Sei sulla pagina 1di 9

Mario Luni

Pisarum riscoperta
tra Ottocento e Novecento:
antichit, collezionismo, monumenti

E la Storia di Pesaro giunge a compimento nella sua globalit dopo circa trenta anni dal primo volume, Pesaro nellantichit (1984), voluto dal compianto Scevola Mariotti
nellambito della progettata collana Historica Pisaurensia,
che ora trova compiuta definizione a cura di benemeriti redattori e sostenitori. Lambizioso progetto ha preso avvio
sullonda dellentusiasmo suscitato dalla scoperta da parte
dello scrivente di resti dellabitato preromano nel 1977 nel
centro storico della citt, con il ritrovamento di significativi materiali piceni, greci e altri di importazione per mare,
di fine vi-iv secolo a.C. Il contributo di vari collaboratori e
lincontro fortunato a Pesaro con lo storico Lorenzo Braccesi, con amministratori illuminati della locale Cassa di Risparmio e del Comune hanno consentito la pubblicazione
della significativa opera storico-archeologica.
La ricerca stata effettuata nellambito degli studi in atto
dallIstituto di Archeologia dellUniversit di Urbino sulle antichit di Pisaurum, da allora proseguiti e poi editi
in una serie di saggi nella stessa collana: nel i volume di
Historica Pisaurensia, (1984; 19952), nel ii (1989), nel iii,
2 (2001), nel iv, 2 (2009), nella presente opera e in altri
scritti citati pi avanti1.
Ed ecco questultimo contributo nel volume finale della
collana, che si sviluppa in senso diacronico, fino a giungere ora a fare il punto delle conoscenze su Pesaro tra
Ottocento, Novecento e nostri giorni. Facendo seguito al
mio saggio precedente, del 2009, va osservato che leredit che Annibale Olivieri e Giambattista Passeri ci hanno
lasciato nel Settecento ha determinato uno sviluppo ampio degli studi successivi sia in relazione alla citt che al
territorio, su molteplici temi2. Ritrovamenti archeologici
significativi negli ultimi due secoli hanno inoltre fatto alzare il tono del dibattito scientifico su alcune tematiche,
che ha superato talvolta lambito provinciale e nazionale. Mi riferisco in particolare alle straordinarie scoperte
dei sepolcreti di Novilara, che si sono aggiunte a quelle dellOlivieri sul lucus Pisaurensis e che gettano nuova
luce sulla storia in et preromana dellarea pesarese. Altri
rinvenimenti di materiali romani si sono susseguiti numerosi tra Ottocento e Novecento, tali da ampliare il quadro
delle conoscenze anche in ambito storico-epigrafico, sulla statuaria, sullinstrumentum domesticum, su mosaici, in
particolare quelli paleocristiani sotto il Duomo di Pesaro, sulla forma urbis e sulla viabilit antica. Un capitolo a
parte costituito dal collezionismo archeologico e dalla
strutturazione sempre pi articolata e funzionale del Museo Oliveriano, attraverso due secoli di nuove acquisizioni, di spostamenti e di interventi migliorativi vari.

341

mario luni

antichit, collezionismo, monumenti

1. Stele figurata da Novilara, del 600 a.C. circa. Pesaro, Museo Oliveriano

novilara: sepolcreti e iscrizioni


Questo piccolo centro abitato a sette chilometri a sud di
Pesaro, distante in linea daria appena tre chilometri dalla costa, noto per alcune stele figurate e iscritte rinvenute nel territorio circostante e per una necropoli dellet
del Ferro, scavata negli anni 1892-1893 da E. Brizio e
successivamente, nel 1913, da I. DallOsso3.
Gi nel 1860 era stata rinvenuta presso San Nicola in Valmanente, una collina a met strada tra Novilara e Pesaro,
una stele anepigrafe con la raffigurazione di un combattimento navale, oggi conservata al Museo Oliveriano di
Pesaro4 (fig. 1); successivamente (1865) a Novilara in

localit Tomba, denominazione del fondo poi detto


Molaroni dal nome dellusufruttuario, si rinvenne unaltra stele, con incisioni meandriformi su entrambi i lati,
anchessa ora al Museo Oliveriano5. La stele pi nota e
significativa venne recuperata in circostanze poco chiare circa tre anni prima dellinizio degli scavi governativi;
venne tenuta nascosta e solo nel 1892, dopo lannuncio
del rinvenimento di una stele frammentaria iscritta nel
sepolcreto Servici, fu mostrata a Brizio, che riusc ad acquistarla e che la port a Roma dove ancora oggi si conserva, nel Museo Pigorini6.
Ancora al Museo Pigorini si trova unaltra stele anepigrafe, figurata, con scene di combattimento e di oltretomba7.

342

Nel Museo Nazionale di Ancona, oltre alla gi menzionata stele iscritta, con la raffigurazione di un cavaliere, si
trova una lastra recuperata nella facciata di una casa colonica presso Novilara, con motivi decorativi comuni al
complesso delle stele e con un tratto di asticella di bronzo
infissa su di un lato, interpretata come orologio solare8.
Con la prima trincea scavata da Brizio nel 1892 lungo
le pendici della collina di Novilara, nel fondo Molaroni, si trovarono tracce di un abitato, di cui resta solo la
descrizione dei fondi concavi delle capanne; la seconda
trincea mise allo scoperto lo spazio libero tra labitato e
la necropoli, individuata poi a partire dalla terza trincea.
Pi di recente, sebbene non esistano indizi in merito,
stata avanzata lipotesi che labitato coevo alla necropoli
si trovi sulla sommit dellaltura, mentre i fondi di capanne lungo il pendio darebbero testimonianze di un insediamento anteriore al sepolcreto stesso, databile allet
del Bronzo Finale9.
Nella necropoli sono state identificate 142 tombe nel sepolcreto Molaroni e 151 nel contiguo fondo Servici: complessivamente 293 tombe che, secondo una ricostruzione
della topografia del sito, risulterebbero essere solo una
parte di una necropoli pi vasta comprendente 1.5001.200 tombe. Le sepolture, tranne due cremati, erano a
inumazione rannicchiata o distesa in fosse terragne. Alcune tombe del sepolcreto Servici erano sormontate da
cippi e stele: i cippi, tutti anepigrafi, di forma trapezoidale, erano posti in numero di uno, due o quattro agli angoli della fossa. Vi erano anche frammenti di grandi stele
decorate: la tomba 42 Servici era sormontata dalla parte
inferiore di una stele decorata a spirali correnti, oggi al
Museo Oliveriano di Pesaro, mentre nellarea circostante
si raccolsero tra il terriccio un altro frammento di stele
con ornati geometrici e spiraliformi e langolo superiore
di stele iscritta (nel Museo Oliveriano), di forma tondeggiante e con cornici a zig zag e a spirali.
I corredi degli scavi Brizio si conservano nella quasi totalit nello stesso Museo, tranne quelli delle tombe 92 e
2 del sepolcreto Servici, che vennero assegnati rispettivamente al Museo Pigorini di Roma e al Museo Nazionale
di Ancona, dove si trovano anche i reperti di successivi
scavi di DallOsso.
Larcheologo Gamurrini, che aveva rimesso in luce alcune fosse, le ritenne pertinenti a una civilt analoga a
quelle di Volterra e Tarquinia, mentre Brizio colleg la
necropoli scavata a Novilara con le altre necropoli picene
allora note e le rifer a popolazioni indigene probabilmente di stirpe ligure.

La datazione proposta per i corredi andava dallviii secolo a.C. per le tombe pi antiche, nel fondo Molaroni,
agli inizi del v secolo a.C. per le sepolture pi recenti nel
fondo Servici. La stratificazione delle sepolture appare
comunque piuttosto complessa e lo stacco cronologico
tra le due necropoli non netto. Lollini restringe i limiti
cronologici fissati da Brizio, distinguendo corredi attribuibili al Piceno ii (viii secolo a.C.) e corredi del Piceno
iii (vii secolo a.C.) e riferendo pi di recente alcune sepolture, come la tomba 45 Servici, agli inizi del Piceno
iv a (590-525 a.C.)10. Da ultimo Beinhauer applicando
allo studio dei corredi un metodo statistico combinatorio
delinea una dettagliata cronologia relativa che, sebbene
condivisa nelle linee generali, apparsa per taluni aspetti
discutibile. Proponendo inoltre una ricostruzione demografica complessiva, lo studioso sottolinea la differenza
tra i due settori Molaroni e Servici, arrivando ad attribuirli a genti diverse da un punto di vista antropologico.
Nellviii secolo a.C. i corredi di Novilara testimoniano
una vivace attivit metallurgica con prodotti di bronzo
fuso analoghi a quelli del resto del Piceno o con alcune
peculiarit locali11. Lincensiere della tomba 30 Servici, di
produzione vetuloniese, sembra pervenuto attraverso la
mediazione di Bologna.
Nel vii secolo a.C., allepoca delle ricche necropoli orientalizzanti della zona subappenninica del Piceno centrale,
anche i corredi di Novilara appaiono pi ricchi di tipologie vascolari e di manufatti metallici. Ipotizzabile come
picena la produzione della cista a cordoni, a corpo cilindrico, con decorazioni a borchiette a sbalzo, che, dato
lalto numero di esemplari rinvenuti, prende il nome di
Novilara12. Varie suppellettili testimoniano contatti
consistenti con laltra sponda dellAdriatico13 e con lItalia meridionale e settentrionale14.
Particolarmente significativi sono quattro vasi dipinti,
riferiti al sub-geometrico daunio o ad altra produzione apula, con datazioni che oscillano tra ix e vi secolo
a.C.15. Va rilevato che le ceramiche daunie sono attestate
in centri costieri (Ancona, Numana, Pesaro), paracostieri
(Montedoro), fino alle localit dellinterno (Belmonte Piceno, Fabriano, Moscano di Fabriano), dove sono giunte
risalendo la via segnata dalle vallate fluviali; si anche
supposto che tramite queste direttrici, attraverso i valichi
appenninici, siano arrivati in Etruria i vasi dauni ritrovati
a Chiusi e, nel Piceno, materiali e suppellettili etrusche.
Alcune statuette egittizzanti, oggetti esotici del Mediterraneo orientale, denunciano contatti sporadici e forse mediati con lOriente evidenziati di recente anche

343

mario luni

antichit, collezionismo, monumenti


2. Resti di due abitazioni preromane nel centro storico di Pesaro (edifici A-B), pianta. Sono visibili langolo nord-ovest delle mura romane
e quattro aree di affioramento di materiali dellet del Ferro finale
3. Modellino ricostruttivo del tipo di abitazione preromana di Pesaro

per altre aree del Piceno , che trovano riscontro nella


diffusione di ceramiche greco-orientali lungo la costa
dellAdriatico e nella presenza di fibule di vii secolo a.C.,
tipiche dellarea medio-adriatica, in santuari della Grecia
e nelle isole dellEgeo16. Allepoca della prima colonizzazione greca in occidente lungo lAdriatico imbarcazioni
picene, liburniche, daunie e forse anche navi greche dovevano risalire la costa e permettere il collegamento tra
luna e laltra sponda.
Si pu notare che nel repertorio figurativo delle stele di
Novilara ricorrente il richiamo alle navi; per la ricchezza dei dettagli con cui esse sono descritte sembra che la
raffigurazione sia dettata dalla diretta esperienza della
pratica di navigazione, piuttosto che dallimmaginazione.
Come tipologia esse sono riconducibili a navi etruscoitaliche, con scafo curvilineo, a fondo piatto, e sperone
a prua con testa di animale. stata notata la vicinanza di
queste raffigurazioni a quelle presenti sulle stele istriane,
mentre talvolta si sottolinea il nesso tra le navi di Novilara e quelle raffigurate negli schinieri di Glasinac, nei
Balcani. Esse sono state paragonate inoltre con raffigurazioni analoghe su stele daunie; si tratterebbe dunque di
un tipo adriatico in senso lato di imbarcazione comune a
pi genti sullo stesso mare.
Anche per gli ornati geometrici e a spirale delle stele
novilaresi sono stati sottolineati riscontri istriani e danubiano-balcanici; pi in generale negli stilemi delle celebri
stele di Novilara si palesano motivi di una koin culturale adriatica riconducibili a precoci influssi transmarini17.
Lo stesso alfabeto non sembra una produzione locale ma
una importazione greco-calcidese derivata dallEtruria
padana tramite la mediazione di Verrucchio o, data la locale consuetudine marinara, da contatti pi ampi, diretti
o mediati, con i mercanti-navigatori greco-orientali.
Lo stesso colle di Novilara ubicato in posizione ben
visibile dal mare, mentre alla foce del Fosso Seiore, modesto corso dacqua che scende dalle alture della stessa
Novilara, cera uninsenatura naturale che doveva essere
ben pi vasta circa 2500 anni fa; qui esistevano infatti
condizioni favorevoli per la presenza di uno scalo-rifugio,
un approdo che ancora documentato in alcune carte
nautiche e portolani del 1400-1500. Nei dintorni, lungo
la valletta che collega la piccola insenatura allaltura di
Novilara, sono state inoltre individuate testimonianze archeologiche coeve a quelle della vasta necropoli (Osteria
del Fosso)18.
Alcuni studiosi, prescindendo dalla necropoli, hanno datato le stele nel loro complesso al vi-v secolo a.C., con-

frontandole ad esempio con quelle daunie e con le stele


bolognesi; per quella figurata e iscritta del Museo Pigorini stata proposta una datazione che scende fino al v e
al iv secolo a.C.19. Altri, soprattutto sulla base del nesso
con i sepolcreti, le fanno risalire al vii-vi secolo a.C. La
datazione alta delle stele sostenuta perch si fa notare,
la fine della necropoli non pu essere posta oltre linizio
del vi secolo a.C.20.
Lesaurirsi dellutilizzo del sepolcreto stesso non pu comunque fornire un rigido terminus ante quem per le stele,
se si considera che un solo frammento con alcune lettere
viene dallarea della necropoli e una sola stele, unicamente con ornati, stata trovata ancora in connessione con
la tomba 42 Servici. Le stele, pur legandosi al complesso
attestato nel sepolcreto Servici, possono essere frutto di
una tradizione che si prolunga nel tempo, fino a recepire
nelle fasi pi recenti nuovi influssi. Lipotesi, che trova
riscontro nellanalisi paleografica delle iscrizioni, non in
contrasto con il dato archeologico e topografico, sia per
il recente abbassamento della cronologia di alcune tombe, sia perch, allepoca in cui la necropoli di Novilara
sembra non essere pi utilizzata, il territorio circostante
restituisce evidenti tracce di una diffusa frequentazione
protostorica.
pesaro in et preromana
In seguito allo scavo condotto dallo scrivente nel 1977 nel
centro storico di Pesaro, sul limite nord-occidentale delle
mura romane, si potuto accertare che la zona su cui sorse
nel 184 a.C. Pisaurum era stata almeno in parte occupata
circa tre secoli prima da un abitato piceno (fig. 2), per altro
gi ipotizzato da Olivieri. Sono stati messi in luce i resti di
almeno due abitazioni con le fondazioni e primo spiccato
in muratura a secco. Le pareti in origine erano costituite
da una intelaiatura in pali di legno e frasche ricoperta da
argilla, mentre il tetto era formato da tegoloni e coppi (fig.
3). Si tratta di un raro esempio di abitazione dellet del
Ferro finale, che trova alcuni confronti in strutture coeve
rinvenute in scavi sia nelle Marche che nella vicina Romagna. Oltre a ceramica locale classificabile nellambito del
Piceno iv b e v (fine vi-inizi iv secolo a.C.), sono stati rinvenuti numerosi frammenti di ceramica attica, in gran parte
a vernice nera. I rimanenti sono a figure nere e in alcuni
casi a figure rosse, riferibili in genere a kylikes, oltre che
a skyphoi e lekythoi. Risulta trattarsi di resti di un centro
indigeno di foce avamposto costiero dellabitato piceno

344

daltura di Novilara ubicato sul tratto terminale del Pisaurus, allora frequentato come porto-canale da naviganti greci lungo la rotta padana. Si aggiunge cos un nuovo
scalo, documentato da resti archeologici oggetto di scavo
sistematico, alla serie di altri segnalati sulla costa adriatica
occidentale, lungo la fondamentale rotta tra foce del Po e
Grecia - Magna Grecia.
La ceramica attica di Pesaro da porre in relazione con
quella analoga rinvenuta nel 1935 presso il vicino promontorio di Santa Marina di Focara, dove era gi stata
ipotizzata la presenza, almeno dal v secolo a.C., di un insediamento indigeno e di un porticciolo rifugio per le
navi greche sulla rotta degli empori padani e dove ora
stato possibile riconoscere la presenza di una insenatura
naturale formata da un antico promontorio, eroso in epoca storica dalle mareggiate21. Un altro antico scalo, che
risale almeno al periodo romano, stato riconosciuto nella vicina insenatura di Vallugola, a nord di Pesaro, dove
sono stati rinvenuti numerosi antichi materiali.
Nuovi ritrovamenti di ceramica attica hanno permesso
di individuare una fitta rete di scali lungo il tratto medioadriatico occidentale e di tracce di abitati della fine dellet del Ferro da porre in relazione con essi; quasi in corrispondenza di ogni antica foce fluviale, la recente ricerca
ha potuto riconoscere la presenza di resti di insediamenti
protostorici in aree su cui poi sono sorte citt di epoca romana. Nella fascia immediatamente a ridosso della
costa, agli insediamenti costieri di fine vi-v secolo a.C.
fanno riscontro abitati daltura dellet del Ferro coevi o,
come nel caso di Novilara, anche antecedenti. il caso
di Fano (Fanum Fortunae), cui corrisponde insediamento protostorico sullaltura di Monte Giove, di Senigallia
(Sena Gallica) e Montedoro, di Ancona (Ankon-Ancona),
di Numana (Numana), di Potentia presso la foce del Potenza (Flosis), dominata dallaltura di Montarice. Questa stessa circostanza era gi stata messa in evidenza per
Rimini (Ariminum), avamposto costiero in relazione alle
alture retrostanti di Covignano.
sullo scorcio del vi secolo a.C., con lattivarsi della frequentazione da parte di naviganti greci diretti al delta del
Po sulla rotta costiera lungo lAdriatico occidentale, che
gli abitati preromani posti sulle alture immediatamente
retrostanti la costa iniziano ad affiancarsi o, come sembra
suggerire la situazione di Novilara, forse gradatamente a
sostituirsi agli insediamenti costieri in connessione con
gli scali22.
Labitato preromano a Pesaro dunque in qualche modo
da riconnettere con la serie di insediamenti di et proto-

345

mario luni

antichit, collezionismo, monumenti

4. Cippi con dediche alle divinit Marica, Feronia, Libero e Mater Matuta, dal lucus Pisaurensis. Pesaro, Museo Oliveriano
5. Terrecotte votive dal lucus Pisaurensis. Pesaro, Museo Oliveriano

storica in corrispondenza delle ultime propaggini collinari23; nel pesarese si segnalano le alture di Novilara, di
Roncosambaccio, forse di San Nicola in Valmanente (da
dove provengono le stele pi recenti e significative.
il lucus pisaurensis
A Santa Veneranda lOlivieri scopr i resti di un lucus
con documentazione databile al massimo allinizio della
colonizzazione romana, la cui frequentazione potrebbe
risalire anche a qualche secolo prima24. Si tratta di quattordici cippi iscritti (fig. 4), di quantit di donarji; e voti
di metallo e terra cotta (fig. 5), statue grandi di terra cotta
e monete di offerte dai tempi pi antichi fino ai secoli
romani. La ricerca continuata anche di recente, specie
sulla identificazione del sito della scoperta.
mosaici sotto il duomo di pesaro
Questo ritrovamento costituisce uno degli eventi pi
significativi nellambito della riscoperta archeologica di
Pisaurum. Larchitetto Giambattista Carducci in occasione dei lavori nella cattedrale, mise allo scoperto alcune centinaia di metri quadrati del pavimento a mosaico
della parte mediana nella navata centrale della basilica
cristiana, con numerose parti figurate che hanno suscitato linteresse di qualificati studiosi del tempo25; vengono registrati ad esempio interventi di Giuseppe Marchi

(1851), Bartolomeo Borghesi (1851), S. Servanzi Collio


(1851), G. B. de Rossi (1852) e dello stesso Giosu Carducci (1866).
Si allora preso atto dellimportanza del litostroto pesarese, ma dopo circa quindici anni di discussioni non si
trovata altra soluzione che ricoprirlo interamente di terra
e ripristinare il moderno pavimento del Duomo. Ci sono
rimasti alla fine dellintervento solo due rilievi grafici del
Carducci, con la pianta delledificio e con il disegno del
mosaico pavimentale di una parte della navata centrale,
oltre ad alcuni dettagli relativi alle navate minori. Larchitetto riferisce inoltre che la distanza tra i due pavimenti
risulta di tre palmi, ossia circa cm 67, e attribuisce quello
inferiore a una basilica civile di et antonina e laltro al di
sopra alledificio di culto realizzato entro la cinta urbica

346

allepoca di Belisario; riconosce anche vari interventi di


restauro successivi.
Si pose in tal modo fine al contrasto sorto a Pesaro tra
chi voleva abbassare il pavimento del Duomo a livello
del mosaico, chi proponeva di smontarlo pezzo per pezzo per riutilizzarlo nel moderno edificio di culto e infine
chi suggeriva di realizzare un nuovo pavimento pensile su
pilastri e con apposite aperture con robuste inferriate per
rendere visibile il litostroto. I lavori del Duomo furono
comunque portati a compimento e, per non impedirne
luso, si procedette al reinterro dei mosaici allora messi in
luce, nonostante fosse stato da pi parti dichiarato che si
sarebbe attuato un grave attentato ai danni della cultura
e della conoscenza storico-artistica della citt.
A distanza di poco pi di un secolo il problema delle due
pavimentazioni musive sovrapposte tornato di attualit,
in particolare a seguito della pubblicazione dei primi due
volumi di Historica Pisaurensia, rispettivamente nel 1984
corretto? e 198926. Continua il dibattito sulla base dei sommari dioppure
descritto segni del Carducci e di altri documenti di archivio. Liliana Mercando individua nel litostroto pubblicato nel 1867
nella
pubbli- due fasi, una paleocristiana e una medievale; in relazione
cazione
del 1867 a questultima riconosce infatti vari rimaneggiamenti e
rifacimenti che coinvolgono linsieme delle scene figurate, mentre le decorazioni a girali e con colombe delle
fasce laterali vengono considerate dalla studiosa motivi
ancora paleocristiani, unitamente ai due riquadri in basso
con un intreccio in grandi foglie dacanto.
Poco dopo Raffaella Farioli27 ha affrontato anche il problema delle due fasi edilizie relative ai due antichi pavimenti musivi distanti tra loro tre palmi (cm 67). Con il
mosaico pi in profondit mette in riferimento la prima
fase basilicale paleocristiana di Pesaro, che essa data forse al v secolo d.C.; al pavimento soprastante la studiosa
riferisce una fase successiva della basilica, coeva alla ristrutturazione edilizia della seconda met del vi secolo
d.C. Riconosce inoltre in una parte dei mosaici risarcimenti medievali, anteriori alla ristrutturazione della cattedrale iniziata dopo la met del xiii secolo.
Segue nel 1989 il saggio di Eugenio Russo, che costituisce una puntuale rivisitazione dei mosaici pesaresi e un
approfondimento ulteriore dei vari temi, tra cui quelli relativi alle scene figurate, iscrizioni complete. La rilevanza
del litostroto sotto differenti aspetti messa in evidenza
con particolare significato, unitamente alle altre antichit
cristiane conservate a Pesaro. Nuovi scavi e lacquisizione
di ulteriore documentazione a questo punto della ricerca
si sarebbero potuti rivelare risolutivi, senza sottovalutare

il significato del recupero, della tutela e valorizzazione


dei resti dellimportante monumento.
Nel novembre 1990 hanno avuto inizio i lavori relativi al
progetto di riscoperta del grande mosaico sotto il Duomo
di Pesaro, diretti da Maria Luisa Polichetti e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica. Viene dapprima asportato il moderno pavimento della Cattedrale
per navate successive, provvedendo poi a costruirne uno
provvisorio in legno, rialzato di alcune decine di centimetri, per consentire la prosecuzione degli scavi in profondit. Nellarco di alcuni anni stata cos rimessa in
luce lintera pavimentazione dellantico edificio cristiano,
escluso il presbiterio.
Al termine di questa prima fase di lavori stata messa allo
scoperto la struttura della basilica cristiana, che in qualche parte si presentava in modo frammentario a causa
degli interventi edilizi successivi. stata cos riconosciuta
unaula basilicale a tre navate, determinata da due file di
colonne, forse di reimpiego. La pavimentazione della navata centrale appare contornata su tutto il perimetro da
una cornice a girali e comprende tre serie di tappeti musivi disposti longitudinalmente, separati tra loro da una
cornice a treccia.
Sullasse della navata centrale e in corrispondenza dellingresso della basilica risulta ubicato il clipeo dedicatorio
in lettere capitali, inscritto in un quadrato con cornice
a treccia e con aquile ad ali spiegate sui quattro angoli
(figg. 6-7); allinterno presente uniscrizione su dodici linee con il nome dellillustre personaggio bizantino
che ha dedicato e fatto realizzare ledificio di culto: auxiliante / deo et interceden/te beata maria ioh/annis vir
gloriosus / magistro militum / et exconsul provin/ciae
mysiae natus / hanc basilicam / cum omni devoti/one et
desiderium / a fundam[ent]is / construx[it].
Risulta pertanto che Giovanni, illustre uomo darmi di
rango consolare (vir gloriosus, magister militum et exconsul), originario della provincia della Misia, ha fatto costruire dalle fondamenta la basilica cristiana; essa stata
realizzata in forme monumentali allestremit di uno dei
due assi viari fondamentali della citt, a ridosso del lato
nord-orientale della cinta muraria.
Un personaggio con questo nome noto dalle fonti a
Pisauros come praesentium portitor, titolo connesso con
la guardia palatina dei militi presentali28. Johannis infatti menzionato per avere fondato il monasterium di
cui papa Pelagio ii nel 578-590 ordina al vescovo Felice
di Pesaro la consacrazione. In questo caso la costruzione
della basilica sarebbe avvenuta subito dopo la conclu-

347

mario luni

antichit, collezionismo, monumenti

6. Pesaro, mosaici del Duomo: clipeo con il nome Johannis, vir gloriosus magistro militum et exconsul provinciae Mysiae,
che ha fatto costruire la Basilica dalle fondamenta nel VI secolo d.C.
7. Pesaro, mosaici del Duomo, particolare di anatra che si abbevera

7. Mosaico policromo da Pesaro con Leda e le stagioni. Ancona, Museo Archeologico


8. Frammento di affresco con donna che solleva il velo. Pesaro, Museo Oliveriano

sione della guerra goto-bizantina, che aveva determinato ampie distruzioni nel contesto della citt, unitamente
allabbandono per alcuni anni.
stata segnalata da Procopio anche lattivit di Giovanni, attivo nellarea medioadriatica nel corso della stessa
guerra goto-bizantina; proprio a Pisauros tra 544 e 545
Giovanni rioccupa la citt, distrutta in grande parte dai
Goti allinizio della guerra, e la fortifica nuovamente in
grande fretta. Si tratta di un personaggio di rango imperiale, protagonista delle campagne militari che hanno
investito le citt adriatiche fino alla fine della guerra (553)
e che ha forse determinato anche la costruzione della basilica pisaurense dalle fondamenta. Da ultimo R. Farioli
approfondisce ulteriormente il profilo di Johannis, attivo
in Italia sicuramente a partire dal 537 e almeno fino al
55929.
In occasione del Giubileo del 2000 il moderno pavimento
del Duomo stato riposizionato, ma con accorgimenti tali
da potere consentire in futuro di mettere in luce anche il
pavimento di et romana, come auspicato dal Soprintendente Archeologo Giuliano de Marinis; si prevederebbe
pertanto il distacco del mosaico bizantino e della contestuale musealizzazione in ambienti attigui, come proposto
anche da pi voci della cultura non solo locale, col supporto delle istituzioni. Nellultimo decennio stata organizzata una suggestiva mostra, con gigantografia a colori
dei mosaici, e si registrano pubblicazioni di carattere divulgativo di vario tipo, anche per tenere vivo il dibattito sul
tema che in modo ricorrente riaffiora30.
Alcune voci contrarie sono sorte, altre risultano interlocutorie, altre ancora sostengono questa necessit per poter approfondire la conoscenza, per tutelare e valorizzare
sia la struttura pi antica di epoca romana, sia il soprastante litostroto bizantino, con rifacimenti di et medievale; verrebbe in parte evitata la decontestualizzazione di
questultimo, se fosse musealizzato adeguatamente nelle
immediate vicinanze. Si auspica in definiva un intervento rapido e puntuale in relazione a questo palinsesto
deccezione.
pisaurum riscoperta
Numerosi dagli inizi dellOttocento si sono susseguiti sia
nella citt che nel territorio i ritrovamenti di materiale
archeologico, spesso nel corso di lavori, tra cui antiche
murature, frammenti architettonici, mosaici (fig. 8), sepolture, rilievi e ritratti, tra i quali quello di Augusto, di

348

Ottavia, di Caracalla e di un giovinetto, forse Gaio Cesare31.


Un interessante frammento di pittura parietale (fig. 9)
e una pregevole iscrizione su lastra di bronzo sono stati
recuperati nel 1880 nelle cantine di palazzo Barignani,
dove gi nel Cinquecento era stata rinvenuta la statua
di bronzo dellIdolino (fig. 10). Iscrizioni sono venute in
luce presso palazzo Mamiani (1892), presso porta Fano
(1913, con altri materiali), nello scavo delle fondamenta
del liceo Mamiani (1919), in piazzale Collenuccio (1943),
in via Barignani (1940, 1958, 1994).
Resti di strutture murarie, di mosaici, di colonne, di basolato stradale in trachite dei colli Euganei, di fognature
e di altri materiali archeologici sono segnalati tra Ottocento e Novecento nel centro storico di Pesaro: nella
sede della Cassa di Risparmio (1926, strutture), in via
Gramsci nel villino Mauro (1928, pozzo, tomba), nella
piazza delle autocorriere (strutture edilizie, 1947, 1958,
1974 e scavo recente reinterrato nel 2010), in via Tebaldi
e via Cattaneo (1948, sarcofagi). Rocchi di colonne sono
stati recuperati nel corso di lavori edilizi negli anni 50
nella costruzione del nuovo palazzo del Comune (1950),
in via San Francesco e presso la porta Curina (1953) e in
piazzale Matteotti (1958). Vari tratti di lastricato stradale,
talvolta con sottostante fognatura, sono venuti in luce in
via del Corso (Cassa di Risparmio, 1926), in via Pedrotti
(1948), in via Giordano Bruno (1950), in via S. Francesco
(1953), in corso xi Settembre (1993) e in via Almerici/
Pedrotti (1953).
Materiali antichi e resti di strutture e sono attestati anche
nel territorio tra Ottocento e Novecento: a San Tommaso
in Foglia, a Campanara (una villa), sul colle San Bartolo
(tombe), Santa Maria delle Fabbrecce (urne cinerarie),
a Montecchio (tombe), a Rio Salso, presso il passo della Siligata (villa) e presso la chiesa di San Cristoforo, a
Colombarone (1876); in questultimo caso si tratta di
strutture di un edificio ampio, che sono state oggetto di
scavo e di musealizzazione in anni recenti. Iscrizioni sono
state rinvenute a villa Caprile (1959), a Saiano (1817), a
Muraglia (1862), a villa San Martino (1869), a Ginestreto
(1840), a Morciola (1862), a Cattolica (1846), sul confine
col territorio di Ariminum; lepigrafe, su una tabella in
bronzo dorato ora conservata nel Museo del Louvre.
Anche Novilara, pagus dellager Pisaurensis, ha restituito
iscrizioni funerarie e una lucerna.
Anche nelle vicinanze degli attuali abitati di Santa Veneranda, Candelara, Ginestreto, Monteciccardo e Farneto, sono documentati resti archeologici che attestano

349

mario luni

antichit, collezionismo, monumenti

10. Idolino rinvenuto nel 1530 a Pesaro. Firenze, Museo Archeologico Nazionale

11. Stele con coppia maritale da San Pietro in Calibano. Pesaro, Museo Oliveriano
12. Vetro dorato. Pesaro, Museo Oliveriano

la coltivazione del territorio e la frequentazione romana


almeno dallet repubblicana. Un percorso ancora in uso
sulle basse colline a sud della vallata del Foglia collegava
Pisaurum ai centri agricoli esistenti presso le localit sopra menzionate; in localit Trebbio Antico dalla Flaminia
si staccava unantica strada per Novilara.
il museo oliveriano
Tra il 1885 e il 1892 la raccolta di antichit pesaresi, esposta in palazzo Olivieri per volont dellerudito, dal 1793,
fu trasferita in palazzo Almerici, in via Mazza, attuale
sede32. Fu sconvolto limpianto originario dellesposizione voluta dallOlivieri un secolo prima, perch il palazzo
fu riutilizzato come sede del Liceo Musicale, inaugurato nel 1882 in occasione del centenario della nascita di
Gioacchino Rossini. La nuova sede del Museo ha creato
allinizio problemi, ma poi si prestata in modo favorevole per gli ampi spazi al pianterreno e anche per adeguare lesposizione dei materiali ai nuovi tempi, seguendo
esempi di musealizzazione pi attuali rispetto allesposizione settecentesca. Furono anche utilizzate le pareti del
grande cortile e dellampio scalone, specie per disporre
un gran numero di iscrizioni.
Ha trovato qui collocazione non solo il patrimonio archeologico dellOlivieri e del Passeri, ma anche la raccolta di epigrafi e sculture che il Cassi nel 1834 aveva fatto
collocare negli Orti Giuli. In una sala del Museo furono
poi collocati in modo affollato i materiali scavati da E.
Brizio nel 1892-1893 nella necropoli di Novilara e anche
quattro stele rinvenute tra 1860 e 1892 presso la stessa
Novilara. Il terremoto del 1916 ha inoltre aggravato la
situazione, dovendo procedere a lavori di restauro del
palazzo, che si sono protratti nel tempo; le collezioni pertanto sono state pi volte spostate negli anni 20-30 e
anche in quelli dellultima guerra, con conseguenti danni
e perdite.
Fondamentale per le future vicende del Museo si rivelato linventario-catalogo redatto da Laura Fabbrini tra
1952 e il 1953 di tutto il materiale esistente, a eccezione
delliscrizioni, gi schedate da Carlo Cinelli (1847-1906),
e del medagliere (a cura di Giuseppe Castellani, 18581938). A Italo Zicari si deve la sistemazione attuale del
Museo tra il 1946 e 1967, in modo progressivo, con lavanzamento dei lavori di sistemazione delle sale33 (figg.
11-14). Lopera benemerita di Antonio Brancati ha da
ultimo consentito vari interventi di valorizzazione della

350

prestigiosa esposizione museale; vanno pertanto riconosciuti allo studioso i rilevanti progressi fatti negli ultimi
decenni, anche se lo stesso ammette che non tutti i reperti in dotazione hanno potuto trovare una definitiva e
adeguata sistemazione.
Meritevole di particolare considerazione, infatti, ritengo
ad esempio che sia la raccolta di marmi antichi lasciati a
Pesaro da Carolina di Brunswich. Ho potuto visionare
nei magazzini del Museo Oliveriano la serie di iscrizioni
greche e di rilievi in marmo che la ex regina dInghilterra aveva raccolto nel corso dei suoi viaggi in Grecia e in
Italia meridionale. Si tratta di una pregevole collezione,
ancora in parte inedita, meritevole di appropriata musealizzazione, nel contesto di una ristrutturazione generale
del Museo. Esso attualmente in stato di sofferenza sia
per la conservazione dei materiali, sia per la urgente necessit di una pi moderna musealizzazione di collezioni
altamente significative anche in un contesto nazionale e
internazionale.
la via flaminia
La Flaminia (fig. 15) lascia Fanum Fortunae procedendo
verso nord con un percorso rettilineo sulle creste delle
colline prospicienti la costa; dopo avere attraversato il
Fosso Seiore, si dirige verso Pisaurum. La via consolare prosegue poi correndo sul ciglio del colle di Monte
Granaro e sempre in parallelo alla costa, fino a raggiungere la sommit dellaltura. Nel punto pi elevato del suo
percorso sono stati rinvenuti nel Settecento resti di una
poderosa costruzione, in parte franata in mare, fra le cui
strutture fu scoperta una moneta di Traiano34.
La via procede poi verso Pisaurum con lunghi tratti pressoch rettilinei per circa tre chilometri; percorre la piccola valle del torrente Genica, sempre in posizione leggermente sopraelevata rispetto al corso dacqua. Qui, in
localit Muraglia, su una vasta area in connessione con la
via consolare sono stati rinvenuti in periodi diversi e in
discreto numero resti di monumenti sepolcrali e di antiche sepolture, con stele e iscrizioni funerarie. Nel luogo
doveva essere ubicato uno dei sepolcreti pi importanti
di Pisaurum, almeno a giudicare dalla consistenza dei rinvenimenti, paragonabile per importanza allaltro sepolcreto segnalato a nord della citt, sempre in connessione
con la Flaminia.
Esistono anche segnalazioni circa lesistenza in connessione con il monte Ardizio di basolato stradale, relativo

351

mario luni

antichit, collezionismo, monumenti

13. Ritratto di Livia. Pesaro, Museo Oliveriano


14. Ritratto di Caracalla. Pesaro, Museo Oliveriano

15. Percorso della Flaminia dagli Appennini ad Ariminum

a una antica via, che ci forniscono la prova che la Flaminia nel tratto Fanum Fortunae - Pisaurum descriveva un
percorso interno, anzich costiero, come hanno ritenuto
invece in passato alcuni studiosi. Particolarmente significativa si rivelata la scoperta di un cippo stradale avvenuta nel 1612 a breve distanza da Pesaro, verso Fano,
nel cavarsi un fosso su un campo poco distante dalla
strada che va verso Saiano castel dirupato [...] era sotto
piedi otto. Si tratta di un miliario di marmo, attualmente
conservato nel Museo Oliveriano di Pesaro, con la dedica
allimperatore Costanzo ii, databile dal novembre 352 al
novembre 361; la distanza da Roma, indicata nella faccia
a, risulta di 187 miglia. Sulla faccia b stata inserita in un

secondo tempo, quando il cippo era gi in posto, una dedica agli imperatori Valentiniano e Valente, databile tra il
marzo 364 e lagosto 367.
La Flaminia attraversa il torrente Genica mediante un
ponte, attualmente non pi conservato, ma ricordato in
una iscrizione del 378-379 d.C., rinvenuta nel 1738. La via
consolare raggiunge quindi Pisaurum allestremit meridionale del cardo maximus, presso lattuale porta Fano, in
prossimit della quale stato rinvenuto un tratto di selciato stradale in trachite e recentemente anche un certo
numero di tombe di epoca romana ai margini della strada.
Procedendo verso nord-ovest la via consolare era fiancheggiata da tombe, come attestano alcune iscrizioni

352

funerarie rinvenute al di fuori della porta settentrionale della citt romana. Superato il fiume Pisaurus, la via
prosegue con tutta probabilit in piano per circa due-tre
chilometri, correndo alla base meridionale del pendio
del colle San Bartolo e seguendo un percorso di poco sopraelevato rispetto alla pianura alluvionale. Lungo questo tratto stradale sono venute in luce in periodi diversi
numerose sepolture, iscrizioni e monumenti funerari
anche a seguito dellallargamento della sede stradale ,
che si riferiscono a un importante sepolcreto della citt.
La Flaminia a nord-ovest di Pesaro piega verso linterno,
come fa ancora oggi la strada moderna, poich le colline
a nord della citt scendono a picco sul mare senza lasciare spazio alla base per una strada costiera e sono soggette
a continua erosione; non esistono finora neppure indizi
che permettano in questo caso di ipotizzare la presenza
di un percorso sulla sommit della collina litoranea. Lantico tracciato, che ha continuato a vivere fino ai nostri
giorni almeno in parte nellattuale statale Adriatica, si
snoda sul fondo e sul pendio di due piccole valli parallele alla costa, di cui luna costituisce la continuazione
dellaltra; esse delimitano verso sud-ovest, per circa dieci
chilometri, il promontorio del San Bartolo. Lo spartiacque di queste due vallette costituito dallagevole passo
della Siligata (m 122), presso il quale sono stati segnalati
anche alcuni rinvenimenti di resti antichi e di basolato di
trachite dei colli Euganei. Si tratta di un significativo toponimo, riferibile allesistenza nel luogo di un lastricato
stradale, del quale alcune parti sono state segnalate.
La via consolare, dopo avere superato il passo della Siligata, raggiunge nuovamente la costa nei pressi di Cattolica.
I luoghi situati nelle immediate vicinanze di questo tratto
stradale sono stati oggetto di frequentazione fin dal periodo preistorico, come dimostrano i numerosi manufatti
in selce e frammenti ceramici segnalati sulle alture del
San Bartolo. Resti di epoca romana sono venuti in luce a
Vallugola, sul monte Castellaro, a Gabicce, a Granarola,
a Gradara e soprattutto a Colombarone, dove sono stati
messi allo scoperto resti di strutture e di pavimenti a mosaico di una villa, situata accanto alla Flaminia. In questa
ultima localit gi dal Settecento lOlivieri segnal resti e
strutture appartenenti a un abitato romano e a una basilica cristiana (di cui ci ha lasciato una pianta, di mano del
Lazzarini), identificati con probabilit dallerudito nel
vicus ad Aquilam.
La Flaminia ritorna nuovamente alla costa dopo circa
due chilometri, raggiungendo il torrente Tavollo e lattiguo fiume Conca (Crustumium), nei pressi di Cattolica;

questultimo segna anche la linea di confine tra la vi regione augustea (Umbria) e lviii (Aemilia). Qui fissata
in et imperiale la linea del limite amministrativo tra Pisaurum e Ariminum. Nella parte alta del centro storico di
Cattolica documentata la presenza di un abitato di epoca romana (i-iv secolo d.C.), di cui sono state scavate recentemente strutture, orientate secondo la via consolare.
la citt di pisaurum
Esiste unampia bibliografia sulla citt romana, gi a partire da et umanistica e poi attraverso i secoli, fino alle moderne ricerche e alle contemporanee pubblicazioni (figg.
16-17). Ritrovamenti e studi consentono di tracciare, in
estrema sintesi, un profilo delle conoscenze acquisite sui
circa mille anni di vita di Pisaurum35. Citt della vi regione
augustea, gi sede di un conciliabulum civium Romanorum
formatosi in seguito alla lex Flaminia del 232 a.C., la cui
espressione religiosa era rappresentata dal santuario rurale
del lucus Pisaurensis, situato presso il colle di Santa Veneranda. Fu colonia romana, dedotta nel 184 a.C. nel territorio confiscato in precedenza ai galli senoni. Sub le vicissitudini delle guerre civili del i secolo a.C. e fu occupata da
Cesare nel 49 a.C.; essa fu rifondata per la prima volta nel
41 a.C. da Antonio, con veterani sistemati anche nellager
del municipium di Suasa, e una seconda da Ottaviano, nel
27 a.C., con il nome di Colonia Iulia Felix Pisaurum. Non
si hanno notizie su Pisaurum per tutta let imperiale, fino
a quasi la ricostruzione delle mura in opera tumultuaria
durante la guerra goto-bizantina.

353

mario luni

antichit, collezionismo, monumenti

16. Pianta della citt di Pisaurum, con piano programmatico regolare, relativo alla fondazione coloniale
17. Veduta aerea del centro storico di Pesaro, con limpianto regolare della citt romana ancora riconoscibile

gio dei carri, e quindi probabilmente pedonale, sono stati


scavati gli ambienti di una domus con atrio tetrastilo, sala
tricliniare e cubicula laterali, frequentata tra i e iv secolo
d.C. Resti di unaltra domus sono stati da ultimo rinvenuti in via dellAbbondanza e musealizzati, come invece
non avvenuto purtroppo per labitazione precedente.
Larea archeologica attualmente pi rilevante di Pesaro
costituita dal complesso delle strutture conservate sotto
il Duomo: si possono ammirare i resti della Basilica paleocristiana di Pisaurum con lo splendido pavimento a
mosaico policromo figurato, databile al vi secolo d.C. e
con parti aggiunte in et medievale, con legami con altri
nellarea alto adriatica.

M. Luni, Topografia storica di Pisaurum e del territorio, in aa.vv., Pesaro


nellantichit, Venezia 19952, pp. 85-139; Id., La citt di Pisaurum in et tardo
antica, in aa.vv., Pesaro tra Medioevo e Rinascimento, Venezia 1989, pp. 57-77;
Id., Ipsa ruina docet. Lantico a Pesaro in et roveresca, in aa.vv., Pesaro in et
roveresca, Venezia 2001, pp. 101-125; Id., in aa.vv., Bibliografia Topografica sulla Colonizzazione Greca in Italia, xii, 1993, pp. 417-433 (Novilara); xiii, 1994,
pp. 458-477 (Pesaro); Id., Scoperte archeologiche e collezionismo di antichit a
Pesaro tra Seicento e Ottocento , in aa.vv., Pesaro dalla devoluzione allilluminismo, Venezia 2009, pp. 121-137; Id., Archeologia nelle Marche, Firenze 2003,
pp. 197-199.
2
Id., A. Olivieri. Egregius studiorum antiquitatis cultor et fautor, in Studia
Oliveriana, xvii-xviii, 1997-1998, pp. 29-141; altri interessanti studi sono presenti nello stesso volume, in particolare le lettere pubblicate da M. Cardone.
3
E. Brizio, Novilara, in Notizie Scavi Antichit, 1892, pp. 224-227, 295304, 338; G.F. Gamurrini, Novilara. Necropoli italica riconosciuta in contrada
le tombe nel territorio pesarese, in prossimit dellabitato di Novilara, luogo?
1892, pp. 14-19; Id., Notizie diverse. Necropoli della prima et del Ferro presso Pesaro, in Bull. Paletn. It., xviii, 1892, pp. 97-99; F. Bernabei, Novilara,
luogo? 1894, pp. 377-378; E. Brizio, La necropoli di Novilara, in Mon. Acc.
Lincei, v, 1895, pp. 85-460; I. DallOsso, Guida illustrata al Museo Nazionale
di Ancona, Ancona 1915, pp. xi-xxx, 172; G. Annibaldi, s.v. Novilara, in Enc.
Arte Ant., v, 1963, p. 566.
4
F. Oderici, Di una pietra figurata a forma di stele discoperta a Pesaro, in Giornale di Erudizione Artistica, ii, 1873, pp. 18-24; I. Undset, Zwei grabstelen
von Pesaro, in Zeitschrift fr Ethnologie, xv, 1883, pp. 209-219.
5
I. Zicari, s.v. Pisaurum, in Real Enc., Suppl. xi, 1968, p. 1092.
6
A. Brancati, Origine e sviluppo del Museo Oliveriano di Pesaro, in aa.vv., Pesaro nellantichit, cit., pp. 309-325; A. Morandi, Le iscrizioni di Novilara, in
Studia Oliveriana, n.s., viii-ix, 1988-1989, pp. 105-135.
7
O. Terrosi Zanco, Le rappresentazioni figurate della stele di Novilara, in Studia Oliveriana, vii, 1959, pp. 13-23; E. Martinelli, Novilara e la cultura Picena,
in aa.vv., Pesaro nellantichit, cit., pp. 63-90.
8
DallOsso, Guida illustrata al Museo Nazionale di Ancona, cit., p. 172; G.
Baldelli, Le stele e la scrittura, in Museo Archeologico delle Marche. Sezione
protostorica, a cura di D. Lollini, Roma 1989, pp. 26-28.
9
K.W. Beinhauer, Novilara. Eine zusammenfassung, in St. Etr., lv, 19871988, pp. 21-66.
10
D. Lollini, La civilt Picena, in aa.vv., Popoli e civilt dellItalia Antica, Roma
1976, v, pp. 107-195.
11
V. Dumitrescu, Let del Ferro nel piceno fino allinvasione dei Galli Senoni,
Bucarest 1929, pp. 13-20.
12
V. Stiernquist, Ciste a cordoni, Lund 1967, p. 78.
1

possibile
avere il
titolo?
Novilara?
Pesaro?
a cura di
M. Luni?

Il sito della citt romana risulta su un terrazzo tra gli


sbocchi a mare del Pisaurus (attuale Foglia) e del torrente
Genica, in corrispondenza del centro storico della moderna Pesaro. Essa fu ascritta alla trib stellatina ed ebbe
come magistrati supremi duumviri iure dicundo; inoltre,
sono attestati aediles, quaestores, decuriones e per lepoca
tarda, un curator rei publicae e un praepositus muris. Fu
sede di collegia professionali (fabri, centonarii, dendrophori, navicularii) e religiosi (sexviri Augustales e cultores
Iovis Latii). Numerose sono le epigrafi con dedica agli
imperatori, che lasciano trasparire un particolare legame
con la dinastia giulio-claudia.
Dal punto di vista monumentale non si conosce molto
dellantico assetto urbano, soprattutto a causa della continuit di vita del sito: si pu comunque riconoscere limpianto a scacchiera della colonia, da ultimo variamente
interpretato, con il decumanus maximus costituito dal
tratto urbano della via Flaminia (corso xi Settembre e via
San Francesco) e con il cardo maximus dallallineamento
via Branca-via Rossini. Notevoli sono i resti conservati o
riconosciuti in passato delle mura urbiche, in particolare
quelli di via delle Galligarie, allincrocio con via Mazza;
esse costituivano langolo nord-ovest della cinta muraria,
con torre quadrangolare aggettante verso lesterno, in

opus quadratum per la fase pi antica di ii secolo a.C. e


in opus testaceum per quella successiva, probabilmente di
iii secolo d.C.36.
Esistono anche resti dellacquedotto romano di Pesaro,
ancora in parte in funzione per usi non potabili, che ha
la sorgente principale in prossimit di Novilara e il castellum aquae posto allincrocio tra via Michelini Tocci e
traversa Monte Ardizio; per la maggior parte esso sotterraneo, con una serie di pozzetti di aerazione, e presenta cunicoli con copertura alla cappuccina, a gradoni, a
botte, piatta e trapezoidale.
Consistente la documentazione rappresentata dai mosaici pavimentali relativi alledilizia privata, messi in luce
fin dal xvii secolo e solo parzialmente oggi visibili in situ.
Si segnala il pavimento musivo policromo rinvenuto
sotto gli uffici della Banca delle Marche, quelli conservati nel ristorante La Guercia, allinterno del complesso dellAmministrazione provinciale in viale Gramsci e
quello di Leda con le Stagioni, proveniente sempre da
viale Gramsci e conservato nel Museo Nazionale delle
Marche in Ancona.
Recentemente in piazzale Matteotti venuto in luce un
tratto di decumano lastricato, parallelo alla via Flaminia.
Sul lato ovest della via, senza solchi di usura per il passag-

354

per
esteso
il titolo
delle
riviste

rivista
o
libro?

S. Gabrovec, Panzergrab von Novo Mesto, Situla, i, 1960, pp. 58-80; H.


Hencken, The Earliest European Elmets, Cambridge 1971, p. 163.
14
R. Peroni, La koin adriatica e il suo processo di formazione, in Studi di
Cronologia Halstattiana, Roma 1973, pp. 67-78; E. Percossi Serenelli, Le vie
di penetrazione commerciale nel Piceno in et protostorica, in Picus, i, 1981,
pp. 135-144; M. Luni, Viabilit antica dalla costa medio adriatica allUmbria, in
aa.vv., Assisi e gli Umbri nellantichit, Assisi 1996, pp. 341-358.
15
J. Loicq, Les vaises peints de la necropole de Novilara et les origines du gomtrisme apulien, in Hommage Marcel Renard, Bruxelles 1969, iii, pp. 360378; E.M. De Juliis, La ceramica geometrica daunia, Firenze 1977, p. 84.
16
P.G. Guzzo, Importazioni fittili greco-orientali sulla costa ionica dItalia, in
Les cramiques de la Grce de lEst et leur diffusion en Occident, Parigi-Napoli
1978, pp. 107-130; M. Landolfi, I traffici con la Grecia e la ceramica attica come
elemento del processo di maturazione urbana della civilt picena, in aa.vv., La
formazione della citt in Emilia Romagna, Bologna 1987, i, pp. 187-199; M.
Luni, I kouroi di Osimo e i Greci in Adriatico, in I Greci in Adriatico nellet dei
kouroi, a cura di M. Luni, Urbino 2007, pp. 15-64; M. Martelli, Appunti per i
rapporti tra Piceno e Grecia, ivi, pp. 239-297.
17
L. Braccesi, Lineamenti di storia pesarese in et antica, in aa.vv., Pesaro
nellantichit, cit., pp. 8-38; M. Luni, Rapporti tra le coste dellAdriatico in et
classica ed i traffici con Grecia e Magna Grecia, in aa.vv., Problemi di Archeologia adriatica, Firenze 1999, pp. 13-40.
18
D. Lollini, Due spade di bronzo rinvenute presso Fano, in St. Etr., xxviii,
1970, pp. 337-343; M. Luni, Linsediamento romano nel suburbio, in C. Allegretti, Le stanze di Novilara, Pesaro 1994, pp. 13-15.
19
H. Von Duhn-F.Messerschmidt, Italische Grberkunde, Heidelberg 1939, ii,
p. 178; M. Durante, Nord Piceno: la lingua delle iscrizioni di Novilara, in aa.vv.,
Popoli e civilt dellItalia antica, Roma 1978, vi, pp. 393-400.
20
D. Randall Mc Iver, The Iron Age in Italy, Oxford 1927, pp. 117-119, 145;
G. Camporeale, G. Giacomelli, Problemi delle stele di Novilara, in I Piceni e la
civilt etrusco-italica, in St.Et., xxvi, 1959, suppl., pp. 93-104.
21
M. Luni, Nuove tracce della frequentazione greca dellAdriatico occidentale
e riconoscimenti dello scalo marittimo di S. Marina di Focara, in Rend. Acc.
Lincei, xxxiv, 1981, pp. 45-75 (con bibliografia precedente): Id., Forme e
strutture dellinsediamento, aspetti della produzione, in aa.vv., I Piceni, Roma
1999, pp. 143-147, 163-170, 272-274.
22
M. Luni, Modelli di insediamento della romanizzazione nellager Gallicus e
Picenus, in aa.vv., Oxbow Monograph, 41, Oxford 1995, pp. 483-492; Id., I
Greci nel kolpos adriatico, Ankon e Numana, in I Greci in Adriatico, a cura di
M. Luni, ii, Roma 2003, pp. 11-56.
23
M. Luni, Fase protourbana nella regione medio adriatica nel V-IV secolo a.C.
e frequentazione commerciale greca, in aa.vv., Rimini antica, Faenza 1995, pp.
184-225.
24
E. Peruzzi, I Romani di Pesaro e i Sabini di Roma, Firenze 1990; F. Coarelli,
Il lucus Pisaurensis e la romanizzazione dellager Gallicus, in The Roman Middle
Republic. Politics, Religion and Historiography C 400-133 b.C., a cura di C.
Bruun, Roma 2000, pp. 195-205; Luni, Archeologia nelle Marche, cit., pp. 7984 (M. Montanari), 197-199, 232-235.
25
G. Carducci, Sul grande mosaico recentemente scoperto in Pesaro e sullantico
edifizio al quale serv da pavimento, Pesaro 1867.
26
L. Mercando, I mosaici romani, in aa.vv., Pesaro nellantichit, Venezia 1984,
pp. 204-211 (rist. Venezia 1995, pp. 158-162); E. Russo, Testimonianze monumentali di Pesaro dal secolo VI allepoca romanica, in aa.vv., Pesaro tra Medioevo e Rinascimento, Venezia 1989, pp. 80-99.
27
R. Farioli Campanati, Sulla Cattedrale di Pesaro: dalle testimonianze antiquarie alle evidenze archeologiche, in Atti del vi Convegno di Archeologia Cristiana, Ancona, 19-23 settembre 1983, Ancona 1985, pp. 489-502; Id., Il Duomo di
Pesaro tra tarda antichit e Medioevo, in Studia Oliveriana, ii-iii, 1982-1983
(1986), pp. 80-99.
28
A. Carile, Pesaro nel Medioevo, in aa.vv., Pesaro tra Medioevo e Rinascimento, cit., pp. 25-27.
29
R. Farioli Campanati, La datazione del mosaico pavimentale della seconda fase
della Cattedrale di Pesaro: lidentificazione del committente, in Atti del iii Col13

355

rivista
o
libro?

mario luni

loquio dell Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico,


Bordighera, 6-10 Dicembre 1995, a cura di F. Guidobaldi e A. Guiglia, Bordighera 1996, pp. 457-466; M. Luni, La Basilica cristiana di Johannis riscoperta a
Pesaro, in aa.vv., Domum tuam dilexi. Miscellanea in onore di A. Nestori, Citt
del Vaticano 1999, pp. 529-542.
30
Il progetto risolutivo potrebbe prendere forma in tempi relativamente brevi,
vista la disponibilit della Curia, degli Enti territoriali, del presidente Sabbatini
della locale Fondazione bancaria e in particolare del Soprintendente archeologo G. De Marinis.
31
E. Martinelli, M. Luni, Cronistoria degli scavi e delle scoperte, in aa.vv., Pesaro nellantichit, cit., pp. 231-240; M. Luni, Storia della ricerca archeologica a
Pesaro, ivi, pp. 257-267; Luni, Archeologia nelle Marche, cit., passim.
32
Brancati, Origine e sviluppo del Museo Oliveriano di Pesaro, cit., pp. 241-254.
33
I. Zicari, Guida del Museo Oliveriano di Pesaro, Pesaro 1969; I. Zicari, A.
Brancati, Memorie archeologiche dal 1947 al 1995 (Ms. Oliv.).
34
Luni, Archeologia nelle Marche, cit., pp. 122-125 (con bibliografia precedente).
35
In merito a notizie di sintesi e documentazione su Pisaurum, si veda: Luni,
Pesaro nellantichit, cit., passim (con bibliografia fino al 2003, oltre a quella
pi recente, citata nel corso di questo contributo).
36
M. Luni, Monumentalizzazione di citt dellItalia medio adriatica tra Repubblica e Impero, in aa.vv., Italia e Hispania en la crisis de la Republica, Atti del
Convegno, Toledo, 20-24 settembre 2003, Madrid 1998, pp. 209-232; M. Luni,
C. Cardinali, Le citt romane nella regione medio adriatica, in G. De Marinis,
G. Paci, Omaggio a Nereo Alfieri, Macerata 2009, pp. 345-380.

356

Marco Salvarani

La citt di Rossini

Non fu lazzardo che mi dette


i natali a Pesaro, bens Iddio1

Nel dicembre 1815 lAccademia pesarese, con lettera a


firma del vice-presidente conte Giulio Perticari, comunica al celebre maestro di cappella Gioachino Rossini
la nomina a socio onorario, per riconoscenza della celebrit del Vostro Nome e le insigni doti dellAnimo Vostro2. A quella data, il compositore ventitreenne aveva
prodotto 15 melodrammi, tra cui alcuni intramontabili
capolavori. Proprio in quegli anni la vita musicale pesarese scontava il deterioramento dellantico teatro del Sole
(aperto nel 1637) che nonostante gli ultimi restauri del
1790 era ormai in condizioni assai precarie. Nellautunno
dello stesso 1815 tuttavia vi fu inscenato il melodramma
eroico Tancredi, primo titolo rossiniano mai ascoltato in
citt3, circolato gi in almeno una decina di teatri italiani4.
A Pesaro, come in diverse altre riprese dellopera, Tancredi venne interpretato dalla celebre Adelaide Malanotte, creatrice del ruolo (Venezia 1813, dove cant anche
il bravissimo baritono pesarese Luciano Bianchi)5. Prima di essere definitivamente chiuso, il fatiscente teatro
ospit nel carnevale del 1816 nonostante la proibizione
prefettizia Linganno felice e Litaliana in Algeri. Nella
primavera 1818 ancora Rossini, con Il turco in Italia, fu
rappresentato nel piccolo teatro provvisorio della Pallacorda a palazzo Zongo, grazie alliniziativa dalcuni cittadini e ad una speciale sovvenzione dellesule principessa
di Galles, allora residente a Pesaro, con un apprezzabile
cast non nuovo alle note rossiniane6.
Sandava nel frattempo completando la costruzione del
nuovo teatro progettato dallarchitetto senigalliese Pietro
Ghinelli, noto per i lavori al teatro di Fano e successivamente ricercato da Fermo, Ancona, Senigallia, e altre
citt marchigiane. Fin dal 1813 il dibattito sulla necessit
di un luogo di spettacoli adeguato alle esigenze e al decoro della citt e non inferiore ai limitrofi (specie quello di Fano)7, come sottolineava il conte Giulio Perticari,
ardente promotore e curatore del progetto8 aveva risolto di avviarne la costruzione, tuttavia rinviata in quei
difficili anni di occupazione straniera (prima napoletana
poi austriaca). Solo tre anni pi tardi, alla fine del marzo
1816, il vecchio edificio venne demolito; la prima pietra
del nuovo fu posata il 25 aprile. La cifra stimata da Ghinelli (10.500 scudi) si rivel inadeguata e si dovettero
apportare sostanziosi aggiustamenti di bilancio al fine di
realizzare, tra laltro, il sipario e le decorazioni di platea,
palchi, soffitto, e i macchinari. Il teatro Nuovo si presen-

357

Potrebbero piacerti anche