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Tiemme Officine Grafiche
Località Truncu Is Follas
Assemini
Edizione 2008
© Copyright 2008
Tutti i diritti, nessuno escluso, concessi dagli autori, sono riservati all'Editore. È vietata per chiun-
que la riproduzione di tutto o di parte del presente volume con qualsiasi mezzo, sia meccanico che
elettronico, senza l'autorizzazione scritta dell'Editore.
Per una riscoperta
della storia locale:
la comunità di Decimomannu nella storia
Coordinamento scientifico
Giovanni Serreli
Foto di copertina,
controcopertine, pagine 4 e 366
Tonino Uscidda
Sommario
Le prime manifestazioni della scrittura nel cagliaritano
di Maurizio Virdis 16
Mariu Pudhu 23
1- S’abbisòngiu nou de lingua sarda 23
2- S’isperiéntzia istórica si fiat fendi sentza de língua 23
3- Sa LSU (Limba Sarda Unificada) 24
4- Sa LSM (Limba Sarda de Mesania) 25
5- Sa cosa prus importanti 26
Santa Greca:
la martire di Decimomannu
anta Greca, la martire di Decimomannu, appartiene a quella
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- L’epitaffio
In questa occasione sarà necessario limitare l’analisi solo ai primi
quattro punti, non essendo ancora disponibili moderne indagini
né di scavo archeologico né di stratigrafia muraria che possano
utilmente permettere il riscontro scientifico anche degli ultimi
due.
Preliminare ad ogni altra possibile considerazione, naturalmen-
te, dovrà essere l’esame dell’epigrafe funeraria, partendo dalle
notizie più antiche ad essa riguardanti. 2 D. FILIA, La Sardegna cristiana, I, Sassari
1909, pp. 49-50; R. TURTAS, Storia della
Essa, secondo la testimonianza del padre Seraffin Esquirro, fu Chiesa in Sardegna dalle origini al 2000,
individuata casualmente nella chiesetta rurale dedicata alla stes- Roma 1999, pp. 36-38.
3 D. FILIA, La Sardegna cristiana cit., pp. 60-
sa Santa Greca, a Decimomannu, sotto l’episcopato di don 61; R. TURTAS, Storia della Chiesa in
Antonio Parragues del Castillejo (1558-1573), da alcuni mura- Sardegna cit., pp. 38-47.
4 Una prima messa a punto critica, e conse-
tori che cercavano di recuperare materiali edilizi all’interno del- guente proclamazione ufficiale della martire
l’edificio ormai semidiroccato, in vista del suo restauro: «En el Greca a compatrona di Decimomannu, è
venuta dall’arcivescovo di Cagliari
tiempo que Don Antonio Parragues de Castilejo, (...) siendo OTTORINO PIETRO ALBERTI, Santa Greca.
Arçobispo de Caller, hizo reedificar esta Iglesia (scil. di Santa Omelia nella festa della santa martire,
“Notiziario Diocesano”, XI, 3, 2001, pp.
Greca), la qual, por ser tan antigua, estava casi toda derribada, en 577-580.
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contantes a la invencion de los mismos La più antica tra quelle finora conosciute, invece, è la trascrizio-
Cuerpos Santos, que por duplicados se juntan ne che si trova in un manoscritto anonimo, oggi custodito pres-
en este legajo, ms. nr. 14, fasc. 25.
11 Archivio Storico Comunale di Cagliari, so l’Archivio Storico Comunale di Cagliari11 (figura 3). Di data-
Manoscritti Sanjust, vol. nr. 55, c. 130v. zione incerta, il codice deve comunque collocarsi tra la fine del
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Fig. 3 - L’epitaffio di Greca nel Ms. 55 del Fondo Sanjust dell’Archivio Storico Comunale di Cagliari
XVI e i primi anni del XVII secolo, perché nel riportare il testo
della celebre iscrizione Aula micat12, allora visibile all’ingresso
dell’ipogeo funerario sotto la basilica di Sant’Antioco, nell’isola
omonima, il suo estensore anzitutto ne travisava lo incipit in Avi
amicam, commentandone quindi il contenuto con queste parole:
«clare p(ate)t corpus B(eati) Antiochi fuisse conditum in eo tem-
plo»13. Se ne deduce che la scoperta delle reliquie del martire sul-
citano, risalente il 16 marzo 1615, in quel momento non fosse
ancora avvenuta14.
Presumibilmente contemporanee alla invención delle reliquie di
Santa Greca, inoltre, devono essere ritenute le due raffigurazio-
ni della relativa lapide inserite nelle Alabanças de los Santos de
Cerdeña, volume manoscritto di Juan Francisco Carmona con-
servato presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari15 (figura 4).
12 CIL X, 7533.
13 Archivio Storico Comunale di Cagliari,
Manoscritti Sanjust, vol. nr. 55, c. 133v.
14 Archivio Arcivescovile di Cagliari, Actas
originales cit., c. 288v; F. DESQUIVEL,
Relacion de la invencion de los Cuerpos Santos
que en los años 1614, 1615, 1616 fueron hal-
lados en varias Iglesias de la Ciudad de Caller
y su Arçobispado, Napoles 1617, p. 104.
15 J. F. CARMONA, Alabanças de los Santos de
Cerdeña, Caller 1631, ff. 36v, 135v
Fig. 4 - L’epitaffio di Greca nelle Alabanças di Juan Francisco Carmona, c. 36v (Biblioteca Universitaria di Cagliari, SP 6, 2,
(Biblioteca Universitaria di Cagliari) 31, ms. autografo).
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schi alla ricerca dei Cuerpos Santos, conservate oggi solo in mini-
ma parte57.
Sembra comunque che verso il 1760 fosse ancora al suo posto.
In quell’anno infatti Michele Plazza, un appassionato di antichi-
tà che ricopriva la cattedra di chirurgia presso l’Università di
Cagliari, la vide «nel laterale della chiesa di Santa Greca a
Decimomannu» e la trascrisse nei seguenti termini58:
(monogramma) (monogramma)
B (monogramma) M GRECA (monogramma)
QVIESCIT IN PACE
VIXIT ANNIS XX
M II DV XVIII (monogramma)
DIPOSITA (uccello)
PRIDIE IDVS IANVARIAS
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tempo, l’arcivescovo Del Vall vi aveva fatto collocare l’epigrafe 91 Il dubbio è insinuato da F. VIRDIS, Santa
della ventenne Greca (con cognizione di causa o per semplici Greca cit., pp. 78-79, secondo il quale «la
motivi contingenti?)91, come si apprende dall’anonimo mano- riedificazione della chiesa superiore come era
nell’antico non è stata realizzata né durante
scritto agiografico cinque-seicentesco del Fondo Sanjust, già l’episcopato del Parragues né al tempo di Del
ricordato: «In Eccl(esi)a oppidi de Decimo Manno, quae vocatur Vall. (...) Molto probabilmente, quando i
testi dichiarano che si fa la festa della santa
Santa Rega, quae habet infra terram aliam Ecclesiam p(rae)ter ogni anno nella sua chiesa, si riferiscono a
superiorem cum suo altari, aderat lapis q(ui) in altari alteri(us) una celebrazione liturgica nella cripta».
L’affermazione, però, sembra basarsi sulla
92
novae Eccl(esi)ae postea translatus fuit» . La notizia dell’avvenu- lettura imprecisa di un passo dell’Esquirro,
to trasferimento dell’epigrafe nella chiesa superiore trova confer- che contrariamente a quanto ritenuto dal
Virdis mostra di conoscere e descrive con
ma presso l’Esquirro, che negli anni iniziali del XVII secolo vede- precisione sia la chiesa di Santa Greca rico-
va «la losa sobredicha en el primero escalon, que es el pavimiento struita nel sopraterra, sia l’ambiente ipogeico
ad essa sottostante.
93
de la Iglesia, 6 palmos en alto en la misma pared» . 92 Archivio Storico Comunale di Cagliari,
In alternativa a questa ipotesi, potrebbe anche darsi che il sot- 93Manoscritti Sanjust, vol. 55, c. 130v.
S. ESQUIRRO, Santuario de Caller cit., p. 494.
terraneo abbia rappresentato la monumentalizzazione di un pre- Terminologicamente, l’Esquirro distingueva
cedente sepolcro, in origine di più semplice struttura; o addirit- in modo netto quella da lui chiamata Iglesia,
cioè l’edificio subdiale, dalla Capilla, cioè il
tura che sia stato costruito a scopo rappresentativo (quindi un sotterraneo.
cenotafio). Anche in questo caso, tutta-
via, finché l’area non sarà sottoposta a
regolari indagini archeologiche, in pro-
posito non potrà affermarsi niente di
sicuro.
Un dato nuovo, comunque, risulta dedu-
cibile dalla stratigrafia muraria della sua
opera isodoma. Si tratta in questo caso di
un elemento che finora non era mai stato
posto nel giusto rilievo. Risulta evidente,
infatti, come a un certo momento la
volta originale sia stata sfondata e note-
volmente rialzata, senza dubbio per ren-
dere più agevole la frequentazione dell’i-
pogeo da parte dei devoti. Il particolare
risulta chiarissimo specie osservando la
parete di fondo, in cui la ristrutturazione
medievale ha risparmiato la bassa centi- Fig. 8 - Decimomannu - Santuario di Santa Greca. Pavimentazione
na d’appoggio della copertura più antica in cocciopesto della confessio
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- La chiesa
Quanto rimane della struttura protoromanica (figura 10) è stato
compiutamente descritto da Roberto Coroneo: «Dell’edificio (...)
pressoché integralmente ricostruito entro il 1792, si conservano
l’abside e cantoni dei muri, individuabili nei tratti di fianco
risparmiati dalla moderna intonacatura in cemento. L’abside è dis-
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- Il monastero
Promotrice del recupero potrebbe essere stata la famiglia giudi-
cale cagliaritana. Un documento emanato nel 1355 dalla cancel-
leria di re Pietro IV d’Aragona, infatti, parla di un monastero 96 R. CORONEO. Architettura romanica cit., p.
39, sch. 4.
femminile di San Giorgio a Decimomannu, detto anche di Santa 97 Archivo de la Corona de Aragón,
Greca, ricordando tutta una serie di donazioni effettuate a suo Cancilleria, reg. 1024, c. 101v, citato da
M.G. MELONI, Ordini religiosi e politica regia
favore: a cominciare da quella del giudice Torchitorio, contem- nella Sardegna catalano-aragonese della prima
poraneo di papa Alessandro II († 1073), fino ai lasciti ricevuti metà del XIV secolo, “Anuario de Estudios
Medievales”, 24, 1994, pp. 831-855, p. 849.
dalla sua badessa allora in carica, madonna Iohanna97. Allo stesso documento, apparentemente, si
L’atto, evidentemente importantissimo anche per la storia del riferiscono anche R. PINNA - C. ZEDDA, San
Giorgio, l’evangelizzazione dell’Ogliastra e la
culto di Santa Greca, purtroppo non è stato ancora pubblicato nascita dei giudicati, “Biblioteca Francescana
nella sua integrità. Sulla base dei pochi elementi resi finora dis- Sarda”, XII, 2008, pp. 161-182, p. 174, i
quali tuttavia citano Archivo de la Corona
ponibili, tuttavia, e alla luce di quanto già noto sull’evergetismo de Aragón, Cancilleria, reg. 1030, cc. 102v-
giudicale in Sardegna, sembrerebbe quantomeno lecito ipotizza- 103.
98 Analoghe operazioni finanziarie, come ben
re che i regoli cagliaritani, a ulteriore conferma del loro specifi- noto, sempre nel corso dell’XI secolo furono
co interesse per la valorizzazione degli antichi culti martiriali del compiute dai giudici di Cagliari a vantaggio
dei martyria di San Saturnino a Cagliari, di
giudicato, abbiano voluto o economicamente favorito la ristrut- Sant’Efisio a Nora, di Sant’Antioco nell’isola
turazione del santuario98, affidandone poi la custodia a una fami- omonima, poi donati con ricche pertinenze
ai monaci benedettini di San Vittore di
glia religiosa femminile99. Marsiglia. Cfr. P.G. SPANU, Martyria
Alla continuata presenza di queste monache a Decimomannu, in Sardiniae. I santuari dei martiri sardi,
Oristano 2000, pp. 51-95.
una struttura che si può presumere annessa alla chiesa di Santa 99 Un monasterium castarum, agli inizi dell’XI
Greca, si riferiscono vari documenti del XIV e XV secolo100. secolo, era stato fondato a Cagliari dal giudi-
ce Amanus: cfr. N. VOLPINI, Documenti nel
Anzitutto, l’ordine trasmesso al governatore generale della Sancta Sanctorum del Laterano. I resti
Sardegna dall’infante Alfonso, nel 1327, in accoglimento delle dell’“Archivio” di Gelasio II, “Lateranum”,
n.s., LII, 1986, pp. 215-264, p. 262; R.
proteste che la medesima badessa Iohanna aveva inoltrato con- TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna cit.,
tro l’occupazione abusiva di beni e l’usurpazione di redditi del p. 213, nota 1.
100 G. SPANO, Storia della chiesa di Santa Greca
monastero, da parte di elementi catalani101. cit. pp. 13-14; F. COLLI, Decimomannu cit.,
Attorno alla metà del Trecento (1342-1347), quindi, si colloca- pp. 83-84; F. VIRDIS, Santa Greca cit., pp.
31-37.
no le Rationes decimarum, che attestano la riscossione di tributi 101 Archivo de la Corona de Aragón,
pro monasterio S. Grege de Decimo102. Cancilleria, reg. 403, cc. 199v-200r, citato da
M.G. MELONI, Ordini religiosi e politica regia
Nel 1359 Raimondo, vescovo di Sulci, effettuò un lascito testa- cit., pp. 848-849.
mentario monialibus monasterii S. Greche situati in villa Decimi 102 P. SELLA, Rationes decimarum Italiae nei
secoli XIII e XIV. Sardinia, Città del Vaticano
Maioris103. 1945, pp. 56, 107, 156, 173.
Al 1363, invece, risale la notizia di un pascolo affittato dalla 103 D. SCANO, Codice diplomatico delle relazio-
ni tra la Santa Sede e la Sardegna, I, Cagliari
badessa del mo(n)estir d(e) S(an)ta Grega (o anche Gregua) d(e) 1940, doc. DLXXV, p. 401.
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- La martire
Da quest’ultimo documento, dunque, si apprende che Santa
Greca, almeno all’inizio del Quattrocento, era esplicitamente
ritenuta martire. Quantomeno, questa è la più antica testimo-
nianza scritta relativa alla particolare connotazione della sua san-
tità108.
All’arcivescovo di Cagliari Dexart, che la comunicò al re
Ferdinando I d’Aragona, da dove poteva essere venuta una simi-
le contezza? Da qualche sconosciuto documento storico non
arrivato fino ai giorni nostri? Si potrebbe pensare, ad esempio, ai
più antichi calendari ecclesiastici della archidiocesi cagliaritana,
che molto probabilmente dovettero esistere benché non se ne sia
conservata alcuna traccia.
104 Archivio di Stato di Cagliari, Antico
Archivio Regio, vol. K1, c. 74v (84v della In questo periodo, tuttavia, potrebbe anche essere stato com-
nuova numerazione). messo l’errore ipotizzato da Hippolyte Delehaye. Dando per sta-
105 M. TANGHERONI, Due documenti sulla
Sardegna non aragonese del Trecento, bilita, cioè, la nozione relativa alla pura e semplice santità di
“Medioevo. Saggi e Rassegne”, 2, 1976, pp. Greca, di cui si aveva un evidente e incontestabile possesso alme-
27-64, p. 49. Ora anche in IDEM, Sardegna
Mediterranea, Roma 1983, p. 267. no dall’XI secolo, come prova la già considerata trasformazione
106 F. ARTIZZU, Registri e carte reali di della sua (presumibile o presunta) tomba a camera in una vera e
Ferdinando I d’Aragona, “Archivio Storico
Sardo”, XXV, 1-2, 1957, pp. 261-318, n. 49, propria confessio, essa potrebbe essere stata creduta martire leg-
p. 278. gendo b(eata) m(artyr), anziché b(onae) m(emoriae), su una lapi-
107 Archivo de la Corona de Aragón,
Cancilleria, reg. 2398, Sardinia, c. 42-42v. de funeraria a lei arbitrariamente attribuita. Casi analoghi si
108 O.P. ALBERTI, Santa Greca cit., pp. 577- sono registrati anche in altri ambiti geografici. Sullo scadere del
580.
109 CIL V, 5187: Hic requiescunt in pa[ce] medioevo, un identico equivoco si verificò ad esempio a
b[onae] m[emoriae] Domnio cum nepotibus Bergamo, dove nel 1401 gli scopritori dell’epitaffio di un B. M.
suis Eusebia et Domnon[e]. Dep[ositus]
Domno avus XVI k[alendas] Augus[tas], Domnio, e dei suoi nipoti Eusebia e Domnon, scambiarono que-
Eusebia III k[alendas] Novemb[res], Domnio sti personaggi per b(eati) m(artyres), benché dei presunti santi,
non[is] Ian[uariis]; cfr. P. BERTOCCHI,
Domno, Eusebia e Domnione, santi, martiri di fino a quel momento, nessuno avesse mai sentito parlare109. Essi,
Bergamo, in Bibliotheca Sanctorum, IV, successivamente, furono perfino inseriti nel Martyrologium
Roma 1964, coll. 768-769.
110 Martyrologium Romanum ad novam Romanum del Baronio110.
Kalendarii rationem et ecclesiasticae historiae Una simile eventualità, però, nello stesso periodo appare assai
veritatem restitutum. Gregorii XIII Pontificis
Maximi iussu editum, Romae 1584, pp. 210 improbabile in Sardegna, ancora lontanissima dal poter risentire
(“16 Iulii: Bergomi sancti Domnionis marty- dei benefici influssi del rinascente umanesimo (al contrario delle
ris”), 334 (“29 Octobris: Bergomi sanctae
Eusebiae virginis et martyris”). regioni centro-settentrionali del continente italiano). Sembra
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figura (1Pt. 3, 20-21), vola una colomba che nel primo caso è lo
Spirito, risulterebbe immediato il collegamento al passo iniziale
della Genesi in cui lo Spirito di Dio, analogamente, «si portava
sulle acque» primordiali all’atto della creazione.
Alla luce di tale dottrina, sull’epitaffio decimese di Greca, adom-
brata sotto l’innocuo aspetto di quella noetica non soltanto
potrebbe essere stata rappresentata la colomba dello Spirito
Santo, terza persona della Santissima Trinità, ma di questa sareb-
bero anche state contestualmente affermate la coeternità con
Dio Padre e la funzione creatrice, cioè la piena divinità.
Se questa lettura è corretta, quindi, davvero Greca fu molto pro-
babilmente persona coinvolta nella polemica trinitaria antiaria-
na, all’epoca in cui la Sardegna era dominata dai Vandali, segua-
ci di tale eresia. E questo potrebbe esserle costata la vita.
L’analisi iconografica fin qui condotta, è ovvio, potrebbe essere
inficiata alla base dal legittimo sospetto circa l’effettiva fedeltà
con cui gli scavatori barocchi avrebbero riportato graficamente
l’epitaffio decimese di Greca. In tutti quei casi nei quali le iscri-
zioni da loro segnalate siano giunte fino ai giorni nostri, però, si
è potuta sistematicamente constatare una fedeltà assoluta degli
apografi rispetto ai modelli dati, ivi comprese le più complesse
particolarità paleografiche. Un caso davvero emblematico, a tito-
lo di esempio, può considerarsi quello relativo all’epitaffio paga-
no di Sp(urius) Pomp(---) Entimus, tornato alla luce presso la
basilica di San Saturnino a Cagliari nel 1649158.
A tale riguardo, sull’iscrizione decimese di Greca si nota in par-
ticolare la cura con cui il segretario della Curia arcivescovile di
Cagliari tenne a riprodurre la speciale forma della lettera alpha a
sinistra del secondo cristogramma della r. 1. Nonostante l’evi-
dente impaccio arrecatogli dal doversi cimentare con forme gra-
fiche a lui totalmente estranee, è facile intuire come la lettera
capitata sotto i suoi occhi si caratterizzasse per «la sbarra tra-
sversale che muove in senso ascendente dalla punta estrema
della linea di sinistra», tipica della cosiddetta “maiuscola biblica”
greca in uso dalla metà del IV al VI secolo dopo Cristo159.
Dando quindi per assodata la piena affidabilità dell’apografo
rispetto all’archetipo (grazie anche alla testimonianza settecente-
sca del Plazza rispetto al contenuto, e a quella primo ottocente-
sca della “seconda copia marmorea” rispetto alla forma delle let-
tere), parrebbe non disutile né vacuo voler sperimentare la let-
tura crittografica di questa iscrizione fino alle sue estreme con-
seguenze.
La critica archeologica ha lungamente discusso sulla corretta
interpretazione del monogramma astriforme, che taluni studiosi
preferirebbero considerare un semplice emblema siderale stiliz-
zato160.
Sull’epitaffio decimese di Greca, esso potrebbe avere assolto a
158 G. SOTGIU, Iscrizioni latine della Sardegna,
Padova 1961, nr. 132, pp. 92-93; M. DADEA, una duplice funzione: alfabetica e figurativa.
Alle origini di Cagliari cristiana cit., pp. 34- È da notarsi, infatti, come nel Liber fidei catholicae presentato al
39.
159 E. MIONI, Introduzione alla paleografia Concilio di Cartagine, a evidente commento del Symbolum nice-
greca, Padova 1973, p. 52. In ambito locale, no, si insista in più luoghi sulla definizione di Cristo quale Deum
un valido raffronto paleografico può ad
esempio istituirsi con l’epitaffio caralitano in de Deo, lumen de lumine, Deum verum de Deo vero: «Poiché il
lingua greca di Αµµια, datato generalmente Padre ingenerato ha generato il Figlio da se stesso, cioè da ciò
al V secolo; cfr. A.M. CORDA, Le iscrizioni
cristiane della Sardegna cit., CAR005, pp. che egli è, (...) è chiaro che è una sola la sostanza del generante
49-50, tav. II. e del generato, giacché noi veracemente professiamo che il Figlio
160 A. FERRUA, La polemica antiariana cit., p.
43. è Dio da Dio, lume da lume. Infatti, che il Padre sia luce lo atte-
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