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PITTURA GOTICA

PITTURA SU TAVOLA E MINIATURA: La sua realizzazione consente agli artisti di


esprimersi. Le tipologie preferite sono le croci dipinte e le pale d’altare.
croce dipintaà 2 tipologie: Cristo trionfante o Cristo morente.

PITTURA ITALIANA- tra il Duecento e il Trecento


Il Duecento e il Trecento sono per la pittura italiana due dei secoli più importanti e produttivi. A
quella degli affreschi e dei mosaici si affianca anche una produzione di tavole dipinte.
La pittura su tavola trova nella realtà toscana del Duecento degli ambienti di sviluppo più fertile
appropriati. Questa vasta diffusione è spesso favorita anche dalle ricorrenti committenze da parte
degli ordini mendicanti dei francescani e dei domenicani che in tal modo miravano sempre più ad
ampliare la devozione dei fedeli.

ÞBonaventura Berlinghieri
……………………………………
Il Dossale* con San Francesco e Storie della sua vita,
conservato nella Chiesa di San Francesco a Pescia (Toscana, è
l’unica opera firmata da Bonaventura Berlinghieri. Risalente al
1235, la tavola, di forma cuspidata, presenta sei scene della vita
di San francesco e al centro troviamo la figura stante di
quest’ultimo. Con la scena San Francesco riceve le stimmate,
l’artista introduce l’avvenimento più straordinario e in qualche
modo riassuntivo dell’intera vita del santo. Nella narrazione di
Berlinghieri, Francesco in ginocchio occupa il centro inferiore
della rappresentazione sullo sfondo di un paesaggio desolato.

*pannello decorato posto sulla faccia posteriore dell’altare.

ÞCoppo di Marcovaldo
Nella Madonna in trono con il Bambino, Coppo adotta con grande
padronanza tecnica molti dei tradizionali schemi della pittura bizantina.
La Vergine viene rappresentata seduta su un sontuoso trono dalla spalliera
bombata a forma di lira, secondo il gusto orientale.
La tavola presenta diverse caratteristiche innovative, ad esempio il
piccolo Gesù non è più rappresentato frontalmente ma in atto di rivolgersi
alla madre oppure la Madonna assisa, elemento che riprende l’arte
bizantina. I panneggi della veste del bambino e di quella di Maria sono
poi sottolineati con una serie di sottili profilature d’oro che ne accentuano
la preziosità.
ÞCimabue
La personalità di maggior spicco della pittura fiorentina del Duecento è senza dubbio quella di
Cimabue. Nacque a Firenze intorno al 1240 e fu attivo a Roma nel 1272. La formazione di
Cimabue è legata fortemente alla tradizione bizantina che, almeno in Italia, continuava a
rappresentare il principale punto di riferimento artistico e culturale.

Maestà del Louvre

La grande tavola cuspidata, custodita oggi al Museo del Louvre,


rappresenta una Maestà cioè una Madonna con il bambino, seduta in trono
e contornata da angeli. La Vergine a dimensioni colossali in quanto
nonostante sia seduta, è alta quasi il doppio degli angeli secondo la
prospettiva gerarchica, in base alla quale non è raffigurato di dimensioni
maggiori il personaggio più vicino ma bensì quello più importante. Il trono
è rappresentato in una prospettiva latero-frontale, cioè in modo che la parte
anteriore appaia vista di fronte, così solo quella laterale può dare l’effetto
della profondità prospettica. I colori sono pacati e quasi spenti sul fondo
oro, con una forte predominanza dei bruni. Il senso del volume è restituito
tramite il panneggio delle vesti, realizzato accostando tonalità più chiare o
più scure di colore.

Madonna di Santa Trinità

La grande tavola databile al 1288/1292, rappresenta la Madonna in


trono con il Bambino contornata da otto angeli e quattro profeti.
Mediante l’uso del chiaroscuro, l’artista riesce a suggerire una
complessità spaziale che è messa in evidenza anche dalla presenza dei
Quattro profeti. I corpi dei personaggi sono dipinti in modo che i
complicati panneggi delle loro vesti contribuiscano a sottolinearne la
solida fisicità. La continuità ideale di Cimabue con la formazione
romanico-bizantina rimane evidente anche in questa tavola. Ciò si
rileva dal diffuso utilizzo dell’oro, per lo sfondo e per le aureole, e da
una certa schematicità degli atteggiamenti, ad esempio nelle teste degli
angeli inclinate in modo simmetrico leone rispetto alle altre.
Crocefisso di Arezzo

Tale opera si trova nella Chiesa di San Domenico ad Arezzo, si tratta


di una croce dipinta di notevoli dimensioni che costituisce una novità:
il patetismo cioè l’introduzione di caratteristiche ed elementi patetici
tali da indurre chi osserva la commozione al coinvolgimento emotivo.
Si tratta di una croce sagomata e dipinta a tempera e oro su tavola.
Riporta l’iconografia del Cristo morente in croce, con gli occhi chiusi,
la testa appoggiata sulla spalla e il corpo inarcato a sinistra. Il torace
ha una struttura tripartita, le mani sono appiattite e i colori sono
preziosi sia per l’uso dell’oro che del rosso. Ai lati del braccio della
croce sono presenti i due dolenti a mezzobusto in posizione di
compianto: la Vergine e San Giovanni Evangelista. Nel tondo in alto,
chiamato clipeo, è raffigurato il Cristo benedicente. La parte bassa
della croce, dove troviamo i piedi di Cristo, è chiamata piedicroce.

Crocifissione Assisi Basilica Superiore di San Francesco

Tale dipinto lo troviamo nel transetto


della Chiesa superiore della Basilica di
San Francesco di Assisi. La scena
raffigurata è parte del ciclo di Assisi.
Il deteriorarsi dell’intonaco delle
pareti ha dato origine a una particolare
reazione chimica di ossidazione del
bianco di piombo che ha determinato
una sorta di inversione dei colori,
creandone un negativo. Al centro
dell’affresco spicca la figura del Cristo
crocifisso. Due opposte schiere di
angeli piangono la morte di Gesù e
loro strazio è evidenziato dal fatto che
alcuni di essi si coprono il viso per la
disperazione. Le donne e gli altri personaggi dolenti sono volutamente più piccoli.

ÞDuccio di Buoninsegna
È il capostipite dei pittori senesi, ha una formazione artistica
bizantina.

Maestà di Rucellai
Nota anche come Madonna Laudesi (o dei Penitenti), è una pala
d’altare che rappresenta la Vergine in trono con il Bambino
circondata da sei angeli. In questa pala Duccio concentra la
propria attenzione sulla fluidità delle linee e sulla raffinata
armonia dei colori. Utilizza inoltre una prospettiva del trono
latero-frontale. Gli angeli, inginocchiati ai lati del trono disposti
in modo speculare, hanno dei volti inespressivi.
Maestà del Duomo di Siena
Si tratta di una tempera su tavola conservata al
Museo dell’Opera del Duomo di Siena.
Sulla faccia anteriore (recto) è rappresentata una
Maestà, una Madonna col bambino circondata da
angeli e santi. I volumi dei corpi non sono posti in
rilievo e ciò che li rende percepibili è l’equilibrata
simmetria del disegno. La figura centrale della
Madonna e anche personaggi di contorno vengono
disposti secondo una logica decorativa.

Sulla faccia posteriore (verso) sono dipinti vari episodi della


vita della passione di Cristo. Il retro della grande pala,
destinato essere visto esclusivamente dal clero, è suddiviso in
26 scene. I colori appaiono studiati in modo da accordarsi
armoniosamente tra loro, come ad esempio nella scena centrale
con la crocifissione, dove le vesti e mantelli dei vari personaggi
presentano alternativamente colori caldi e colori freddi.
La cimasa (parte superiore della pala) e la predella (parte
inferiore) sono state perdute.

ÞGiotto
È il più grande pittore del Trecento, nasce nel 1267 con una certa probabilità nel quartiere fiorentino
di Santa Maria Novella. Si forma verso il 1280 nella Bottega di Cimabue (maestro di Giotto ma
probabilmente avevano solo relazioni di lavoro).
Nonostante la fama di Cimabue fosse alta, Giotto la superò introducendo l’utilizzo una nuova
prospettiva e l’uso sapiente dei colori e del chiaroscuro. Egli infatti conferisce alle proprie pitture una
verosimiglianza, un volume è un taglio nuovi e sconvolgenti. I corpi dei personaggi sono
rappresentati da Giotto con ulteriore e assoluta libertà. Lo spazio all’interno del quale tali corpi
vengono inseriti acquisisce un nuovo senso di tridimensionalità. I volti dei suoi personaggi non sono
più ripetitivi ma rappresentano volti pieni di sentimenti ed espressività.

1300à Giotto si recò a Roma e realizzò dei mosaici per l’Antica Chiesa San Pietro al Vaticano.

Giovanni Boccaccio, in una delle più celebri novelle del suo Decameron, lo definisce “il miglior
dipintor del mondo”.
Dante Alighieri loda l’artista dedicandogli una celebre terzina del Purgatorio: “Credette Cimabue
nella pintura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura.” In questi versi
si sintetizza il senso stesso dell’esperienza giottesca, le cui novità finiscono per oscurare anche la
grandezza di Cimabue.
Francesco Petrarca lo definì “pictor egregius”, capace di stupire per la sua arte anche più grandi
esperti.

o Ciclo di Assisi
L’esordio artistico di Giotto avviene nella Chiesa superiore della Basilica di Francesco d’Assisi.
Tale ciclo occupa la fascia inferiore delle pareti longitudinali della basilica e si compone di 28
affreschi, che riguardano la storia di San Francesco e ricoprono le pareti dell’unica navata.
Ciascuna campata accoglie tre episodi e ogni affresco è separato dall’altro da colonne tortili
dipinte. Qui, Giotto vuole dare la sensazione di essere in uno spazio più ampio. Il transetto è
dipinto da Cimabue, dove si trova la Crocifissione di Cristo (danneggiato).

Crocefisso di Santa Maria Novella

È una croce dipinta commissionata dai Domenicani per la


Basilica fiorentina di Santa Maria Novella. Si tratta di una
tempera su tela a sua volta incollata su una tavola di grandi
dimensioni. La croce non appare più come un elemento
astrattamente simbolico ma come qualcosa di materiale, che
dunque ha bisogno di un ringrossamento alla base che la
sostenga. Qui Giotto si concentra soprattutto sullo studio delle
reazioni e degli atteggiamenti che un uomo potrebbe assumere
qualora fosse sottoposto al martirio della croce.

o Cappella degli Scrovegni (Ciclo degli Scrovegni)


Una delle innovazioni più grandi della pittura di Giotto e la sua capacità di addentrarsi nella
caratterizzazione fisica e psicologica dei personaggi. Si tratta di un ciclo di affreschi padovani della
cappella degli Scrovegni, la cui realizzazione l’artista si dedica fra il 1303 e il 1305. Rispetto al
ciclo di Assisi, quello di Padova è concepito interamente da Giotto, il che gli consente di studiare
con attenzione la disposizione degli affreschi in modo da adattarli nel migliore dei modi.

Pala della Madonna d’Ognissanti


Il nome deriva dal fatto che proviene dalla chiesa di Ognissanti. Essa è una
delle 12 più antiche priorie* di Firenze. In questa pala Giotto riprende un
tema, quella della maestà, molto caro alla cultura gotica. Nel dipinto, una
tavola cuspidata di grandi dimensioni oggi conservata alla Galleria degli
Uffizi, l’artista si riallaccia alla tradizione del fondo oro ma introduce
anche alcune importanti novità: appaiono le massicce figure della vergine e
del bambino. Sulle ginocchia della vergine Giotto simula un effetto di luce
che consente di individuarle come chiaramente appartenenti a un piano
avanzato leggermente ruotato rispetto all’intera figura. Gli angeli in piedi ai
lati anteriori del trono recano rispettivamente la corona d’oro e una
pisside, a conferma dell’attenzione di Giotto anche per la rappresentazione
di concetti teologici e dottrinali di rilievo.

*prioria: chiesa di una certa importanza.


ÞAmbrogio Lorenzetti
La grande stagione della pittura senese del trecento vede come uno degli ultimi rappresentanti
Ambrogio Lorenzetti.
La tipologia degli affreschi Ambrogio Lorenzetti eccelle nel Ciclo del Buon governo e del Cattivo
Governo, nella Sala dei Nove, detta anche Sala della Pace nel palazzo pubblico di Siena (1340).
Il ciclo si snoda lungo tre pareti del salone di rappresentanza.
Quella minore è occupata dalle allegorie del Buon Governo.
Sulle due pareti lunghe, invece, sono rappresentati, nella prima gli Effetti del Buon Governo in città
in campagna e, nella seconda, le allegorie del Cattivo Governo e degli Effetti del Cattivo Governo in
città in campagna. L’importanza di questi affreschi è fondamentale se si considera che essi sono una
delle prime espressioni di arte civile (cioè non religiosa).

Simbologia degli Effetti del Buon Governo


- CITTA’
contadini, artigiani – attività basate sul denaro
simbolo della danza e della musica
messaggio che ne deriva è che la cultura e l’economia sono elementi fondamentali per
l’edificazione di una città.
dettagli tra gli edifici- bifore, archi, tetti merlati – tutti questi simboleggiano la prosperità che nasce
dalla pace del buon governo.
- CAMPAGNA
PRINCIPI D’ORDINE, PROSPERITA’ e OPEROSITA’- elementi già messi in evidenza in città.
- in alto aleggia la sicurezza che reca nelle mani la rappresentazione di un impiccato simbolo di
giustizia con chi trasgredisce le leggi.
-non vi è alcun desiderio di rappresentazione realista. La prospettiva degli edifici cittadini non
segue una regola geometrica, tanto che essi appaiono più massicci e maestosi.

Il Buon Governo
à vecchio saggio con scettro, scudo e corona, vestito di un mantello bianco e nero (stemma di
Siena)

sopra le figure di Fede, Carità e Speranza (da sinistra a destra)


alla sua destra siedono la Prudenza, la Fortezza e la Pace;
seduta su un trono, in atto di reggere
alla sua sinistra vi sono la Magnanimità, Temperanza e Giustizia in perfetto equilibrio la bilancia,
tenuta in alto dalla Sapienza.

in basso, concludono la composizione i 24 consiglieri della città,che reggono due lunghi cordoni che
la Concordia (a sinistra dei Consiglieri) porge loro.

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