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LALTARE PREISTORICO DI MONTE DACCODDI

In copertina: Veduta aerea di Monte dAccoddi

ISBN 88-7138-206-4

Copyright 2000 by Carlo Delfino editore, Via Rolando 11/A, 07100 Sassari

SARDEGNA ARCHEOLOGICA

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Ercole Contu

Guide e Itinerari

Laltare preistorico di

MONTE DACCODDI

Carlo Delfino editore

Studi e ricerche
Il territorio dove sorge laltare preistorico di Monte dAccoddi corrisponde grosso modo a quella parte della Flumenrgia di Sassari in cui appunto e situato questo monumento, che per s si trova a circa 11 km da Sassari (ma si specificher meglio a suo luogo), a mezza strada fra le citt di Sassari e Portotorres, sulla sinistra della camionabile. Delle principali caratteristiche di tale monumento si parler nelle pagine a ci dedicate in fondo a questa guida: mentre ora, allo scopo di un miglior ambientamento, verr dato invece preliminarmente uno sguardo alla zona nel suo insieme e agli studi e le ricerche su di essa. Tale zona, che, al fine di semplificare e limitare il discorso e la stessa illustrazione sulla carta, abbiamo voluto arbitrariamente isolare dalle sub-regioni circostanti, comprende un rettangolo di territorio, posto allincirca fra poco oltre il Rio dOttava e poco oltre la superstrada statale 131, tra la cantoniera di Li Pedriazzi o Pidriazzi (km 225,800) e il bivio di Platamona (km 219), presso la borgata di Ottava. Questo quadrilatero misura allincirca da nord a sud km 4,600 e trasversalmente km 4. Esso fa parte per 1/5 (tratto settentrionale) del territorio comunale di Portotorres e per il restante di quello di Sassari. Nelle vecchie carte dellI.G.M. era compreso tra i Fogli 179, II, NE e 180, III, NO; mentre nelle nuove carte dello stesso dellI.G.M. compresa fra i Fogli 441, III, e 459, IV. Di fatto i nomi di alcuni monumenti erano gi presenti nella parte redatta dallAngius del Dizionario del Casalis. La zona risultava inclusa nella Carta delle Nurre, redatta da Filippo Nissardi agli inizi del XX secolo per il noto volume di Giovanni Pinza per lAccademia dei Lincei, con il nome di Flumenrgia di Sassari e Nurra di Portotorres. Circa nello stesso momento la si pu trovare nellElenco Edifici Monumentali, che appunto del 1902.

Gli studi di questa parte del territorio pi sopra specificata non sono comunque anteriori al 1947-48, quando gli viene dedicata una tesi di laurea (M. Valeria Delrio) presso lUniversit di Cagliari, pubblicata in riassunto da Giovanni Lilliu su Studi Sardi nel 1950. Quindi se ne occup chi scrive nel 1952 e 1954 (e sino al presente) e in seguito moltissimi altri autori, come pu vedersi nella bibliografia che qui si presenta in corrispondenza degli scavi sia di Monte dAccoddi che degli ipogei di Ponte Secco e Marinaru. In particolare sono da mettere in evidenza i contributi di Santo Tin (dal 1979 al 1992), che pure condusse appositi scavi a Monte dAccoddi; M. Luisa Ferrarese Ceruti, che scav a Su Crucifissu Mannu e Portotorres e a Ponte Secco (dal 1972 al 1990); Giuseppa Tanda, che scav anche una tomba della necropoli di Monte dAccoddi (dal 1976 al 1998); Paola Basoli (1989); e infine, ancora con una tesi di laurea sulla Nurra e zone contermini, Elisabetta Alba (1994). Nessuna particolare indagine comunque stata condotta sui nuraghi di questa zona, noti gi dagli inizi del 900, ma piuttosto in rovina gi da allora. Per cui, sia con il monumento principe di Monte dAccoddi, sia con gli altri, lo studio sul terreno si limitata solo allepoca anteriore ai nuraghi; e, quando ha interessato altri ambiti cronologici, si trattato solo di ritrovamenti casuali.

Fig. 1. La Regione di Monte dAccoddi e i suoi monumenti: 1. Nuragheddu di Li Pedriazzi; 2. Necropoli ipogeica Su Crucifissu Mannu; 3. Necropoli ipogeica Li Lioni; 4. Nuraghe La Camusina; 5. Nuraghe La Luzzana di Chercu; 6. Nuraghe Figga; 7. Nuraghe Cherchi; 8. Villa romana Ponte Giogante; 9. Nuraghe Ferro; 10. Necropoli ipogeica Monte dAccoddi; 11. Insediamento preistorico Monte dAccoddi; 12. Menhir Monte dAccoddi; 13. Ipogei di Marinaru; 14. Necropoli ipogeica di Ponte Secco; 15. Menhir Frades Muros; 16. Dolmen Frades Muros; 17. Necropoli ipogeica Su Jaiu; 18. Necropoli ipogeica SantAmbrogio; 19. Necropoli ipogeica di Spina Santa.

MARE DI PLATAMONA

CROCIFIS

SU MANN U

LI LiONI

BIVIO DI BANCALI-

M O N T E D A

S M U R O

O D D

Le necropoli ed altre testimonianze archeologiche del territorio


Se oltre ai monumenti di epoca prenuragica si aggiungono anche i nuraghi, si arriva, pi o meno, a una trentina di monumenti, nella striscia di terreno sopraindicata. Si tratta in particolare, procedendo da nord a sud, almeno delle necropoli ipogeiche di Li Lioni e Su Crucifissu Mannu (Portotorres); di Monte dAccoddi, Ponte Secco e SantAmbrogio(Sassari); delle domus de janas di Marinaru e delle necropoli Su Jau e Spina Santa (Sassari); di menhir e dolmen di Frades Muros o Mereos(Sassari), altare preistorico e vari menhir di Monte dAccoddi (Sassari); e ancora, sempre da nord a sud, dei seguenti monumenti nuragici: Nuragheddu di Li Pedriazzi, Nuraghe La Camusina, Nuraghe La Luzzana di Chercu, Nuraghe Figga, Nuraghe Cherchi, Nuraghe Ferro. Infine circa 500 m a nord-ovest del Nuraghe Ferro (lunico di cui riportato il nome sulla carta dellI. G. M.) sono i resti della villa romana di Ponte Giogante. Chiaramente, come si accennato, i resti monumentali prenuragici che permettono un pi ampio discorso riguardano il culto dei morti (cio particolarmente tombe ipogeiche e relative necropoli) e, come si specificher meglio pi avanti, sono da mettere in relazione con labitato che si estendeva intorno allaltare di Monte dAccoddi, con altri vicini che ancora non sono stati individuati e con lo stesso altare. Certamente le meglio riferibili a chi abitava intorno allaltare sono le tombe di quella che detta appunto Necropoli di Monte dAccoddi, a 500 m ad ovest-nord-ovest. Mentre la necropoli di Ponte Secco a 670 m a est e le poche tombe di Marinaru stanno circa ad uguale distanza, ma a nord. Le altre pi note necropoli ubicate intorno al monumento principale sono quelle di SantAmbrogio (1,400 km circa a sud), Su Crucifissu Mannu (2, 350 km circa a nord-nord-ovest), Li Lioni (1,700 km circa a ovest-nord-ovest). Per s la struttura megalitica di Frades Mereos invece situata a circa 700 m a sud-sud-ovest, ma oltre la vallata del Rio dOttava. Praticamente la maggior parte dei monumenti che ci interessano sono ubicati a sinistra cio a sud della superstrada 131, che conduce da Sassari a Portotorres (anzi i nuraghi si addensano quasi esclusivamente, nel tratto pi occidentale della zona in esame, lungo i bordi

dei costoni che circondano le strette anse del Rio dOttava); con leccezione solo delle necropoli di Su Crucifissu Mannu e di Marinaru, che stanno a destra, cio rispettivamente a nord-ovest e a ovest. Per cui, per visitare gli altri, bene tenere presente che, essendo divisa longitudinalmente la superstrada da unalta barriera metallica (o guard-rail) necessario raggiungere prima il bivio con isola spartitraffico di Bancali-Sorso, che situato al km. 223; e da qui voltare a sinistra, se si va alla necropoli di Monte dAccoddi, o tornare indietro sulla opposta corsia di marcia, se si vuole visitare Monte dAccoddi stesso (monumento) o Ponte Secco. Tutti i costoni calcarei che circondano il basso altopiano sul quale sorge laltare di Monte dAccoddi sono punteggiati dalle aperture quadrangolari delle tombe che si aprono direttamente sulla campagna, con o senza padiglione daccesso, mentre sulla parte superiore degli stessi costoni altre se ne trovano, con lingresso raggiungibile da un pozzetto scavato nella roccia calcarea, ossatura geologica dellintera regione. Purtroppo la fitta vegetazione e linterramento, prodottisi naturalmente, nascondono assai spesso un numero anche elevato di tombe. Per cui non sempre possibile definire, neppure con una certa approssimazione, lampiezza reale di ogni singola necropoli ed il numero delle sue tombe e dei vani interni, spesso rovinati per crollo o disfacimento naturale della roccia. La conoscenza solo parziale si deve anche al fatto che lesplorazione scientifica, come si pu dedurre anche da quanto si dir, stata sinora piuttosto limitata. Anche perci, si parler qui di seguito principalmente di tre necropoli solo in parte visitabili e di alcune tombe di un gruppo isolato. Sono tutte, appunto, di tipo ipogeico, cio scavate nella viva roccia e costituite da varie camerette o celle, collegate fra loro. In Sardegna vengono chiamate domus de janas, cio case di fate e streghe, ma gli studiosi le definiscono ipogei funerari o grotticelle artificiali. Si tratta di tombe, anche nel caso in cui, veniva riprodotta, per vari elementi, la casa del morto. Solo che, di seppellimenti, queste tombe ne accoglievano molto pi duno, come le cappelle di famiglia dei nostri cimiteri. Tutte queste domus de janas appartengono alla Cultura di Ozieri, del Neolitico Recente, e perci vengono datate fra il 4000 e il 3200 circa av. C. Ma furono riusate anche nelle culture successive e talora anche in epoca romana e medioevale.

bene tenere presente che le tombe in questione, con leccezione di quelle di Su Crucifissu Mannu (che stanno per diventare di propriet dello Stato), si trovano in terreno privato o per quasi tutte comunque la visita comporta lattraversamento di terreni privati; per cui si consiglia a chi volesse visitarle (e spesso ne vale la pena!) la massima discrezione e prudenza, preavvisandone, ove possibile, i privati possessori. Prudenza ancora maggiore necessaria per la Necropoli di Monte dAccoddi, data la notevole vicinanza al tracciato della ferrovia che da Sassari conduce a Portotorres. Non dovrebbe essere necessario invece raccomandare il massimo rispetto di questi resti ed evitare di farsi tentare dalleseguire in essi scavi o recuperi abusivi.

Fig. 2. Necropoli ipogeica di Monte dAccoddi: la Tomba del Capo: cella h con portello di ingresso con pilastro decorato da schemi multipli di teste e corna bovine.

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La necropoli di Monte dAccoddi

La necropoli di Monte dAccoddi raggiungibile con difficolt a causa della ferrovia, di cui occupa in parte il terreno costituita da almeno otto ipogei. Essa situata circa 1 km a sud-est del casello ferroviario che guarda il passaggio a livello della strada che porta da Sorso a Bancali e che si diparte sulla sinistra, come si accennato, dallisola spartitraffico della provinciale Sassari-Portotorres posta al km 223; questo spartitraffico dista circa a 13 km da Sassari e 6 da Portotorres e km 1,300 dal casello. Di questi ipogei particolarmente degna di nota la Tomba I o Tomba del Capo, con nove ambienti rettilinei, disposti intorno ad uno maggiore centrale. Nella cella principale del piano inferiore si hanno, a imitazione di una casa, due pilastri rettangolari. Sulla parete di fondo

Fig. 3. Necropoli ipogeica di Monte dAccoddi: la Tomba del Capo: cella h con portello di ingresso e pilastro decorato da schemi multipli di teste e corna bovini in rilievo. La fossa in primo piano medievale.

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Fig. 4. Necropoli ipogeica di Monte dAccoddi: pianta e sezione della Tomba I o Tomba del Capo.

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Fig. 5. Necropoli ipogeica di Monte dAccoddi: Tomba II, idolo di Dea Madre.

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Fig. 6. Necropoli ipogeica di Monte dAccoddi: Tomba IV o dei Tavoli da Offerta, pianta (si svolge su due piani).

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compare una falsa porta, posta tra i due ingressi ad altrettante celle, dei quali uno presenta scorniciature e laltro immette in una cella con unico pilastro. Questo e decorato su una faccia da alcune figure schematiche bovine (prtomi) scolpite, sovrapposte verticalmente; e sullaltra da numerose corna bovine a falce di luna. Altre corna a falce di luna si osservano alla sinistra del portellino che introduce in due celle in successione. A lato del pilastro si nota una vasca rettangolare da attribuirsi a riutilizzo in epoca tardo-antica, forse bizantina, per una sepoltura. Nelle tombe II e III, interessate da interventi di scavo archeologico, sono stati rinvenuti idoli di tipo cicladico in calcite di Dea Madre, del tipo a traforo, nonch altri materiali, soprattutto ceramici, di cultura Ozieri, Filigosa, Abealzu e Bonnnaro, oltre che Monte Claro e Campaniforme: il che significa che furono scavate durante la cultura Ozieri e riutilizzate a lungo anche in quelle successive. Nella Tomba III venne trovato un frammento ceramico con incisa una figuretta maschile, incrostata di ocra rossa, nellatto di brandire forse una lancia. Notevole complessit, con tredici celle disposte su due piani e camera principale (h) con due pilastri, ritroviamo nella Tomba IV o Tomba dei Tavoli dOfferta (ora pressoch inaccessibile). Sulle pareti e sui pilastri essa conserva motivi corniformi di stile rettilineo e ancoriformi: questi ultimi interpretati come figure umane filiformi, molto stilizzate. Quelli erroneamente qui chiamati tavoli per le offerta sono dei semplici banconi per i defunti, ben diversi dagli sgabelli con piedi che vedremo nella Tomba IIA di Ponte Secco. Larea complessivamente occupata di circa m 16x6. Lambiente rettangolare con pilastri misura circa m 4x4. Questa e le tombe che si aprono sul pianoro e intorno a esso sono molto degradate dagli agenti atmosferici e dalla mano delluomo. Si notano particolari piani rialzati, ingressi slargati e gradini, mentre del primitivo impianto residuano le caratteristiche nicchie a uovo. Gli ambienti da a ad e, molto semplici, per lo pi curvilinei, piccoli e irregolari, fanno parte dellimpianto superiore (forse il pi antico), mentre quelli, pi geometrizzanti, pi grandi e pi complessi, da f ad m di quello inferiore. Forse pi che di una tomba a due piani potrebbe trattarsi di due tombe distinte, il cui collegamento sarebbe da attribuire al caso.

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Fig. 7. Necropoli ipogeica di Ponte Secco: pianta della Tomba I.

Fig. 8. Necropoli ipogeica di Ponte Secco: pianta e sezione della Tomba II.

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La necropoli di Ponte Secco

La necropoli di Ponte Secco, sita sul lato sinistro della superstrada Sassari-Portotorres al Km 221,580, costituita da tredici ipogei che si aprono sul costone calcareo. Di questi lattuale Tomba I, accuratamente lavorata a martellina, presenta un breve corridoio con un lato semicircolare e laltro rettilineo, schema di pianta rettilineo e planimetria a sviluppo longitudinale con due vani, portelli quadrati con scorniciature superiori e laterali. Sulle pareti laterali dellanticella sono scolpite protomi bovine di tipo triangolare, senza corna. La seguente Tomba II o Tomba Bassu (che fu esplorata archeologicamente da me nel 1952), bench fosse stata riutilizzata in Et Romana, port al rinvenimento di resti di inumati preistorici, accompagnati da un frammento di idolo di Dea Madre in calcare bianco, da una placca rettangolare di pietra forata (cosiddetto brassard o bracciale darciere), da una punta di freccia in selce, da numerosi elementi ellittici forati di collana e bottoni perforati, tratti da conchiglie; il tutto assieme a frammenti di vasi di Cultura Ozieri e Campaniforme.

Fig. 9. Necropoli ipogeica di Ponte Secco. Tomba II o Bassu. Bottoni e Brassard.

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Questa tomba, che costituita da otto vani, sette dei quali distribuiti intorno a quello centrale, presenta ambienti prevalentemente rettilinei: uno, di forma ellittica, mostra i solchi del piccone di pietra strumento di cui si rinvennero due esemplari anche nella tomba XVI di Su Crucifissu Mannu, che vedremo dopo col quale fu realizzata, ma non portata a finimento. Linsieme si estende entro uno spazio di circa m 10x10.

Fig. 10. Necropoli ipogeica di Ponte Secco (Sassari): Tomba IIA o Tomba delle Protomi: pianta.

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Fig. 11. Necropoli ipogeica di Ponte Secco (Sassari): Tomba IIA o Tomba delle Protomi, portello, protomi e tavolo da offerte.

Fig. 12. Necropoli ipogeica di Ponte Secco (Sassari): Tomba IIA o Tomba delle Protomi, portello, protomi e tavolo da offerte.

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Fig. 13. Necropoli ipogeica di Ponte Secco (Sassari): Tomba III. Pianta

Quindi viene la Tomba IIA o Tomba delle Protomi, che si apre ad alcuni metri di altezza sul piano di campagna. un ipogeo molto interessante anche se ha subito un forte degrado. La pianta complessa, che si sviluppa intorno a due vani centrali, presenta tredici ambienti di pianta curvilinea; forse realizzati in due momenti successivi. Si estende per uno spazio di circa m 8x10. Dallanticella si sale, per due gradini risparmiati nella roccia, agli altri vani interni. Nelle pareti laterali e in quella frontale dellanticella presente una ricca ornamentazione in rilievo, di carattere cultuale, costituita da motivi scolpiti, che sono formati da tavole dofferta e da quattro file di tre rappresentazioni bovine sovrapposte. I simboli zoomorfi sono limitati alla parte pi bassa dellambiente; ma il forte degrado e la mancanza della volta, con la conseguenza anche di un ristagno dacqua piovana, portano a non escludere che in antico fossero anche pi numerosi. Queste protomi sono ubicate nella parete tra le due tavole dofferta, spazio che anche quello tra le due celle. Le figure residue in rilievo, di natura zoomorfa, che sono 21, disposte luna sullaltra e sistemate in tre gruppi distinti, sono rese con lo stile naturalistico. La figura pi bassa anche quella di maggiori dimensioni. Tali figurazioni sono anche poste in modo da incorniciare le piccole porte centrali, differenziandole cos, in senso protettivo magico-religioso e funzionale dalle altre che sono allinterno del complesso funerario.

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In particolare nella cella pi interna si hanno, sopraelevati sul piano del pavimento e risparmiati nella roccia, dei settori che delimitano degli spazi per le offerte funerarie. La Tomba III presenta un singolare ingresso circolare sopraelevato sul piano di campagna inquadrato in una cornice negativa quadrata, schemi di pianta rettilinei e schema planimetrico generale a T. Il portello, che dallanticella introduce nella cella principale, ha unanaloga cornice e superiormente un architrave in rilievo. Due gradini, uno semicircolare e laltro rettangolare, introducono nella cella principale, che presenta pilastro quadrangolare e tre celle ad alcova (disposte a croce) di pianta subrettangolare con portellini trapezoidali. In corrispondenza rispettivamente degli ingressi alle celle laterali e di fondo, due semipilastrini in rilievo e un incavo sulla parete fungono da gradini per salire ai vani posti pi in alto. Quasi a significare lindubbio rapporto fra il mondo dei morti e quello dei vivi, il singolare ingresso circolare di questa tomba inquadra lAltare di M. dAccoddi che si scorge in lontananza. Da questa tomba vengono una pietre sacra ellittica (un betilino) in arenaria e tre idoli di Dea Madre di tipo cicladico.

Fig. 14. Necropoli ipogeica di Ponte Secco (Sassari): Tomba III: cella principale con gradini e pilastro.

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La Tomba IV si apre su un piano superiore rispetto a quelle citate. Sono visibili le tracce di un corridoio interrato. Lattuale ingresso a padiglione era probabilmente lanticella semicircolare. Sulla parete di fondo sono due aperture: una sopraelevata in parte erosa e laltra ampia che introducono nella cella principale, dove a imitazione della casa, si hanno una colonna circolare e la volta-tetto a unico spiovente (cio come quello ipotizzato per la Capanna dello Stregone di Monte dAccoddi). Immediatamente a destra, questa cella comunica con unaltra semicircolare, che ha un ingresso sul padiglione. Ancora a destra si apre un ingresso ad una cella semicircolare che comunica a sua volta con unaltra rettangolare. Sulla parete di fondo un portello trapezoidale, sormontato da duplice schema, in rilievo, di doppie corna bovine angolari, introduce in una cella rettangolare. Sempre sulla parete di fondo verso langolo sinistro un portello immette in un ambiente semicircolare. Sulla parete sinistra e sulla parete di ingresso, a sinistra, sono due nicchie interrate. Si tratta quindi di un ipogeo a schema spaziale misto con planimetria a sviluppo centralizzato e sette vani: il degrado della roccia e linterramento impediscono una lettura pi precisa. Molto guasta la Tomba VI o Tomba del Capovolto, la quale doveva avere una complessit e una tipologia forse non molto dissimile dalla Tomba delle Protomi e derivare dallampliamento di una grotta naturale (rielaborata in seguito anche in Et Romana). comunque da citarsi per dei motivi figurativi schematici incisi: sulla parete di fondo, sulla sinistra del portello, nel piccolo padiglione che precede la sepoltura, un ancoriforme rettilineo associato con un antropomorfo capovolto (quindi morto), a candelabro con bracci curvilinei; mentre, sopra un portello, si hanno doppie corna rettilinee. Tutti simboli religiosi o magicorituali che dovevano proteggere la sepoltura. Accanto si aveva anche un certo numero di concavit a calotta (coppelle), parimenti di significato sacro. Tutti i suddetti schemi figurativi si ritrovano in altri ipogei della Sardegna, come quello dellEmiciclo di Sas Concas a Oniferi-NU, nella grotta di Luzzanas-Ozieri-SS, sulle statue-menhir di Laconi-NU e altrove; ma compaiono anche su un minuscolo peso da telaio in terracotta trovato a Monte dAccoddi.

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Figg. 15. Necropoli ipogeica di Ponte Secco (Sassari). Tomba IV: le doppie corna in rilievo e la colonna.

Figg. 16. Ponte secco: tomba VI o del Capovolto.

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Fig. 17. Marinaru (Sassari): Tomba Amorelli. Idoletto Cicladico.

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Le quattro tombe di Marinaru

Lipogeo che qui viene presentato porta il nome di Tomba I o Tomba Amorelli e fa parte di un sepolcreto con altre tre domus de janas non ancora esplorate. Si apre circa una trentina di m a nord della super-

Fig. 18. Marinaru (Sassari): Tomba Amorelli. Pianta.

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strada, allaltezza allincirca del km 222,300, pi o meno di fronte alla strada che conduce allaltare di Monte dAccoddi (cio a circa 800 m a Nord di esso). Io stesso procedetti nel 1953 alla sua esplorazione, che port a ritrovamenti straordinari; costituiti fra laltro dai resti umani di due sepolture, con il corredo di tre vasi campaniformi interi decorati e di un idoletto cicladico in marmo di Dea Madre. Ma la tomba era pi antica, essendo stata realizzata durante la Cultura di Ozieri. Furono gli aratri da scasso a mettere in evidenza sul piano calcareo il pozzetto di accesso alla tomba, che risult composta di tre ambienti: due dei quali circolari e lultimo (ove apparve il ricco corredo) di forma bislunga, che si allarga verso la parte terminale. Il tutto inseribile in uno spazio di circa m 7x4. Ora segnata da un certo accumulo di pietre e terra, che la ostruisce, in mezzo a un campo coltivato, e perci risulta momentaneamente inaccessibile; ma si prevede che verr liberata fra breve dalle ostruzioni.

Fig. 19. Marinaru (Sassari): Tomba I o Tomba Amorelli: pianta e posizione dei reperti (1, 2, 3: vasi campaniformi decorati; 8: idoletto cicladico).

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Fig. 20 Marinaru (Sassari): Tomba Amorelli o Tomba I: vasi non decorati.

Fig. 21. Marinaru (Sassari): Tomba Amorelli: ciotola e vasi campaniformi decorati.

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Fig. 22. Porto Torres, Su Crucifissu Mannu. Rotaie di carri di et romana, sopra le tombe preistoriche.

Fig. 23. Porto Torres, Necropoli di Su Crucifissu Mannu: Tomba VIII.

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Fig. 24. Porto Torres. Necropoli di Su Crucifissu Mannu: tombe VIII (a), XII (b), e I (c). Planimetria.

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La necropoli di Su Crucifissu Mannu

Questa necropoli, costituita da 22 tombe, si sviluppa sulla sommit di una morbida conformazione rocciosa calcarea ed situata circa 400 m a nord del km 224,100 della superstrada che va da Sassari a Portotorres. Vi si giunge per un viottolo sterrato, che costeggia una fabbrica di catrami, girando a sinistra del medesimo. Le tombe ipogeiche sono di varia grandezza e di varia tipologia. Ma tutte originariamente appartenevano alla Cultura di Ozieri; bench il riutilizzo, sino e soprattutto in epoca di Bonnnaro, nonch in quelli di Monte Claro e del Vaso Campaniforme, fosse stato massiccio. Quasi tutte mostrano un impianto a pianta centrale, con ingresso a pozzetto o calatoia; e tre, la VIII, la XII e la XIII mostrano che il pozzetto si trasform a un certo punto in lungo e stretto corridoio (talora solo simbolico). In quasi tutti gli ipogei una serie di vani si apre lungo le pareti di una grande cella centrale (talora provvista di pilastri) preceduta da una piccola anticella. lo stesso schema di pianta anche di altre necropoli della Sardegna e che abbiamo gi visto a Ponte Secco. Fra le tombe pi ampie e complesse da porre la Tomba XIII, che costituita da 14 ambienti tendenti alla forma rettangolare (distribuiti intorno a due vani principali). Linsieme realizzato entro uno spazio di circa m 11x11. Vi d accesso (come si accennato e similmente alla Tomba XII), eccezionalmente per la zona di Monte dAccoddi, un lungo corridoio, trasformazione di una calatoia ellittica. I migliori risultati si ebbero con lesplorazione della Tomba XVI, che fu interessata soprattutto dal rinvenimento di abbondanti ceramiche di Cultura Bonnnaro, ma non mancavano bottoni a calotta sferica, forati, e quattro brassard del Vaso Campaniforme. Questa tomba costituita da una calatoia tondeggiante e tre vani pressoch rettangolari, il principale dei quali presenta al centro un pilastro rettangolare. Linsieme si estende entro unarea di circa m 12x16. Per la Cultura di Bonnnaro stato possibile constatare un singolare rituale, che porta a circondare e ricoprire i crani con un cerchio di pietre. Un cranio umano presenta documentazione di trapanazione curativa, in vivo. Fra le sepolture, quelle che si trovano ubicate nellestremo limite settentrionale della necropoli mostrano una planimetria diversa da

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quelle descritte, cio disarticolata nella disposizione degli ambienti sepolcrali. questo il caso della Tomba III, che trova confronto nella Tomba Amorelli di Marinaru, nonostante sia di pianta pi complessa. Da tombe non precisate di Su Crucifissu Mannu vengono anche tre idoletti cicladici con la figura della Dea Madre. Tra gli elementi di culto restituiti dalla necropoli di Su Crucifissu, inoltre, va citata la tomba VIII, dove si ha una duplice rappresentazione corniforme a schema rigido, che sovrasta il portello che si apre nella parete fondale del vano centrale. Altre due rappresentazioni bovine affiancate, di stile curvilineo, ornano la parete destra di un vano secondario della tomba XXI. Molto interessanti ma non preistoriche e sovrastanti alle tombe stesse sono anche, sul piano di roccia, le tracce (profondi solchi paralleli o rotaie) di slitte o carri per il trasporto di blocchi. Risalgono ad et romana e medioevale e dovevano servire per realizzare gli edifici della vicina Portotorres(Turris Libisonis). Ricordano consimili esempi dellIsola di Malta (p. es. Boschetto).

Fig. 25. Su Crucifissu Mannu (Porto Torres): cranio trapanato dalla Tomba XVI.

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Laltare di Monte dAccoddi e il territorio circostante

Gli scavi e le ricerche La collinetta che verr a corrispondere allaltare preistorico di Monte dAccoddi, situata a 11 km da Sassari ed esattamente al km 222,350 della superstrada 131, Sassari-Portotorres, sul lato sinistro; mentre da Portotorres dista circa 8 km e in, linea daria, circa km 5,5 dallo stagno e dalla spiaggia di Platamona. Sia per ovvie ragioni di sicurezza che comunque per la barriera metallica, che divide le corsie di traffico, necessario provenire da Portotorres (e allora il monumento si trover sulla destra) o, se si viene da Sassari, proseguire, come si detto, sino al bivio di Bancali e da qui imboccare la corsia inversa di marcia, tornando indietro di circa due chilometri. Il monumento che da lontano appare come un leggero rilievo collinoso sovrastato da ferri e transenne- si trova a circa 800 m dalla superstrada ed accessibile da una bella strada lastricata. A circa met di un percorso rettilineo si trova, nel posto di una vecchia cava, un grande parcheggio. Quindi si procede a piedi su unagevole pedonale sino ad unarea recintata e con cancello in ferro. Laccesso agli scavi gestito attualmente, anno 2000, dalla Cooperativa Tellus pu avvenire dalle 9 alle 17 (orario invernale) e dalle 9 alle 18 (orario primaverile ed estivo) in tutti i giorni, compresi i festivi. Nel sito esiste un Antiquarium dove sono esposti pannelli didattici che illustrano i risultati dello scavo, la successione delle varie fasi del monumento ed alcune riproduzioni dei reperti. Sono invece esposti al Museo Nazionale G. Antonio Sanna di Sassari altri pannelli didattici, purtroppo eccessivamente grandi, e un bel plastico di tipo tradizionale, in pietra, ed anche, sospeso per aria come un fantasma, un moderno ologramma, nonch una scelta piuttosto scarsa dei circa 6000 pezzi ritrovati durante gli scavi. Come si gi accennato, le ricerche e gli scavi archeologici ebbero qui inizio verso il 1952 e proseguirono, in varie fasi, ad opera di chi scrive, sino al 1958; e furono ripresi ed estesi successivamente, cio dal 1979 al 1989, dal Prof. Santo Tin, dellUniversit di Genova, e dalla sua quipe.

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Fig. 26. Monte dAccoddi. Gli archeologi M. Teresa Amorelli, Tea Coco, Massimo Pallottino, Gennaro Pesce, Giovanni Lilliu ed Ercole Contu, presso il menhir femminile nel 1954.

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Fig. 27. Monte dAccoddi. Veduta della collina da sud-ovest.

Fig. 28. Monte dAccoddi. Veduta della collina da nord.

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Lo scopo iniziale era appunto quello di stabilire il significato di una collinetta, chiaramente artificiale, denominata Monte dAccoddi, che, unica e isolata (punto trigonometrico con la quota di m 75 s. l. m.), si elevava ancora per circa 6-7 m (circa m 8 in antico) su unampia e abbastanza regolare piana calcarea, compresa in parte tra la ferrovia Sassari-Portotorres e la strada camionabile, poi divenuta superstrada, avente lo stesso percorso. Come si gi accennato, solo qualche km in pi segna la distanza della zona e della collina da Sassari rispetto a Portotorres. Il professore e Ministro, allora, della Pubblica Istruzione, Antonio Segni, che pi tardi diverr Presidente della Repubblica, amante dellarcheologia e conoscitore della terra sarda, e di questa zona in particolare, prese a cuore le ricerche e ne garant il finanziamento. Egli riteneva che la collinetta fosse una specie di tumulo, come quelli notissimi dellEtruria. Fin dal 1900 gli archeologi, invece, ragionando per analogia, erano sicuri che si trattasse delle rovine molto degradate di un qualunque nuraghe: uno dei 7000 nuraghi (torri e castelli preistorici) che si trovano sparsi per tutta la Sardegna; oppure, pi limitatamente, uno dei 284 di cui costellata la Nurra, una sub-regione geografica compresa appunto fra Sassari, Portotorres, Alghero e Olmedo, e di cui la zona in questione fa parte integrante. Anzi al riguardo occorre tener presente che entro il raggio di qualche chilometro dal monumento si hanno quattro o cinque nuraghi, che addirittura diventano una decina se si considera la zona della Flumenrgia riportata nella cartina di questa guida. Ma gli scavi dimostrarono che, archeologi e no, si sbagliavano tutti quanti. Alla fine apparve chiaro che la collina non solo non nascondeva un nuraghe ma era stata prodotta dalle rovine di un eccezionale, ed ancora unico, monumento, sorto, come si dir meglio pi avanti, almeno circa 1600 anni prima dei pi antichi nuraghi. Si trattava, cio, di una costruzione appartenente alla cultura di Ozieri, del Neolitico Recente, proseguita in qualche modo in tempi successivi, ma andata in disuso e in rovina prima dellEt Nuragica (che ha inizio col Bronzo Medio). La rovina alla quale si accennato non era dovuta solo allazione del tempo e degli agenti atmosferici, ma anche ad unampia e profonda trincea circolare, scavata per allartiglieria, nei fianchi della collina, durante lultima guerra.

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Fig. 29. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta aerea da nord.

Fig. 30. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta aerea da nord-est.

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Come lorigine della collinetta, persino il nome, Monte dAccoddi, risultava piuttosto misterioso. E di esso si avevano anche altre versioni, come Monti dAgodi (nel recente catasto) o Monti dAgoddi o Monte dAcode o Monte La Corra (sulle carte dellI.G.M.). Intanto nessuno si meravigliava della denominazione di monte, che in Sardegna, che di monti veri ne ha pochi, viene data anche alle colline (anzi in Gallura sta a significare persino solo una pietra). Pi problematica appariva la seconda parte del nome, che venne fatta derivare da unerba (kdoro, cio terebinto) o da luogo di raccolta(accoddi) o da corno (la corra) o, addirittura, dallespressione che in sardo si usa per dire facciamo lamore?! Solo di recente il Prof. Virgilio Tetti ha potuto accertare che il nome pi antico documentato nelle carte catastali Monte de Code, che significava

Fig. 31. Altare prenuragico di Monte dAccoddi: veduta aerea prima degli scavi Tin.

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Monte-collina delle pietre (coda/e = pietra/e). Il riferimento alla pietra si ritrova anche nella traduzione spagnola, risalente al 600, del condaghe medievale di San Michele di Salvennor, con la quale la collina viene chiamata Monton de la Piedra.

Fig. 32. Altare preistorico di Monte dAccoddi: pianta e ricostruzione ideale della seconda fase (scavi Contu). A destra Capanna dello Stregone (da Contu 1998).

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Infatti, con le poche pietre ancora affioranti, proprio questo laspetto che, prima degli scavi archeologici, presentava, come si accennato, la collinetta; e ancora solo in parte conserva a chi la osservi da lontano, da nord, arrivando dalla superstrada. Da vicino e in specie da sud non si pu evitare la disturbante presenza di una intelaiatura in ferro, che copre i recenti scavi del Prof. Tin e sostituisce volendo interpretarne lantico aspetto la parte superiore della collina; analogo effetto negativo producono una scala in pietra ed altre recenti ricostruzioni in muratura. Lidea che dovesse essere un nuraghe o qualcosa di simile prevaleva a tal punto che, sia chi scrive che, successivamente, il Prof. Tin si affannarono invano a ricercare laccesso ad un supposto e alla fine risultato inesistente vano-cella interno, che sempre presente nei nuraghi. Solo pi tardi chi scrive pot accertare che si trattava invece di un terrapieno, delimitato da una semplice camicia di muro rozzo, fatto per sostenere una terrazza, sulla quale in qualche modo venivano celebrati dei riti. Questa costruzione aveva forma troncopiramidale ed era preceduta, a sud, da una lunga rampa daccesso: cio era qualcosa di simile a quello che in ambito mesopotamico viene definito altare a terrazza. Il visitatore, per avere una visione iniziale molto ampia di tutto linsieme, dovr posizionarsi tra il punto pi basso della rampa e lAntiquarium. Solo parecchi anni dopo in verit con un intervento un po rischioso per il monumento Prof. Tin trov che laltare messo in luce da chi scrive era stato preceduto da un altro pi piccolo e pi basso, di uguale forma, inglobato in quello successivo. Sia i risultati delle mie scoperte che quelli successivi erano e restano talmente singolari che ancora non smettono di stupire. Il tronco di piramide pi recente misurava alla base m 37,50x30,50, rispettivamente nel lato settentrionale e in quello orientale. La rampa risultava lunga m 41,50 e larga da un minimo di m 7 a sud ad un massimo di m 13,50 al punto di appoggio al lato meridionale della piramide. La lunghezza dellinsieme era ed di m 75 e larea occupata di circa 1600 mq. Le murature del monumento (che si conservano ancora a sud-est per unaltezza di m 5,40) sono costituite da blocchi irregolari di calcare, disposti in filari altrettanto irregolari, con i blocchi superiori non appoggiati sulla giuntura di quelli inferiori; come invece

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Fig. 33. Altare preistorico di Monte dAccoddi: planimetrie della Fase I (A) e II (B) (Tin).

risulta comune nelle belle strutture nuragiche. La presenza, a circa un centinaio di m pi a nord, di alcuni massi erratici indica la possibile dislocazione dellantica cava. Le murature in questione, variamente inclinate per ragioni di statica, erano costituite (a differenza di quelle nuragiche che hanno due facce di muro) dalle sole pietre a vista ed avevano la funzione principale di incamiciare e sostenere un ammasso stratificato di terra e pietrame, suddiviso in cassoni di contenimento. Queste pietre a vista non

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Fig. 34. Altare prenuragico di Monte dAccoddi: assonometria ipotetica delle due fasi (Tin).

hanno grandezza eccessiva, visto che misurano in media m 0,63x0,48x0,39, e di rado raggiungono m 1,10x1,95x1,20. La rampa era stata costruita con la stessa tecnica e fu aggiunta, poco dopo il primo filare, alla parte principale troncopiramidale; per questa

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Fig. 35. Altare prenuragico di Monte dAccoddi: planimetria dopo il restauro (Tin).

ragione aveva anche esercitato funzione di piano inclinato per edificare il resto delledificio principale. La scoperta, fatta dal Prof. Santo Tin, dentro la costruzione pi grande che avevo gi messo in luce, riguardava un minore ma molto

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Fig. 36. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta aerea da nord-ovest.

Fig. 37. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta aerea da ovest.

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Fig. 38. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta aerea da sud-ovest.

Fig. 39. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta aerea da sud.

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simile altare a terrazza (pi spettacolare per tecnica costruttiva e decorazione con intonaco delle facciate), alto m 5,50, costituito da una piattaforma quadrangolare di m 23,80 x 27,40, su cui si elevava una cella rettangolare, di m 12,50 x m 7,25 e a cui si accedeva con una rampa larga m 5,5 e lunga m 25 circa. La cella costituiva in origine il principale luogo di culto, il sacello; di questa struttura, intonacata ed affrescata con colore rosso ocra (il cosiddetto tempio rosso), rimangono il pavimento, ugualmente intonacato e dipinto di rosso, ed il muro perimetrale, alto ora circa cm 70, con il varco dellaccesso fiancheggiato anteriormente da due buche di palo, di un piccolo portico. A differenza del resto degli scavi, totalmente allaria aperta, questa parte pi antica, che ora nascosta da una struttura metallica di protezione ed provvista di unapposita scala, non attualmente visitabile, ma lo sar di certo fra non molto, seppure accompagnati dal personale di custodia della Cooperativa Tellus. Restano notevoli dubbi circa la forma originaria dellaltare a terrazza pi recente: il restauro attuale stato fatto ritenendo che ci fossero elementi per credere che la piramide fosse a gradoni (sul tipo pi o meno, per intenderci, della piramide egizia di Geser a Sakkara); mentre io propendo per lipotesi che le pareti esterne avessero solo due inclinazioni diverse (sul tipo di una piramide di Dahsciur) e due diverse murature: pi grosse e meno inclinate quelle inferiori, con bloccame molto pi piccolo e profilo pi inclinato quelle superiori. Cronologia Prima ancora delle analisi col carbonio radioattivo (C14), le capanne, gli oggetti sacri e rituali e i materiali duso comune, trovati tuttintorno, garantivano circa lattribuzione a unepoca anteriore ai nuraghi: cio al tempo delle cosiddette Culture di Ozieri, di Filigosa e di Abealzu, che si situano nel tempo compreso fra il Neolitico Recente e lEt del Rame. La cronologia col Radiocarbonio (calibrata, cio corretta, come si usa fare, con i cerchi di crescita degli alberi) della cultura di Ozieri si situa fra il 4.000 e il 3.200 circa av. C. e quella delle culture successive di Filigosa e Abealzu fra il 3.200 e il 2.700 circa av. C. Alla fase pi evoluta della prima cultura appartengono il primo altare a terrazza ed i resti di un villaggio pi antico sul quale lo stesso altare pare fosse

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Fig. 40. Monte dAccoddi: fase del tempio rosso. Ricostruzione ideale (Tin) (vedi fig. 29.a).

Fig. 41. Monte dAccoddi: tempio-altare della II fase. Ricostruzione ideale (Tin) (vedi fig. 29b).

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stato edificato (forse pi o meno intono al 3200-2900), mentre sono da attribuire alle altre culture, in fasi distinte, laltare pi recente (eretto alcuni secoli dopo, con la cultura Filigosa) e infine le capanne con resti di Cultura Abealzu (intorno al 2700 av. C.). Non mancano anche tracce di frequentazioni pi recenti, quali quelle di Monte Claro, del Vaso Campaniforme e di Bonnnaro; per non parlare di quelle, molto rare, nuragiche, fenicio-puniche (vago di collana in pasta di vetro), dellEt , cio Romana (vetri e monete) e Medioevale (anello di bronzo con Alfa Omega, simbolo del Cristo e della vita ne LApocalisse). Proprio a ridosso dellaltare, ma a contatto della viva roccia, il Prof. S. Tin pare abbia rinvenuto tracce della cultura di San Ciriaco (inizi del Neolitico Recente), mentre un vero e proprio accumulo di ceramiche con queste caratteristiche io rinvenni nel cosiddetto Saggio E.T.F.A.S. nei pressi della zona ove era venuto in luce il cosiddetto omphalos. Altri resti monumentali Nei pressi della grande rampa, ad oriente di essa e a circa 5 m di distanza, possibile vedere un lastrone trapezoidale, forse una tavola per offerte (sorretta da tre appoggi piuttosto irregolari) o un dolmen, di compatta pietra calcarea, che misura m 3,15x3,20 e pesa circa t 8,226. Presenta ai bordi sette fori, simili a buche di biliardo, forse creati per legarvi delle vittime per sacrifici cruenti (anche umani?). Al di sotto un inghiottitoio naturale, forse utilizzato per il culto della Madre Terra o del sotterraneo mondo dei morti. Questa lastra deve ritenersi contemporanea allaltare a terrazza pi recente. Unaltra tavola da offerte in trachite, pi piccola e pi semplice, di forma irregolare (m 2,80x2,18; peso t 2,702), fu trovata quasi addosso alla rampa, dallo stesso lato. Al lato opposto della rampa si trova invece un menhir, una lunga pietra calcarea squadrata, alta m 4,44 (peso t 5,753), che fu trovata rovesciata e solo da poco stata rialzata. Sia la lastra di trachite che il menhir sembrano appartenere ad un momento antecedente (quello del tempio rosso) rispetto al lastrone calcareo, e ci confermano anchessi che il luogo era considerato sacro ancor prima, almeno, che fosse eretto laltare pi recente. Tutte queste cose sono visibili nella loro posizione originaria.

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Fig. 42. Altare preistorico di Monte dAccoddi: il grande lastrone forato.

Fig. 43. Altare preistorico di Monte dAccoddi: il grande lastrone forato (particolare).

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N
0 1 2m

SEZIONE NW-S

0 5 10 20cm

SEZIONE E-W

Fig. 44. Altare preistorico di Monte dAccoddi: A-B, il grande lastrone forato (veduta e sezioni); C, laltare in trachite sul fianco orientale della rampa.

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Fig. 45. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta da sud-est. In primo piano il cosiddetto omphalos e a destra unaltra pietra sferoidale.

Vicino al grande lastrone, ma del tutto fuori posto (anche se per ragioni di migliore conservazione), perch proveniente da oltre il muro orientale di recinzione della zona archeologica, si trova una bella pietra calcarea lavorata, di forma sferoidale, simile al cappello di un fungo: alta m 0, 90, ha la circonferenza di m 4,85 e pesa circa t 1,3. indubbiamente una pietra sacra, come in Grecia lomphalos di Delfi (ombelico del mondo), e non sappiamo se anchessa venisse coperta da una rete di seta e bagnata dal sangue degli agnelli. Ma neanche lipotesi, da qualcuno prospettata, di un simbolo solare si pu escludere. Una piccola pietra sacra sferoide in calcare (circa m 0,60 di diametro) stata rinvenuta di recente nella zona da cui proviene il cosiddetto omphafos, ed stata sistemata accanto allo stesso. Per considerare meglio tutte insieme le pi significative pietre sacre bene citare anche le tre stele in pietra calcarea venute in luce nei miei scavi e in quelli successivi: una, frammentaria (m 0,40x0,36), presenta un disegno con losanga e spirali e fu recuperata entro la grande rampa; la seconda (alta m 1,15) presenta una figura femminile filiforme stilizzata, in rilievo, e fu trovata nei pressi della faccia settentrio-

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Fig. 46. Altare prenuragico di Monte dAccoddi: menhir presso il lato occidentale della rampa.

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nale della seconda piramide; la terza, di forma piatta ellittica (m 0,28x0,18) e segnata da tredici scanalature parallele di incerto significato, attraversate da almeno altre due perpendicolari, proviene dallangolo sud-est della piramide pi recente. I cinque menhir In un terreno ricchissimo di tracce archeologiche (in specie le splendide ceramiche con decorazione incisa della cultura di Ozieri), posto a un centinaio di metri dal lato orientale dellaltare a terrazza, oltre un muraccio recente che segna il confine fra la zona degli scavi e il terreno della Riforma Agraria (E.T.F.A.S.), non lontano dal punto di provenienza del blocco sferoidale, erano apparsi altri due menhir o perdas fittas, cilindroidi. Siccome si trovarono rovesciati, vennero raddrizzati e sono tuttora visibili nellantica posizione originaria. Uno, alto m 1,90, di arenaria e laltro, alto m 2,30, di calcare: di colore bruno-rossastro il primo e bianco il secondo, forse a significare e rappresentare rispettivamente luomo e la donna o corrispondenti esseri divini o antenati eroizzati; o ancora, semplicemente, considerata la forma e indipendentemente dal colore, la forza generativa della natura espressa dal fallo. Nella zona circostante possibile visitare anche almeno altri tre menhir: uno dei quali situato in localit Cabula Muntones (circa km 6,5 a ovest-nord-ovest di Monte dAccoddi), nel sito di un villaggio preistorico, posto al confine fra Sassari e Portotorres; gli altri due sono situati in tuttaltra direzione, ma con indubbio collegamento visivo e orientamento in rapporto allaltare di Monte dAccoddi, circa due o tre km in linea daria, in localit Frades Mereos (o Muros), su un altopiano calcareo allincirca di uguale livello, pi o meno esattamente a sud del grande monumento, in asse con la rampa, oltre la ferrovia ed il Rio dOttava. Ad essi si affiancano i resti di un dolmen. Il villaggio Tra il menhir rovesciato ed il fianco occidentale della grande rampa, ma in un livello inferiore rispetto ad essa, venne alla luce, infossato nel terreno, un magazzino di cinque giare in terracotta (con manici dello

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Fig. 47. Monte dAccoddi: il menhir maschile o, arenaria bruna e, sullo sfondo, quello femminile in calcare.

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Fig. 48. Altare preistorico di Monte dAccoddi: la Capanna dello Stregone, pianta e ricostruzione ideale (da Contu 1998).

stile di Ozieri) per conservare derrate alimentari. Le giare erano allineate pressoch regolarmente (lungo l asse nord-ovest-sud-est), secondo un uso molto documentato nella preistoria di tutto il Mediterraneo orientale. Non lontano era anche un blocco trachitico con una parete interna cilindrica, forse servito a rivestire un pozzo o a proteggere una giara. Nella zona da cui proviene lomphalos fu trovato anche un bacilefrantoio, sporco di ocra rossa, in trachite, di m 1,40x1,04. Tralascio di parlare, perch i resti visibili sono estremamente scarsi, del resto del villaggio (di circa 22.000 mq) che dovette in parte precedere anche laltare pi antico, mentre non si pu non considerare la valenza, anche architettonica, che presentano i numerosi resti murari di capanne, con pareti quasi sempre rettilinee, che circondano, senza mai appoggiarvisi, laltare e la rampa pi recenti e giungono sin nei pressi del lastrone con fori. Questi resti murari si conservano per poco pi di un filare di rozze pietre di modesta grandezza (circa m 0,30x0,40), che

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costituiva lappoggio di costruzioni che, nella muratura superiore, dovevano essere fatte di mattoni crudi o di canne o frasche con intonaco di fango (si sono trovate varie impronte su argilla bruciata). Anche i tetti, provvisti di uno o due spioventi, dovevano essere fatti prevalentemente di frasche. Un vero e proprio villaggetto di capanne (in gran parte ancora da esplorare): forse un villaggio-santuario, come quelli che resistono ancora oggi in Sardegna sotto il nome di cumbessias. Queste capanne di Monte dAccoddi presentavano il pavimento fatto con brecciame fino di calcare. Nella Capanna dd, situata tra i due lastroni, si conservava ancora il focolare rettangolare, con bordo in rilievo, fatto di argilla. La pi interessante di tutte la Capanna p-s, detta anche Capanna della Stregone, situata vicino allangolo nord-est della piramide tronca. Di essa residuano la base dei muri ed il perimetro esterno pressoch trapezoidale. Presenta al suo interno cinque ambienti di forma irregolare, tendente al parallelepipedo. Il tetto doveva avere un unico spiovente, dato che un muro pi grosso degli altri. Questa capanna, abbandonata perch distrutta da un incendio (intenzionale?), conservava in posto tutto il suo antico corredo, soprattutto in terracotta: cio un centinaio circa fra vasi grandi e piccoli (persino un tripode ancora in piedi sul focolare), nonch un idoletto femminile e un peso da telaio con disegno di dischi pendenti; e inoltre molte macine di pietra ed altre cose ancora. In particolare il suo nome, cos suggestivo, si deve a una punta di corno bovino e ad alcune conchiglie marine bivalve trovate entro una brocca, capovolta per lincendio. Di conchiglie, persino ancora ammucchiate (quali resti di pasti sacri) accanto a ceneri e carboni, se ne sono trovate in abbondanza in tutta larea intorno al grande altare a terrazza; e numerosi erano anche i resti di pasto di altro tipo, comprendenti pi o meno gli stessi mammiferi attuali, domestici e selvatici, e lumache; oltre che ricci di mare, cozze, orate ecc. e persino grandi bocconi conici di mare o Charonia, usati anche come strumento per suono a fiato, cio come bccina. Si rinvenuto, inoltre un numero insolito di punte di freccia e lame di coltelli in pietra scheggiata (selce ed ossidiana) e di accette in pietra levigata (una delle quali decorata con incisione a spina-pesce). Riunito dentro un vaso, si trov anche un gruppo di otto pesi, a forma di rene, di un primitivo telaio verticale. A qualche centinaio di m verso nord-est venne trovato, nel terreno E.T.F.A.S., un vasetto di terracotta, la cui bocca, formata da un diafram-

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Fig. 49. Altare preistorico di Monte dAccoddi: la Capanna dd (vista da ovest) ed altri resti di abitazioni.

Fig. 50. Altare preistorico di Monte dAccoddi: la Capanna dello Stregone dopo gli scavi (vista da nord). Resti odierni.

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ma con molti fori, consente di ipotizzare un uso come saliera o qualcosa di simile (ma qualcuno ha pensato anche che fosse un bruciaprofumi). Pi attinenti alla religione sono altri rinvenimenti fatti vicino allaltare, come statuette in pietra femminili di tipo cicladico ed uno straordinario ciotolone di terracotta con incisa una scena di danza. A questi insediamenti abitativi apparteneva anche una buca circolare scavata nella roccia, una specie di silo per derrate alimentari, di circa un metro di diametro, a forma allincirca di calotta sferica (profonda attualmente m 0,40 circa). Fu messa in luce casualmente, a circa 450 metri a nord est del grande altare, in conseguenza di una cava di calcare, aperta in epoca recente (e dove ora il parcheggio), lungo la strada che conduce agli scavi. La tomba del fanciullo La pietra ellittica, segnata da tredici incisioni parallele, di cui si detto pi sopra, poteva essere la stele della sepoltura di un fanciullo di

Fig. 51. Altare preistorico di Monte dAccoddi: il tripode e la ciotola di cultura Bonnnaro, dalla Tomba del Fanciullo nellangolo sud-est della piramide tronca.

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Fig. 52. Frammento di testa di statua con volto stilizzato dal Tempio Rosso di Monte dAccoddi.

Fig. 53. Sassari, altare preistorico di Monte dAcccoddi: stele in granito con figura femminile in rilievo; veduta frontale e retroprospetto. Dal tempio della II fase.

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Fig. 54. Sassari. Altare preistorico di Monte dAccoddi: veduta dellangolo sud-est. In primo piano i materiali scartati durante gli scavi Contu.

Fig. 55. Sassari. Altare preistorico di Monte dAccoddi: stele in calcare con incisioni parallele (dalla Tomba del Fanciullo?).

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Fig. 56. Sassari. Altare preistorico di Monte dAccoddi: la Capanna dello Stregone durante lo scavo (da est-sud-est).

Fig. 57. Sassari. Altare preistorico di Monte dAccoddi: lomphalos e il bacile, disegno e sezione.,

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Fig. 58. Sassari. Altare preistorico di Monte dAccoddi: la Capanna dello Stregone durante lo scavo: veduta di vaso tripode, macinello e peso da telaio.

Fig. 59. Sassari. Altare preistorico di Monte dAccoddi: la Capanna dello Stregone durante lo scavo: veduta di vaso tripode e di una ciotola.

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Fig. 60. Sassari, altare prenuragico di Monte dAcccoddi: ciotola di cultura di Ozieri con figure umane schematiche (ricostruita). Fase tempio rosso.

Fig. 61. Altare preistorico di Monte dAccoddi: due dei pesi da telaio a rene in terracotta trovati nel ripostiglio sul fianco orientale della rampa.

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sei anni, rinvenuta allinterno del riempimento dellangolo sud-est della piramide. Per misteriose ragioni (di culto?), tale sepoltura era costituita dal solo cranio di tipo corto, cio brachicefalo e affetto da appiattimento congenito della volta cranica (platicefalia) , coperto, quasi come un elmo, da un vaso a tripode di terracotta e con accanto una ciotola. Appare comunque chiaro che non pu essere considerato un sacrificio di fondazione, perch il seppellimento, a poche decine di centimetri di profondit e a pi di tre metri dalle fondamenta, era stato effettuato, dagli uomini della cultura di Bonnnaro (1800-1600 av.C), quando il grande altare era gi da tempo crollato e abbandonato. Interpretazione e confronti Quindi ci troviamo di fronte, sia nel caso del monumento pi antico (col tempio rosso) che in quello successivo messo in luce dai miei scavi (che doveva presentare un tempio analogo), ad un altare a terrazza con rampa cerimoniale daccesso: un luogo sacro, un santuario al quale i fedeli dovevano accorrere, data la sua unicit e rilevanza, forse da tutta la Sardegna. Anche se per qualche dato architettonico formale abbiamo accennato alle piramidi dEgitto, sembrerebbe pi appropriato accostare la struttura monumentale sarda alle mastabe, per essere anchesse delle piramidi tronche. Anzi, a Sakkara, la vera piramide si sviluppa da una semplice mastaba, alla quale si sovrappone. Ma le mastabe e le piramidi sono tombe e non presentano alcuna rampa esterna in salita per laccesso; rampa che si ritrova invece, sempre nella valle del Nilo, nei templi funerari di Montuohtep e Hascepsut a Deir-el-Bahari. La salita simboleggia lascesa verso la divinit. Una migliore interpretazione suggerita invece dai confronti con il tipo pi elementare di torri sacre, provviste di rampe, gradoni ecc., della Mesopotamia: le ziqqurat. La pi famosa, oltre quella di Ur, pi nota dalla Bibbia, come torre di babele, cio torre di Babilonia. Tutte ziqqurat piuttosto complesse, e, come anche quelle analoghe di assur e Korsabad, appartenenti al terzo millennio; e quella di Aqar Quf, addirittura del secondo. Ma il raffronto che pare pi significativo, almeno per la maggiore semplicit, quello con la ziqqurat di Anu, a Uruk. Anche lepoca potrebbe pi o meno corrispondervi.

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Come queste, anche la piramide tronca di Monte dAccoddi doveva, probabilmente, servire per le feste sacre dellinizio dellanno agrario, nelle quali si svolgevano riti propiziatori della fertilit, quali il matrimonio del Cielo con la Terra: raffigurato, questo, da una donna che secondo Erodoto, storico greco del V sec. av. C. si univa a un personaggio divino o a chi lo rappresentava. La ziqqurat era il tempio-torre del dio solare Belo o Baal o Marduk. Un altro confronto piuttosto sorprendente richiama laltare che Javeh impone di costruire a Mos (Esodo, XX, 24-26): dandogli anche precise disposizioni sulla utilizzazione di pietre rozze o terra e sulle modalit di accedervi a mezzo di una rampa senza gradini; questo affinch, per la corta tunica, non si generasse scandalo. E siamo intorno al 2200 circa av. C. Per completezza, non da trascurare anche laccostamento con costruzioni molto pi recenti e ancora pi lontane, cio con gli altari a terrazza anche sovrapposti precolombiani, dei Maya e degli Aztechi; le cui civilt si sviluppano, rispettivamente, si badi bene, dal 250 avanti C. sino al 900 o al 1500 dopo C.! Ma il confronto si potrebbe allargare anche a civilt precolombiane dellOklahoma ed Alabama Pur se non mancano studiosi ancora affascinati dallipotesi della suesposta provenienza dalla Mesopotamia, chi scrive invece in questi anni si andato convincendo che tutto ci pu solo significare come con uguali propositi, mezzi e necessit, in tempi e luoghi diversi gli uomini possano aver creato cose somiglianti e allo stesso tempo straordinarie e meravigliose senza che esse avessero nessun vero rapporto fra loro. Perci non errato parlare di miracolo per il monumento di Monte dAccoddi!

Fig. 62. Sassari. Altare preistorico di Monte dAccoddi: peso da telaio dalla Capanna dello Stregone.

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Glossario
Abealzu (Cultura di) Alle couverte Aniconico Anticella Assise (o filare) Atrio (o vestibolo) Betilo Cultura dellEt del Rame della Sardegna. Sinonimo di tomba dolmenica a galleria. Detto di cippo non figurato. La prima stanzetta o vano di una tomba ipogeica con pi vani. Fila orizzontale di pietre di una struttura muraria. Spazio davanti allingresso di una costruzione. Pietra eretta, spesso lavorata, ritenuta essere abitazione del dio. Il termine di origine semitica (beth-el), ma in Sardegna usato sia riferito a manifestazioni delle culture prenuragiche, sia nuragiche e fenicio-puniche.

Bonnanaro (Cultura di) Cultura che caratterizza lEt del Bronzo Antico della Sardegna. Brassard Placca generalmente quadrangolare in pietra con fori pervii alle estremit, interpretata comunemente come salvapolso. sinonimo di Et del Rame o Eneolitico. Cultura che prende il nome dalla forma ceramica pi caratterizzante, il bicchiere a campana rovesciata. diffusa nellEuropa occidentale e centrale, dalla Scozia alla Sicilia. I portatori di questo vaso diffusero le tecniche della metallurgia del rame. Sistema di datazione assoluta, basato sulla determinazione della radioattivit residua del Carbonio, per il calcolo del tempo trascorso dalla morte di un organismo vivente. In archeologia questo metodo usato per stabilire la data di un campione organico (legno, osso, etc.) che si rinviene durante uno scavo.

Calcolitico Campaniforme (Cultura del vaso)

Carbonio 14 (Datazione al)

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Cultura

Linsieme delle attivit umane rappresentate dai manufatti (cultura materiale) e dalle credenze (culti, riti, etc.) proprie di una societ. Tomba megalitica a camera, di pianta rettangolare o poligonale. Letteralmente casa delle fate, indica le tombe preistoriche sarde, det neolitica e calcolitica, scavate nella roccia, spesso articolate in molti ambienti intercomunicanti. Talvolta esse sono arricchite da motivi architettonici e simbolici dipinti o scolpiti (teste bovine, corna, spirali, elementi del tetto e delle pareti, etc.). Corridoio di accesso a camera funeraria: usato per elemento strutturale di grotticella artificiale o sepoltura megalitica. Et del Rame, detto anche Calcolitico. Aspetto particolare e distinto di una cultura. Finta porta, scolpita, incisa o dipinta sulla parete di fondo del vano maggiore nelle domus de janas. Allineamento di una fila orizzontale di pietre della muratura. Sinonimo di oggetto in terracotta, argilla, etc. Rito funerario che implica deposizione del cadavere in una tomba. Architettura sotterranea, grotticella artificiale. Fascia verticale in rilievo, semipilastro. Dicesi di opera muraria fatta con grandi lastre impiegate a secco, e cio senza luso di malta. Monolite di varia forma, assai spesso allun-

Dolmen Domus de janas

Dromos

Eneolitico Facies Falsa porta

Filare (o assise)

Filigosa (o Cultura di) Cultura della Sardegna dellEt del Rame. Fittile Inumazione Ipogeo Lesena Megalitico Menhir

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gata, infitto verticalmente nel terreno ed avente funzione sacrale o funeraria. Di difficile datazione, non da confondersi con i betili, di forma conica o troncoconica, e attribuibili ad et nuragica. I menhir in Sardegna appartengono al mondo prenuragico. Monte Claro (Cultura di) Necropoli Neolitico Aspetto culturale dellEneolitico in Sardegna. Letteralmente: citt dei morti. Ampia area destinata a sepolture. Letteralmente: Et della pietra nuova. Dicesi per quellet che vede il sorgere dellagricoltura e dellallevamento del bestiame, e che utilizza la pietra levigata per la produzione di armi e strumenti. Figura in rilievo proiettata nellaria tramite lolografia, tecnica che utilizza le radiazioni prodotte da un laser. Larga pietra o lastra, disposta verticalmente. Vetro vulcanico, di colore grigio-nero, utilizzato nellantichit per la fabbricazione di armi e strumenti. In Sardegna ne sono assai ricche le pendici del Monte Arci (Oristano), da cui veniva commercializzata fino allItalia centro-settentrionale, alla Corsica, alla Francia. Cultura del Neolitico Recente della Sardegna. La pi antica et delluomo, detta anche Et della pietra scheggiata. Dicesi per quellet nella quale luomo viveva di uneconomia di raccolta (caccia, pesca, raccolta di tuberi e frutti, etc.). Nelle domus de janas, vestibolo coperto con una sorta di tettoia scavata nella roccia. Lesena, semi-pilastro.

Ologramma

Ortostato Ossidiana

Ozieri (Cultura di) Paleolitico

Padiglione Parasta

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Petroglifi Pianta a T

Motivi dipinti o incisi nella roccia. Schema planimetrico tipico di molti ipogei sardi nel quale la seconda stanza, a pianta rettangolare o trapezoidale, disposta in senso trasversale rispetto allasse longitudinale della tomba. Detto anche menhir. Monolite infitto verticalmente nel terreno, con funzione sacrale o funeraria. Rilevamento di emergenze e dati archeologici effettuato sul terreno senza opera di scavo. Parte anteriore di un animale, limitatamente alla testa (protome bovina o taurina: figura frontale, di solito raffigurata in bassorilievo negli ipogei, della testa di un bue o di un toro). Insieme di materiale metallico o di altra natura (monete, bronzi, metallo prezioso, ceramiche, etc.) depositato sotto terra oppure occultato nelle murature. Spesso il ripostiglio racchiuso in un recipiente di terracotta. Facies culturale degli inizi del Bronzo Medio della Sardegna. La deposizione di un cadavere in un sepolcro, subito dopo la morte del soggetto. Pu essere, a seconda della posizione, una deposizione distesa, flessa (con le gambe ripiegate) o rannicchiata, supina o sul fianco.

Pietra fitta

Prospezione archeologica Protome

Ripostiglio

Sa Turricula (Facies di) Sepoltura primaria

Sepoltura secondaria La deposizione delle sole ossa di un defunto, dopo la scarnificazione operata per esposizione, cremazione, etc. Stratigrafia II sovrapporsi in un sito di depositi naturali o artificiali. Laccumulo di rifiuti, documentato dai resti della cultura materiale o da quelli di pasto, forma uno strato archeologico. Un tempo-

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raneo abbandono del sito in questione documentato da terra sterile. Gli strati pi bassi sono quelli pi antichi, mentre man mano che si sale ci si avvicina sempre pi alle epoche attuali. Strato archeologico Laccumulo dei rifiuti di un sito nel quale luomo ha soggiornato forma uno strato archeologico. Struttura formata da due pietre ortostatiche, spesso megalitiche, unite da una terza pietra orizzontale, posta ad architrave, poggiata sulle due precedenti. Agglomerato di terra e pietre, spesso contenuto da una fila di massi (peristalite), che ricopre le sepolture megalitiche subaeree (dolmen, alles couvertes, tombe di giganti, etc.) formando una collinetta. Spazio davanti allingresso di una costruzione.

Trilite

Tumulo

Vestibolo (o atrio)

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Foto e disegni Elisabetta Alba, 1 (Carta archeologica elaborata da E. Contu) Gavino Brundu, 42, 43, 45, 46, 47 Archivio Ercole Contu, 26, 27, 28, 54 Archivio Carlo Delfino editore, 31 Archivio Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro, 12, 24, 25, 48, 49, 50, 52, 55, 56, 58, 59, 62 Francesco Carta, 4 e 6 (da Riu-Ventura 1970), 8 (da Contu 1955), 10 e 16 (da Ferrarese Ceruti 1991), 18-19 (da Contu 1955), 33-35 (da Tin 1992), 40, 41, 44, 53, 57 Giovanni Garroni, 11, 13 Domenico Marras, 2 Alberto Moravetti, 5, 17, 36-39 Giuseppe Rassu, 7, 14, 15 Raimondo Santucci, 20-23, 30, 51, 60, 61

Ringraziamenti Sono particolarmente grato alla Soprintendenza Archeologica delle Province di Sassari e Nuoro, nella persona del Soprintendente Dott.ssa Francesca Manconi per la cortese disponibilit e la collaborazione ed ogni particolare autorizzazione fornitemi; nonch al personale della stessa Soprintendenza: e in specie al Dott. Gianmario Demartis e al Signori Stefano Flore. La carta archeologica della zona di Monte dAccoddi stata redatta dalla gentile Dott.ssa Elisabetta Alba. Il suggerimento sulla corretta etimologia del toponimo Monte dAccoddi (confermata poi dal glottologo Prof. Giulio Paulis) lo debbo allamico Prof. Virgilio Tetti. Al Geometra Giampaolo Ennas, Dirigente della Sezione staccata dellA.N.A.S. di Sassari sono debitore dellaggiornamento dei dati chilometrici che permettono di situare i vari monumenti in relazione alla nuova Superstrada 131; mentre il Prof. Giuseppe Scanu, dellIstituto e Laboratorio di Geografia della Facolt di Lettere di Sassari, mi ha concesso luso delle nuove carte dellI G.M. Debbo invece una primaria revisione del testo al Prof. Bachisio Solinas, che ugualmente ringrazio. Un grazie particolare va allEditore Carlo Delfino e al Direttore della collana Prof. Alberto Moravetti per la loro pazienza e comprensione e per avermi fornito tutti i materiali e sussidi utili per una buona riuscita del presente lavoro.

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Indice

STUDI E RICERCHE LE NECROPOLI ED ALTRE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE DEL TERRITORIO LA NECROPOLI DI MONTE DACCODDI LA NECROPOLI DI PONTE SECCO LA QUATTRO TOMBE DI MARINARU LA NECROPOLI DI SU CRUCIFISSU MANNU LALTARE DI MONTE DACCODDI E IL TERRITORIO CIRCOSTANTE Gli scavi e le ricerche Cronologia Altri resti monumentali I cinque menhir Il villaggio La tomba del fanciullo Interpretazione e confronti GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA

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Finito di stampare nel mese di giugno 2000 presso A.G.E., Via P.R. Pirotta 20-22, Roma

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