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Centro Studi Medievali

Università degli Studi Medioevo mediterraneo:


di Parma
l'Occidente, Bisanzio
Fondazione Monte di Parma
e l'Islam

Atti del Convegno internazionale di studi


Parma, 21-25 settembre 2004

a cura di
Arturo Carlo Quintavalle

Electa
Sommario

13 Racconti d'Oriente 282 Oriente eccentrico: provincia greca e Islam nella miniamra
Arturo Carlo Quintavalle italomeridionale dell'alto Medioevo
Giulia Orofino
57 "Byzantine Art and the West".
Forty Years after the Athens Exhibition and Dumbarton 294 Il chiostro e l'abbazia: insediamenti monastici nell'Italia
Oaks Symposium altomedievale
Herbert L Kessler Pio Francesco Pistilli
73 Bisanzio: lo statuto dell'immagine 304 Sculmra ad incrostazione di mastice: confronti fra la tecnica
Maria Andaloro orientale e quella occidentale
Fabio Coden
82 Lislam et l'Occident roman: quelques erreurs historiographiques
Xavier Barrai i Altet 312 Le pitture dell'eremo di San Martino sul monte Acuziano:
modelli greco-orientali agli albori dell'abbazia di Farfa
95 Dall'archeologia alla storia. Nuove evidenze per una rettifica
di luoghi comuni riguardanti le province di Palestina
Simone Piazza
e di Arabia nei secoli IV-VIII d.C. 321 Nuove osservazioni sui plutei di Santa Restituta a Napoli
Michele Piccirillo Giorgia Corso
112 Chiesa e strada in epoca paleocristiana 332 La Koimesis bizantina di Miggiano (Lecce): iconografia
Beat Brenk e fonti limrgiche
127 Le monde frane et l'Orient du VI' au lX' siècle Manuela De Giorgi
]ean-Pierre Caillet 341 "Érga chymeuta": icone a smalto dell'XI e XII secolo
139 Le maestranze greco-costantinopolitane a Roma tra Bisanzio e l'Occidente
nel VI secolo Simona Moretti
Eugenio Russo 351 Bisanzio e l'antico nell'Evangelistario di Nonantola
153 Resafa nel VI secolo Mariapia Branchi
Marina Falla Caste/franchi 360 Reliquie della Vera Croce in Puglia e Basilicata
160 I marmi di Giustiniano: sectilia parietali nella Santa Sofia fra XI e XV secolo
di Costantinopoli Sofia Di Sciascio
Alessandra Guiglia Guidobaldi 371 Segni epigrafici e sistemi illustrativi "alla grecà' nel mosaico
175 Larte a Roma attorno al 650: greci, orientali e romani di San Clemente a Roma
Lourdes Diego Barrado Stefano Riccioni
183 Limmagine di Cristo crocifisso tra Oriente e Occidente 381 Lantico in due edifici siriani medievali.
(secoli V-VIII) La formazione dell'arte musulmana e il suo rapporto
Fernando Galtier Marti con l'antico: la Siria del XII secolo
Mattia Guidetti
194 Fare immagini tra Occidente e Oriente: Claudio di Torino,
Pasquale I e Leone V l'Armeno 390 Visione e memoria dei Luoghi Santi.
Antonella Ballardini Testimonianze scritte e iconografiche in Puglia
nel tardo Medioevo
215 La questione bizantina in alcuni monumenti dell'Italia
Giulia Civitano
altomedievale: la "perizia grecà' nei "tempietti" di Cividale
e del Climmno, Santa Maria foris ponas a Castelseprio 397 Kanytella. Cristianizzazione e riuso dello spazio urbano
e San Salvatore a Brescia, Santa Maria Antiqua a Roma in una città paleobizantina della Cilicia
Valentino Pace Antonio Iacobini, Mauro della Valle, Andrea Paribeni
224 Balneum!J:lamam: un inedito anatolico 420 Imparare dell'altro: il dialogo tra l'arte cristiana e al-Andalus
Gianclaudio Macchiarella Milagros Guardia
234 La Cappadoce aux VII'-lX' siècles: quelques nouveaux 436 La scultura architettonica di epoca omayyade tra Bisanzio e la
témoignages archéologiques Persia sasanide: i capitelli di Qasr al-Muwaqqar in Giordania
Catherine jolivet-Lévy Claudia Barsanti
243 La "orthographià' del Tempietto del Climnno 447 Orientai Presence and Medieval Art in Croatian Pannonia
Antonio Cadei Vladimir P. Goss
262 Il Mediterraneo "crocevià' e "crogiuolo" millenario di civiltà: 456 Limitation des tissus "orientaux" dans l'art du Haut Moyen
la testimonianza della Sardegna Àge et de l'époque romane. Témoignages et problématiques
Silvana Casartelli Novelli jacqueline Leclercq-Marx
273 I plutei di Sant'Aspreno a Napoli e la decorazione 470 Sarvistan e il mito dell'origine delle volte: Strzygowski,
animalistica nella Campania medievale l'Iran e l'Occidente
Francesco Gandolfo Giovanna Valenzano
477 Architettura tra Bisanzio e l'Islam, dagli Omayyadi
ai Comneni: incroci e interazioni
Alireza Naser Es/ami
489 Le formelle marmoree di Sorrento
Roberto Coroneo
496 Arte e tecnologia bizantina nel Mediterraneo.
Le porte bronzee dell'XI-XII secolo
Antonio lacobini
511 Un problema di iconografia trinitaria tra Oriente e Occidente:
l'affresco di Vallepietra e le immagini di Faras (Nubia).
Convergenze poligenetiche o emergenze corradicali?
Anna Maria D'Achille
525 Temi e luoghi di Manuele Comneno
Maria Raffaella Menna
534 Stereotipi, metafore e pregiudizi nella rappresentazione
di cristiani e musulmani in epoca crociata
Gaetano Curzi
546 Nicholaus, la chevalerie e l'idea di crociata
Arturo Carlo Quintavalle
569 Territorio, insediamenti, comunicazioni ai confini
della "a Deo conservata Venetiarum provintià'
Wladimiro Dorigo
579 Impronte mediterranee sul territorio della Puglia centrale.
Il caso delle architetture monocellulari voltate in pietra
in Terra di Bari
Pina Belli D'Elia
590 L'Oriente immaginato nel mosaico di Otranto
Manuel A. Castifieiras Gonzdlez
604 Oriente e Occidente a Bobbio
Arturo Ca/zona
616 Scultura e plastica in San Fruttuoso di Capodimonte:
un aggwrnamento
Colette Dufour Bozzo
627 "Peritia grecà' e arte della Riforma: una proposta per il coro
della cattedrale di Capua
Francesco Aceto
637 Prede-reliquie-memorie d'Oltremare e la loro ricezione
nella Toscana romanica
Valerio Ascani
658 Impressioni bizantine nella pittura catalana del XIV secolo
Rosa Alcoy i Pedros
677 L'Oriente in Occidente. Un caso veronese: le pitture
di Santa Maria a Bonavigo
Tiziana Franco
687 San Pietro e le meraviglie del creato
Xenia Muratova
696 Friars on the Façade: The Franciscans and Gothic Sculpture
]ulian Gardner
Fare immagini tra Occidente e Oriente:
Claudio di Torino, Pasquale I e Leone V l'Armeno*

Antonella Ballardini

Con Leone V l'Armeno, imperatore d'Oriente dall'813, l'Icono- torio dei Santi Processo e Martiniana, quest'ultimo destinato a di-
clasma bizantino, sconfitto nel consesso ecumenico del secondo ventare il suo personale mausoleo 8 , Pasquale I nell'arco di un trien-
concilio di Nicea, ebbe una nuova ripresa. nio diede avvio ai cantieri che avrebbero rinnovato a fundamentis
Lo Scriptor incertus, denunciando l'atteggiamento provocatorio gli antichi tituli di Santa Prassede e di Santa Cecilia, rispettivamen-
del basileus in fatto di culto delle immagini, ricorda come nell'815, te sull'Esquilino e nel Trastevere e la diaconia posta sul Celio, che
in occasione della festa dell'Epifania, Leone V si fosse rifiutato il Liber Pontificalis indica con una perifrasi che suona quasi un'in-
ostentatamente di prostrarsi dinnanzi all'immagine della Natività vocazione: "ecclesia sanctae Dei genitricis semperque virginis Ma-
rappresentata sulla veste d'altare della Santa Sofia1 • Sul finire di riae dominae nostrae quae appellantur Dominicà' 9 (figg. 1-3).
quello stesso anno, la nuova fase iconomaca fu sancita dal ristabi- Dati i tempi di realizzazione, non è difficile immaginare che i
limento di gran parte dell' horos del concilio di Hieria (754), a con- tre cantieri abbiano funzionato come un'impresa a ciclo continuo,
clusione del sinodo, convocato dall'imperatore nella Santa Sofia, al capace di organizzare in modo ottimale le risorse umane e di pia-
quale i vescovi fedeli al dettato niceno furono costretti a partecipa- nificare l'impiego dei ponteggi, dei macchinari per il sollevamen-
re con la forza, maltrattati e poi imprigionati2 • to dei materiali e degli strumenti di lavoro, avvicendando nelle di-
Un anno più tardi, ma questa volta in Occidente, alla guida verse fabbriche l'opera dell'architetto, dei maestri dell'arte muraria
della diocesi di Torino venne posto, per nomina imperiale carolin- e quella dei decoratori, come i maestri del vetro e dello stucco,
gia, lo spagnolo Claudio, già maestro di Sacra Scrittura alla Scuo- l'atelier dei pittori e dei frescanti, infine i maestri del mosaico 10 •
la Palatina di Aquisgrana che, nel corso del suo ministero, avviò Penso in particolare ai magistri musearii attivi a Santa Prassede
una sistematica lotta contro il culto delle immagini sacre3 • e a Santa Maria in Domnica, fabbriche portate avanti pressoché in
L atteggiamento intransigente del vescovo era connotato da im- tandem a partire dall' 818 11 • A Roma i cantieri del mosaico poteva-
plicazioni piuttosto ampie, estendendosi la sua condanna al culto no contare su artisti che avevano un'esperienza ormai consolidata,
della croce e delle reliquie, all'eliminazione dei nomi dei santi nel- maturata durante gli anni di pontificato di Leone III (795-816) sia
le celebrazioni liturgiche e allo scetticismo nei confronti dei pelle- nelle imprese decorative promosse da quel pontefice sia negli in-
grinaggi ad limina Apostolorum. Considerato nel contesto politico terventi di restauro di alcuni dei più importanti edifici paleocri-
e culturale di parte occidentale, l'aspetto più sconcertante del com- stiani dell'Urbe 12 (figg. 4-5). Il confronto tra i caratteri morfologi-
portamento del vescovo Claudio è che il suo dissenso non si lascia- co-stilistici e i dati tecnico-esecutivi rilevati nel corso dei restauri
va inquadrare nel più moderato e intellettualistico rifiuto degli ec- più recenti dei mosaici leoniani e pascaliani hanno dimostrato la
cessi nel culto delle immagini che alla corte palatina contava auto- sostanziale continuità operativa dei maestri attivi a Roma tra la fi-
revoli ideologi, ma si era espresso in forma violenta, giungendo al- ne dell'VIII secolo e il primo quarto del IX. La scansione cronolo-
la distruzione delle immagini e delle croci custodite negli edifici gica rilevabile nella struttura redazionale delle biografie del Liber
sacri di Torino. Pontijìcalis conferma in effetti l'avvicendarsi, in uno stretto giro di
Un eccesso inaudito per l'Occidente latino e in aperta antitesi anni, del cantiere dei Santi Nereo e Achilleo (concluso nell'estate
con la tradizione della Chiesa di Roma e in particolare con la po- 815) e di quelli di Santa Prassede e di Santa Maria in Domnica (at-
litica di Pasquale I, pontefice dall'817, che attraverso il ricorso al- tivi tra il settembre 817 e l'agosto 819) e finanche di giungere asti-
le immagini e al culto martiriale aveva dato avvio a una vera e pro- mare la relativa rapidità di quelle imprese 13 (figg. 6-7).
pria strategia mediatica, promuovendo in soli sette anni di ponti- Indagando intorno all'uso delle immagini a Roma negli anni
ficato innumerevoli traslazioni di corpi santi dal suburbio e la rea- del pontificato di Pasquale I, la cronologia dei cantieri architetto-
lizzazione a Roma di centinaia di metri quadrati di decorazione nici e decorativi - sulla quale insisto a precisare - acquista un pe-
musiva per edifici di culto di nuova o di rinnovata costruzioné. culiare significato, quando si allarghi lo sguardo all'orizzonte poli-
Poste queste coordinate intendo ritornare su un tema al centro tico e religioso di Roma nel primo quarto del IX secolo, capace di
di alcuni studi recenti e recentissimi che hanno segnalato e discus- accogliere in seno alla propria realtà, vettori culturali di un' ecume-
so documenti e monumenti d'importanza rilevante per una valu- ne mediterranea ancora mobile e dialogante. A ritroso nel tempo
tazione della politica delle immagini a Roma all'avvio del secondo le testimonianze intorno alla realtà multiculturale e mediterranea
Iconoclasma bizantino e in parallelo al manifestarsi, in ambito dell'antica capitale e del suo mondo ecclesiastico costituiscono un
franco, di orientamenti e di comportamenti in fatto di culto delle orizzonte di ricerca di vivo interesse e tuttavia non semplice da
immagini non sempre in linea o nei limiti indicati dai teologi del- precisare nelle sue concrete componenti 14 • Le radicali linguistiche
la corte palatina5• ora costantinopolitane ora "palestinesi" ravvisate di volta in volta
In uno studio che alcuni anni fa dedicavo alla biografia di Pa- nella produzione pittorica romana tra la metà del VI secolo e il
squale I contenuta nel Liber Pontificalis, compendiavo l'opera di IX15 e in parallelo l'indagine intorno all'identità etnica e culturale
patronato del pontefice romano precisandone la cronologia sulla di alcune comunità monastiche urbane di quello stesso periodo 16
scorta delle indicazioni di metodo offerte da Herman Geertman6 • hanno fatto luce su "presenze" di cui non si può non tenere con-
I primi quattro segmenti redazionali della biografia del pontefi- to, sebbene da un punto di vista storico-artistico siano esigue le
ce, compresi tra la fine di gennaio 817 e l'agosto 820, documenta- possibilità di confronto con le realtà di partenza, del tutto perdu-
no come Pasquale abbia avviato un programma monumentale che te o non documentate a sufficienza 17 .
possiamo immaginare di eccezionale impatto sul tessuto urbano 7 . Arlche a Roma il rapporto tra conservato e perduto penalizza in
Dopo aver fatto erigere in San Pietro l'altare di San Sisto e l'ora- modo sconfortante la conoscenza di un patrimonio monumentale

194
f'7}-'~"-

che, per limitarsi alla testimonianza delle fonti pontificali, doveva


essere sorprendentemente ricco 18 • In particolare la perdita di quei
documenti figurativi "allogeni" rispetto alla tradizione romana, ca-
ratterizzati da modalità stilistico-formali e forse anche da una tra-
dizione iconografica propria, impedisce di considerare come la "ri-
nascita paleocristianà' patrocinata dai papi carolingi si sia afferma-
ta in un contesto culturale che accoglieva anche modi diversi di in-
tendere l'immagine e la sua funzione cultuale in una fase storica
cruciale sotto questo aspetto.
Di fatto le fonti altomedievali riferibili al culto delle immagini
nell'Urbe dimostrano come, a fronte di un costante orientamento
iconofilo, la Chiesa di Roma non abbia mancato di svolgere un at-
tento controllo sulla devozione popolare, non solo vincolando il
culto di alcune immagini venerate a tempi festivi stabiliti e a riti
collettivi 19 , ma imponendo preventivamente l'unzione con il crisma
l. Roma, Santa Prassede, mosaico 4. Roma, Triclinio Lateranense,
delle immagini offerte alla devozione e soprattutto riservando alle
absidale (da Ciampini 1693-1699, mosaico absidale (da Ciampini
1693-1699, tav. XXXIX)
reliquie -la cui gestione era prerogativa strettamente ecclesiastica-
tav. XLVII)
il posto privilegiato nella pratica cultuale20 • È tuttavia certo che an-
2. Roma, Santa Maria in Domnica, 5. Roma, Santi Nereo e Achilleo,
arco absidale (da Ciampini
che a Roma esistessero immagini di culto di uso privato e che nel-
mosaico absidale (da Ciampini
1693-1699, tav. XLIV) 1693-1699, tav. XXXVIII) l' aula liturgica le immagini avessero status e funzioni diversificate
come la gamma di imagines, effigies, figurae, picturae e iconae- an-
3. Roma, Santa Cecilia in Trastevere, 21
mosaico absidale (da Ciampini che achiropite- nominate dal Liber Pontificalis lascia supporre •
1693-1699, tav. LI!) Riportando il fenomeno della cosiddetta rinascita paleocristiana
alla complessità del contesto artistico e culturale della vecchia Roma

195
6. Roma, Santi Nereo e Achilleo, 7. Roma, Santa Maria in Domnica,
chiave dell'arco absidale chiave dell'arco absidale

del principio del IX secolo, i monumenti musivi che ornano le nuo-


ve basiliche di Pasquale I non solo si pongono in una linea di conti-
nuità con il patronato artistico di Adriano I e di Leone III, già orien-
tato al recupero dei modelli del passato, ma chiedono di essere valu-
tati anche in relazione alla brusca inversione di tendenza, in fatto di
culto delle immagini, imposta a Bisanzio da Leone V l'Armeno.
A Roma infatti l'iconoclasma ristabilito in Oriente non è
un'eco lontana, ma una realtà drammatica, testimoniata dai reli-
giosi greci riparati nei monasteri dell'antica capitale, oltre che una
delicata questione diplomatica quando, negli ultimi mesi dell'817,
il basileus invia a Roma un'ambasciata di laici ed ecclesiastici per
guadagnare alla sua causa la Sede apostolica.
Ometto di riferire la vicenda, accuratamente ricostruita sulla ba-
se delle fonti documentarie da Venance Grumel alla fine degli anni
cinquanta del Novecento e più volte ripetuta, nella sostanza invaria-
ta, fino all'ampio riepilogo con il quale Alia Englen, in un recente
volume a più mani dedicato al Celio tra antichità ed età moderna,
introduce alla traduzione annotata della lettera con la quale Pasqua-
le I aveva dato una risposta all'iniziativa diplomatica dell'Armeno 22 .
La lettera, scritta in greco, di cui si conserva la sola parte dog-
matica in un manoscritto dell'Ambrosiana riferito al XIII-XIV se-
colo, è ormai comunemente riconosciuta come autentica, ritenen-
done senza dubbio plausibile l'elaborazione nella Roma del tem-
po23. Lepistola mostra inoltre di essere genuinamente greca anche
nel contenuto, modulandosi in una serrata confutazione di propo-
sizioni ostili al culto delle immagini che definiscono il tema di
ventuno excerpta dogmatici nei quali l'argomentazione è condotta
su un piano dottamente teologico, attingendo a piene mani alle
Tre orazioni in difesa delle immagini di Giovanni Damasceno e ai
testi di Teodoro Studita e del patriarca Niceforo 24 .
Dunque l'epistola IIaaxaÀ[ov mina 'PW!J,Y]ç ( ... ) JtQÒç Af:ov-
·ra 1:Òv ~a<JLÀÉa parla greco a un greco ed è comune opinione che
la sua composizione sia avvenuta con il concorso di monaci elle-
nofoni accolti nei monasteri orientali dell'Urbe25 . Tuttavia come
può essere interpretata la scelta da parte della cancelleria apostoli-
ca di rispondere all'apologia iconomaca di un imperatore bizanti-
no, per così dire "alla greca''? In passato già papa Gregorio II (715-
731), natio ne romanus, si era rivolto al suo basileus con due lettere
scritte direttamente in greco 26 . Anche in quel caso l'argomento in
questione era il culto delle immagini, ma in quegli anni, segnati
dall'egemonia di pontefici di estrazione orientale, è plausibile che
la cancelleria pontificia fosse ancora in grado di produrre docu-
menti in greco. Dossiers iconofili nutriti di autorità greche furono
inoltre raccolti a Roma da Gregorio III in occasione del concilio
riunitosi nel 731 a San Pietro e da Stefano III in occasione del con-
cilio Lateranese del 769, ordinando una documentazione della
quale si sarebbe giovato anche Adriano F 7 • In linea con questa tra-
dizione anche la replica di Pasquale I a Leone V l'Armeno faceva
dunque ricorso al pensiero di quei padri orientali che, reagendo al-
la violenza iconoclasta, avevano creato e codificato una complessa
teologia (e teoria) delle immagini. La risposta "greca'' del pontefi-
ce romano- che Thomas F. X. Noble non esita a definire "a rather
brief an d pedestrian letter" 28 - mirava dunque ad assicurarsi un' ef-
ficacia persuasiva, adeguandosi al livello dogmatico e teologico
dell'argomentazione del suo interlocutore.

196
8. Roma, sacello di San Zenone l O. Roma, sacello di San Zenone,
presso Santa Prassede Trasfìgurazione
9. Roma, sacello di San Zenone,
Anastasis

Quale che fosse l'effetto prodotto dal documento pascaliano, è


certo che nella seconda decade del IX secolo, gli scambi diploma-
tici tra Roma e Bisanzio in tema di culto delle immagini, riconfer-
mano la Sede di Pietro su posizioni saldamente iconofile, nel men-
tre che papa Pasquale mostra di offrire un concreto sostegno alla
comunità ellenofona di Roma affidando il monastero annesso alla
rinnovata Santa Prassede a una congregazione maschile delegata al
canto delle lodi in lingua greca29 •
Ma è sul piano dei monumenti iconografici che occorre mette-
re alla prova l'impegno iconofilo di Pasquale I contro le scelte ico-
noclaste della nuova Roma.
l documenti figurativi riferibili al patronato di papa Pasquale,
pur indicati come esemplari della "rinascita paleocristianà' della
Roma carolingia, sono stati più volte analizzati con l'intento di in-
dividuare nelle scelte iconografiche della committenza, una pecu-
liare ricezione in seno alla tradizione romana di elementi figurati-
vi ad essa estranei.
In questa prospettiva il sacello di San Zenone a Santa Prassede
(fig. 8) è tra i monumenti pascaliani quello che maggiormente ha
attirato l'attenzione degli studiosi allo scopo di distinguere nella
sua decorazione musiva le tracce di una contaminazione con mo-
delli dell'Oriente bizantino30 • In effetti il piccolo edificio si quali-
fica come un autentico laboratorio di soluzioni compositive ordi-
nate alla struttura cruciforme e voltata: in esso il ricco programma
di immagini amplia il repertorio iconografico romano compren-
dendo la Deesis o temi quali l'Anastasis e la Trasfigurazione, questi
ultimi comuni alle tradizioni sia orientale sia occidentale e qui for-
mulati con caratteristiche schiettamente locali. Mi riferisco in par-
ticolare all'immagine dell'Anastasis che nel sacello fUnebre, costrui-
to dal pontefice per la madre, figura nel piedritto interno all'arco-
solio della defUnta: l'immagine dunque doveva vegliare su Teodo-
ra episcopa in attesa della resurrezione dei corpi (fig. 9). La rara va-
riante iconografica dell'Anastasis pascaliana, che al Cristo nella
mandorla sfolgorante accosta la figura di un angelo, non solo mo-
stra di discendere da una peculiare tradizione testuale, ma rivela
anche una libertà inventiva dell'artista che rappresenta alle spalle
del Risorto l'avello dei re Davide e Salomone come un sarcofago
paleocristiano strigilato, dello stesso tipo reimpiegato nella cripta
di Santa Prassede per deporre le reliquie traslate dal suburbio per
volere del pontefice31 . Allo stesso modo l'immagine della Trasfigu-
razione - anch'essa come l'Anastasis pervenuta incompleta - non
accoglie la soluzione iconografica bizantina che nella mandorla lu-
minosa avvolge il Cristo e i due profeti, ma in modo pianamente
denotativo inquadra la teofania nel profilo irregolare del monte
Tabor che, a causa della perduta integrità dell'immagine, facilmen-
te si lascia scambiare per un alone di luce 32 (fig. 10). La soluzione
dell'imago clipeata con il busto di Cristo sorretto da quattro ange-
li al culmine della volta del sacello si spiega inoltre in seno alla tra-
dizione romana attestata negli oratori lateranensi di papa Ilaro
(461-468), sebbene al San Zenone le immagini simboliche del-
l' agnello o della croce siano sostituite dalla figura umana del Cri-
sto che tiene tra le mani il rotolo 33 (figg. 11-14). Per quello che è
possibile valutare dalle testimonianze figurative pervenute, la sola
immagine innovativa e di origine bizantina presente nel sacello è
la Deesis che affianca l'unica finestra aperta sulla parete est dell' edi-

197
~~ ·~

Il. Roma, volta del sacello 14. Roma, battistero Lateranense,


di San Zenone oratorio della Santa Croce (disegno
12. Roma, battistero Lateranense, di Giuliano da San Gallo, 1500
oratorio di San Giovanni Evangelista circa, da Andaloro 2006)

13. Roma, battistero Lateranense,


oratorio di San Giovanni Battista
(da Ciampini 1693-1699,
tav. LXXV)

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198
15. Roma, sacello di San Zenone,
Deesis
16. Roma, sacello di San Zenone,
Deesis, particolare

ficio, la cui luce è "figura" del Cristo 34 (fig. 15). Atteggiati nel ge-
sto dell'intercessione sono qui rappresentati la Vergine e il Battista,
quest'ultimo riconoscibile non solo per la fisionomia, ma anche
per la croce astile che reca l'immagine dell'Agnello (fig. 16). ARo-
ma il solo caso antecedente di Deesis è costituito da una pittura di
Santa Maria An ti qua, databile ad un'epoca non anteriore al tempo
di Martino I (647-658) 35 • Questa occorrenza nella chiesa del Foro
depone per l'origine bizantina del tipo iconografico della Deesis,
che si sarebbe formato in Oriente in età post-giustinianea e poi
diffuso nella forma canonica con il Battista atteggiato alla stessa
maniera di Maria in particolare dopo il secondo concilio di Nicea
"quando si promulgò la dottrina dell'intercessione dei santi e degli
angeli" 36 . La comparsa della Deesis nel sacello di San Zenone si
spiega dunque come effetto delle disposizioni nicene e in sintonia
con la destinazione funeraria del sacello di Teodora episcopa la cui
salvezza ultraterrena veniva affidata alla mediazione di Maria, del
Battista e di tutti i santi e le sante presenti nel sacello con le loro
reliquie o con le loro immagini (fig. 17).
Il problema è che, quando si cerchi di valutare la novità delle
scelte iconografiche del sacello pascaliano e il suo grado di "per-
meabilità" alla cultura bizantina, ci si imbatte nella mancanza di
confronti con la tradizione figurativa di parte orientale, interrotta
o gravemente colpita dalla distruzione delle immagini perpetrata a
più riprese, prima e dopo gli anni di pontificato di Pasquale I. Cre-
do invece più opportuno considerare il programma figurativo del
sacello di San Zenone come un testo complessivo, nel solco della
tradizione romana e, come già proposto da Mackie, in rapporto al-
la sua peculiare funzione funeraria, il che non esclude, come si è
visto nel caso della Deesis, un' osmosi con la cultura orientale, col-
tivata nell'Urbe negli scriptoria dei monasteri greci i cui monaci,
almeno dai tempi della delegazione romana al secondo concilio di
Nicea, avevano avuto una parte attiva nel sostenere l'impegno ico-
nofilo della Chiesa di Roma37 .
Ma è al mosaico absidale di Santa Maria in Domnica (fig. 18)
che intendo spostare l'attenzione, alla ricerca di un nesso tra il pro-
gramma decorativo concepito per l'antica diaconia e gli orienta-
menti della Sede apostolica di Roma in fatto di immagini, circa
l'anno 818 38 .
Il catino absidale della chiesa celimontana rinnovata da Pasqua-
le I propone l'immagine della Vergine Theotokos con il Bambino in
grembo adorata dal pontefice: un soggetto che "sembrerebbe, allo
stato delle nostre conoscenze, una creazione originale" 39 • Perdute
infatti le decorazioni musive originarie di Santa Maria Maggiore e . i
di Santa Maria in Trastevere è impossibile valutare se il mosaico
della diaconia del Celio si sia uniformato a un modello più antico
o lo abbia in qualche modo modificato. Nonostante sia nota la
lunga iscrizione che un tempo si leggeva nella controfacciata di
Santa Maria Maggiore, non è sicuro che il catino absidale di quel-
la basilica accogliesse un soggetto mariano e in quale forma. Vero
è che il tema della Theotokos "ha un significato intrisecamente cri-
stologico", in linea dunque con l'intero programma figurativo del-
la basilica esquilina e con il dettato del concilio efesino del 431, da
molti ritenuto all'origine della dedicazione della basilica da parte
di Sisto III 40 .
Quale che fosse il soggetto iconografico della teofania absidale

199
17. Roma, sacello di San Zenone, 18. Roma, Santa Maria in 19. Roma, Santa Maria in
Teodora episcopa, Vergine Domnica, mosaico absidale Domnica, mosaico absidale
e due sante (da Caelius l, 2003) (da Caelius l, 2003)

nella prima basilica romana dedicata alla Vergine, è indiscutibile


che il mosaico di Santa Maria in Domnica, per aver rappresentato
nel fuoco dell'abside una dimensione devozionale eminentemente
individuale, si distingue dalle soluzioni iconografiche absidali a
noi note a Roma in età paleocristiana e altomedievalé 1.
Il mosaico infatti rappresenta la Vergine Theotokos, grande e in
posizione perfettamente frontale, assisa sul trono gemmato e affian-
cata dalle schiere angeliche che atteggiano le mani nel gesto di pre-
ghiera; in subordine papa Pasquale, con il nimbo quadrato, si ingi-
nocchia in proskynesis sul prezioso tappeto dove è adagiato il trono
e prende tra le mani la pantofola rossa della Vergine (fig. 19).
Alla fissità sospesa dell'immagine, accentuata dalla rigorosa co-
struzione simmetrica, fanno da contrappunto i nimbi degli angeli
ai lati della Theotokos, campiti d'oro nella prima fila e di azzurro
sul fondo blu nei piani in profondità: una soluzione compositiva
che, a distanza di oltre un secolo, ripropone, anche nelle sfumatu-
re turchine delle vesti bianche, nelle acconciature e nella gestuali-
tà, la grazia e l'eleganza soprannaturale delle corti angeliche nel-
l'Adorazione della croce di Santa Maria Antiqua42 (fig. 20).
Tuttavia in questa atmosfera ultraterrena e in tanto ieratico di-
stacco, il "dialogo" tra il pontefice e la Theotokos si anima e si fa
inaspettatamente intimo. La Vergine infatti deroga alla sua iconi-
ca imperturbabilità e apre la destra per mostrare il Cristo bambi-
no e per assicurare la protezione a Pasquale I intento a compiere
nei suoi confronti l'atto di devozione che il concilio di Nicea II
aveva riconosciuto idoneo al culto delle immagini sacre: l' osculum
e l' honorabilis salutatio, ovvero i medesimi gesti che alla vigilia del-
la ripresa dell'Iconodasma in Oriente erano stati pubblicamente
disattesi da Leone V l'Armeno 43 •
Tra IV e V secolo, alle origini dell'arte monumentale cristiana,
la figurazione absidale, per le tematiche epifaniche del contenuto,
per i suoi materiali preziosi e durevoli e per l'ubicazione privilegia-
ta nella topografia liturgica della basilica, si era qualificata come
una "comunicazione di tipo pubblico" dell'esperienza teofanica,
inaugurando una tradizione di temi e di modalità espressive di
lunga durata nel corso del Medioevo 44 • Anche il patronato di Pa-
squale I contribuisce in modo determinante a riattualizzare l'im-
maginario paleocristiano e i suoi modelli, tuttavia con il mosaico
di Santa Maria in Domnica prende forma un'iconografia inedita in
ragione del fatto che l'icona della Theotokos è assunta come prota-
gonista del fuoco absidale e i gesti della devozione individuale che
il pontefice propone ai fedeli come un comportamento normativa
divengono determinanti perché la teofania abbia luogo 45 •
Che si tratti di una "verà' icona è confermato a distanza di se-
coli dalla ripresa dell'invenzione iconografica pascaliana nella per-
duta decorazione dell'oratorio di San Nicola al patriarchi o latera-
nense (1130-1134) avviata da Callisto II, ma portata a termine da
quel "sottile conoscitore della tradizione figurativa e simbolica del
papato romano" che fu l'antipapa Anacleto II 46 , il quale nell'absi-
de dell'oratorio, al centro di una affollata sceneggiatura ecclesiale,
fece rappresentare l'icona della Madonna della Clemenza custodita
a Santa Maria in Trastevere, sostituendo se stesso al pontefice che
nella veneratissima tavola ad encausto si inginocchia in proskynesis
per toccare il piede sinistro della Madonna Regina, aggiungendo
in posizione speculare l'effige del predecessore Callisto II, anch'egli

200
20. Roma, Santa Maria Antiqua, 21. Roma, Oratorio di San Nicola 22. Santa Maria in Domnica, arco 23. Santa Maria in Domnica,
arco absidale, Schiere di angeli al Patriarchio Lateranense (disegno absidale (da Ciampini 1693-99, arco absidale, Giovanni Battista
(da Romanelli-Nordhagen 1964) di A. Eclissi 1630-44 circa, tav. XLIII) e Giovanni Evangelista (da Caelius
da Osborne-Claridge 1996) I, 2003)

genuflesso e con il piede destro della Vergine tra le mani 47 (fig. 21).
Le immagini absidali di Pasquale I e di Anacleto II, create con
motivazioni ideologiche e in circostanze storico-politiche tra loro
molto diverse, attestano tuttavia in ambito romano la secolare
continuità dei gesti di devozione nei confronti delle immagini sa-
cre, la stessa appassionata devozione che alla fine del X secolo ani-
ma anche i monaci della Reichenau i quali di fronte all'immagine
della Theotokos con il Bambino, fatta dipingere su un muro della
chiesa dall'abate Witigovo, si prostrano sui gradini dell'altare e
"orando tangunt, ac sancta per oscula lambunt" 48 .
Dunque a Roma, per tutta risposta alla politica iconoclasta che
in Oriente aveva preso nuovamente corso, nel catino absidale del-
la chiesa del Celio dedicata alla Vergine Maria è lo stesso pontefi-
ce romano a mostrare quale dovesse essere la devozione da riserva-
re alle immagini sacre.
Che il messaggio fosse consapevolmente fondato su una teolo-
gia dell'immagine che, dagli ultimi decenni dell'VIII secolo, aveva
avuto una diffusione anche nell'Occidente latino attraverso la pur
difettosa traduzione degli atti di Nicea II, si ricava dal testo icono-
grafico complessivo dei mosaici di Santa Maria in Domnica che si
estendevano anche all'arco absidale.
È noto come il nesso tra il dogma dell'Incarnazione e la teolo-
gia dell'immagine sia centrale nella riflessione dei padri iconoduli
del primo e del secondo iconoclasma e costituisse già il nodo dot-
trinale sul quale si fondava il canone 82 del Concilio costantino-
politano "in Trullo" (691-692) che, tra le disposizioni conciliari
ecumeniche, è la prima a inaugurare una riflessione sulla teologia
dell'icona. Con questa disposizione infatti era stata interdetta ai
pittori la rappresentazione di Giovanni Battista nell'atto di indica-
re il Verbo nelle forme dell'agnello, preferendo nelle immagini la
sua raffigurazione antropomorfa - xa:tà 1:Òv av8gwmvov xa-
gaxcfiga - affinché "la perfezione possa essere rappresentata sotto
gli occhi di tutti, persino nelle pitture" e fosse possibile rammen-
tare la "vita nella carne del Logos" "la sua passione e morte salvifi-
ca e la sua redenzione che di lì è derivata al mondo" 49 •
La ricezione a Roma del canone 82, così come di altre disposi-
zioni del concilio Trullano che ledevano le prerogative primaziali
del papa o erano contrarie alla disciplina romana del clero, è un
problema delicato che ebbe lunghi strascichi nelle relazioni diplo-
matiche tra l'Impero e la Sede apostolica 50 • Papa Sergio I (687-
701) aveva infatti rifiutato di sottoscrivere i canoni conciliari, in-
ficiandone così il valore ecumenico e, forse per ribadire il dissenso
romano nei confronti delle disposizioni costantinopolitane, aveva
introdotto nella liturgia della .fractio panis l'antifona dell'Agnus
Dei 51 . Più difficile è invece dimostrare che anche attraverso delle "'
peculiari scelte iconografiche Sergio I avesse inteso contestare il ca-
none 82: in effetti i dati materiali e tecnico-esecutivi emersi nel
corso del restauro dell'arco absidale dei Santi Cosma e Damiano
hanno smentito l'ipotesi di Guglielmo Matthiae che aveva postici-
pato a Sergio I l'adorazione dell'Agnello nella chiave dell'arco 52 •
Allo stesso modo gli studi più recenti hanno respinto la proposta
di Hartmann Grisar che pubblicando un foglio del Codice Farfen-
se (Windsor, Eton College, Cod. 124, fol. 122r) nel quale è raffi-
gurata la facciata della basilica Vaticana, interpretò l'imago clipea-
ta dell'agnello che domina il tema apocalittico dell'antica decora-

201
24. Roma, Santa Susanna, arco 25. Lastra .frammentaria con Agnello 26. Roma, Titulus Equitii!San 27 Roma, San Lorenzo foori le
cuspidato, Agnus Dei tra i due san crucigero da Mola di Monte Gelato Martino ai Monti, arco con Agnus Mura, arco con Agnus Dei tra i due
Giovanni (da Andaloro 2001) (da Il Futuro dei Longobardi, Dei tra i due San Giovanni San Giovanni, cromolitografia di
2000) (acquerello Wilpert- Tabanelli) Virginio Vespignani (BIASA, Roma,
XI 45. III, da Andaloro 2006)

zione come il frutto di un'interpolazione operata da Sergio I del né da cartigli che, citando versetti dalle Scritture, certifichino
mosaico di Leone Magno 53 • l'identità di chi li esibisce, come per esempio accade in alcuni ar-
Credo invece che a distanza di oltre centoventicinque anni, in chi absidali romani di XII secolo.
circostanze storiche e politiche affatto mutate, proprio nell'arco Nel tempo i due personaggi dell'arco di Santa Maria in Dom-
absidale di Santa Maria in Domnica si sia tenuto conto delibera- nica sono stati genericamente identificati con immagini di profeti
tamente del canone 82 che, in ragione della sua sostanza dottrina- o più puntualmente con Giovanni Battista nel pennacchio di sini-
le, forniva uno dei migliori argomenti iconofili da contrapporre, stra e Giovanni Evangelista nel pennacchio di destra 54 (fig. 23). Un
come un manifesto programmatico, alla rinnovata svolta iconocla- argomento a favore di questa interpretazione è fornito dal con-
sta dell'impero d'Oriente. fronto con alcuni testi figurativi di poco anteriori che, in uno stret-
La lettura sintattica degli archi absidali delle basiliche romane to giro di anni, intercettano una questione iconografica e dottrina-
stabilisce di norma una triangolazione tra le figurazioni nei pen- le di primaria importanza, alla vigilia della celebrazione del conci-
nacchi e quelle poste nella chiave dell'arco. Anche a Santa Maria lio di Nicea II e del riavvicinamento della Sede apostolica alla cor-
in Domnica i personaggi con la destra levata, posti alla base del- te di Bisanzio che si stava per "riconciliare" con il culto delle im-
l' arco absidale, sono visivamente ordinati alla mandorla luminosa magmL
del Cristo cosmocrator al vertice del triangolo (fig. 22). Si tratta appunto della spinosa "questione della latitanza o me-
I personaggi in questione non sono identificati né da leggende no della figura dell'agnello nella pittura romana dell'VIII secolo"

202
28. Mustair, abbazia di San
Giovanni, lastra frammentaria con
Agnus Dei, il Battista e tre angeli
(per la cortesia di K Roth-Rubi)

interpretata ora come adesione ora come rifiuto del canone 82 da


parte della Sede apostolica in risposta alle alterne vicende della cri-
si iconoclasta in Oriente 55 •
Maria An dal oro ha dimostrato come nella catena dei documen-
ti iconografici, di cui tra poco dirò, la recente scoperta degli affre-
schi di Santa Susanna (1991), rinvenuti accuratamente deposti in
frammenti all'interno di un sarcofago sotto le fondamenta della
basilica riedificata nell'anno 800 56 , COStituisca un documento de-
cisivo per ricomporre una "delicatissima rete iconografica" che si
stringe nello spazio di un lustro, tra il 775 e il 780 (fig. 24). Alle
pitture di Santa Susanna infatti si ricollegano per iconografia e per
cronologia la lastra frammentaria proveniente dall'insediamento
agricolo di Monte Gelato, dipendenza della domusculta adrianea di
Capracorum (775) (fig. 25) 57 ; la decorazione dell'arco dell'ambien-
te M della "sala a sei vani" /Titulus Equitii, ai Santi Silvestro-San
Martino ai Monti (778-79) (fig. 26) 58 e l'arco cuspidato, forse an-
ch' esso di età adrianea, di San Lorenzo fuori le Mura, documenta-
to da Virginio Vespignani (BIASA, Roma, Xl. 45.III) prima che si
desse luogo alla sistemazione in "stile Pio IX" del nartece della ba-
silica pelagiana (fig. 27)5 9 •
La lastra frammentaria con l'Agnello di Monte Gelato, un tem-
po crucigero e affiancato dalle lettere apocalittiche, per il formato
quadrangolare e per la singolare figurazione, apparteneva forse ad
un altare o anche a un pluteo collocato ai lati del varco presbite-
riale di una recizione, così come è stato recentemente ipotizzato
per la lastra figurata rinvenuta a San Giovanni di Mustair, fonda-
zione monastica carolingia del 774 circa, che presenta un'icono-
grafia di grande interesse per l'argomento che qui si tratta (fig. 28).
Il pluteo infatti ha il campo rettangolare quadripartito da una cro-
ce con l'agnello crucigero inscritto in un grande medaglione, be- che il testo compositivo riceve dall'attributo del rotolo dei sette si-
nedetto dalla dextera domini e adorato da tre angeli e da San Gio- gilli posto tra le zampette dell'agnello nelle pitture adrianee o dal-
vanni Battista. Il Precursore, ammantato di pelli di capra, stringe le lettere apocalittiche nel caso dell'agnello di Monte Gelato, attri-
nella mano sinistra una piccola imago clipeata con l'Agnello e in- buti che confermano la marca schiettamente romana dell'inven-
dica con il rotulo che tiene nella destra l'Agnus Dei al centro della zione iconografica fondata sulla tradizione paleocristiana e forse su
crocé0 • un rinnovato interesse per il libro dell'Apocalisse che solo pochi
Gli altri documenti pittorici qui citati mostrano tra loro una anni prima aveva ricevuto un nuovo e importante commento in
sorprendente corrispondenza compositiva pensata per una struttu- dieci libri da Ambrogio Autperto (t 784), monaco e abate di San
ra ad arco e, almeno in due casi, anche una puntuale coincidenza Vincenzo al Volturno che per la sua impresa esegetica si procurò
paleografica, lessicale e testuale, per quanto attiene le iscrizioni che l'approvazione di papa Stefano III (768-772) 65 •
accompagnano le figure del Battista e di San Giovanni Evangelista Tornando a Santa Maria in Domnica, il testo complessivo del
poste rispettivamente nei pennacchi di sinistra e di destra dell'ar- catino con l'icona della Theotokos e dell'arco absidale con i due
co nella cui chiave è dipinto il clipeo con l' agnello 61 • Giovanni che indicano il Cosmocrator rende dunque visibile xcnà
Rinvio allo studio di Andaloro per ogni approfondimento 62 e tòv av8gwmvov xagaxtfjga la teofania del Verbo, ribadendo
mi limito ad osservare come in ognuno dei documenti in esame inoltre, con un accento ecclesiologico, il mandato universale, apo-
l'immagine simbolica dell'AgnelloNerbo incarnato indicato dai stolico e romano, affidato ai corfèi degli apostoli Pietro e Paolo che
due Giovanni e dalle corrispondenti glosse evangeliche, abbia un nell'attico affiancano il Cristo scortato dagli angeli (fig. 18).
rapporto di contiguità più o meno stretto con l'immagine della Lomissione nell'arco absidale delle parole "profetiche" dei due
Theotokos o di Maria Regina: si vedano ai Santi Silvestro-Martino Giovanni si potrebbe spiegare per l'adattamento all'inedita scala
ai Monti la Theotokos tra sante sempre nella "sala a sei vani" /Titu- monumentale dello schema iconografico - modificato anche in
lus Equitii (fig. 29) 63 ; a Santa Susanna la Maria Regina ancora tra senso figurativo - del modello adrianeo "con l'agnello". Escludo
due sante martiri (fig. 30); infine a San Lorenzo f.l.m il clipeo del- però che si possa trattare di un'omissione derivata da un indeboli-
la Theotokos tra due santi diaconi nel sott' arco del perduto arco cu- mento del testo iconografico originario. Penso piuttosto che il
pidato e i dipinti murali della nicchia corrispondente con Maria mancato riconoscimento dei due Giovanni si debba imputare a un
Regina e il Bambino tra sante e santi (fig. 31) 64 • nostro difetto di comprensione, indotto non solo dalla perdita del-
Non si può inoltre trascurare la forte connotazione apocalittica la maggior parte delle connessioni e dei rinvii interni ad un patri-

203
29. Roma, Titulus Equitii!San 30. Roma, Santa Susanna, Maria 31. Roma, San Lorenzo fuori
Martino ai Monti, Theotokos tra Regina tra sante (da Andaloro le Mura, Maria Regina tra sante
sante (da Andaloro 2006) 2001) e santi, cromolitografia di Virginio
Vespignani (BIASA, Roma, XI. 45.
!IL da Andaloro 2006)

monio figurativo giunto noi a frammenti, ma in particolare alla


nostra limitata familiarità con le Scritture. A questo proposito tra-
scrivo di seguito un passo dal commentario dell'Apocalisse dell'ap-
pena citato Ambrogio Autperto che per un curioso rinvio incrocia-
to con il mio discorso ha un'evidenza davvero rappresentativa: "Et
quis ille [Agnus] est, utique exponi opus non est, qui omnibus fi-
delibus notis est. Ille quippe est de quo Iohannes Baptista prote-
status est dicens: Ecce Agnus Dei qui tollit peccata mundi. Et de quo
per Esaiam dicitur: Sicut agnus coram tondente se foit sine voce, sic
non aperuit os suum. Quem etiam Iohannes Evangelista, propter
totius mundi sacrificium atque ipsius innocentiam commendan-
dam, frequenter in hac Apocalypsi inculcat" 66 .
La domanda indiretta di Ambrogio si riferisce qui al simbolo
dell'Agnello, ma a nostra volta potremmo rovesciare il quesito in-
terrogandoci sull'identità dei due personaggi che indicano il Ver-
bo incarnato nel nostro mosaico.
Soccorre però anche un dato, più difficilmente controvertibile,
che attiene alla fortissima tipizzazione fisiognomica dei personag-
gi, peculiare dell'intero repertorio dei mosaici pascaliani e che nel
caso specifico di Santa Maria in Domnica si sposa con un codice
espressivo che di proposito privilegia l'immagine antropomorfa67 .
Questa tipizzazione non pare essere semplicemente la conse-
guenza di una prassi operativa maturata in cantieri tanto ravvici-
nati, ma un effetto volontariamente ricercato tanto, ad esempio,
da rendere impossibile la confusione tra l'immagine di Giovanni
Battista dell'arco celimontano, giovane e bruno, con quella del
profeta Elia, raffigurato anziano e canuto sia nella Trasfigurazione
di San Zenone, sia nella Gerusalemme nuova di Santa Prassede
(figg. 10, 32) 68 .
Osservo infine che, se il "manifesto iconofilo" di Santa Maria
in Domnica affida programmaticamente alle immagini del Cristo
e della Theotokos, degli angeli e degli apostoli la fedeltà della Chie-
sa di Roma al dettato di Nicea II, guardando ai programmi figu-
rativi pascaliani nel loro complesso, il repertorio dei simboli della
lunga tradizione figurativa romana di marca apocalittica, continua
a essere vitale e riconoscibile come sigla distintiva della ripresa pa-
leocristiana che con Pasquale I attinge uno degli apici più consa-
pevoli69.
Pertanto 1:4.gnus Dei continua a vivere come simbolo del Cri-
sto, non solo nei programmi figurativi ispirati con sicurezza ai mo-
delli del passato, ma anche in monumenti "originali" come il sa-
celio di San Zenone che mostra di accogliere una varietà di solu-
zioni iconografiche innovative, anche di marca bizantina, ordina-
te al testo figurativo d'insieme che, in modo suggestivo, è stato de-
finito "a prayer for salvation" 70 . Così accanto al Cristo dell'imago
clipeata al centro della volta, o al Cristo della Trasfigurazione, o a
quello dell'Anastasis, ricorre non solo l'Agnello sul monte di quat-
tro fiumi ma, nella Deesis, anche l'Agnus Dei della croce astile por-
tata dal Battista (figg. 9, 10, 11, 16, 33). r
Dunque il sostegno incondizionato di Pasquale I all'immagine e
F
al suo culto che, nel caso specifico di Santa Maria in Domnica, si il
traduce nel ricorso esclusivo alla forma antropomorfa, si esprime a g
tutto campo quando viene data realizzazione a nuovi programmi fi- a
gurativi, nei quali gli antichi simboli paleocristiani continuano a vi- n
vere in sceneggiature sempre più affollate di angeli e di santi. a
o

204
32. Roma, Santa Prassede,
Gerusalemme nuova

In questa prospettiva di continuità e di sviluppo creativo dei Tra 1'816 e 1'828 è in particolare lo spagnolo Claudio- che per
modelli del passato, la strategia mediatica di Pasquale I acquista la sua opposizione attiva e violenta al culto delle immagini si gua-
un'ulteriore e più forte connotazione iconofila, se valutata alla lu- dagnerà l'epiteto di Iconoclasta - a mantenere, senza cedimenti, la
ce e in sintonia con il pensiero espresso da papa Adriano I nella ce- linea più "durà' e radicale, contestando nel pratica del culto ogni
lebre lettera ad Carulum regem (793). forma di mediazione con Dio75 .
In essa i monumenti figurativi delle basiliche romane patroci- Personalità incredibilmente energica e leale con il suo impera-
nati dai pontefici dall'età costantiniana fino al principio del VII se- tore, Claudio nell'816 diviene, per nomina di Ludovico il Pio, ve-
colo (Gregorio Magno), costituiscono la prova concreta e l'argo- scovo della diocesi di Torino. Da presule si divide instancabilmen-
mento conclusivo della vigorosa apologia di Nicea II, con la quale te tra l'opera pastorale - con uno zelo che non verrà disconosciu-
papa Adriano aveva risposto, punto per punto, alla dure critiche to nemmeno dai suoi detrattori- e l'attività di commentatore del-
mosse dal re Carlo nel perduto Capitulare contra synodum71 • l'Antico e del Nuovo Testamento che già nell'814 gli era valso il ti-
E proprio tra le file carolingie in Occidente è dato imbattersi in tolo di primo esegeta presso la schola Palatii. La fedeltà all'impero
posizioni oltranziste in fatto di culto delle immagini che, con in- lo portò ad assumersi oneri anche militari nella Liguria colpita dal-
tensità e modalità diverse, intesero reagire alla ferma svolta icono- le incursioni saracene, un impegno che lo stesso Claudio ricorda
dula concertata a Nicea tra Roma e Bisanzio. nei suoi scritti rievocando l'alternarsi delle veglie notturne tenens
È noto come la risposta della corte franca sia stata formalizzata gladium e dei giorni trascorsi nello studio delle Scritture76 •
ufficialmente con l'estensione, a cura di Teodulfo d'Orléans e di al- Proprio la lealtà, mai venuta meno, nei confronti dell'impera-
tri intellettuali palatini, dell' Opus Caro li regis contra synodum alias tore doveva aver messo al riparo Claudio da un richiamo ufficiale
i Libri Carolini (790-793) 72 • allorquando, divenuto vescovo, egli ispira la sua pratica pastorale a
All'origine del radicalizzarsi del dibattito sul culto delle imma- un rigorismo che nella diocesi torinese doveva aver avuto una cat-
gini tra Roma e Aquisgrana c'era la traduzione latina degli atti di tiva accoglienza. Solo nell'825, a fronte della professione iconofo-
Nicea II, realizzata a Roma verso il 788, nella quale erano state ba che Claudio affida all'Apologeticum adversum Theutmirum ab-
maldestramente confuse nell'unico termine di adoratio la venera- batem, la corte palatina prende posizione per condannare un com-
zione (ngoa1-C)'V110Lt;) da indirizzare alle immagini e l'adorazione portamento eccessivo e imprudente che, dopo il rimprovero indi-
(Àcngda) da riservare esclusivamente a Dio 73 . rizzato al presule torinese da papa Pasquale I, si era trasformato in
Ancora ai tempi di Ludovico il Pio perdurava il malinteso ge- un problema imbarazzante la cui fama era dilagata "dall'Italia, per
nerato dalla difettosa traduzione che verrà emendata solo decenni tutte le Gallie fino ai confini della Spagnà' 77 .
più tardi da Anastasio Bibliotecario (873). Dunque tra il primo e rApologeticum aveva come destinatario l'abate Teodemiro di
il secondo quarto del IX secolo, la posizione dei vescovi franchi ri- Psalmody, già corrispondente di Claudio e ora suo accusatore pres-
guardo al culto dell'immagine permaneva tra il prudente e l'ostile, so la corte. Del testo che sappiamo lungo quanto il libro dei Sal-
anche se segnali di una minor intransigenza annunciavano un mi et quinquaginta salmi plus rimane solo un'epitome di quattor- .l
nuovo corso e un avvicinamento alle posizioni romane anche tra dici capitoli, compilata da un anonimo excerptor e destinata al
gli intellettuali di corte74 • commento e al giudizio di Giona d'Orléans e di Dungal di Pavia78 •

205
Pur tenendo conto della tendenziosità della selezione dei passi fica una parola, sostituendo il termine picti- impiegato da Ago-
e dell'ampiezza degli omissis, quel che rimane dell'Apologeticum do- bardo per indicare le immagini dei santi - con mortui. Linterpo-
cumenta una singolare riflessione intorno alle forme di mediazio- lazione è concettualmente efficace perché, giocando sull'ambigui-
ne nell'esperienza del sacro, maturata in parallelo, ma su posizioni tà, pone sullo stesso piano materiale vita sensu et ratione carentem
antitetiche, all'impegno frenetico speso a Roma da Pasquale I nel le immagini sacre, fatte di pietra o di legno, e i corpi privi di vita
rilancio del culto martiriale e nella promozione a tutto campo del- degli stessi santi (mortui), orientando l'apologia verso una condan-
l'immagine sacra79 • na incondizionata di ogni forma di mediazione tra l'uomo e Dio 83 .
Rinvio allo studio di Pascal Boulhol per l'analisi critica degli Il quinto excerptum cita Cipriano e riferisce al culto cristiano
excerpta che, segnalando il ricorso ai luoghi delle Scritture o richia- una pratica idolatrica pagana nella quale, grazie all'efficacia rappre-
mando alcuni brani "originali" dell'opera esegetica - per la verità sentativa della citazione, riconosciamo l' honorabilis salutatio/ngo-
eminentemente compilativa- del vescovo di Torino, restituisce al- ax)rv'Y]GLç che Nicea II aveva dichiarato lecita, anzi dovuta alle im-
le parole dell'Apologeticum un po' del loro senso complessivo e al magini sacre: "Quid te ad falsas imagines humilias et inclinas?
pensiero retrogrado di Claudio il nesso con una ben documenta- Quid ante inepta simulacra et figmenta terrena captivum corpus
. ì"
bile tradizione culturale80 • 1ncurvas ..
Per parte mia, da un punto di vista "romano", mi limito a rile- Un altro passaggio spinoso, dal punto di vista dell'ortodossia, è
vare l'anacronismo e la radicale eccentricità del pensiero del vesco- quello affrontato negli excerpta sesto e ottavo che contestano il cul-
vo di Torino per cogliere, nel contrasto, il cambiamento interve- to della croce. A questo proposito Claudio rimprovera agli adora- l.

nuto nel costume della Chiesa di Roma che, dai tempi di Grego- tori della croce picta e figurata di non andare oltre alla contempla-
rio Magno, aveva decisamente ampliato le sue idee in fatto di cul- zione dell'ignominia della Passione, assimilandosi così agli empi,
to delle immagini. ebrei e pagani, che non hanno creduto nella resurrezione. Se dun-
Nella sua autodifesa Claudio rivendica l'ortodossia del suo pen- que per gli iconoduli di ogni tempo l'incarnazione, testimoniata
siero e del suo comportamento pastorale e smentisce di aver mai dalla passione del Signore, era il mistero fondante l' ontologia stes-
predicato contro le regole della fede cattolica, individuando il mo- sa dell'immagine sacra, per Claudio il mistero della resurrezione ne
tivo che aveva scatenato le "stupide dicerie" sul suo conto nel fat- era il superamento, come confermano le parole dell'apostolo in 2
to che, appena divenuto vescovo di Torino e avendo trovato tutte Cor 5,16: ''Anche se noi abbiamo conosciuto il Cristo secondo la
le basiliche della città piene di ex voto e di immagini (sordibus ana- carne, ormai noi non lo conosciamo più così".
thematum et imaginibus), egli si era dato a distruggerle personal- Nel settimo excerptum Claudio approfondisce la riflessione sul-
mente, guadagnandosi gli insulti e rischiando illinciaggio da par- l'inerte materialità delle immagini e delle reliquie: ammettere la
te dei suoi diocesani 81 • venerazione di "oggetti di legno in forma di croce" significa consi-
La liceità dell'immagine sacra è negata da Claudio nel secondo derare lecito il culto di tutti gli oggetti o le persone con le quali il
excerptum che cita apoditticamente la seconda prescrizione del De- Cristo, durante la sua vita terrena, era venuto a contatto. Secondo
calogo (Es 20, 4-5), ovvero il tradizionale fondamento dell'anico- questo principio si dovrebbero dunque venerare puellae virgines
nismo ebraico. "perchè una vergine partorì il Cristo"; le greppie e i vecchi panni
Nel terzo excerptum, il vescovo di Torino afferma che non vi è usati per il puerperium; le barche "perchè Cristo di frequente navi-
differenza tra i cristiani che venerano le immagini e gli idolatri pa- gò"; e di seguito asini, agnelli, leoni, pietre, spine e lance84 •
gani: le immagini "disegnate o dipinte su un muro" sia che rappre- A proposito dell'agnello, Claudio cita Gv l, 29 "Ecce Agnus
sentino i santi Pietro e Paolo, Giove, Saturno o Mercurio sono in Dei ... " e condanna "i sostenitori di dogmi perversi" che pretendo-
ogni caso vane, se infatti "cambiano i nomi", l'errore è tuttavia lo no di "mangiare gli agnelli veri e adorare quelli dipinti sul muro".
stesso. Un'affermazione che, senza un riferimento esplicito, pare :Lespressione, che alla carne dell'animale destinata ad essere man-
screditare le riflessioni dei padri niceni che vedevano nell'apposi- giata accosta l'immagine simbolica, mira a suscitare la repulsione
zione del nome alle immagini sacre la garanzia di una loro corri- per un comportamento blasfemo. Nel codice culturale di Claudio
spondenza con il prototipo 82 • Dunque per Claudio l'immagine ha infatti "l'oggetto che rappresenta se stesso (e serve a scopi pratici)
una sola dimensione, quella materiale e, in quanto figmentum, è occupa i livelli di valore più bassi, a differenza dell'oggetto che è
per definizione fallace, rivelando un "residuo" platonico nella con- segno di qualcos'altro" 8 S, ma con un'importante precisazione:
cezione dell'immagine del vescovo torinese che nel quarto excer- Claudio pensa al simbolo dell'agnello in termini puramente scrit-
ptum si traduce cristianamente nelle parole di Rm l, 25: "Ed essi turistici, come "parola'' della Bibbia usata in senso figurato, tropy-
hanno venerato e servito la creatura piuttosto che il creatore". ce non proprie per significantiam non per susbstatiam. Pertanto tra-
Ma ancora nel terzo frammento, il filo del ragionamento di durre la "parola'' del testo sacro in un'immagine significherebbe far
Claudio compie un interessante "salto". Il passo è il seguente: precipitare l'agnello simbolico ai livelli infimi della materia.
"Certe si adorandi fuisset homines (== i santi), vivi potius quam Nel nono excerptum Claudio manifesta il suo scetticismo nei
mortui adorandi esse debuerunt, id est, ubi similitudinem Dei ha- confronti della pratica del pellegrinaggio ad limina Apostolorum.
bent, non ubi pecorum, vel, quod verius est, lapidum vel ligno- Una posizione quella del vescovo di Torino non eccentrica né ori-
rum, vita sensu et ratione carentem". ginale che, come dimostra Boulhol, corrispondeva a un orienta-
Qui il vescovo iconoclasta cita, come in molti altri luoghi del- mento piuttosto diffuso nel mondo ecclesiastico altomedievale che
l'Apologeticum, Agobardo di Lione, ma del testo originario modi- guardava con qualche riserva agli eccessi del fenomeno 86 • Tuttavia

206
33. Roma, sacello di San Zenone, 34. Roma, Santa Maria in
Agnello sul monte dei quattro Domnica, mosaico, Pasquale I
fiumi venera l'immagine della Theotokos

nel caso di Claudio il riferimento specifico al pellegrinaggio sulla


tomba di Pietro rivela una connotazione moderatamente ami-ro-
mana che si collega al tema degli excerpta successivi nei quali il ve-
scovo di Torino ribadisce il suo rifiuto a una "localizzazione mate-
riale del culto" ed espone le sue idee sul concetto di "apostolicità"
della Sede romana. Ma andiamo con ordine. Nel decimo excer-
ptum Claudio afferma che le parole di Mt 16,18 "Tu es Petrus ... "
non sono state lette correttamente secondo il loro senso spirituale,
ma interpretate erroneamente pensando che per acquistare la vita
eterna fosse necessario recarsi a Roma. In effetti, poco oltre, Clau-
dio precisa che la facoltà "di sciogliere e di legare" in cielo e in ter-
ra è un ministero accordato ai vescovi della Chiesa "per il tempo
nel quale essi stessi sono pellegrini in questo tempo mortale", dan-
do un'interpretazione "episcopalistà' del celebre passo evangelico,
peraltro non discostandosi dagli orientamenti del clero franco 87 •
Nel dodicesimo excerptum con una citazione da Agostino- per
la verità poco pertinente- il vescovo torinese torna sull'idea che la
mediazione materiale del corpo dei santi (=le reliquie) non vale a
nulla, infatti: l'" ... anima [dell'apostolo] è stata separata dal suo
corpo, ma ciò che amiamo in lui, noi pensiamo che questo viva an-
corà'. Nel tredicesimo excerptum si ricorre invece all'esegesi di un
passo veterotestamentario (Ez 14, 14) per ribadire che l'interces-
sione dei santi è inefficace, in quanto " ... non si potrà trovare sal-
vezza a meno di possedere la stessa giustizia e la stessa sincerità che
[i santi] possedettero e per le quali essi piacquero a Dio".
Infine, nell'ultimo excerptum, Claudio fa un riferimento espli-
cito all'indignazione che i suoi comportamenti avevano suscitato
nel "Signore apostolico", l'ormai defunto Pasquale I. .L accenno gli
dà l'occasione per discutere il concetto di apostolicus, il cui signifi-
cato egli individua "nell'esercizio delle funzioni di apostolo" e non
nella dignità che deriva dall'occupare "la sedià' di Pietro. Di fatto
Claudio non contesta l'autorità del vescovo di Roma, anzi sembra
a suo modo ammetterne il primato, ma precisa implacabilmente il
suo pensiero con Mt 23, 2-3: "Gli scribi e i farisei sono assisi sul-
la sedia di Mosè: tutto ciò che essi vi diranno osservatelo e dunque
fatelo, ma non agite conformandovi alle loro azioni, perché essi di-
cono, ma non fanno". La pericope suona come un severo giudizio
sull'operato del pontefice che, riferito a Pasquale I, può avere un
collegamento con quanto era accaduto negli ultimi mesi di vita del
papa, funestati da un duplice efferato delitto consumato a Roma
ai danni di alti funzionari del Patriarchio lateranense legati agli
ambienti filoimperiali. Un episodio che mobilitò l'intervento di
Ludovico il Pio e di Lotario e che immaginiamo abbia provocato
l'indignazione dei vescovi franchi e in particolare di Claudio, fede-
lissimo all'imperatore88 •
Dunque i passi dell'Apologeticum dichiarano quell'ispirazione
profondamente spiritualista che secondo Claudio doveva informa-
re ogni azione sia religiosa sia politica del mandato episcopale, nel
mentre che il rifiuto delle immagini e di ogni forma di mediazio-
ne cultuale attestavano il presule torinese su posizioni opposte agli
orientamenti e alla prassi della Sede apostolica. Anche nel conses-
so dei vescovi franchi, educati alla via media dei Libri carolini, il
comportamento di Claudio era ormai giudicato inaccettabile. Le
immagini spezzate nelle chiese di Torino e la "staurophobie anico-
niste" di Claudio erano "fuori misurà' anche per i vescovi di cor-

207
te, "una congregazione di asini", come l'irriducibile e impunito ve- ni di parte occidentale, legittimata dalla concezione teologica e pa-
scovo iconoclasta li aveva definiti nell'825 in occasione del sinodo storale di papa Gregorio Magno.
di Parigi 89 . In tema di culto delle immagini, presso gli ideologi della corte
Tra tutti gli orientamenti imprudenti e retrogradi di Claudio di palatina proprio Gregorio Magno era considerato l'autorità indi-
Torino il più detestabile era proprio il rifiuto della croce, il culto scussa e sul principio gregoriano - "né adorare, né distruggere" -
della quale era stato rispettato anche da Teodulfo d'Orléans e che si fondava la perfetta equidistanza mantenuta dai carolingi dagli
presso gli ambienti imperiali franchi, con un'escalation progressiva, eccessi iconoduli e dalla violenza iconoclasta. È così che Adriano I,
aveva guadagnato popolarità e spazio nelle chiese e nell'innografìa nel documento che doveva vincere l'ostilità franca al dettato di Ni-
figurata carolingia90 . cea II, tra le reiterate citazioni dalla notissima lettera di Gregorio
Su questo punto, il parere di Boulhol è radicale. Lo studioso in- Magno a Sereno di Marsiglia, insinua dei passi "scelti" dalla lette-
fatti ritiene che la concezione eminentemente trascendente della ra di Gregorio al recluso Secondino, nella versione parzialmente
divinità avesse indotto il vescovo di Torino a rifiutare non solo apocrifa che era stata letta da Herulfus, vescovo di Langres, duran-
l'immagine picta et figurata del crocefisso, ma anche il segno della te il concilio lateranense del 769 96 • In quella lettera Gregorio Ma-
"croce nudà'. In effetti nel secondo e quarto excerptum dell'Apolo- gno rispondeva alle richieste dell'eremita Secondino che gli aveva
geticum, Claudio - in un'arcaica prospettiva veterotestamentaria - confessato dolorosamente di non essersi ancora affrancato dai de-
ribadisce il divieto biblico di figurare tutto ciò che è "nel cielo, sul- sideri della gioventù (iuvenalibus desideriis asserit subiacere) e di su-
la terra e sotto" o che "lo spirito umano ha potuto immaginare in bire per questo gli attacchi del maligno (magister temptationum).
onore del Creatore", finendo per considerare lecito soltanto il cul- Al papa Secondino aveva chiesto di ricevere un'immagine santa e
to "del nome di Dio" 91 . Gregorio risponde compiaciuto, riconoscendo non solo l' autenti-
Leffetto delle azioni e del pensiero che Claudio difende orgo- cità della passione spirituale dell'eremita per Colui "di cui deside-
gliosamente nell'Apologeticum doveva essersi tradotto in un nuovo ra avere l'immagine davanti agli occhi", ma anche l'utilità della vi-
e austero assetto degli edifici di culto torinesi, lasciandoci immagi- sione corporale, capace di rendere quotidianamente manifesto l' ar-
nare il Santo Salvatore dell'antico complesso cattedrale con le pa- dore dell'anima per Dio.
reti scialbate di ogni immagine simbolica o narrativa e spogliato di Gregorio inviando a Secondino due pannelli (syrtaria dua) con
ogni croce, "nudà' o figurata, di ogni icona e persino degli ex voto l'immagine del Salvatore, della santa Madre di Dio e dei beati Pie-
lasciati dalla devozione popolare: un luogo di culto interdetto sia tro e Paolo, oltre che una croce e un' eulogia (un autentico kit per
all'inutile invocazione dei santi sia alla venerazione delle reliquie la pratica cultuale!), afferma di esser certo dell'uso conforme che
ed esclusivamente riservato ai sacramenti, alla contemplazione del ne avrebbe fatto il recluso, precisando come "noi non ci prostria-
nome di Dio e all'ascolto della sua Parola92 • mo davanti all'immagine [del Salvatore] come davanti alla divini-
Altrove, nella vecchia Roma, l'aula basilicale di Santa Prassede, tà, ma adoriamo colui di cui l'immagine ci ricorda la nascita, la
rinnovata da papa Pasquale I, risplendeva nel transetto del ciclo passione e l'assunzione in glorià'.
pittorico che, con i colori, raccontava la gloria dei martiri traslati Nello scritto di papa Adriano a Carlo viene prudentemente ta-
e deposti sotto l'altare; brillava nel presbiterio dei preziosi mosaici ciuto il passo nel quale Gregorio paragona l'ardore del recluso, che
con i simboli apocalittici dell'Agnus Dei e del Tetramorfo e le im- attende di ricevere l'immagine sacra, al desiderio di un uomo che,
magini di Cristo, di Pietro e di Paolo, della Vergine e del Battista, spinto dalla passione per la sua promessa sposa, cerca in ogni mo-
delle sante e dei santi, dei profeti e degli apostoli tutti 93 . Per non do di incontrarla sulla via e, una volta vedutala, se ne ritorna bea-
dire dell'immagine ex lamminis argenteis praefiguratis esposta alla to97. Proprio la costruzione retorica dell'epistola di Gregorio, nel
devozione dei fedeli nella cripta, degli arredi e delle suppellettili continuo richiamo all'area semantica della passione amorosa, rive-
preziose, della veste d'altare figurata con la storia delle Vergini con la un contenuto nuovo, che supera lo stesso principio gregoriano
le fiaccole accese, tutti oggetti che oggi non esistono più, ma che della salutare "compunzione" che l'immagine provoca in chi la
sono descritti nel Liber Pontifìcalis94 • contempla, per attingere a una relazione sempre più affettivamen-
Antitetica all'arrogante inattualità del pensiero di Claudio, la te coinvolta e personale che l'esperienza solitaria del recluso Secon-
concezione delle forme della mediazione del sacro che la Chiesa di dino incarna in modo esemplare98 .
Roma matura nel corso dell'alto Medioevo rivela tra le pieghe del- Ed è a questa nuova dimensione - anche individuale - del-
la sontuosa e perenne veste paleocristiana la profonda trasforma- l' esperienza del sacro, mediata dall'immagine e resa manifesta nel-
zione intervenuta negli usi e nelle consuetudini cultuali dell'antica la gestualità partecipe prescritta dal secondo concilio di Nicea,
capitale95 . che la Chiesa di Roma, circa l'anno 818, assicura la sua adesione
Già nella lettera di Adriano I al re Carlo sono evidenti i segni e la proclama in pictura a Santa Maria in Domnica nella devota
del cambiamento che il pontefice cerca di "somministrare" al re dei genuflessione di Pasquale I davanti all'immagine della Theotokos
franchi come esito coerente della tradizionale fedeltà alle immagi- (fig. 34).

208
' Per la pubblicazione degli Atti del convegno ho aggiornato la bibliografia della tu ti Danaci Suplementum XXXII), in parti c. pp. 131-140. Aggiungo anche il ri-
mia relazione al febbraio 2007, in particolare tenendo conto sia del contributo ferimento alla monografia dedicata da Pasca! Boulhol a Claudio di Torino per
che ho presentato al convegno di Parma nell'anno 2005, vedi A. Ballardini, l'inedito profilo del vescovo iconoclasta restituito attraverso lo studio della sua
"Taurini mater totius episcopatus ecclesia": Il complesso cattedrale di Torino in età opera esegetica in seno al contesto politico e culturale dell'Europa carolingia, ve-
carolingia, in Medioevo: la Chiesa e il Palazzo Atti del convegno internazionale di di P. Boulhol, Claude de Turin cit.
6
studi, Parma, 20-24 settembre 2005, a cura di A.C. Quintavalle, Milano-Parma A. Ballardini, Dai gesta di Pasquale I secondo il Liber Pontificalis ai monumenta
2007, pp. 142-15 5; sia di quanto edito in Ead., I marmi della cattedrale di Tori- iconografici delle basiliche romane di Santa Prassede, Santa Maria in Domnica e
no, in Il Medioevo delle Cattedrali. Chiesa e Impero: la lotta delle immagini (secoli Santa Cecilia in Trastevere, "Archivio della Società Romana di Storia Patria'',
XI e XII) Catalogo della mostra, Parma, Salone delle Scuderie in Pilotta, 9 apri- CXXII 1999, pp. 5-67; per gli studi dedicati da Herman Geertman al Liber Pon-
le-16luglio 2006, Parma 2006, pp. 440-447. tificalis rinvio in particolare a H. Geertman, More Veterum. Il Liber Pontificalis e
gli edifici ecclesiastici di Roma nella tarda antichità e nell'alto medioevo, Gronin-
1
È Hans Belting a ricordare l'episodio sottolineando come il racconto dello gen 1975; Id., Hic fecit basilicam. Studi sul Liber Pontificalis e gli edifici ecclesia-
Scriptor incertus dia risalto al comportamento ambiguo mantenuto da Leone V stici di Roma da Silvestro a Silverio, a cura di S. de Blaauw, Leuven 2004, oltre
nei suoi primi mesi di regno in tema di culto delle immagini, vedi H. Belting, che a Il Liber Pontificalis e la storia materiale Atti del colloquio internazionale,
Il culto delle immagini. Storia dell'icona dall'età imperiale al tardo medioevo, Ro- Roma, 21-22 febbraio 2002, a cura di H. Geertman, "Mededelingen van het
ma 2002, p. 202. La cronaca frammentaria dello Scriptor incertus, nota come Nederlands Instituut te Rom, Antiquity", LX-LXI 2001-2002.
7
"Cronaca del 811 ", è stata probabilmente composta nella seconda metà del IX A. Ballardini, Dai gesta di Pasquale I cit., pp. 21-23.
8
secolo, "essa è segnata da un forte sentimento anti-iconoclasta [... ] e dà l'impres- [altare di San Sisto doveva accogliere le spoglie di papa Sisto II (257-258), tra-
sione di essere un pamphlet specificamente diretto contro l'imperatore Leone V" slate dalla catacomba di San Callisto; l'oratorio dei Santi Processo e Martiniano
cfr. L. Brubaker-J. Haldon, Byzantium in Iconoclast Era (ca 680-859). The Sour- "summae magnitudinis atque pulchritudinis" è descritto dal biografo in modo
ces, An Annotated Survey, Aldershot 200 l, pp. 179-180; per il passo al quale Bel- insolitamente dettagliato. Andato distrutto nel corso dei primi interventi di de-
ting fa riferimento cfr. PG l 08, col. l 032. molizione promossi nell'antica San Pietro da papa Giulio II, nulla resta della
2
La bibliografia del fenomeno iconoclasta è estesissima. Come ha osservato Ma- sontuosa decorazione e degli arredi preziosi dell'oratorio-mausoleo, eccetto una
rie-France Auzépy ''l'iconoclasme est une question irritante, jamais réglée, sur la- vasca di porfido oggi custodita all'interno dell'altare dedicato ai Santi Processo e
quelle on revient sans cesse", vedi M.-T Auzépy, Les enjeux de l'iconoclasme, in Martiniano nel transetto settentrionale della basilica Vaticana, vedi A. Ballardi-
Cristianità d'Occidente e Cristianità d'Oriente (sec. VI-XI) LI Settimana di Studi ni, Dai gesta di Pasquale I cit., pp. 34-39, 44-49.
9
del CISAM, Spoleto, 24-30 aprile 2003, Spoleto 2004, p. 128; mi limito a rin- Le Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire par l'abbé L. Duchesne,
viare a A. Grabar, L'iconoclasme Byzantin. Le dossier archéologique, Paris 1957, 2 3 voli., Paris 1981, réimpr. éd. 1955, II, p. 55, d'ora in poi LP. La perifrasi usa-
ed. 1984; Iconoclasm Papers Given at the Ninth Spring Symposium ofByzanti- ta per indicare la chiesa sul colle Celio amplia il titolo della diaconia citato a più
ne Studi es, University of Birmingham, March 1975, a cura di A. Bryer e J. Her- riprese nella biografia di Leone III (LP II, pp. 9, 14, 16, 19, 30) e si uniforma
rin, Birminghan 1977; Culto delle immagini e crisi iconoclasta Atti del convegno alle definizioni mario logiche del primo concilio di Efeso (431) e del primo con-
di Studi, Catania, 16-17 maggio 1984, Palermo 1986; E. Lanne, Rome et les cilio di Ca! cedonia (451) ribadite anche in un passo dell' Horos di Nicea II, vedi
images saintes, "Irénikon'', LIX 1986, pp. 163-188; Nicée IL 787-1987. Douze nella traduzione di Vedere l'invisibile ci t., p. 146: "Professiamo anche la nostra Si-
siècles d'image religieuse Acres du colloque internationale "Nicée" tenu au Collè- gnora, la santa Maria, è propriamente e veramente madre di Dio, poiché ha ge-
ge de France, Paris, 2-4 octobre 1987, Paris 1987; Icona e Iconoclastia Giornate nerato nella carne uno della Santa Trinità, Cristo Dio nostro, come definì il pri-
di studio in occasione del XII Centenario del Concilio Niceno II, Milano, 17- mo concilio di Efeso. [... ] Ed insieme a ciò, crediamo anche nelle due nature di
18 marzo 1987, "Arte Cristiana", LXXVI, fase. 724 (1988); G. Dagron, L'icono- Colui che si incarnò per noi dall'immacolata madre di Dio e sempre vergine Ma-
clasme et l'établissement de l'Orthodoxie (726-847), in Histoire du Christianisme ria, riconoscendolo Dio perfetto e perfetto uomo, come anche promulgò il con-
des origines à nos jours, a cura di J.-M. Mayeur, L. Pietri, A. Vauchez, M. Venard, cilio di Calcedonia''.
10
t. IV (a cura di G. Dagron, P. Riché & A. Vauchez, Éveques, moines et empereurs Arte e storia nel Medioevo, II, Del costruire tecniche, artisti, artigiani, commit-
[61 0-1054]), Desclée 1993, pp. 93-165; Il Concilio Niceno II (787) e il culto del- tenti a cura di E. Castenuovo, G. Sergi (con la collaborazione di E. Crivello), To-
le immagini Convegno di studi per il XII centenario del Concilio Niceno II, rino 2003.
11
Messina, settembre 1987, a cura di S. Leanza, Catania 1994; Vedere l'invisibile. Stando al racconto del biografo, il cantiere di Santa Prassede (settembre 817-
Nicea e lo statuto dell1mmagine, a cura di L. Russo, Palermo 1997; L. Brubaker- agosto 818) avrebbe avuto la precedenza su quello di Santa Maria in Domnica.
J. Haldon, Byzantium in Iconoclast Era cit.; H. Belting, Il culto delle immagini Tra il settembre 818 e l'agosto 819 venne infatti realizzata la decorazione del sa-
cit., pp. 181-227. celio funerario di San Zenone a completamento della fabbrica di Santa Prassede,
3
Da ultimo P. Boulhol, Claude de Turin. Un éveque iconoclaste dans l'Occident cui seguì l'apertura del cantiere di Santa Maria in Domnica. Infine, tra il settem-
carolingien. Étude suivie de l'édition du Commentaire sur }osué, Paris 2002; per la bre 819 e l'agosto 820, venne avviato il cantiere di Santa Cecilia in Trastevere,
bibliografia retrospettiva rinvio alla sezione II, A, L'homme et l'auteur della bi- vedi LP II, pp. 54-56. Sulla cronologia relativa delle tre fabbriche aveva già
bliografia tematica compresa nel volume di Boulhol. espresso un analogo parere G.B. Ladner interpretando i mutamenti di fisiono-
4
C. Davis-Weyer, Miistair, Milano e l1talia carolingia, in Il millennio ambrosia- mia di Pasquale I, rappresentato nei mosaici absidali delle tre chiese, non solo
no. Milano, una capitale da Ambrogio ai Carolingi, a cura di C. Bertelli, Milano come un plausibile "dato di cronaca'' (il papa a Santa Prassede ha un barba cor-
1987, p. 232. Recentemente Judson J. Emerik ha ricordato come "buildings ser- ta, mentre a Santa Maria in Domnica e a Santa Cecilia porta solo i baffi), ma so-
ved people of pre-Modern times as one of their most effective mass media'', ri- prattutto come il segnale della nascita di un nuovo concetto di ritratto "in gene-
chiamando in particolare l'attenzione sugli effetti "mediarici" delle processioni rale di un nuovo concetto dell'arte figurata'', vedi G.B. Ladner, I ritratti dei pa-
religiose e della pratica collettiva del culto nella Roma di Pasquale I, vedi J.J. pi nell'antichità e nel medioevo, I, Dalle origini alla fine della lotta per le investitu-
Emerik, Focusing on the Celebrant: The Column Display inside Santa Prassede, in re, Città del Vaticano 1941, pp. 131-132, 136-137.
12
Arredi di culto e disposizioni liturgiche a Roma da Costantino a Sisto IV Atti del Per i cantieri musivi patrocinati da papa Leone si vedano in particolare gli stu-
colloquio internazionale, Istituto Olandese a Roma, 3-4 dicembre 1999, "Me- di di C. Davis-Weyer, DasApsismosaik Leos III in S. Susanna. Reconstruction und
dedelingen van Nederlands Instituut te Rome", LIX 2001, pp. 128-159, in par- Datierung, "Zeitschrift fur Kunstgeschichte", XXVIII 1965, pp. 177-194; Ead.,
tic. pp. 128, 153 nota 4. Sulle traslazioni effettuate da Pasquale I in occasione Die Mosaiken Leos III und die Anfonge der Karolingischen Renaissance in Rom,
della riedificazione di Santa Prassede, vedi ora C.-G. Coda, Duemilatrecento cor- "Zeitschrift fur Kunstgeschichte", XXIX 1966, pp. 111-132; Ead., Eine patristi-
pi di martiri. La relazione di Benigno Aloisi (I 729) e il ritrovamento delle reliquie sche Apologie des Imperium Romanum und die Mosaiken der Aula Leonina, in Mu-
nella basilica di Santa Prassede in Roma, Roma 2004, in parti c. pp. 127-150. nuscula discipulorum. Kunsthistorische Studien Hans Kau.lfmann zum 70. Geburt-
5 stag 1966, a cura di T Buddensieg e M. Winner, Berlin 1968, pp. 71-83 (Abb.
Mi riferisco in particolare a M. Andaloro, I papi e l'immagine prima e dopo Ni-
cea, in Medioevo: immagini e ideologie Atti del convegno internazionale di studi, 63-70); Ead., Karolingisches Nichtkarolingisches in zwei Mosaikfragmenten der Vtz-
Parma, 23-27 settembre 2002, a cura di A.C. Quintavalle, Milano-Parma 2005, tikanischen Bibliotek, "Zeitschrift fur Kunsrgeschichte", XXXVII 1974, pp. 31-
pp. 525-540, ed A. Englen, La difesa delle immagini intrapresa dalla chiesa di Ro- 39 e inoltre H. Belting, I mosaici dell'aula leonina come testimonianza della pri-
ma nel IX secolo, in Caelius I Santa Maria in Domnica, San Tommaso in Formis ma "renovatio" nell'arte medievale di Roma, in Roma e l'età carolingia Atti delle
e il Clivus Scauri, Roma 2003, pp. 257-284 e a E. Thuno, Image and Relic. Me- giornate di studio, 3-8 maggio 1976 a cura dell'1st. di Storia dell'Arte dell'Uni-
diating the Sacred in Early Medieval Rome, Roma 2002 (Analecta Romana Insti- versità di Roma, Roma 1976, pp. 167-182 (tavv. 65-70); A. Iacobini, Il mosai-

209
co del Triclinio Lateranense, in Fragmenta Picta. Affreschi e mosaici staccati del Me- ropita del Sancta Sanctorum, in Il volto di Cristo Catalogo della mostra, Roma,
dioevo romano Catalogo della mostra, Roma, Castel Sant'Angelo 15 dicembre Palazzo delle Esposizioni, 9 dicembre 2000-16 aprile 2001, Milano 2000, pp.
1989-18 febbraio 1990, pp. 189-196, e G. Curzi, La decorazione musiva della 51-52; Id., Le icone in processione, in M. Andaloro-S. Romano, Arte e iconogra-
basilica dei SS. Nereo e Achilleo in Roma: materiali ed ipotesi, "Arte Medievale", II fia a Roma. Dal tardoantico alla fine del medioevo, con contributi di A. Frascher-
s., VII, 2, 1993, pp. 21-45; allo studio di Curzi rinvio per il riferimento ad al- ti, E. Parlato, F. Gandolfo, P.C. Claussen, Milano 2000, pp. 55-72.
20
cuni interventi di restauro musivo documentati a Roma e a Ravenna durante il La pratica preventiva dell'unzione con il crisma delle immagini destinate al
pontificato di Leone III, vedi Curzi, La decorazione musiva cit., p. 27. culto è menzionata nella lettera inviata nel 791 da papa Adriano a Carlomagno
13
Per un'analisi della struttura della biografia di Leone III nel Liber Pontificalis in risposta al perduto Capitulare adversus synodum, cfr. MGH, Epistolarum V,
vedi H. Geertman, More Veterum cit., pp. 37-70, in partic. p. 64; a proposito Epistulae Karolini aevi III, ed. E. Diimmler, K. Hampe, Berolini 1899, pp. 5-57,
delle maestranze attive ai Santi Nereo e Achilleo e nelle prime fabbriche di Pa- in partic. p. 34. Il papa nomina la consuetudine come prova del ruolo di media-
squale I ii veda in particolare G. Curzi, La decorazione musiva ci t., pp. 25-27, 42 zione svolto dalla Chiesa di Roma nella pratica devozionale, tuttavia dal conte-
nota 43 e da ultimo C. Ranucci, Il mosaico absidale [di Santa Maria in Domni- sto epistolare si ricava come l'unzione con il crisma riguardasse le sacras imagines
ca]. Note sulle vicende conservative e fortuna critica, in Caelius l cit., pp. 228-240, ve! istorias dipinte nelle chiese di Roma, le sole di cui in effetti il pontefice parla
in patrie. pp. 231-234, che rende noti alcuni dari tecnici rilevati nel restauro del nella lettera, vedi in proposito J.-M. Sansterre, Entre "koinè méditerranéenne'; in-
mosaico della chiesa celimontana eseguito nel 1986. jluences byzantines et particularités locales: le culte des images et ses limites à Rome
14
Maria Andaloro puntualizza la molteplicità della componente "bizantinà' nel- dans le haut Moyen age, in Europa medievale e mondo bizantino: contatti effettivi
la cultura artistica della Roma altomedievale preferendo parlare di "orienti" e di- e possibilità di studi comparati Tavola Rotonda del XVIII Congresso del CISH,
stinguendo la relazione instauratasi tra la "vecchià' Roma e Bisanzio e il suo pe- Montréal, 29 agosto 1995, a cura di G. Arnaldi, G. Cavallo, Roma 1997, pp.
culiare pensiero sull'immagine dal contatto con "l'arte e le strutture dell'imma- l 09-124; allo studio di Sansterre rinvio per il riferimento al primato cultuale
gine proprie di aree come la siro-palestinese o l'egizia, comprese sì nel raggio di delle reliquie nella Roma alto medievale, tema discusso anche da Leslie Brubaker
Bisanzio, ma dotate fin dalle origini di proprie vitali e autonome tradizioni", cfr. nell'introduzione a The Sacred lmage. East and West, a cura di R. Outsterhout, L.
M. Andaloro, Gli Orienti a Roma, in Il Mediterraneo e l'arte. Da Maometto a Brubaker, Urbana 1995, pp. 1-24, in partic. pp. 11-13 e nuovamente da J.-M.
Carlomagno, a cura di E. Carbonell, R. Cassanelli, Milano 200 l, p. 117. Sansterre, Entre deux mondes? La vénération des images à Rome et in ltalie d'après
15
Oltre a Santa Maria Anriqua al Foro, tra i monumenti che conservano una les textes de Vl'-X/' siècles, in Roma fra Oriente e Occidente ci t., pp. l 028-1030.
21
stratificazione di linguaggi e di tradizioni figurative estranee al contesto romano M. Andaloro, Il Liber Pontificalis e la questione delle immagini da Sergio l ad
sono da ricordare gli ambienti della diaconia di Santa Maria in Via Lata e la chie- Adriano l, in Roma e l'età carolingia Atti delle giornate di studio, 3-8 maggio
sa di San Saba all'Aventino. Oltre alla monografia di Pietro Romanelli e di Per 1976, a cura dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Roma, Roma
Jonas Nordhagen (1964), per Santa MariaAntiqua si veda ora Santa MariaAn- 1976, pp. 69-77, in partic. pp. 72-77; Ead., Immagine e immagini nel Liber Pon-
tiqua al Foro Romano cento anni dopo Atti del Colloquio internazionale, Roma, tijìcalis da Adriano l a Pasquale l e Schedatura dei tessuti con motivi figurati di
5-6 maggio 2000 a cura di J. Osborne, J. Rasmus Brandt, G. Morganti, Roma Adriano l, Leone III, Pasquale l a cura di G. Bordi, S. Pennesi, in Atti del collo-
2004; per le pitture della diaconia di Santa Maria in Via Lata, vedi C. Bertelli- quio internazionale Il Liber Pontificalis cit., pp. 45-103 e L. Brubaker-J. Haldon,
C. Galassi Paluzzi, S. Maria in Via Lata, I, La chiesa inftriore e il problema pao- Byzantium in lconoclast Era cit., pp. 80-108.
22
lino, Roma 1971; C. Bertelli, The Seven Sleepers a Medieval Utopia, "Paragone", V Grume!, Les "Douze chapitres contre les iconomaques" de saint Nicéphore de
291, a. XXV 1974, pp. 23-35; da ultimo F. Betti, La chiesa di Santa Maria in Constantinople, "Revue des études byzantines", XVII 1959, pp. 127-135; Id., Les
Via Lata. La decorazione pittorica, in Roma dall'antichità al medioevo. Archeolo- rélations politico-religieuses entre Byzance et Rome sous le règne de Léon V l'Armé-
gia e storia nel Museo Nazionale Romano Crypta Balbi, a cura di M.S. Arena, P. nien, "Revue des études byzantines", XVIII 1960, pp. 19-44; E. Lanne, Rome et
Delogu et alii, Milano 200 l, pp. 450-465 e G. Tamanti, La chiesa di Santa Ma- les images cit., in partic. pp. 180-183; G. Dagron, Le second iconoclasme et l'éta-
ria in Via Lata. Storia conservativa degli affreschi, ivi, pp. 466-469. Per le pitture blissement de l'Orthodoxie (787-847), in Histoire du Christianisme cit., pp. 135-
di San Saba vedi P. Sryger, Die Malereien in der Basilika des hl. Sabas aufdem Kl. 165; A. Englen, La difesa delle immagini cit., in partic. pp. 257-265.
23
Aventin in Rom, "Rèimische Quartalschrifr", XXVIII 1914, pp. 49-96 e F. Gan- La lettera di Pasquale I venne pubblicata per la prima volta graece et latine nel
dolfo, Gli affreschi di San Saba, in Fragmenta Picta cit., pp. 183-187; sulla cul- 1868 da J ean-Baptiste Pi tra che l'aveva identificata presso il Collegio Romano in
tura epigrafica greca a Roma tra VII e VIII secolo documentata in questi conte- una trascrizione (databile tra XIII-XIV secolo) di cui in seguito si persero le trac-
sti monumentali, vedi G. Cavallo, Le tipologie della cultura nel riflesso delle testi- ce, vedi J.-B. Pitra, De Romanorum Pontificum ad Orientales epistolis, in luris Ec-
monianze scritte, in Bisanzio, Roma e l1talia nell'Alto Medioevo XXXIV Settima- clesiastici Graecorum Historia et Monumenta, Roma 1868, II, pp. XI-XVII. Una
na di Studi del CISAM, Spoleto, 3-9 aprile 1986, Spoleto 1988, pp. 467-516 nuova trascrizione della lettera venne edita nell901 da Giovanni Mercati che si
(tavv. I-LVI), in parric. pp. 482-492. avvalse però di un manoscritto conservato a Milano presso la Biblioteca Ambro-
16
Per un quadro istituzionale, politico e religioso, delle presenze "greche" a Ro- siana, ms. H 257 inf, foll. 138v-140v, cfr. G. Mercati, La lettera di Pasquale l a
ma tra VI e IX secolo vedi J.-M. Sansterre, Les moines grecs et orientaux à Rome Leone V sul culto delle sacre immagini, in Note di letteratura biblica e cristiana an-
aux époques byzantine et carolingienne, 2 voll., Bruxelles 1983, rist. 1993; Id., Le tica, (Studi e Testi 5), Roma 1901, pp. 227-235. Del manoscritto ambrosiano la
monachisme byzantin à Rome, in Bisanzio, Roma e l1talia ci t. pp. 701-746; F. Bul- Englen ha pubblicato la riproduzione fotografica, la trascrizione e la traduzione
garella, Presenze greche a Roma: aspetti culturali e religiosi, in Roma fra Oriente e annotata del resto, vedi Englen, La difesa delle immagini cir., pp. 268-278 (com-
Occidente XLIX Settimana di Studio del CISAM, Spoleto 19-24 aprile 2001, prensive delle tavv. I-V).
24
Spoleto 2002, pp. 943-992; e in breve P. Delogu, Greci e Orientali a Roma, in Per la struttura dell'epistola e le citazioni scritturistiche e dai padri greci pre-
Roma dall'antichità al medioevo cit., pp. 446-447. Per una localizzazione delle senti nel testo rinvio all'analisi della Englen, La difesa delle immagini cit., in par-
fondazioni monastiche greche a Roma tra VII e VIII secolo, vedi M. Falla Ca- tic. pp. 262-263.
25
stelfranchi, l monasteri greci a Roma, in Aurea Roma. Dalla città pagana alla cit- Sansterre avanza l'ipotesi che all'estensione della lettera di Pasquale I avesse
tà cristiana Catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 22 dicembre partecipato anche Metodio che in quegli anni si era rifugiato a Roma, vedi J .-M.
2000-20 aprile 2001, a cura di S. Ensoli, E. La Rocca, Roma 2000, pp. 220-226. Sansterre, Moines grecs ci t., p. 151; sull'argomento vedi anche Th.F.X. Noble,
17
In proposito vedi le considerazioni di F. Gandolfo, Gli affreschi di San Saba The lntellectual Culture of Early Medieval Papacy, in Roma nell'alto medievo
cit., p. 186; di K. Weitzmann, Various Aspects of Byzantine Injluence of Latin XLVIII Settimana di Studio del CISAM, Spoleto, 27 aprile-l maggio 2000, Spo-
Countries from Sixth to the Twelfth Century, "Dumbarton Oaks Papers", XX leto 2001, pp. 178-213, in partic. p. 211. Oltre alla lettera inviata da Pasquale I
1966, pp. 1-24, in parric. pp. 6-10 e di P.J. Nordhagen, ltalo-Byzantine Wall- al basileus abbiamo notizia di una corrispondenza tra il pontefice e Teodoro di
painting of Early Middle Ages: An 80-year old Enigma in Scholarship, Appendix: Studio n, all'epoca il più autorevole esponente della dissidenza iconofila in
The Syrian School ofPainting ofthe Early Middle Ages. A Concept and its History Oriente, vedi PG 99, coli. 1151-1154. Per la diffusione e il progressivo declino
and Relevance, in Bisanzio, Roma e l1talia cit., pp. 593-624 (tavv. I-XV). della lingua e della "pensée" greca a Roma tra VIII e IX secolo, vedi Th.F.X. No-
18
Con particolare riferimento al contesto di Roma e di Ravenna in età alto medie- ble, The Declining Knowledge ofGreek in Eighth and Ninth-Century Papa! Rome,
vale, vedi F. Gandolfo, Cosa è giunto fino a noi. Distruzione e perdite, in Arti e sto- "Byzantinische Zeitschrifr", LXXVIII 1985, pp. 56-62.
26
ria nel Medievo, N Il Medioevo al passato e al presente, a cura di E. Castelnuovo, J. Gouillard, Aux origines de l'iconoclasme: le témoinage de Grégoire Il, "Travaux
G. Sergi (con la collaborazione di F. Crivello), pp. 35-76, in patrie. pp. 36-51. et Mémoires du Centre de Recherche d'Histoire et Civilisation Byzanrine", III
19
G. Wolf, Salus Populi Romani. Die Geschichte romischer Kunstbilder in Mittel- 1968, pp. 276-307; H. Grotz S.I., Beobachtungen zu den zwei Briefen Papst Gre-
alter, Weinheim 1990, pp. 37-78; E. Parlato, La processione di Ferragosto e làche- gors Il An Kaiser Leo !Il, "Archivum Historiae Pontificiae", XVIII 1980, pp. 9-

210
40. La ferma posizione anriconoclasra di Gregorio II ha rilievo anche nella sua coro. Nell'immagine, che comprende anche la figura di un donatore, Giovanni
biografia, vedi LP I, p. 404 ed è arrestata dalla lettera indirizzata al patriarca Ger- Battista è raffigurato nell'atto di indicare il Cristo, vedi P. Romanelli-P.J. Nord-
mano di cui venne data lettura nel consesso di Nicea II, vedi E. Lanne, Rome et hagen, S. MariaAntiqua, Roma 1964 p. 34; P.J. Nordhagen, S. MariaAntiqua:
!es images cir., pp. 170-171 e Vedere !1nvisibile cir. pp. 46-46, p. 155 nota 174. The Frescoes of Seventh Century, "Aera Institutum Romanum Norvegiae", VIII
27 1979, pp. 89-142, risr. in Id., Studies in Byzantine and Early Medieval Painting,
E. Lanne, Rome et !es images cir., pp. 172-173. A proposito di Adriano I, No-
ble osserva come il papa nella famosa lettera inviata a Carlomagno (791) citi per London 1990, pp. 177-230, ravv. I-LXVI, in parric. pp. 197-199, tavv. XXX-
nome undici differenti autori greci e ben trentorro delle loro opere: "Greek ir- XXXIV; da ultimo K. Gulowsen, Some lconographic Aspects of the Relationship
self, rhen, and Greak Christian rhoughr were both more well and widely known between Santa Maria Antiqua and the Oratory ofthe Forty Martyrs, in Santa Ma-
in papa! Rome rhan has usually been rhoughr", cfr. Th.F.X. Noble, The Decli- ria Antiqua al Foro cir., pp. 187-197, in parric. 194.
36
ning Knowledge ofGreek cir., p. 61. M. Andaloro, Note sui temi iconografici della Deesis e della Haghiosoritissa, "Ri-
28
/bidem. vista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arre", XVIII 1970, pp.
29
LP II, p. 54; vedi anche A. Ballardini, Dai gesta di Pasquale l ci r., pp. 31-34. 85-153, in parric. p. 96; U. Utro, a. v. Deesis, in Temi di iconografia paleocristia-
30 na, cura e introduzione di F. Biscanti, Città del Vaticano 2000, pp. 165-166.
Per il sacello di San Zenone presso Santa Prassede vedi in particolare B. Brenk,
37 La delegazione romana al secondo concilio di Nicea era costituita da Pietro,
Zum Bildprogramm der Zenokapelle in Rom, "Archivio Espaiiol de Arqueologià',
XLV-XLVII 1973-74, pp. 213-221; M.W Asmussen, The Chapel ofS. Zeno in arciprete della basilica di San Pietro e da Pietro "presbitero, monaco ed egume-
Rome. New Aspects on the lconography, "Analecta Romana Insriruri Danici", XV no del venerabile monastero di San Saba che si trova a Roma", vedi Vedere l'in-
1988, pp. 67-86; G. Mackie, The Zeno Chapel: A Prayer for Salvation, "Papers of visibile cir., p. 29. Per l'attività degli scriptoria dei monasteri greci nel corso del-
rhe British School at Rome", LVII 1989, pp. 172-199; R. Wisskirchen, Zur Ze- l'alto Medioevo, vedi G. Cavallo, La cultura ita!o-greca nella produzione libraria,
nokapelle in S. Prassede, Rom, "Frumirrelalrerliche Studien", XXI 1991, pp. 96- in G. Cavallo-V von Falkenhausen et alii, l Bizantini in Italia, Milano 1982, pp.
108; G. Mackie, Abstract and Vegeta! Design in the Zeno Chapel, Rome: The Or- 497-614, in parric. pp. 503-508. Da ultimo Massimo Bernabò ha segnalato la
namenta! Setting ofan Early Medieval Funerary Programme, "Papers of rhe Brirish vicinanza stilistica del primo e del secondo miniatore del codice Var. gr. 749,
School at Rome", LXIII 1995, pp. 159-182. prodotto probabilmente a Roma (monastero di San Saba?), con la cerchia degli
31
Per la variante iconografica dell'Anastasis nel sacello di San Zenone si veda in artisti arrivi per le decorazioni musive di Pasquale l, vedi M. Bernabò, Cinquan-
particolare C. Davis-Weyer, Die iiltesten Darstellungen der Hadesjahrt Christi, das taquattro dipinti romani della prima metà de! IX secolo inediti o poco noti. Prima
Evangelium Nikodemi und ein Mosaik der Zeno-Kapelle, in Roma e l'età carolin- l'iconografia, poi lo stile, "Segno e testo", I 2003, pp. 309-331, in parric. pp. 327,
gia cir., pp. 183-194, ravv. 71-74; A.D. Karrsonis, Anastasis. The Making of an 329; Id., Le miniature per i manoscritti greci del Libro di Giobbe, Firenze 2004, in
lmage, Princeton 1986, pp. 88-93; per la ricomparsa di questo tipo iconografi- partic. pp. 146-154.
38
co tra X e XIII secolo in Lombardia e nella tradizione beneventana degli Exul- Oakeshorr, I mosaici di Roma cit., pp. 166-168; G. Marrhiae, Mosaici medie-
tet, vedi L. Speciale, Il Descensus degli angeli. Percorsi estravaganti di una tipologia vali delle chiese di Roma, Roma 1967, pp. 235-237; R. Wisskirchen, Santa Ma-
iconografica, in Medioevo: arte lombarda Arri del IV convegno internazionale di ria in Domnica. Oberlegungen zur frii.hesten apsidalen Darste!lung der thronenden
studi, Parma, 26-29 settembre 2001, a cura di A.C. Quintavalle, Parma-Milano Maria in Rom, ''Aachener Kunsrblarrer", LXI 1995-97, pp. 381-393; M. Ancia-
2004, pp. 511-525. loro, L'immagine nell'abside cir., pp. 83-87; E. Thuno, Decus suus splendet ceu
32 Phoebus in orbe. Zum Verhiiltnis von Text und Bild in der Apsis von Santa Maria
La mandorla luminosa che avvolge il Cristo e i due profeti è presente nella Tra-
sfigurazione del Salterio Chudov, Mosca, Museo storico, Cod. 129, fol. 88v. La in Domnica Rom, in Die Sichtbarkeit des Unsichtbaren. Zur Korrelation von Text
miniatura è stata posta a confronto con il mosaico del sacello di San Zenone da und Bild im Wirkugskreis der Bibe!Tiibingen Symposium, a cura di B. Janowski,
Bear Brenk, Zum Bildprogramm cir., pp. 215-216. Tuttavia Gillian Mackie ha ri- N. Zchomelidse, Sriirrgarr 2003, pp. 147-164, Abb. 23-29; C. Ranucci, Il mo-
chiamato l'attenzione sull'irregolarità della "mandorlà' che avvolge il Cristo da saico absidale cir., pp. 228-240; F. Svizzererro, Il mosaico absidale di [Santa Ma-
identificare non con un alone di luce, ma con il profilo del monte Tabor, come ria in Domnica} manifèsto iconodulo: proposta di interpretazione, in Caelius l ci t.,
ha confermato la pulitura del mosaico nell987, vedi G. Mackie, The Zeno Cha- pp. 241-256; M. Andaloro, l papi e l'immagine cir., p. 537.
39
pel cir., p. 182; sulla problemaricirà della lettura di questo dettaglio iconografi- G. Marrhiae, Mosaici medievali cir., p. 235.
40
co nel mosaico di San Zenone si era già espressa Suzy Dufrenne, La manifèsta- Sulla relazione tra la dedica a Maria della basilica esquilina e il concilio di Efe-
tion divine dans l'iconographie byzantine de la Transfiguration, in Nicée Il ci r., pp. so esprime delle riserve S. de Blaauw, Cu!tus et decor. Liturgia e architettura nel-
185-205, in parric. p. 197 e nota 50. Nel mosaico dell'arco absidale dei Santi la Roma tardoantica e medievale, Roma 1994, I, pp. 340-341, 355. Considerato
Nereo e Achilleo, che a Roma costituisce l'immediato precedente della Trasfigu- il resto complessivo della decorazione musiva di età sisrina, lo studioso ritiene
razione di San Zenone, l'ellisse luminosa circoscrive la sola figura del Cristo (cfr. inoltre che illogico culmine del programma decorativo di Santa Maria Maggio-
fig. 6). re dovesse essere Cristo. Silvana Casarrelli Novelli avanza l'ipotesi che il carino
33 Delle tre cappelle annesse da papa Ilaro al battistero lareranense solo la cappel- absidale sisrino accogliesse l'immagine della Trasfigurazione, vedi S. Casarrelli
la di San Giovanni Evangelista conserva parre della decorazione musiva origina- Novelli, l "programmi" decorativi degli edifici di culto, in La comunità cristiana di
ria; dell'oratorio della Santa Croce e della decorazione della cappella di San Gio- Roma e la sua cultura dalle origini all'alto medioevo, a cura di L. Pani Ermini, P.
vanni Battista restano le descrizioni e la documentazione grafica di età moderna. Siniscalco, Città del Vaticano 2000, pp. 269-326, in partic. p. 319.
41
Il sacello di San Zenone si ispira in particolare "al modello evidentemente anco- A più riprese Maria Andaloro ha ribadito l'originalità delle scelte iconografi-
ra autorevole" dell'oratorio della Santa Croce descritto da Onofrio Panvinio che del mosaico di Santa Maria in Dominca "in sé nuovo, mai più ripetuto, ma
(1560 circa) "elegantissimo aureo musivo pictum, cum quatuor angelis Sanctam anche senza tradizione, senza parentele con le altre raffigurazioni coeve dello
Crucem tenentibus", vedi S. Pennesi, l mosaici delle cappelle del battistero !atera- stesso papa", vedi M. Andaloro, L'immagine nell'abside cit., pp. 83-87; Ead., l
nense, in M. Andaloro, L'orizzonte tardoantico e le nuove immagini 312-468, Ro- papi e l'immagine cir., p. 537.
42
ma 2006, pp. 425-436, in parric. p. 434 e F.R. Morerri-S. Pennesi, Battistero La- P.]. Nordhagen, The Earlist Decorations in Santa Maria Antiqua and their Da-
teranense, in M. Andaloro, La pittura medievale a Roma 312-1431. Atlante per- te, ''Aera Insritutum Romanum Norvegiae", I 1962, pp. 53-73, ried. in Id. Stu-
corsi visivi, I, Milano 2006, pp. 203-212, in parric. pp. 205, 208-210 (con bi- dies in Byzantine ci t., pp. 148-176, in partic. 167-170; P. Romanelli-P.J. Nordha-
bliografia essenziale del monumento e della decorazione pittorica). gen, S. MariaAntiqua cir., pp. 36, 59, rav. 24A; P.]. Nordhagen, The Frescoes of
34 H.P. I.:Orange, Lux Aeterna: l'adorazione della luce nell'arte tardo-antica ed al- fohn VII in S. MariaAntiqua in Rome, ''Aera Institutum Romanum Norvegiae",
to-medievale, "Arri della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendi- III 1968, ried. in Id., Studies in Byzantine cir., pp. 297-306.
conti", XLVII 1974-75, pp. 191-202, in partic. pp. 195-196. Per il ricorso a 43 Sul rituale della JtQ00x)'VY]OLc:;, vedi A. Delarre, Le basier, l'agenouillement et
questo dispositivo iconografico nell'Egitto copro alla fine del VII secolo, vedi A. le prosternement de l'adoration (ngoax)'VY]OLc:;), "Bullerin de la Classe cles lerrres
Iacobini, Arte per i monaci nell'Egitto bizantino, Componenti iconiche e componen- et de sciences morales et polirique, Académie royale de Belgique", XXXVII
ti narrative negli affreschi di Bawit, in Medioevo: immagine e racconto Arri del 1951, pp. 432-450.
44 M. Andaloro, L'irruzione delle 'nuove' immagini, in Ead., L'orizzonte tardoanti-
Convegno internazionale di studi, Parma, 27-30 settembre 2000, a cura di A.C.
Quintavalle, Milano-Parma 2003, pp. 63-76, in partic. p. 72. Sulla lunga dura- co cit., pp. 15-31, in parric. p. 19.
45
ta del rema del Cristo-luce nel sacello di San Zenone, vedi V Pace, Cristo-luce a "Il farro è che ciò che vediamo nell'abside di Santa Maria in Domnica non è
Santa Prassede, in Id., Arte a Roma nel Medioevo. Committenza, ideologia e cultu- la raffigurazione della Theotokos ma l'apparizione della sua iconà', così M. An-
ra figurativa in monumenti e libri, Napoli 2000, pp. l 05-123. daloro, l papi e l'immagine cir., p. 537; anche Hans Belring aveva parlato di uno
35 La Deesis in Santa Maria Anriqua è dipinta sul pilastro di sinistra davanti al "schema di un'icona vorivà' e aveva definito sorprendente "la scelta del prorori-

211
po" del mosaico pascaliano, vedi H. Belting, I mosaici dell'aula leonina cit., pp. Domnica fossero i due Giovanni, vedi H. Toubert, Le renouveau paléochrétien à
172, 180 nota 43. Rome au début du XIP siècle, "Cahiers Archéoloquiques", XX 1970, pp. 99-154,
46
F. Gandolfo, Il ritratto di committenza, in M. Andaloro-S. Romano, Arte e ico- rist. in Un'arte orientata. Riforma gregoriana e iconografia, ed. it. a cura di L. Spe-
nografia cit., pp. 144-145. ciale, Milano 2001, pp. 177-227, in partic. p. 222, nota 194.
47 55 Vedi]. Osborne, A Carolingian Agnus Dei ci t.;]. Lindsay Opi e, Agnus Dei ci t.;
]. Croisier, La perduta decorazione dell'oratorio di San Nicola al Patriarchio la-

teranese, in S. Romano, Riforma e tradizione 1050-1198, Milano 2006, pp. 290- M. Andaloro, I papi e l'immagine cit., p. 528-534.
56
293. M. Andaloro, Santa Susanna, in Roma dall'antichità cit., pp. 641-645; Ead., I
48
"Picta manet muro necnon Genitricis imago/In gremio Christum Gestantis, pi- dipinti murali depositati nel sarcofago dell'area di Santa Susanna a Roma, in 1983-
gnus amorum!Quam graduum fratres!proni super altar iacentes!Orando tangunt, ac 1993: dieci anni di archeologia cristiana in Italia Atti del VII Congresso Nazio-
sancta per oscula lambunt", vedi Purchardus, Carmen de gestis Witigowonis abba- nale di Archeologia Cristiana, Cassino, 20-24 settembre 1993, a cura di E. Rus-
tis, PL 139, coll. 351-364, in partic. col. 340, citato in].-C. Schmitt, La cultu- so, Cassino 2003, I, pp. 377-386, tavv. CLXXIV, D-E-F-G; Ead., I papi e l'im-
re de l'imago, "Annales Histoire, Sciences Sociales" LI, l 1996, pp. 3-36, in par- magine cit., pp. 529-531.
tic. p. 12. 57
]. Osborne, A Carolingian Agnus Dei ci t., pp. 73-78; Id., The Early Medieval
49
Canone LXXXII del concilio in Trullo (691 o 692): "Sul divieto per i pittori Sculpture, in TW Potter-A.C. King, Excavations at the Mola di Monte Gelato. A
di rappresentare il Precursore che mostra con il dito un agnello. In alcune pittu- Roman and Medieval Settlement in South Etruria, London 1997, pp. 217-228;
re di immagini sacre è rappresentato un agnello indicato con il dito dal Precur- per l'insediamento di Monte Gelato si veda anche, TW Potter, La Mola di Mon-
sore, agnello il quale è stato assunto come typos della grazia, perché prefigura at- te Gelato e gli scavi dal1986 al1990, in Montegelato. Mazzano Romano. Strati-
traverso la legge il vero agnello, Cristo Dio nostro. Noi, quindi, pur accoglien- grafia storica di un sito della campagna romana, a cura di B. Amendola, F. Fedeli
do gli antichi typoi e le ombre come simboli e prefigurazioni della verità trasmes- Bernardini, Roma 1998, pp. 9-25. In una scheda della lastra frammentaria Lidia
si alla chiesa, preferiamo onorare la grazia e la verità, poiché l'abbiamo ricevuta Paroli ne conferma la destinazione ad un altare e soprattutto inquadra con sicu-
come adempimento della legge. Affinché, quindi, la perfezione possa essere rap- rezza l'opera nell'età di Adriano I (772-795) per la presenza della lettera alfa con
presentata sotto gli occhi di tutti, persino nelle pitture, noi stabiliamo che d'ora traversa orizzontale superiore, paleograficamente corrispondente alle A dell' ar-
in poi, in luogo dell'antico agnello, sia rappresentata anche nelle immagini la raf- chitrave inscritto di Santa Maria in Cosmedin "la cui datazione nell'ultimo quar-
figurazione antropomorfa dell'agnello che ha tolto i peccati del mondo. Cristo to dell'VIII secolo non può essere messa in dubbio", vedi L. Paroli, Lastra d'al-
nostro Dio, per comprendere mediante essa la sublimità dell'umiliazione del Lo- tare in marmo bianco da Mola di Monte Gelato (Roma), scheda di catalogo n. 311,
gos di Dio ed essere portati a ricordare la sua vita nella carne, la sua passione e in Iljùturo dei Longobardi. L'Italia e la costruzione del/Europa di Carlo Magno Ca-
morte salvifica, e la sua redenzione che di lì è derivata al mondo" (traduzione di talogo della mostra, Brescia, Monastero di Santa Giulia, 18 giugno-19 novem-
C. Noce) in I canoni dei concili della chiesa antica, a cura di A. di Berardino, I. I bre 2000, a cura di C. Bertelli, G.P. Brogiolo, Milano 2000, p. 325; M. Ancia-
concili greci, Introduzioni, traduzione e note di C. Noce, C. Dell'Osso, D. Cec- loro, I papi e l'immagine ci t., pp. 528, 532.
58
carelli Morolli, Roma 2006 (Studia Ephemeridis Augustinianum 95), pp. 158- C. Davis-Weyer-J.J. Emerick, The Early 6th Century Frescoes cit., pp. 26-28
159; nello stesso volume rinvio anche all'introduzione ai canoni del concilio in (con proposta di datazione al primo quarto del IX secolo); M. Andaloro, I papi
Trullo curata da Carla Noce (con bibliografia), pp. 91-93. e l'immagine cit., pp. 531-532 (con datazione 779-780); da ultimo, P. Pogliani,
50
Per le tensioni a lungo intercorse tra la Sede apostolica e Costantinopoli in se- Santi Silvestro e Martino ai Monti, in M. Andaloro, Atlante I cit., pp. 253-268,
guito alla definizione dei canoni del conci! o in Trullo vedi ]. Osborne, A Caro- in partic. pp. 256, 266-267 (con bibliografia essenziale del monumento e della
lingian Agnus Dei Relief from Mola di Monte Gelato, Near Rome, "Gestà', decorazione pittorica).
59
XXXII/2 1993, pp. 73-78 e J.-M. Sansterre, Le pape Constantin Ice (708-715) et M. Andaloro, I papi e l'immagine cit., p. 532; da ultimo G. Bordi, San Loren-
la politique religieuse des empereures ]ustinien II et Philippikos, "Archivum Histo- zo Jùori le mura, in M. Andaloro, Atlante I cit., pp. 77-94, in partic. p. 89 (con
riae Pontificiae", XXII 1984, pp. 7-29. bibliografia essenziale del monumento e della decorazione pittorica, Atlante a
51
La preghiera dell'Agnus Dei è di origine orientale, su questo argomento vedi cura di M. Mencherini, D. Sgherri).
60
in particolare ]. Lindsay Opie, Agnus Dei, in Ecclesiae Urbis Atti del congresso I.:epoca di fondazione del monastero benedettino di San Giovanni di Miistair
internazionale di studi sulle chiese di Roma IV-X, a cura di F. Guidobaldi, A. nel Cantone dei Grigioni coincidono con le date di regno di Carlo Magno, co-
Guiglia Guidobaldi, III, Città del Vaticano 2002, pp. 1813-1840, in partic. pp. me confermano le analisi dendrologiche compiute sui legni del tetto inseriti nel
1830-1831. A Sergio I, che era siriano, si deve anche l'introduzione nell'anno ec- frontone dell'abbaziale e delle tavole che separano i due piani della adiacente
clesiastico romano della celebrazione e dell'organizzazione di quattro feste ma- cappella della Santa Croce, oltre che il carattere unitario e "le generose dimen-
riane, di origine bizantina, vedi S. de Blaauw, Cultus et decor cit., I, p. 33. sioni del complesso monastico iniziale", vedi H.R. Sennhauser-H.R. Courvoi-
52
G. Matthiae, Mosaici medievali cit., p. 211. Dopo il restauro dei mosaici dei sier, Mustair, Kloster St. Johann, I, Zur Klosteranlage, vorklosterliche Bejùnde, Zii-
Santi Cosma e Damiano, conclusosi nel1997, l'ipotesi di Matthiae è stata nuo- rich 1996 (Veroffentlichungen des Instituts fur Denkmalpflege an der ETH Zii-
vamente ribadita da Vitaliano Tiberia che però, in appendice al suo saggio, pub- rich, 16,1); H.R. Sennhauser, Kloster Mustair. Grndungszeit und Karlstradition,
blica a cura di Marco Verità i risultati analitici delle tessere vitree provenienti dal- in Konig, Kirche, Adel, Lana, Bozen 1999, pp. 125-150. Per la scultura carolin-
l' arco absidale dei Santi Cosma e Damiano e un loro confronto con le tessere del gia di Miistair vedi lo storico volume di]. Zemp-R. Durrer, Das Kloster zu Mun-
catino absidale: "La costanza di quasi tutti i componenti fa supporre non solo ster in Graubunden, Kunstdenkmaler der Schweiz Mitteilungen der Schweizerischen
una stessa tecnologia, ma anche una stessa provenienza delle materie prime usa- Gesellschaft for Erhaltung historischer Kunstdenkmaler, Neue Folge V-VII, Genf
te per la fusione dei vetri", vedi M. Verità, Analisi di tessere musive vitree prove- 1906-1910 e da ultimo K. Roth-Rubi-H.R. Sennhauser, Mustair, Kloster St. ]o-
nienti dall'arco absidale della basilica dei Santi Cosma e Damiano, in Roma, in V hann. Arbeitskatalog der jlechtwerksteine mit Terminus ante von 957, Miistair
Tiberia, Il mosaico restaurato. L'arco dei Santi Cosma e Damiano, Roma 1998, pp. 2005, in particolare la scheda Pla 4, con rilievo e sezione della lastra con l'Agnus
81-90 e Id., Tecniche di fabbricazione dei materiali musivi vitrei. Indagini chimi- Dei. I.:ipotesi ricostruttiva del pluteo collocato all'accesso del presbiterio la rica-
che e mineralogiche, in Medieval Mosaics. Light, Color, Materials, a cura di E. Bor- vo da un'immagine pubblicata nella breve Guida d'arte n. 2597 (2005) edita da
sook, F. Gioffredi Superbi, G. Pagliarulo, Cinisello Balsamo 2000, pp. 47-64 in Schnell & Steiner. Insieme a un gruppo cospicuo di frammenti scultorei, il rilie-
partic. tabella 4. La sostanziale uniformità dei caratteri morfologico-stilistici del- vo con l'Agnus Dei e il Battista è stato rinvenuto frammentario e reimpiegato
l'intera decorazione, esclude l'ipotesi di un più tardo reimpiego di materiali nel- nelle murature della torre Pianta di età ottoniana, è certa dunque la datazione
l' arco absidale e conferma l'attribuzione della messa in posa del tessellato sia ab- del pezzo ante 957, ma è ancora da precisare la sua cronologia tra la fondazione
sidale sia dell'arco all'epoca di Felice IV (526-530). della chiesa abbaziale e quella della torre. Lo speciale soggetto figurativo della la-
53 Per un riesame del dibattito critico sul foglio del Codex Farfense (ultimo quar- stra potrebbe essere indicativo per una datazione alla fine dell'VIII secolo, noto
to dell'XI secolo), vedi ora G. Bordi, L'Agnus Dei, i quattro simboli degli evange- in proposito come il San Giovanni Battista, ammantato con le pelli di capra e
listi e i ventiquattro Seniores nel mosaico della facciata di San Pietro in Vaticano, in con in mano l'imago clipeata dell'Agnello ripeta l'iconografia bizantina preicono-
M. Andaloro, L'orizzonte tardoantico cit., pp. 416-418. clasta che ricorre ad esempio nella cattedra giustinianea dell'arcivescovo Massi-
54
Di quest'ultimo avviso sono in particolare G.B. Ladner, I ritratti dei papi cit., mlano.
61
p. 136; H. Belting, Der Einhardsbogen cit., pp. 102-103, C. Davis-Weyer-J.J. ]. Osborne, A Carolingian Agnus Dei ci t., p. 78 nota 27.
62
Emerick, The Early 6th Century Frescoes at S. Martino, "Romisches Jarbuch fur M. Andaloro, I papi e l'immagine cit., in partic. pp. 528-534.
63
Kunstgeschichte", IX 1984, pp. 3-58, in partic. p. 26. Anche Helene Toubert Si veda ora la ricostruzione in 3D del lato ovest dell'ambiente M in M. Ancia-
credeva possibile che i personaggi nei pennacchi dell'arco di Santa Maria in loro, Atlante I cit., p. 267, X.

212
64 76
A. Acconci, Note sulla decorazione pittorica altomedievale del nartece pelagiano N ella prefazione al Tractatus in Epistolas ad Corinthios inviato nell' 821 a Teo-
di S. Lorenzo jùori le mura, in Ecclesiae Urbis cit., III, pp. 1789-1812; M. Ancia- demiro di Psalmody Claudio ricorda: "Post medium veris procedendo armatus
loro, l papi e l'immagine cit., p. 532; da ultimo G. Bordi, San Lorenzo jùori le pergamena pariter cum arma ferens, pergo ad excubias maritimas cum timore
mura, in M. Andaloro, Atlante I cit., pp. 77-94, in partic. pp. 81 e 91. excubando adversus Agarenos et Mauros: nocte tenens gladium et die libros et
65 calamum implere conans ceptum desiderium", v. Claudius, Praef Corinth., in
Sull'opera di Ambrogio Autperto e la sua fortuna critica vedi in particolare C.
Leonardi, Spiritualità di Ambrogio Autperto, "Studi Medievali", IX 1968, pp. 1- MGH, Epistolarum IY, Epistolae Karolini aevi II, ed. E. Diimmler, Berolini
131. Per l'edizione critica dell' Expositio in Apocalypsin, vedi Ambrosius Autper- 1895, pp. 600-602, in partic. p. 601; sei anni più tardi, nell' explicitdel commen-
tus, Opera, ed. R. Weber, Turnholti 1975 (Corpus Christianorum Continuatio tario su Giosuè (Tractatus in libro lesu Nave): "Sedentibus enim nobis cum mul-
Medievalis, XXVII-XXVIIA); e inoltre S. Bovo, Le fonti del commento di Ambro- ta tribulatione in praesidio maritimi littoris propter infestationem Maurorum ex
gio Autperto sull'Apocalisse, "Studia Anselmianà', XXVII-XXVIII 1951, pp. 372- iussione principum nostrorum, et ira ibidem, ex dictis maiorum nostrorum, in
402. duabus ebdomadibus brevi hoc sermone comprehendi opusculum in tanta an-
66
Cfr. Ambrogio Autperto, Expositio in Apocalypsin cit., pp. 503-504. xietate ut nocre uteremur gladio et die calamo", vedi Claudius, !es., ed. P. Boul-
67
Per le corrispondenze fisiognomiche dei santi e dei profeti che affollano i mo- hol, Claude de 7ìtrin cit., p. 418.
77 È Claudio stesso a ricordare nell'Apologeticum l'ampia diffusione di dicerie in-
saici pascaliani rinvio alle osservazioni di G. Curzi, La decorazione musiva cit., p.
42, nota 43. famanti sul suo conto, vedi Apologeticum atque rescriptum Claudii Episcopi ad-
68
Una galleria di fisionomie paragonabile a quella dei mosaici romani del primo versus Theutmirum abbatem in MGH, Epistolarum IV, Epistolae Karolini aevi II,
quarto del IX secolo si riscontra nelle miniature dei Sacra Parallela (Parisinus ed. E. Dummler, Berolini 1895, pp. 610-613, in partic. p. 610; una traduzione
Graecus 923), vedi K. Weitzmann, The Miniatures ofthe Sacra Parallela (Parisi- francese degli excerpta dell'Apologeticum si può leggere in P. Boulhol, Claude de
nus Graecus 923), Princeton 1979, cfr. tavv. I- CLXII; a questo studio di Weitz- Turin cit., pp. 325-330.
78
mann rinvio per la definizione del "double-line fold sryle" che lo studioso riferi- A questo proposito, vedi P. Boulhol, Claude de Turin cit., pp. 25-26. Le ope-
sce anche al tratramento dei panneggi sia nei mosaici sia nella decorazione figu- re di Giona di Orléans e di Dungal di Pavia sono edite nella Patrologia latina,
rata del reliquiario argenteo di Pasquale I al Sancta Sanctorum, ibidem, pp. 17- Jonas, De cultu imaginum, PL 106, coli. 305-388; Dungalus Scoto, Responsa
18, 25. Il manoscritto parigino, di altissimo pregio, è stato riferito da Kurt contra perversas Claudii Taurinensis episcopi sententias, PL 105, coli. 463-530.
79
Weitzmann all'area palestinese e datato alla prima metà del IX secolo; recente- A riguardo si veda Thuno, lmage and Relic ci t., pp. 132-139, che però legge in
mente Massimo Bernabò si è invece pronunciato per una datazione alla seconda modo unilaterale l'Apologeticum, inteso come un mero attacco rivolto contro gli
metà del IX secolo e per una possibile localizzazione dei Sacra Parallela, se non orientamenti iconofili e favorevoli al culto delle reliquie della Sede romana.
80
a Costantinopoli, in un ambito che aveva familiarità con la produzione libraria Il commento di Pasca! Boulhol all'Apologeticum si struttura come una docu-
della capitale bizantina, vedi M. Bernabò, L'illustrazione del salmo l 05 (I 06) a mentatissima inchiesta nel capitolo intitolato Le dossier de l'accusation, vedi P.
Bisanzio ed una nota sui Sacra Parallela di Parigi, "Medioevo e Rinascimento", Boulhol, Claudede Turin cit., pp. 87-166.
81
XIV n. s. 11, 2000, pp. 85-109, in parti c. pp. l 08-1 09; a un altro studio di Ber- Interpreto come un "dato di cronacà' quello che Boulhol ha letto come un ri-
nabò rinvio per la relazione tra i Sacra Parallela di Parigi e la tradizione illustra- ferimento scritturistico a Lam 2,16 o 3,46 e Sal 123,3 usato da Claudio per au-
tiva greca del Libro di Giobbe che a Roma ha un importante testimone con 54 torappresentarsi come il "giusto perseguitato". Il riferimento biblico potrebbe
miniature del primo quarto del IX secolo (Vat. gr. 749), vedi Id., Le miniature non essere solo un espediente retorico, in altri scritti infatti Claudio ricorda la
per i manoscritti greci cit., pp. 154-156. La trama di rinvii che si disegna attra- cattiva accoglienza riservata alla sua predicazione da parte dei suoi diocesani, si
verso questa peculiare tradizione manoscritta di area mediterranea sembra con- veda in proposito nella prefazione del commentario al Levitico (823), il passo ci-
fermare nella Roma "carolingià' una contiguità, anche operativa, della cultura la- tato da P. Boulhol, Claude de Turin cit., p. 23 nota 48.
82
tina e di quella greca. Ecco le parole lette nel consesso di Nicea dal diacono Epifania " ... sappiamo
69
R. Krautheimer, The Carolingian Revival of Early Christian Architecture che l'icona non è nient'altro che un'immagine che esprime un'imitazione del suo
(1942), ried. in Architettura sacra paleocristiana e medievale e altri saggi su Rina- prototipo. È per questo che le viene attribuito il nome di quello, e con quello ha
scimento e Barocco, Torino 1993, pp. 151-219, in partic. pp. 179-188; P.J. Nor- in comune il solo nome, e per questo è veneranda e santà', vedi Vedere l'invisi-
dhagen, Un problema iconografico e tecnico a S. Prassede, in Roma e l'età carolin- bile cit., pp. 132-133.
83
gia cit., pp. 159-166; A. Ballardini, Dai gesta di Pasquale l cit., pp. 65-67. Arcivescovo di Lione dall'816, Agobardo professò uno spiccato orientamento
70
G. Mackie, The Zeno Chapel cit. iconofobo che però non si espresse mai in un'iconoclastia attiva, egli ci ha lascia-
71
MGH, Epistolarum V, Epistulae Karolini aevi III, ed. E. Diimmler, K. Ham- to il De picturis et imaginibus, opera a lungo ritenuta ispirata all'Apologeticum di
pe, Berolini 1899, in partic. pp. 49-50; cfr. M. Andaloro, l papi e l'immagine cit., Claudio di Torino. I.: editore dell'Opera omnia di Agobardo, Lieven van Acker, ha
pp. 526-528. Anche Emmanuel Lanne considera attentamente questo passo del- recentemente dimostrato il contrario, ovvero che è stato Claudio a ispirarsi al De
la lerrera di papa Adriano, vedi E. Lanne, Rome et les images saintes ci t. Largo- picturis; anche Pasca! Boulhol è dello stesso parere, vedi P. Boulhol, Claude de
mento iconofilo della "tradizione" ha una parte importante anche nell' Horos del Turin cit., pp. 80-81. Il testo dell'Apologeticum di Claudio "vivi potius quam
secondo concilio di Nicea: " ... noi preserviamo senza alcuna innovazione tutte le mortui" modifica l'espressione di Ago bardo "vivi magis quam picri ... " che si leg-
tradizioni della Chiesa, decretate per il nostro bene in forma scritta o non scrit- ge appunto nel De picturis et imaginibus, vedi Agobardus archiepiscopus Lugdu-
ta. Una di queste tradizioni è la rappresentazione pittorica iconografica, a con- nensis, Opera Omnia, ed. L. Van Acker, Turnhout 1981 (Corpus Christianorum
ferma dell'incarnazione del Verbo di Dio ... ", vedi Vedere l'invisibile ci t., p. 147. Continuatio Medievalis LII), pp. 151-181, in partic. p. 177.
72 84
Opus Caroli contra synodum (Libri Carolini), MGH, Concilia II, Supplemen- Di grande interesse sono le considerazioni che Pasca! Boulhol dedica al setti-
tum I, ed. A. Freeman, P. Meyvaert, Hannoverae 1998, pp. 97-55; vedi anche A. mo excerptum del quale lo studioso individua la matrice e il modello in una pa-
Freeman, Theoduifùs of Orléans and the Libri Carolini, "Speculum", XXXII gina dei Libri Carolini. Boulhol nota, in particolare, come Claudio nella sua "re-
1957, pp. 603-705; Ead., Carolingian Orthodoxy and the Fate ofthe Libri Caro- vue sarcastique des médiations de divin" passi dall'uso del singolare a quello del
lini, "Viator", XVI 1985, pp. 65-1 08; Ead., Scripture and lmages in the Libri Ca- plurale, per sottolineare un principio inaccettabile dal suo punto di vista e cioè
rolini, in Testo e immagine nell'alto medioevo XLI Serrimana di Studio del CI- che attraverso il processo mimetico della rappresentazione l'oggetto unico e sto-
SAM, Spoleto 15-21 aprile 1993, Spoleto 1994, pp. 163-195. rico - croce/vergine/mangiatoia/agnello ecc. - divenga tanti oggetti che gli so-
73 Sarà Pascasio Radberto (t 860) a distinguere tra veneratio e adoratio, vedi P. migliano, rivelando in questo modo un tratto distintivo del pensiero iconoclasta
Boulhol, Claude de Turin ci t., p. 72 nota 12, p. 74. che consiste nell'"ignorer le symbolisme des actes cultuales", che informa al con-
74 trario la teoria dell'immagine del secondo concilio di Nicea, vedi P. Boulhol,
Per l'epoca di Ludovico il Pio, Pasca! Boulhol parla di una certa elasticità del
sistema franco sulla questione delle immagini, distinguendo presso i vescovi Claude de Turin cit, pp. 140-143.
85
franchi quattro correnti iconologiche. Tra esse la più "progressistà' professava Ju.M. Lotman, Il problema di una tipologia della cultura (1967), in Ju.M. Lot-
una moderata iconofilia e ammetteva che si rendessero degli honores alle imma- man-VV Ivanov et alii, Semiotica della letteratura in URSS, s.!. 1969, cit. in S.
gini (Walafrido Strabone); apparteneva a questo orientamento anche l'irlandese Casartelli Novelli, Il 'codice' figurativo. Letture di semiotica generale e di semiotica
Dungal, il più vicino alle posizioni romane, vedi P. Boulhol, Claude de Turin ci t., sistemica, Roma 1996, p. 160.
86
pp. 70-77. Vedi P. Boulhol, Claude de Turin ci t., pp. 126-131.
75 Per il profilo biografico di Claudio di Torino, la sua formazione intellettuale e 87
Su questo punto, vedi ibidem, in partic. pp. 157-163.
88
la sua escalation ecclesiastica rinvio alla prima parte del volume di P. Boulhol, A. Ballardini, Dai gesta di Pasquale l cit., pp. 16-18.
89
Claude de Turin cit., pp. 15-65. È Dungal a ricordare l'arrogante rifiuto di Claudio a partecipare al sinodo pa-

213
rigino: "Propter istam autem insanissimam perversitatem renuit ad conventum p lesso episcopale fino all'età longobarda, in Archeologia a Torino. Dall'età preroma-
occurrere episcopo rum, vocans illorum synodum congregationem asino rum", na all'Alto Medioevo, a cura di L. Mercando, Torino 2003, pp. 301-317.
93
vedi Dungalus Scoto, Responsa contra perversas Claudii Taurinensis episcopi sen- Il ciclo pittorico di Santa Prassede dedicato ai martiri Claudio, Giasone, Mau-
tentias, PL 105, col. 529. ro, Celso, Giuliano e Basilissa, Crisanto e Daria è solo parzialmente conservato
90 Per il culto della croce in Occidente tra l'VIII e il IX secolo, vedi P. Boulhol, all'interno dell'attuale torre campanaria (braccio sinistro del transetto), vedi C.
Claude de Turin cit., pp. 135-139. Limportanza assunta dal culto della croce in Zaccagnini, Nuove osservazioni sugli affreschi altomedievali della chiesa romana di
ambito carolingio è attestata dagli scritti di Eginardo e dagli inni di Rabano S. Prassede, "Rivista dell'Istituto Nazionale d'Archeologia e storia dell'arre", LIV
Mauro, vedi Einhardus, Quaestio de adoranda cruce, in MGH, Epistolarum V, 1999, pp. 83-114; sulla decorazione musiva della basilica, vedi P.J. Nordhagen,
Epistulae Karolini aevi III, ed. E. Dummler, K. Hampe, Berolini 1899, pp. 146- Un problema iconografico cit.; M.B. Mauck, The Mosaic ofTriumphal Arch of S.
149 e Rabanus Maurus, In honorem Sanctae Crucis, ed. M. Perrin, Turnholti Prassede: A Liturgicallnterpretation, "Speculum", LXIV, 4, 1987, pp. 813-828;
1997 (Corpus Christianorum Continuatio Medievalis C). R. Wisskirchen, Das Mosaik Programm von S. Prassede in Rom: lconographie und
91
P. Boulhol, Claude de Turin cit., pp. 143-145, in linea con questo pensiero, lo Iconologie, "Jahrbuch fiir Antike und Kristentum Erganzungband", XVII 1990;
studioso non ritiene plausibile l'ipotesi di Silvana Casartelli Novelli che ha rife- e da ultimo S. Pennesi, Santa Prassede, in M. Andaloro, Atlante I ci t., pp. 295-306
rito un cospicuo nucleo di marmi a decoro astratto alla committenza del vesco- (con bibliografia essenziale del monumento e della sua decorazione pittorica).
94 LP Il, in partic. pp. 54-55; per i tessuti con iconografie sacre commissionati
vo Claudio, obiettando come "la géometrisation de la croix dans l'entrelac de
marbre n'est pas le propre du groupe épiscopal de Turin: tout à fait traditionel- da Pasquale I nominati nel Li ber Pontificalis, vedi M. Andaloro, Immagine e im-
le, elle se trouve dans maintes autres églises de la mème époque". Per l' attribu- magini cit., in partic. pp. 57-59; Ead., l papi e l'immagine cit., pp. 534-537.
zione dei marmi della cattedrale di Torino a Claudio l'Iconoclasta, vedi S. Casar- 95 H. Belting, Il culto delle immagini cit., pp. 147-162; M. Andaloro, Dal ritrat-

telli Novelli, Le fobbriche della cattedrale di Torino dall'età paleocristiana all'alto to all'icona, in M. Andaloro-S. Romano, Arte e iconografia ci t., pp. 23-54, in par-
medioevo, "Studi medievali", XII, 2, 1970, pp. 617-658, tavv. I-X; Ead., La Dio- tic. pp. 40-54; Ead., l papi e l'immagine cit., pp. 534-535.
96 Per i passi interpolati della lettera di Gregorio Magno a Secondino citati nella
cesi di Torino, Corpus della Scultura Alto medievale VI, Spoleto 1974, in parti c. pp.
184-228, nn. 108-148, tavv. XC-CXXII; Ead., La cattedrale ed i marmi carolin- lettera di papa Adriano a Carlomagno, vedi MGH, Epistolarum V, Epistulae Ka-
gi di Torino nelle date dell'episcopato di Claudio l'iconoclasta, "Cahiers archéologi- rolini aevi III, ed. E. Dummler, K. Hampe, Berolini 1899, pp. 19-20, 43, 55-
ques", XXV 1976, pp. 93-100; Ead., L'intreccio geometrico del !X secolo, scultura 56. Il testo della lettera a Secondino con inrerpolazioni è pubblicato in MGH,
delle cattedrali riformate e "forma simbolica" della rinascenza carolingia, in Roma e Epistolarum Il, pars III, Gregorii l papae Registrum epistolarum Il, Libri VIII-XIV,
l'età carolingia cit., pp. 103-113; e più di recente A. Crosetto, Croci e intrecci: la ed. L.M. Hartmann, Berolini 1899, pp. 142-149, in partic. 147-149. Si deve a
scultura altomedievale, in Archeologia in Piemonte. III, Il Medioevo, a cura di L. Schmitt l'aver richiamato l'attenzione sul significato della citazione di questo te-
Mercando, E. Micheletto, Torino 1998, pp. 309-323, in partic. pp. 318-319; sto nella lettera di papa Adriano, vedi J.-C. Schmitt, L'Occident, Nicée Il et les
Id., Una traccia: la produzione scultorea della piena età Carolingia in Piemonte, in images du VIII' au XIII' siècle, in Nicée Il cit., pp. 271-301, in partic. pp. 273-
Alle origini del romanico. Monasteri, edifici religiosi, committenza tra storia e ar- 277.
97 Nella citazione adrianea della lettera di Gregorio a Secondino si notano anche
cheologia (Italia settentrionale, secoli IX-X) Atti delle III Giornate di Studi Medie-
vali, Castiglione delle Stiviere, 25-27 settembre 2003, a cura di R. Salvarani, G. alcune attenuazioni lessicali, per esempio consideras anziché desideras e ardescat
Ardenna, G.P. Brogiolo, Brescia 2005, pp. 165-188, in partic. pp. 167-171. Sul- invece di inardescat, cfr. MGH, Epistolarum V, Epistulae Karolini aevi III, ed. E.
l' argomento, ma in sintonia con Boulhol, vedi da ultimo A. Ballardini, l marmi Dummler, K. Hampe, Berolini 1899 pp. 20, 43.
98
della cattedrale di Torino cit., pp. 440-442 e Schede 12-17, pp. 443-447; Ead., Jean-Claude Schmitt osserva come il sentimento della compunzione sia una
"Taurini mater totius episcopatus ecclesia" ci t. nozione importante della teologia morale di Gregorio Magno: "elle désigne le
92
Sull'antico complesso cattedrale di Torino, alla luce dei recenti scavi archeolo- sentiment d'humilté douloureuse de l'fune qui se découvre pécheresse [... ] elle
gici diretti dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte, vedi L. Pejrani Ba- ajoute aux fonctions de l'image une dimension affective qui, par son développe-
ricco, La basilica del Salvatore e la cattedrale di Torino: considerazioni su uno sca- ment continu, allait peu à peu changer en profondeur les attitues à l'égard cles
vo in corso, in Archeologia in Piemonte cit., pp. 133-149; Ead., L'isolato del com- images ... ", vedi J.-C. Schmitt, L'Occident, Nicée Il cit., p. 276.

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