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Dalle prime immagini di Cristo alla croce dipinta

Il Concilio di Nicea II, VIII secolo:


La creazione delle immagini religiose

 Noi deliberiamo, con ogni cura e diligenza, che – come la preziosa e vivificante Croce
– le venerande e sante immagini – in pittura, o in mosaico o in qualsiasi altra materia
– vengano esposte nelle sante chiese di Dio, sulle sacre suppellettili, sulle vesti, sulle
pareti e sulle tavole, nelle case e nelle strade, si tratti dell’immagine del Signore Dio
Salvatore nostro Gesù Cristo, o della Santa Madre di Dio, o degli angeli degni di
onore, o di tutti i santi e pii uomini. Infatti quanto più esse vengono viste nelle
immagini, tanto più coloro che le guardano sono portati al ricordo e al desiderio di
quelli che esse rappresentano e a tributare loro rispetto e venerazione. Non si tratta
certo, secondo la nostra fede, di un vero culto di adorazione, che è riservato solo alla
natura divina, ma di un culto simile a quelle che si rende all’immagine della preziosa
e vivificante croce, ai santi vangeli e agli altri oggetti sacri, onorandoli con l’offerta di
incenso e di lumi, come era uso presso gli antichi. L’onore reso all’immagine, infatti,
passa a colui che essa rappresenta e chi adora l’immagine, adora la sostanza di chi
in essa è riprodotto.

 (Concilium Nicaenum II, VIII secolo, PG 136, 24-34)


La statua del Buon Pastore (III secolo) conservata ai
Musei Vaticani di Roma ci mostra la rappresentazione di
Gesù come pastore di anime così come ci viene
raccontato dai Vangeli. Anche stilisticamente la scultura
ha ampi riferimenti alla statuaria greca come puoi vedere
nelle due immagini in basso.

La statua del Buon pastore riprende l’iconografia classica del


Moskoforo (portatore di vitello) e del Krioforo (portatore di ariete)
Soffitto della tomba di Clodiu
Hermes; fine del II secolo, affresco,
Roma, Catacombe di San
Sebastiano

Il medaglione è stato variamente interpretato.


Probabilmente raffigura Gesù che predica,
rappresentato come un imperator nell’atto di
arringare le truppe (adlocutio), visto quindi nella sua
superiorità divina, come è dimostrato dalla
differenza di misure rispetto agli ascoltatori. C’è
quindi un ricordo classico visibile anche nella
ponderazione e nel movimento dell’immagine nello
spazio. La pittura è eseguita a macchie,
compendiari, rapida, soprattutto nelle figure degli
ascoltoatori resi con sctrisce verticali che
avvevvano al corpo e con punti sovrastanti eche
evocano la testa.
I SIMBOLI PESCE IN GRECO SI DICE ICTHYS

ICTHYS

JESUS Christos Theou Yios Soter


Gesù Cristo Salvatore figlio di Dio

RIFERIMENTI AL VANGELO

Pesce simbolico. Catacombe di


San Callisto, Roma
I SIMBOLI A Roma il più antico mosaico cristiano è quello della
volta anulare del Mausoleo di Santa Costanza. Qui si
nota il legame tra pittura pagana e pittura sacra. I
soggetti traggono origine dalla tradizione iconografica
classica, pur assumendo simbolicamente un nuovo
significato.

Viene raffigurata una


vendemmia con un ampio
vigneto. Il tema è
ambivalente: da un lato è una
rappresentazione idilliaca
comune nell’arte figurativa
ellenistica dall’altro lato vi si
può invece vedere la forza
vitale del vino spremuto
dall’uva, ogni anno
rinascente dalla vite, come il
credente può rinascere in
Cristo, in un’analogia fra il
vino e il sangue versato da lui
per la salvezza dell’uomo.
Inoltre il tema della vite
associato a Cristo ritorna
spesso nelle pagine dei
Vangeli.

Decorazione della volta


anulare con scene di
vendemmia, IV secolo,
mosaico, Roma, Santa
Costanza.
CRISTO Il mosaico del Mausoleo di Galla Placidia (425-426 d.
IMBERBE C.) ci mostra Cristo come Buon Pastore rappresentato
ancora senza barba.
Autore Maestro Guglielmo Data 1138;
Tecnica tempera e oro su tavola di
castagno; Dimensioni 299×214  cm;
Ubicazione concattedrale di Santa
Maria Assunta, Sarzana

LA PIU’ ANTICA CROCE DIPINTA


Autore Maestro Guglielmo Data
1138; Tecnica tempera e oro su
tavola di castagno; Dimensioni
299×214  cm; Ubicazione
concattedrale di Santa Maria
Assunta, Sarzana

CRISTO TRIONFANTE

TELA APPLICATA AL
SUPPORTO DI LEGNO DI
CASTAGNO E RIVESTIMENTO
PROTETTIVO
COMMITTENTE raffigurato in basso
Autore: Giunta Pisano; Data:
1250-1254; Tecnica: tempera e
oro su tavola; Dimensioni:
336×285 cm; Ubicazione: basilica
di San Domenico, Bologna

Abolisce le figure di contorno


Maggiore risalto alla tragedia

Introduzione della curva

RESA ANATOMICA E VOLUME

Rappresentare il dolore
Cimabue, Data 1268 -
1271 circa, tempera e oro su
tavola, 336×267 cm, Chiesa di
San Domenico, Arezzo

POSIZIONE DEL CORPO

ELEMENTI BIZANTINI

LA LINEA

LA LUCE

In questo Crocifisso vi sono ancora


elementi stilistici bizantini ripresi dai
mosaici paleocristiani. Sono ancora
bizantini gli occhi a forma di “S”, il
ventre schematicamente tripartito, la
preziosità della doratura del tessuto
che ricopre i fianchi. Inoltre Cimabue
è riuscito a restituire una luce e una
preziosità tipica dei mosaici
paleocristiani.
Cimabue, Data 1268 -
1271 circa, tempera e oro su
tavola, 336×267 cm, Chiesa di
San Domenico, Arezzo

CIMABUE
La personalità di maggior spicco della
pittura fiorentina del Duecento è
Cenni di Pepo noto con il
soprannome di Cimabue. La leggenda
lo vorrebbe maestro di Giotto anche
se questa notizia non ha fondamento
storico. Egli nacqua a Firenze intorno
al 1240 ma fu attivo anche a Roma e
ad Assisi dove affrescò il transetto
della chiesa superiore della Basilica
di San Francesco. Morì a Pisa poco
dopo il 1302. La sua formazione è
ancora di tipo bizantina come si vede
anche nel crocifisso di Arezzo.
Questa influenza si deve anche agli
oggetti di oridine orientale che
venivano importati con continuità in
Occidente e Maestri bizantini che si
trasferirono in Italia per affrescare la
cupola del Battistero di Parma, i
mosaici di Venezia e di Sicilia.
LINEA PIU’ SFUMATA E MENO NETTA

DRAMMATICITA’ CONTENUTA

PACATEZZA E ACCETTAZIONE

Cimabue, 1272-1280 circa, tempera su


tavola,Dimensioni 448×390 cm, Ubicazione
Museo di Santa Croce , Firenze
FIRENZE ALLUVIONE 1966
https://www.youtube.com/watch?v=oTYIIHb6Dgg

Cimabue, 1272-1280 circa, tempera su tavola,Dimensioni 448×390 cm, Ubicazione Museo di Santa Croce , Firenze


L’evoluzione delal rappresentazione di Cristo
nelle prime raffigurazioni in croce ci porta ad
una riflessione su cosa e chi si voglia
rappresentare. Con Giotto si arriva alla
rappresentazione totale della natura umana di
Cristo più di quanto aveva fatto Cimabue.
L’aspetto umano ci viene restituito da una
anatomia meglio definita e da una maggiore
espressività del volto. Spariscono da
quest’opera i riferimenti alla pittura bizantina
e la nuova ricerca si concentra sullo studio
degli atteggiamenti che un uomo potrebbe
assumere qualora fosse sottoposto al
martirio della croce. La testa di Cristo cade
pesantamente in avanti e le braccia,
drammaticamente tese, quasi al limite della
lacerazione, aumentano ulteriormente il
senso di pesantezza del corpo.

Giotto Data1290 - 1295 circa, tempera e oro su tavola,


Dimensioni 578×406 cm Ubicazione Santa Maria
Novella, Firenze

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