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Pisarum riscoperta
tra Ottocento e Novecento:
antichit, collezionismo, monumenti
E la Storia di Pesaro giunge a compimento nella sua globalit dopo circa trenta anni dal primo volume, Pesaro nellantichit (1984), voluto dal compianto Scevola Mariotti
nellambito della progettata collana Historica Pisaurensia,
che ora trova compiuta definizione a cura di benemeriti redattori e sostenitori. Lambizioso progetto ha preso avvio
sullonda dellentusiasmo suscitato dalla scoperta da parte
dello scrivente di resti dellabitato preromano nel 1977 nel
centro storico della citt, con il ritrovamento di significativi materiali piceni, greci e altri di importazione per mare,
di fine vi-iv secolo a.C. Il contributo di vari collaboratori e
lincontro fortunato a Pesaro con lo storico Lorenzo Braccesi, con amministratori illuminati della locale Cassa di Risparmio e del Comune hanno consentito la pubblicazione
della significativa opera storico-archeologica.
La ricerca stata effettuata nellambito degli studi in atto
dallIstituto di Archeologia dellUniversit di Urbino sulle antichit di Pisaurum, da allora proseguiti e poi editi
in una serie di saggi nella stessa collana: nel i volume di
Historica Pisaurensia, (1984; 19952), nel ii (1989), nel iii,
2 (2001), nel iv, 2 (2009), nella presente opera e in altri
scritti citati pi avanti1.
Ed ecco questultimo contributo nel volume finale della
collana, che si sviluppa in senso diacronico, fino a giungere ora a fare il punto delle conoscenze su Pesaro tra
Ottocento, Novecento e nostri giorni. Facendo seguito al
mio saggio precedente, del 2009, va osservato che leredit che Annibale Olivieri e Giambattista Passeri ci hanno
lasciato nel Settecento ha determinato uno sviluppo ampio degli studi successivi sia in relazione alla citt che al
territorio, su molteplici temi2. Ritrovamenti archeologici
significativi negli ultimi due secoli hanno inoltre fatto alzare il tono del dibattito scientifico su alcune tematiche,
che ha superato talvolta lambito provinciale e nazionale. Mi riferisco in particolare alle straordinarie scoperte
dei sepolcreti di Novilara, che si sono aggiunte a quelle dellOlivieri sul lucus Pisaurensis e che gettano nuova
luce sulla storia in et preromana dellarea pesarese. Altri
rinvenimenti di materiali romani si sono susseguiti numerosi tra Ottocento e Novecento, tali da ampliare il quadro
delle conoscenze anche in ambito storico-epigrafico, sulla statuaria, sullinstrumentum domesticum, su mosaici, in
particolare quelli paleocristiani sotto il Duomo di Pesaro, sulla forma urbis e sulla viabilit antica. Un capitolo a
parte costituito dal collezionismo archeologico e dalla
strutturazione sempre pi articolata e funzionale del Museo Oliveriano, attraverso due secoli di nuove acquisizioni, di spostamenti e di interventi migliorativi vari.
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1. Stele figurata da Novilara, del 600 a.C. circa. Pesaro, Museo Oliveriano
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Nel Museo Nazionale di Ancona, oltre alla gi menzionata stele iscritta, con la raffigurazione di un cavaliere, si
trova una lastra recuperata nella facciata di una casa colonica presso Novilara, con motivi decorativi comuni al
complesso delle stele e con un tratto di asticella di bronzo
infissa su di un lato, interpretata come orologio solare8.
Con la prima trincea scavata da Brizio nel 1892 lungo
le pendici della collina di Novilara, nel fondo Molaroni, si trovarono tracce di un abitato, di cui resta solo la
descrizione dei fondi concavi delle capanne; la seconda
trincea mise allo scoperto lo spazio libero tra labitato e
la necropoli, individuata poi a partire dalla terza trincea.
Pi di recente, sebbene non esistano indizi in merito,
stata avanzata lipotesi che labitato coevo alla necropoli
si trovi sulla sommit dellaltura, mentre i fondi di capanne lungo il pendio darebbero testimonianze di un insediamento anteriore al sepolcreto stesso, databile allet
del Bronzo Finale9.
Nella necropoli sono state identificate 142 tombe nel sepolcreto Molaroni e 151 nel contiguo fondo Servici: complessivamente 293 tombe che, secondo una ricostruzione
della topografia del sito, risulterebbero essere solo una
parte di una necropoli pi vasta comprendente 1.5001.200 tombe. Le sepolture, tranne due cremati, erano a
inumazione rannicchiata o distesa in fosse terragne. Alcune tombe del sepolcreto Servici erano sormontate da
cippi e stele: i cippi, tutti anepigrafi, di forma trapezoidale, erano posti in numero di uno, due o quattro agli angoli della fossa. Vi erano anche frammenti di grandi stele
decorate: la tomba 42 Servici era sormontata dalla parte
inferiore di una stele decorata a spirali correnti, oggi al
Museo Oliveriano di Pesaro, mentre nellarea circostante
si raccolsero tra il terriccio un altro frammento di stele
con ornati geometrici e spiraliformi e langolo superiore
di stele iscritta (nel Museo Oliveriano), di forma tondeggiante e con cornici a zig zag e a spirali.
I corredi degli scavi Brizio si conservano nella quasi totalit nello stesso Museo, tranne quelli delle tombe 92 e
2 del sepolcreto Servici, che vennero assegnati rispettivamente al Museo Pigorini di Roma e al Museo Nazionale
di Ancona, dove si trovano anche i reperti di successivi
scavi di DallOsso.
Larcheologo Gamurrini, che aveva rimesso in luce alcune fosse, le ritenne pertinenti a una civilt analoga a
quelle di Volterra e Tarquinia, mentre Brizio colleg la
necropoli scavata a Novilara con le altre necropoli picene
allora note e le rifer a popolazioni indigene probabilmente di stirpe ligure.
La datazione proposta per i corredi andava dallviii secolo a.C. per le tombe pi antiche, nel fondo Molaroni,
agli inizi del v secolo a.C. per le sepolture pi recenti nel
fondo Servici. La stratificazione delle sepolture appare
comunque piuttosto complessa e lo stacco cronologico
tra le due necropoli non netto. Lollini restringe i limiti
cronologici fissati da Brizio, distinguendo corredi attribuibili al Piceno ii (viii secolo a.C.) e corredi del Piceno
iii (vii secolo a.C.) e riferendo pi di recente alcune sepolture, come la tomba 45 Servici, agli inizi del Piceno
iv a (590-525 a.C.)10. Da ultimo Beinhauer applicando
allo studio dei corredi un metodo statistico combinatorio
delinea una dettagliata cronologia relativa che, sebbene
condivisa nelle linee generali, apparsa per taluni aspetti
discutibile. Proponendo inoltre una ricostruzione demografica complessiva, lo studioso sottolinea la differenza
tra i due settori Molaroni e Servici, arrivando ad attribuirli a genti diverse da un punto di vista antropologico.
Nellviii secolo a.C. i corredi di Novilara testimoniano
una vivace attivit metallurgica con prodotti di bronzo
fuso analoghi a quelli del resto del Piceno o con alcune
peculiarit locali11. Lincensiere della tomba 30 Servici, di
produzione vetuloniese, sembra pervenuto attraverso la
mediazione di Bologna.
Nel vii secolo a.C., allepoca delle ricche necropoli orientalizzanti della zona subappenninica del Piceno centrale,
anche i corredi di Novilara appaiono pi ricchi di tipologie vascolari e di manufatti metallici. Ipotizzabile come
picena la produzione della cista a cordoni, a corpo cilindrico, con decorazioni a borchiette a sbalzo, che, dato
lalto numero di esemplari rinvenuti, prende il nome di
Novilara12. Varie suppellettili testimoniano contatti
consistenti con laltra sponda dellAdriatico13 e con lItalia meridionale e settentrionale14.
Particolarmente significativi sono quattro vasi dipinti,
riferiti al sub-geometrico daunio o ad altra produzione apula, con datazioni che oscillano tra ix e vi secolo
a.C.15. Va rilevato che le ceramiche daunie sono attestate
in centri costieri (Ancona, Numana, Pesaro), paracostieri
(Montedoro), fino alle localit dellinterno (Belmonte Piceno, Fabriano, Moscano di Fabriano), dove sono giunte
risalendo la via segnata dalle vallate fluviali; si anche
supposto che tramite queste direttrici, attraverso i valichi
appenninici, siano arrivati in Etruria i vasi dauni ritrovati
a Chiusi e, nel Piceno, materiali e suppellettili etrusche.
Alcune statuette egittizzanti, oggetti esotici del Mediterraneo orientale, denunciano contatti sporadici e forse mediati con lOriente evidenziati di recente anche
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daltura di Novilara ubicato sul tratto terminale del Pisaurus, allora frequentato come porto-canale da naviganti greci lungo la rotta padana. Si aggiunge cos un nuovo
scalo, documentato da resti archeologici oggetto di scavo
sistematico, alla serie di altri segnalati sulla costa adriatica
occidentale, lungo la fondamentale rotta tra foce del Po e
Grecia - Magna Grecia.
La ceramica attica di Pesaro da porre in relazione con
quella analoga rinvenuta nel 1935 presso il vicino promontorio di Santa Marina di Focara, dove era gi stata
ipotizzata la presenza, almeno dal v secolo a.C., di un insediamento indigeno e di un porticciolo rifugio per le
navi greche sulla rotta degli empori padani e dove ora
stato possibile riconoscere la presenza di una insenatura
naturale formata da un antico promontorio, eroso in epoca storica dalle mareggiate21. Un altro antico scalo, che
risale almeno al periodo romano, stato riconosciuto nella vicina insenatura di Vallugola, a nord di Pesaro, dove
sono stati rinvenuti numerosi antichi materiali.
Nuovi ritrovamenti di ceramica attica hanno permesso
di individuare una fitta rete di scali lungo il tratto medioadriatico occidentale e di tracce di abitati della fine dellet del Ferro da porre in relazione con essi; quasi in corrispondenza di ogni antica foce fluviale, la recente ricerca
ha potuto riconoscere la presenza di resti di insediamenti
protostorici in aree su cui poi sono sorte citt di epoca romana. Nella fascia immediatamente a ridosso della
costa, agli insediamenti costieri di fine vi-v secolo a.C.
fanno riscontro abitati daltura dellet del Ferro coevi o,
come nel caso di Novilara, anche antecedenti. il caso
di Fano (Fanum Fortunae), cui corrisponde insediamento protostorico sullaltura di Monte Giove, di Senigallia
(Sena Gallica) e Montedoro, di Ancona (Ankon-Ancona),
di Numana (Numana), di Potentia presso la foce del Potenza (Flosis), dominata dallaltura di Montarice. Questa stessa circostanza era gi stata messa in evidenza per
Rimini (Ariminum), avamposto costiero in relazione alle
alture retrostanti di Covignano.
sullo scorcio del vi secolo a.C., con lattivarsi della frequentazione da parte di naviganti greci diretti al delta del
Po sulla rotta costiera lungo lAdriatico occidentale, che
gli abitati preromani posti sulle alture immediatamente
retrostanti la costa iniziano ad affiancarsi o, come sembra
suggerire la situazione di Novilara, forse gradatamente a
sostituirsi agli insediamenti costieri in connessione con
gli scali22.
Labitato preromano a Pesaro dunque in qualche modo
da riconnettere con la serie di insediamenti di et proto-
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4. Cippi con dediche alle divinit Marica, Feronia, Libero e Mater Matuta, dal lucus Pisaurensis. Pesaro, Museo Oliveriano
5. Terrecotte votive dal lucus Pisaurensis. Pesaro, Museo Oliveriano
storica in corrispondenza delle ultime propaggini collinari23; nel pesarese si segnalano le alture di Novilara, di
Roncosambaccio, forse di San Nicola in Valmanente (da
dove provengono le stele pi recenti e significative.
il lucus pisaurensis
A Santa Veneranda lOlivieri scopr i resti di un lucus
con documentazione databile al massimo allinizio della
colonizzazione romana, la cui frequentazione potrebbe
risalire anche a qualche secolo prima24. Si tratta di quattordici cippi iscritti (fig. 4), di quantit di donarji; e voti
di metallo e terra cotta (fig. 5), statue grandi di terra cotta
e monete di offerte dai tempi pi antichi fino ai secoli
romani. La ricerca continuata anche di recente, specie
sulla identificazione del sito della scoperta.
mosaici sotto il duomo di pesaro
Questo ritrovamento costituisce uno degli eventi pi
significativi nellambito della riscoperta archeologica di
Pisaurum. Larchitetto Giambattista Carducci in occasione dei lavori nella cattedrale, mise allo scoperto alcune centinaia di metri quadrati del pavimento a mosaico
della parte mediana nella navata centrale della basilica
cristiana, con numerose parti figurate che hanno suscitato linteresse di qualificati studiosi del tempo25; vengono registrati ad esempio interventi di Giuseppe Marchi
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6. Pesaro, mosaici del Duomo: clipeo con il nome Johannis, vir gloriosus magistro militum et exconsul provinciae Mysiae,
che ha fatto costruire la Basilica dalle fondamenta nel VI secolo d.C.
7. Pesaro, mosaici del Duomo, particolare di anatra che si abbevera
sione della guerra goto-bizantina, che aveva determinato ampie distruzioni nel contesto della citt, unitamente
allabbandono per alcuni anni.
stata segnalata da Procopio anche lattivit di Giovanni, attivo nellarea medioadriatica nel corso della stessa
guerra goto-bizantina; proprio a Pisauros tra 544 e 545
Giovanni rioccupa la citt, distrutta in grande parte dai
Goti allinizio della guerra, e la fortifica nuovamente in
grande fretta. Si tratta di un personaggio di rango imperiale, protagonista delle campagne militari che hanno
investito le citt adriatiche fino alla fine della guerra (553)
e che ha forse determinato anche la costruzione della basilica pisaurense dalle fondamenta. Da ultimo R. Farioli
approfondisce ulteriormente il profilo di Johannis, attivo
in Italia sicuramente a partire dal 537 e almeno fino al
55929.
In occasione del Giubileo del 2000 il moderno pavimento
del Duomo stato riposizionato, ma con accorgimenti tali
da potere consentire in futuro di mettere in luce anche il
pavimento di et romana, come auspicato dal Soprintendente Archeologo Giuliano de Marinis; si prevederebbe
pertanto il distacco del mosaico bizantino e della contestuale musealizzazione in ambienti attigui, come proposto
anche da pi voci della cultura non solo locale, col supporto delle istituzioni. Nellultimo decennio stata organizzata una suggestiva mostra, con gigantografia a colori
dei mosaici, e si registrano pubblicazioni di carattere divulgativo di vario tipo, anche per tenere vivo il dibattito sul
tema che in modo ricorrente riaffiora30.
Alcune voci contrarie sono sorte, altre risultano interlocutorie, altre ancora sostengono questa necessit per poter approfondire la conoscenza, per tutelare e valorizzare
sia la struttura pi antica di epoca romana, sia il soprastante litostroto bizantino, con rifacimenti di et medievale; verrebbe in parte evitata la decontestualizzazione di
questultimo, se fosse musealizzato adeguatamente nelle
immediate vicinanze. Si auspica in definiva un intervento rapido e puntuale in relazione a questo palinsesto
deccezione.
pisaurum riscoperta
Numerosi dagli inizi dellOttocento si sono susseguiti sia
nella citt che nel territorio i ritrovamenti di materiale
archeologico, spesso nel corso di lavori, tra cui antiche
murature, frammenti architettonici, mosaici (fig. 8), sepolture, rilievi e ritratti, tra i quali quello di Augusto, di
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10. Idolino rinvenuto nel 1530 a Pesaro. Firenze, Museo Archeologico Nazionale
11. Stele con coppia maritale da San Pietro in Calibano. Pesaro, Museo Oliveriano
12. Vetro dorato. Pesaro, Museo Oliveriano
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prestigiosa esposizione museale; vanno pertanto riconosciuti allo studioso i rilevanti progressi fatti negli ultimi
decenni, anche se lo stesso ammette che non tutti i reperti in dotazione hanno potuto trovare una definitiva e
adeguata sistemazione.
Meritevole di particolare considerazione, infatti, ritengo
ad esempio che sia la raccolta di marmi antichi lasciati a
Pesaro da Carolina di Brunswich. Ho potuto visionare
nei magazzini del Museo Oliveriano la serie di iscrizioni
greche e di rilievi in marmo che la ex regina dInghilterra aveva raccolto nel corso dei suoi viaggi in Grecia e in
Italia meridionale. Si tratta di una pregevole collezione,
ancora in parte inedita, meritevole di appropriata musealizzazione, nel contesto di una ristrutturazione generale
del Museo. Esso attualmente in stato di sofferenza sia
per la conservazione dei materiali, sia per la urgente necessit di una pi moderna musealizzazione di collezioni
altamente significative anche in un contesto nazionale e
internazionale.
la via flaminia
La Flaminia (fig. 15) lascia Fanum Fortunae procedendo
verso nord con un percorso rettilineo sulle creste delle
colline prospicienti la costa; dopo avere attraversato il
Fosso Seiore, si dirige verso Pisaurum. La via consolare prosegue poi correndo sul ciglio del colle di Monte
Granaro e sempre in parallelo alla costa, fino a raggiungere la sommit dellaltura. Nel punto pi elevato del suo
percorso sono stati rinvenuti nel Settecento resti di una
poderosa costruzione, in parte franata in mare, fra le cui
strutture fu scoperta una moneta di Traiano34.
La via procede poi verso Pisaurum con lunghi tratti pressoch rettilinei per circa tre chilometri; percorre la piccola valle del torrente Genica, sempre in posizione leggermente sopraelevata rispetto al corso dacqua. Qui, in
localit Muraglia, su una vasta area in connessione con la
via consolare sono stati rinvenuti in periodi diversi e in
discreto numero resti di monumenti sepolcrali e di antiche sepolture, con stele e iscrizioni funerarie. Nel luogo
doveva essere ubicato uno dei sepolcreti pi importanti
di Pisaurum, almeno a giudicare dalla consistenza dei rinvenimenti, paragonabile per importanza allaltro sepolcreto segnalato a nord della citt, sempre in connessione
con la Flaminia.
Esistono anche segnalazioni circa lesistenza in connessione con il monte Ardizio di basolato stradale, relativo
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a una antica via, che ci forniscono la prova che la Flaminia nel tratto Fanum Fortunae - Pisaurum descriveva un
percorso interno, anzich costiero, come hanno ritenuto
invece in passato alcuni studiosi. Particolarmente significativa si rivelata la scoperta di un cippo stradale avvenuta nel 1612 a breve distanza da Pesaro, verso Fano,
nel cavarsi un fosso su un campo poco distante dalla
strada che va verso Saiano castel dirupato [...] era sotto
piedi otto. Si tratta di un miliario di marmo, attualmente
conservato nel Museo Oliveriano di Pesaro, con la dedica
allimperatore Costanzo ii, databile dal novembre 352 al
novembre 361; la distanza da Roma, indicata nella faccia
a, risulta di 187 miglia. Sulla faccia b stata inserita in un
secondo tempo, quando il cippo era gi in posto, una dedica agli imperatori Valentiniano e Valente, databile tra il
marzo 364 e lagosto 367.
La Flaminia attraversa il torrente Genica mediante un
ponte, attualmente non pi conservato, ma ricordato in
una iscrizione del 378-379 d.C., rinvenuta nel 1738. La via
consolare raggiunge quindi Pisaurum allestremit meridionale del cardo maximus, presso lattuale porta Fano, in
prossimit della quale stato rinvenuto un tratto di selciato stradale in trachite e recentemente anche un certo
numero di tombe di epoca romana ai margini della strada.
Procedendo verso nord-ovest la via consolare era fiancheggiata da tombe, come attestano alcune iscrizioni
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funerarie rinvenute al di fuori della porta settentrionale della citt romana. Superato il fiume Pisaurus, la via
prosegue con tutta probabilit in piano per circa due-tre
chilometri, correndo alla base meridionale del pendio
del colle San Bartolo e seguendo un percorso di poco sopraelevato rispetto alla pianura alluvionale. Lungo questo tratto stradale sono venute in luce in periodi diversi
numerose sepolture, iscrizioni e monumenti funerari
anche a seguito dellallargamento della sede stradale ,
che si riferiscono a un importante sepolcreto della citt.
La Flaminia a nord-ovest di Pesaro piega verso linterno,
come fa ancora oggi la strada moderna, poich le colline
a nord della citt scendono a picco sul mare senza lasciare spazio alla base per una strada costiera e sono soggette
a continua erosione; non esistono finora neppure indizi
che permettano in questo caso di ipotizzare la presenza
di un percorso sulla sommit della collina litoranea. Lantico tracciato, che ha continuato a vivere fino ai nostri
giorni almeno in parte nellattuale statale Adriatica, si
snoda sul fondo e sul pendio di due piccole valli parallele alla costa, di cui luna costituisce la continuazione
dellaltra; esse delimitano verso sud-ovest, per circa dieci
chilometri, il promontorio del San Bartolo. Lo spartiacque di queste due vallette costituito dallagevole passo
della Siligata (m 122), presso il quale sono stati segnalati
anche alcuni rinvenimenti di resti antichi e di basolato di
trachite dei colli Euganei. Si tratta di un significativo toponimo, riferibile allesistenza nel luogo di un lastricato
stradale, del quale alcune parti sono state segnalate.
La via consolare, dopo avere superato il passo della Siligata, raggiunge nuovamente la costa nei pressi di Cattolica.
I luoghi situati nelle immediate vicinanze di questo tratto
stradale sono stati oggetto di frequentazione fin dal periodo preistorico, come dimostrano i numerosi manufatti
in selce e frammenti ceramici segnalati sulle alture del
San Bartolo. Resti di epoca romana sono venuti in luce a
Vallugola, sul monte Castellaro, a Gabicce, a Granarola,
a Gradara e soprattutto a Colombarone, dove sono stati
messi allo scoperto resti di strutture e di pavimenti a mosaico di una villa, situata accanto alla Flaminia. In questa
ultima localit gi dal Settecento lOlivieri segnal resti e
strutture appartenenti a un abitato romano e a una basilica cristiana (di cui ci ha lasciato una pianta, di mano del
Lazzarini), identificati con probabilit dallerudito nel
vicus ad Aquilam.
La Flaminia ritorna nuovamente alla costa dopo circa
due chilometri, raggiungendo il torrente Tavollo e lattiguo fiume Conca (Crustumium), nei pressi di Cattolica;
questultimo segna anche la linea di confine tra la vi regione augustea (Umbria) e lviii (Aemilia). Qui fissata
in et imperiale la linea del limite amministrativo tra Pisaurum e Ariminum. Nella parte alta del centro storico di
Cattolica documentata la presenza di un abitato di epoca romana (i-iv secolo d.C.), di cui sono state scavate recentemente strutture, orientate secondo la via consolare.
la citt di pisaurum
Esiste unampia bibliografia sulla citt romana, gi a partire da et umanistica e poi attraverso i secoli, fino alle moderne ricerche e alle contemporanee pubblicazioni (figg.
16-17). Ritrovamenti e studi consentono di tracciare, in
estrema sintesi, un profilo delle conoscenze acquisite sui
circa mille anni di vita di Pisaurum35. Citt della vi regione
augustea, gi sede di un conciliabulum civium Romanorum
formatosi in seguito alla lex Flaminia del 232 a.C., la cui
espressione religiosa era rappresentata dal santuario rurale
del lucus Pisaurensis, situato presso il colle di Santa Veneranda. Fu colonia romana, dedotta nel 184 a.C. nel territorio confiscato in precedenza ai galli senoni. Sub le vicissitudini delle guerre civili del i secolo a.C. e fu occupata da
Cesare nel 49 a.C.; essa fu rifondata per la prima volta nel
41 a.C. da Antonio, con veterani sistemati anche nellager
del municipium di Suasa, e una seconda da Ottaviano, nel
27 a.C., con il nome di Colonia Iulia Felix Pisaurum. Non
si hanno notizie su Pisaurum per tutta let imperiale, fino
a quasi la ricostruzione delle mura in opera tumultuaria
durante la guerra goto-bizantina.
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16. Pianta della citt di Pisaurum, con piano programmatico regolare, relativo alla fondazione coloniale
17. Veduta aerea del centro storico di Pesaro, con limpianto regolare della citt romana ancora riconoscibile
possibile
avere il
titolo?
Novilara?
Pesaro?
a cura di
M. Luni?
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per
esteso
il titolo
delle
riviste
rivista
o
libro?
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rivista
o
libro?
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Marco Salvarani
La citt di Rossini
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