il sangue sono molto evidenziati e realistiche,
come simbolo dell’umanità di Cristo vi è il suo organo genitale posto come baricentro della figura ->
dimensione e dolore umano. L’opera ha altissima drammaticità e coinvolge l’osservatore.

Ricorda trionfo di Cesare!!


CAMERA DEGLI SPOSI

 Mantova, Castello di San Giorgio, camera picta


 Da 1465 a 1474
 Affresco con rifiniture a secco e applicazioni d’oro

La camera è posta al piano nobile della torre nord, ha una pianta


quadrata ed è coperta da una volta ribassata scandita da vele e pennacchi, aveva funzione di stanza
privata e sala per le udienze pubbliche. La struttura è resa classicheggiante in modo illusionistico
grazie alla decorazione ad affresco che corre su tutte le pareti e sul soffitto, soltanto camino, porte,
finestre e peducci sono veri. Il punto di vista ribassato rende gli atteggiamenti dei personaggi solenni
ed eroici. Nella parete ovest troviamo scene di Ludovico (a bozzolo con Francesco eletto cardinale e il
principe di Danimarca), di caccia e una con i putti e un’epigrafe, in quella nord invece è raffigurata la
corte dei Gonzaga in una scena quotidiana e in modo gerarchico ogni personaggi è identificabile e dipinto
fluidamente ma senza un’analisi psicologica, Ludovico è in primo piano decentrato e di profilo mentre la
moglie, i figli e le altre figure in secondo. Il marchese indossa una veste elegante da camera e un
elegante cappello rosso, ha appena ricevuto una comunicazione dal messaggero Andreasi Marsilio circa lo
stato di salute di Francesco Sforza. La moglie Barbara di Brandeburgo è circondata dai figli, dalla nana
di corte e vicino ha il cane Rubino. I colori sono prevalentemente caldi
soprattutto nelle vesti riccamente ricamate. Il soffitto è decorato con
clipei fortemente aggettanti e tridimensionali, finti medaglioni formati da
festoni vegetali e raffiguranti busti di imperatori romani (recupero
antichità classica). La volta presenta un finto oculo fonte ideale di luce e
meravigliosa opera prospettica,ispirato al Pantheon si apre su un cielo
azzurro solcato da soffici nubi ed è circondato da una balaustra marmorea
da cui si affacciano giovani donne sorridenti, putti alati, e un pavone raffigurati in scorcio dal basso. Il
grosso vaso di terracotta è appoggiato sul parapetto e pare destinato a cadere di sotto da un
momento all’altro.

SANDRO BOTTICELLI (1445-1510)


Alessandro Filipepi incarna la figura dell’artista del rinascimento della corte medicea, nacque a Firenze
nel 1445 da genitori di modesta condizione social, ebbe un apprendistato da orafo che gli permise di
conoscere a fondo tutte le possibilità espressive del disegno e dell’incisione. Verso il 1465 passò nella
bottega di Filippo Lippi da cui apprese la costruzione delle figure mediante una linea sinuosa e morbida
di contorno. Dopo la morte di Lorenzo nel 1492 e la solita del Savonarola Botticelli ebbe una crisi
artistica e iniziò a raffigurare soltanto scene religiose, profondamente influenzato dal nuovo sovrano.
Uno dei temi trattati all’epoca era il NEOPLATONISMO cioè l’interpretazione della dottrina platonica
in chiave di lettura cristiana (sincretismo) secondo la quale l’amore spirituale che ha come fine la
contemplazione della bellezza ideale è di gran lunga superiore alla passione carnale, la bellezza è infatti
manifestazione del divino che si riflette anche nella natura (Venere celeste come amore spirituale e
Venere terrena simbolo di desiderio irrefrenabile e umano) [l’universo è stato creato da Dio e l’uomo può
salire o scendere di grado con l’amore che si, permette la procreazione ma è anche un amore dei sensi].
MADONNA MAGNIFICAT

Raffigurata nella tavola circolare intenta a scrivere in una posa complessa


mentre regge Gesù bambino e una melagrana, gli angeli li circondano e la scena
è accompagnata da uno sfondo paesaggistico. L’opera presenta forti colori ed è
fortemente religiosa, è caratterizzata da una linea di contorno che delinea le
figure dai volti dolci ma tristi, non vi è plasticità.

ADORAZIONE DEI MAGI

 Tempera su tavola

La scena si svolge davanti a un edificio semi diroccato e fissa il momento


in cui i re Magi arrivano a destinazione accompagnati da un folto seguito
di personaggi tutti vestiti in costumi quattrocenteschi. Quasi tutti i
protagonisti sono riconoscibili, sono disposti a piramide e fanno parte della
famiglia Medici o della loro cerchia (Lorenzo e Giuliano con altri artisti e
filosofi della corte), ciò attesta la potenza dei signori di Firenze li celebra
trasformandoli in interpreti di fatti biblici. (Cosimo il vecchio, Piero,
Giovanni). In tutta l’opera c’è armonia, persino nella distribuzione dei
colori ed è innovativa strutturalmente poiché non orizzontale.

LA PRIMAVERA

 Tempera e tempera grassa su tavola

La scena, ambientata in un lussureggiante giardino che pare


incantato con un tappeto fiorito dettagliatissimo, fu realizzata
per una committenza privata (forse nozze, committente cugino
di Lorenzo); sugli alberi sono presenti arance come frutti.
Partendo da destra si riconosce la figura di Zefiro nonché vento
fresco della primavera, che con le sue gote gonfie afferra la giovane ninfa Clori a cui escono fiori dalla
bocca e che si trasforma nella bionda e sorridente Flora, dea della primavera e della fecondità
raffigurata con un leggero abito a motivi floreali mentre sparge i boccioli che tiene in grembo. Al centro
leggermente arretrata ma evidenziata dall’arcata aperta fra gli alberi, Venere intesa come dea
dell’amore spirituale che indirizza le azioni umane al ben, alle sue spalle vi è un cespuglio di mirto simbolo
del matrimonio. Cupido bendato invece scaglia una freccia infuocata verso le tre fanciulle identificabili
con le tre Grazie (tre aspetti di Venere, castità, bellezza e voluttà). Mercurio, messaggero degli dei,
all’estrema sinistra è riconoscibile dai calzari alati e dal petaso mentre sposta le nuvole con il bastone
caduceo. Rappresenta forse la conquista della ragione mediante le fasi dell’amore terreno e spirituale,
Venere rappresenta l’humanitas cioè la bellezza scaturita dall’incontro fra materia e spirito. Le figure
risultano lunghe e assottigliate, paiono non avere peso manca la fisicità tanto che la scena sembra una
favola volutamente lontana dalla realtà data la leggerezza delle movenze, il chiaroscuro è appena
accennato (figure bidimensionali) ma la luce mette in evidenza i colori e i visi esprimono malinconia. Il
suo mondo perfetto non consisteva in una perfezione prospettica ne nella resa spaziale dello sfondo che
risulta infatti bidimensionale ma divina. Un’altra lettura è quella politica in cui la primavera sarebbe
simbolo della città.
LA NASCITA DI VENERE

 Tempera su tela inchiodata su tavola


 Tema spirituale con personaggi pagani (battesimo di Cristo
del Verrocchio con Botticelli e Leo)

La dea nata dalla spuma del mare con onde non realistiche
raggiunge su una conchiglia sospinta dal vento Zefiro e dalla
brezza Aura l’isola di cipro dove è accolta da una delle Ore, le ninfe
che presiedono le stagioni, che le offre un mantello per coprirsi. La dea è nuovamente l’incarnazione
dell’humanitas cioè dell’armonia (bellezza non fisica ma geometrica ISCRIVIBILE IN UN
RETTANGOLO AUREO) e della perfezione nate dall’unione dello spirito con la materia , simbolo anche
della purezza dell’anima. I colori sono stati mescolati a polveri e sono prevalentemente chiari , il
chiaroscuro è quasi totalmente assente ed è presente una linea di contorno. Il corpo di Venere è esile con
arti allungati e spalle cadenti, sembra ritagliato su uno sfondo bidimensionale mentre i panneggi e i
capelli voluminosi, non c’è interesse per la resa spaziale infatti i personaggi
appaiono frontali mentre il paesaggio è ripreso dall’alto a volo d’uccello.

COMPIANTO SUL CRISTO MORTO

I personaggi sono spinti verso lo spettatore per coinvolgerlo, i colori sono


contrastanti e cupi per accentuare la drammaticità, le figure sono piatte e
contornate da linee, avvolti in mantelli chiaroscurati. Le figure si incastrano
tra loro in un gioco lineare, l’opera esprime il turbamento dell’autore.
VASARI DEFINì IL RINASCIMENTO MATURO SVILUPPATOSI TRA
FIRENZE, ROMA E VENEZIA MANIERA MODERNA O GRANDE
MANIERA.

NATIVITà MISTICA

Venne eseguita intorno al 500 e viene descritta nell’apocalisse di San Giovanni,


è un’opera che rifiuta le innovazioni del rinascimento, in alto gli angeli si
abbracciano per la scena che si svolge al centro cioè la nascita del Bambino. Dal
punto iconografico è classicheggiante, non viene utilizzata la prospettiva e i
piani di profondità sono confusi. Le figure sono rappresentate gerarchicamente
e caratterizzate da posizioni e torsioni non naturali, i colori sono ricchi ma
simboleggia la crisi di Botticelli verso le conquiste artistiche.
LEONARDO DA VINCI (1452-1519)
Si sviluppò nella bottega del Verrocchio con Botticelli ma tra i due artisti vi sono profonde differenze,
nel primo la linea di contorno non è netta bensì introduce lo sfumato, il secondo invece utilizza sempre
una linea costante e fluida. Leonardo nacque nel 1452 e morì nel
1519, nella sua vita venne definito omo sanza lettere poiché
non si interessò mai alle materie umanistiche privilegiando
sempre quelle artistiche e scientifiche. In virtù delle sue
straordinarie doti entrò nellla crchia di artisti di Lorenzo il
Magnifico. Nel 1482 giunge a Milano alla corte Sforza dove fa
la conoscenza di Donato Bramante e dove sperimenta in ambito
urbanistico e architettonico (marciapiede). Nel 1501 tornò a Firenze viaggiando per Mantova (Isabella
d’Este) Venezia e Roma, muore poi in Francia ad Amboise(schizzo del cartone di Sant’Anna e della
battaglia Anghiari).Leonardo privilegiò sempre la realtà fenomenica e lo sperimentalismo (osservazione
e conoscenza diretta della natura, rifiutò il metodo deduttivo aristotelico e l’intellettualismo di Platone.
Fu un valido scienziato, ingegnere e artista tanto da indagare la natura, l’anatomia e i meccanismi
mediante i suoi disegni, con un approccio del tutto particolare interpretava l’arte com euna scienza. Alle
linee eleganti, ai colori piatti e alla natura irrealistica di Botticelli vengono contrapposte le linee
spezzate, rette o curvilinee, il tratteggio leggero o pesante, la prospettiva curata, i soggetti e i
paesaggi verisimili di Leonardo che con il suo tratto rendeva il paesaggio come in movimento.

ANNUNCIAZIONE

 Olio e tempera su tavola


 Poetica degli affetti o moti dell’anima, per restituire
l’interiorità dei personaggi attraverso le espressioni, i
movimenti degli arti.

Mostra a destra la Vergine seduta accanto a un leggio sulla soglia di casa mentre a sinistra la scena è
occupata dall’arcangelo Gabriele inginocchiato intento a salutare Maria con le ali spiegate in un
suggestivo paesaggio di alberi e montagne lontane. La scena non è intima ma all’ aperto e la luce è
modulata, la realtà naturalistica e i particolari molto dettagliati. Nel paesaggio all’orizzonte il senso di
lontananza è reso dai contorni indistinti (chiamati termini) e dalla sfumatura tendente a grigio-
azzurro, le figure perdono nitidezza Leonardo riteneva infatti che l’aria avesse una sua densità, un
colore e il pulviscolo che “sporca” la visione delle cose (se lontane più piccole e meno nitide). La
prospettiva è aerea e venne applicata l’anamorfosi cioè la deformazione volontaria alterando alcune
proporzioni negli arti tenedo conto del punto di vista dell’osservatore non come in Botticelli in cui la
deformazione era esclusivamente a scopo estetico.

ADORAZIONE DEI MAGI

 Olio e tempera su tavola con parti in lacche rosse, verdi e biacca

Grandioso per dimensioni e numero di personaggi è rimasto allo stato di


abbozzo, incompleta con parziale stesura del primo color, le figure sono
modellate dal chiaroscuro con il bistro, un pigmento bruno poi dipinte per
velature sovrapposte ed evidenziate nei punti luce. La Madonna e il
Bambino al centro della composizione sono ripresi da un punto di vista alto e sono circondate da
Giuseppe, i tre re con gli angeli tutti intorno. Sullo sfondo un paesaggio naturale con la grotta della
natività e altre figure che potrebbero rappresentare l’umanità prima della rivelazione divina così come
le rovine potrebbero indicare la fine dell’era pagana. Vi è una grande varietà di espressioni, mimica e
gesti, dallo stupore alla contemplazione, chi inginocchiato chi con le braccia al cielo, tuttavia sono
singolari ma poco riconoscibili.

VERGINE DELLE ROCCE

Ne esiste una versione del louvre e una del national gallery entrambi
olio su tavola e raffigura l’incontro tra la Madonna e San Giovannino
nel deserto del Sinai con una pozza simbolo del battesimo. La scena si
svolge in un paesaggio naturalistico e le figure sono organizzate in
ordine piramidale in movimento, lo spettatore è coinvolto dallo sguardo
dell’angelo fisso e ribassato visto che la tavola era destinata ad una
pala d’altare, lo sfondo è costellato di stalattiti e stalagmiti ma i personaggi si uniscono
perfettamanete allo sfondo grazie allo sfumato. La luce crea una controluce che rende le figure meno
nitide però riane vera e non astratta e duplice. È alternativa perché ricca di simboli nascosti e nessun
santo porta l’aureola.

ULTIMA CENA

 Refettorio del convento di S. Maria delle grazie (cenacoli tema


eucarestia)
 Tempera grassa, oli e lacche su muro

Venne realizzata con un metodo sperimentale che fece degradare velocemente l’opera anche a causa
dell’umidità. La figura di Giuda perde la sua posizione dalla parte opposta della tavola che viene
rappresentata riccamente imbandita e rivestita da una tovaglia bianca. Prestò particolare attenzione
ai particolari conoscendo la pittura fiamminga, c’è una forte prospettiva che continua le pareti del
refettorio e la scena è illuminata da due luci una in alto a sinistra e una da dietro, dalle tre finestre che
aprono uno scorcio sul paesaggio di sfondo visto a volo d’uccello. Le espressioni e i gesti, i movimenti delle
mani, sono molto varie, le figure sono monumentali, plastiche e statuarie (studi su
volti, mani e nature morte) raggruppate a tre a tre.

GINEVRA BENCI COME ESEMPIO DI RITRATTO (non busti ritratto),


L’OPERA CI è PROBABILMENTE GIUNTA TAGLIATA LA LINEA NON è
NETTA, IL CHIAROSCURO DATO DAL COLORE STESO CON LE DITA.

DAMA CON L’ERMELLINO

 Olio su tavola

Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro, è raffigurata a ¾ come se si fosse


girata improvvisamente verso la destra dell’osservatore animando la scena e
accennando un sorriso. Anche l’ermellino è verisimile nel pelo ed è simbolo
dell’effigiata (in greco GALè come gallerani) come purezza e castità.
MONNALISA o GIOCONDA

 Manifesto della natura come entità in continua trasformazone e della visione della realtà
dell’artista
 Olio su tavola

Iniziata e completata tra 1503 e 1506, la donna apparentemente immobile e


quieta si affaccia su una balaustra che doveva essere delimitata da due
colonne, il movimento è molto lento e la testa lievemente ruotata ricoperta da
un leggero velo. I vestiti non sono da dama bensì modesti e non porta alcun
gioiello, il paesaggio di sfondo è straordinario e probabilmete riprende la valle
dell’Arno. Lo sgaurdo della donna è misterioso, il suo sorriso sfuggente e la luce
crepuscolare in modo da rendere indefiniti i contorni come nella bocca e negli
occhi, inoltre ciò unisce figura e sfondo grazie anche alla nebbia e mette in
evidenza ogni pieghettatura dell’abito, i panneggi.

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