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62 febbraio MEDIOEVO

saper vedere cividale del friuli

Il Tempietto
di Elena
Percivaldi

delle meraviglie
L’oratorio voluto dai re
Astolfo e Giseltrude è uno
dei monumenti piú insigni
E ntrando oggi nel Tempietto longobardo di Ci-
vidale del Friuli, si rimane impressionati, per il
contrasto con l’ambiente raccolto, dalla grazia
monumentale delle sei figure femminili che dominano
la parte superiore della parete ovest. Alte quasi 2 m,
di Cividale. Un luogo sono scolpite in stucco ad altorilievo, ma, nonostante
raccolto e intimo, che, l’imponenza, comunicano un senso di celestiale leg-
gerezza. La loro verticalità è accentuata dal panneg-
pur avendo perduto molta gio dell’abito, che le rende simili a colonne, e il loro
della sua decorazione candore irreale si sposa benissimo con il ruolo che
rivestono nel piccolo edificio, quello cioè di sante in
originaria, costituisce una atteggiamento ieratico.
testimonianza sublime L’aspetto etereo attuale non deve però trarre in
inganno: un tempo queste statue, assieme alle altre
dell’arte e dell’architettura decorazioni in stucco delle lunette, presentavano un
longobarde, e, vivacissimo rivestimento policromo che contrastava
col bianco dei rivestimenti in marmo. Insieme al-
piú in generale, del le volte coperte di mosaici d’oro e agli affreschi alle
Medioevo europeo pareti che rappresentavano il Cristo, la Vergine, santi
e martiri, costituivano una composizione sfarzosa e
magniloquente in cui tutte le figure, come in una co-
rale polifonica, sembravano elevare al cielo un canto
di preghiera.
Cividale del
Friuli. Uno scorcio Come uno scrigno
del Tempietto Di tutto ciò, a parte le sei statue (in origine erano
Longobardo, dodici), non rimangono oggi che pochi lacerti, so-
monumento pravvissuti ai terremoti e alle ristrutturazioni succes-
che, secondo le sive. Il cosiddetto «Tempietto» (ma il nome è impro-
ipotesi oggi piú prio: sarebbe forse meglio chiamarlo «oratorio») fu
accreditate, fu fondato in età longobarda. Patrimonio dell’Umanità
innalzato dalla UNESCO dal giugno 2011, è da un oltre un millennio
coppia reale parte integrante del Monastero di S. Maria in Valle. Il
formata da Astolfo suo fascino resta immutato: un po’ per la sua storia,
e Giseltrude, lunga e travagliata, di certo per le sue origini oscure.
che regnò dal Ma, soprattutto, per la grande quantità di capolavori
749 al 759, che racchiude e che lo fanno somigliare a uno scri-
gno di pietre preziose.
L’edificio, di piccole dimensioni, è formato da un

MEDIOEVO febbraio 63
saper vedere cividale del friuli
Dove e quando
AUSTRIA
Tempietto Longoabardo
TRENTINO- e Monastero di S. Maria in Valle
ALTO Cividale del Friuli, piazzetta San Biagio
ADIGE Tolmezzo
Ampezzo
Orario 01.10-31.03: lu-ve, 10,00-13,00
e 14,00-17,00; sa-do e festivi, 10,00-17,00;
Cimolais SLOVENIA 01.04-30.04: lu-ve, 10,00-13,00 e 15,00-18,00;
sa, do e festivi, 10,00-18,00
S. Daniele
Cividale del Friuli Info www.tempiettolongobardo.it;
del Friuli www.monasterodisantamariainvalle.it
Udine Gorizia
Pordenone
Codroipo Museo Cristiano e Tesoro del Duomo

i
S. Vito Palmanova
Cividale del Friuli, via Candotti, 1

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VENETO al Tagl.
Latisana Orario me-do, 10,00-13,00 e 15,00-18,00

a
Info tel./fax 0432 730403;

iv
Parrocchia S. Maria Assunta:
Trieste
tel./fax 0432 731144;

rc
e-mail: info@mucris.it

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In basso il complesso del monastero di S. Maria in Valle, che presbiterio coperto da tre volte a botte e da un’aula qua-
sorge a strapiombo sul Natisone e racchiude al suo interno il drata sormontata da volta a crociera. Il pavimento era
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Tempietto Longobardo. in opus sectile policromo, oggi parzialmente conservato,
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con esagoni neri alternati a triangoli bianchi. Tre pareti
le
su quattro presentavano affreschi accuratamente dispo-
sti sul piano simbolico: a ovest il Cristo benedicente tra
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gli arcangeli Michele e Gabriele, a nord la Vergine col


Bambino anch’essa tra i due arcangeli, a sud – si tratta
di un’ipotesi, in quanto la decorazione è interamente
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perduta – san Giovanni Battista tra Elisabetta e Zacca-


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ria. Un progetto iconografico ben preciso, elaborato allo


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64 febbraio MEDIOEVO
scopo di ribadire il dogma delle due nature di Gesú an- Sia gli elementi scolpiti, sia gli affreschi del monu-
nunciato dal Precursore. mento, sebbene i primi fossero stati realizzati in un
Il registro superiore delle pareti ovest, sud e nord momento di poco antecedente, erano parte dello stes-
era occupato dalla monumentale teoria di dodici sta- so schema ornamentale ed estetico, fortemente voluto
tue di sante femminili, in stucco e colorate. Negli arconi dai prestigiosi committenti come forma di autorap-
comparivano figure affrescate di santi. Di tutto ciò so- presentazione. La già citata iscrizione dedicatoria, per
pravvivono solo sei martiri e le altrettante statue collo- quanto lacunosa, fornisce importanti indizi in merito.
cate sulla parete ovest: le altre crollarono, insieme alla Le lettere, eleganti e ben modellate, erano infatti di-
copertura originaria delle volte, durante il terremoto pinte di bianco su fondo porpora, secondo il modello in
dell’inverno 1222-23. L’edificio fu restaurato in modo voga nel VI secolo a Costantinopoli. La loro maestosità,
ben piú rudimentale solo una ventina d’anni dopo: ma accentuata dallo sfondo colorato, doveva richiamare
nel frattempo, la ricca policromia degli stucchi, esposta visivamente l’aspetto dei codici miniati e lo stesso fon-
alle intemperie, era andata perduta per sempre. do porpora – che in Oriente era evocativo della corte

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Ignoti ne sono gli artefici, ma sicuramente – come imperiale – è qui un elemento fortemente simbolico a

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vedremo analizzando le decorazioni – doveva trattarsi ulteriore conferma della committenza regia.

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di artisti di formazione e cultura bizantine: con grande
Il fascino del classico

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probabilità, si trattava di maestranze emigrate a segui-
to della politica iconoclasta (ossia di distruzione delle Il richiamo a forme estetiche bizantine, e piú in gene-

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immagini sacre) inaugurata nei primi decenni dell’VIII rale all’arte classica, da parte dei «barbari» non deve
secolo dall’imperatore Leone III Isaurico. Di loro, forse, stupire. Già i Goti, e in particolare Teodorico, avevano

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conserviamo uno dei nomi: tale Paganus, che si firmò attinto alla tradizione orientale: basti citare i numerosi
accanto a una delle finestre, e che probabilmente era il edifici pubblici e di culto di Ravenna, e i palazzi pubbli-
capomastro. Ma i bizantini, o comunque i «forestieri» ci che fece costruire a Monza, Verona e Pavia nonché,
a
maestri d’arte, non furono gli unici a lavorare al Tem- in queste ultime due città, il ripristino di mura e forti-
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pietto di Cividale. A giorni, o alla bisogna – soprattutto ficazioni. Con l’arrivo dei Longobardi, l’imitazione del
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se il lavoro andava consegnato in fretta –, si reclutavano modello antico fu interrotta, anche e soprattutto per via
artigiani e artisti locali. Sembra suggerirlo il fatto che della differente struttura sociale dei nuovi invasori, di
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stucco e pittura sono posati direttamente sul muro delle tipo fortemente tribale: al concetto di capitale fissa e
pareti, secondo una tecnica attestata a livello regionale. stanziale, e di conseguenza dotata di edifici pubblici per
l’amministrazione e la rappresentanza, si sostituí quello
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Degno di un re di capitale «mobile», con il re che si spostava tra Pavia,


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A quando risale l’oratorio? Abbandonata la tesi espressa Verona e Milano, e tutt’intorno un florilegio di centri
da Michele della Torre nel 1807 secondo la quale l’edifi- di potere comandati da funzionari con compiti politico-
cio sarebbe stato in origine un tempio romano dedicato militari, i duchi.
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a Vesta, fino alla fine degli anni Quaranta del Novecento Ma dopo la morte di Alboino e del successore Cle-
l’opinione prevalente – basata su raffronti di carattere fi, terminato il decennio di anarchia militare durante il
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iconografico e stilistico – restò quella elaborata da Carlo quale il neonato regno rimase senza una guida, i duchi,
Cecchelli, ossia che il Tempietto fosse stato realizzato in nel 584, scelsero come nuovo sovrano Autari e dotaro-
età carolingia. Negli anni Cinquanta, invece, partendo no la monarchia di un demanio tratto dalle terre con-
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dagli studi condotti dai norvegesi Hjalmar Torp, Ejnar quistate. Già con lui, ma soprattutto con Agilulfo, che
Dyggve e Hans Peter L’Orange, iniziò a farsi strada l’i- ne sposò la vedova Teodolinda, poté cosí iniziare una
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potesi – oggi generalmente accettata – di una datazione nuova fase della storia longobarda: quella del consoli-
intorno alla metà dell’VIII secolo. L’opera sarebbe stata damento del potere, incarnata dalla dinastia cosiddetta
realizzata come cappella palatina da una coppia regnan- «bavarese» (la regina era figlia del baiuvaro Garibaldo).
te di prestigio. In quest’ottica, la coppia regnante si rifece, per moti-
Non era facile, tuttavia, stabilire il nome dei fondato- vi di ordine ideologico, politico e religioso, al modello
ri: l’imponente iscrizione dedicatoria in esametri latini classico come elemento di assoluto prestigio utile al raf-
che corre lungo la parete est dell’aula e le tre del presbi- forzamento del regno e al superamento delle divisioni
terio, emersa nel 1951, è purtroppo fortemente lacunosa etnico-religiose tra vincitori e vinti anche tramite la con-
e il nome dei «pios auctores» committenti dell’edificio non versione del loro popolo al cattolicesimo.
sono piú leggibili. L’ipotesi di identificazione, avanzata A questo atteggiamento si saldò una solida politica
da Torp e L’Orange nel 1977, e oggi generalmente accet- di evergetismo (la pratica di dispensare doni alla collet-
tata, è quella che vuole l’oratorio edificato da Astolfo e tività, n.d.r.), che si declinò in particolare nella ristrut-
Giseltrude, che regnarono tra il 749 e il 756. turazione di basiliche (come S. Simpliciano a Milano: le

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saper vedere cividale del friuli
Una storia plurisecolare

568-569 Guidati dal Alboino, i Longobardi


invadono l’Italia. Il re insedia a Cividale
il primo duca, suo nipote Gisulfo.
572 Conquista di Pavia. I Longobardi sono
padroni di buona parte della Penisola.
610 Cividale viene distrutta dagli Avari.
Dopo la ricostruzione, in località
Valle, a ridosso del fiume Natisone,
viene eretta la Gastaldaga, sede
del gastaldo, il funzionario che
rappresentava il re (residente a Pavia)

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e amministrava in suo nome il potere.

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730-756 Patriarcato di Callisto.

a
737 Callisto decide il trasferimento della

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sede del patriarcato da Cormons
(dove si era rifugiato per sfuggire ai

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Bizantini) a Cividale. Conflitto con il
duca Pemmone, che lo imprigiona.

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737 Pemmone viene deposto da re
Liutprando, che insedia al suo posto il
figlio Ratchis. a
744-749 Primo regno di Ratchis.
n
744 Il fratello di Ratchis, Astolfo, ne prende
le
il posto come duca del Friuli.
749-756 Regno di Astolfo e Giseltrude.
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Edificazione del Tempietto.


Metà dell’VIII Fondazione del monastero femminile
secolo di S. Maria in Valle. degli stalli lignei addossati alle pareti
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752 L’abate Anselmo fonda un monastero a dell’aula, edificazione della sacrestia,


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Nonantola, nel Modenese. elevazione della quota del pavimento.


756-757 Secondo regno di Ratchis. 1533 L’Inventio reliquiarum, riprendendo un
757-774 Regno di Desiderio. documento precedente, menziona il
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774 Carlo Magno sconfigge i Longobardi e ritrovamento di reliquie nel Tempietto il


ne conquista il regno. 5 maggio 1242.
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830 Un diploma di Lotario e Ludovico II 1751 Scoperta di tre tombe longobarde nel
sancisce la donazione al patriarca complesso di S. Maria in Valle.
di Aquileia della giurisdizione del 1807 L’ufficiale francese Etienne Marie
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monastero di S. Maria in Valle. Siauve promuove i primi studi


Fine del Il monastero di S. Maria si amplia in sul Tempietto a seguito della
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IX-inizi del seguito al trasferimento di alcune pubblicazione del canonico Michele


X secolo monache da Salt di Povoletto. della Torre di una dissertazione sul
1222-23, Un terremoto fa crollare le volte monumento corredata da disegni poi
inverno e distrugge parte delle decorazioni del ripresi e pubblicati da Albert Lenoir a
Tempietto. Parigi nel 1844.
1242-1250 La badessa Gisla de Pertica ordina la 1839 Lorenzo D’Orlandi pubblica il primo
ricostruzione delle parti superiori dei libro sul Tempietto.
muri crollati e il rifacimento delle volte, 1842 Il Comune di Cividale acquista il
dotando il monastero di un circuito di Tempietto.
mura esterne. 1859 Messa in sicurezza del monumento.
1371-1402 Altri interventi a opera della badessa 1859-60 Primo restauro del monumento e
Margherita della Torre: costruzione pubblicazione dei risultati. Nei decenni

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tegole recano il bollo di Adaloaldo) e nella fondazione di
La sala del chiese (S. Giovanni Battista a Monza, riccamente dotata
Museo Cristiano da Teodolinda) e palazzi (sempre a Monza, il palatium
e Tesoro del che risaliva a Teodorico, con il celebre ciclo di affreschi,
Duomo in cui si perduti, rappresentanti i costumi dei Longobardi citato
conserva l’altare da Paolo Diacono): tutti edifici sontuosamente decorati
in pietra detto che dovevano ribadire agli occhi della collettività il pre-
«di Ratchis», stigio e il potere ormai raggiunto dai sovrani.
perché da questi Al modello estetico romano, seppure reinterpretato
commissionato secondo la sensibilità peculiare dei Longobardi, si ispi-
prima di salire al rarono in maniera sistematica tutti i re, da Liutprando
trono nel 744. (al potere dal 716 al 744) in poi. Frutto di questa «ri-
Il monumento nascenza» sono proprio i grandi capolavori di Cividale

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appare (oltre al Tempietto, l’Altare di Ratchis e il Battistero di

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illuminato dal Callisto), Pavia e Brescia. E questo recupero di forme e

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proiettore che stili antichi continuò in seguito, in età carolingia e ot-

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ne suggerisce toniana, declinato in innumerevoli varianti, tra le quali
la policromia spicca il ciclo di affreschi di S. Maria foris Portas a Castel-

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originari. seprio (vedi «Medioevo» n. 207, aprile 2014; anche on
In secondo line su medioevo.it).

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piano è il Le basiliche, in particolare, con il loro ricco apparato
Battistero decorativo e la dotazione di reliquie e oggetti preziosi,
detto «di diventarono un vero e proprio status symbol, che sosti-
a
Callisto», perché tuí a tutti gli effetti i ricchi corredi tombali un tempo
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fatto erigere deposti nelle sepolture e ormai, dopo la conversione al
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dall’omonimo cattolicesimo, quasi del tutto abbandonati. E anche il
patriarca Tempietto di Cividale, fatto edificare come cappella pa-
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(737-756). latina, va interpretato in quest’ottica.

successivi viene costruito un nuovo Nel cuore della Gastaldaga


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accesso al Tempietto. L’area, in località «Valle», dove oggi sorge il Tempietto


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1902 Nuovi restauri. era leggermente discosta dal centro vero e proprio del-
1926 Realizzazione dell’attuale copertura la città, data anche la sua posizione a strapiombo sul
con il tetto a tre falde. fiume Natisone. Pur essendo compresa nella cinta della
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1940-45 Erezione di protezioni in muratura per città romana di Forum Iulii, si trovava a ridosso delle
evitare danni bellici. mura in prossimità della Porta Brossana, da cui parti-
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1958-68 Nuovi restauri. va la strada verso est. Dopo la distruzione di Cividale


1977-87 Nuovi restauri per riparare i danni del operata dagli Avari nel 610, fu fortificata e divenne la
terremoto del 1976. sede operativa e di rappresentanza del gastaldo del re,
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1998 Restauro degli stalli lignei del coro. ossia del funzionario che rappresentava ufficialmente
2011, L’UNESCO inserisce Cividale nella il sovrano, residente a Pavia. I suoi compiti erano estesi
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26 giugno World Heritage List quale parte del e comprendevano competenze militari, amministrative
sito seriale «Longobardi in Italia: i (relativamente ai beni demaniali), fiscali e giudiziarie.
luoghi del potere (568-774)» (gli altri La Gastaldaga – che nei documenti compare come
sono: il complesso monastico di S. curtis regia o sacrum palatium: la prima menzione è in un
Salvatore-S. Giulia, Brescia; il castrum diploma di Berengario I giunto in trascrizione piú tarda
con la torre di Torba e la chiesa di – apparteneva al demanio regio e fu dotata, con ogni
S. Maria foris Portas, Castelseprio; probabilità sin da subito, anche di una cappella privata,
la basilica di S. Salvatore, Spoleto; una costruzione semplice a pianta rettangolare, utiliz-
il Tempietto del Clitunno, Campello zata anche come cimitero nobiliare, come mostrano i
sul Clitunno; il complesso di S. Sofia, ricchi corredi emersi nel 1751 e oggi esposti al Museo
Benevento; il santuario di S. Michele, Archeologico Nazionale di Cividale. La dedica era a san
Monte Sant’Angelo). Giovanni Battista: un santo molto «popolare» sin dall’i-
nizio del VII secolo nel delicato momento del passag-

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La parete ovest del Tempietto con le sei figure femminili che
dominano la parte superiore; nella parte inferiore, la lunetta sopra
l’ingresso reca l’immagine di Cristo tra gli arcangeli Michele e
Gabriele. La teoria di statue e gli affreschi proseguivano anche
sulle pareti laterali, ma sono andati perduti,

gio dei Longobardi, per volontà della coppia regnante


costituita da Agilulfo e Teodolinda, dal paganesimo al
cattolicesimo.
Durante il regno di Astolfo, all’interno della Gastal-
daga, e precisamente a nord-est del presbiterio di S. Gio-
vanni, fu costruito il Tempietto. La sua funzione era di
oratorio-satellite, che dipendeva, liturgicamente, dalla

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chiesetta madre ma era da questa separato, probabil-

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mente perché adibito a mausoleo oppure alla custodia

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di reliquie. Di queste ultime non si hanno notizie diret-

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te, ma, secondo una fonte del 1533, l’Inventio reliquia-
rum, il 5 maggio 1242 fu scoperta una cassa «multum

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antiqua et modo extraneo fabricata», dentro la quale erano
custodite, appunto, preziosissime reliquie. E quando la

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cassa fu aperta, narra la cronaca, un profumo meravi-
glioso si sparse per tutta la città.

La donazione al patriarca
n a
Proprio a causa del suo utilizzo come oratorio privato,
le
il Tempietto non è menzionato nel primo documento a
noi giunto che riguarda il complesso. L’atto, un diplo-
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ma emesso dagli imperatori Lotario e Ludovico II, risale


all’830 e riguarda la donazione al patriarca di Aquileia
della giurisdizione su un «monasterium puellarum» che
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si trova «iuxta basilicam santi Iohannis»: tale monastero


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femminile, dedicato a santa Maria, era stato inserito


nella Gastaldaga verso la metà dell’VIII secolo per ospi-
tare, secondo una prassi abbastanza comune, le figlie
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della nobiltà longobarda destinate a non maritarsi. La


chiesa di S. Giovanni, però, non era compresa nella do-
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nazione, ma faceva ancora parte della Gastaldaga.


In seguito, tra la fine del IX e gli inizi del X secolo,
l’intero complesso fu donato al monastero, che si al-
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largò probabilmente a seguito del trasferimento in S.


Maria delle monache del monastero di Salt di Povolet-
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to, non lontano da Cividale, fondato da tre nobili lon-


gobardi e dalla loro madre Piltrude che ne fu la prima
badessa. Probabilmente le pie donne ne portarono con
sé le spoglie. La tradizione vuole che esse riposassero
nella tomba, cosiddetta «di Piltrude», che sorgeva nel
presbiterio del Tempietto, e la nomina come fondatrice Nell’inverno tra il 1222 e il 1223 un terremoto colpí
del monastero. Ma si tratta di una leggenda: il sarco- la zona e danneggiò gravemente l’edificio, facendo crol-
fago, smontato nell’Ottocento, conteneva i resti di tre lare le decorazioni delle pareti nord e sud e le volte deco-
individui, ma fu realizzato in epoca molto piú recen- rate a mosaico. I danni furono riparati solo una ventina
te – dopo il XIII secolo –, utilizzando lastre scolpite di anni piú tardi, quando – fra il 1242 e il 1250 – la ba-
risalenti alla tarda età longobarda che, molto proba- dessa Gisla de Pertica fece ricostruire le parti superiori
bilmente, facevano parte dell’ambone o pulpito della dei muri crollati e rifare le volte, dotando il complesso
prima chiesa di S. Giovanni. di un circuito di mura esterne. Durante questo arco di

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tempo, con molta probabilità, l’esposizione agli agenti ria prosperò e si ingrandí, fino a occupare tutta l’area
atmosferici cancellò la vivace policromia che caratteriz- che si sviluppa sull’attuale via Monastero Maggiore,
zava gli stucchi: quando un’altra badessa, Margherita lungo la sponda del Natisone, da piazza San Biagio e
della Torre, tra il 1371 e il 1402, fece costruire gli stalli dalla Porta Brossana sino giungere a occidente all’altez-
lignei addossati alle pareti dell’aula e la sacrestia so- za del Duomo. Nel 2011, Monastero e Tempietto sono
praelevando il pavimento, i colori dovevano essere già stati dichiarati, insieme ad altri sei monumenti, Patri-
scomparsi del tutto. monio dell’Umanità UNESCO come parte del sito seria-
Tra il Duecento e il Settecento il monastero di S. Ma- le «Longobardi in Italia: i luoghi del potere».

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Sulle due pagine il confronto tra alcune delle statue superstiti a
del Tempietto e la proposta di ricostruzione della loro policromia
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originaria formulata da Bente Kiilerich e avallata dal ritrovamento Didascalia
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di tracce di pigmenti in varie zone delle sculture. aliquatur adi odis
que vero ent qui
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doloreium conectu
rehendebis eatur
tendamusam
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consent, perspiti
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conseque nis
maxim eaquis
earuntia cones
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apienda.
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Le statue e ornata da un motivo a gigli. Le due ai lati della fine-


La parete oggi piú importante è quella ovest, perché stra, raffigurate leggermente di tre quarti, vestono tuni-
conserva la teoria di sei statue realizzate in stucco, una ca e palla alzata a coprire la testa e indicano la finestra
miscela di gesso, calce e polvere di marmo: sono le uni- fonte della luce che simboleggia Cristo, il Salvatore. Le
che superstiti delle dodici originarie, che rappresentano altre quattro, in posizione frontale, riccamente vestite e
altrettante sante. Le sei statue, tutte con aureola, sono decorate con collare gemmato e diadema, reggono nelle
piú grandi del naturale: le loro misure variano da 1,93 a mani la corona del martirio e la croce.
1,99 m. Sono disposte tre sulla destra e tre sulla sinistra, Per alcune di esse è stata ipotizzata l’identificazio-
simmetricamente rispetto a una finestra ad arco a tutto ne con le martiri Chiona, Irene, Agape e Sofia, ma gli
sesto delimitata da due colonne sormontate da capitello elementi a supporto sono troppo labili. Il modello è co-

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munque orientale, ed è stato proposto un suggestivo di pigmento rinvenute negli occhi, lungo le sopracciglia
confronto con le figure, coeve, che compaiono incise su e in alcune parti delle vesti. Sappiamo, però, da varie
placchette d’avorio, di cui – forse – rappresentano la ver- fonti che di prassi lo stucco era ricoperto di colore oppu-
sione magnificata. re di lamina d’oro. A parte le tracce di pigmento rinve-
La teoria di statue è incorniciata da due nastri, che nute nel corso di successivi restauri, altri indizi a con-
corrono sopra e sotto, e presentano una decorazione ferma sarebbero che alcuni particolari degli ornamenti
stellata. Le altre sei statue, oggi perdute, erano collocate delle statue fossero impossibili da scorgere da terra se
sulle pareti sud e nord. Come gli altri elementi in stucco, non adeguatamente messi in risalto grazie al colore.
si presentano interamente bianche, ma in origine erano Di recente, Bente Kiilerich ha provato a ricostruire
vivacemente colorate, come dimostrano tracce (labili) l’aspetto originario delle statue e dei fregi. La studiosa

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Titolo da fare A destra l’iscrizione dedicatoria in esametri latini
(purtroppo lacunosa) che corre lungo la parete sud e
le tre pareti del presbiterio, con lettere eleganti e ben
modellate dipinte in bianco su fondo porpora.

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Assonometria ricostruttiva del Tempietto


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Longobardo con la dislocazione di alcune


delle decorazioni piú importanti.
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Il monumento in sintesi
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Un manifesto della «rinascenza liutprandea»


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3 Perché è importante 3 Il Tempietto Longobardo nella storia


Il Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli è la L’edifico fu realizzato, come cappella privata, dai sovrani
testimonianza meglio conservata e piú spettacolare Astolfo e Giseltrude, tra il 749 e il 756, nel cuore della
di scultura e decorazione in stucco di epoca Gastaldaga cittadina, che ospitava la residenza del
altomedievale. Insieme all’Altare di Ratchis e al funzionario regio (gastaldo). L’iscrizione dedicatoria,
Battistero di Callisto, custoditi nel Museo del Duomo lacunosa, non permette un’attribuzione certa. Tuttavia, lo
della stessa Cividale, costituisce uno degli esiti piú alti sfarzo e la qualità delle decorazioni presuppongono una
dell’arte longobarda al momento della sua massima commitenza di assoluto prestigio quale doveva essere
fioritura, che si registra nell’VIII secolo, durante la la famiglia di Pemmone, duca del Friuli (Cividale), padre
cosiddetta «rinascenza liutprandea». proprio dei due futuri sovrani Astolfo e Ratchis.

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ha innanzitutto esaminato le tracce di pigmento ancora
conservate; poi le ha confrontate con esempi di fregi e
vestimenti simili che compaiono in mosaici e affreschi,
a cominciare dalle pitture coeve presenti nello stesso
Tempietto di Cividale. Il risultato è suggestivo. Parten-
do dal presupposto che gli affreschi e gli stucchi siano
da leggere come parte dello stesso schema decorativo,
simbolico ed estetico, i colori usati rappresenterebbero
la chiave che suggerisce come doveva declinarsi la poli-
cromia delle statue.
L’ipotesi di fondo è che gli artisti che colorarono gli
stucchi fossero gli stessi che dipinsero le pareti. Sulla
base di questa ricostruzione, il motivo a doppia «S» e i

i
gigli dovevano essere dorati, mentre i vitigni erano color

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porpora e si stagliavano su una base di terra verde. Le

a
statue, invece, erano caratterizzate da vesti riccamente

iv
decorate, con panneggi che variavano dal rosso porpora,
in varie sfumature verso il blu e il violetto. I motivi or-

rc
namentali sulle vesti erano dorati e impreziositi, come i
A sinistra gioielli, da elementi in blu zaffiro. I volti, come le mani,

Pe
un’immagine erano lasciati in bianco: spiccavano gli occhi, con l’iride
della parete est rossa, mentre le sopracciglia erano evidenziate in por-
del Tempietto, pora e le labbra erano rosse. L’intera teoria di statue si
a
con, in primo stagliava su un fondo di colore blu.
n
piano, il
le
pavimento in I fregi
opus sectile. I fregi a vitigno in stucco presentano forti similitudini
/E

con quelli presenti in S. Salvatore a Brescia, ma secondo


recenti studi richiamerebbero ancor piú da vicino quelli,
piú antichi (datati al 310), che decorano l’arco di Gale-
O

rio a Tessalonica. Questi ultimi, però, erano in marmo


EV

e non in stucco. La scelta di un supporto diverso ebbe,


verosimilmente, ragioni di carattere economico, ma non
solo: lo stucco, infatti, è meno costoso del marmo, ma è
IO

anche piú facile da modellare per maestranze che, pro-


babilmente, erano meno esperte nella lavorazione di un
ED

materiale piú nobile, ma tecnicamente piú impegnativo.


Il motivo «a doppia S», classico dell’VIII secolo, che
caratterizza la parte inferiore delle lunette (al di sotto di
M

quello a gigli) è ricavato da modelli romani precedenti e


ampiamente attestati. Si tratta di un motivo caro all’ar-
©

te longobarda perché ricorre nella decorazione di fibule


3 Il Tempietto longobardo nell’arte e di altri oggetti.
L’edificio e la sua complessa decorazione furono
realizzati da maestranze bizantine, in collaborazione Gli affreschi
con artisti e artigiani locali. Gli stucchi, leggermente Sulle pareti vi sono pitture in vario stato di conserva-
precedenti gli affreschi, furono probabilmente rivestiti zione: il Cristo con Arcangeli raffigurato nella lunetta oc-
di colore (oggi purtroppo scomparso) dagli stessi cidentale rimase sempre visibile, mentre la Vergine con
pittori che lavorarono alle pareti. La monumentalità Bambino e Arcangeli della parete settentrionale fu coperta
delle statue superstiti, accentuata dalla verticalità – come gli altri – da intonaco e venne svelata solo dai
del panneggio degli abiti, non è inferiore alla loro restauri del 1958. Purtroppo, gran parte dei particolari
composta grazia. sono andati perduti, cosí come la decorazione della pa-
rete sud. Le lunette superstiti sono contornate da deco-
razioni a stucco.

MEDIOEVO febbraio 73
saper vedere cividale del friuli

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Parete ovest Al di là delle convinzioni personali, Costantino operò


La lunetta sopra l’ingresso occidentale reca l’immagine un’identificazione tra la sua figura e quella del Sol Invic-
di Cristo tra gli arcangeli Michele e Gabriele. Il Salva- tus (vedi anche «Medioevo» n. 215, dicembre 2014). Il
tore è in atteggiamento benedicente: in mano tiene il Cristo del Tempietto è, dunque, una rielaborazione tipi-
Vangelo, ricoperto da una preziosa legatura gemmata. camente bizantina del ritratto imperiale, in cui la figura
Torp ha legato la resa del volto del Cristo, incorniciato del regnante e del Cristo-Sole-Logos, «Luce del Mondo»,
dai capelli chiari, all’iconografia imperiale introdotta da sono un tutt’uno inscindibile.
Costantino e ripresa dai suoi successori: dal punto di vi-
sta simbolico, rimanda quindi alla cristianizzazione del Parete nord
culto imperiale elaborata dal primo biografo di Costan- L’affresco della lunetta settentrionale è stato riporta-
tino, Eusebio di Cesarea, per il quale l’imperatore era to alla luce nel settembre del 1958 in pessimo stato di
«l’immagine vivente del Logos, il Figlio di Dio». (segue a p. 80)

74 febbraio MEDIOEVO
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©

In alto, sulle due pagine particolare


dell’affresco con l’immagine di Cristo tra
gli arcangeli Michele e Gabriele.
A destra, in alto particolare dell’affresco
che si conserva sulla parete ovest e che,
probabilmente, è quanto resta di una
teoria che correva su almeno tre pareti
Qui accanto particolare degli stucchi
che ornano la parete ovest: nella fascia
superiore, i gigli, e in quella inferiore i fregi
a vitigno con motivo «a doppia S».

MEDIOEVO febbraio 75
saper vedere cividale del friuli

Il monastero ritrova i «suoi» tesori


A sinistra veduta aerea del complesso
cividalese di S. Maria in Valle.
Nella pagina accanto, in alto, a sinistra
frammento di lastra decorata con un
motivo tipico delle sculture del terzo
quarto dell’VIII sec., dagli scavi presso il
Tempietto Longobardo.
Nella pagina accanto, in alto, a destra
la statua lignea di Maria in una foto
d’epoca, quando era collocata nella

i
finestra della parete settentrionale del

ld
Tempietto Longobardo.

a
iv
contenuti multimediali, consultabili
anche via web, che accompagna la

rc
visita all’esposizione e al Tempietto
Longobardo.

Pe
RACCONTARE UN GRANDE PASSATO
a Al visitatore viene dunque offerto un
percorso che, attraverso manufatti
n
di grande qualità artistica e reperti
le
archeologici, punta a raccontare in
maniera innovativa la millenaria storia
/E

del Monastero di S. Maria in Valle e


TESORI RESTITUITI: L’IDEA DI UNA La volontà di rendere fruibili questi della Gastaldaga longobarda.
MOSTRA NEL MONASTERO tesori del passato, nel luogo stesso L’area, già parte della città romana,
O

Il monastero di S. Maria in Valle e il da cui provengono e del quale fu infatti sede delle corte regia
EV

Tempietto Longobardo sono luoghi svelano i lunghi trascorsi e i diversi longobarda, residenza del Gastaldo,
ricchi di storia e di bellezza. Legati, aspetti, ha spinto l’Amministrazione prima di ospitare il cenobio che, dal
perlomeno dall’età longobarda, a comunale di Cividale del Friuli, Medioevo, rappresentò una delle
IO

importanti sedi del potere civile e proprietaria del monastero, a principali istituzioni non solo di
religioso, nel corso dei secoli hanno promuovere, in collaborazione con la Cividale ma di tutta la Patria del Friuli.
ED

costituito sia lo scrigno di pregiate Soprintendenza ai Beni Archeologici Tuttora, costituisce un complesso
architetture e opere d’arte, sia e con quella ai Beni Storici, Artistici monumentale di indubbia rilevanza
gli ambiti in cui si è svolta la vita ed Etnoantropologici del Friuli-Venezia nel contesto cittadino, nel quale le
M

quotidiana di un nucleo di pertinenza Giulia, un’esposizione in cui riunire, architetture del Tempietto Longobardo
regia e di un cenobio femminile. per la prima volta, le piú significative e della chiesa di S. Giovanni in Valle,
©

Gran parte di questo patrimonio è testimonianze. La mostra è collocata entrambe di origine longobarda,
purtroppo andata perduta. Alcune nella settecentesca cappella per appaiono imperniate attorno al
rilevanti opere d’arte, giunte fino l’eucarestia delle monache di chiostro settecentesco.
a noi, sono state invece custodite, clausura, attigua alla chiesa di S.
per esigenze di tutela, in diverse Giovanni in Valle, lungo il braccio del luogo d’arte e di potere
sedi museali cividalesi, dove però chiostro che conduce alla fronte del Un primo approfondimento riguarda
non sono sempre visibili o ben Tempietto Longobardo. È dunque l’origine e l’evoluzione del complesso
identificabili. Altre testimonianze, pienamente integrata nel percorso di monastico nell’area di Valle, a partire
finora sconosciute, sono state visita al complesso, costituendone dalla tarda età longobarda. Le opere
restituite dalla terra, grazie a indagini un arricchimento. In quest’ottica è esposte evidenziano la centralità
archeologiche, effettuate anche negli prevista la realizzazione di un nuovo che questo luogo ebbe in passato,
ultimi anni. sistema di approfondimento con in particolar modo in età medievale.

76 febbraio MEDIOEVO
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ld
Si tratta, infatti, di manufatti dal

a
valore storico e artistico unico, che

iv
rappresentano in modo emblematico
la ricchezza dell’apparato liturgico

rc
del monastero nel corso del tempo
e, probabilmente, appartenevano alla

Pe
chiesa principale del cenobio, prima di
essere ricollocati in altre sedi.
Eccezionale è la Croce di S. Maria a
in Valle, finora conservata, ma non
n
esposta, nel Museo Archeologico
le
Nazionale. Si tratta di una croce astile
di età altomedievale, poi rilavorata,
/E

in lamina d’argento con dorature,


decorata a sbalzo con tipici motivi del
periodo. Rappresenta il corrispondente
O

cividalese della «Croce di Desiderio»


EV

del monastero di S. Giulia a Brescia.


Altrettanto pregiate sono le statue
lignee di dolenti, Santa Maria e San
IO

A sinistra e a destra frammento


ED

di stucco decorato e tessere di


mosaico rinvenuti nell’area del
Tempioetto Longobrado.
M
©

MEDIOEVO febbraio 77
saper vedere cividale del friuli

A sinistra della corte regia longobarda e la sua


frammento di connotazione sociale e monumentale
archetto di un emergono invece dall’analisi delle
tegurio esagonale, testimonianze riguardanti la chiesa
presumibilmente di S. Giovanni: un complesso
pertinente al monumentale pertinente all’ambito
fonte battesimale regio fin dalla sua origine e che
della Gastadaga risulta il piú rilevante edificio di culto
longobarda della cittadino dopo la cattedrale.
metà dell’VIII sec. La crocetta aurea e il disco con
In basso piatto in raffigurazione di cervo, sempre in
ceramica graffita, oro, presentati in questa sezione,

i
dalla tavola del costituiscono ciò che rimane di piú

ld
monastero ricchi corredi tombali rinvenuti, nel

a
post-medievale. Settecento, in importanti sepolture

iv
Nella pagina longobarde poste all’interno della
accanto, a chiesa. Si tratta di manufatti databili

rc
sinistra la croce alla prima metà del VII secolo e che
astile di S. Maria testimoniano sia la fase altomedievale

Pe
in Valle. dell’edificio sia lo stretto legame con le
piú alte sfere della nobiltà longobarda.
a L’esistenza della chiesa già nella prima
età longobarda sembra confermata
n
dai resti scultorei provenienti dal
le
/E
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IO

Giovanni, opere dell’inizio del XIII


secolo, probabilmente eseguite da
ED

un maestro collegato allo scultore


del famoso crocefisso ligneo del
Duomo di Cividale.
M

L’area di Valle
©

e la Corte del Re
Il percorso espositivo si addentra poi
nelle questioni relative all’affermarsi
della Gastaldaga longobarda in questo
settore della città. Oltre alle limitate
tracce delle preesitenze piú antiche,
di epoca romana, vengono illustrate
le prime fasi dell’insediamento
altomedievale, testimoniate da
elementi della cultura materiale e da
strutture abitative semplici: capanne
lignee con pareti in argilla. L’evoluzione

78 febbraio MEDIOEVO
luogo di culto. Nella mostra sono
presentati quelli piú significativi della
fase originaria – un architrave con
teoria di agnelli e una lunetta con
pavoni, pertinenti a un portale – e dei
successivi rinnovamenti dell’apparato
liturgico. Vi è poi la proposta di riferire
al nucleo cultuale della corte regia
anche la porzione di un archetto di
tegurio esagonale che doveva
esser posto su un
fonte battesimale, le

i
cui tracce sono forse

ld
individuabili nelle

a
strutture emerse negli

iv
scavi dietro l’attuale abside del S.
Giovanni. Appare simile, per qualità, a

rc
quello voluto dal patriarca Callisto per
ornare il fonte battesimale del vicino

Pe
Duomo, nel quinto decennio dell’VIII
secolo. In alto, a appartenuti o utilizzati dalle monache.
destra crocetta
a Particolare risalto è dato a un nucleo
Il Tempietto Longobardo longobarda con di manufatti post-medievali pertinenti
n
L’oratorio di S. Maria in Valle, piú decorazione alla tavola del convento. Si tratta di
le
comunemente conosciuto come antropomorfa, ceramiche decorate e di vetri, tra cui
Tempietto Longobardo, è un dalle sepolture un bellissimo calice, rinvenuti in una
/E

monumento su cui ancora si discute dento la chiesa di fogna portata alla luce dagli scavi in
e che non ha smesso di stupire, S. Giovanni un ambiente contiguo alla sede della
rivelando sempre nuovi aspetti. in Valle. mostra e sul quale sarà possibile
O

Alcuni elementi provenienti dagli affacciarsi durante la visita. Uno


EV

scavi archeologici compiuti agli inizi scorcio, sicuramente suggestivo, su


del secolo scorso e negli ultimi anni, uno spaccato di vita delle monache,
presentati per la prima volta nella in grado anche di mostrare la ricca
IO

mostra, oltre a chiarire la situazione rari per il periodo, segnalano la sovrapposizione delle fasi storiche e
relativa alla sua edificazione, in presenza di vetrate riccamente strutturali del complesso.
ED

un’area della Gastaldaga già occupata decorate, contribuendo a completare


da altre strutture, consentono di il quadro dei caratteri ornamentali di
precisare alcuni particolari della sua un edificio che appare sempre piú un
M

originaria decorazione, a integrazione prezioso scrigno di tesori d’arte.


di quanto tuttora conservato e
©

osservabile in situ al suo interno. La vita nel cenobio


Tra i vari reperti spiccano resti inediti Nell’ultima parte dell’esposizione si
della decorazione a stucco che possono invece rivivere aspetti della
abbelliva le pareti e numerose tessere vita del monastero durante l’età
musive in paste vitree di vario colore, medievale e post-medievale, svelati «Preziosi ritorni nel monastero»
alcune con foglia d’oro, che fanno dagli oggetti emersi sia dai contesti Cividale del Friuli,
immaginare la pregiata decorazione d’uso che dal cimitero delle monache, monastero di S. Maria in Valle
delle volte dell’aula e del presbiterio, individuato presso la chiesa. Oltre alle Info tel. 0432 710460; e-mail:
difficilmente intuibile per l’attuale monete, databili dall’età ottoniana info@tempiettolongobardo.it;
visitatore del monumento, vista all’epoca veneziana, sono esposte www.tempiettolongobardo.it
l’assenza di tracce. Alcuni frammenti suppellettili comuni, della quotidianità,
di vetri policromi da finestra, alquanto nonché elementi del vestiario e monili

MEDIOEVO febbraio 79
saper vedere cividale del friuli
L’affresco sulla parete esterna dell’oratorio, ora inglobata nel
monastero di S. Maria e visibile solo dai corridoi di clausura.

I santi martiri
Ai lati degli arconi, sopravvivono solo sei figure di santi
e martiri, ultimi resti di una teoria che correva su alme-
no tre pareti: cinque sono nella parete d’ingresso, e uno
– l’unico che conserva parzialmente il nome, per quanto
lacunoso: [SANCTUS HAD]REANUS, sant’Adriano – in
quella settentrionale. Tutti sono caratterizzati dalla po-
sizione frontale e fissa; il volto somiglia a quello della
Vergine nella lunetta. È impossibile trarre conclusioni
circa la loro funzione specifica, visto che solo uno di essi

i
può essere identificato con certezza.

ld
Vale la pena però sottolineare che Adriano, martire,

a
fu titolare della basilica in cui, secondo Paolo Diacono,

iv
furono sepolti i sovrani Ansprando e Liutprando. È pro-
babile, comunque, che i santi e le sante raffigurate in

rc
vario modo alle pareti avessero la funzione di protettrici
e protettori della coppia reale che fondò il Tempietto, e

Pe
quindi, per estensione, dell’intero regno.

Si ringraziano per le autorizzazioni alle riprese fotografiche:


a
Comune di Cividale del Friuli, parrocchia di S. Maria Assunta
n
di Cividale del Friuli e Arcidiocdesi di Udine. F
le

Nel prossimo numero


/E

●
La Fontana Maggiore di Perugia

Da leggere
O
EV

U Laura Chinellato, Maria U Silvia Lusuardi Siena


Teresa Costantini, (a cura di), Cividale
L’altare di Ratchis. longobarda. Materiali per
IO

L’originaria finitura una rilettura archeologica,


conservazione. Esso rappresenta la Vergine col Bambino policroma: prospetto Università Cattolica del
ED

(Theotokos, ossia «Madre di Dio») contornata dagli ar- frontale e posteriore, Sacro Cuore, Milano 2002.
cangeli Michele e Gabriele, in piedi, con la Madonna in Forum Iulii, U Vittorio Foramitti, Il
probabilmente poggiante su un piedistallo. Gli arcangeli XXVIII (2004); Tempietto Longobardo
M

hanno con sé i tradizionali scettro e globo crucifero, che pp. 133-156 nell’Ottocento, Edizioni del
simboleggiano la signoria del Creato. La Vergine, nota U Faustino Nazzi, L’epigrafe Confine, Udine 2008
©

Torp, non sorregge il Figlio ma lo indica: l’immagine è dell’ara di Ratchis a U Hjalmar Torp, Il Tempietto
quindi quella della Vergine Hodighitria, «colei che mostra Cividale del Friuli, longobardo. La cappella
la via» (cfr Gv. 14, 5-6 che riporta l’autodefinizione del in Forum Iulii XXVI (2002); palatina di Cividale,
Cristo: «Io sono la via»), i cui prototipi iconografici risal- pp. 77-119 Comune di Cividale
gono al V secolo. U Hans Peter L’Orange, del Friuli, 2006
La lunetta della parete sud è andata perduta. Anco- Hjalmar Torp, Il tempietto U Valentino Pace (a cura di),
ra secondo Torp, raffigurava san Giovanni Battista con Longobardo di Cividale, L’VIII secolo: un secolo
Elisabetta e Zaccaria. Per lo studioso norvegese, le tre in Acta ad Archeologiam inquieto, Atti del convegno
lunette con Cristo, la Vergine e il Precursore apparter- et Artium Historiam internazionale di studi.
rebbero dunque a un progetto iconografico ben preciso, pertinentia, VII, 1-3 Cividale del Friuli (4-7
che «rappresenterebbe un adattamento alle esigenze (1977-1979), «L’Erma» di dicembre 2008), Comune
della committenza longobarda di un tema che, presso i Bretschneider, Roma 1993 di Cividale del Friuli, 2010
Bizantini, simbolizza le due nature di Gesú».

80 febbraio MEDIOEVO

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