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Gruppo presepistico di Firenze, Prato e dintorni

Corso presepistico
teorico
dimostrativo
Con il patrocinio dell’ Associazione Italia Amici del Presepio.

MAIL presepistifipo@gmail.com
FACEBOOK @presepistifipo
TEL. 3356122223 (Massimo Pucci)
CORSO PRESEPISTICO TEORICO DIMOSTRATIVO

ETIMOLOGIA
PRESEPE o PRESEPIO si ricollega al latino presepium, formato da prae = innanzi e da
saepes = recinto, siepe. Pertanto significa letteralmente "luogo recintato da una siepe".
In senso lato, stalla, mangiatoia.

BREVE STORIA, NON ESAUSTIVA, DEL PRESEPE


Il termine “presepe”, indica una
rappresentazione statica e
tridimensionale dell'adorazione della
nascita di Gesù, realizzata per mezzo di
figure di dimensioni, materiali e tipologie
diversi e ambientate in un contesto
paesaggistico più o meno illusorio,
realistico e prospettico.
È impossibile fissare una data di origine
del presepe, ma una testimonianza
significativa per stabilirne la storia è
rappresentata dall'affresco che si trova
nelle catacombe di Priscilla a Roma. È la
prima opera dove la Madonna è
raffigurata con in grembo il Bambino Fig. 1 Catacombe di Priscilla - Roma
(vedi fig. 1), nella posizione abituale Affresco
della Presentazione ai re magi; questo
appena cento anni dopo la morte di Cristo!
Il più antico presepe a noi pervenuto, con figure plastiche a tuttotondo, è quello di Arnolfo
di Cambio, del 1291, in Santa Maria Maggiore a Roma durante il pontificato di Nicolò V
(vedi fig. 2).

Il presepe di Greccio – Si dice


che San Francesco abbia
inventato il presepe! Questa
affermazione (forse) non ha
fondamenti storici. E' vero
comunque che il Santo, nella
notte di Natale del 1223,
trasformò la grotta di Greccio
(località presso Rieti) in una
nuova Betlemme illuminata a
giorno dalla folla dei fedeli
recanti ceri accesi e, con il suo
gesto di deporre accanto a una
mangiatoia il bue e l'asinello
(portati lì per l'occasione), diede
un ottimo esempio per la
continuità di un rito emozionante
nel gesto e nel significato, ma
Fig. 2 Santa Maria Maggiore – Roma l'episodio va ricordato solo come
Presepio di Arnolfo di Cambio
una sacra rappresentazione e
non come presepe, in quanto
mancavano le presenze essenziali di Gesù, Maria, Giuseppe, dei pastori e dei magi.

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Si parla ancora di presepe a Napoli, nel 1330, presso le Clarisse di Santa Chiara; in
seguito ne sorsero altri fino al 1500, ma sempre in forma di sistemazione stabile, con
grandi figure di legno lavorato e dipinto. Nell'Italia settentrionale queste rappresentazioni
entrarono a far parte dei cicli dei Sacri Monti piemontesi e lombardi come a Varallo e a
Varese.
In Toscana la Natività del Duomo
di Volterra presenta già un
apparato che sarà poi frequente:
figure a tuttotondo, disposte
secondo un ritmo uniforme e
lineare alle quali fa da sfondo
paesaggistico un affresco di
Benozzo Gozzoli (vedi fig. 3). Una
medesima disposizione lineare è
ritrovabile nel presepe, sempre di
committenza ecclesiastica, del
Duomo di Modena, con le
stupende figure lavorate da Guido
Mazzoni (vedi fig. 4).
Dalla toscana l'uso del presepe
passò al reame di Napoli, ma
seguendo una iconografia diversa
Fig. 3 Cappella di Palazzo Medici – Firenze
nella sistemazione delle figure e Il corteo dei Re Magi di Benozzo Gozzoli – particolare
degli ambienti, non più lineare e
uniforme ma centralizzata e
radiale. Il particolare stile presepiale mediterraneo si basava sulla concentrazione della
composizione intorno ad un monte, con la grotta, i pastori e la cavalcata dei magi. Questo
ordine compositivo, suggerito dalle
antiche iconografie bizantine e dai precedenti bassorilievi di Bonanno Pisano, fu in seguito
preferito perchè permetteva la moltiplicazione delle figure anche con poca profondità di
spazio. Il tutto poteva essere
arricchito con scene
secondarie, che con la loro
presenza non dovevano
distrarre
troppo l'osservatore dal
posto occupato dal Bambin
Gesù, necessario centro del
“tutto”.
Contemporaneamente alla
diffusione dei grandi presepi
stabili, veniva affermandosi
l'uso di realizzare,
a Natale, presepi composti
da figure più piccole,
Fig. 4 Duomo – Modena dapprima nelle chiese e poi
Sacra Famiglia, chiamata anche «Presepe dei Pomini» di Guido nelle ricche case
Mazzoni dell'aristocrazia. Si sviluppò,
quindi, uno stile figurativo
presepiale di alto livello artigianale; i centri più importanti in Italia furono Napoli, Palermo
e Genova. Gli scultori napoletani diedero l'avvio ad un vero e proprio genere artistico di
gusto barocco con la tendenza ad una rappresentazione fortemente naturalistica. Le

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figure inizialmente furono lavorate interamente in legno, in seguito questo material fu


usato solo per le estremità più esposte e quindi più fragili, modellando il capo in creta o
cera, con occhi di vetro e corpo di fil di ferro imbottito di paglia e rivestito di stoffa. Le
statuine così strutturate rappresentavano tutte le categorie sociali (pastori, mendicanti,
contadini, pescatori, mercanti, borghesi e soldati) viste nelle loro fisionomie più
caratteristiche e colte nel disbrigo delle loro attività quotidiane. Tutti i mestieri popolari
furono passati in rassegna, con le suppellettili e gli strumenti necessari, così come tutti gli
ambienti legati alla vita del popolo, dall'osteria alla stalla, dal lavatoio all'abbeveratoio, dal
mulino al forno del panificatore.
È in questo periodo che il presepe passa da una committenza ecclesiastica ad una
committenza aristocratica e si diffonde dalla corte partenopea alle altre corti d'Europa.
È doveroso notare che le figure rappresentanti i popolani, in questo caso inserite accanto
ai gruppi evangelici, vengono spesso ritratte con acredine, evidenziando, senza alcuna
simpatia, il loro aspetto grottesco e volgare e pur tuttavia offrendo una visione di ambiente
storico utile per la ricostruzione della cultura materiale delle classi subalterne (si
dedicarono all'arte presepiale grandi scultori partenopei, quali Vaccaro, Sanmartino,
Bottiglieri ecc.).
Il presepe vide il suo periodo d'oro per tutto il Settecento, secolo in cui Napoli divenne la
capitale culturale d'Europa ed in virtù degli scambi commerciali con la Spagna diffuse la
sua tipologia di presepe in Murcia, in Catalogna, in Portogallo, dove sorsero scuole di
modellazione dell'argilla e del gesso (tecnica a reglade, diffusasi poi magistralmente
anche in Sicilia; tecnica a cacher, basata sulla lavorazione accurata di figure in terracotta
ricoperte da tele drappeggiate con colla, ingessate e dipinte). In Sicilia furono importanti i
maestri di Caltagirone (Catania), di Scicli (Ragusa) e di Trapani che lavorarono a statuine
interamente modellate in terracotta. Bellissime anche le figure in cartapesta
delle scuole pugliesi. Molto rinomate le statuine di legno del Tirolo e della Val Gardena
realizzate con caratteristica stilizzazione.
In seguito il presepe ricco e prezioso perde quota, si adatta a classe sociali subalterne,
con possibilità economiche limitate e nello sforzo dell'adattamento modifica lo stile e la
qualità dei materiali modellabili, decisamente più poveri: gesso e argilla, molto spesso
lavorati a stampo; le figure sono più semplici, meno particolareggiate, rivelando tuttavia
una vivacità ed un'immediatezza espressiva di notevole efficacia.
Durante il periodo dell'illuminismo e della dominazione napoleonica, il presepe ha
attraversato momenti di “censura” a causa del suo chiaro legame con la tradizione
religiosa e con “l'Ancien Régime”.
Tuttavia, nel corso dell'Ottocento, il Romanticismo ridiede “fiato e vita” alla tradizione, alla
famiglia, risanando il rispetto dei valori storici e artistici, e restituì, quindi, nuova dignità ai
presepi dimenticati nelle chiese e nelle soffitte.
È in questo periodo, o poco prima, che si può inserire la nostra realtà, toscana, dei figurinai
lucchesi.
Gli archivi storici del comune di Bagni di Lucca raccontano che l'attività dei figurinai, gli
artigiani capaci di plasmare statuine, si può far risalire alla metà del ‘700. E nel locale
Palazzo comunale un dipinto dell'artista barghigiano Cordati, riferibile a quel
periodo, raffigura appunto un figurinaio di quelle zone, accompagnato dai suoi garzoni,
che tiene in mano due ceste colme di statuine pronte per essere vendute.
Qualcuno riporta la storiella che quando Cristoforo Colombo scoprì l'America trovò sulla
spiaggia alla quale approdò un lucchese che vendeva statuine del presepe. Una battuta
che la dice lunga sul radicamento di questa tradizione in Lucchesia, anche se a tutt'oggi
non esiste alcuna datazione storica esatta che possa indicarci la nascita vera e propria di
questa figura di artigiano artista.
Di certo c'è che nella seconda metà dell'800 nasce una rinnovata volontà di fare, di
intraprendere; tra le tante attività che sorgono, c'è anche quella di chi si inventa di

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rappresentare, sotto forma di statuetta, la fisionomia delle persone in generale, siano


gente comune o mestieranti qualsiasi. Successivamente, vuoi per un'istruzione cattolica
fortemente radicata, o magari soltanto per la nascita di una buona idea, si cominciò a
riprodurre la scena della nascita di Gesù, del villaggio dove questa era avvenuta e degli
abitanti intenti a svolgere le quotidiane attività. Tra questi pionere fu certamente Emanule
Fontanini, che fondò l'omonima azienda sorta nel 1908 a Bagni di Lucca, ancora oggi
sinonimo di alta espressione artistica.
Alll'epoca, i materiali a disposizione per realizzare queste piccole opere di scultura erano
pochi. Si usava quello che si poteva trovare anche per strada dimenticato da qualcuno,
come il giornale. Ecco la cartapesta, il materiale degli albori. Un materiale così valido che
la produzione proseguì fin quasi alla metà del ‘900, affiancata però, dalla fine dell'‘800, da
quella realizzata in gesso e che ancora oggi è portata avanti da alcune aziende della zona.
Altre invece a partire dal dopoguerra, misero a punto nuovi sistemi produttivi arrivando
all'uso del Pvc (un materiale infrangibile, ma pur sempre modellabile) e portarono la
produzione ad un livello più industriale.

TIPOLOGIE
La scelta dello stile del presepio che si vuole costruire è condizionata dal tipo di statue
che si ha a disposizione o che si ha comunque intenzione di acquistare.
Coerentemente con lo stile di queste ultime si possono realizzare quindi diverse tipologie
di presepio, ciascuna delle quali è però riconducibile a una di queste due grosse categorie:
- presepe orientale o storico;
- presepe popolare.
Il presepe orientale o storico, basandosi su una attenta documentazione, riproduce
fedelmente l'ambiente della Natività così com'era ai tempi della nascita di Gesù.
L'ambiente palestinese è caratterizzato da un paesaggio arido e brullo; la case, di
colore chiaro, hanno muri grezzi spesso sormontati da cupole semisferiche (anche se,
stroricamente, questo è un errore), poche finestre e porte molto basse (vedi fig. 5 e 6).

Fig. 5 Abitazione rurale tipica palestinese Fig. 6 Abitazione rurale tipica palestinese –
cortile interno

Il presepe popolare non soltanto riproduce con molto realismo le strutture urbane o rurali
ma,comprendendo anche la rappresentazione dei mestieri artigianali e curando con
attenzione l'abbigliamento ed il costume del tempo, propone una perfetta riproduzione
della cultura materiale delle classi popolari.

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Il più famoso tra i presepi popolari è quello napoletano (vedi fig. 7 e 8), che si compone di
due parti essenziali: il mistero, comprendente le figure evangeliche con il bue e l'asinello,
e il diversorio, comprendente la taverna, il mercato, l'Annunzio, il riposo dei
pastori e tante altre immagini con figure ritratte in “scene di genere”.
Di solito il mistero era ospitato dalle
rovine di un antico tempio. Per
l'ambientazione venivano usati il
sughero o la corteccia d'albero e le
varie parti erano inchiodate a supporti
di legno o collegate le une alle altre
mediante cartapesta; il muschio
completava l'opera. I fondali, di solito,
erano formati da ampie strisce di
carta o di tela dipinte in modo
naturalistico con l'immancabile
Vesuvio all'orizzonte.
Tale scenario ospitava le statuine di
filo di ferro, bellissime figure rivestite
con tessuti dai minuscoli disegni; in
Fig. 7 Duomo di Napoli – Presepe napoletano (particolare questo lavoro di microsartoria pare
della natività) sia stata importante la figura della
regina Amalia, moglie di Carlo
III di Borbone (1716 – 1788),
dedita al cucito di rivestimento
delle figure, coadiuvata dalle
sue dame. Lo stesso sovrano
viene ricordato come
mecenate grazie al suo vivo
interesse per la tradizione del
presepe al quale si dedicava
con passione ogni Natale,
affiancato da architetti e
scenografi di corte.
Fig. 8 Duomo di Napoli – Presepe napoletano (particolare)

PRESEPE APERTO O DIORAMA


Altra scelta da operare a priori, optando per l'una o l'altra soluzione, è quella tra il «cielo
aperto» o il «diorama».
Per «diorama» si intende una riproduzione tridimensionale, in prospettiva, di una scena
reale corrispondente a quanto lo sguardo può abbracciare da un dato punto. È, in piccolo,
quanto si realizza in teatro, cioè un apparato scenico chiuso sul fondo e sui lati e visibile
quindi soltanto da un lato. Si presuppone quindi un cassone che contiene la scenografia
visibile solo da una «finestra» posta sul davanti. Le dimensioni di questa apertura potranno
variare ma saranno comunque molto inferiori a quelle della parete in cui essa è inserita;
di norma, la cosiddetta «boccascena» ha una misura di circa un terzo della larghezza del
Presepio. Questo al fine di limitare il campo visivo dell'osservatore e favorire così la
realizzazione di effetti prospettici, che presuppongono un unico punto di visuale.
Sempre a questo fine, l'apertura, all'interno del Presepio, sarà ulteriormente ridotta
posizionando ai suoi lati pareti in muratura o rocce.

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Esempio di diorama

Per comodità di lavoro, costruiremo la scenografia fuori dalla cassa, inserendola nella sua
sede definitiva solo a lavoro ultimato. È però importante che sin dall'inizio siano indicate
le dimensioni e la posizione della boccascena.
Il «diorama» è certamente la soluzione che garantisce i migliori effetti di prospettiva,
profondità e illuminazione, ma a volte può essere necessario realizzare il proprio Presepio
«a cielo aperto», cioè chiuso solo sulla parete di fondo, o addirittura visibile sui quattro
lati. Anche con questa seconda soluzione, tuttavia, si possono ottenere risultati pregevoli,
avendo magari l'accortezza di non cercare effetti di profondità e prospettiva, ma
concependo il Presepio su un unico piano prospettico, con una illuminazione fissa,
essenzialmente interna alle costruzioni.

Esempi di presepe aperto

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PAESAGGIO E FIGURE NEL PRESEPE, LORO RAPPORTO E


COMPOSIZIONE, UNA DOVEROSA RIFLESSIONE
Il presepio è costituito da sculture a tutto tondo (figure, statue) che rievocano l’ evento
della natività, disposti in un paesaggio più o meno complesso.
Ciò dà luogo alla tipica situazione in cui il paesaggio rappresenta lo sfondo o si incontra
nel contesto di un tema in cui i personaggi , e quindi le figure che li rappresentano, sono
l’ oggetto principale e assumono grande importanza iconografica.
Nel presepio la Natività, soggetto principale , è fortemente caratterizzata dalla presenza
dei protagonisti.
La nostra capacità di rendere un evento nodale per mezzo
di pochi personaggi , deve quindi essere tale da mettere
assolutamente a fuoco i protagonisti della scena con vedute
che li esaltino, attraverso la ricostruzione d’ ambienti che
consentano la comunicazione di sentimenti , ambienti ricchi
di particolari tutti espressivi , significativi e tali da catturare
le emozioni di chi osserva , da comunicare elevati contenuti
e da sollecitare riflessioni nei visitatori posti di fronte ad un
tema molto impegnativo: la scena della Natività dovrebbe,
infatti, educare alla fede, alla devozione, ricordando
contenuti fondamentali della religione cristiana.
Il presepio non deve essere il pretesto per interpretare un
paesaggio o un contesto architettonico in modo teatrale e
melodrammatico fine a se stesso, caratterizzato da
ossessionante attenzione ai particolari per enfatizzare
appunto la teatralità , con lo scopo non di creare emozioni , ma di riempire gli spazi e dare
risalto ad una certa manualità , con i protagonisti delle scene che , sovrastate dall’ opera
architettonica sono utilizzati come elemento aneddotico.
Non bisogna assolutamente ridurre il presepio a puro modellismo e a vanto delle proprie
capacità tecniche e artistiche.
Si può, senza smentita , affermare che figure e scene prive di legame armonico con il
paesaggio danno sempre luogo a quadri anonimi , inefficaci
e freddi , stereotipi che perdono espressività e originalità.
Quanto detto, corpo di argomentazioni condivise anche da
una vasta bibliografia, non deve indurre a pensare che la
scelta del paesaggio dove ambientare la Natività sia
pressoché impossibile: la realtà che ci circonda è fonte di
continui suggerimenti e ambientazioni.

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Sarà sufficiente evitare che la nostra fantasia e la nostra creatività siano guidate dalla
volontà di ostentare melodrammatiche ma aride composizioni architettoniche ed invece
siano educate e sorrette da gradevoli approfondimenti intellettuali, consentiti dall’ esame
del lavoro fatto dal mondo accademico sul rapporto appunto, tra paesaggio e personaggi
protagonisti delle scene rappresentate.
Una quieta riservatezza ben si addice ad una scena quale
la venuta al mondo di un bimbo!
Scene e protagonisti delle stesse richiedono , quindi , non
un paesaggio casuale ma il paesaggio con in quale
stabiliscano il più armonico rapporto, frutto di una adeguata
e convinta ricerca senza timore che tale approccio possa
portare a ripetizioni seriali.
Paesaggi armoniosamente rapportati alla scena ed ai
protagonisti della Natività , sono infatti in numero illimitato.
All’ interno del paesaggio le figure devono adattarsi allo
spazio che occupano e la loro presenza si fa notare a
seconda del piano e del luogo ove vengono collocate e del
modo con il quale il paesaggio è realizzato.
Alle figure si può togliere protagonismo, fare in modo che lo
stesso sia condiviso con tutto ciò che lo circonda o, come
auspicabile per i protagonisti della Natività, farle spiccare
tra i vari piani del paesaggio.
Protagonista del Presepio è la Natività e non l’ambiente nel
quale è collocata.
Necessario pure un armonioso rapporto tra l’altezza delle
figure e l’ estensione del paesaggio del Presepio. Figure di
piccole dimensioni collocate in paesaggi estesi possono
essere sommerse fino ad essere sovrastate dagli stessi,
perdere qualsiasi forma di protagonismo e con questa la
capacità di trasmettere alcunché.
I vari elementi del paesaggio e le figure che lo animano , osservati dal boccascena ,
devono dare luogo ad un euforico ed equilibrato effetto visivo conseguibile operando
attentamente con la cosiddetta composizione degli stessi.
La composizione non è che l’ arte, la capacità di disporre i vari elementi che costituiscono
il Presepio non in modo casuale, ma in modo da formare un complesso equilibrato ed
armonico. Risultati che si possono conseguire ripartendo gli spazi secondo gli schemi
della sezione aurea che consentono appunto insiemi equilibrati ed
armoniosi.
Questo aspetto , del tutto disatteso nella progettazione e realizzazione del Presepio, non
presenta particolari difficoltà ed è capace di interessantissimi esiti, anche se paragonati
ad effetti prospettici che necessitano di conoscenze teoriche ed abilità manuali raramente
presenti.
Apprendimenti teorici ed attitudini manuali non sono vincolanti, invece, per la ricerca dell’
equilibrio tra le figure, i personaggi e il loro contesto, la loro cornice paesaggistica secondo
gli schemi della sezione aurea che si riescono facilmente a realizzare in modo intuitivo,
fatte ovviamente salve le essenziali ma elementari attinenti cognizioni. Anche la
disposizione dei protagonisti della scena secondo schemi geometrici può risultare più
gradevole rispetto ad una collocazione fortuita.
Meglio di qualsiasi descrizione, un disegno, una raffigurazione, guideranno l’ occhio ad
individuare i concetti citati quali appunto l’ equilibrio compositivo piuttosto che lo schema
dispositivo di una scena ed aiuteranno a costruirsi un bagaglio visivo e di conoscenze che

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starà alla base di una migliore progettazione del Presepio, di un Presepio che sia capace
di elevare e coinvolgere emotivamente gli eventuali visitatori.
Per quanto possa essere complesso il paesaggio “il tema principale deve essere sempre
al centro dell’ attenzione” e se le figure, come ovvio lo interpretano e lo illustrano è
appropriato che le linee schematiche principali del paesaggio convergano verso di esse.
Insieme ad effetti prospettici, mai esasperati , queste linee , non si propongono solo di
creare degli spazi illusori ampliando le dimensioni del piano del Presepio, ma di indirizzare
lo sguardo del visitatore, conferendo protagonismo al soggetto del Presepio: la scena
della Natività.
Si potrebbe pensare anche di creare questo apparente punto di convergenza, che
assumerà la valenza di un punto di fuga, collocandolo a ridosso della Natività.
Questo servirà al visitatore per porsi nel corretto punto di osservazione, con garbata
insistenza, per intuire e indagare i significati sottesi e non essere solo assorto nel
paesaggio, pregevole, concreto, indispensabile, ma semplicemente supporto ambientale
per la stessa. (Articolo di Aldo Angioletti tratto dal “Il Presepio” Gennaio-Marzo 2010)

PROGETTAZIONE
Quando decidiamo di costruire un presepio, la prima cosa da fare è il progetto. Tale
progetto si estrinseca nella realizzazione del bozzetto e cioè di un disegno che ci permetta
di dare una forma all'idea che abbiamo intenzione di realizzare. Questo bozzetto, che non
è necessario che sia di una buona qualità artistica, ci serve per avere un'idea più precisa
di come sarà il presepio finale e ci permetterà di trovare la soluzione migliore per
impegnare lo spazio che abbiamo a disposizione.
Ovviamente il bozzetto dovrà essere coerente con lo stile che abbiamo deciso di realizzare
e quindi anche con le statuine che abbiamo a disposizione. Ricordiamo a questo proposito
che le due macro categorie in cui si possono collocare i presepi sono: popolare e storico
(o arabo-palestinese).
Naturalmente lo stile popolare prevede la realizzazione di un'ambientazione occidentale
con piante ed edifici tipici della nostra cultura (gli edifici saranno con tetti in tegole, intonaci
più raffinati, lavori tipici dei luoghi prescelti come ciabattino, macellaio, commerciante,
fornaio ecc. con relative botteghe e cantine).
Di contro, l'ambientazione arabo-
palestinese sarà più semplice
con una natura meno
verdeggiante, con terreni più
rocciosi e aridi ed una
vegetazione tipica dei luoghi.
Vi crescevano fiori selvatici come
il giglio del campo (lilium
candido), la rosa (forse narciso o
tulipano), cardi, spine, zizzania.
Venivano coltivati fagioli,
lenticchie, orzo, grano, miglio,
spelta, lino, papiro, cinnamomo,
cumino, aneto, issopo, senapa (o
senape). Famagosta - piazza antistante la moschea di Lala Mustafa Paşa.
Venivano utilizzate (e perciò Albero di sicomoro del 1200
c'erano) le piante aromatiche
come l'incenso, la mirra, lo spigonardo, l'assenzio.

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Gli alberi da frutta erano mandorlo, fico, sicomoro, ricino, olivo, palma da dattero,
melograno, vite.
Altri alberi ed arbusti: acacia, cedro, mirto, abete, pino, quercia, pioppo, terebinto, salice.

Tornando al nostro bozzetto che si realizza sempre dal punto di vista dell'osservatore, è
molto utile realizzare anche una pianta in modo da avere una vista dall'alto della nostra
opera che andiamo a realizzare. In questa fase valuteremo se è il caso di dividere il nostro
presepio in più piani che, nel caso di opere di grandi dimensioni, ci facilita la lavorazione
e l'eventuale trasporto delle parti.
Abbiamo detto che il bozzetto si realizza sempre dal punto di vista dell'osservatore, che
nel caso del diorama (poi vedremo) “costretto” ad ammirare la nostra realizzazione da
un'unica direzione, attraverso un'apertura che, come nei teatri, viene chiamata
“boccascena”. In questo caso, questa univocità di veduta ci permette di curare
maggiormente le parti in primo piano, che arricchiremo di particolari degni di nota, e di
tralasciare completamente la realizzazione delle parti che, alla fine del nostro lavoro, non
saranno visibili. Inoltre un punto di vista fisso è indispensabile nell'applicazione della
prospettiva che, come avremo modo di vedere meglio nel capitolo ad essa dedicato, se
applicata correttamente, dà al nostro presepio l'illusione di una maggiore profondità.
Nel nostro progetto quindi dovremo comprendere anche la struttura che conterrà l'opera,
con il boccascena opportunamente “camuffato” (potremo decidere di creare un arco per
questa funzione, oppure un porticato o qualsiasi altra cosa la nostra fantasia ci
suggerisce). Il boccascena trova utilità anche per coprire o attenuare la luce esterna in
maniera tale da avere il controllo degli effetti interni, specie se creati con l’illuminazione.
Concludiamo questa parte ricordando che il bozzetto non è necessario che contenga tutti
i particolari che arricchiranno il presepio e che verranno aggiunti mano a mano che i lavori
procedono. Infatti capita sovente di fare delle piccole modifiche in fase di realizzazione
dell'opera sempre tenendo conto dello stile che abbiamo scelto.

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Esempi di bozzetti per presepi popolari e orientali.

PROPORZIONI
Affinchè un presepe abbia una perfetta
armonia scenica è necessario che sia
proporzionato alle statue. Fondamentale è
il rapporto-grandezza tra statua e
abitazioni.
Per calcolare una perfetta proporzione si
può procedere con un Metodo Analitico.

Bisogna moltiplicare l'altezza in centimetri delle statue che si vogliono usare per le
dimensioni reali in centimetri dell'oggetto da costruire poi dividere per un numero fisso
rappresentante l'altezza media delle persone che è 170 circa.

h_statue [cm] * h_reale_oggetto [cm]


h_in_proporzione_oggetto [cm] = ------------------------------------------------------
170 [cm]

Oppure, su un foglio un
foglio di carta millimetrata
prepara un prospetto come
quello in figura.
L'asse x (orizzontale)
rappresenta le misure reali
in cm.
L'asse y (verticale)
rappresenta le misure nel
presepio.

Se avete a disposizione una statua di 12 cm corrispondente a una persona umana della


statura di 170 cm, tutte le altre misure saranno consequenziali. Conoscendo le misure
reali di un oggetto si noteranno sull'asse verticale quelle che si avranno nel presepe.
Esempio: Un vaso che nella ealtà misura 50 cm nel presepe sarà alto circa 3 cm e mezzo.
proporzione del presepe

Un’ottima alternativa è usare una tavala di comparazione (vedi pagina successiva).

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CENNI DI TECNICA PER DIORAMI


Il Diorama è una raffigurazione con cui, utilizzando una particolare illuminazione, si riesce
a dare al pubblico l'illusione di un panorama reale. In ambito Presepiale si definisce
diorama un Presepio che si fede da una “finestra” con la creazione di uno scenario
prospettico.

Ci siamo mai soffermati ad ammirare un paesaggio?


Tutti noi almeno una volta ci siamo soffermati ad ammirare un bel paesaggio e abbiamo
notato anche che gli oggetti vicini ci sembrano piu grandi di altri di uguale dimensione
posti in lontananza.
Pensiamo anche al classico esempio dei binari della ferrovia, sappiamo che essi corrono
paralleli, ma la nostra visione il lontananza li vede convergere in un unico punto, il punto
in cui convergono le linee viene chiamato punto di fuga.

Per calcolare il punto di fuga che deciderà l’inclinazione di tutti gli oggetti che andremo a
creare sul nostro presepe occorre fissare un’asta all’estremità del nostro piano di lavoro
per una lunghezza generalmente pari al nostro piano di lavoro, su quest’asta dovremo poi
fissare un’asticella con un chiodo posto ad un’altezza pari alla misura delle statuine poste
in primo piano.

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Il presepe va posto, di solito,


ad un'altezza pari all'altezza
della visuale
dell'osservatore,
gli occhi devono coincidere
con la linea d'orizzonte del
presepe, ma anche agli
occhi delle statue,sistemate
in primo piano, lo spettatore
avra l'impressione di far
parte della scena e del
paesaggio.

E' scontato che andranno a convergere


solo le linee orizzontali, mentre quelle
verticali resteranno perpendicolari.

Per dare maggiore profondità conviene


sempre creare delle quinte che
spezzano la scena e diminuire i volumi
delle costruzioni e dellgli oggetti,
ovviamente anche delle statue.

Ma non solo bisogna diminuire anche la


definizione delle cose; naturalmente i
colori risulteranno piu spenti e cupi.
Solo con la combinazione di queste
informazioni riuscirete ad ottenere un
effetto prospettico completo

Specialmente in un diorama la
planimetria è davvero estremamente
utila per valutare che il progetto può
essere portato a termine; quindi
conviene sempre disegnare sul piano di
lavoro uno schema dettagliato o quasi
di dove andranno posizionati gli edifici.
Planimetria di un presepe diorama

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Ma è importante per facilitare il trasporto,ma anche la creazione del presepio suddividere


in piani di lavoro il tutto.

Un’alternativa è
limitarsi al solo primo
piano, chiudendo la
visuale o creando solo
l’interno di una
casa/grotta.

I MATERIALI
Pannelli di polistirene estruso Colla Vinilica
(è compatto, non è l’espanso a “pallini”)
Pigmenti in polvere
Gesso scagliola
Colori Acrilici
Ardex A 828
Mordenti per legno
(riempitivo per pareti a base di gesso e
resine sintetiche) Borotalco
CEPRO Albazzana media Colla spray
(Malta per stuccature a base di calce
idraulica naturali) Isolfix
Fissativo acrilico murale
INTONACO Fassa Bortolo KC1
(Intonaco di fondo a base di calce e
cemento)

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GLI STRUMENTI

Piano da taglio Punteruolo


Spatole Sgorbiette
Colla a caldo Ø 7mm Taglierino
Pennarello indelebile Scalpelli da falegname
Lapis Scotch carta
Pennelli Stuzzicadenti/Spiedini
Spugna abrasiva Saldatore a punta fine
Colino Spazzole
Ciotola in silicone Squadretta di metallo
Raspa Mola abrasiva
Metro a nastro

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CENNI DI VEGETAZIONE
Un ruolo molto importante svolge la vegetazione che si inserisce nel presepio; infatti se
non si mettono delle piante il paesaggio risulta lunare.
Piante, radici, rami e muschio danno vivacità cromatica al presepio e trasformano invece
la scena in un ambente naturale.
Gli alberi devono essere non solo proporzionati alle dimensioni dell'ambiente, ma anche
collocati nel posto giusto. L'osservazione della natura è indispensabile.
La vegetazione che si utilizza può essere costituita da piante vere o da piante
appositamente costruite.

Come piante vere si possono utilizzare:

Licheni stabilizzato o islandese


Licheni naturali
Lichene bianco o argentato
Muschio
Timo selvatico e rosmarino
Oricano e prezzemolo secchi
Radici
Capelvenere

Timo
Licheni naturali

Caplevenere
Licheni stabilizzati

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Gli alberi si possono creare facendo degli


“innesti” di radici o della teloxis su dei
tronchi principali. Poi possono essere
spruzzati di colla spray e spolverati di
origano per simulare il fogliame.
I tronchi possono essere lasciati naturali o
gessati e ricolrati

Per simulare le foglie si possono anche


usare la spunga da fioristi tritata, la
gommapiuma colorata e tritata, la segatura
colorata.

Teloxis Aristata
I cipressi possono essere ricreati proprio
partendo da rami di cipresso, oppurtunamente
fasciati per farli seccare nella giusta forma.

Le palme si possono realizzare facendo il


tronco con un ramo o con del fil di ferro, rivestito
di polistirene. Il tronco può essere grattato con
una raspa o rivestito con stoffa o rafia o
addirittura scolpito nello stucco. Le foglie si
fanno accoppiando sello scotch carta su un fil
di ferro morbido, poi ritagliate, colorate con
acrilici e sfrangiate.

Esempi di alberi assemblati Palma e foglie

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LA COLORAZIONE
La fase della colorazione è il momento più delicato e difficile di tutto il lavoro ma anche
quello di maggiore soddisfazione. Dopo infatti aver prestato la dovuta attenzione nella
costruzione delle strutture, si rende necessaria la colorazione che dovrà essere fatta
seguendo pochi ma fondamentali accorgimenti tecnici.
Generalmente la scelta dei colori viene fatta in funzione del supporto, ovvero dalla
permeabilità dell’oggetto da colorare.
I tipi in commercio sono di diverse tipologie di questo materiale. Ce ne sono di tipo
naturale, come terre e ossidi, e di tipo chimico industriale.
È bene precisare che la scelta deve essere fatta anche in considerazione del budget
economico di cui si dispone, in quanto i costi variano in maniera considerevole a seconda
del prodotto. In genere le più economiche sono le tempere per l’edilizia, ma se
consideriamo la resa e l’ effetto delle terre naturali in polvere o degli acrilici allora la scelta
deve ricadere necessariamente su questi ultimi tipi.
La colorazione avviene per gradi ed è possibile usare tutti i tipi di colore sullo stesso
supporto che deve necessariamente essere ben asciutto e privo di residui polverosi, in
maniera tale che il colore possa aderire alla superficie correttamente. Se si vuole
preparare la superficie ad accogliere il colore si può dare una mano molto diluita
di cementite, sarà utile a rendere la superficie meno porosa, oppure acqua in soluzione
con fissativo traspirante per muri in percentuale minima (con gli acrilici questo passaggio
non è necessario.
Per iniziare bisogna tener conto della disposizione dei piani del presepe, descritti
nell’apposita sezione del corso, e della prospettiva del colore associata.
Bisogna infatti tenere conto che i colori si sfumano maggiormente allontanandosi dal primo
piano e che le tonalità tendono all’azzurro o blu. Per questo nella miscela dei colori l’
azzurro non dovrà mai mancare, anche nel primo piano.
Per essere più chiari, sarà opportuno che gli oggetti del primo piano abbiano tonalità più
forti e che i successivi saranno più tenui e sfumati, simulando quello che avviene in natura
con tonalità che degradano verso il blu.
Questo processo lo potremo ottenere nella fase finale della velatura, ma già dai primi colpi
di colore occorrerà tenerlo in conto.
La tecnica della colorazione non può prescindere dall’ illuminazione che si desidera
inserire nel presepe. Infatti le tonalità delle lampade possono alterare i colori e anche la
loro disposizione servirà per creare degli effetti particolari.
E’ bene dunque posizionare sul presepe una o più lampade che vadano a simulare l’
illuminazione finale o definitiva dell’opera, in questo modo saremo sicuri che l’ effetto che
riprodurremo sarà molto simile a quello su cui stiamo lavorando. Questo dovrà avvenire,
come già visto nel caso di diorama dall’ inizio del lavoro.
L’occorrente per la colorazione vede l’utilizzo di pennelli di varie misure, una tavolozza
per la miscelazione dei colori e gli stessi colori che vanno scelti secondo le esigenze.
Le terre naturali sono necessarie per la colorazione delle rocce e delle montagne e della
case; le tempere per le case e le strutture murarie sono più indicate in caso di grandi
dimensioni; gli acrilici per coprire le superfici meno permeabili dall’acqua e per le eventuali
sfumature finali. Tutto questo deve fare i conti con la propria esperienza nell’ usare i colori
e le loro rese.

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La prima fase della colorazione I Pigmenti (terre e ossidi)


avviene con la stesura di un fondo su
tutto il presepe. Per il primo piano si
I pigmenti inorganici si possono dividere in due
miscela del colore marrone con del
sottoclassi:
blu in modo che la predominante sia il
• quelli, noti genericamente come terre ricavati da
marrone.
minerali colorati di origine alluvionale o sedimentaria
Man mano che si passa ai piani
che presentano grande finezza e plasticità, che si
successivi si deve aggiungere più blu
trovano in natura, sottoposti soltanto a trattamenti
per arrivare fino alle montagne sullo
semplici (estrazione, cernita, frantumazione,
sfondo che saranno della
preparazione delle polveri in molini, separazione delle
predominante blu. Il fondo va dato
frazioni più fine per
con un pennello coprendo tutte le
levigazione; eventualmente arrostimento per ottenere
parti soprattutto gli interstizi.
delle terre più scure, dette "bruciate"). Questa categoria
Per essere più economici si può
comprende ad es. il bianco Meudon, una varietà terrosa
sfruttare della cementite bianca che
di calcare di origine organogena, il gesso, le terre d'ocra
andrà opportunamente portata alla
naturali e bruciate, le terre d'ombra, ecc.;
tonalità più scura con l’aggiunta dei
La chimica industriale successivamente ha fornito alla
coloranti per l’edilizia.
produzione artistica prodotti sempre più sofisticati e
Si passa così alla stesura del fondo,
chimicamente puri, che hanno permesso l’offerta di
ricordando che lo stesso non deve
colori su scala industriale. La tecnologia ha inoltre
essere necessariamente uguale per
permesso la produzione di pigmenti affidabili ad
tutte le parti del presepe, ma che
imitazione dei colori più costosi. I pigmenti possono
potrà variare a seconda del piano e
essere di diversa origine: minerale o organica, naturale
del tipo di oggetto. L’importante è che
o di sintesi. Attualmente i pigmenti (circa il 95%) sono di
sia omogenea e che copra tutte le
origine sintetica e molte sono le varietà a disposizione.
parti. Questo significa che il fondo
• e quelli, spesso denominati ossidi, che sono prodotti a
dovrà assumere una tonalità molto
partire da minerali naturali attraverso l'estrazione del
vicina a quella finale. Nella foto a
metallo base o di suoi composti, attraverso
destra si mostra un fondo di una
procedimenti fisici e chimici più complessi, fino ad
tonalità più chiara nel caso si esideri
ottenere il pigmento vero e proprio. Questa categoria
una colorazione più omogenea.
comprende ossidi e composti di numerosi metalli, quali
Naturalmente la scelta della tonalità
piombo, zinco, rame, cobalto, cromo, titanio, ecc.; ad
usata dovrà essere in base alle
es. bianco di piombo, di zinco, di titanio, giallo e rosso di
esigenze e alla tipologia del presepe.
cadmio,
blu di cobalto.

I pigmenti sono inoltre caratterizzati, a differenza


dei coloranti (es. mordenti, aniline all'alcool, aniline ai
grassi), dall'incapacità di sciogliersi nei comuni solventi.
Per il loro utilizzo è quindi necessario disperderli in
leganti a base acquosa (colla di coniglio, colla di
caseina, fissativo murale o colla da parati)

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La fase successiva della colorazione avviene solo dopo che il fondo si è ben asciugato.
Questa fase richiede molta pazienza è un po’ di tecnica che dovrà essere acquisita con
il tempo.
Una tecnica che descriviamo di seguito, che dovrebbe essere la prima da usare, per
prendere dimestichezza con i colori.
fa uso di acrilico bianco come base
con l’ aggiunta di terre naturali. Si
prepara una tavolozza e si inizia a
dipingere i mattoni la superficie con
la tecnica del chiaroscuro.
Questa prima tecnica utilizza colore
bianco, delle terre naturali o dei colori
a tempera e si utilizza per la miscela
sempre l’acqua con la colla. La
fantasia del realizzatore durante la
stesura dei colori è il mezzo più
efficiente per rendere il risultato
soddisfac ente. Preparato il colore
secondo la miscelazione sopra
descritta tra tempera bianca e terre o
tempere, iniziare a stenderlo sulle
superfici con un pennello,
ricordandosi di pulirlo sul bordo della
tavolozza o del piatto
frequentemente. Il pennello va tenuto
in posizione quasi orizzontale mentre
si passa sulla superficie. Quando si
colorano delle pareti con dei mattoni
come nelle immagini sotto riportate,
fare attenzione a non entrare nelle
fessure tra i singoli mattoni intagliati,
per non coprire il fondo scuro, che
servirà a far risaltare la malta, come
nella realtà.
Si deve continuare a colorare con diverse sovrapposizioni di colore sui mattoni e sulle
varie superfici, cambiando e variando spesso le tonalità fino a raggiungere l’effetto
desiderato. Si può aggiungere a fine colorazione anche del verde per simulare la
corrosione e l’infiltrazione dell’umidità. Come detto la scelta dei colori deve ricadere su
tonalità scelte in base all’ ambientazione del presepe e dal tipo di facciate e mattoni.
Colori molto usati sono la terra di siena Naturale e la Terra Rossa.
Al termine della colorazione sarà utile passare un po’ di colore bianco miscelato con del
rosso, fare cioè i cosiddetti colpi di luce che faranno risaltare maggiormente le parti,
simulano l’effetto del sole.
Ricordarsi sempre che il pennello deve essere sempre asciutto e non intriso di colore
onde evitare colature e troppa omogeneità alla superficie. I colori che vengono aggiunti
devono essere delle sfumature lievi e delicate. Bisogna avere molta pazienza e stendere
delicatamente molte mani di colore. Aiutatevi con foto e abbiate voglia di aspettare
perché i colori tendono a modificarsi nel tempo, a causa della perdita di acqua, e
soprattutto una superficie bagnata tende a rendere omogenei i colori stessi.
L ‘importante è avere la pazienza di aspettare e stendere il colore sempre in maniera
delicata senza coprire il lavoro precedente. Bisogna dire infatti che tale tecnica necessita

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di pratica legata al continuo sovrapporsi di tonalità di colore sfumato per poter ottenere il
risultato mostrato.
La colorazione come detto avviene per fasi successive. Nel caso della stesura del fondo
si possono anche marcare delle parti con colori più scuri , per esempio gli angoli e i
sottotetti, i contorni delle finestre e delle porte.
gesso.
Una illuminazione che proviene dall’ alto con lampade tipo luce solare, quindi con
temperatura di colore elevata, danno un aiuto al risultato sperato.
Questa tecnica si utilizza anche per la colorazione delle montagne, delle strutture in
rilievo e di tutto quello che deve essere colorato nel presepe.

Fondamentali per dare l’effetto


del materiale consumato dal
tempo e per dare particolari
effetti di umido sono le velature
finali. La prima velatura si ha
utilizzando del borotalco a cui si
aggiungono , naturalmente a
secco , delle terre naturali.
L’aggiunta dei colori deve essere
fatta in base al tipo di presepe
che si sta realizzando e dalla
tipologia di colori che abbiamo
utilizzato. Quindi si aggiunge
della terra di Siena per esempio
con un pizzico di blu, nel caso di
presepi arabi o altri colori per presepi di
altro tipo in cui i colori fondamentali sono
diversi.
Questo impasto polveroso deve essere
posato picchettando con pennello sul
presepe e poi soffiando le parti in eccesso.
Prima di fare questa operazione utilizzare
uno spruzzino con acqua vaporizzata sulla
parte dove s i vuole questo effetto.
Nel caso di velature per effetti di bagnato
umido, si usano i colori ad olio miscelati con
essenza di trementina e olio di lino in
soluzione 50 e 50. I colori utilizzati sono
bitume, blu cobalto , terra di siena miscelati
in soluzione molto liquida. Questi vanno dati
in punti particolari , per esempio , le spaccature delle rocce o le parti basse dei muri e
delle porte.
Le due velature servono per scopi diversi, con il borotalco si sfuma maggiormente il
colore mentre la seconda serve per rendere più vivo il colore.
Quindi la prima è ottima per il secondo e terzo piano e la seconda per la parte vicina all’
osservatore per rendere più vivaci i colori ottenuti. Questi tocchi danno l’effetto finale al
presepe una volta terminata la colorazione di base.

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Indice
ETIMOLOGIA .................................................................................................................................... 2
BREVE STORIA, NON ESAUSTIVA, DEL PRESEPE............................................................................... 2
TIPOLOGIE ........................................................................................................................................ 5
PRESEPE APERTO O DIORAMA......................................................................................................... 6
PAESAGGIO E FIGURE NEL PRESEPE, LORO RAPPORTO E COMPOSIZIONE, UNA DOVEROSA
RIFLESSIONE ..................................................................................................................................... 8
PROGETTAZIONE ............................................................................................................................ 10
PROPORZIONI ................................................................................................................................ 12
CENNI DI TECNICA PER DIORAMI ................................................................................................... 14
I MATERIALI.................................................................................................................................... 16
GLI STRUMENTI .............................................................................................................................. 17
CENNI DI VEGETAZIONE ................................................................................................................. 18
LA COLORAZIONE ........................................................................................................................... 20

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