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LEZIONE 10- CIMABUE E GIOTTO

Nel duecento si verificò un periodo di forte cambiamento culturale e sociale. Sotto l’influsso della
scultura gotica, anche la pittura italiana inizia ad allontanarsi dal modello bizantino. Accanto al
mosaico e all’affresco, si sviluppò la pittura su tavola, si diffusero in fretta le pale d’altare, nacque il
trittico e il polittico. Gli artisti si specializzarono poi nella produzione di grandi crocefissi da appendere
sopra il presbiterio, si passa dall’immagine di un Cristo che trionfa sulla morte a quella di un uomo
sofferente abbandonato nel dolore.
CIMABUE
(1240-1302) pittore gotico che riformò profondamente la tradizione bizantina, conservandone alcuni
caratteri.

Cimabue, Crocifisso di Arezzo

Dipinto per la chiesa di San Domenico tra il 1260 e il 1270, i particolari


anatomici sono delineati schematicamente, come si può vedere nei muscoli delle braccia, le ciglia e le
palpebre sono molto marcate, il ventre è diviso in tre parti, i contorni della figura sono netti e scuri.
Anche fondo oro e la preziosa decorazione geometrica della croce richiamano la tradizione bizantina.
Il corpo acquista volume grazie al chiaroscuro. Rivela la ricerca di un maggiore naturalismo, infatti
tutto si fa più morbido, sfumato e naturale.

Cimabue, Crocifisso di S. Croce prima del 1966 Firenze

Realizzato nel 1280 e conservato nella chiesa di Santa Croce a Firenze. I


tratti del viso sono meno spigolosi rispetto al precedente, ma l’espressione di dolce malinconia
sembra nascondere il vero dolore. Il corpo è inarcato, sottile e sinuoso, le braccia sono quasi dritte e
parallele alla croce in modo innaturale. L’aureola si sposta a sinistra rispetto all’asse centrale e segue
l’andamento del capo conferendo realismo e movimento. I volumi sono definiti da sfumature e
chiaroscuro. La figura però rimane piuttosto uniforme e piatta, le mani sembrano incollate sulla croce
e i piedi sono sullo stesso piano.

Cimabue, Maestà di Santa Trinita Firenze


Realizzata nel 1290 circa e conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze, è una pala di grandi
dimensioni che rappresenta la Madonna in trono con il Bambino in braccio e gli angeli intorno. Viene
conservata la tradizione bizantina, ma vengono ricercate soluzioni nuove per rendere lo spazio
tridimensionale e i corpi solidi. La Vergine è regale e elegante, è definita da una linea sottile e
delicata, l’abito è scuro e cosparso di filamenti d’oro. Al centro di uno scenario irreale è collocato il
trono monumentale. Dalla tradizione bizantina derivano gli elementi più decorativi dell’opera, le
lumeggiate e il fondo oro che illumina i colori vivaci e preziosi delle vesti dei personaggi e le ali degli
angeli. Le figure della Madre e del Bambino sono di dimensioni maggiori rispetto agli altri personaggi.
Viene ricercata la profondità spaziale, imponente e scorciata. L’espressività si manifesta nei visi dolci
degli angeli, in quello sorridente di Maria che si rivolge allo spettatore e nella tenerezza fra lei e il
bambino.

Cimabue, Assisi, Bas. S. Francesco, Ch. Sup., Crocifissione

Uno degli affreschi rovinati di Cimabue, con il tempo il pigmento si è


ossidato questo fatto è legato ad un errore nella bianca. Solo due punti sono rimasti integri. La scena
raffigura Cristo sofferente al centro, a sinistra i seguaci di Cristo , a destra ebrei e romani.

Alcuni dipinti di Cimabue

Maestro d. Catt., Ass., B. S. Fr., Ch. Sup., La cattura di Cristo

P. Cavallini, Roma, S. M. in Trast., L'Annunciazione

P. Cavallini, Roma, S. Cecilia in Trast., Il Giud. Univ., dett.

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