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CORRENTE

L’arte contro il regime


In Italia la principale esperienza organizzata di opposizione al regime fascista si ebbe con “Corrente
di vita giovanile”, un quindicinale fondato a Milano dal pittore Ernesto Treccani (allora
diciassettenne) e pubblicato dal 1938 al 1940 (quando fu soppresso). A “Corrente” parteciparono
artisti in cerca di un’alternativa all’estetica di Novecento, come Guttuso, Renato Birolli, Ennio
Morlotti, Emilio Vedova, Eligi Sassu, Giacomo Manzù, ma anche filosofi della scuola milanese
come Dino Formaggio e Luciano Anceschi, e scrittori come Carlo Bo e Mario Luzi. Ispirazione
comune ai pittori del gruppo furono la forza cromatica di Van Gogh, la visionarietà di Ensor, l’arbitrio
costruttivo dei Fauves.
LA BOTTEGA DI CORRENTE IN VIA DELLA SPIGA A MILANO

La Bottega di Corrente in Via della Spiga costituì il punto d’incontro e di dibattito degli artisti
del gruppo: qui esposero tutti gli aderenti al movimento.
Renato Guttuso, Crocifissione, 1941, Olio su tavola, Roma Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea
Renato Guttuso, Crocifissione, 1941, Olio su tavola, Roma Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea

RENATO GUTTUSO FU MEMBRO DEL


PARTITO COMUNISTA

LA ROTTURA DELLO SCHEMA


TRADIZIONALE DI UNA CROCIFISSIONE

UN DRAMMA MODERNO

LA DENUNCIA DEI DRAMMI DELL’UOMO

LINEE E COLORI ACCESI

MADDALENA NUDA

Ad una prima visione risaltano immediatamente alcuni elementi che esulano dalla tradizionale iconografia del
genere. In primo luogo la disposizione delle tre croci, non più allineate e frontali, ma disposte trasversalmente. Il
volto del Cristo non è visibile, ma coperto dalla croce antistante e riconoscibile dal drappo bianco e dalla corona di
spine che reca sul capo. Ai piedi della croce non più la Madonna e San Giovanni, ma la Maddalena, la quale,
completamente nuda, cinge il corpo esanime del Cristo.
Renato Guttuso, Crocifissione, 1941, Olio su tavola, Roma Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea

LA CITAZIONE ALLA GUERNICA DI PABLO PICASSO

Il riferimento alla Guernica di Picasso è in linea con quanto affermato nel Manifesto del
gruppo Corrente in cui viene riprotato: “ Vogliamo impostare il discorso pittorico in funzione
rivoluzionaria; che tenda cioè all’agitazione degli uomini e a provocare dirette domande e
risposte […] Ci riconosciamo solo in amore e odio. Picasso con Guernica pone tale
questione. Noi si guarda a Picasso come al più autentico rappresentante di chi ha investito
in senso completo la vita.
Renato Guttuso, Crocifissione, 1941, Olio su tavola, Roma Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea

UNA RAPPRESENTAZIONE TRA SOTTOMISSIONE E RESISTENZA

L’episodio evangelico viene trasposto nel presente ed universalizzato come dramma in perpetuo essere al quale
tuttavia Guttuso (fervido comunista) invita a non sottostare, ma a resistere: i pugni chiusi dei crocifissi ne sono
l’emblema e il messaggio più evidente. Il gesto della lotta, della resistenza, in un tempo oscuro (sono i difficili anni
della guerra) in cui la dignità e la fede sono calpestate e il male ha il sopravvento.
GIACOMO MANZU’
Raccontare il presente attraverso il sacro

DESCRIZIONE E RIFERIMENTO AL SACRO

RIFERIMENTO AL CONTEMPORANEO

Kapì: elmetto utilizzato dai soldati tedeschi


durante la Prima Guerra Mondiale
GIACOMO MANZU’
Raccontare il presente attraverso il sacro

Il crocifisso e il generale appartiene al ciclo


intitolato Variazioni sul tema. Cristo nella
nostra umanità, che comprende otto
bassorilievi in bronzo realizzati da Manzù fra il
1939 e il 1943. Rifacendosi alla tradizionale
iconografi a della Crocifissione e della
Deposizione di Cristo, in queste opere l’artista
affronta il tema della guerra e della violenza.
La scena è divisa in due parti dal montante
verticale della croce. A sinistra pende il corpo
senza vita della vittima, appeso alla croce per
il polso. A destra si erge la grossa fi gura del
generale carnefice, quasi completamente
nudo, rivestito solo di una spada e del
copricapo, l’elmetto chiodato usato
dall’esercito tedesco durante la Prima guerra
mondiale.

G. Manzù, Crocifissione di un soldato, 1942,


bronzo, h 70 cm, Roma, Galleria nazionale
d’arte moderna.
GIACOMO MANZU’
Raccontare il presente attraverso il sacro

Durante il militare a Verona Giacomo


Manzù studia i portali medievali e in
particolare il Portale della Chiesa di San
Zeno. A Padova potrà ammirare le opere
di Donatello e della tecnica dello stiacciato
che viene qui ripresa da una sottile linea
incisa.

G. Manzù, Crocifissione di un soldato, 1942,


bronzo, h 70 cm, Roma, Galleria nazionale
d’arte moderna.
GIACOMO MANZU’
Raccontare il presente attraverso il sacro

G. Manzù, Crocifissione di un
soldato, 1942, bronzo, h 70 cm, PORTALE DELLA CHIESA DI SAN ZENO A VERONA
Roma, Galleria nazionale d’arte
moderna.
G. Manzù, Monumento al Partigiano, bronzo,
1977, Bergamo
G. Manzù, Monumento al Partigiano, bronzo,
1977, Bergamo

Giacomo Manzoni, questo è il suo vero cognome,


nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908. Alla sua città
volle far dono di un’opera che ricordasse la
Resistenza. È suo il Monumento al partigiano sito
a Bergamo, inaugurato nel 1977. Sempre a
Bergamo numerose sue opere sono raccolte alla
Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea.

L’opera è costituita da una grande lastra di bronzo:


sul lato frontale sono rappresentati un giovane
appeso a testa in giù con accanto una donna,
moglie o madre sopravvissuta, che protende il
braccio in un atto di pietà; sul lato opposto è invece
inciso un testo poetico dello scultore ("Partigiano ti
ho visto appeso immobile. Solo i capelli si
muovevano leggermente sulla tua fronte. Era l’aria
della sera che sottilmente strisciava nel silenzio e ti
accarezzava, come avrei voluto fare io – Giacomo
Manzù, 25 aprile 1977").
Pericle Fazzini, Il Fucilato, bronzo, 1945-46

Sul tema della resistenza altri pittori del gruppo


Corrente come Pericle Fazzini decisero di realizzare
alcune opere. In particolare nell’opera Il Fucilato
l’artista raffigura l’ultimo istante di vita del
partigiano Giuseppe Gozzer, amico di Fazzini,
fucilato pochi mesi prima dai nazifascisti, da cui
venne imprigionato e torturato. Fazzini non partecipò
direttamente alla Resistenza, ma nei mesi terribili
dell’occupazione nazista di Roma, tra il 9 settembre
1943 e il 6 giugno ’44, nascose molti partigiani nella
sua casa di via Crispi, nei pressi della Scalinata di
Trinità dei Monti a Roma.
Pericle Fazzini, Il Fucilato, bronzo, 1945-46

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