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Patristica, Cosmologia, Basilio

Lo splendore e la santità del cosmo fu esaltata nell’opera di Basilio di Cesarea (329-


379 d.C.) che visse all’incirca un secolo dopo Origene nella regione della
Cappadocia. Redasse moltissimi scritti di carattere dogmatico, ascetico, discorsi ed
omelie. L’Esamerone raccoglie una selezione di testi dedicata ai sei giorni della
creazione, ed alla descrizione delle radici invisibili del creato. “Dalla bellezza delle
cose visibili riconosciamo Colui che supera ogni bellezza” 1 si legge nella prima di
questa serie di omelie, dove Basilio glorifica con formule analogiche e poetiche la
sapienza e l’arte della creazione ed il suo artefice sovrano. La comprensione della
verità divina é offerta allo spirito, mediante le cose visibili e sensibili, che guidano la
conoscenza nella penetrazione delle realtà invisibili. Nel ripercorre le tappe della
Genesi, atto creativo di Dio2, Basilio racconta come il suo artefice penetri la sostanza
degli esseri, nel connettere le singole parti fra loro, e nel dare all’universo
omogeneità, accordo interno e perfetta armonia 3. Nel primo moto del tempo
(sembrerebbe non concordare, su questo punto, con l’idea espressa da Origene) , cielo
e terra furono posti come base nella creazione e nell’ordinamento del mondo visibile.
Basilio annovera la possibilità che sia intercorsa trai due estremi - celeste e terrestre -
un’esistenza di mezzo contemporaneamente generata. Come ogni elemento cosmico 4,
i corpi celesti luminosi sono intesi come traccia della presenza divina, ma mentre

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Basilio di Cesarea, Sulla Genesi, Omelia I,11. A cura di Mario Naldini, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo
Mondadori Editore, Milano 1990.

2
E’ interessante sottolineare come Basilio paragoni l’atto divino della Genesi, iniziato in un attimo fuori dal tempo,
all’opera di un artista, il cui lavoro manifesto permane, portando traccia delle virtù operative del suo autore. Fra le arti
alcune si dicono creative, altre pratiche, altre ancora teoriche. Il fine delle arti teoriche è l’attività intellettiva; quello
delle arti pratiche è il movimento del corpo, cessato il quale nulla più esiste o rimane percettibile allo sguardo: infatti
un fine della danza e dell’arte del flauto non c’è, ma la loro azione finisce in sé stessa. Nelle arti creative, invece,
anche quando cessa la loro attività, l’opera rimane. Così nell’architettura, nell’edilizia, nell’arte metallurgica e
nell’arte della tessitura, e in quante altre del genere: anche in assenza dell’artefice, esse manifestano chiaramente in sé
stesse le virtù operative, ed è possibile così ammirare nell’opera l’architetto, il fabbro e il tessitore. Perché fosse
manifesto che il mondo è un’opera d’arte offerta alla penetrante conoscenza di tutti, così che per suo mezzo venga
riconosciuta la sapienza del suo Creatore, il saggio Mosé non usò altra parola se non questa: In principio Dio creò.
Non disse «ha prodotto» oppure «ha fondato», ma «ha creato». Basilio di Cesarea, Sulla Genesi, Omelia I,7. A cura di
Mario Naldini, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990, pp. 21-25.

3
Basilio di Cesarea, Sulla Genesi, Omelia I,7. A cura di Mario Naldini, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo
Mondadori Editore, Milano 1990, pp. 21-25.

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“Sia in terra che nell’aria, nel cielo e nell’acqua, nella notte e nel giorno, ed in tutto l’universo visibile, noi possiamo
chiaramente percepire le memorie del nostro benefattore. Basilio di Cesarea, Sulla Genesi, Omelia III,10. A cura di
Mario Naldini, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990.
tutte le opere della creazione possono essere lette come allegorie di Dio, le stelle ed i
pianeti sono segni testimoniali della creazione stessa, strumento di orientamento e
guida per le creature terresti5. Nell’Esamerone Basilio ricorda al suo lettore come il
racconto genesiaco della creazione abbia omesso volutamente molti dettagli, affinché
la Scrittura che ha come fine ultimo il perfezionamento dell’intelletto umano, non sia
confusa con un compendio di cosmologia6. Lo sguardo di Basilio, ascetico, nel
misurarsi con la struttura e con le proporzioni dell’universo tende a coglierne in
primo luogo l’ordine e l’origine spirituale 7. La polisemia del suo linguaggio è rivolta
ad oltrepassare la struttura delle cose, per addentrarsi e contemplare la loro sorgente 8.
Pertanto, è preferibile non travisare il suo discorso ricercandovi una mappatura
sensibile del cosmo, quanto piuttosto annoverare i segnali di una gradualità (se non di
un’esplicita struttura gerarchica come previsto ad esempio dall’ermeneutica di Proclo
o di Origene) che intercorre tra uomo, terrestre per natura eppure opera nata dalle
mani di Dio, ed esseri irrazionali. Basilio, rendendo espliciti i tratti di queste
distinzioni di qualità, restituisce all’uomo la possibilità di trascendere i piani cosmici,
rendendosi così capace di elevarsi sino al cielo9.

5
Gerhart B. Ladner, Il Simbolismo Paleocristiano, Milano 2008, pp. 96-100.
6
G. A. Nigno, Il silenzio come strategia di comunicazione negli scritti di Basilio di Cesarea, Silenzio e Parola. Atti del
XXXIX Incontro di studiosi dell’antichità cristiana, Roma, 6-8 maggio 2010. Academia.edu, p. 363.

7
Basilio, nella seconda omelia, asserisce che lo Spirito Santo fosse partecipe dell’attività fecondativa di generazione.
Cfr. Basilio di Cesarea, Sulla Genesi, Omelia II, 6. A cura di Mario Naldini, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo
Mondadori Editore, Milano 1990, pp. 57-59.

8
Se l’immensità del cielo supera la capacità della mente umana, quale pensiero potrà rintracciare la natura di ciò che
è eterno? Se il sole, che pure è corruttibile, è così bello, così grande, così veloce nel suo movimento, così regolare nel
compiere i suoi giri, d’una grandezza proporzionata al tutto sì da non oltrepassare un misurato rapporto con
l’universo; mentre la sua bellezza lo rende come l’occhio lucente della natura che splende nel creato; se la sua vista
non cessa di saziare, quale sarà nella sua bellezza il sole della giustizia? Se per un cieco è un danno non vedere il sole,
quale danno non sarà per un peccatore essere privato della luce vera? Basilio di Cesarea, Sulla Genesi, Omelia VI, 1.
A cura di Mario Naldini, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990, pp. 165-169.

9
Ibidem.

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