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Archeologia TP 1440 p.

Beltrn Arturo

ARCHEOLOGIA
CRISTIANA

p. Beltrn Arturo

Archeologia cristiana. Un introduzione.

1.1 Definizione.

Dovremmo cominciare lo studio dellarcheologia cristiana delimitando il suo oggetto, le sue caratteristiche e la sua
funzione nel campo degli studi di teologia. Voi siete studenti di teologia e questa materia vi pu aiutare a capire meglio il
cristianesimo degli origini, lo sviluppo della teologia e anche la comprensione dei vangeli.
Etimologicamente archeologia lo studio delle cose antiche, un termine che proviene dal greco arjaios (vecchio,
antico) e logos (discorso, trattazione). Il Grande Dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, definisce
larcheologia come Scienza dellantichit che studia sotto laspetto dellarte, le istituzioni, delle religioni, dei costumi, delle
lingue in quanto espressione da monumenti figurati, edifici e soggetti duso civile e religioso. Cos la nostra materia
sarebbe lo studi dellantichit, che abbraccia tutti i tipi di resti: architettura, pittura, scultura, mosaico che servono a
conoscere e capire la cultura che li ha prodotti in un area e in un tempo limitati.
Il termine archeologia fu usato per la prima volta da Tucidide nel mondo greco, da Dionisio di Alicarnasso nel mondo
romano, e da Flavio Giuseppe nel mondo giudaico. Nella civilt romana equivaleva alla storia delle cose antiche, il rebus
antiquis. Soltanto alla fine dell800 il termine archeologia si concretizz nello studio dei resti di civilizzazioni antiche. In
questo senso larcheologia, come gi abbiamo detto, si concretizzo nello studio dei resti delle culture antiche.
Esistono molti tipi di archeologia, perch molte sono state le culture durante la storia dellumanit. C la archeologia
preistorica, larcheologia greca, larcheologia romana, larcheologia precolombiana. E per noi larcheologia cristiana. Si pu
parlare veramente di archeologia cristiana? Penso di si perch le prime persone che si sono convertite alla nuova religione
predicata da Ges hanno creato utensili, edifici, opere darte frutto della sua esperienza spirituale che ci aiutano a capire
meglio la sua fede, come vivevano, come capivano il mondo Questo il campo dellarcheologia cristiana, studiare tutte le
testimonianze lasciate dagli antichi cristiani. Pero non come frutti di una cultura, il cristianesimo non un fatto culturale ma di
fede, perch il cristianesimo si sparse per tutte le culture dellantichit fuori del mondo ellenistico romano. Cos non si pu
identificare larcheologia cristiana come un periodo della tardoantichit, perch molto pi amplia. Noi nel nostro corso
parleremo delle fonti letterarie, dei riti funerari, delle catacombe, le basiliche, mosaici, pitture, sarcofagi. Cio di elementi
letterari, artistici e culturali visti attraverso lottica della fede.
Secondo alcuni autori non si deve parlare di una archeologia cristiana, ma di un arte cristiana primitiva, perch questa
si sviluppa in un periodo in cui gi possediamo molti documenti scritti che ci aiutano a capire meglio i monumenti ritrovati, ma
il monumento, il dato archeologico, ci pu aiutare a capire e a conoscere meglio anche il dato scritto, perch non sempre queste
dice la verit. Tutti sappiamo quanto soggettivo possa essere uno scritto,e quanto possa indurre a errore prendere come assoluta
linformazione data da uno determinato documento, per questo ogni verit soprattutto si antica, cio se la troviamo scritta
in un documento, testimoniata in qualche elemento deve essere capita. La verit qualcosa che si deve cercare,
comprendere Ogni periodo della storia, soprattutto per i periodi pi antichi, ha una comprensione della realt che
necessariamente no come la nostra. Secoli fa, e non tantissimi si accettava completamente la schiavit, e si pensava che
anche fosse voluta da Dio, e invece adesso ci sembra uno scandalo.
Per parlare di archeologia non soltanto dobbiamo andare allantichit, attualmente nella nostra societ postindustriale,
tecnologica, si parla anche di Archeologia industriale, come maniera di conservare le prime fabbriche industriali, i primi
magazzini, le prime macchine che obsolete nel suo uso rischiano di sparire e che si perda una parte dei manufatti che hanno
creato una cultura e che a noi non ci sembrano importanti, forse soltanto ferraglia ma che sono testimonianza della cultura e
dellattivit di un epoca passata.
Ma larcheologia ha dei limiti che non possono essere superati. Mai su pu andare oltre un limite dentro dellambito
del ritrovo archeologico, non possiamo farli dire quello che non ci pu dire, anche se ci piacerebbe. Esempio di una pentola, un
vasoci possono indicare il livello artistico o tecnologico al quale arrivato una societ, ma non ci potr dare il nome delle
persone che lo hanno utilizzato, forse se c un iscrizione ci pu indicare il padrone, ma non le persone che hanno bevuto in
quel vaso, forse si molto consumato potremmo intuire che stato usato molte volte ma mai sapremmo si stato usato solo da
una persona Allo stesso modo un oggetto ci pu dare molti dati sulla cultura che lo ha creato. Per esempio i reperti trovati
nella fabissa del Tempio di Mater Matura e della Fortuna nel Foro Boario a Roma ci danno molti dati sul livello culturale e
commerciale della Roma del VII-VI secolo a.C.
Questo ci fa capire come dobbiamo avvicinarci ad un reperto archeologico, cio dobbiamo andare senza pregiudizi,
senza idee preconcepite, per esempio gli archeologi del XIX secolo che volevano che nelle piramidi fossero scritte molte cifre

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come la distanza del sole alla terra, di questa alla luna., e ci furono scandali, quando le misure reali non corrispondevano alle
misure desiderate e si manomettevano gli edifici per farli entrare nelle misure preconcepite. Questa attitudine ha portato
lungo la storia dellarcheologia, e anche dellarcheologia cristiana, a molte errori irreparabili come quello fatto durante lo
scavo della Tomba di Pietro in Vaticano, quando gli archeologi cercavano un sarcofago con una croce doro data da Costantino,
appoggiati anche dalle testimonianze degli operai che durante la fine del 500 avevano lavorato alla costruzione dellattuale
altare di Clemente VIII, che dicevano di aver visto fra le crepe la croce doro di Costantino. Dopo aver scavato per parecchi
metri sotto laltare no hanno trovato niente, ma il sito stato sconvolto irrimediabilmente e non si pu fare nessun altro scavo.
Un esempio di scavo archeologico ben realizzato, lultimo scavo realizzato in Campidoglio durante i lavori fatti nei Musei
Capitolini, dove si potuto stabilire il pranzo funerario fatto durante il seppellimento della Romuletta.
Riassumendo, larcheologia cristiana una parte dellarcheologia generale, che nel suo esercizio usa gli stessi metodi
scientifici e tecniche, anche se ha un aspetto che non si deve dimenticare, la fede, perch soltanto cos si possono capire bene i
reperti archeologici. La fede non si vede, non si tocca ma ha delle conseguenze nei reperti e negli edifici dei cristiani. Un
esempio chiarificante lo possiamo trovare nellipotetico caso che si trovasse nello scavo archeologico i resti di una chiesa che
stata distrutta durante una calamita, si pensi alleruzione del Vesuvio nel 79 d.C., se si trovasse del pane azzimo dentro una
nicchia, non che si volesse conservare il pane per mangiare ma perch quel pane per i cristiani il corpo di Cristo e viene
conservato con cura e rispetto.
Si pu parlare dellarcheologia cristiana come luogo teologico? Come luogo di rivelazione di Dio pari alle Sacre
Scritture e a gli scritti della Tradizione? Forse no perch i dati archeologici si interpretano alla luce della rivelazione e della
tradizione, e ci possono aiutare a capire meglio questa rivelazione. Il resto archeologico viene interpretato dal testo della
rivelazione e non al rovescio.

1.2- Ambito cronologico e spaziale.


In teoria lambito cronologico dellarcheologia cristiana andrebbe dalla nascita di Ges, o se vogliamo dalla nascita
della prima comunit cristiana, fino al pontificato di Gregorio Magno (590-604) per lOccidente, mentre in Oriente arriva fino
allimpero di Giustiniano +565 perch dopo di lui inizia il periodo chiamato bizantino, per lafrica e lEgitto possiamo parlare
delle invasioni arabe del VII secolo. Ovviamente questi limiti non vengono presi in senso assoluto, perch mai nella storia i
limiti sono assoluti e si segnalano come un criterio di orientamento. Per esempio la scoperta dellAmerica, la Rivoluzione
Francese Ma fissare un vero inizio temporale dellarcheologia cristiana non un compito facile. Anni fa si voleva far risalire
allet apostolica lorigine dellarcheologia cristiana, attualmente si sono fatti grandi passi avanti verso un chiarimento degli
origini, ma ancora non rimangono del tutto chiari, perch larte cristiano nato pian piano dentro del contesto della cultura
romana. Certamente i primi cristiani, da Ges a gli apostoli hanno lasciato delle testimonianze che non sono pervenute fino a
noi o se si sono pervenute non sono state capite, perch i cristiani vivevano immersi nella sua cultura, si seppellivano come le
altre persone, abitavano nelle stesse case la stessa tomba di Ges una tomba come quelle che si trovavano nella Palestina
del suo tempo, e la tomba di San Pietro una anonima tomba terranea nella Necropoli Vaticana lungo la Via Triunfalis.
Il cristianesimo ebbe le sue prime espressioni culturali nella letteratura, prima di tutto nelle lettere di Paolo e nei
raccolti di detti di Ges, chiamata Fonte Q; seguirono la redazione dei vangeli e delle altre lettere canoniche, insieme a opere
di riflessione e di esperienza cristiana, alcune di queste opere sono contemporanee alla stesura dei vangeli, come la Didaje o il
Pastor di Ermas; segu una abbondante letteratura con molti scritti apocrifi, diversi vangeli e opere attribuite ad autori pi o
meno conosciuti e autorevoli, e poi gli autori apologisti Per arrivare ad una archeologia cristiana propriamente detta
dovremmo aspettare alla fine del II secolo/inizi III, ci sono alcuni casi discussi prima di questa data. logico pensare che
prima del III secolo cerano cristiani, che nascevano, vivevano e morivano e, come gi abbiamo detto, usavano gli stessi
strumenti dei pagani, ma non sono arrivati a noi o se sono arrivati non si differenziano dagli altri, e per questo non possono
essere facilmente riconoscibili. Soltanto a inizi del III secolo la comunit cristiana ha un maggiore numero di membri e una
maggiore coscienza di se. Si pu affermare che larte cristiano inizia con i Severi (Settimio Severo 193-211, Caracalla 211-
217, Elagabalo 218-222, Alessandro Severo 222-235), quando grazie al clima storico di tolleranza verso tutte le religioni, il
cristianesimo si pu diffondere ampiamente fra tutte le classi sociali dellimpero. Prima di questo secolo abbiamo pochi resti
sicuri di elementi propriamente cristiani, ci sono molte tradizioni antiche su i luoghi della vita e della predicazione di Ges, sul
luogo dellUltima Cena, sul luogo della sua nascita, sul Santo Sepolcro, sulla Casa di Pietro a Cafarnaum, sulla Casa di Efeso,
sulla Tomba di Pietro ma non abbiamo testimonianze dirette di resti architettonici sicuri.
Le prime manifestazioni artistiche propriamente cristiane dunque le troviamo alla fine del II-inizi III secolo. Abbiamo
parecchie notizie scritte sui luoghi di raduno dei cristiani negli Atti degli Apostoli e nelle lettere di Paolo: i cristiani andavano
al Tempio di Gerusalemme Atti 2,46, frequentavano insieme assiduamente il tempio ogni giorno e spezzavano il pane di casa
in casa, Pietro dopo la sua liberazione miracolosa si reca a casa di Maria, madre di Giovanni, soprannominato Marco, dove
molti erano radunati e stavano pregando Atti 12,12, Paolo raduna i cristiani nelle case ICor 16,19, vi salutano Aquila e
Priscilla con la chiesa che in casa loro, Paoloal caro Filemone e al nostro compagno darme Archippo e alla chiesa che
si riunisce in casa tua Filemone 1,2. Ma non abbiamo testimonianze sicure di queste case, perche erano case normali, senza
decorazione propria e senza un organizzazione. Anche nel caso di San Clemente, la tradizione e la Passio vogliono che la casa
appartenesse al terzo successore di Pietro, Papa Clemente (91ca.-101ca.), ma larcheologia ci conferma dati molto diversi su
questa casa. Il primo caso di una domus ecclesiae che abbiamo documentato si trova a Dura Europos nella Siria, citt
distrutta dai Persi nel 256, si tratta di una casa costruita intorno al 232/233 e trasformata in luogo di culto cristiano verso il 240
e interrata nel 256.
Allinizio larte cristiano aniconico e molto semplice, una colomba, un pesce anche se a partire del III secolo, con
linnalzamento del livello culturale ed economico del cristianesimo cominciamo a trovare i primi elementi di arte cristiano.

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Lambito spaziale nel quale si sviluppa larcheologia cristiana si trova quasi interamente dentro dei limiti dellantico
Impero Romano, anche se troviamo molte tradizioni antiche sulla predicazione di San Matteo e San Tommaso in luoghi lontani
come lIndia, ma forse si tratta pi di un dato teologico posteriore che un dato archeologico sicuro, anche se Eusebio di
Cesarea corrobora questo dato. Soltanto possiamo dire che fino al momento non abbiamo trovato dati archeologici di una
presenza cristiana nellIndia in epoca tanto antica, ma la porta pu rimanere aperta, perch sempre si possono trovare prove di
presenza cristiana, per esempio una tomba con un iscrizione caratteristica, un segno.

1.3 - Larcheologia cristiana come scienza.


Linizio di una ricerca archeologica cristiana possiamo attribuirla a Papa Damaso (366-384), non niente strano che
quando i cristiani hanno riesco ad inserirsi nella societ romana e vivono in pace, editto di Milano del 313 comincino a pensare
nella sua storia, nei suoi origini. Papa Damaso cerc le tombe dei martiri per onorare i suoi corpi e abbellire le sue tombe con
carmi damasiani, cerco i dati storici sicuri, e anche ebbe interviste con uno dei carnefici dei martiri. Cio cera una coscienza
storica, di conoscenza dellantichit cristiana. Nasce un culto ai martiri e alle catacombe. Quando queste non si useranno pi a
partire del VI secolo, si creeranno percorsi di visita per venerare i corpi dei martiri e dei santi.
Presto questo interesse decade, nel VI secolo avvengono le invasioni barbariche e sorgono altri problemi pi urgenti
da attendere. Durante il medioevo lantichit cristiana si vedeva come un luogo di magia, di miracoli, i corpi dei martiri erano
importanti in quanto santi, in quanto intercessori davanti Dio, per questo i Papi del VIII-IX secolo si preoccupano di
salvare i corpi dei martiri che si trovavano incustoditi nelle catacombe e portarli dentro la citt, protetti dalle mura e venerati
dentro delle chiese. E conosciutissimo il caso di San Giacinto, si credeva che il suo corpo fosse dentro la citt, ma durante uno
scavo nel 1851 la sua tomba fu trovata intatta, lunica tomba di martire trovata non violata, per varie circostanze era stata
seppellita e quando furono a cercare il suo corpo i ricercatori sbagliarono di corpo prendendo il corpo di un altro cristiano
per quello di Giacinto. Durante il medioevo la ricerca storica dellantichit cristiana si limitava a cercare corpi di santi per fare
reliquie e portarli nelle diverse chiese. Chi avesse il corpo del santo pi importante aveva una maggiore importanza.
Lo studio delle antichit cristiane ha un suo primo inizio scientifico nel XV secolo, ma non considerato come
disciplina a se, ne occupa un luogo di rilievo accanto allarcheologia classica che in questo periodo sta nascendo. Nella met
del 400 con la nascita dellumanesimo e il suo ritorno allantico si cominciano a ricuperare le catacombe, manoscritti
antichi pero non si considera ancora larcheologia cristiana come una disciplina indipendente ne occupa un posto di certa
importanza insieme a gli artisti che volgevano lo sguardo verso larcheologia classica e verso i suoi monumenti pi
rappresentativi. lepoca in cui cominciano a studiarsi e a disegnarsi i monumenti romani. Alla fine del 400, il pittore
Giacopo Ripanda, con corde si cala dalla Colonna Traiana e disegna tutto il bassorilievo con le Guerre Daciche condotte da
Traiano fra il 101-102 e 104-106.
Con la fondazione dellAccademia Romana da parte di Pomponio Leto e dal Platina si dar un impulso alla ricerca
delle antiche testimonianze cristiane, il suo gruppo di umanisti far celebrazioni e raduni allinterno delle catacombe, di queste
gite restano iscrizioni e graffiti nelle catacombe di San Callisto, Santi Marcellino e Pietro, Priscilla. In questi anni si scoprirono
le catacombe dei Santi Marcellino e Pietro nella Via Casilina. Ma questo gruppo fin per destare sospetti e furono processati da
Paolo II (1464-1471). Di questepoca abbiamo la figura di Ambrogio Traversani, che scopre alcuni cimiteri antichi e copia le
iscrizioni che trova allinterno di questi, ma purtroppo la sua raccolta andata persa. In questo periodo si da una maggiore
rinascita del tema dellepigrafia, forse meno pericoloso, si fanno le prime raccolte di iscrizioni cristiane. Si fa una raccolta di
iscrizione offerte allimperatore Carlo VIII nel 1494 circa.

1.3 Inizio dellArcheologia Cristiana come scienza.


Dalla seconda met del XV secolo inizia un cambio di mentalit in letteratura e filosofia, conosciuto con il nome di
Rinascimento umanista, che si caratterizza per un grande interesse per la cultura dellantichit, specialmente per la filosofia.
Nasce un grande interesse per lo studio dei monumenti romani antichi che vengono studiati e disegnati.
Uno di questi investigatori fu Giulio Pomponio Leto (1428-1497), astrologo e professore di letteratura nella Sapienza di
Roma. Cominci ad interessarsi con un gruppo di amici per lantichit classica, fino a costituire nel 1460 una societ
conosciuta con il nome di Accademia Romana, la sua finalit era linvestigazione numismatica, topografica e principalmente
conoscere ed studiare i costumi degli antichi. Sappiamo che Pomponio Leto visit qualche catacomba perche il suo nome si
trova iscritto a carbone in alcune catacombe. Questa accademia romana sembr un po sospetta a Paolo II (1464-1471) che la
chiuse e ranchiuse in carcere alcuni dei suoi membri fra questi Bartolomeo Platina.
I teologici non mostrarono nessun interesse per le catacombe, cos che rimassero ancora dimenticate, soltanto alcune
catacombe: San Lorenzo, San Sebastiano, San Pancrazio e Santa Agnese si visitavano per devozione.
Con la nascita della Riforma le cose cambiano, Lutero, Calvino e Zuinglio, presentato la Riforma come un ritorno alla
chiesa primitiva e alla predicazione degli apostoli, attaccando ai cattolici di aver deformato il vero messaggio di Cristo. Con le
idee della nuova dottrina Mattia Flacio Illirico, insieme con Juan Wigand, Mateo Judex e Basilio Faber cominciarono lo studio
della storia della Chiesa partendo dalla premessa che il periodo medievale rappresentava labbandono delle pratiche cristiane
pi antiche che bisognava riscattare e conoscere. Questo gruppo si radunava a Magdeburgo. Volevano studiare tutti i dati
esistenti della Chiesa dei primi 5 secoli. Lopera fu divisa in 5 parti, ognuna comprendeva cento anni, ossia una centuria. Ogni
centuria iniziava per uno studio generico del periodo corrispondente, seguito da appartati ordinati sistematicamente che
abbracciavano i campi teologici, liturgici e morale. Questo lavoro ricevette il nome di Centurie di Magdeburgo, e furono
pubblicate in 8 volumi a Basilea fra il 1559 e il 1576. Il suo nome completo Storia ecclesiastica che abbarca lidea integra
della Chiesa di Cristo secondo il chiaro ordine di ognuna delle centurie, radunata con singolare diligenza e fede dei pi

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antichi e migliori storici, dei padri e di altri scrittori, per alcuni pii studiosi uomini della citt di Magdeburgo . Questopera
una apologia del protestantesimo contro il cattolicesimo, il suo tono molto violento.
Le Centurie di Magdeburgo sono molto partidiste, e usano poco i dati archeologici, che tra laltro erano pochi e mal
conosciuti. In realt pi che uno studio storico rigoroso un attacco alla Chiesa cattolica con idee preconcette. Ma queste
attacchi provocarono la reazione cattolica e alcuni studiosi cattolici si misero a investigare i dati archeologici e storici per
rifiutare le idee protestanti. Tra altri autori San Pietro Canisio (1521-1579) scrisse due trattati contro le Centurie intitolali: De
verbi Dei corruptelis e De Maria Vergine incomparabile, sono opere polemiche nelle quali fa una grande esposizione della
dottrina cristiana, soprattutto sulla giustificazione e la difesa di Maria, ma non parla di archeologia cristiana. Ma costituisce un
primo paso nella ricerca cattolica.
Larcheologia cristiana inizia il suo cammino grazie alliniziativa di un grande santo, San Filippo Neri, il quale fonda
lOratorio come luogo di raduno e di preghiera. Filippo Neri gradiva restare in preghiera nella Catacomba di San Sebastiano,
dove ricevette alcune grazie mistiche. Vicino ai filippini cera anche lagostiniano Onofrio Panvinio che scrisse una serie di
lavori sulle chiese romane e la loro storia, utilizzando in modo sistematico le tracce storiche, liturgiche e archeologiche. Forse
uno dei primi studiosi scientifici di questa materia. Dedic anche una grande attenzione alle catacombe, per quel fascino che
avevano di tomba di martiri e della vita dei primi secoli della chiesa.
Il vero studioso della storia della Chiesa sar il cardinale Cesare Baronio (1538-1584), appartenente allOratorio di San
Filippo Neri, si dedicher allo studio delle catacombe e della storia i primi secoli della chiesa per opporre conclusioni
scientifiche alle interpretazioni che presentavano in campo protestante gli archeologi e teologi luterani. Scrisse gli Annali
Ecclesiatici, opera in 12 volumi che complet con un Martirologio Romano. E molto importante per i dati che da sui
monumenti e sulle catacombe, alcune delle quali viste per la prima volta.
Alcuni disegnatori importanti di questepoca sono Alonso Chacn (1550-1599) e Filippo de Whinghe che copiarono molte
delle pitture che trovavano nelle catacombe al momento della loro scoperta e che adesso no si conservano, questo ci permette
conoscere alcune pitture sparite, anche se le sue copie non sono tanto fedeli alloriginale, e traducono alcune forme
rinascimentali della sua epoca.
Durante i secoli XVII y XVIII si da un grande sviluppo della investigazione archeologica, si pubblicano in Italia molte
opere di investigazione archeologica sulle catacombe e monografie su diversi temi. Si discute molto apologeticamente e si
tenta di interpretare i dati che escono dallo scavo delle catacombe. La figura pi importante di questo periodo Antonio Bosio
(1575-1629), il quale sotto linflusso di Pompeo Ugonio, un altro studioso dellantichit, si dedic allo studio e alla conoscenza
delle catacombe. Nel 1632 pubblic la sua opera pi importante Roma Sotterranea. uno studio rigoroso delle catacombe
con piante, riproduzione di sarcofagi e affreschi oggi perduti. Anche se aveva metodo scientifico il suo intento era ancora
apologetico. Antonio Bosio pu essere considerato come liniziatore del metodo archeologico, la sua opera ancora oggi
valida per lo studio dellarcheologia cristiana.
Durante i secoli XVII e XVIII non si fecero molti altri avanzi nel settore dellarcheologia cristiana perch lintento
principale era apologetico e si visitavano le catacombe cercando reliquie dei martiri e argomenti in favore della Chiesa, pi che
uno studio scientifico delle antichit cristiane.
Sar nel secolo XIX quando si faranno le grandi scoperte con lo sviluppo dellarcheologia classica e lintroduzione
delle diverse scienze ausiliari nellinvestigazione archeologica. Cominciano a sorgere grande archeologi che hanno uno spirito
critico e metodo scientifico e larcheologia cristiana comincia a uscire del suo isolamento, gi non il luogo venerato che si
cerca ma la espressione di una fede, di una cultura. Si cominciano a collegare le scoperte laiche con quelle cristiane, anche se
gli studiosi cattolici erano contrari a vedere un collegamento delle pratiche cristiane con quelle pagane. Questo rinnovamento
degli studi comincia con il gesuita Giuseppe Marchi (1795-1860), che scrisse lopera intitolata Monumenti delle arti cristiane
primitive, pubblicato nel 1844, rimasto soltanto al primo volume. un opera importantissima che ci aiuta a capire tutta la
tipologia dei monumenti cristiani perch traccia un disegno metodico dei vari tipi di monumenti cristiani, risale alle origini e
forma le prime classificazioni, accompagna lindagine con dei rilievi illustrativi, applica ai suoi studi criteri assolutamente
nuovi e rigorosi.
Un suo discepolo sar il vero maestro dellarcheologia cristiana, Giovanni Battista di Rossi (1822-1894). Il primo
interesse del De Rossi erano le iscrizioni cristiane, la sua ricerca lo port a visitare con frequenza le catacombe, e questo fecce
crescere in lui linteresse per le antichit cristiane. Nel 1849 trov la Catacomba di San Callisto, la Cripta dei Papi. Poi si
dedic a scoprire parte delle 60 catacombe cristiane che esistono a Roma. Con lui larcheologia cristiana arriva ad un livello
scientifico come non era arrivato prima. Lui diede allarcheologia cristiana il suo rango di disciplina indipendente. Pubblic
varie opere tra cui Roma sotterranea cristiana, uscita in tre volumi fra il 1864 e il 1877; questopera un vero studio sulle
catacombe dove si analizzano le catacombe, le gallerie, i cubicoli, i tipi di sepoltura, le pitture, i sarcofagi tutto sostenuto da
un riesame delle fonti e della letteratura anteriore, e inizi la grande opera Inscriptiones christianae Urbis Romae VII saeculo
antiquores, il Bollettino di archeologia cristiana
Discepoli del De Rossi sono Orazio Marucchi, Mariano Armellini, Joseph Wilpert, che continuarono gli studi e
lapprofondimento dellarcheologia cristiana. Con lavanzare degli studi e dellarcheologia si aperto anche lo spazio
geografico, se durante secoli larcheologia cristiana stata centrata quasi totalmente a Roma, adesso si aperto a tutto il bacino
Mediterraneo, e a confrontare scoperte, metodi di ricerca con altre scienze e altre fede cristiane per poter ricercare e
conoscere meglio la realt dei primi cristiani.

1.4 Oggetto dellarcheologia cristiana.

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costituito di tutti i monumenti dellantichit che possono rivelare qualche aspetto delle antiche comunit cristiane.
In genere lo studio dellarcheologia cristiana dentro dellambito del suo oggettivo materiale si propone dare un panorama delle
diverse classi di monumenti cristiani dal punto di vista archeologico come di quello della storia dellarte.

1.4 Rapporti dellarcheologia cristiana con altre scienze.


1.4.1 Con la storia della Chiesa
Larcheologia cristiana e la storia della Chiesa hanno senza dubbio un oggetto materiale diverso. Larcheologia
cristiana studia direttamente i monumenti prodotti dai cristiani, la storia della Chiesa si occupa dellevoluzione interna ed
esterna della Chiesa, ma tra queste due discipline esiste un grande rapporto in maniera che si pu dire che larcheologia
cristiana ausiliare della Storia della Chiesa.
Qualsiasi espressione artistica, esprime il sentimento del suo autore, la cultura dei ricettori, lambiente in cui si
muove Larte sempre ci pu aiutare a capire gli uomini, la sua cultura, le sue concezioni lArcheologia cristiana aiuta a
comprendere come vivevano i primi cristiani, quale era la sua fede.

1.5 Larcheologia cristiana come luogo teologico.


Nel 1925 Pio XI fond lIstituto di Archeologia Sacra, nel Motu proprio di fondazione diceva: I monumenti
dellantichit cristiana sono testimonianze venerate della fede e della vita religiosa dellantichit, e allo stesso tempo fonti di
primissimo ordine per lo studio delle istituzioni e della cultura cristiana dai tempi pi vicini allepoca apostolica.
Ma larcheologia non deve essere intessa come un apologia per i dogmi cristiani. Evidentemente i primi cristiani non
vollero esprimere nelle loro iscrizioni, pitture e sculture un riassunto di tutta la dottrina rivelata, non possibile incontrarla in
questi documenti. Questi testimoniano soltanto le verit che manifestavano fra di loro. Le fonti della dottrina cristiana sono la
Sacra Scrittura, la Tradizione, gli scritti dei Padri e il Magistero Ecclesiastico. I monumenti paleocristiani pi che un luogo
teologico sono una illustrazione della fede, anche se sono il riflesso della sua fede: vita ultraterrena, aiuto di Dio, valore della
preghiera importante non trovare alcuni temi come linferno.

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BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. , Dizionario patristico e di antichit cristiane, ed Marietti, 1983. (esiste un edizione in spagnolo, editorial
Sgueme)

- Alvarez, Jess, Arqueologa cristiana, ed BAC, Madrid, 1998.

- Cabrol, F. Leclercq, H., Dictionaire dArcheologie et de Liturgie, Paris, 1924-32.

- Deichman. Friedrich W., Archeologia cristiana, ed Lerma di Brestschneider, 2002.

- Iiguez Herrero, Jos Antonio, Arqueologa Cristiana, ed Eunsa, Navarra, 2000 (esiste un edizione in italiano, ed
Paoline, 2003).

- Liccardo, giovanni, Introduzione allo studio dellarcheologia cristiana. Storia, metodo, tecnica, ed San Paolo, 2004.

- Testini, Pasquale, Archeologia cristiana, ed Edipuglia, Bari, 1980.

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Le fonti dellarcheologia cristiana.

1.- Premessa generale.

Lo studio dellarcheologia cristiana, come ogni scienza storica, si basa sulla conoscenza dei fatti e degli elementi
forniti dalle fonti. Considerate nella loro natura, le fonti storiche della nostra disciplina si possono distinguere in due classi:
monumentali e letterarie. Ma anche possiamo distinguere tra fonti volontarie, lasciate volontariamente per testimoniare una
dottrina, delle idee, un idea, e fonti involontarie, lasciate per caso senza pensare che potevano costituire motivo di studio. Nel
nostro caso fra le fonti volontarie troviamo i vangeli, scritti volontariamente per diffondere la fede cristiana, le lettre degli
apostoli, la decorazione delle basiliche fra le fonti involontarie possiamo parlare dei graffiti nelle tombe dei martiri.
Le fonti letterarie sono molto importanti perch ci aiutano a capire il monumento nel suo contesto culturale e
funzionale dandoci notizie su la sua cultura, i suoi costumi, corredo storico indispensabile allindagine scientifica sul
monumento. La lettura delle fonti letterarie pu aiutarci a interpretare meglio un edificio.

2.- Le fonti dellarcheologia cristiana.


2. 1 Fonti monumentali.
Le fonti monumentali sono gli edifici prodotti da una cultura determinata nel corso della storia, questi monumenti ci
possono dare molti dati sul livello culturale, tecnico, commerciale raggiunto da una determinata cultura, ma sono limitati e
non sempre possono dire tutte le cose che linvestigatore vorrebbe. Una scala ci pu indicare il livello tecnico raggiunto da una
cultura, anche se si tratta di materiale locale o di importazione, si stata molto transitata o no, si stata riparata lungo la sua
vita ma non ci pu indicare chi salito per essa.
Alcuni archeologi pensano che i monumenti sono oggetto di studio archeologico e non le fonti in se stesse. Fonti
sarebbero soltanto gli scritti che ci danno notizie dei monumenti.

2.2 Fonti letterarie.


Non ci sono arrivati gli autografi degli autori antichi perch gli originali si sono persi nel corso del tempo, ma in
genere, ci sono arrivate attraverso copie medievali o rinascimentali, anche si alcune opere, solo le conosciamo attraverso di
riferimenti di altri autori o frammenti conservati delle stesse. Nellantichit copiare un opera su pergamena era molto caro, un
po meno caro copiare su papiro, ma era molto meno duraturo. Soltanto si trascrivevano per la sua conservazione le opere
considerate importanti e che valeva la pena fare una inversione economica per conservarla. Fra i documenti trascritti e copiati
nel medioevo troviamo per primo la Bibbia, e poi gli scritti dei Santi Padri. Lalto prezzo della pergamena ha avuto per noi
anche un vantaggio, perch grazie a questo sono nati i palinsesti che consisteva in prendere una pergamena gi scritta, di solito
un autore pagano o considerato meno importante, si grattava il testo gi scritto e si faceva tutta una procedura in maniera che si
poteva tornar a scrivere sopra un altro testo. Attualmente attraverso le moderne tecniche investigative si in grado di scoprire il
testo che c sotto. Cos si sono conosciute alcune opere di autori classici che sembravano perse per sempre.
Nelle fonti letterarie possiamo distinguere fra fonti cristiane e fonte pagane, perch ambedue ci possono aiutare a
capire meglio il tempo nel quale nacque e si svilupp il cristianesimo. Iniziamo dalle fonti cristiane perch le possiamo
considerare pi importanti.

2.2.1 Fonti cristiane.


2.2.1.1 La Bibbia.
inutile sottolineare che fra le fonti letterarie per lo studio dellarcheologia cristiana la pi importante la Bibbia, e
soprattutto il Nuovo Testamento. Dai vangeli, gli Atti degli Apostoli e le lettere degli apostoli possiamo conoscere meglio
lambiente nel quale si nacque e si svilupp il primo cristianesimo, e anche la struttura della chiesa primitiva. Questi testi ci
danno molti dati su gli usi e costumi delle prime comunit. Allo stesso tempo la bibbia fondamentale per capire il repertorio
iconografico che troviamo rappresentato nelle catacombe e negli edifici di culto dei cristiani.

2.2.1.2 Didach.
Uno dei testi pi antichi non canonici la Didach, sembra sia redatta in Siria prima del 150, alcuni autori la fanno
risalire alla fine del I secolo. Anche se non un opera omogenea uscita dalla mano di un solo autore, ma piuttosto si tratta di
una compilazione anonima di fonti diverse derivate dalla tradizione viva di varie comunit ecclesiali ben definite. Un autore
sconosciuto giudeo-cristiano, ma che sindirizzava a comunit nelle quali erano presenti cristiani provenienti del paganesimo,
ha riunito in un manuale alcuni testi che gli sembravano utili per ledificazione dei convertiti. Lopera contiene prescrizioni di
carattere didattico, liturgico e disciplinare. Sembra rievocare la costituzione della Chiesa degli Apostoli.
il testo pi importante del periodo che segue gli apostoli. Per gli archeologi assumono un carattere esenziale alcuni
passi relativi alla sinassis eucaristica e allamministrazione del battesimo. Ci mostra gi come il cristianesimo si separato
dalla sinagoga, parla della domenica come giorno del Signore, parla anche del battesimo, del digiuno, della preghiera e
delleucaristia.

2.2.1.3 La Tradizione apostolica.


Dopo la Didach, la Tradizione Apostolica di Ippolito la pi importante delle costituzioni ecclesiastiche
dellantichit. Si chiama cos un piccolo scritto che figura senza titolo ne autore nelle collezioni canoniche latina, copta, araba
ed etiopica. Non si conosce il testo originale in greco ma si pu ricostruire il tenore partendo dalle varie versioni in copto,

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arabo ed etiopico. In questo scritto si possono riconoscere tre parti: la prima descrive il rituale delle ordinazioni e
delleucaristia, la seconda il rituale del battesimo e la terza comprende delle prescrizioni diverse contenenti tra laltro la
comunione portata ai malati, il digiuno, lagape, le assemblee del mattino, la sepoltura, la preghiera delle ore, il segno della
croce.
Di particolare importanza per larcheologo la seconda parte che descrive minuziosamente il rituale del battesimo e
della confermazione e la terza che si occupa delle pratiche liturgiche. Ci da importanti elementi per conoscere la distribuzione
degli edifici nei quali si realizzavano le cerimonie liturgiche.

2.2.1.4 I testi dei Padri Apostolici.


Si intende per Padri Apostolici quelli autori cristiani che ebbero rapporto reale o letterario con gli apostoli o si ritiene
che ne abbiano avuto. I testi di questi Padri vengono studiati dalla patrologia. Di questa fonte possiamo prendere un immensit
di dati sulle usanze, edifici di culto, liturgia, vita
Fra tutti i Padri Apostolici possiamo risaltare:
- Clemente Romano, secondo la lista dei papi data da Ireneo di Lione, sarebbe il terzo successore di Pietro. Scrisse
una lettera alla comunit di Corinto conosciuta come Lettera di Clemente ai Corinzi. un documento di capitale importanza
per la conoscenza della teologia e della liturgia romana della fine del I secolo. Rivela lesistenza di una precisa e forte
coscienza del diritto che la chiesa di Roma possedeva gi alla fine del I secolo che li dava autorit per intervenire negli affari
interni di un'altra comunit per dirimere in una questione.
- SantIgnazio di Antiochia. Vescovo di Antiochia, morto martire verso il 110 nel periodo di Traiano. Durante il suo
viaggio verso Roma scrisse alcune lettere alle comunit di Efeso, Tralli, Magnesia, Filadelfia, Smirne e a Policarpo, e alla
chiesa di Roma.
- Il Martirio di Policarpo. Vescovo di Smirne, mor martire il 23 febbraio del 167. Si conservano alcune sue lettere ai
cristiani di Filippi. Verso il 160 venne a Roma per parlare con il papa Aniceto (155-166) sulla celebrazione della Pasqua,
perch la Chiesa di Roma la celebrava sempre di domenica, mentre a Smirne si celebrava ancora il 14 Nissan, secondo il
calendario ebraico dipendendo del giorno in cui cadesse. Il racconto del suo martirio fu composto come lettera mandata alla
chiesa di Filomelio. Descrive il martirio di Policarpo nel fuoco. la prima ad usare il termine di martire (testimone) per
designare un cristiano morto per la fede.

2.2.1.5 Padri apologisti.


Sono gli autori cristiani che scrivono nel secolo II e difendono la religione cristiana dalle accuse e dalle persecuzioni
dei pagani. Gli scritti di questi autori rappresentano una fonte importante per larcheologia gi che offrono molti elementi
indispensabili per la comprensione del simbolismo e delle prime manifestazioni artistiche cristiane.
- San Giustino. il pi eminente, mor martire nel 165, sotto Marco Aurelio. Scrisse due apologie, dedicate a gli
imperatori, la prima ad Antonino Pio e la seconda a Marco Aurelio. In queste apologie fa una descrizione della sinassi liturgica
che si teneva al suo tempo in forma di spiegazione. Il suo racconto dei raduni eucaristici domenicali ci porta agli ambienti delle
famose domus ecclesiae. Nei capitoli 65-67 della sua Prima Apologia descrive il culto cristiano: racconta come si
amministrava il battesimo, e come si celebrava il raduno settimanale. Possiamo capire come in questo tempo gi si era fissata,
a grande linee, la liturgia eucaristica con le varie parti che la compongono anche attualmente: la lettura (come nella sinagoga), i
canti e lomelia; seguiva leucaristia che iniziava con lofferta del pane, del vino e dellacqua, alla quale seguiva la grande
preghiera e la comunione.
- Tertulliano. Un altro importante padre apologista. La sua attivit possiamo metterla tra la fine del II secolo e inizi del
III. Tertulliano visse e scrisse a Cartagine, dato che ci da un indicazione sulle usanze e tradizioni delle quali ci parler. A
Cartagine il cristianesimo assunse dallinizio delle caratteristiche speciali che si esprimono in uno spirito di autonomia e
talvolta di particolarismo. Tertulliano parla nella sua opera Contro Valentiniano di una casa dei cristiani in opposizione ai
locali dove gli eretici avevano i loro raduni, dice: la casa della colomba (dei cristiani) semplice, sta sempre in luoghi alti e
visibili, orientata verso est. Non si sa se Tertulliano parla di una casa specifica di Cartagine o di una casa in generale, ma per il
contesto sembra dedursi che si tratti di una vera e propria casa di culto dei cristiani.
- Lattanzio. Fra gli autori che parlano degli edifici di culto dei cristiani troviamo a Lattanzio, nella sua opera De
mortibus persecutorum parla della distruzione delledificio di culto cristiano di Nicomedia.

2.2.1.6 Scritti apocrifi.


Apocrifo significa segreto e si riferiva ai libri che non si leggevano nei raduni dellassemblea ma personalmente. Nel
linguaggio ordinario della chiesa vengono chiamati apocrifi i libri di autori ignoto, o attribuiti ad autori conosciuti e famosi, ma
che non sono scritti da loro. Alcuni di queste opere si volevano far arrivare fino agli apostoli. Non sono entrati nel Canone, cio
nellelenco che la Chiesa da come libri rivelati. Se ne conosce solo una parte di quelli che cominciarono ad apparire fin dal
secolo II.
La conoscenza di queste opere importante perch ci parlano delle tradizioni e della societ dei secoli IV-VI e sono
una fonti per capire molti programmi iconografici che troviamo nelle catacombe e nelle chiese paleocristiane, e durante tutto il
medioevo. Questi libri non sempre furono considerati apocrifi, fino alla conclusione definitiva del canone alcuni opere erano di
incerta accettazione, in alcuni elenchi li troviamo dentro il canone e in altri fuori. Per molte persone questi libri non erano
apocrifi ma libri veri che parlavano di Ges, della Madonna, dei santi e riempivano il vuoto lasciato dai vangeli nella vita dei
principali protagonisti evangelici. Sono una fonte di ispirazione per gli artisti per le rappresentazioni della vita di molti
personaggi biblici e di molti santi.

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2.2.2 Fonti pagane.


Il mondo greco e romano aveva sviluppato una buona storiografia, molti autori si erano dedicati a scrivere la storia del
popolo romano e a conservare i successi storici principali.
- Tacito (54/55-120). Il primo autore pagano a parlare del cristianesimo Tacito. Negli Annali parla due volte dei
cristiani, la prima Annali XIII, 32. quando parla di Pomponia Grecina, moglie di Aulo Plauto, generale che combatte in
Britanni, fu accusata di superstizione straniera. Anche se non si capisce bene a che si riferisce, sembra che si tratte del
cristianesimo, avvalorato dalle iscrizioni cristiane che nel terzo secolo esaltano i membri della famiglia Pomponia. Una
seconda volta parla in Annali XV, 44, quando racconta della moltitudine di cristiani fatti sacrificare da Nerone dopo lincendio
del 64, fra questi la tradizione parla anche di San Pietro e San Paolo. Dice Tacito: furono arrestati dapprima quelli che
confessavano [di essere cristiani], poi, sulla base della loro testimonianza, fu riconosciuta colpevole una grande moltitudine.
- Suetonio (70-140). Anche lui parla due volte dei cristiani, una prima nella vita di Nerone, XVI, dove come Tacito,
dice che furono condannati al supplizio dei cristiani, dediti a una nuova e malefica superstizione, e una seconda nella Vita di
Claudio XXV, 4 dove dice che espulse i giudei di Roma, che provocavano continui disordini su istigazioni di un certo
Cresto. Si tratto di Cristo o di un altro personaggio? Non lo possiamo sapere, ma questo ci indica che verso il 41-54, anni del
regno di Claudio, i cristiani gi dovevano essere numerosi a Roma, anche se ancora non si differenziavano dai giudei.
- Plinio il Giovane (61 ca.-113). Si tratta di una lettera che scrisse Plinio il Giovane mentre era governatore nella
Bitinia (Epistola X a Traiano) nella quale chiede come attuare con i cristiani che si trovano nella su provincia, Plinio parla di
templi deserti, cerimonie rituali ormai da tempo interrotte, la carne dei sacrifici che non si vende il che ci indica la diffusione
che aveva il cristianesimo in quella regione. La risposta di Traiano importante perch dopo costituir una base legale per le
persecuzione contro i cristiani.

3 - Fonti derivate del culto dei martiri o destinati al rituale liturgico.


3.1 Fonti martiriali.
3.1.1 Atti e passiones dei martiri.
Largomento proprio dellagiografia, ma sono importanti per capire tanti dati della vita dei primi cristiani. Il
processo ad un personaggio era un atto legale e come tale pubblico, per nulla dissimile nella sostanza da quelli che vengono
celebrati nelle moderne aule giudiziarie. Allora come oggi il processo veniva celebrato da un magistrato assistito da uno
speciale funzionario, avente lincarico di trascrivere letteralmente le domande rivolte allimputato, le risposte di queste e le
eventuale testimonianze al suo carico o discarico. Questi atti erano depositati negli archivi pubblici, dove qualunque privato
poteva prenderne visione o ricopiarlo. Molti di questi documenti che noi conosciamo come Acta dei martiri sono copie di atti
ufficiali o di resoconti degli stessi testimoni oculari.
Il pi antico il Martirio di Policarpo del quale gi abbiamo parlato. Il primo documento in lingua latina riguarda
gli Acta martirum Scillitanorum, di Scilli in Numidia, dove 12 martiri furono decapitati a Cartagine nel 180. Riproduce
linterrogatorio del giudice in forma testuale. Ci sono altri processi nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea come
quello della vergine Potamiena, del soldato Basiliche e tanti altri. La chiesa romana non possiede nessun atto di martiri perch
la persecuzione di Diocleziano non lasci documenti che si riferissero ai cristiani. Papa Damaso (366-384) per scrivere le sue
poesie sui martiri costretto a chiedere e a trarre dati dalla tradizione orale, e in qualche caso degli esecutori della sentenza.

3.1.2 Passio e Martiria.


Sono diversi degli atti dei martiri che si riferiscono ai verbali dei processi, le Passio e i Martiria hanno come contenuto
la relazione degli ultimi giorni e la morte del martire. Molte volte con una riflessione teologica scritta da autori cristiani. Hanno
un carattere devozionale e moralistico per incoraggiare i cristiani di fronte a le difficolt. I protagonisti hanno visioni di Ges
che li rassicura e conforta prima di soffrire i tormenti. Una passio molto famosa quella di Perpetua e Felicit.
Non tutte le passioni sono vere perch lo sviluppo del culto dei martiri a partire del VI secolo voleva conoscere pi
dati sui protagonisti, sul suo martirio, sulle sofferenze subite e si arricchirono con dati leggendari per far fronte a questa
richiesta.

3.1.3 Leggende.
Con lo sviluppo del culto dei martiri, a partire del VI secolo, la mancanza o linsufficienza di dati fecce che molti
cristiani desiderosi di conoscere pi notizie del martiri al quale erano devoti, o al quale volevano volgere le sue preghiere, o per
avere un racconto che alimentasse la sua piet, o che servisse a giustificare una presunta origine apostolica della propria chiesa,
o anche per farlo patrono e protettore di un ufficio determinato, si creano delle leggende o vite dei santi del tutto fantasiose, ma
che riempiono queste necessit. Per fare questo si ricorre a vari espedienti gi sia giocando con la fantasia per inventare
situazioni, storie, aneddoti, luoghi dove stato il santo e molte volte desumendo da nomi noti leggende che riguardano un
santo.
Nonostante qualche reazione contraria pi intellettuale, con il passare dei secoli fu molto favorita dallo spirito
monastico perch aiutava a diffondere e mantenere i valori spirituali. La diffusione di queste leggende sempre si arricchiva di
successi e tormenti di ogni genere, fino a creare vere enciclopedie di santi come la Legenda Aurea o la raccolta di vita di
santi.

3.1.4 Calendari.

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La consuetudine di celebrare con feste liturgiche lanniversario dei martiri, (dies natalis) indusse le comunit a
compilare una lista di tali ricorrenze che raccoglieva il nome del martire, la data di sepoltura (depositio) e il luogo del sepolcro.
Gi Tertulliano, Gregorio di Nissa e Cipriano attestano che era usanza dei cristiani tenere una specie di registro dei martiri e dei
vescovi per celebrare il giorno della loro ricorrenza, proprio come le famiglie conservavano il ricordo dei loro cari defunti.
Ebbero cos origine speciali almanacchi denominati calendari e martirologi, di varia stesura e contenuto, limitati ad una singola
chiesa oppure comprendenti menzioni di martiri di altre chiese, e persino della chiesa universale. Il pi antico anniversario
conosciuto quello di Policarpo di Smirne martirizzato il 23 febbraio del 167.
Il pi antico esemplare conservato di un calendario cristiano sono le Depositiones martyrum et episcoporum redatte
a Roma e inserite nel Cronografo romano del 354 o Filocaliano, perch redatto da Furio Dionisio Filocalo, segretario di papa
Damaso. La sua datazione si basa nei dati che da dei fasti consolari, dalle liste dei prefetti di Roma e dei papi. Ha lo scoppo di
regolamentare la celebrazione dellanniversario dei defunti dei quali riporta il nome. Nella Depositio episcoporum il primo
vescovo che viene commemorato Dionigi, il 27 dicembre (VI Kal. Ian.) senza dare lanno, ma lultimo papa della lista
Silvestro morto il 31 dicembre 335 si deduce che la sua compilazione si arresta nel 336. la Depositio martyrum segue la stessa
logica, riguarda i martiri che erano celebrati a Roma o nelle immediate vicinanze. Accanto il martire o vescovo sempre c la
menzione del cimitero dove si trova sepolto e quando si conosce la data del martirio o della morte. In realt forma un
calendario unico perch i due elenchi si completano a vicenda e servirono alle ricorrenze e alle celebrazioni della comunit di
Roma. Anche se ha altri documenti molto diversi: la dedica a un Valentiniano non ben identificato, la raffigurazione simbolica
di Roma, Costantinopoli, Alessandria e Treveri, immagini e tabelle astronomiche compresso un computo della Pasqua dal 312
al 354.
Esistono altri martirologi come il Martyrologium Carthaginiense, nel quale appaiono i martiri e i santi venerati a
Roma, Napoli, Milano, Spagna e Calcedoni.

3.1.5 I Martirologi.
Altro gruppo importante di fonti sono i martirologi. Si assomiglia al Calendario perch anche un elenco di martiri
seguendo lordine del calendario romano. Ma il calendario riporta ogni giorno il nome di un martire appartenente ad una
chiesa, invece il martirologio in genere da ogni giorno parecchi nomi e raccoglie le feste qualunque sia lorigine del martire.
Allinizio il martirologi riportavano soltanto il nome del martire e il luogo della sua sepoltura, durante il medioevo si sono
arricchiti di alcuni particolari della vita o del martirio del santo.
La prima compilazione martirologica a carattere generale il Martirologio Siriano composto a Nicomedia intorno al
360/62, abbraccia la parte orientale dellimpero romano. Il Martyrologium hieronymianum, stato composto nellItalia
settentrionale, forse in Aquileia, tra il 431 e il 450, ha un carattere universale. Si basa in tre fonti principali: La Depositio
Martyrum e la Depositio Episcoporum romane, il Martirologio Siriano e lantecedente del Martirologio di Cartagine che risale
al 505-523/35. Da questo dipendono tutti i martirologi posteriori.
Il Martirologio Romano attuale si basa essenzialmente sulla revisione fatta dal Cardinale Cesare Baronio alla fine del
500 per iniziativa di Gregorio XIII (1572-1585) nel 1582.

3.1.6 Sinassari e Menologi.


Sul tipo di calendari e dei martirologi occidentali, circolarono in Oriente compilazioni particolari che, oltre a
presentare una sintetica raccolta di dati relativi alle commemorazioni dei martiri, contengono notizie interessanti sul culto, in
modo che possono essere considerati veri e propri libri liturgici.
I Sinassari erano libri destinati alla sinassi o riunioni liturgiche quotidiane, raccolgono per ogni giorno dellanno
ecclesiastico la menzione del santo da commemorare, lelogio relativo da leggersi nellufficio e la chiesa dove specialmente era
celebrata la festa.

3.1.7 Sacramentari.
I sacramentari sono antiche raccolte di benedizioni e preghiere della messa. Rappresentano i nuclei embrionali dei
moderni messali. Oltre alle preghiere fornisce notizie sui cimiteri, tombe dei martiri e le loro feste. Nelle preghiere si possono
trovare molti riferimenti topografici, situazioni locali
I sacramentari pi antichi portano il nome del pontefice che si credeva li aveva redatto: Leone Magno (440-461),
Gelasio I (492-496), Gregorio Magno (590-604). Il sacramentario pi antico quello chiamato Leonino o Veronese,
probabilmente compilato a Roma nella prima met del VI secolo utilizzando fonti pi antiche dei secoli VI e V. Troviamo
preziose notizie sui cimiteri, tombe dei martiri Il Sacramentario Gelasiano, proviene di un primo nucleo redatto a Roma
prima del secolo VII, che giunto nella Gallia venne fuso con un testo analogo improntato alle formule della liturgia locale. Il
Sacramentale Gregoriano costituisce invece essenzialmente un sacramentario stazionale, un messale, concepito per essere
usato a Roma da servire nei giorni di festa o solennit.
Sempre sono importanti anche altri libri di carattere locale per conoscere i santi e i martiri sepolti e venerati in una
regione concreta.

4- Fonti medievali.
Sono di carattere descrittivo-antologico.

4.1 Liber Pontificalis.

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Si tratta di una raccolta di biografie, di disuguale valore, relative ai vescovi di Roma da San Pietro a Martino V (1417-
1431), composta attraverso i secoli da vari redattori. Durante molto tempo si pens fosse stata redatto da una sola mano e
attribuita a Papa Damaso (366-384), adesso si sa che dovuto alla mano di parecchi redattori.
La prima edizione fu compilata nella prima met del VI secolo utilizzando il Catalogo Liberiano contenuto nel
Cronografo Romano, ha una unitariet compositiva, si interrompe con la vita di Felice IV (526-530). Una seconda edizione si
chiude alla fine del VII secolo, con la vita di papa Silverio (536-537), e una terza a gli inizi del VIII. Dopo la collezione fu
aggiornata per persone che avevano conosciuto i pontefici.
La prima volta che noi troviamo un interesse per la vita dei pontefici e dei martiri nel pontificato di papa Damaso,
per i papi anteriori si rif allelenco dei vescovi romani dato da Ireneo di Lione. Il cristianesimo diventa religione di stato con
Teodosio nel 380.
Questo codice importante per conoscere la storia del papato e la storia di Roma, perch oltre alle informazioni
consuete relative alla provenienza del papa o agli anni di pontificato, spesso vi si trovano notazioni concernenti la costruzione
di edifici di culto, interventi di restauro a chiese gi esistenti, ricordi di donazioni con cui i pontefici arricchivano il corredo
delle basiliche, oltre alla menzione e indicazioni topografiche e toponimi che contribuiscono a una miglior e conoscenza del
tessuto urbano di Roma. Uno dei temi che ritornano continuamente quello del restauro delle chiese.
Il valore di questo libro dal punto di vista storico molto diverso, perch le prime biografie furono compilate molto
tempo dopo la morte dei papi dei quali parlano, basandosi su documenti non originali, la tradizione e le leggende. Soltanto
dalla fine del V secolo con il pontificato di papa Anastasio (496-498) le notizie si rivelano presse dallarchivio ecclesiastico e
sono pi sicure come fonte storiche. molto interessante perch oltre alle notizie storiche porta molti dati su i lavori datti nelle
basiliche, ristrutturazioni, fondazione di nuovi titoli, donazioni Anche le chiese di Napoli e Ravenna compilarono un proprio
Liber Pontificalis.

4.2 Itinerari e cataloghi topografici.


Le fonti cui ora accenneremo rivelano uno dei fenomeni storici pi interessanti verificatosi a partire del IV secolo,
nasce il fenomeno del pellegrinaggio. Schiere di pellegrini attraversano lEuropa e il mare per recarsi ai luoghi sacri di
Gerusalemme e di Roma.
Per la grande quantit di pellegrini che venivano a Roma, stupefatti dinanzi alla bellezza delle basiliche ed emozionati
davanti alle reliquie dei martiri, si sent il bisogno di tracciare semplici guide che fornissero le indispensabili informazioni
topografiche e i nome dei martiri che si veneravano in ogni catacomba per poter visitarli chi avesse devozione o volesse
chiedere un favore a un martire determinato dando luogo al genere letterario che si conosce con il nome di guide e diari di
viaggio. Questi documenti hanno una considerevole importanza per la topografia paleocristiana.
Questi guide le possiamo dividere in: Itinerari Palestinesi e Itinerari Romani. A noi interessano soltanto gli Itinerari
Romani. Gli itinerari romani sono guide pratiche che in genere al pregio della chiarezza e della semplicit uniscono lesattezza
delle indicazioni. Questo si riferisce soprattutto a gli itinerari pi antichi, perch con lavanzare del medioevo la fantasia dei
compilatori, dovuto anche alle attese dei suoi ascoltatori amava riempire queste guide con dati leggendari di ogni specie.
Gli itinerari che conserviamo dalla citt di Roma non risultano anteriori al VII secolo, anche se conservano una grande
importanza per la topografia delle catacombe romane e delle tombe dei martiri. Nel VII secolo le catacombe erano ancora
curate e visitate e i compilatori delle guide annotavano quello che vedevano e meritava essere visitato, senza tralasciare
particolari che adesso si trovano irrimediabilmente persi o alterati, in modo che non possiamo riconoscerli. Grazie a questi
documenti larcheologia cristiana ha potuto ricostruire la storia degli antichi cimiteri, fare una classificazione cronologica,
distinguere in ciascuna catacomba le regioni pi antiche. Lesattezza delle indicazioni topografiche autorizza a pensare che la
compilazione di quelle guide avvenne a Roma e che il redattore aveva familiarit con le vie, i cimiteri e le basiliche che
indicava ai pellegrini.
Alcune di queste sono:
4.2.1 De locis santis martyrum quae sunt foris civitatis Romae
Questopera appartiene alla met del VII secolo, forse aveva una prima parte che si riferiva alle basiliche e ai luoghi
dei martiri che si trovano dentro la citt. Non si pu considerare un vero itinerario, ma piuttosto un elenco dei sepolcri dei
martiri e dei luoghi santi del suburbio di Roma divisi per strade consolari. Litinerario una guida abbastanza completa, inizia
dal Vaticano e proseguendo sulla sinistra tocca lAppia fino ad Albano e termina con la Catacomba di San Valentino sulla via
Flaminia.

4.2.2 Notitia ecclesiarum Urbis Romae


di poco posteriore allanteriore ma di grande valore archeologico fu rinvenuta in un codice che si trovava a
Salisburgo e ora si trova nella Biblioteca Nazionale di Vienna. Fa il giro dei santuari di Roma in senso orario, cominciando
dallunica chiesa entro le mura che conteneva reliquie dei martiri, la chiesa dei santi Giovanni e Paolo sul Celio, va
esattamente in senso contrario al De locis, gi che comincia dalla Flaminia, dalle catacombe di San Valentino e termina
girando a destra nella Basilica Vaticana. Le descrizione che da vengono fatte con minuziosa diligenza, senza neppure trascurare
particolari di poco conto, spesso passando da una via consolare allaltra attraverso la viabilit secondaria, il che giova molto
alla conoscenza dello stato dei monumenti in quellepoca. Si tratta di un vera guida per i pellegrini.

4.2.3 Itinerario di Einsiedeln (Svizzera).

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Questa guida porta il nome del monastero dove fu trovato il manoscritto, ossia Einsiedeln, in Svizzera, contenuto in
un volume miscellaneo, composto di 5 parti, scritte ognuna da una mano diversa rilegate insieme verso la fine del XIII secolo.
Per i dati che si possono dedurre dal manoscritto si tratta di un pellegrino che visit Roma al tempo di Carlomagno, cio a gli
inizi del IX secolo. Dimostra di aver visitato personalmente Roma e di aver studiato i suoi monumenti dei quali copi
parecchie iscrizioni. Anche ci da la testimonianza di aver partecipato ad alcune cerimonie pagane che fa premura di rievocare.
Lambiente di produzione sembra essere stato composto nello scriptorium del monastero di Reichenau nel lago di Costanza.
Litinerario vero e proprio composto da 10 percorsi che attraverso la citt di Roma, sono trattate tutte le porte della
citt meno la Porta Ostiense che porta alla Basilica di San Paolo, per questa ragione sembra che manchi una parte. Lun
undicesimo percorso non sembra orinale di questa guida, ma un aggiunta che si fatto in questopera miscelanea, perch una
incompleta elencazione dei luoghi sacri extraurbani.
Si pensava che litinerario sia in connessione con una pianta della citt di Roma che lo accompagnava. C chi aveva
pensato che questa ipotetica pianta fosse rotonda. Attualmente questa teoria in crisi. Adesso si pensa che non si tratti tanto di
una guida itinerario come di un documento elaborato in ambienti ufficiali dellamministrazione romana per localizzare nella
citt alcune categorie di edifici, in particolare le chiese titolari e le diaconie, che sono citate quasi al completo, mentre i
toponimi e i monumenti antichi sono citati come punto di riferimento. Si pu ipotizzare che ci fossero altri descrizioni della
citt che sono andate perse.

4.2.4 Itinerario Malmesburiense.


Questo itinerario conosciuto attraverso un manoscritto del XII secolo. Fu utilizzato da Antonio Bossio, il primo
esploratore della Roma sotterranea cristiana. Lantichit della fonte da cui si ricav la copia medievale si rivela dalle precisione
con la quale vengono menzionate le porte e le vie suburbane, e soprattutto la posizione dei singoli cimiteri che nel XII secolo
erano gi caduti nelloblio o avevano cambiato nome.
Insieme con queste itinerari di Roma, cerano itinerari di Terra Santa. Fra questi c lItinerarium Burdigalense, che
descrive un viaggio da Bordeaux a Gerusalemme, e il suo ritorno attraverso Roma fino a Milano.

5 - Cataloghi.
Sono fonti di minore importanza, fra questi possiamo distaccare:
5.1 Depositio Martyrum.
Gi abbiamo parlato di lui.

5.2 Index coementeriorum vetus.


un documento redatto probabilmente a inizi del VII secolo. Ci da un succinto elenco di diciassette cimiteri con
indicazioni della strada lungo la quale sorgevano. Non un catalogo molto completo perch soltanto ci da il nome dei cimiteri
pi importanti. Cerano tanti altri cimiteri pi piccoli o meno importanti, che non sono conosciuti perch non avevano la tomba
di qualche martire o perch appartenevano a una famiglia, molte volte si trovano grazie a una frana o alla costruzione di un
edificio.

5.3 Papiro di Monza.


Catalogo veramente prezioso. Il suo nome Notula de olea ss. Martyrum qui Romae in corpore requiescunt. Si
tratta di un elenco di oli prelevati dalle lampade che ardevano sui sepolcri dei martiri pressi da un prete chiamato Giovanni per
incarico della regina longobarda Teodolinda al tempo di papa Gregorio Magno (590-604).
Da tutti conosciuto lamore, o forse meglio la devozione in senso miracoloso, che godevano le reliquie durante il
medioevo. Per preservare le tombe e i corpi dei martiri i papi avevano dato tassative proibizioni di smembrare i corpi dei santi.
I devoti soltanto potevano usare dei brandea, pezzi di tela passati sulla tomba del martire, od olio che si prendeva dalle
lampade che ardevano vicino alle tombe dei martiri.
Questa fu una pratica incoraggiata dallo stesso Gregorio Magno, il quale in una lettera del 598 scritta al ex console
Leonzio diceva che era stato molto gradito il dono dellolio levato dallaltare della Santa Croce e donato, appunto, come
reliquia perch come dice San Gregorio, questo olio basta che sia toccato per ricevere la benedizione. Teodolinda, dopo la sua
conversione alla religione cattolica, prima era ariana, chiede a papa Gregorio Magno lolio che bruciava nelle lampade vicino
ai martiri, e per questa raccolta manda un suo presbitero chiamato Giovanni. Il messaggero regale adoper delle ampolle di
vetro per prendere e conservare questi oli e alleg a ognuna una striscia di papiro sulla quale scrisse il nome del martire e del
cimitero dove ardeva la lampada, dopo riagrupp i nomi in ordine topografico, e fecce un elenco generale. Queste ampolle
furono mandate a Monza, capitale del regno Longobardo, dove ancora si trovano.
Noi abbiamo ancora i pittacia originali posti in ogni ampolla. Questo fatto risulta molto interessante perch ci mette in
evidenza il nome delle pi importanti chiese di quellepoca a Roma. Analizzando paleograficamente queste pittacia si potuto
comprovare che corrispondono allinizio del VII secolo, cio allepoca di Gregorio Magno e Teodolinda., in conseguenza sono
contemporanei alla sua asportazione di Roma. Per quanto riguarda alla notula, ossia allelenco degli oli presi a Roma si data
qualche anno pi tarde, verso la seconda met del VII secolo, cio 670/680. Questo fatto abbastanza comprensibile, perch
dopo alcuni anni che gli oli erano arrivati a Monza, morti i protagonisti principali si voluto lasciare costanza scritta perch
non si perdesse la memoria.

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Gli altari da cui sono stati presi gli oli sono: il primo San Pietro, ma nella notula scritto S. Pietro e S. Paolo, a che
dovuto questo? A che quando si scritta la notula cera soltanto una ampolla avendosi perch laltra si era rotta, ma forse anche
perch si voluto mettere insieme i due principi della Chiesa, poi c San Pancrazio, San Grisante, San Giasone, San
Saturnino, San Ippolito, San Lorenzo

5.4 Sillogi.
Le sillogi sono raccolte di iscrizioni sorte in un primo tempo a scopo prevalentemente devozionale e a corredo degli
itinerari. A partire del VII secolo, si smembrano e si inseriscono in antologie poetiche ad uso letterario e scolastico. Sono molto
importanti perch riportano spesso testi persi che si trovavano nelle chiese, catacombe e monumenti pagani. La maggior parte
delle sillogi conservate interessano i monumenti di Roma e sono cimiteriali e basilicali.
Questi sillogi molte volte permettono ricomporre delle iscrizioni che si trovano durante gli scavi in maniera
frammentaria, perch durante il tempo queste tombe sono state saccheggiate e i suoi reperti rotti e dispersi.

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BIBLIOGRAFIA

- Accade, Maria DellOro, Emy, I Mirabilia Urbis Romae, ed Tored, 2004.

- Le Liber Pontificalis: Texte, introduction et commentare. Voll. I-II a cura di Duchesne, L., Paris, 1886-1892.

- Pellegrinaggi a Roma. Il Codice di Einsiedeln, Litinerario di Sigerico, Litinerario MalmesburienseCitt Nuova,


Roma, 1999.

- Stopani, Renato, Gli itinerari, in Romei e giubilei. Il pellegrinaggio medievale a San Pietro (350-1350), a cura di
Mario DOnofrio, Electa, 1999, pp. 137-141.

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Ambiente storico nel quale nasce il cristianesimo.

1.- Ambiente storico.


Paolo nella lettera ai Galati ci parla della nascita di Ges nella pienezza del tempi Quando venne la pienezza del
tempo, Dio mand suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge per salvare quelli che erano sotto la legge Gal 4,4-5, vedendo
la situazione sociale e religiosa del secolo I a.C. e I d.C. possiamo costatare che si tratta di due secoli di crisi. Una crisi
profonda di tutto lOccidente che lo porter ad aprirsi a tutte le correnti spirituali che venivano da Oriente.

1.1- La situazione di Oriente prima e dopo la conquista di Alessandro Magno.


Per capire le radici e lo svolgersi di questa crisi dobbiamo andare molto indietro prima della conquista di Oriente che
fa Alessandro Magno (336-323 a.C.). Quando Alessandro Magno inizia la conquista dellOriente nel 335 con la presa di Tebe
tutto lOriente stava in crisi, si trovava immerso in una apatia politica e una stanchezza culturale. Di questepoca conserviamo
poche fonti letterarie, perch non c neanche una grande produzione culturale, frutto di questa indifferenza intellettuale nella
quale si trova Oriente. Queste regioni erano state conquistate da imperi dispotici e autoritari con una politica di repressione
culturale che inizia con limpero Assiro nel XIV secolo a.C., continua con il regno babilonese e il regno persa fino, alla
distruzione di queste da parte da Alessandro Magno nel 331 nella battaglia di Gaugamela che porter alla conquista di
Babilonia.
Alessandro Magno in poco pi di 4 anni riesce a conquistare un gigantesco impero senza trovare quasi resistenza nella
popolazione, soltanto Tiro e Gaza, citt fenicie, che sempre erano state in contrasto contro i greci, creano qualche resistenza. I
sudditi di queste terre erano abituati a formar parte del bottino del conquistatore. Una prassi corrente dei nuovi padroni era
sempre quella di spostare le popolazioni conquistate di un luogo ad un altro per evitare ogni pensiero di autodeterminazione e
una possibile sommossa. Questo fa che nel IV secolo a.C. la popolazione si abituasse ad accettare un padrone o un altro senza
importarli pi altre idee.
Questi fattori porteranno alla creazione di un sincretismo religioso, gi iniziato con la conquista persa di Babilonia. I
persi rompono lunione fra religione e politica che era un cardine dellimpero babilonese. Gi non ci sar la religione ufficiale
dellimpero alla quale si allaccer il potere politico, a partire di questo momento la religione dovr cercare un proprio prestigio
nella spiritualit e nel proprio fascino. Il culto religioso antico si trasforma in una ideologia astratta. Con la conquista
macedone entrer in gioco la filosofia greca che porter il concetto del logos, e concetti astratti, in somma, una maggiore
razionalizzazione della cultura e della religione. Tutti questi fattori contribuiranno ad un cambiamento profondo della mentalit
e delle pratiche religiose in Oriente, che l porteranno ad una grande maturit religiosa e spirituale.
Questo periodo, che va dalle conquiste di Alessandro Magno fino alla venuta di Augusto chiamato ellenismo.
Durante i primi tre secoli dellellenismo, nei regni seleucida e Ptolemaico, c un grande predominio della cultura greca, che
pian piano sar assimilata dalla cultura orientale e dai suoi culti religiosi, creando un sincretismo religioso-spirituale molto
ricco che si espander verso occidente fra la fine del I secolo a.C e gli inizi del I secolo d.C. Non sar un risorgimento
dellantica cultura orientale, che era morta, ma qualcosa molto pi profonda: un nuovo principio spirituale creato con gli
antichi simboli del pensiero orientale e la nuova cultura greca. Si crea un sincretismo che si pu stendere a tutti.
Manifestazioni di questo influsso orientale lo possiamo vedere nella espansione del giudaismo ellenico e della
filosofia giudeoalessandrina, nel diffondersi dellastrologia babilonia e della magia, nella diffusione dei culti misterici e nella
nascita di altri nuovi, nella diffusione del cristianesimo, dei movimenti gnostici, nellapparizione della filosofia trascendentale
come il neopitagorismo e la scuola neoplatonica. Tutti questi movimenti sono molti diversi fra di se, ma hanno alcuni punti in
comune che vengono da questa culla orientale come: le mitologie orientali, le dottrine astrologiche, la religione iraniana. Tutti
questi movimenti sono di carattere spirituale, tutti cercano o danno una salvezza, hanno una visione trascendente di dio, hanno
un dualismo

1.2.- La situazione di Occidente (Grecia) prima e dopo le conquiste di Alessandro Magno.


Quando Alessandro Magno inizia la conquista di Oriente, lOccidente, (intendendolo come la cultura greca) molto pi
avanzato culturalmente, ma politica, religiosa e socialmente si trova in una grande crisi, che forse cerca il suo sfogo nelle
nuove conquiste e nelle nuove culture che avevano un livello filosofico inferiore.
Dobbiamo tenere in conto che nel mondo antico politica e religione vanno unite. La sfera dello religioso si sviluppa in stretto
contatto con la sfera politica, il cambio di questultima porta anche a cambiamenti religiosi. La crisi politica nella Grecia inizia
con un vuoto nella vita privata e pubblica del cittadino. Lo spirito greco, soprattutto quello ateniese, inizia a cedere. Da tempo
il senso religioso comincia a svanire davanti a dei incapaci di difendere la citt e la societ. Le Guerre Persiane del (500-479),
e la Guerra del Peloponeso (431-404) avevano creato una crisi nello spirito delluomo greco. Le scorrerie spartane, lo
sminuzzamento dei campi, le guerre che distruggevano i raccolti e gli alberi di frutto, le imposta di guerra fanno che i
contadini abbandonino i campi e vadano alle citt, dove la vita anche molto difficile. Ai tempi di Clistere (600-570) la
maggioranza degli atenesi abitavano in campagna, ma lo smembramento della propriet e le continue guerre portano in crisi a
questo gruppo di popolazione. La crisi agricola lancer luomo greco, soprattutto attico, a cercare il guadagno nel commercio.
LAttica piena di porti di mare e queste la circonda da tutte le parti. Questa circostanza apre la mente degli uomini attici a
nuove culture e a grandi guadagni. Tutto si aggraver con larrivo dei conquistatori macedoni Filippo II (359-336) e Alessandro
Magno (336-323) che apriranno lorizzonte delluomo greco, e porteranno alla creazione dellellenismo.
Tutte queste circostanze fanno che si crei un relativismo, lo stato vuole salvare la religione. I dei non spariscono ne sono
sostituiti da altri. Si continua il culto, ma non era qualcosa viva, si mantengono le forme vuote, senza parlare delle critiche che
la filosofia razionalista far a questi dei e al suo culto. La citt si difende attaccando alcuni filosofi come Socrate.

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Il vuoto lasciato dai culti tradizionali riempito da altre forme religiose, che se caratterizzano per avere un indole pi
entusiastico e misterico. Questi culti si uniranno allo sviluppo della astrologia e della magia. La filosofia non sar una
riflessione teorica se non che si andr verso un esistenzialismo, una riflessione pi spiritualista.
Con le conquiste di Alessadnro Magno si crea un panellenismo che mina politicamente la Grecia, perdendo la sua caratteristica
di polis, e morendo politicamente la Grecia, si arriva allo scomparire delle libert politiche, scompare il senso di patria nelle
singole citt, idea che nella patria-polis avevano trovato la loro ragione di essere. La situazione cambia con i successori di
Alessandro che soffocano le strutture fino a fare delle citt semplici centri amministrativi.
C un cambiamento politico e culturale, i giovani sono resi amorali dalle dottrine filosofiche di moda, le libert e la
vita politica si spengono, lantica fede senza credenti, fattori che fanno avvenire un crollo che accade con una apparente
indifferenza. Si pu dire che alla fine del IV secolo la polis muore. Col crollo della polis cadde anche la religione. Alla
mancanza di controllo sociale risponde la mancanza di controllo dello spirito. Si perde la comunit religiosa e politica che
erano i due centri tra cui si svolgeva la vita quotidiana degli uomini. Venendo a mancare queste, luomo rimane solo, senza la
tradizione secolare che lo guidava da secoli; rimane solo, come un naufrago, senza appoggi

1.2.1 - Lidea di vita contemplativa.


Sorge cos un bisogno di andare verso la vita contemplativa, la vita solitaria, pi o meno spiccata dal III secolo a.C. in
poi. Si cerca il ritiro. Aristotele (384-322) il primo a chiamare luomo ai nuovi orizzonti nel suo Protrettico, andando nel
mondo dellutopia, fuori della vita politica. Isocrate vede un umanit stanca, e la chiama alla contemplazione, alla conoscenza
filosofica. Ma ormai luomo non segue pi il vecchio ideale attico, vive in un mondo nuovo, in una societ in cui gli interessi
non sono pi limitati alla polis, ma si fanno universali. Presto anche lui sar superato dalla contemplazione platonica.

1.2.2 - La scoperta delluomo.


I sofisti (maestri di sapienza). Intendono diffondere la cultura per rendere i giovani attivi a prendere parte alla vita
pubblica, mediante lesercizio della retorica, della dialettica e delleducazione civica. Principale esponente Protagora di
Abdera, sostenitore del soggettivismo e del relativismo, luomo la misura di tutte le cose. E possibile soltanto lopinione
sensibile. La virt labilit del pi forte.
Socrate (469-399). Fondatore della filosofia antropologica. Contrappone alluomo-sensazione luniversalit della
ragione, conosce te stesso. Mediante il metodo induttivo, ironia e maieutica, attraverso il dialogo, induce alla ricerca
delluniversale (concetto), perch luomo possa uniformare le proprie azioni alla virt che conoscenza del bene. Una voce
interiore la vera guida morale (demone) . Religiosit morale. Lopposizione alla classe politica dominante e lappello al
divino della coscienza gli attirano laccusa di empiet e di corruzione dei giovani. Al suo rifiuto di difendersi viene condannato
a bere la cicuta nel 399 a.C.. La sua fine narrata in celebri pagine dai discepoli Senofonte e Platone.
Aristotele di Stagira (384-322). Fondatore del Liceo di Atene, (scuola peripatetica) e maestro di Alessandro Magno.
il sistematore della scienza e il primo legislatore della Logica. Alla trascendenza platonica delle idee contrappone
limmanenza delle forme nella materia sensibile. Il divenire passaggio dalla potenza allatto come tensione dialettica verso un
dio-motore immobile dellUniverso. La ricerca dellEssere astratto (concetto) si integra con lEssere reale (sostanza). Tra le
sue opere si trovano: Organon, Metafisica, Fisica, Etica.
Le scuole di pensiero pi importante in questo IV-III secolo a.C. sono lepicureismo e lo stoicismo, anche se ancora
seguivano essendo molto importanti le idee platoniche e aristoteliche, che in seguito saranno rielaborate. La caratteristica pi
importante stabilita dalle scuole filosofiche ellenistiche lindividualismo. Senza laiuto degli dei era necessario trovare
soluzioni per poter portare a termine il destino e affrontare la vita senza soprasalti. Letica sar il centro delle preoccupazioni
dei filosofi, convertiti in medici dellanima.
Alcune delle principali scuole di pensiero sono:
Platonismo: Prende il nome del filosofo Platone (427-347) fondatore dellaccademia in Atene (387). Supera il
concetto socratico contrapponendo al mutevole e fallace mondo fenomenico, il mondo trascendente dellEssere, in cui sono,
archetipi eterni, le idee. Lanima caduta da esso anela a tornarvi attratta dallamore risvegliato dalla reminiscenza delle Idee
(metempiscosi). Lo stato ideale si fonda sulle quattro virt cardinali rette dalla giustizia. Opere principali: Convito, Fedone,
Apologia di Socrate, Convito, Fedone, Repubblica, Timeo Un suo discepolo, Senocrate, svilupper le idee del suo maestro
rispetto ai due mondi, e i demoni come intercessori fra gli dei e gli uomini. Parlando di demoni buoni che ci aiutavano a fare
del bene e demoni cattivi che ci facevano fare atti cattivi. Questo argomento sar molto utilizzato per gli apologisti cristiani per
parlare dei demoni cattivi che hanno creato una simulazione dei vaticini e della rivelazione per ingannare gli uomini.
Epicureismo. Epicureo di Samo (342-271). E molto difficile di ricostruire il suo pensiero perch si sono perse le sue
opere tranne tre lettere e si trovano molto frammentarie le opere dei suoi discepoli. Predicavano la necessit di appartarsi dalla
vita pubblica, di non temere la morte e gli dei, di accettare il dolore, di lottare con la ragione le passioni. Furono considerate
dai suoi contemporanei atei, perch sostenevano che lunico esistente la materia. Infatti avevano una visione atomistica della
realt, credevano che luniverso era composto di atomi in continuo movimento nello spazio vuoto, ed erano eterni e
indistruttibili. Parlavano dellimprevedibilit del moto degli atomi rendendo impossibile la previsione del futuro. Non cera
spazio per gli dei perch non ne avevano bisogno. Significava la caduta della religione.
Epicureo non nega lesistenza degli dei, ma rifiuta ogni interferenza nella vita degli uomini. Non c una realt
spirituale fuori del mondo materiale. I dei esistono lontani, non c luogo per la preghiera, i sacrificinon servivano a niente.

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Sorse una corrente che diceva che la vera felicit leudaimonia, e il piacere consistente nellassenza di ogni
turbamento con un senso profondo di felicit; ma una felicit terrena perch non accettavano una vita ultraterrena. La morte era
la scomposizione del corpo nei suoi elementi. Ebbe un grande influsso nellantichit, soprattutto nelle persone pi colte. Ebbe
grandi problemi con il paganesimo e poi con il cristianesimo, ma rimasse in vita fino al IV secolo d.C.
Stoicismo. Fondato da Zenone di Cizico (336-263) . Presenta alluomo delle possibilit per superare linsicurezza
della sua esistenza. Ha una visione totalmente materialista del mondo, ma non vede landare del mondo come qualcosa
totalmente meccanica, accetta un principio universale, razionale, rettore di tutto: il logos, la ragione, la nozione basica del
sistema. Il dio stoico si identifica con il fuoco, che presente in tutto, il che fa di questa tendenza filosofica un panteismo. I
diversi dei non sono che vari nomi per un'unica ragione. Questa ragione guida il mondo conforme a un piano razionale ed
dovere degli uomini sommettersi a questo piano, alla provvidenza. Il fine della etica stoica segnalare il cammino che conduce
alla pace interiore e al compimento del dovere voluto degli dei, cio dal logos. Pensavano che il bene morale bastava per
procurare la eudaimonia, la felicit. La felicit non dipende di niente sterno a noi, ricchezze, salute, potere ma sta dentro
di noi.
La differenza con gli epicurei che questi, non cercano il ritiro del mondo ma il contatto con le cose del mondo ma
senza essere presse da loro. Luomo deve lottare contro gli affetti, la meta della filosofia come medicina dellanima cerca la
totale espulsione degli affetti.
Durante limpero il pensiero stoico trov una grande ripercussione come ci ricordano personaggi come Seneca,
Epiteto, Marco Aurelio. Nel pensiero di tutto questi personaggi troviamo idee relative allinsicurezza della vita umana, ad
ascoltare la voce interiore della coscienza e una religiosit marcatamente monoteista, che non rinunciava al panteismo ma che
aveva un dio paternale. Il pessimismo della vita si supera con una fede nella provvidenza e con la moralit della vita.
Queste idee sono fondamentali per conoscere levoluzione del pensiero nel periodo intermedio tra il classicismo e
lapparizione della dottrina cristiana, ma formano parte di un ristretto gruppo di intellettuali, non appartengono al popolo che
aveva tutto un altro pensiero e tutte altre preoccupazioni.
Cinici. Sono un gruppo meno intellettuale degli anteriori e pi vicini al popolo. Sono i discepoli di Diogene di Sinope,
fondatore del cinismo. Erano uomini che si dedicavano a una predicazione popolare diretta ai non iniziati, il cui contenuto era
pi una forma di vita che teorie filosofiche. Rifiutavano tutto convenzionalismo sociale, insistendo nella bont di seguire le
norme naturali di comportamento. Buona parte della sua attivit era al servizio degli altri, dando aiuto e consolazione tanto
spirituale come materiale.
Questi filosofi mendicanti e predicatori diffondono fra la gente idee e conoscenze su luniverso e luomo che
altrimenti sarebbero state chiuse nei ristretti circoli dei filosofi.Come abbiamo visto i filosofi pagani del IV al II a.C. secolo si
preoccuparono molto degli insegnamenti religiosi. La filosofia imponeva molte obbligazioni morali e intellettuali, con un
ascetismo moderato.
Nei secolo III e II a.C. la filosofia prende ogni volta un carattere pi religioso. Questa evoluzione comincia prima di
Socrate e appare chiara negli ultimi scritti di Platone. I filosofi si convertono in guide spirituali, che insegnano a gli uomini il
cammino divino. I filosofi di questo periodo influenzeranno molto gli insegnamenti religiosi. Ammettevano lesistenza di Dio.
La sua teologia non derivava dal culto o dal mito, anche se rastrellavano le sue idee nelle vecchie leggende interpretate
allegoricamente. I miti avevano per i filosofi un senso religioso applicando il metodo allegorico, i filosofi di et imperiale non
leggevano tanto ad Aristotele, stava passato di moda, come Teofanes, Platone

Neoplatonismo.
Il neoplatonismo ebbe un grande influsso nel cristianesimo. A partire del I secolo a.C. la dottrina etica di
Platone ebbe un forte contenuto stoico. La dottrina neoplatonica pi originale che dellUno o il Bene, principio e origine
della realt trascende. Lessere il pensiero, per tanto, incognoscibile. Plotino parla di un Uno, incorporeo, semplice, situato in
altro luogo nel tempo, oggetto di desiderio e dellamore degli uomini, origine della creazione. Definisce luomo come lanima
che usa un corpo, e dice che lanima immortale.

1.2.3 Il culto del sovrano.


Questa una delle idee caratteristiche del periodo postclassico. un idea nuova nel impero greco, nato come
conseguenza della conquista di un grande impero con genti e culture diverse, per governarle era necessario creare un punto di
unione e queste si trov nella figura del monarca divinizzato. Gli antecedenti li possiamo trovare nel proprio ambito ideologico
greco e soprattutto nella figura divinizzata di Alessandro Magno, che trova nelle culture egizie e del Prossimo Oriente un
sostrato ideologico. Nella Grecia classica cera il culto delleroe, ma si trattava di personaggi morti che erano venerati per i
servizi prestati alla citt o allo stato. La realizzazione di atti positivi per gli essere umani era una prova seria di divinit, cos si
apr lo spiraglio che personaggi vivi che avevano dato molti servizi allo stato potessero essere venerati come divinit. Le
opposizioni erano molte, come si vedono nella reazione che i macedoni avranno in tributare onori divini ad Alessandro. Ma
lavanzo delle scienze che vede nelluomo la misura di tutte le cose, come dice Protagora, la figura del sapiente fanno che
cominci a restringersi il margine tra luomo e la divinit, stendendosi lidea che uomini dotati di una grande aret potevano
convertirsi in dei. Evemero di Messene, dice nella sua opera che i dei erano stati prima dei re, aprendo la strada per riconoscere
nei monarchi ellenistici dei. Tra laltro lidea de trovare nella terra dei e dirigersi a loro per chiedere degli aiuti era un idea
molto attrattiva per personaggi che avevano abbandonato le antiche credenze sostituite per la scienza e il pensiero razionalista.

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Se bene queste idee erano pi sviluppate nei pensieri pi coltivati della classe alta, la grande massa del popolo era pi
tradizionalista nelle sue credenze. Questo non impedir che Cesare sar divinizzato da Augusto nel 42 a.C. Un essere mortale
che diventa dio; prima cerano i casi degli eroi, e soprattutto delleroe per eccellenza ossia lEracle greco, Ercole latino, che
per le sue virt e il suo sforzo, le 12 fatiche, entrer a formar parte degli immortali, non dobbiamo perdere di vista che questa
figura pagana nel rinascimento si convertir in una figura cristiana, come luomo che attraverso il suo sforzo arriver
allimmortalit. A partire della divinizzazione di Cesare gli imperatori successivi saranno tutti divinizzati, al meno fino al
secolo III che con la crisi dellimpero gi non si pensa a divinizzare gli imperatori. C un idea non molto sviluppata in
Augusto, forse torna indietro per motivi politici, di divinizzazione in vita, lesempio il Panteon. Augusto dopo la sua morte
sar divinizzato.

1.2.4 - Lidea monoteista.


La approfondimento degli avanzi scientifici, le teorie cosmologiche, antropologiche ed etiche portate avanti
dalle diverse scuole filosofiche hanno una ripercussione nellemergenza de un pensiero monoteista, che si va stendendo nel
popolo grazie alla divulgazione portata avanti da alcuni predicatori itineranti, circostanza alla quale dobbiamo unire il
debilitamento della fede negli antichi dei tradizionali. Non tutti potevano ammettere lesistenza di una causalit meccanica
universale, era pi facile concepire un universo perfetto guidato da una mente suprema organizzativa di tutto, cio Dio. Questa
idea non era del tutto nuova, gi era stata formulata da pensatori come Socrate e alcuni dei suoi discepoli, ma non significa
labbandono del politeismo.
La diffusione di questa idea di un dio direttore delluniverso, aiuter allaffermazione di un potere politico
forte in mano di un sovrano, idea verso la quale andava la cultura e la societ ellenistica, che si convertir in idea universale
con larrivo dellImpero Romano. Questo parallelismo tra il governo di Dio e quello dellimperatore sar manifestato
ripetutamente da Dion Cristostomo (40?-112 d.C.), e arriver al sua apice con Eusebio di Cesarea con Costantino e tutto il
cesaropapismo del medioevo.

1.2.5 - La religione solare.


Lidea di un dio coordinatore e direttore di tutto luniverso presto porter a identificarlo con il sole. Il culto al
dio sole oggetto di venerazione fra molte culture e popoli antichi della terra quasi assente nel culto greco, anche nel mondo
babilonico il suo culto secondario rispetto alla luna, ma in Egitto era un culto centrale, dove arriv ad essere dominante in un
certo periodo unito a teorie politiche. Ma saranno i greci quelli che collocheranno le basi teoriche per un culto solare
universale. Oltre le osservazioni semplici da parte di qualche persona sui benefici del sole sulle piante e sulla vita umana, gi
abbiamo parlato dellidentificazione stoica del logos con il fuoco e per tanto con il sole. Ma soprattutto si svilupper nelle
diverse utopie sviluppate dai filosofi e dallambiente letterario di questo periodo, dove il sole occupa un posto centrale. Attalo
II (159-138 a.C.), figlio illegittimo di Eumene II fonda uno stato solare, heliopoli, secondo ci dice Strabone.
Cesare nel 46 a.C decide passare da un calendario lunisolare che era stato in vigore fino a quel momento ad
un calendario solare che si mantiene fino ai nostri giorni. Le ragioni furono di carattere politico perch le interdizioni, aggiunte
temporali (giorni) allanno solare per farlo coincidere con lanno astronomico solare erano controllate dai pontefici e dalle
famiglie dominante che li mettevano quando faceva loro comodo, provocando scompiglio nella politica e nel popolo. Cos un
anno che prima faceva riferimento alla luna a partire di questo momento far riferimento al solo.
Tutte queste idee alla fine dellepoca ellenistica saranno i presupposti scientifici, filosofici, astrologici e
politici che aiuteranno allo stabilimento del culto unico cristiano. Tutti questi antecedenti non portarono alla sparizione della
religione tradizionale romana, questa si mantenne dentro di un marco politeista. Molti culti tradizionali soltanto avevano la
forma o i riti prescritti per il giorno della loro festa, ma la gente non li sentiva come propri. La religione romana era vuota
spiritualmente ma aiutava al mantenimento della coesione nelle citt e nelle comunit, per questo Augusto si dedicher al
ripristinare le antiche festivit romane e a restaurare gli antichi templi la maggioranza dei quali si trovavano in rovina.

1.3 La situazione politica e sociale dellimpero romano.


La situazione che troviamo a Roma e nellimpero di una crisi profonda, dovuto ai cambiamenti che erano
avvenuto nei due ultimi secoli. Quando sorge Roma una piccola citt-stato con una economia e una divisione sociale meno
complessa che le altre citt etrusche o delle colonie greche. Nel 509 i romani proclamano la repubblica e iniziano una politica
espansionistica, che inizia con la conquista di Veio nel 396 a.C., e continuer con la guerra contro Pirro nel 280 a.C., con la I
Guerra Punica 264-241 a.C. e finir con al II Guerra Dacica condotta da Traiano fra il 104-106, quando Roma arriver al suo
maggiore livello espansionistico con la conquista della Dacia, attuale Rumania. Durante 400 anni di guerra Roma riuscita a
creare un vasto impero che andava dalla Spagna alla Mesopotamia, dal nord dellAfrica ed Egitto alla Britannia e al Danubio.
Roma ha conquistato tutto il Mediterraneo che chiamer Mare Nostrum.
Nello sviluppo di queste guerre si mescolano gli interessi di tutti, perch tutti voglio trarre guadagno di
queste guerre espansionistiche. Durante i secoli III-II a.C. non ci sono conflitti sociali perch Roma impegnata nella
conquista dellimpero. Roma passa di essere una repubblica cittadina a capitale di un grande impero. Questa circostanza
porter ampi cambiamenti nelleconomia e nella societ che porteranno alla caduta della repubblica e alla creazione
dellimpero.
Le guerre di conquista lontane dellItalia provocheranno limpoverimento della grande massa di contadini
che lontani da casa non possono curare i suoi campi e devono venderli a basso prezzo alla nobilt senatoria che lavorer la

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terra con schiavi; oltre questo le guerre di conquista acquistano per Roma terre molto fertili in Spagna, Sicilia, nord dellAfrica
circostanza che fa affluire grandi quantit di frumento a prezzo molto basso. Questa situazioni roviner la classe contadina. I
contadini si rivolgeranno sulla capitale in cerca di sostento mettendosi sotto la protezione di qualche personaggio potente,
convertendosi in clientes. Si former una grande massa innestabile che sar usata dai diversi personaggi politici del I secolo
a.C. nella ricerca del proprio potere personale.
I conflitti sociali iniziano con Mario, brillantissimo generale romano. Queste fu eletto console fra il 104 e il
100 a.C., consolato che approfitt per riformare lesercito e accordarlo ad un generale con prestigio e carisma, precedente
molto pericoloso che porter poi allaccesa di Augusto. Nel 89 a.C. per lottare contro Mitridate di Ponto il Senato da potere
straordinari a Silla, ma il Comizio da gli stessi poteri straordinari a Mario. Silla prende lesercito che si trovava pronto a
imbarcare per andare a Oriente e si diresse contro Roma. Era la prima volta che un esercito romano si rivolgeva contro la
propria citt e contro i propri cittadini. Mario fugge e si rifugia nel nord dellAfrica, e Silla va in Oriente dove sconfigge
Mitridate. Nel frattempo Mario ritorna a Roma e massacra tutti gli avversari che trova. Nel 83 a.C. ritorna Silla vittorioso ma
Mario era morto nel 86 a.C., ma questo non impedisce che Silla prenda il potere e stabilisca una dittatura e elimini tutti gli
avversari politici.
Silla muore nel 78 a.C., ma la sua eredit sar presa da altri politici avidi di potere: Pompeio, Crasso e
Cesare. Nel 60 a.C. si crea il primo triunvirato, ossia la spartizione del potere politico fra Cesare, Pompeo e Crasso. Nel 53
a.C.muore Crasso durante la battaglia di Carre contro i parti, nella quale perde anche le insigne romane, sar Augusto nel 20
a.C. a riprendere queste insigne con trattative politiche con i parti anche se lui lo fa propagandare come una grande vittoria.
Propriamente lAugusto di Prima Porta, una immagine trionfale ed eroica di Augusto, forse copia della statua che si trovava
nella sommit del suo mausoleo nel Campo Marzio, ritrae questo episodio.
Nella lotta per il potere nel 49 si arriv alla rottura definitiva e alla guerra civile fra Cesare e Pompeo, nel 49
a.C. nella Battaglia di Farsalo vince Cesare e Pompeo che viene ucciso nellEgitto. Cesare rimane come capo indiscusso della
politica italiana. Realizza varie riforme nella societ romana, e fra queste riform il calendario. Nelle sue riforme Cesare and
troppo rapido verso un potere assoluto, quasi regale, il che spavent molti senatorie e personaggi politici, e li provoc la morte
negli Idi di marzo del 44 a.C., cio il 15 marzo.
Il successore di Cesare il suo figlio adottivo Ottavio, il cui vero nome Caio Ottavio, ma quando venne
adottato da Cesare cambia il nome per Caio Giulio Cesare Ottavio. Con Ottavio/ Augusto si produrranno i cambiamenti pi
importanti nella societ e nella politica romana che porteranno alla creazione dellimpero.
Quando Cesare fu assassinato Ottaviano aveva 19 anni e si trovava in Apollonia nella Macedonia,
rapidamente fecce ritorno a Roma e si proclam come erede. La situazione politica a Roma era molto tesa. Ottaviano tenta
lappoggio dei veterani, della plebe e dal Senato. Viene ammesso a partecipare nel Senato senza prima aver ricoperto nessuna
carica, fatto inaudito, e non sar il primo nella vita di Augusto. Nel 43 a.C. Antonio, Ottaviano e Lepido stabiliscono il secondo
Triunvirato, e iniziano le proscrizioni dei nemici, 300 senatori e 2000 cavalieri furono proscritti. Poi inizia la vendetta contro i
cesaricidi ai quali vinse nella Battaglia di Filippo nel 42 a.C. Ottaviano divinizzer suo padre adottivo, sar il primo cittadino
romano in essere divinizzato, e lui firmer Ottavio divi filius. Dopo questi avvenimenti Ottaviano continua la sua ascesa
sposando nel 38 Livia Drusilla. Nel 36 a.C. Augusto sentendosi pi forte decide attaccare Sesto Pompeo, figlio di Gneo
Pompeo, sconfitto da Cesare nel 48 a.C., che con le sue barche pirati difficoltava lapprovvigionamento granaio di Roma, vince
nelle battaglie di Milazzo e Nauloco nel 36 a.C., ora il Mediterraneo era libero e la folla romana poteva mangiare grazie ad
Augusto. Marco Antonio, e alcune vecchie famiglie senatorie erano preoccupate per laumento di potere di Augusto, e inizia
una grande tensione fra i due. Augusto imposta una campagna propagandistica contro Marco Antonio fino ad arrivare allo
scontro diretto nella Battaglia di Azio nel 31 a.C., che finisce con la sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra e la conquista di
Egitto, che si converte in una provincia romana. Augusto lunico che rimasto, Lepido si era ritirato quando comprende le
ambizioni politiche di Augusto. Con questa guerra si mette fine alle guerre civili, si chiudono le porte del Tempio di Gianno, e
Augusto visto come il grande trionfatore. Certamente non voleva lasciare il potere acquistato, cos decide di conservare il
potere cercando nuove forme politiche che nella forma facciano credere che rispetta tutte le istituzioni repubblicane, ma nella
pratica lui ha tutti i potere sopra il Senato.
Nel 28 a.C. Augusto nominato Princeps Senatus. Nel 27 si crea un nuovo titolo che non richiami troppo la
regalit, e si decide dare il titolo di Augusto. Nel 12 a.C. riceve il titolo di Pontifex Maximus e nel 2 a.C. Pater Patriae.
Finalmente nel 14 d.C. morir Augusto dopo quasi 50 anni di governo che hanno portato a un grande cambiamento. Li
succeder il suo figlio adottivo Tiberio, senza che la classe senatoria riesca a opporci fortemente.

2 - I culti misterici.
In questo processo di profonda trasformazione dei sentimenti religiosi che si esperimenta dallet ellenistica
fino al trionfo del cristianesimo le religioni orientali hanno una grande importanza nellesperienza religiosa delle persone. Le
cause le possiamo vedere nelle novit che introducono nel rapporto delluomo con la divinit, che implicano novit nelle forme
esteriori dei sentimenti religiosi e anche nei riti. Questi riti orientali furono accettati dentro della rigida tradizione religiosa
romana, perch come abbiamo detto, il mondo e la mentalit stavano in fermento, in cambio. Questi nuovi riti creeranno una
simbiosi cos forte con lantica religione romana, che nel secolo IV quando si dar la lotta della religione romana contro la
religione cristiana, i culti orientali saranno i pi accaniti nemici del cristianesimo.
Non possiamo vedere nei culti orientali una sorta di preparazione, o spianamento della strada per il
cristianesimo, ma frutto di una maturit dei tempi, o di una risposta simile a problemi simili, nella ricerca di una esperienza

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pi intima della religione romana. Il cristianesimo e i misteri si assomigliano perch proporzionano soluzioni affini alle
necessit spirituali sorte nel mondo romano. Il cristianesimo allinizio non sar altro che un'altra opzioni fra i tanti culti
orientali esistenti gi nellimpero.
Per culto misterico dobbiamo intendere una dottrina occulta e incomprensibile per i non iniziati. Di fatto i
culti misterici si caratterizzano per essere iniziatici, cio richiedono una catechesi, una formazione del neofito e la
superazione di prove per essere ammesso nel gruppo. Questi gruppi sono privati, in modo che si mantengono occulti ai non
iniziati, in conseguenza non sono pubblici; sono soteriologici, cio promettono una salvezza e una vita ultraterrena; non hanno
un culto in templi aperti a tutti, ma solo a gli iniziati; il suo luogo di raduno non consacrato da una speciale cerimonia, si
radunano in qualsiasi posto: una terma, una casa privata, una caserma; alliniziato si chiede il segreto sulla dottrina e le
pratiche che ha ricevuto, e in compenso li viene offerta la salvezza personale. Forse non una salvezza come la intendiamo
noi, ma era un mettersi al margine del fatum, del destino inesorabile che prendeva oggi uomo nei capricci del destino e che
neanche i dei potevano cambiare. I dei orientali sono pi forti di questi dei romani e si mettono sopra il destino, riescono a
sfuggire la morte e a darla ai suoi seguaci.
Probabilmente il nome viene dal verbo greco myeio, che significa: chiudo la bocca, non parlo, mantengo il
segreto. Il termine mysteria venne usato nel senso generico di occulto o riservato. Per indicare i riti segreti si usarono anche i
termini greci orgia e teletai o il latino inizia. Con questo termino gli antichi indicavano una esperienza religiosa
profonda, che toccava la fede dellindividuo, la sua condotta su questa terra, le sue speranze nellaldil. Dire misteri nel mondo
antico infatti significava parlare di riti segreti, di cerimonie solitamente notturne, che procuravano a coloro che venivano
ammessi a partecipare una mistica esperienza divina, un contatto individuale con la divinit grazie al quale liniziato si
attendeva una peculiare salvezza.
Parlare tuttavia di misteri in senso generico significa anche semplificare in modo eccessivo un fenomeno che
ebbe una storia lunga e diversificata, con diversi riti e liturgie, secondo il mutare dei luoghi e delle circostanze. Per un ateniese
i misteri erano quelli celebrati ad Eleusi in onore di Demetra.
Possiamo parlare di alcune caratteristiche comuni a tutti i culti misterici, di solito il culto misterico presenta
una divinit che ha sperimentato un esistenza di carattere umano, ha vissuto una vita personale, che il modello dei suoi
seguaci; soffre dolore, amore, disperazione, ma tutto sar superato e vincer sul destino, vittoria che dar anche al suo iniziato.
I rituali e la liturgia del culto si separano del freddo rituale classico romano. Gli uomini partecipano
ampiamente e coscientemente nel culto dei dio, possono arrivare anche a esperienze estatiche. Liniziazione la partenza di
una nuova vita. Si inizia un cammino verso una felicit ultraterrena. Il neofito dovr condurre una vita morale, superare delle
prove per essere degno di questa nuova vita. Forse questi precetti non erano molto lontani di quelli che vivevano i seguaci di
altre correnti filosofiche della sua epoca. Le forti critiche che ricevono tanto da pagani come da cristiani, ci fa vedere che non
dovevano rispettare gli impegni promessi con molta perfezione. Non possiamo sapere in che cosa consistevano questi
impegni perch il carattere misterico e laccanimento che ebbe il cristianesimo su tutti questi riti misterici ci hanno privato di
molti documenti e fonti per la sua conoscenza.

2.1 I Misteri di Eleusi.


Sono i culti misterici pi antichi, il suo origine si trova nella citt di Eleusi a 20 chilometri di Atene. Il dio
principale Demetra, che un antica divinit della terra, una grande madre della vegetazione. Larea di Eleusi molto fertile, e
Demetra aveva dato la prima spiga e insegnato larte dellagricoltura al figlio del re di Eleusi.
La storia di Demetra e Proserpina ci raccontata in un inno di Eleusi del VII secolo a.C. Demetra aveva una
figlia che rapita da Ade (Plutone), dio degli inferi, per farla sua sposa. La madre disperata va in cerca della sua figlia, e trova
una buona accoglienza nella citt di Eleusi. Addolorata per la separazione non fa germogliare i campi e la fame si abbatte per
tutto il territorio. Alla fine interviene Zeus e fa che Demetra riabbia la sua figlia, ma Ade prima di lasciar partire Proserpina li
da un chicco di melagrana, ragione per la quale non potr mai ritornare a tempo pieno nella terra dei vivi, sua madre ottiene
soltanto che stia con lei 2/3 dellanno. Poi Demetra va a Eleusi e in ringraziamento per laccoglienza li rivela i misteri, che
saranno custoditi dai cittadini.
Questi misteri erano tanto importanti che quando la citt di Eleusi fu conquistata da Atene mantenne la
celebrazione di questi misteri.
Nelliniziazione cerano diversi gradi:
- Primo grado di iniziazione. Durante i mesi di febbraio/marzo si realizzava una preparazione del candidato ai
misteri. Si raccontava e si vivevano diverse manifestazioni con la storia di Demetra. Si sottoponevano a diverse cerimonie e
purificazioni, digiunavano e offrivano sacrifici alle divinit. Solo quelli che avevano portato una vita retta potevano essere
ammessi.
- Secondo grado. Si teneva il mese di settembre/ottobre, duravano 9 giorni. Iniziava con una processione che
da Atene andava a Eleusi, nel corso della quale si celebravano diversi sacrifici e preghiere. I miste portavano un maialino,
simbolo di fertilit, il maiale un animale molto prolifico, che era lavato nel mare e offerto in sacrificio, gettandolo nelle crepe
del terreno, ovviamente si tratta dei resti di un sacrificio di fertilit della terra. La leggenda racconta che quando Proserpina
stata rapita da Ade cera una mandria di maiali che sono caduti nella crepa aperta da Ade.
Poi iniziava la processione che da Atene porta la comitiva a Eleusi, 20 chilometri di distanza. Il corteo
arrivava alla citt al calare della sera e durante la notte si da il rito delliniziazione. Si mostravano diversi elementi al miste: un
melograno, un serpente alla fine della cerimonia si promette alliniziato una nuova nascita adesso e dopo la morte la vita
eterna. Dopo il giorno del Telesteion, gli iniziati si radunavano in un grande banchetto con le nuove vesti, vesti di iniziato di

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vita nuova e felice. Lanima delliniziato non sar mai un ombra triste, come dice Omero, ma chiamato a un esistenza
superiore che non finisce con la morte. La vita dopo la morte si concepiva come una festa eterna.
Le affinit con il cristianesimo sono abbastanza chiare, prima di tutto il grano di frumento che muore e da
frutto, Giov. 12,24; la felicit eterna promessa, la comunione con la divinit, labito nuovo simbolo della nuova vita, la
comunione con gli altri iniziati Tutto questo non pass inosservato a gli antichi cristiani, che in numerose occasioni parlano
dei misteri di Eleusi dimostrando la grande importanza di questo culto. Clemente di Alessandria, (II secolo) termina la sua
opera contro i pagani con limmagine del cristianesimo come vero mistero e Cristo come il vero consacrante degli iniziati.

3. 2 Il culto della Magna Mater o Cibele.


Ci troviamo di fronte a una dea della fertilit, resto di quelle dee della fertilit del Neolitico i cui esempi pi
caratteristiche sono le chiamati Venere. Il suo culto attestato nella penisola Anatolica dal 4.000 a.C., Come signora della
natura legata alla crescita, alla fioritura e alla morte della vegetazione. Accanto a lei, c Attis, un giovane bello che deve
morire, ma la dea riesce a portarlo in vita dagli inferi per un periodo dellanno.
La Dea Cibele venerata insieme ad Attis nella citt Frigia di Peseunte, forse il suo simulacro era un meteorite. Le
fonti letterarie parlano del suo culto nelle citt greche nel VI-V secolo a.C., dove viene chiamata mater. Sembra che il culto si
fece misterico sotto linflusso greco.
Le versioni che ci sono arrivate del mito sono molto diverse e confuse, sembra che il suo tronco originario si trova
nella castrazione di Attis. Nella versione di Erodoto, Attis muore durante una caccia al cinghiale sotto un pino, e viene sepolto
e lamentato da Cibele, Pausanias da un'altra versione, facile la sua identificazione con Adonis.
Le feste della Magna Mater si celebravano nella primavera dal 15 al 27 di marzo. Il nucleo della festa iniziava il 22
marzo con la festivit chiamata arbor intrat giorno nel quale i dendrofori portavano un pino adornato di violette e nastri,
questo albero rappresentava Attis morto. Il 24 era il giorno principale di dolore e lamento per la morte di Attis, era il giorno
chiamato dies sanguinis, in cui i sacerdoti e i devoti della Magna Mater si lamentavano, piangevano la morte di Attis, si
laceravano, si punivano fino al sangue con il quale spruzzavano laltare, nellorgia di canti, musica, balli, sangue alcuni
addetti si eviravano e si convertivano in galli, cio sacerdoti della dea, offrendo i testicoli a Cibele. La grande festa era il 25
marzo, giorno della risurrezione, del ritorno di Attis, che si celebrava con grande gioia, banchetti, feste.
Il suo culto venne introdotto a Roma nel 204 a.C., in occasione della II Guerra Punica con grosse connotazioni
politiche, al meno nella versione riportata da Ovidio. Conserviamo anche un racconto di Tito Livio pi oggettivo. Come culto
romano, Pesiunte si trova vicino a Troia e Roma stata fondata da due discendenti di Enea, avr un luogo di culto dentro il
pomerio, cio il recinto sacro dentro la citt dove non potevano entrare culti stranieri, proprio nel Palatino, vicino al Lupercale.
Questo culto anche se stato adottato dai romani mai ha avuto un gran consenso, un po dovuto ai suoi origini frigi, ma
soprattutto alle sue pratiche cultuali che prevedevano il versamento del sangue e la castrazione rituale. I suoi sacerdoti castrati
erano derisi dal popolo, anche se le sue ricche cerimonie, i suoi vestiti orientali, le sue processioni erano ammirati con
curiosit, ma sempre furono tenuti di occhio dal potere romano che non vedeva di buon occhio questi eccessi durante le
celebrazioni.
Durante il II secolo il culto si contamina con altri culti orientali, come il culto di Mitra, e si stabilisce la cerimonia
chiamata del taurobolio, nel quale un personaggio riceve un battesimo del sangue di un toro. La prima notizia che abbiamo
di un taurobolio durante il regno dellimperatore Antonio Pio, per la salute dellimperatore. Dopo si va evoluendo e si va
verso una salute personale, verso una purificazione personale.

4.3 Culto di Dionisos.


Il culto di Dionisos un culto molto antico che viene dalla Frigia, probabilmente una divinit della natura
selvaggia, delle montagne, della foresta e della vegetazione; oltre che i tralci di vite un suo attributo ledera dei boschi. Il suo
rapporto con il vino molto antico, secondo la tradizione, Dionisos dio della vegetazione, della natura e del vino, da agli
uomini il vino che libera gli effetti delle pene e dona il sonno delloblio e delle ansie quotidiane. Assume delle caratteristiche
proprie delle zona dove viene accolto. Ma nella societ greca non ebbe luogo fino allepoca dei tiranni, secolo VII a.C.
Dionisos figlio di Zeus e di Semele, questa muore durante la gravidanza perch chiede a Zeus di mostrarli
la sua gloria, e quando queste si mostra nella sua potenza Semele rimane folgorata. Zeus porta a termine la gravidanza
conficcando il piccolo Dionisos nella sua coscia. Nato il bambino fu allevato dalle ninfe per paura di Era. Torn nella Grecia
accompagnato da ninfe, satiri e sileni. Le menadi presse da furore ammazzavano gli animali selvatici del bosco. Furore,
animalit, follia e delirio sono le caratteristiche di Dionisos, per questo non si adatta bene alla religione tradizionale olimpica di
Omero, che lo conosce per non lo nomina.
Nella Grecia classica, in effetti, Dionisos, era un dio del culto civico, venerato pubblicamente con feste
invernali collegate alla coltivazione della vite e alla fertilit della natura. Al contempo, esisteva anche un culto dionisiaco di
forma privata, realizzato dai tasi, che senza vincoli con particolari santuari, senza riti di ammissione, formule esoteriche e
cerimonie segrete, pure esprimeva una religiosit di tipo mistico, caratterizzata da una particolare esperienza del divino vissuta
direttamente dai fedeli. Dionisos era detto infatti anche Bacco, signore dellestasi, della divina mania che si propaga quasi
contagiosamente da un individuo allaltro. Nei miti, egli era concepito come una divinit itinerante, che nel suo peregrinale
aveva insegnato luso del vino e trasmesso ai fedeli lesaltazione che deriva dal suo consumo, era il dio che rende diversi e
confonde i ruoli, il dio che invita le donne ad abbandonare i valori femminili e farsi baccanti, cio a lasciarsi trasportare dalla
follia divina.

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E linvasamento, la trance estatica, rendeva presente il dio tra i suoi seguaci, che a somiglianza del dio si
chiamavano bacchi, nel senso appunto di estatici, invasi dal furore divino. Cos, accanto alle feste statali, che celebravano
larrivo del dio ed esaltavano i suoi aspetti fecondanti, vi erano nella Grecia antica anche le orge celebrate da piccoli gruppi,
che promettevano a chi partecipava unevasione controllata dalla realt ordinaria, nella quale erano protagoniste soprattutto le
donne. Di queste orge celebre la descrizione che fecce Euripide nelle Baccanti, messe in scena nel 405 a.C. ad Atene con un
coro di donne possedute dal dio al punto da infrangere ogni regola, fino allomicidio e alluso alimentare della carne cruda. Di
esse, parimenti, reca testimonianza la ceramica attica, che gi nel VI secolo utilizza i temi del banchettare come elemento
decorativo per i recipienti da vino.
Luso del vino si abbina al piacere sessuale mentre il furore estatico diventa fine a se stesso, offrendo una
salvezza che equivale ad un evasione temporanea della realt. Da questo intreccio di esaltazione della vita in comune e del
suo annientamento prendono dunque origine i misteri dionisiaci, che tuttavia solo con lellenismo realizzano a pieno il
passaggio da forme mistiche a quelle propriamente misteriche. Quando ci avvenne, per di pi, lesperienza dei seguaci di
Bacco si era gi confusa con quella dei gruppi detti orfici fin dal VI secolo organizzati in confraternite che predicavano una
vita ascetica ed esaltavano le forze spirituali delluomo.
Questi hanno origine nello stesso mito di Dionisos, secondo racconta la leggenda quando Dionisos era
bambino i Titani sintrodussero nella sua casa attirando lattenzione del bambino con inganni e con uno specchio, preso lo
fecero a pezzi per mangiarlo. Misero le membra del bambino in un calderone, le bollirono e poi li conficcarono sugli spiedini
per arrostirle. Zeus fulmin i Titani con i suoi raggi. Solo era sfuggito alla cottura il cuore del quale Zeus ottenne la
risurrezione di Dionisos. Con le ceneri dei Titani colpiti Zeus fecce gli uomini, per questo nelluomo c una parte divino
spirituale dovuta alla scentilla divina di Dionisos, e la parte irrazionale,umana, dovuta ai Titani. Gli orfici fin da quella colpa e
dai peccati personali vivono lesperienza di una purificazione e lesperienza di una vita terrena svalutata, in cui il corpo il
sepolcro dellanima. Questa deve riscoprire la propria natura divina e cercare di liberarsi dai legami corporali, vi riesce soltanto
con ladesione alla vita orfica, fatta di piet, di estasi e di un regime vegetariano. Quando poi giunger lora della morte,
lanima delliniziato sapr orientarsi negli inferi grazie alle istruzioni che avr appreso nei riti iniziatici, cos essa potr uscire
dal ciclo delle rinascite e ritrovare il suo posto tra gli dei. Se lanima non si pu giustificare davanti a gli dei inferi, se ancora
ha bisogno di giustificazione dovr vivere un'altra vita.
Gli orfici anche insegnavano il dualismo di spirito e materia, luomo si deve purificare, solo liniziato
purificato gradito a gli dei. Fra questi cerano i portatori di tirso, i pi severi che portavano una vita austera, identificando a
Orfeo con un redentore universale. Gli orfici rinunciavano alla carne e alla macellazione degli animali, i suoi sacrifici erano di
incenso.
Nel V secolo a.C., soprattutto nella Magna Grecia, il circolo orfico si mescola con quello dionisiaco in forme
di banchetti, che pur non coincidendo perfettamente utilizzano lentusiasmo divino come strumento psichico di una esperienza
mistica, accanto al vegetarianismo che rappresenta lo strumento ascetico. Dionisos viene scelto quale garante dellevasione
dalla realt terrena, dal vivere civile e mondano, mentre si utilizzano i riti della possessione come via duscita dalla condizione
umana in cui si caduti col nascere. Si evidenzia anche una netta distinzione tra la sorte triste che attende nellaldil ai non
iniziati e quella felice dei purificati. Si sviluppa, parimenti, una cultura orfica delle formule, la cui antichit e diffusione
eloquentemente confermata dallarcheologia con il ritrovamento di tavolette dosso in tombe del V secolo da Olbia Pontica,
fondazione di Mileto, sulle quali compaiono parole di significato salvifico come vita (terrena)-morte-vita (vera), e le relative
copie di opposti menzogna verit-corpo-anima.
Sullorganizzazione di questi tiasi, anche per via del segreto misterico, siamo male informati. Le iscrizioni
della Magna Grecia offrono per qualche indicazione: gli adepti si chiamavano puri o santi e con diversi titoli
distinguevano il loro livello di adesione. E logico immaginare che nei riti, celebrati di notte, avesse buona parte la
rappresentazione del dramma vissuto da Dionisos, lo svelamento di un immagine fallica e la rivelazione di formule per laldil.
Gli autori cristiani fanno poi supporre la persistenza anche di un rito dionisiaco in cui si consumava carne cruda (omofagia), al
quale alludono gi Euripide e Aristofane, come rappresentazione simbolica e rituale della morte del dio, fatto a pezzi dai Titani,
oppure di Orfeo, sbranato dalle Menadi.
Con lellenismo i tiasi orfici e dionisiaci conobbero una rinnovata diffusione; non senza modifiche e
alterazioni. Un immagine frequente nelle fonti letterarie e archeologiche quella dei sacerdoti itineranti detti orficolesti, che
giravano per le citt recando libri e utensili sul dorso di un asino e che danno sovente limpressione di ciarlatani profittatori
della credulit popolare, che vendevano a poco prezzo ricette per purificare le coscienze, oracoli e formule magiche.
Confraternite intitolate a Dionisos continuarono a celebrare i loro misteri fino alle soglie dellera cristiana. Un iscrizione
ateniese del tempo di Adriano ci testimonia la presenza nella citt di un circolo di iobacchi con un preciso regolamento
interno, a Creta il ritrovamento di una lamina orfica in una tomba di Eleuterna documenta luso di tale formule ancora al tempo
degli Antonini e una scoperta analoga a Roma, nella tomba di Cecilia Secondina (I-II secolo d.C.) dimostra la loro diffusione
anche nella capitale dellimpero.
Quanto ai riti estatici propriamente intitolati a Dionisos, lesistenza di comunit organizzate per celebrarli
documentata non solo dal fiorire di un apposito simbolismo bacchico nellarte funerario (vasi, sarcofagi, stele) della Campania
e della Lucania, e in quelle decorativa (per esempio negli affreschi della cosiddetta Villa dei Misteri a Pompei, ma anche dalle
molte notizie sui circoli che un po ovunque consentivano di sperimentare la salvezza bacchica. Due testimonianze relative
allEgitto tolemaico e alla Roma repubblicana ci danno anche la misura del rischio sociale rappresentato dal ritualismo della
possessione dionisiaca, per la sua carica trasgressiva.
La prima offerta da un papiro della fine del III secolo a.C., contiene leditto col quale Tolomeo IV fece
censire tutti gli addetti ai circoli bacchici in Egitto, allo scopo di controllarne lulteriore espansione. Il secondo episodio noto

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come laffare dei Baccanali, che vennero vietati in tutta lItalia nel 186 a.C., con un apposito senato consulto. Si apprende da
Tito Livio e da una tavola in bronzo contenente il decreto senatoriale che i riti notturni in onore di Bacco erano stati istituiti a
Roma da un praticante di riti e indovino, venuto dalla Grecia e che furono repressi per la loro sfrenata lussuria.
Ma lepisodio e la sua condanna non fermarono la diffusione del culto, che ricondotto in forme non eversive
rientr infine tra le tante associazioni religiose riconosciute dallimperatore. Fornisce riprova di ci liscrizione del Tiaso di
Tore Nova, a sud di Roma, che sul finire del II secolo raccoglieva attorno alla nobile Agripinilla ben 400 aderenti. E ancora
larcheologia per concludere, a testimoniarci che quando gli scrittori cristiani lanciavano le loro accuse di oscenit contro i riti
di Dionisos e Orfeo, larte cristiana si era da tempo impadronita di queste figure salvifiche e aveva trasformato entrambi, gi
negli affreschi delle catacombe, in simboli del Cristo vincitore sulla morte.

4.4 Il culto di Isis e Osiris.


Il culto di Iside e Osiride un culto della fertilit e della madre. Iside figlia di Geb e Nut, il cielo e la terra,
in origine era una dea primigenia, una grande madre. In origine era un culto del delta del Nilo, ma poi si sparse per tutto
lEgitto.
Il mito di Iside centrato sulla figura di Iside, sposata con il fratello Osiride, mentre laltro fratello Seth ha
sentimenti di ostilit verso questi. Durante una festa lo fa mettere in una bara e lo getta nel Nilo, le lacrime della moglie Iside,
faranno gonfiare il fiume ogni anno. Sapendo che si trova a Biblos va in cerca del marito, trovando il corpo del marito, Osiride,
lo ricondusse in Egitto. Ma Seth, il fratello assassino, di nuovo si impadronisce del cadavere, lo fa a pezzi e lo disperde per
tutto lEgitto, Iside va in ricerca dei pezzi di suo marito, li ritrova tutti meno il membro virile che mangiato da un pesce. Con
laiuto di Anubis, dio con la testa di cane, protettore degli imbalsamatori, ricompone e imbalsama il marito, mentre con la
figura di un falco li da la vita e ha un figlio dal marito morto/risorto, Horus. Osiride si convertir nel dio degli inferi.
Iside da al figlio, Horus, il latte materno, diventando grande e forte vendicher il padre ammazzando Seth.
Lotta di due forze, acqua e terra, deserto e Nilo, bene e male..
Nellantico Egitto questo racconto sintreccia con lideologia regale: ogni divino faraone sul trono
sidentifica con Horus, e il suo predecessore defunto con Osiride. Ma presto la democratizzazione del culto osiriano consent di
estendere il significato salvifico di questo mito anche agli altri egiziani: ogni morto poteva confidare didentificarsi col dio,
mediante opportune formule magiche, e come novello Osiride superare il disfacimento corporale per vivere in un oltretomba
sereno.
Iside appare in Grecia gi prima di Alessandro Magno, la testimonianza pi antica un iscrizione del Pireo
che verso il 350 a.C., ricorda lerezione di un santuario della dea da parte dimmigrati, ma con i Tolomei, successori in Egitto
del generale macedone, che si assiste a un capillare diffusione dei culti egiziani in tutto il Mediterraneo. Ma Osiride non era pi
precisamente il dio faraonico, giacch sidentificava in parte con Dionisos e in parte venne assimilato da una nuova divinit:
Serapide. Qusta fu appositamente creata al tempo di Tolomeo I (305-284 a.C.) nellintento di raccordare la religiosit greca
con la tradizione egiziana. Il nome di Osiride venerato a Menfi in forma di toro, Apis, fu allora modificato e trascritto in greco
come Osiris-Apis, poi Osirapis e infine Serapis o Serapide. Con questo nome, dunque, e con una religiosit tipicamente greco-
egiziana, il nuovo dio conquist lEgitto tolemaico e lintero Mediterraneo. Serapei sorsero ad Alessandria, nella stessa Roma e
in tutto limpero sostituendo Osiride al fianco di Iside. Il nuovo dio rappresentato come un dio barbuto, come Zeus, con uno
staio di grano, segno di fertilit, Iside sar identificata con Demetra e Serapide con Zeus.
A Roma troviamo le prime testimonianze verso l80 a.C. ma il fascino esercitato dai riti egiziani sugli
appartenenti agli strati sociali pi basi venne spesso interpretato tra le cause delle sedizioni che agitavano il popolo in quegli
anni, sicch nella Roma repubblicana e nel primo periodo imperiale, la pratica di tale culto venne ripetutamente proibita. La
persecuzione non imped comunque che Iside reclutasse devoti anche tra le classi pi elevate, era un suo seguace il poeta
Tibullo, e la situazione mut poi radicalmente con Caligola (37-41) e Caracalla (211-217), che guardarono con favore ai culti
egiziani. La venerazione di Iside e del suo compagno si diffuse allora in tutto limpero, e nella stessa Roma conquist spazi
importanti della religione pubblica, un aula Iliaca si trova sul Palatino, un tempio nel Campo Marzio, e isei in vari quartieri di
Ostia, mantenendosi attivi fino al IV secolo d.C.
La grande popolarit degli dei egiziani si spiega in parte con il carattere suggestivo del loro culto che, a
somiglianza dei riti orientali ma diversamente da quelli greci e romani, era costituito anzitutto da un servizio quotidiano: la
statua della divinit veniva svegliata, lavata, profumata, vestita e adornata ogni mattino, quindi servita con pasti ed esposta
alladorazione dei devoti, infine riposta per la notte. Iside, poi, era dea specializzata in guarigioni e a lei si ricorreva in caso di
malattia. Un fascino particolare avevano inoltre sia il clero egiziano, per le teste rasate, le veste di lino e i libri geroglifici, sia la
grandiosa ripetizione delle peregrinazioni di Iside nelle feste di marzo, il Vascello di Iside, e di novembre, il ritrovamento di
Osiride, sia infine i riti iniziatici per luna o laltra divinit, forse articolati per gradi come suggeriscono le iscrizioni,
distinguendo vari titoli per i devoti. Iside divenne la dea delle matrone romane.
Anche Iside e Serapide avevano un culto misterico che proteggeva gli uomini con l a sua forza e li
risvegliava nellaldil, come aveva svegliato Osiride. Come tutti i culti orientali la dea voleva la dedizione degli uomini, cosa
che non succedeva con di culti Eleusi.
I papiri di Ossirinco, le dediche votive, i testi letterari, presentano Iside come la dea per eccellenza del
paganesimo, con innumerevoli titoli: regina del cielo e della terra, signora delle leggi e della giustizia, patrona dellagricoltura,
della navigazione, dellamore, degli affetti materni, dispensatrice di grazie
Ma le notizie maggiori sui misteri egiziani vengono dalla Metamorfosi di Apuleio, I-II secolo d.C., che
narrano la storia di un tale Lucio trasformato in asino e restituito alla forma umana tramite cerimonie misteriche. Stando a

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questa descrizione un po romanzesca, il candidato si preparava al rito digiunando, purificandosi e istruendosi per due
settimane circa. La parte centrale delliniziazione era costituita da un viaggio simbolico del devoto nelloltretomba fino alla
frontiera della morte. Tale viaggio imitava la vicenda di Osiride ed era mimato con uno improvviso di espedienti terrificanti e
bagliori di luci nella notte. Allo spuntare del giorno, rivestito di uno splendido costume, egli era mostrato alla folla come un
rinato Osiride.
Liconografia mostra la presenza, tra i simboli misterici, di una cista mistica, cio di un paniere che serviva
a contenere il vaso con lacqua sacra del Nilo, utilizzata per le purificazioni.
Non erano dunque riti cruenti a contrassegnare la salvezza iliaca, bens una grande fede nei poteri della dea,
che alla certezza del suo aiuto nella vita presente aggiungeva liete speranze per quella futura. Un graffito che un miste lasci
nel II secolo d.C. nel sacello della dea sottostante la chiesa di Santa Sabina a Roma consiglia ad esempio Credi in lei, non
mancare (di fede), purch tu non sia colpevole, stai di buon animo. E Apuleio, nella Metamorfosi, fa dire a Iside: Quando
avrai concluso la tua vita, mi ritroverai splendente nel buio del Acheronte, Regina delle regioni pi profonde dello Stige. Vivrai
nei Campi Elisei e frequentemente mi adorerai, perch ben disposta io sono verso di te.

4.5 Il culto di Mitra.


Il culto di Mitra tra i pi importanti della tarda religione romana perch a partire del III secolo si
identificher con il dio sole, che sar la divinit principale del panteon romano del III-IV secolo, e allo stesso tempo sar il dio
contro il quale il cristianesimo lancer i suoi pi affilati dardi per le somiglianze che ha con il culto cristiano.
Il culto di Mitra come noi lo conosciamo, cio come culto misterico, molto diverso del culto originario nato
nella zona dellattuale Iran intorno al XIV secolo a.C. Il suo nome significa ordine, contratto. Troviamo riferimenti ad un dio
chiamato Mitra nei libri dellAvesta, e nei libri Veda. Nella religione iraniana laiutante del dio supremo della luce Aura
Mazda, che ha un suo contrapposto in Ariman, dio delle tenebre e del male. Con il tempo questo aiutante del dio Aura Mazda
riesce a scalare posizioni e diventa un dio pari al dio principale. Nel secolo VII-VI a.C. entrer nella storia persiana un
personaggio enigmatico chiamato Zarathustra che realizzer una riforma religiosa e metter nuovamente al dio Mitra come un
dio subalterno.
Con la conquista persa della Mesopotamia cambiano le cose. Limpero persiano era fondato sui rapporti
interpersonali di fedelt tra il re e il satrapo, tra queste e i suoi guerrieri e i sudditi. Tutti i significati dei rapporti interpersonali.
Patto, amicizia e giuramento erano rappresentati da Mitra che garantiva i legami. Con i persiani il culto di Mitra conobbe uno
sviluppo, e questi giuravano invocando Mitra come testimone. Ciro fondatore dellimpero persiano si identificher con Mitra
ambedue avevano simboli e leggende comuni. Durante questo periodo il culto di Mitra si convertir in un culto astrale, legato
allo zodiaco. Sotto il dominio greco laristocrazia persiana continu a venerare Mitra. Il culto si manterr vivo fino alla
conquista romana di tutti questi territori. La prima volta che i romani sentirono parlare del culto di Mitra fu quando Pompeo
nel 67 a.C. sconfisse i pirati cilici. Questi adoravano uno strano dio, anche se i suoi veri origini possiamo vederli
nellaffermarsi dellimpero. Questo culto andava molto bene al nuovo potere che si stava affermando e che si manteneva sulla
fedelt dellesercito. Dione Cassio ci racconta come Nerone si paragona a Mitra quando incorona il re armeno Tiridate, il quale
si inginocchia davanti a Nerone e lo adora come a Mitra.
Al contatto con Roma il culto di Mitra si convertir in un culto misterico, che da una parte conserva alcuni
elementi originari della religione persiana, ma da altra rimescola con concezioni filosofiche greche e con la dottrina platonica.
Mitra era la divinit dei rapporti personali e di fedelt, non solo tra pari ma anche tra potenti e deboli, questo tipo coincideva
con il sistema sociale romano, soprattutto con lorganizzazione sociale dellesercito, per questo il culto era molto diffuso
presso lesercito e lamministrazione imperiale, e forse fu molto favorita da questa. La maggioranza dei mitrei li troviamo a
Roma, Ostia, e nel limes dove si trovava dislocato lesercito. A Roma, i fedeli di Mitra venivano in buona parte dalla famiglia
imperiale, intessa in senso largo, cio delle migliaia di persone che limperatore utilizzava per i diversi compiti
dellamministrazione. In uno sguardo rapido sulla societ romana si nota che il culto di Mitra era funzionale alle idee di questi
uomini perch contiene lidea del raggruppamento e della fedelt al patrono o al capo.
La leggenda di Mitra racconta come queste nasce allorigine del mondo in una grotta da un fulmine che
colpisce una rocca, di questo scontro nasce un bambino che sempre rappresentato nudo, con in una mano una fiaccola e
nellaltra un pugnale, con il berretto frigio in testa. Subito verranno alcuni pastori a curarlo. Il giorno della nascita di Mitra il
25 dicembre, che a partire del III secolo si convertir nella grande festa dellimpero.
Conosciamo poco della storia di Mitra, ma abbiamo la rappresentazione della sua storia in diversi mitrei,
principalmente quello di Marino, dove si narra le vicende di Mitra. Nei riquadri si vede Mitra che nasce dalla roccia, che con
una freccia fa sgorgare lacqua dalla roccia, poi la sua amicizia con il toro bianco, poi queste scappa, e Mitra riceve lordine del
dio Aura Mazda di uccidere il toro, Mitra riporta il toro alla grotta sopra le sue spalle e lo uccide. Questo il momento
culminante del culto mitraico, la scena pi rappresentata in tutti i mitrei, il sangue che da la vita.
I devoti del culto mitraico dovevano passare 7 gradi: corvo, ninfo, miles, leo, persa, eliodromo e pater, il
passo di ogni grado era attraverso alcune prove, non sappiamo molto della sua teologia e del suo culto perch il cristianesimo
attacc molto questo culto per le somiglianze che aveva con il cristianesimo, possiamo risaltarne i pi evidenti:
- Il mitraismo un culto personale, si adora ad un dio persona e il devoto si identifica con lui, con la sua
forza e la sua fedelt. Di cui anche forse il suo fascino per i pagani.
- Mitra il dio del sole, della luce, anche nel cristianesimo Cristo si identificher con la luce.
- Il mitraismo apre lorizzonte del credente ad una gioiosa prospettiva escatologica. Il miste aspetta di
acquistare un'altra vita felice, anche il cristianesimo.

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- I ritraici celebrano il suo culto principale con un banchetto nel quale, in teoria mangiano la carne del toro
immolato a Mitra, nella realt mangiano polli, maiali secondo i resti trovati nei mitrei, per i cristiani leucaristia il centro di
tutta la celebrazione.
- I ritraici no hanno un luogo determinato inaugurato e consacrato da un sacerdote e distinto da un tempio, si
radunano nei sotterranei delle terme, nelle camerette delle caserme, nelle case private; i cristiani avranno i suoi primi luoghi di
culto nelle case.
E tanti altri punti che si possono trovare.
A gli apologisti cristiani non sfuggono queste coincidenze e attaccano il mitraismo come una credenza
demoniaca, creata dal diavolo prima della venuta di Cristo per ingannare le persone. Giustino dice nella Prima Apologia 66,3-4
Gli apostoli , nelle loro memorie, che si chiamano vangeli, hanno tramandato che stato dato loro questo comando: Ges
dopo aver preso il pane e reso grazie, disse: Fate questo in memoria di me, questo il mio corpo, allo stesso modo, dopo
aver preso il calice e reso grazie, disse: Questo il mio sangue, e lo distribu solo a loro. Proprio questo hanno imitato i
cattivi demoni, nella tradizione dei misteri di Mitra: voi, infatti, sapete, o comunque potete imparare che nelle cerimonie di
iniziazione si pongono un pane e un calice dacqua accompagnando il rito con alcune formule., se le forme sono simili vero
che il fondo molto diverso, e questo limportante. Origene conosceva bene il mitraismo e cerc ci combatterlo, e afferma
che si arriva ad essere seguaci di Mitra per una errata conoscenza della verit. Nella sua opera contro Celso dice:
Nellaccogliere le dottrine bisogna seguire la ragione ed una guida razionale, perch chi accoglie il pensiero altrui senza
questa precauzione sicuramente passibile di inganno. I cristiani invece fanno proprio come quelli che, contro i principi della
ragione, prestano fede ai sacerdoti questuanti di Cibale, agli indovini, ai vari Mitra e Sabadii e al primo venuto.
Il cristianesimo perseguit tanto i mitraici che appena ci sono rimaste tracce di questo culto, e certamente nessun
documento diretto.

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BIBLIOGRAFIA

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Riti funerari.

Prima di entrare nel vivo del nostro tema necessario anzitutto analizzare quale era la concezione della tomba, della
morte e dei defunti presso i pagani e presso i cristiani, perch da questo presupposto si pu meglio capire il perch di alcuni riti
e usanze in campo funerario. E molto interessante risalire al significato primitivo della formula "sit tibi terra levis" che
troviamo presso le tombe dei pagani e che evidenzia la loro forte ripugnanza a calpestare le ossa dei propri cari. In effetti, in
tutte le epoche dell'antichit fu ritenuto tristissimo sacrilegio il violare la pace dei morti e peggio ancora, il negare la tomba agli
stinti, maggiormente se erano periti per azione generose, in tal caso dovevano essere venerati con onori pari a quelli degli dei.

1.- Le credenze dei romani sullaldil.


Ogni cultura mette come termine della propria esistenza il momento della morte. un momento che sempre si ha
tentato di rimandare ma che non si potuto riuscire mai. In conseguenza le civilt antiche hanno fatto della vita terrena lunico
ambito in cui luomo poteva muoversi, e la morte assumeva un carattere tragico perch priva luomo di tutte le cose di questa
vita: gli affetti, i piaceri,
Per gli etruschi e i romani la credenza di una sopravvivenza dellanima in un aldil antica e sedimentata nella sua
cultura come lo era per i greci, anche se nel corso del I secolo a.C. e I d.C. alcune correnti filosofiche, come lo stoicismo e
lepicureismo negavano questa realt ultraterrena. Questi correnti filosofiche difendevano che lanima materia e che dopo la
morte si decompone e sparisce o si perde nellimmensit delluniverso. Troviamo alcune iscrizione che riflettono questidea:
Sumus mortales, immortales non sumus. Ma questi pensieri sono una minoranza. Per la maggioranza dei romani cera la
considerazione che dopo la morte ci fosse lades, una specie di parcheggio di anime nella quale si conservava il nome e una
certa personalit, ma si era privo di qualsiasi sentimento e gioia. NellIliade Achille dice a Ulisse che preferirebbe essere un
servo sulla terra, piuttosto che re nellAde. Ma durante la tarda repubblica e linizio dellepoca repubblicana comincia a
diffondersi lidea di una sopravivenza oltre la morte dove si viveva in felicit se avevano portato una vita degna e avessero
rispettato determinate condizioni.
I romani credevano anche che la condotta di vita e le azioni di una persona realizzate in questo mondo esercitavano
un influsso sul suo destino ultraterreno. Il ricordo e lelenco dei meriti e delle virt dei defunti che si trovano negli epigrafi e
nei rilievi funerari rappresentando gli uffici svolti in vita, servivano a che si ricordasse la sua memoria con gioia e potesse
vivere allegre nei Campi Elisi. Anche pian piano fra i romani si va affermando la coscienza che dopo la morte dobbiamo
aspettare un rendiconto e un giudizio della nostra condotta in questo mondo e dove otterremo il premio o la punizione. Come
esempio abbiamo un poema scritto da Properzio in onore di Cornelia, moglie di Lucio Emilio Paolo censore nel 22 a.C., dove
viene chiamata a giudizio ed elenca tutte le sue virt, anche famoso il livello che Seneca scrive contro Claudio, chiamato
Apokolokyntosis, nel quale lo fa andare nellinferno dove si trova con Caligola.
Questa idea di immortalit la vediamo riflettuta nellarte funerario, dove nei sarcofagi, urne funerarie o affreschi
decorativi troviamo temi matrimoniali, processioni trionfali di Dioniso, scene di caccia, uccisioni di animali selvatici, scene di
combattimento e di vittoria, mandrie che pascolano pacificamente in paesaggi idillici tutti simboli per significare il trionfo
sulla morte e la vita beata che gode il defunto.
Ma anche cera una credenza molto radicata fra i romani, ed era che le anime dei defunti potevano influire sui vivi
positivamente se erano debitamente propiziati e curati nelle tombe, ma se erano trascurati o non avevano ricevuto sepoltura,
anche un semplice epitaffio, si convertivano in Lemures o Larvae, e davano fastidio ai vivi. Questo bisogno fortissimo di avere
un luogo di riposo dopo la morte testimoniato da molti affreschi raffiguranti dei morenti che implorano supplichevolmente di
essere composti nel sepolcro. Si pensava, infatti che coloro ai quali ci non era concesso, traevano oltre la vita mortale una
tristissima esistenza, vagando affannosamente nei regni bui finch le ossa non trovassero pace sotto un piccolo tumulo di terra.
Era considerato sacrilego lasciare abbandonati i cadaveri in cui uno si abbattesse, senza coprirli anche solo di poca terra.
Ma dove abitavano i morti? Il primo autore che ci da una testimonianza in questo senso Virgilio, il quale nellEneide
traccia una complicata divisione tripartita dellAde. Dopo le porte dellAde si trova il limbo, dove stanno radunati i bambini e
le persone morte prima di tempo, poi c linferno, dove i criminali e le persone che no hanno vissuto daccordo ad una morale
sono sottoposte a tortura e infine troviamo i Campi Elisi dove gli eroi liberi da ogni dolore godono di tutti i piaceri. Ma per i
romani questo sempre ha rappresentato una raffigurazione letteraria e non una realt a la cui credere, in seguito viene usata da
latri poeti. Per la maggioranza dei romani i defunti, i Manes, abitavano nella terra, la madre terra li riteneva nel suo seno. I
famigliari e gli amici tentavano di ringraziarsi e tenere contenti questi defunti alimentandoli e facendoli partecipi dei banchetti
celebrati in suo onore, per questo si praticavano fori nelle tombe dove versare vino, latte, miele, olio o si facevano cattedre
in onore dei morti che durante i banchetti rimanevano vuote perch il defunto potesse sedersi. Un'altra concezione vedeva la
tomba come ultimo luogo di abitazione del defunto, per questo decoravano come una casa i mausolei con rappresentazioni di
fiori, stucchi e molti colori, per farlo sentire come a casa. Altri collocavano la dimora ultraterrena dei morti nel cielo, e altri,
infine, li collocavano nelle isole beate oltre lOceano.

2.- La sepoltura presso gli antichi romani.


I romani avevano un rispetto e un onore per i morti che portavano radicato nel profondo del cuore unito al culto dei
Penati, "Penates", tradizione che portano anche quando fondano le colonie in terre straniere.
Nell'antica Roma una legislazione in rapporto con i morti era gi elencata nel 451 a.C. nella Legge delle XII Tavole,
anche se senza dubbio questa usanza rimonta a una tradizione ancora pi antica. Si diceva "Hominem mortuum in urbe ne
seppellito neve urito", cio "Il morto non pu essere seppellito ne bruciato dentro le mura della citt". Questa separazione
assoluta tra la dimora dei vivi e dei defunti si era imposta per ragioni magiche e religiose. Tutti conosciamo alcune eccezioni,

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perch la stessa legge romana permetteva il seppellimento dentro le mura della citt del generale che aveva celebrato il trionfo:
si ricordi i casi di Cesare bruciato nel Foro Romano, le fonti narrano che subito dopo la morte di Cesare il Senato decret che,
nel luogo dove il suo corpo fu arso, con un rogo improvvisato davanti alla Regia, fosse innalzata una colonna di marmo
numidico con l'iscrizione "parenti patriae" e recante davanti un altare. Due anni dopo il Senato decret la costruzione di un
tempio a Giulio Cesare divinizzato realizzato 8 anni dopo da Ottaviano, che lo dedic il 18 agosto del 29 a.C.; lo stesso caso
per Traiano (98-117) che ebbe la sua sepoltura nella Colonna Traiana.
Come i romani non potevano essere seppelliti nella citt tentavano di seppellirsi il pi vicino a questa, cos i sepolcri
sorgevano lungo le vie consolari, le pi importanti avevano i sepolcri delle famiglie pi poderose e ricche, soprattutto la Via
Appia, ne aveva parecchi, ma anche le altre vie erano piene di sepolcri, si pensi alla Via Ostiense che da Porta Ostiense fino a
Ostia era piena di sepolcri, un chiaro esempio lo troviamo nella Necropoli Vaticana dove sorse una necropoli lungo la Via
Triunfalis, cosi anche in tanti altri casi.
La proibizione data nella legge delle XII Tavole ci da anche un ulteriore notizia, perch ci parla dell'esistenza di un
doppio rito: quello dell'incinerazione e quello dell'inumazione. Non possiamo stabilire quale fu il rito autoctono realizzato dai
romani. Gli etruschi praticavano le due tradizioni. Nel Foro Romano a gli inizi del secolo durante lo scavo dell'area si trov il
residuo di un sepolcreto arcaico che doveva occupare tutta l'area e posto in relazione con gli antichi abitanti del Palatino e del
Campidoglio, le tombe pi antiche sono a incinerazione e risalgono fino al XIV secolo a.C., poi alcune pi recenti di bambini a
inumazione con sarcofagi realizzati in un tronco di albero. In alcuni casi le urne cinerarie sono raffigurano le capanne dove
vivevano, ma anche erano collocati senza queste urne, ci sono altri esempi nell'ambito laziale. In generale nella Roma di et
repubblicana dal V secolo a.C. in poi, fino al I secolo d.C. il rito corrente era quello della cremazione. Ai tempi di Augusto
c'erano indifferentemente le due modalit, si pensa che si usasse una o l'altra secondo tradizione famigliari o voglie particolari.
La gens Cornelia si inumana, il primo membro della famiglia ad essere incinerato fu Silla, e proprio abbiamo la tomba dei
Cornelii Scipiones allinizio della Via Appia dove si trovano i sarcofagi dei membri della famiglia morti tra gli inizi del III
secolo e la met del II secolo a.C. Augusto, potenzia pi lincinerazione come un costume romano, e come sappiamo lui nella
sua politica tenta di potenziare tutto quello che era romano. Possiamo vedere anche una ragione per l'incinerazione nella
mancanza di posto, tutti sappiamo che l'inumazione occupa pi posto che l'incinerazione, e in una citt in continua espansione
come Roma verso la fine della Repubblica con le continue conquiste il suolo arriv a prezzi veramente esorbitanti.
Limbalsamazione non era molto praticata a Roma, abbiamo alcuni esempi per esempio il caso di Poppea, moglie di
Nerone che fu imbalsamata, e la bambina la cui tomba fu trovata nel 1964 lungo la Via Cassia databile alla met del II secolo
d.C., ma sembra che era figlia di un governatore romano a Palmira, ma sempre era considerato un rito non romano. Possiamo
pensare che qualche devoto dei riti misterici di Iside e Se rapide si facesse imbalsamare alla maniera egizia, abbiamo
testimonianza di mummie trovate a Roma al tempo di Sisto IV (1471-1484) e di Alessandro VI (1492-1503), ritornate a
seppellire perch il popolo credeva che erano corpi di santi.
Verso il III secolo d.C. sembra si ritorni all'inumazione, forse per influsso della cultura orientale, pensiamo che erano
le province pi ricche economica e culturalmente dell'impero, e anche per influsso del cristianesimo che durante questo
periodo si espande molto.
La seconda indicazione che ci da questa legge delle XII Tavole quella di non essere seppelliti dentro la citt, anche
se abbiamo quei due casi straordinari. Attualmente si possono trovare delle sepolture dentro il perimetro delle mura della citt,
si pensi al Foro Romano, al Quirinale, al Esquilino, ma questo dovuto al estendersi della citt. In origine le mura erano molto
pi ristrette di quelle che noi conosciamo adesso, quelle imperiali nate durante il regno di Aureliano (270-275), queste mura
hanno un perimetro di 19 chilometri, mentre quelle Serviane, fatte da Servio Tullio nel VI secolo a.C. e restaurate dopo
l'invasione galla del 390 a.C., avevano un perimetro di 11 chilometri, e prima di queste cera anche la Roma quadrata di
Romolo che comprendeva il Palatino e il Campidoglio. Pensiamo che l'Esquilino era una enorme necropoli con
abbondantissimi sepolcri, risanata soltanto in tempo di Augusto grazie al lavoro e dedizione del suo amico Mecenate, che ne
fecce un giardino privato, la famosa Villa di Mecenate, dove erano ospitati artisti e poeti. Solo nel periodo medievale tali leggi
furono definitivamente infrante.
Tutti gli uomini in et romana indistintamente dalla sua condizione sociale, avevano diritto a una sepoltura. I pi
ricchi ovviamente si facevano costruire grandi e sontuosi mausolei e i pi poveri erano sepolti in tombe terragne anonime o si
univano in un collegia funeraria per poter avere diritto a una sepoltura. La sepoltura oltre a conservare il corpo del defunto
aveva la funzione di perpetuare il ricordo del personaggio, per questo sorgevano lungo le vie consolari pi importanti.
Esisteva nella legislazione romana un "ius sepulcrum", cio un diritto al sepolcro che era valido per tutti, anche quelli
che erano stati giustiziati avevano diritto ad essere seppelliti. Per questo Giuseppe di Arimatea appellandosi a questo principio
pot chiedere il corpo di Ges e seppellirlo, lo stesso succeder dopo con la comunit cristiana che riuscir a seppellire i corpi
di Pietro e di Paolo anche se erano stati giustiziati.
Quando si seppelliva qualcuno in un luogo il pezzo di terra diventava sacro e non poteva essere profanato, era
consacrato ai dei Mani, per questo tutte le tombe pagana, e all'inizio anche alcune tombe cristiane per abitudine, portavano la
consacrazione a questi dei con le lettere D.M. Il luogo religioso consacrato ai Mani dei morti ha un carattere strettamente
inmobiliario nella tradizione giuridica romana, e su questo si fonda il principio di inamobilit assoluta delle tombe. Il giurista
Gaio, vissuto nel II secolo d.C., nella sua opera "Istituzioni" ci dice: "ognuno pu creare per la sua volont un luogo religioso,
portando un morto in un luogo". La deposizione provvisoria era consentita nella legislazione per quelli che morivano lontani
dalla patria e dovevano essere trasferiti, ma la violazione di una tomba era considerata un fatto gravissimo, un "sacrilegium";
per togliere i morti da un luogo si voleva un permesso espresso del Pontifex Maximus.
Durante il periodo romano, severissime pene (compresa quella di morte) proteggevano le sepolture da eventuali furti o
profanazioni. Il "locus religiosus", ovvero l'area che conteneva anche solo una tomba, era considerato inviolabile. Un

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documento curioso su questo punto lo troviamo nella corrispondenza di Plinio il Giovane con Traiano, Epistola 68. Plinio
consulta l'imperatore come Pontificie Massimo, su il caso degli abitanti delle province orientali che lui governa: quando una
tomba minaccia rovina o si trova in un corso d'acqua, si dovr permettere il trasferimento delle ossa o si dovranno rispettare le
leggi romane? Nella sua risposta Traiano dice che sarebbe troppo rigoroso esigere a questi provinciali il ricorso
all'amministrazione religiosa della capitale, il proconsole potr giudicare dalla sua ragione e secondo i casi dare o negare il
permesso di traslazione delle ossa. Ancora vivi, gli antichi romani si
preoccupavano di costruire la propria ultima dimora, spesso senza badare a spese, ornandole con sfarzose decorazioni e ricchi
particolari architettonici. Nel rispetto del defunto, la stessa cosa poteva essere eseguita dai parenti del caro estinto, qualora
questi, per qualche motivo, non avesse avuto modo di pensarci in tempo debito.
Anche i pi poveri ambivano al possesso di una tomba. I lavoratori erano divisi in corporazioni, queste le possiamo
comparare con i nostri attuali sindacati, ma non era per difendere i diritti dei lavoratori contro il patrono, ma contro le altre
corporazioni, e soprattutto si preoccupavano della solidariet con i membri della corporazione. Quando moriva un membro si
faceva una colletta per aiutare alla famiglia nelle prime difficolt e si preoccupavano del seppellimento. Questo era molto
importante per quelle persone che non avevano una famiglia che si occupasse di loro dopo la morte. Durante tutto l'impero si
contano numerose associazioni funebri, composte sempre da gente povera, che sotto il patrocinio di qualche divinit e
autotasandossi, riuscivano ad arrivare ad una cassa sociale, che unita al magnanimo contributo di qualche facoltoso, permetteva
di acquistare un appezzamento di terreno sul quale costruire i sepolcri e il luogo in cui seguire la conviviale funebre.
Per gli antichi romani non poteva esistere una sventura pi grande di quella di vedersi privati della propriet della propria
tomba, allo stesso modo, gravissimo era per un vivo negare la sepoltura ad un morto. Essi erano convinti che l'anima, una volta
lasciato il corpo, vagasse disperata qualora non fosse stata costruita una tomba e quindi, quando si dava per certa la morte di un
individuo del quale per non era stato rinvenuto il cadavere si costruiva un cenotafio, che ovviamente rimaneva vuoto, e con
canti particolari, si invitava ad abitarlo.
Il pericolo di profanazione di una tomba era evidente, forse per rubare quello di valore che ci poteva essere, gioielli,
doni, regali o anche, pi frequente, per occupare il posto con un altro defunto. Per difendersi di queste profanazioni i
proprietari collocavano iscrizione nelle quali maledivano quelli che avessero violato la tomba come "Tu che profane la mia
tomba avrai la tua punizione". Non si sa quanto potere effettivo avessero queste maledizioni; altri usano altre difese come il
pagamento di multe, "Chi profane la mia tomba dovr pagare 2.000 sesterzi alle Vestali", forse questo sistema era pi efficace
perch c'era qualcuno interessato in prendere dei soldi.
Le iscrizioni indicano come gli eredi non avevano diritto alla tomba, cio potevano disporre dei beni mobili o
immobili del defunto ma non della sua tomba per collocare altri defunti o toglierli per mettersi lui. In alcune tombe troviamo le
seguenti iniziali: H.M.H.N.S. "Hoc Monumentum haeredem non sequitur", (questo monumento non appartiene a gli eredi.)
3.- Credenze pagane su i morti.

I romani credevano che i dei mani erano delle entit occulte e misteriose, i doppi dei defunti chiusi nella loro
abitazione sotterranea. Se il cadavere non era ben fermato in una tomba la sua anima poteva venire a tormentare e spaventare i
vivi. Quando un corpo non era ritrovato si costruiva una tomba vuota perch potesse riposare l'anima del morto.
I romani anche onoravano i loro morti in diversi momenti lungo l'anno con una mescolanza di amore verso i loro cari,
ma anche con molto timore e superstizione verso questi. Le date pi importante sono
- Il giorno dell'anniversario della nascita del defunto, giorno nel quale di solito si faceva una piccola festa nelle
vicinanze della tomba del defunto nella quale si mangiava e si beveva in ricordo della memoria del defunto, questa era una
festa famigliare e intima.
- Le parentalia. Era festa sociale, 9 giorni di festa che iniziavano il 13 febbraio e finivano il 21 con i Feralia e il 22 con
i Caristia o Cara Cognatio. La durata di 9 giorni rispetta la novendalia che veniva osservato alla morte di una persona e che
andava dal momento della sepoltura a quello di un altra cerimonia comprendente un sacrificio e un banchetto in memoria del
defunto. Era un festivit riservata ai morti della famiglia, agli antenati. La festa si svolgeva in ambito sia pubblico che privato.
Nel primo caso i parenti si radunavano presso i sepolcri dei propri cari dove offrivano corone floreali, farro, grani di sale, pane
inzuppato in vino e posto in un coccio abbandonato sulla strada insieme a delle viole, ma soprattutto si facevano preghiere e
piet filiale, come sottolinea Ovidio. Pubblicamente c'era un sacrificio offerto a Quirino-Romolo, padre dei romani, offerto
dalle Vestali. Il 21 febbraio c'era la festa dei Feralia, da ferre (portare), in riferimento ai doni che si portavano ai morti in questa
data. Tutto finiva il giorno seguente, 22 con la festivit della Caristia o Cara Cognatio, cio "i cari consanguinei", questa festa
era destinata a risaldare e rinnovare i legami di parentela con i famigliari vivi, eliminando eventuali discordie sorte durante i
mesi trascorsi, e fare una sorta di censimento dei componenti famigliari superstiti. In occasione di questa festa si facevano
riunioni famigliari con banchetti solenni, ai quali contribuiva ogni membro e si rinnovava il culto dei Lares familiares, questi
venivano venerati offrendo loro uva, grano, favi e focacce, ma anche vino, incenso, fiori e maiali.
- Lemurie. E l'altra grande festa dedicata ai morti durante il 9, 11 e 13 maggio. una sorta di cerimonia di esorcismo
che avveniva in varie sessioni. Le Lemures erano le ombre vaganti di uomini morti anzitempo, che in questo periodo
invadevano il mondo dei vivi e quindi andavano controllati medianti riti apotropaici. Erano gli spiriti di coloro che non
avevano ricevuto sepoltura. La tradizione voleva che questa feste fosse stata istituita da Romolo per placare lo
spirito di Remo, da lui ucciso prima che potesse aver compiuto tutta una serie di azione, come fondare la citt, creare una
famiglia... Se Romolo era il "parens" per eccellenza, Remo era il prototipo delle larve vaganti (lemures) che essendo morte
prematuramente potevano ancora insidiare il mondo dei vivi. Come gi abbiamo visto i romani davano una grande importanza
alla sepoltura, chi non aveva ricevuto sepoltura, perch nascosto, introvabile, uccisi... si convertiva in lemure, ossia in anima

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dannata. Il rituale che si realizzava in questa occasione lo conosciamo attraverso la descrizione che ci da Ovidio (Fasti V,
129ss.). Nel rituale prima si faceva un esorcismo dentro casa, perch queste lemurie venivano nelle case a disturbare i
colpevoli della non sepoltura. Il capofamiglia a mezzanotte a piedi scalzi faceva schioccare le dita per allontanare gli spiriti e si
lavava le mani con acqua pura, poi si riempiva la bocca di fave nere e le lanciava indietro una ad una dicendo "con queste fave
redimo me i miei", la fave erano l'alimento dei morti nell'antichit. Compiuto questo si lavava nuovamente le mani per calmare
la fame di queste lemurie. Poi con oggetti contundenti faceva un grosso rumore dicendo "Mani paterni andatevene". Dopo
questa cerimonia si faceva un altra pi spettacolare, i fedeli andavano in processione per le strade della citt in zig-zag
percuotendo oggetti metallici e facendo un grande rumore, fino ad arrivare al Ponte Sublizio dove gettavano nel fiume delle
fave e altri oggetti in modo di calmare questi spiriti
Oltre a queste feste in altri periodi dell'anno, il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre si apriva a Roma il mundus, cio
la porta del mondo infernale e i morti usciti dalla terra, invadevano la citt e sedevano ai banchetti in compagnia dei viventi. La
loro presenza era simbolicamente contrassegnata dai posti vuoti.
- I Mani erano gli spiriti dei morti. Essi erano in genere considerati buoni ma, se in vita avevano ricevuto dei torti, in
quelle occasioni potevano vendicarsi. Ad ogni anniversario della morte, dunque, si eseguivano riti propiziatori e soprattutto
offerte, per placarli. Intorno al defunto, ed al cadavere di questo, erano sorte gi dai primi anni di Roma delle leggende e
superstizioni. I Romani, pur onorando i propri morti con sontuose funzioni religiose e ricchi sepolcri, nutrivano una certa paura
per ci che il cadavere potesse rappresentate. Alcuni avvenimenti catastrofici potevano essere legati, secondo loro, alla
presenza nefasta e malefica di un cadavere.

4.- Riti funerari dei romani.


Tutto il rito che andava dalla morte del personaggio fin a gli ultimi cerimonie successive alla sepoltura era chiamato
funus. Tutto il rito funerario era influenzato dal concetto che la morte comportava contaminazione e richiedeva una
purificazione e spiatine da parte dei vivi, e che tutto cadavere doveva essere seppellito per dare riposo allanima e non
disturbare i vivi. Il rito che riguardava il funerale romano era abbastanza articolato e scenografico ma, sotto certi aspetti, non
tanto dissimile da quello moderno, specialmente di alcune zone del meridione.
Al morto aspettavano esequie e sepoltura determinata dal rango, dal grado, dalla fama, delle imprese compiute a
favore di Roma e del Popolo Romano e dalla nobilt del casato, della "gens". Ai romani eccellenti e benemeriti dello Stato
venivano riconosciuti gli stessi onori che gli erano stati riconosciuti in vita, celebrando un articolata cerimonia funebre, con
l'iscrizione sul sepolcro che ricordava tutte le gesta che aveva realizzato il defunto in vita.
Quando un romano eccellente esalava l'ultimo respiro il parente pi stretto tra i presenti li dava lultimo baccio per
trattenere lanima, e prendere la patria potestas, diventava "pater" a tutti gli effeti al nuovo pater aspettava il seggio nella
Curia, lo stesso parente li chiudeva gli occhi e dopo di che tutti i parenti lo chiamavano tre volte per il suo nome
(conclamatio) . Poi li si sfilava dall'anulare sinistro l'anello suo con il sigillo personale e lo si spezzava. Lo sfilamento e la
rottura dell'anello personale aveva un doppio senso per una parte dichiarava morto il "pater familias" e apriva alla successione
con l'interruzione della "patria potestas", e allo stesso modo impediva postume dichiarazioni di volont capaci di immediati
effetti giuridici. Latto successivo era quello di solevare il corpo del letto e poggiarlo per terra (depositio). La notizia della
morte correva per la citt e tutti i parenti, liberti, schiavi... piangevano la morte del defunto.
Poi arrivavano gli operatori delle pompe funebri, i libitinari, che avevano la sua sede dietro il tempio di Venere
Libitina, si prendevano cura del cadavere per prepararlo alle cerimonie imposte dal rituale funebre, gia ben codificato. I
libitinari lavavano il cadavere, lo cospargevano di profumi e lo coprivano con una sottile pellicola di miele ad evitare la puzza
e la corruzione. E lo vestivano con la toga nel caso si trattasse di un cittadino romano di sesso maschile, veniva posta una
corona sul capo, soprattutto se ne aveva meritato una in vita, e veniva messa una moneta in bocca per pagare a Caronte il
viaggio sulla barca. Poi il corpo cos preparato era portato dal cubicolo all'atrio della propria casa nel "lectus funebris", dei
quali abbiamo bellissimi esempi nel museo etrusco, con i piedi volti alla porta ad indicare il morto deciso a lasciare la casa,
ormai non pi sua, perch gi occupata da un altro "pater familias"; circondato di famigliari e amici riceveva gli onori
tradizionali. Si adornava di fiori, dei possibili trofei militari, artistici o ginnici, come diplomi o corone. Delle donne venivano
pagate per urlare dal dolore, lamentarsi, piangere (preficae) e ricordare i meriti del morto, insieme ai cari. Un braciere nell'atrio
elevava profumi di incenso. Al lato del stipite sinistro della porta d'ingresso piantavano un cipresso nero, ad indicare la
presenza del cadavere nella casa e per avvertire al Pontificie Massimo di non varcare la soglia della casa per non contaminarsi.
In origine il morto veniva sepolto nello stesso giorno del decesso, perci l'esposizione durava soltanto un giorno, se il decesso
avveniva durante la sera il defunto veniva vegliato durante la notte, ma per diverse ragioni, soprattutto per la lontananza di
alcuni famigliari che dovevano partecipare al funerale, l'esposizione poteva prolungarsi per alcuni giorni, in et imperiale di
solito erano sette giorni.
All'ottavo giorno si celebrava il funerale. Un banditore ne dava annuncio in tutta la citt. Per tradizione il costume
romano vovleva che Il funerale si svolgesse di notte, allal uce di torce, che continuavano a portarsi anche se in et imperiale il
funerale si svolge di giorni. Il funerale di bambini e dei poveri si svolgeva di notte. Iniziava la processione dalla casa del
defunto al Foro Romano (la terminologia exsequiae e prosequi, derivano dalluso di seguire il cadavere fino alla tomba),
davanti ai Rostri dai quali si teneva in lode del morto l'elogio funebre, "laudativo funebris". La processione funebre era aperta
dai portatori di immagini, cio le immagini degli antenati eccellenti del morto, che tolti da gli edicole della famiglia
accompagnavano il defunto nel suo ultimo viaggio, seguivano i penatisi adagiati anch'essi come il morto su feretri riccamente
addobbati, seguivano i titoli delle magistrature, diplomi, corone di fiori.... e infine avanzava il cataletto portato a spalla dai
parenti maschi del morto o dai magistrati in carica che ne facevano dovere e seguiti dal corteo di parenti e amici, tutti vestiti

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con la toga-pulla, una veste scura in segno di lutto, gli uomini con il capo coperto e le donne con le chiome sciolte. di solito
questo corteo si svolgeva di notte alla luce di torce, seguendo l'antica usanza romana.
Arrivati al Foro Romano le personalit e le autorit salivano su i Rostra, era il momento di celebrare la "laudatio
funebris" che aspettava al figlio primogenito dichiarato erede dal morto e ora "pater" al posto del defunto, o ad un altro
famigliare o amico intimo. L'oratore poneva fine al suo discorso invitando i presenti ad accompagnare il morto al crematorio,
ustrina, che si trovava nel Campo Marzio o al sepolcro di famiglia per darli l'ultimo saluto.
Arrivati al luogo della sepoltura o del rogo i libitinari collocavano la salma sul ripiano alto della macchina lignea della
pira che con i suoi piani, addobbi, profumi.... conclamava la gloria del morto e la potenza della famiglia. Sul rogo venivano
accumulate vesti, armi e i simboli delle magistrature esercitate dal morto in vita, cani e cavalli e gli animali cari al defunto e
profumi, e cibi e olio. Ai parenti maschi era il compito di dar fuoco alla pira, questi davano via alle fiamme infilando fiaccole
accese ai quattro angoli con i volti indietro perch il morto non vedesse chi attizzava il fuoco alla pira e non riconoscesse chi
alimentava il fuoco distruttore.
Sui carboni e sulle ceneri finali si versava vino a spegnere il fuoco, i becchini procedevano a raccogliere i resti di ossa
e ceneri , raccolte, lavate con vino e sparse di oli profumati venivano disposte dentro di olle funerarie. Chiusa l'urna, sigillata,
era purificata dal sacerdote spargendo acqua lustrale, erano presenti al rito chi aveva contratto impurit per il contatto con il
cadavere, le ossa o le cenere del defunto. Poi si faceva un nuovo corteo per accompagnare il morto al luogo della deposizione.
Nella casa del defunto i parenti tornati dalla cremazione procedevano alla purificazione della casa contaminata dalla
presenza del cadavere. Questa veniva fatta durante le "Feriae Novendiales" con le quali si chiudeva il lutto strettissimo, al nono
giorno. Durante questi giorni nella casa restava spento il fuoco, il cibo veniva portato da parente o amici. Il periodo di lutto che
seguiva la sepoltura comportava diverse celebrazioni in onore del defunto il 3, 7 o 9, 30 o 40 giorno della morte, che di solito
erano dei banchetti in onore del morto, nessuno poteva asportare le vivande poste sul tavolo in onore del defunto. I pagani
celebravano il giorno della nascita del defunto, non della sua morte che era considerato un giorno nefasto. In onore di morti
eccellenti si davano anche giochi gladiatori.
Poi si realizzava un ritratto del defunto, di solito grazie a una maschera funebre, che era conservato in appositi armadi
negli atri delle dimore patrizie, per poi ingrossare gli antenati famigliari. Questa usanza non fu accettata per i cristiani.
Anche si facevano banchetti in onore del morto vicino alla tomba dove era seppellito.
Se per un caso il defunto non poteva essere seppellito subito si realizzava il rito del dell'ossilegio, che prevedeva il
seppellimento di un osso del morto e si considerava gi tutto il morto seppellito. Il periodo di attesa era considerato nefasto per
la famiglia, per i parenti e per coloro che abitavano nella zona dove si era verificato il decesso, per annullare tale momento
negativo, che poteva essere pi o meno lungo, si tagliava un ossicino dal cadavere e lo si gettava nella fossa... bastava il gesto
insomma. Abbiamo un esempio di questa pratica ben rappresentato nel Colombario di Pomponio Hylas, l in un botola scavata
nel pavimento coperta da una lastra marmorea, sono state rinvenute centinaia di ossicini appartenuti a cadaveri che per qualche
motivo avrebbero dovuto attendere un certo periodo prima di essere cremati.
Questi riti si facevano nei casi dei cittadini pi ricchi, per i pi modesti o poveri si realizzava in maniera pi intima e
povere, in genere si bruciavano, le sue ceneri erano raccolte in appositi vassoi in terracotta e poi deposti in un colombario. Di
solito le persone povere o modeste non avevano una sepoltura propria ma prevedevano a questa attraverso un associazione o
gruppo di persone, perch il terreno in et romana era molto caro e non tutti si potevano permettere un mausoleo. Molti liberti
erano seppelliti insieme con i suoi padroni come attestano molti iscrizioni sepolcrali, perch erano considerati come parte della
famiglia anche dopo la sua affrancatura.
Se il plebeo moriva giustiziato per reati comuni il cadavere poteva essere richiesto da famigliari o amici ed essere
sepolto secondo la tradizione, ma si moriva per reato di lesa maest contro Roma o contro il popolo romano o contro
l'imperatore veniva lasciato in una fossa comune.
Il mestiere del becchino era considerato il pi vile in assoluto e coloro che lo esercitavano erano visti con disprezzo.
Venivano chiamati con un appellativo dispregiativo, vespillones, ed identificati con la stessa immagine della morte.

5.- Il culto dei morti fra i cristiani.


Rispetto al culto dei morti all'inizio i cristiani non hanno fatto altro che continuare le usanze di pagani rispetto al
funus, cio, tutte le pratiche che si seguivano fino al momento della sepultura, solo col tempo si cre un comportamento
diverso rispetto alla morte. Prima degli inizi del III secolo non abbiamo particolari indizi archeologici e letterari di una propria
tradizione sepolcrale cristiana, ci sono alcuni testi di Ippolito di Roma che non fanno riferimento a una particolare liturgia
funeraria, neanche Tertulliano porta specifiche pratiche funerarie cristiane.
I cristiani dei primi due secoli non avevano cimiteri propri. Erano seppelliti nella tomba della famiglia, probabilmente
sullesempio di quelle ebraiche, e soltanto a partire del II secolo le comunit cristiane si preoccupano di avere dei luoghi di
sepoltura riservati ai fedeli. Il luogo di sepoltura dei cristiani fu chiamato cimitero dal greco dormitorio che
significa dormitorio. Si esprime cos una pi chiara manifestazione di fede nella risurrezione, i pagani si seppellivano nelle
necropoli (citt dei morti), i cristiani dei cimiteria (luogo dove si dormiva, si riposava).
I cristiani abbiamo una concezione completamente diversa fin dall'inizio rispetto ai pagani a proposito del cadavere
dei propri morti, la morte per i cristiani era il giorno della risurrezione. I primi cristiani erano convinti che il corpo si sarebbe
ricongiunto un giorno all'anima attraverso la resurrezione, in attesa di questo evento occorreva dunque preservare il corpo e
non cremarlo come facevano i pagani. Minucio Felice dice nel suo Octavius come l'inumazione una "consuetudine antica e
migliore". Per i cristiani il corpo non moriva ma semplicemente riposava. Per questo motivo le epigrafi tombali portano spesso
la precisazione "hic dormit" o "depositus", sono i termini scelti per il luogo in cui il cadavere veniva deposto nel cimitero.

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In rapporto con il rito, visto che i cristiani non nascono nel seno di una famiglia e appartengono a diverse culture, i
primi cristiani continuano a comportarsi secondo le regole e le tecniche funebri della societ nella quale vivevano. Possiamo
dire che all'inizio non esisteva un rito particolare che facesse differenze, se non regolamenti generali che venivano eseguiti. Il
funerale cristiano si caratterizzava per la preghiera, quando il defunto doveva lasciare questa vita si recitavano le
raccomandazione dell'anima prima e dopo la morte, ma il rito del funerale era in sostanza quello pagano, si continuava a
celebrare il rito della conclamatio, che ancora osservato in occasione della morte del Sommo Pontefice, poi gli si chiudono gli
occhi e la bocca e viene lavato e profumato e veniva avvolto con un lenzuolo. I cristiani non si lamentavano come facevano i
pagani, ma i parenti e amici sono invitati a cantare salmi. Sembra che le preghiere fossero riservate al sacerdote.
Il corpo veniva esposto nella casa adornato con fiori, usanza che dest la riprovazione di Tertulliano (de Cor. 10,13;
Clemente di Alessandria Paed II, 73,1; Minucio Felix, Octavius 38,3), ma fu molto usata dai cristiani (Eusebio H.E. VI, 5,6;
Gregorio I Dial 4,47). Poi il corpo si portava nella chiesa, a somiglianza delle usanze monastiche. Si accendevano delle luci e
si bruciava incenso. La si pregavano salmi e preghiere diverse. Dopo si realizzava il corteo funebre, all'inizio seguendo la
tradizione romana si faceva di notte, come attesta Cipriano (Act. Cypr. 5,6) ma poi durante il IV secolo si comincia a seppellire
di giorno. La salma raggiungeva il cimitero trasportata con una carretta a quattro ruote, la carruca, chi aveva un importante
ruolo ecclesiastico veniva trasportato a spalle dei vescovi. Il corpo era coperto da una stoffa, ma la testa era scoperta. Se il
corpo era di un martire dopo la cerimonia si facevano delle brandea di questa stoffa. Durante il percorso si cantavano salmi e
inni e i fedeli portavano ceri accessi.
Arrivati al cimitero la barella viene deposta a terra, la famiglia si congeda con il morto baciandolo e il corpo viene
avvolto in un panno di tela, spesso legato con una cordicella che venivano tranciate molto fortemente, tanto che alcune
rappresentazioni ci fanno pensare a una mummia, ma non si tratta di un imbalsamazione per la sua conservazione. Questa
maniera si vede in alcune rappresentazione della resurrezione di Lazzaro. Dopo il corpo viene collocato nella tomba su un letto
di fiori e comparso di uno strato di calce viva onde evitare possibili contaminazioni. In un secondo periodo tale rito viene
ridotto enormemente, si spargono sul cadavere solo poche gocce di mirra o balsamo. Poi la tomba viene chiusa e sigillata. Per
riconoscerla viene apposto un contrassegno, che pu essere un iscrizione sulla lastra di chiusura con l'indicazione del nome del
defunto, del giorno e del mese di deposizione, talvolta anche dell'anno. Infine si appoggiava di fronte al loculo una lucerna
accesa per ricordare la luce eterna della fede.
Anche se i cristiani per il modello di semplicit di vita che aveva scelto fuggirono degli aromi e profumi , e anche dei
fiori non sempre fu mantenuta questa premessa, conosciamo una disputa che si ebbe fra un tale Ottavio e Sicilio propriamente
rispondendo a Sicilio Ottavio disse "Tu mi accusi a me e ai cristiani di non usare fiori, ma noi celebriamo i nostri morti con la
stessa serenit con la quale ci siamo comportati in vita, e di fatto noi non abbiamo corone di fiori perch si seccano".
Difendendo l'inutilit de la esteriorit per affermare i principi della spiritualit che il principio fondamentale del funerale
cristiano che all'inizio fu molto semplice. Ma con il tempo si dimenticano queste costumi e si ritornano alle costumi pagane
con i morti pi ricchi sepolti con corredo, abiti di oro.
Mentre mancano quasi del tutto oggetti preziosi, si nota che, specialmente verso gli ultimi anni dell'impero, i cadaveri
venivano seppelliti con vesti ricche e sontuose, non che piccoli oggetti come collane, monete, gemme, medaglioni, e per ci
che concerne le tombe di bambini, giochi, giocattoli, dadi in osso, bambole, burattini e specchi.
La cerimonia funebre religiosa comprendeva anche il sacrificio eucaristico, secondo quanto ci dice Agostino dei
funerali di sua madre (Confessioni IX,12), e il banchetto funebre o refrigeri celebrato nelle vicinanze chiudeva il funerale, che
parleremo dopo.
Il periodo di lutto fra i cristiani era come quello pagano, 3, 7/9 e 30/40 giorno della morte, ma celebravano un
banchetto e una celebrazione eucaristica. Poi ogni anno si celebrava il "dies natalis" o giorno della morte, come nascita alla
nuova vita del cielo e anche nei giorni dei Parentalia, il giorno 22 febbraio dedicato ai Caristia, dove le famiglie si
riconciliavano la Chiesa gi all'epoca della Depositio Martyrum, il pi antico calendario della Chiesa di Roma, del 336 circa,
colloca la festa in Natale Petri cathedra. Tutte le feste prevedevano il sacrificio eucaristico e il banchetto funebre.

6.- Il banchetto funebre in onore del dei morti.


La morte non rompe i legami, si pu continuare ad avere un rapporto con la persona amata defunta, che passata a un
altra vita, ad un altra dimensione. Il pranzo funebre realizzato da parenti e amici presso la tomba del defunto al quale si
riteneva che partecipasse lo stesso defunto, era un atto religioso in ricordo del morto, ma anche con un grande valore sociale in
quanto era una occasione per risaldare i vincoli famigliari. Anche aveva un carattere caritatevole. Paolino di Nola ricorda il
grandioso banchetto che nel 397 Pammachio aveva offerto ai poveri di Roma nell'atrio di San Pietro. Ep XIII,11. Questo
refrigerio fu arricchito dalla tradizione cristiana con una connotazione escatologica, diventando un augurio di felicit celeste
per il defunto, come possiamo vedere in numerose iscrizioni sepolcrali
Gli antichi romani celebravano banchetti in onore dei defunti, loro pensavano questo pranzo come un dono al defunto.
Due furono i motivi che determinarono la nascita di tale usanza: si presentava in primo luogo la necessit di riconciliare i
partecipanti del rito funebre, visto che la funzione era in genere piuttosto lunga, in secondo luogo durante il banchetto si
invocava pi volte l'anima del morto affinch potesse unirsi a loro in quell'occasione.
Un primo banchetto avveniva subito dopo la sepoltura, seguiva quello del nono giorno a concludere il periodo di lutto
e poi in occasione degli anniversari della nascita e della morte del caro estinto. Per questo scopo si costruirono strutture idonee
o sui tetti dei monumenti sepolcrali oppure, qualora questo non fosse stato possibile, nelle immediate vicinanze, in genere
davanti all'entrata. I commensali sedevano sul kline, un largo bancone sul quale era anche possibile sdraiarsi ed appoggiare le
vivande.

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Accanto al banchetto funebre si continu a realizzare l'usanza della libagione, cio dell'offerta di alimenti al defunto.
Se i refrigeria era un banchetto con connotazioni famigliari e escatologiche, le libagioni erano un atto puramente religioso, con
l'idea di dare sollievo al defunto introducendo nella tomba attraverso dei fori appositamente realizzati bevande e cibi, secondo
un rituale molto usato nel mondo romano. Sant'Agostino ci da una preziosa testimonianza di questo rito quando narra la visita
di sua madre, Santa Monica "ad memorias sanctorum" a Milano, secondo l'usanza africana, ma fu cacciata dal custode del
cimitero per ordine di Sant'Ambrogio che aveva proibito questa usanza pagana.
L'atteggiamento della Chiesa di fronte a questa abitudine funeraria pagana chiamata silicenium, fu generalmente
tollerante, la gente era molto abituata a questa devozione, ma a gli inizi del III secolo, in Africa questa pratica non era accettata
per essere considerata pagana secondo ci dice Tertulliano nel De Spectacoli XII,4 e per l'immoralit alla quale si arrivava in
certe occasioni, dobbiamo pensare che nelle feste in onore dei morti pagane c'era tutto meno il dolore, si scherzava e anche
qualche volta grossolanamente, e il banchetto passava a degenerare in incredibili abbuffate e ubriacature. Possiamo supporre
che nei refrigeria cristiani la situazione non fosse molto dissimile, e per questo Cipriano nella sua Epistola LXVII.6 no li vuole
accettare. Ma poco dopo quest'uso ha dovuto essere accolto dalla Chiesa, forse per l'insistenza di molti cristiani, come si pu
desumere dai graffiti lasciati da molti cristiani nella "Memoria Apostolorum". Se Agostino ci dice che si tratta di una
concessione temporanea pur stigmatizzandola Epistola XXII,6, a questa partecipavano anche dei vescovi, come il caso del
vescovo spagnolo di Menda del quale ci parla Cipriano in una lettera, Epistola LXVII. L'ostilit della chiesa verso questa
pratica si fu facendo ogni volta pi esplicita, fino a condannarla esplicitamente nel 385. I banchetti funebri furono condannati
da Sant'Ambrogio a Milano nel 385, e nel 397 un concilio di Cartagine ne viet la pratica ai vescovi limitandosi a sconsigliarla
ai laici. Ma per le fonti letterarie possiamo affermare che questa abitudine si mantenne fino al VII secolo, dovuto a gli
interventi dei vescovi e dei pontefici che troviamo fino a quest'epoca.
Mentre mancano testimonianze monumentali degli spazi destinati ai riti religiosi del funerale, certamente presenti nei
cimiteri paleocristiani, forse perch si sviluppavano nella zona sopraterra della catacomba, che andata distrutta, dovuto a che
l'ambiente angusto, buio senza luce ne aria delle catacombe impedivano il raduno di un gruppo consistente di cristiani dentro
delle catacombe. Nelle Confessioni di Sant'Agostino, IX,32 abbiamo la descrizione dei funerali di Santa Monica. Abbiamo una
testimonianza di questa usanza nell'atrio esterno all'ipogeo dei Flavi, nelle catacombe di Domitilla, le cui strutture, dopo la
cristianizzazione e l'ampliamento del nucleo primitivo, si arricchirono, con la creazione di una grande sala con bancali, di un
vano con pozzo e una cisterna, in funzione della celebrazione delle riunioni conviviali in onore del defunto. Anche in alcune
catacombe si riconoscono alcuni ambienti destinati alle celebrazioni in onore dei defunti. Interi ambienti, privi di sepolture,
decorati con rivestimenti marmorei, con bancali alle pareti, come troviamo nel ipogeo degli Acilii nella catacomba di Priscilla,
o in alcuni cubicoli dotati di una bella mensa rivestita di marmo nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro.
Forse possiamo collegare all'usanza pagana delle libagioni ai defunti con il corredo che troviamo in molte tombe. In
alcune sepolture, soprattutto nelle catacombe possiamo vedere fondi di vasi dorati spezzati, che sempre sono stati interpretati
come segno di riconoscimento della tomba della persona cara stinta o come resto di un oggetto caro usato dal defunto, per
facendo attenzione ai refrigeria in onore del defunto e all'usanza apotropaica della rottura mistica dell'oggetto usato durante il
pasto funebre possiamo. Anche l'inserimento di un piccolo dono, gi sia una moneta dentro della tomba del defunto come
pagamento a Caronte che fa passare l'anima per la laguna Esfingia, o alcune monete collocate nella malta della tomba o altri
utensili personali usati dal defunto che pu essere un simbolo di riconoscimento, o avere una valenza apotropaica di difesa
della tomba della persona cara.
A partire della met del secolo III compaiono nelle pareti delle catacombe scene di refrigeria nelle quale in occasioni
partecipa anche il defunto, forse anche come allusione al convito celeste.
I cristiani, apprezzavano solamente il motivo primo della riunione a mensa. Ricalcarono dunque gli aspetti pi puri e
il loro convito, che ben presto prese il nome di agape funebre , assunse nuovi principi. I cibi dei cristiani differivano poco dai
pranzi dei suoi contemporanei, tolto soltanto per una maggiore frugalit e la scelta di alimenti poveri, fra i cristiani di solito si
mangiava: pane, pesce, vino, acqua, talvolta latte. Si dovevano evitare gli alimenti che stuzzicano l'appetito, ma era permesso
far uso di cipolle, olive, legumi, latte, formaggio e di vivande cotte, ma senza salse. Il vino poteva essere usato ma con
moderazione, seguendo i costumi dell'epoca si beveva il vino mescolato con acqua, 3/5 o 2/3. Ci lo ricorda Clemente
Alessandrino in un capitolo del suo "Pedagogo", che era un sorta di buon comportamento del cristiano, dice "Se gli altri uomini
vivono per mangiare no mangiamo per vivere, per questo la nutrizione deve essere sempre estremamente semplice, mai
raffinata, facile da assumere e propizia alla digestione, per evitare qualsiasi indisposizione e per mantenersi sani e sobri".
I paganti avevano la costume di versare sulla tomba dei loro cari alimenti solidi, latte, vino o
miele sulla tomba del loro caro stinto, c'erano dei tubi appositamente disposti che arrivavano fino al luogo dove
riposava il morto, ci sono molti casi di questi. Per far questi pratiche i parenti e amici pagani del defunto si radunavano presso
il sepolcro su una terrazza costruita al di sopra di esso adornata di giardini, pozzi...
Il convito cristiano pur mantenendo la dinamica e le manifestazioni esteriori di quello pagano, acquista un nuovo
spirito, quello di giovare all'anima del defunto. I pasti si celebravano nel giorno della morte del defunto, ossia del "dies natalis"
al cielo. La presenza del defunto era molto sentita in questi momenti come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti.
I cristiani per erano pur sempre romani, alla fin fine la loro cultura non era certo tanto dissimile da quella pagana.
Ecco dunque che dopo un certo periodo anche le loro agapi funebri si tramutarono in orge sfrenate, dimenticando velocemente
il senso religioso della riunione conviviale. Vano fu il tentativo di abolire, da parte dei padri della chiesa tali usanze,
condannandole ripetutamente. Abbiamo diverse attestazioni di Tertulliano e Agostino che alla fine del IV secolo tentano di
ridimensionare il fenomeno, per sin prendere provvedimenti definitivi che potrebbero creare molti disaggi e un ritorno al
paganesimo di alcuni cristiani.

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Con il tempo questi pranzi famigliari diventano feste della comunit e pian piano, si passa a fare banchetti di carit
dando da mangiare ai poveri, con il pretesto di onorare l'apostolo Pietro, si organizzava quotidianamente un convito nei portici
o nell'atrio di una basilica, moltissimi poveri e vagabondi potevano rifocillarsi un po'. San Paolino di Nola ci ricorda il pranzo
dato da Pammachio a vedove, orfani e poveri in occasione di un banchetto che egli organizz a San Pietro in Vaticano nel 397,
in suffragio dell'anima della moglie Oltre ai cibi veniva distribuito il vino, e naturalmente da questo all'ubriacatura il passo
brevissimo. Ci nonostante, tale antica usanza si perpetu fino al XIV secolo. Ancora oggi, soprattutto in alcune zone del
meridione, l'usanza del pasto funebre regolarmente seguita ma per fortuna non sembra arrivi alla degenerazione causata dai
fumi del vino.
8.- Culto dei martiri.
Martire, un termine greco che significa "testimone", cio il martire il testimone per eccellenza perch ha
testimoniato con la vita la sua fede. Dal primo martire, Cristo, ci sono stati molti martiri nella Chiesa, Stefano (atti 6-7), gli
apostoli, il primo Giacomo Atti 12, 1-3), i martiri romani della persecuzione di Nerone, i martiri di Domiziano Dopo in
tempi di Traiano, Marco Aureli... Persecuzioni di tutta la Chiesa contro i cristiani come tali soltanto ce ne sono tre: 250, 258,
303-305.
I martiri si convertono in santi patroni che intercedono davanti a Dio per i vivi, e intorno alle loro tombe si sviluppa
un culto martiriale molto forte, tutti i cristiani volevano essere seppelliti vicino alla tomba di un martire. Questo fa che vicino
ai luoghi dove era deposto qualche martire la catacomba sia pi sfruttata, e in molti casi sia andata pi in rovina che altre parti,
questo un indizio per supporre l'esistenza di una tomba venerata. I cristiani andavano alle tombe dei martiri per pregare,
chiedere aiuto e protezione. Quando le catacombe a partire del V secolo non furono pi in uso per seppellire si mantennero
soltanto come luogo venerato come tomba di martiri, si facevano dei percorsi obbligatori che i pellegrini dovevano realizzare.
Vicino alla tomba di un martire i fedeli lasciavano dei graffiti per testimoniare il suo passaggio e la sua petizione a questo o
all'altro martire. Questo stato molto utile per gli archeologi per identificare il luogo dove si trovava un martire.
Tute le tombe dei martiri durante i secolo VIII-1X furono portate dentro la citt perch la campagna era diventata
insicura dovuto alle invasioni, alla caduta del potere amministrativo della citt... e i Papi decisero di portare le reliquie dei
martiri a luoghi pi sicuri. Tutti i martiri, meno uno furono portati dentro le mura di Roma, dico meno uno perch nel 1845 si
ebbe una fortunata scoperta. In quest'anno si scopr la Catacomba di San Ermete sulla Via Salaria Vecchia. Si tratta del caso di
San Giacinto, l'eccezionalit deriva che nel 1845 fu ritrovata intatta la sua tomba, l'unica tomba di un martire intatta che sia
mai ritrovata, ancora chiusa con la latra marmorea originale; l'iscrizione era molto semplice e toglie ogni dubbio sull'identit e
qualifica del defunto, dice: "Deposto 11 settembre il martire Giacinto", pur non specificando l'anno si risale facilmente, tramite
le fonti letterarie, al 258, durante la persecuzione di Valeriano. Giacinto era stato sepolto vicino al fratello Proto, ma la sua
tomba si trovava in basso, al livello del pavimento della cripta, spesso soggetta ad allagamenti per infiltrazioni idriche. Si
pens quindi di rialzare il piano con terra e calcestruzzo, cos che il sepolcro venne occultato alla vista. All'epoca delle
traslazioni, pur essendo la presenza di quel loculo segnalata da un epigrafe fatta apporre dal prete Leopardo alla fine del IV
secolo, erroneamente si portarono via le reliquie di un fedele comune, che giaceva vicino alla tomba di San Proto,
scambiandole per quelle di San Giacinto.

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BIBLIOGRAFIA

- AA.VV: Mistero di una fanciulla, ed Skira Editore, Roma, 1995.

- Arce, Javier, Los funerales romanos: problemas y perspectivas in Les syncrtismes religieux dnas le monde
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Catacombe cristiane.
Anche se nel corso della storia le catacombe sono state caricate da aneddoti e da leggende sui primi cristiani
e queste sono fortemente radicate nella cultura popolare, pur non essendo confermate dai risultati degli studi scientifici
moderni, i cimiteri paleocristiani costituiscono una testimonianza interessante e suggestiva della chiesa antica. Abbiamo visto
come i cristini non diferiscono molto nelle sue abitudini e negli usi funerari dalle usanze dei loro coetanei pagani. I cristiani
assorbirono quasi integralmente gli usi e i costumi funerari dei popoli in cui penetrarono, in modo speciale prendetero, come
gi abbiamo visto, gli usi funerari dei romani, cultura predominante nellepoca nella quale nacque il cristianesimo. Nelle
usanze funerarie, le consuetudini dei diversi popoli compresi nellorbe romano presentano un fondo comune che la nuova
religione muter soltanto in alcuni aspetti secondari, limitandosi nel suo sforzo iniziale a correggere o a tralasciare ci chera in
contrasto con la propria dottrina. Un aspetto importante era che tra i cristiani per motivi teologici, cio aspettavano la
risurrezione del corpo, non si usava lincinerazione ma sempre si usava linumazione. Un punto di attenzione possiamo farlo
verso il giudaismo, del quale il cristianesimo un diretto erede, perch i giudei adottarono sempre il rito dellinumazione
usando vari tipi di sepolcri, dagli ambienti scavati nella roccia, come la sepoltura di Ges, a sarcofagi, tombe terranee. A Roma
sono attestate 5 catacombe ebraiche.
I cristiani a differenza dei pagani si seppelliscono nei cimiteri. Qui gi troviamo una differenza teologica nel
termine, che viene da una diversa concezione della morte. I pagani si seppelliscono nelle necropoli, letteralmente citt dei
morti (necros in greco vuol dire morte e polis citt). Cimitero anche un termine greco proveniente dal verbo Koimao,
koimeterion, coemeterium in latino, in senso comune era il cubicolo, il luogo dove si dormiva, ma viene usato nel senso di
luogo di sepoltura dei morti tra i cristiani. Questo termine era estraneo ai pagani, dovuto al senso che aveva tra loro la morte.
Nel rescripto di devoluzione dei possedimenti cristiani fatto da Galieno nel 260 e riportato da Eusebio di Cesarea nella Storia
Ecclesiastica VII, 11,10 e 13 si dice: i cos detti cimiteri, perch non riuscivano a capire.
Questo termine sar molto usato negli scritti cristiani, per esprimere la fede nella risurrezione. La morte non
altro che un sonno, e un giorno dovremmo svegliarci. Per questo in molte tombe cristiane si trova il termine depositus,
depositato, vuol dire lasciato per alcun tempo in attesa della risurrezione. Trovare questo termine in una tomba, anche se si
tratta di una necropoli, gi ci sta indicando che si tratta di una tomba cristiana. Un esempio lo troviamo in una tomba del
Mausoleo degli Egizi nella Necropoli Vaticana. Anche per i pagani la morte era un sonno e cos la vedono alcuni poeti e si vede
in molte decorazioni sepolcrali pagane, ma mai ha la profondit e gli sviluppi cristiani della fede.

1.- Vari tipi di cimitero.


1.1 Cimiteri subdialis o sopra terra.
Nei primi momenti quando i cristiani non erano molto abbondanti, ne di strazione particolarmente alta
(patrizi, ricchi commercianti...), soprattutto nella citt di Roma, si usava seppelirsi nei luoghi dinterramento insieme con i
pagani senza nessun problema. Forse gli esempli pi importanti sono quelli di Pietro sepolto nella Necropoli Vaticana e quello
di Paolo sepolto nella Necropoli Ostiense. Anche altri cristiani erano sepolti in aree famigliari con altri parenti pagani, come
dimostra il Mausoleo degli Egizi nella Necropoli Vaticana. Il formulario delle iscrizioni e i simboli non mostrano ancora
caratteri distintivi, e perci qualora tali sepolcri siano sopravvissuti non disponiamo di elementi per identificarli.
La soluzione che al problema funerario hanno dato i fedeli dei primi due secoli portando i loro morti nelle aree
comuni dei pagani rende difficile stabilire lorigine dei cimiteri comunitari cristiani. Specialmente nelle aree sepolcrali subdiali
si inseriscono e ben presto nascono cimiteri cristiani. La tipologia delle tombe allinizio non presenta differenze. Anche nei
cimiteri sotterranei oggi non si vede pi quella netta divisione dal mondo pagano quale era concepita dagli archeologi del
passato. Nuclei familiari allorigine non cristiani sono stati individuati ad esempio a Roma nella catacomba di Domitilla e nella
Necropoli Vaticana. Soltanto nella seconda met del II secolo cominciano a incontrarsi alcune differenziazioni nelle dediche
della tomba.
La formazione di cimiteri cristiani, in quanto aree proprie ben distinte da altre di appartenenti a religioni diverse,
avvenne probabilmente verso la met del II secolo. Senza dubbio, nel difficile studio dellorigine dei cimiteri cristiani occorre
tenere molto conto della beneficenza privata. Ricchi proprietari convertiti dovettero ben presto offrire un terreno alla chiesa per
seppellire i propri adetti. Innumare dignitosamente i morti di una grande collettivit comportava lutilizzazione di spazi non
piccoli e si sa che le aree vicine alle grande citt avevano forti costi.
Allinizio i cristiani si sepelivano in cimiteri subdiali, (sub divo) cio sotto il cielo, cio a cielo aperto. Si
iniziava occupando un area ben definita e recintata, per circuitum, con un operazione di misura onde tutte le missure
dellarea dedicata a sepoltura erano ben definite a traverso di cipi disposti negli angoli. Un chiaro essempio di questo lo
troviamo nella sepoltura di Aulo Irzio e Gaio Vibio Pansa nel Campo Marzio, attualmente sotto il Palazzo della Cancelleria.
Tale sistema era in uso tra i pagani, ma fu presso anche dai cristiane per delimitare i sui cimiteri, anche si mancano le
testimonianze di questi cippi terminali, certamente circuirono il campo cimiterale con opere murarie come fu accertato a san
Callisto.
La denominazione di queste aree funerarie cristiane era generica. In Africa erano chiamate area, areae
cristianorum, la distinzione delle diverse aree era per il suo nome area Macrobii Candidiani, area Evelpi, in alcune
occasioni quando il terreno era coltivato a giardino si chiamava anche hortus.
Le carateristiche dellinumazione in un area cimiteriale sopra terra ripetono in sostanza quelle delle necropoli
pagane. Si trovano sepolture singole, tombe moltipli, costruzioni pi costose, anche se per questo fra i cristiani dovremmo
aspettare al avanzato III secolo. Il sistema pi facile ed economico per seppelire un defunto nel cimitero allaperto consisteva
nello scavare una fossa nel suolo a misura della salma a deporre, dopo si colmava la cavit e si ricopriva con tegole o mattoni,
e la cos detta tomba a capuccina. Questa con tutta possibilit era la forma di interramento dei primi cristiani, e cos fu

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interrato Pietro in Vaticano. Un altra forma di sepoltura molto diffusa era lutilizzo di anfore per ottenere la tomba. Lanfora
veniva spaccata in senso longitudinale e il corpo era sistemato nella cavit. Naturalmente una sola anfora bastava per il corpo
di un bambino, per una persona adulta si dovevano usare due o tre anfore, opportunamente troncate alle estremit.
Luso da parte dei cristiani di aree subdiali o sotterranee per la sepoltura dei soli fedeli con esclusione degli
altri, risale solo agli ultimi decenni del secolo II, o almeno solo da quellepoca abbiamo le prove sicure della loro esistenza. La
notizia letteraria pi antica in riferimento a un luogo esclusivo di interramento dei cristiani la abbiamo in Tertuliano Ad Scap, 3
dove parla di area sepulturarum nostrarum la cui propriet avevano suscitato lostilit della plebe pagana. La protesta del
popolo con i termini areae non sint, areae eorum non fuerunt, fa pensare che listituzione di quei cimiteri comunitari non
rimontasse ad epoca molto antica. Lo stesso autore in Apolo 39,5-6, scritto intorno al 197, testimonia il modo con cui i fedeli,
mediante una cassa comune alimentata da offerte mensili volontarie, finanziavano il seppellimento dei poveri. Ad Alessandria
lesistenza di un cimitero collettivo attestato nei primi decenni del III secolo, come si deduce da un passo di Origine (Homm
in Jer. IV, 3,16).
Anche a Roma, pi o meno negli stessi anni, troviamo la prima menzione di un area comunitaria di
seppellimento: il cimitero fondato da Papa Zeferino (199-217) il cui primo amministratore fu il diacono e futuro Papa Callisto
(217-222), il quale li ha dato anche il nome. Per prima volta si testimonia in un documento il termine to koimeterion per
indicare larea funeraria comunitaria cristiana.
Anche sotto laspetto monumentale, nessuna scoperta permette di risalire ad unepoca anteriore. Il progresso
degli studi infatti ha modificato le datazione al I o alla prima met del II secolo che in passato venivano frequentemente date a
prodotti dellarte funeraria paleocristiana. Concordemente le fonti letterarie e le testimonianze monumentali collocano il primo
apparire di aree funerarie collettive ed esclusive delle comunit cristiane in questepoca. Anche le recenti scoperte di ossari
palestinesi del I secolo d.C. con segni di cristianit non hanno mai rivelato lesistenza di cimiteri comunitari di quellepoca, ma
al pi di singole sepolture cristiane in aree comuni.
Lesigenza di disporre di aree funerarie esclusive della comunit cristiana dovette sopraggiungere allo scorcio
del II secolo e fu motivata da vari fattori: in primo luogo la crescita numerica della comunit. Sotto Settimio Severo la
comunit cristiana aumenta molto di numero, dalla consapevolezza di costituire una collettivit religiosa compatta e solidale
che andava oltre la morte, dalla volont di disporre di spazi propri per la celebrazione dei riti funerari, dalle istanze caritative e
sociali, gi esistenti fra i romani, che mirava a garantire a tutti, e soprattutto ai fratelli pi poveri, una degna sepoltura cristiana,
e come no, da una maggiore disponibilit economica e organizzativa delle comunit cristiane che poteva consentire la
realizzazione e la gestire delle aree funerarie.

1.2 - Le sepolture sotto terra o catacombe.


La prassi di creare ambienti ipogei da adibire ad uso funerario non fu certo invenzione delle prime comunit cristiane
di Roma, essa era gi diffusa, come noto, in varie civilt e culture del mondo antico, specialmente laddove la natura del
sottosuolo consentiva una agevole escavazione e una tenuta affidabile delle strutture sotterranee. Come si sa la campagna
romana possiedi larghi strati di tufo e di argilla. Il tufo diviso in tre tipi:
- Tufo litoide, compatto e solido, adoperato dal tempo di Servio Tullio (VI secolo a.C.) per la costruzione delle mura.
- Tufo granulare, detto anche pozzolana, che mescolato con la calce spenta fornisce una eccellente malta per la
costruzione.
- Tipo di mezzo, pi o meno resistente che permette lapertura di ambienti di modeste dimensioni.
Nel Lazio, cimiteri ipogei, pi o meno ampli, furono creati gi dagli etruschi, dai Sabini e dagli stessi romani. In
questarea geografica la sepoltura sotterranea era straordinariamente facilitata dallottimo tufo locale, facile a lavorare e
piuttosto affidabile staticamente.
Con lincremento demografico dei cristiani durante il II secolo, si dovettero cercare nuovi luoghi di sepoltura,
gi che il cristianesimo come abbiamo indicato non poteva usufruire dellincinerazione, comportava sempre una maggiore
richiesta di terreno di seppellimento. Gi Cicerone nel I secolo a.C. aveva ricordato come le aree pi ricercate, poste in
vicinanza della citt o in luoghi particolarmente favorevoli, fossero oltremodo costose e oggetto di frequenti speculazioni. Il
fenomeno di dovette accentuare durante let imperiale dovuto allaumento della popolazione, pensiamo che Roma al tempo di
Traiano e Adriano (prima parte del II secolo d.C.) contava con un milione duecento/trecentomila abitanti. Per far fronte a
questa situazione alcune famiglie e associazioni funerarie romane, tra la fine del I secolo e gli inizi del II, aveva fatto ricorso
alla sepoltura sotterranea, scavando piccoli ipogei al di sotto dei mausolei di superficie. Per legge romana il possessore di un
terreno in superficie era possessore anche del terreno in profondit, cos lo sfruttamento del sottosuolo attraverso una razionale
e intensa utilizzazione degli ambienti forniva la possibilit di incrementare notevolmente lo spazio a disposizione per le
inumazioni. Numerosi sono gli esempi di ipogei funerari pagani del suburbio di Roma: sulla via Latina abbiamo le famose
Tombe della Via Latina, ma anche ne troviamo altre sulla Via Portuense, sulla Via Flaminia, sulla Via Latina.... Hanno come
caratteristica una stensione limitata, non troppo stesa da riconnettere con una committenza famigliare o di associazione
funeraria. Di solito sono rivestite da pitture e affreschi che le decoravano, il che toglie la possibilit di un ampliamento.
Anche la comunit cristiana di Roma quando ebbe necessit di spazio ricorse alla soluzione ipogea che
garantiva una maggiore economicit della sepoltura. Il numero abbondante dei cristiani, e il logico aumento dei defunti lungo il
tempo determin la caratteristica tipologica dei cimiteri cristiani che sono distinti per la loro ampiezza.
Con il termine catacomba, oggi siamo soliti indicare gli antichi cimiteri sotterranei cristiani o ebraici, di
solito di grande estensione, caratterizzato da una fitta e articolata concatenazione di gallerie e cubicoli intensamente utilizzati a
interramento. Luso del termine attestato per prima volta nel Lazio, concretamente a Subiaco, alla fine del X secolo, in

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riferimento a un cimitero ipogeo. Per gi nel IX secolo la parola si trova impiegata a Napoli, con senso derivato, per indicare
lambiente sepolcrale in cui era stato traslato il corpo di uno degli antichi vescovi della citt.
Il termine nacque in maniera casuale come riferimento topografico romano alla zona compressa nel II miglio
della Via Appia, concretamente tra le Catacombe di San Sebastiano e il Mausoleo di Cecilia Metella. Questa zona gi nel IV
secolo era denominata ad catacumbas con questo termine si indicava una zona caratterizzata dalla presenza di avvalamenti e
ampie cavit arenarie. Catacumbas proviene dal greco kata kumbas = presso le cavit. In quellarea a partire dal III secolo
viene scavato uno dei pi importanti ed estesi cimiteri sotterranei della citt: le Catacombe di San Sebastiano, chiamato dalle
fonti cymiterium catacumbas. Limportanza e la notoriet che assunse questarea funeraria durante il primo medioevo e la
circostanza che dopo labbandono delle catacombe, avvenuto nel basso medioevo, secolo VII-VIII, essa risultasse una delle
poche ancora accessibili e regolarmente visitata, spiegano il passaggio del nome, al meno dallalto medioevo, dal monumento
dellAppia a tutti gli altri luoghi di sepoltura che presentavano le stesse caratteristiche.
Nellantichit il nome dei cimiteri sotterranei paleocristiani era diverso, come ci attestano alcuni visitatori di
questi luoghi santi come San Girolamo o il poeta spagnolo Prudenzio, tra la met del secolo IV e inizi del V, erano designate
semplicemente come cryptae. Questo termine lo troviamo anche in alcune epigrafi trovati nelle gallerie delle catacombe, ed
effettivamente questo termine designava gallerie o ambienti ipogei adibiti a uso funerario.
Generalmente quando si parla di catacomba si pensa subito a Roma. Forse in questa citt dove ci sono pi
esempi di catacombe, dove si pu studiare meglio il suo origine, sviluppo e abbandono, ma furono in uso in altre citt italiane e
non, come Napoli, Siracusa, Malta e Africa proconsolare.
Allepoca delle prime scoperte moderne del XVI-XVII secolo, cominci a diffondersi la curiosa credenza che
le catacombe avessero avuto funzione di luoghi di abitazione o di rifugio dei primi cristiani al tempo delle persecuzioni. Tale
leggenda era alimentata, tra laltro, dalla deformata interpretazione di alcuni fonti antiche, come i passi del Liber Pontificalis
che alludeva al soggiorno di alcuni pontefici nei cimiteri, ma da intendersi evidentemente nel significato pi esteso del
termine, comprendente le fabbriche esistente nel sopra terra, o le notizie relative alluccisione nellarea della catacomba di San
Callisto, durante la persecuzione di Valeriano, il 6 agosto del 258, del Papa Sisto II con i suoi diaconi in cimitero. In realt le
catacombe furono esclusivamente aree funerarie adibite alla sepoltura e al culto funerario dei membri delle prime comunit. Le
condizioni ambientali di umidit, area stagnante, presenza di cadaveri, poca illuminazione, lesiguo spazio degli ambulacri non
permettono in alcun modo il soggiorno di persone. Di solito erano usate come luogo di preghiera per i cari defunti o davanti la
tomba dei martiri e per la celebrazione del rito del refrigerio; leucaristia e il battesimo si tenevano sempre nelle aule di culto
nella citt. Pu anche darsi che per circostanze eccezionali esse siano servite di rifugio temporaneo, ma sempre dobbiamo
tenere in conto che erano luoghi conosciuti dal potere civile. Non dimentichiamo che i cristiani in origine erano paragonati alle
associazioni a scopo funerario pagane. Ricordiamo come Papa Sisto II e i sei diaconi furono fatti prigionieri e martirizzati
mentre si trovavano nelle catacombe di San Callisto nel 258. Cos che dobbiamo toglierci della testa quelle immagini create
dalla letteratura romanziera del XIX secolo e alimentate dalle credenze popolari.
Lorigine delle aree sepolcrali cristiane molto diversificato, ci sono casi di un ricco credente che ha ceduto
alla comunit un terreno o il denaro per lacquisizione di queste per la costruzione di un cimitero, questa donazione si ha
fossilizzato nel nome di alcuni cimiteri cristiani che richiama allesistenza di queste proprietario o donatore: Priscilla,
Commodilla, Prestestato, Ottavilla... Alcuni di questi nobili possiamo trovarli in membri della nobilt pagana convertitossi al
cristianesimo, il caso dei Flavii allorigine della Catacomba di Domitilla. NellAlgeria c un epigrafe proveniente dellarea
di Evelpio a Cherchel dove espressamente si testifica questa donazione. Anche si trovano alcune aree sepolcrali riferibili a un
utenza particolarmente abbiente in prossimit di alcuni cimiteri collettivi. Si tratta di ipogei famigliari, riccamente decorati, di
limitata estensione, come il caso dellIpogeo degli Acili e del criptoportico sorti in prossimit della regione dellarenario di
Priscilla. verosimile che alcuni di questi ipogei e sepolcri pi monumentali, connessi con le aree sotterranee ad utilizzazione
intensiva fossero in connessione con i fondatori delle aree funerarie. Altri cimiteri nacquero iniziati e gestiti dalla comunit
cristiana per un uso comune, come testimonia il primo nucleo delle Catacombe di San Callisto con una pianta a graticola dove
mancano sepolture famigliari, per sfruttare completamente il terreno a disposizione, gi che questo era molto costoso. Lo
stesso succede nelle catacombe ad duas lauros sulla Via Labicana. Pu darsi anche che in una stessa area sorgano ipogei
indipendenti appartenenti a vari proprietari, i quali nel successivo svilupparsi del cimitero si avvicinano tra loro e con
lavanzarsi delle gallerie arrivano a communicarsi creando enormi catacombe come il caso di San Callisto, Domitilla e
Priscilla. Alcune catacombe anche hanno il suo origine nellutilizzo di cave di pozzolana abbandonate, in questi casi il tracciato
della pianta molto irregolare, le gallerie sono molto larghe con pareti a grande curva, frequentemente occorsero rinforzi in
muratura nelle pareti per evitare frane; niente da vedere con luso razionale del terreno delle catacombe. Gli arenari sono pochi
di numero rispetto alle gallerie scavate nel tufo.
Anche se lorigine delle catacombe in occasioni pu essere un mausoleo famigliare pagano, sviluppato
quando entrato in possesso della comunit cristiana, nelle regioni pi antiche delle catacombe si possono rilevare
caratteristiche del tutto nuove rispetto alle coeve aree ipogee pagana, la prima la estensione, erano previste non per una
famiglia o associazione funeraria, ma per un gruppo sempre crescente di cristiani. Di solito sono costituite da gallerie
comunicanti disposte secondo un regolare schema di sfruttamento massimo e razionale del terreno. Si veda la pianta originaria
delle catacombe di San Callisto e delle regioni pi antiche delle catacombe.
Nella cosi detta Area I di San Callisto, quella alla cui gestione era stato preposto Callisto, un terreno di
superficie di 75 x 30 metri (250 x 100 piedi) viene delimitato da un recinto, fu occupato nel sottosuolo da un sistema di gallerie
disposte a graticola costituito da due ambulacri principali paralleli (A-B), serviti da scale proprie, situati ai confini dellarea e
raccordati da una serie di gallerie secondarie ortogonali, poste a distanza grossomodo regolari. Tutto limpianto fu
evidentemente programmato sin dallinizio, prevedendo i successivi prolungamenti delle due gallerie matrici e lapertura delle

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trasversali. Tombe a loculo disposte su pilae verticali occuparono tutto lo spazio a disposizione sulle pareti. Settori di tufo
furono lasciati privi di sepolture sul fondo delle gallerie da prolungare e nei punti in cui era prevista lapertura delle
diramazioni. evidente la volont dei fondatori di realizzare in questo modo un cimitero collettivo di vaste dimensioni, dal
carattere fortemente ugualitario, le sepolture sono tutte della medesima tipologia. Era capace di ospitare centinaia di
inumazioni e suscettibile di continui ampliamenti. Solo a partire del 235 cinque cubicoli furono aperti lungo una delle due
arterie principali e nella prima delle diramazioni, essi costituirono i primi spazzi privilegiati dotati da sepolcri pi
monumentali e anche di una ricca decorazione pittorica, uno di essi ospit entro la fine del III secolo le tombe di ben nove
vescovi di Roma.
Lo stesso schema hanno altre catacombe come quello di Calepodio sullAurelia.
Le sepolture si caratterizzano per una marcata uniformit tipologica, tutte sono tombe a loculo. Questi sono
buchi molto grandi, chiusi con lastre di marmo o con laterizi, ben allineati sulle pareti e intervallati da ampi diaframmi di tufo.
Sepolcri pi monumentali, nicchie per sarcofagi, tombe a mensa, arcosoli... o spazi esclusivi per una famiglia, cubicoli, talvolta
decorati con pitture, risultano piuttosto rari. Tale marcata uniformit delle sepolture evidentemente in linea con lideologia
fortemente egualitaria della nuova religione.
Lepigrafia di questi primi nuclei funerari, daltra parte, si conforma al carattere per lo pi indifferenziato
delle tombe: gli epigrafi di norma sono incisi sulle lapidi o dipinti in minio sui laterizi che chiudevano i loculi, o sulla malta
che li rivestiva esternamente e chiudeva il loculo. Di solito si registra soltanto il nome del defunto, raramente si riporta il nome
del dedicante o un augurio di pace, si omettono tutti quegli elementi biografici retrospettivi che caratterizzano lepigrafia non
cristiana contemporanea. una scelta consapevole, un modo di collocare il fedele in una dimensione escatologica unificante
secondo i dettami pi genuini della risocializzazione propugnata dal cristianesimo. Tuttavia si trovano alcuni casi di cubicoli o
loculi un po' pi decorati o belli, segno di una estrazione elevata del committente.
La gestione di questi cimiteri collettivi doveva essere coordinata dallautorit ecclesiastica, come si evidenzia
da un passo della Tradizione Apostolica di Ippolito, e dal decreto che restituiva i beni ecclesiastici di Gallieno nel 258, che
vengono restituiti ai vescovi come capi di questi Collegia funeratizia.
Il possesso di un area funeraria legata ad una fondazione privata doveva essere garantito dalle pi elementari
norme del diritto romano probabilmente il vescovo rispondeva di davanti allo stato romano delle propriet collettive, in
assimilazione dei collegia religionis causa.
Oltre che negli spazi funerari collettivi ed esclusivi della comunit, in ogni caso, i singoli fedeli potevano
sempre scegliere di essere sepolti nei sepolcri famigliari o individuali nellambito delle grandi necropoli pagane. La sepoltura
nei cimiteri comunitari non fu obbligatoria per tutti, c il passo di Cipriano nel quale racconta di un vescovo che ha voluto
seppellire i propri figli in una necropoli. A Roma ci sono sepolture cristiane in alcune necropoli, soprattutto abbiamo vari casi
nella Necropoli Vaticana.

2.- Sistema di escavazione e nomenclatura cimiteriale.


Il primo elemento a costruire fu di solito la scala di accesso. Nel IV secolo allo scopo di permettere un pi
rapido e comodo accesso alle tombe dei martiri, nei cimiteri si aprirono nuove scale, normalmente pi ampie del solito ditte
appunto per la loro funzione, introitus ad martyres. Le rampe cimiteriali si presentano scavate nel tufo e spesso con grandini
rivestiti di mattoni.
Raggiunta la quota adatta allo scavo, gli operai, o fossori, iniziavano lo sbancamento della terra, lavorando
specialmente di piccone fossaria dolabra, la cui punta ha lasciato i segni dei colpi e con ci la testimonianza del modo con
cui ha proceduto lopera. Le galleria di solito hanno una volta piatta, le pareti di solito non superano in media, al meno in
origine, i due metri di altezza e sono larghe normalmente 80-90 centimetri, anche se in alcuni casi come nella Catacomba di
Commodilla la presenza di un ottimo materiale ha quadruplicato laltezza.
La denominazione delle gallerie e delle camere fu rispettivamente cryptae e cubicula. Come gi abbiamo
visto il termine cryptae in origine indicava il complesso di tutta la catacomba, nel linguaggio tecnico dei fossori ogni
ambulacro veniva numerato per motivi di organizzazione: crypta prima, crypta seconda...
Per la sepoltura dei defunti venivano di solito utilizzate le pareti sia della galleria che dei cubicoli, i sepolcri
venivano disposti in ordine verticale a gruppi di quattro o cinque, in linguaggio corrente erano chiamati pila.
Il tipo di sepolcro di gran lunga pi diffuso era costituito da una cavit rettangolare con il lato lungo a vista,
chiamato locus, nel linguaggio moderno viene chiamato loculus, meno frequente la tomba a forno, scavata cio in
profondit, lasciando in vista soltanto il lato corto. Di questi se ne trovano alcuni esempi nelle catacombe ebraiche di Villa
Codina. Ciascun sepolcro poteva contenere uno o pi cadaveri, onde i diversi nomi: monosomus, bisomus, trisomus,
quadrisomus...
La chiusura si effettuava mediante tegole o lastre di marmo per i pi ricchi, sopra questa si incideva o si
dipingeva liscrizione. In molti casi si prefer tracciare segni o lettere sulla calce ancora fresca, non di rado si metteva alcun
oggetto appartenente al defunto che fu utilizzato in vita: una bambola, un fondo di bicchiere, monete...
Cera un tipo di sepoltura, pi nobile rispetto al loculo e perci meno frequente, fu larca scavata nel tufo o
formata di lastre di marmo o altro materiale fittile. Larca era chiusa orizzontalmente da una tabula detta mensa, sopra la
sormontava una nicchia quadrilunga o arcuata, chiamata arcosolio. Di solito conteneva due corpi, ma poteva avere anche una
capacit maggiore.
Una preoccupazione normale che certamente dovette sentire chi aveva un parente deposto in una delle
gallerie di una vasta rete cimiteriale fu quella di poter sempre riconoscere il sepolcro che cercava. La localizzazione poteva

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essere facilitata quando il sepolcro era un arcosolio o un cubicolo, ma quando si trovava in un anonimo corridoi di loculi era di
difficile riconoscimento, per questo si collocava nella malta fresca alcuni segni come oggetti, simboli...

3.- I fossori
Per la escavazione delle gallerie cerano delle persone addette a questo lavoro chiamate fossori. Il nome
viene dal latino fodio, scavare; un termine propriamente cristiano per indicare gli addetti alla escavazione e mantenimento del
cimitero. Erano diversi del becchino fra i romani, perch fra questi lufficio di becchino era considerato il pi vile in assoluto e
coloro che lo esercitavano erano visti con disprezzo. Venivano chiamati con un appellativo dispregiativo, vespillones, ed
identificati con la stessa immagine della morte. Con il cristianesimo lufficio di becchino viene trasformato in vera carit
umana.
Lattivit del fossore andava dal taglio e escavazione delle gallerie dei cimiteri, la decorazione pittorica o
musiva dei loculi, alla sepoltura dei cadaveri e a qualsiasi aiuto avessero bisogno i parenti dei defunti. stato calcolato che i
fossori, nellarco di tempo di pochissimi secoli dettero degna sepoltura a pi di quattro milioni di cristiani. Loro evidentemente
erano organizzati in corporazioni, da identificarsi, per il periodo pi antico, con i Collegia tenuiorum. La loro classe sociale
poteva essere considerata alla stregua degli edili, pensiamo che dovevano scavare gallerie molto profonde e lunghe che
dovevano essere sicure, per cui si voleva un minimo di conoscenza architettonica e geologica. Una loro organizzazione era
costituita da un capomastro (mensor, il mensore o ingegniere), il cui ufficio era quello di tracciare i limiti dellarea, stabilire i
punti di scavo, indicare il cardo e il decumanus della sotterranea rete cimiteriale, e gli artifices ovvero le varie specialit di
operai che andavano dagli scallpellini ai pittori, dai mosaicisti agli addetti al trasporto delle terre scavate. Anche se il corpo dei
fossori raggruppava tutti i membri di una citt, era suddiviso in gruppi o squadre che divennero fisse, specialmente per i grandi
complessi delle vie Appia, Salaria ed Ardeatina, come indicano le peculiarit dellarchitettura, la tipologia delle tombe, i
formulari epigrafici, le tecniche decorative, nei diverse cimiteri. Ma erano anche le guida nei cimiteri, nessuno meglio di loro
poteva essere una guida valida per i parenti che periodicamente si recavano in devoto pellegrinaggio alle tombe dei loro cari o
a venerare le tombe dei martiri, solo essi conoscevano centimetro a centimetro il fitto intreccio di gallerie della catacomba
della quale erano responsabili. Altra sua attivit era quella di sorvegliare il cimitero e conservare le loro tombe.
Per la ristrettezza delle galleria non potevano lavorare gruppi di pi di 5 o 6 lavoratori alla volta.
Il loro compito principale era comunque quello di scavare le gallerie e i loculi. Per far questo essi
utilizzavano semplici strumenti di taglio: la dolabra fossoria, il mazzuolo, lo scalpello il compasso, la pala, larpione per la
lucerna, la groma.
Lo stipendio dei fossori veniva attinto dalla cassa comune della comunit cristiana. Nel momento in cui il
cristianesimo divenne unica religione e le catacombe divennero meta di molti interramenti e di pellegrinaggi, il numero e il
potere sociale dei fossori aument sensibilmente, anche se la qualit del loro lavoro andava scadendo, e acquistarono molti
privilegi, per far fronte alla maggiore quantit di persone da seppellire e da accompagnare nei labirintici condotti.
Prima il becchino in epoca pagana disprezzato e malamente allontanato, poi fossore nei primi anni della
cristianit, queste persone, dopo il IV secolo, divennero improvvisamente ricchissime e diventarono i padroni effettivi dei
cimiteri, in modo che gestivano direttamente la compravendita dei sepolcri.. Da semplici operai i fossori divennero veri e
propri amministratori dei cimiteri cristiani e il loro potere crebbe a dismisura. Su alcune tombe compare addirittura il contratto
di vendita del loculo con tanto di nomi di compratori, quelli dei testimoni allatto ed anche il prezzo concordato che da una sola
moneta doro poteva arrivare anche a sei. Tanto era pi vicina la tomba al martire, tanto pi si doveva pagare. Per assicurarsi
un buon posto ad sanctos non rimaneva dunque altra soluzione che corrompere i fossori. Pi si pagava, pi si poteva
acquistare una forma nei pressi della tomba del martire.
Particolari raccomandazioni e corruzioni erano allordine del giorno, questo fecce che i membri del clero
prendessero la responsabilit dellamministrazione cimiteriale, i fossori del V-VI secolo dalla fama di uomini integri e pii quali
erano conosciuti durante il III secolo tornarono ben presto alla disonorevole fama di vespillones. Il papa Gregorio Magno (590-
605) nel 597 abol ogni sorta di tassa sulle sepolture proprio per porre un freno agli abusi di costoro.
Luso di rappresentate il fosore nelle pitture e nelle incisioni su lastra va collocato nella tendenza espressiva
realistica, propria dellarte plebea italica, che dal III secolo ebbe uno sviluppo notevole nellintero orbis antiquus, esplicandosi
in quadretti immediati e spontanei , tratti dalla vita quotidiana e dunque anche dallattivit professionale. Per questo nei
cimiteri paleocristiani, accanto a rare scene di panificazione, di compravendita di vino, ortaggi e botti o ad altre, ancora pi
sintetiche, che riproducono soltanto gli arnesi di lavoro, compaiono i fosori colti proprio nel momento dello scavo Secondo
questa iconografia possiamo conoscere labbigliamento dei fosori, il suo abito era costituito da una tunica corta, priva di
maniche e cinta sui fianchi.
La notevole ricorrenza del fosore nelle arti figurative suggerisce un significato particolare per queste
rappresentazioni, che supera la primitiva ragione realistica per giungere ad una qualche valenza simbolica, che farebbe
intendere le figure, come un genius locis cristianizzato, ovvero unallegoria del biblico Tobia padre o, infine la
personificazione dellantinomia vita-morte.

4.- Sviluppo dei cimiteri sotterranei nella seconda met del III secolo.
Il numero e lestensione dei cimiteri comunitari assegnabili alla prima met del III secolo costituiscono una
testimonianza evidente dellimportanza e della rilevanza numerica che aveva raggiunto la comunit cristiana a Roma intorno al
250. Anche le fonti confermano, in quegli anni, i progressi numerici e organizzativo del cristianesimo nella citt. Una famosa
lettera dei Papa Cornelio (251-253) scritta al vescovo di Antiochia Fabio, ricorda come la Chiesa di Roma disponesse ormai di
un clero numeroso e delle mansioni diversificate: esso era costituito da 46 presbiteri, 7 diaconi, 7 suddiaconi, 42 accoliti, 52

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esorcisti, vari lettori e custodi di luoghi di culto, la stessa lettera menziona la presenza di pi di 1.500 tra vedove e poveri la cui
sussistenza era garantita dalla carit collettiva; Roma gi dallepoca di papa Fabiano (236-250) come attesta il Catalogo
Liberiano disponeva di una suddivisione territoriale ecclesiastica in sette regioni, parallela a quella civile augustea, finalizzata
ad una pi efficace e capillare capacit di intervento assistenziale nei quartieri cittadini, il papa ne aveva affidato la
giurisdizione ai sette diaconi. Secondo va decadendo i servizi assistenziale del potere centrale romano, si ricordi il panem e
circenses, aumenta lasistenza della Chiesa verso i pi necessitati.
Lepoca della piccola pace della Chiesa, periodo compresso tra la persecuzione di Valeriano del 258 e
quella di Diocleziano 303-304, facilit ulteriormente il potenziamento numerico e organizzativo della comunit. Il
cristianesimo penetr capillarmente nei pi diversificati strati sociali, esso venne ad integrarsi sempre pi profondamente nelle
strutture dirigenziali dellimpero, negli ideali e nella cultura del mondo romano.
Le aree cimiteriali del suburbio registrarono in questo periodo un notevole incremento. Le regioni della prima
met del secondo aumentarono la loro estensione, altre aree si aggiunsero in vicinanza di quelle gi esistenti, nuove catacombe
sorsero in vari luoghi del territorio extraurbano.
Le denominazioni di alcuni dei cimiteri creati in questo periodo, generica, come Cementerium Maius, o
connessa al santo che vi era deposto: Agnese, Gorgoni,... potrebbe far ipotizzare una fondazione di origine collettiva di queste
aree, non strettamente legata a una donazione particolare.
Nel 250 si fonda una nuova catacomba sulla via Nomentana, il Cimitero Maggiore, anche costituito da due
regione contigue con gallerie disposte a graticola, accessibili da due scale indipendenti, larea fu occupata da semplici
sepolture a loculo, solo in una fase successiva, intorno agli anni 270-280 ospit alcuni cubicoli, ci cui uno decorato con pitture.
Durante la seconda met del III secolo e nei primi anni del IV sembrano particolarmente diffusi gli impianti
planimetrici detti a spina di pesce, per sepolture comuni. Una scala d accesso, direttamente o attraverso una trasversale, ad
una lunga galleria sulla quale si aprono ortogonalmente e affrontate, una serie di diramazioni, realizzate a pochi metri in modo
di occupare tutto lo spazio a disposizione razionalmente. Questo schema si trova nella catacomba di San Pamphilo nella Salaria
Vetus.
La presenza di sepolture monumentali (arcosoli, nicchioni) e di spazi riservati (cubicoli) si fa in effetti pi
rilevante in questepoca. I cubicoli, in particolare, mostrano un evoluzione verso forme sempre pi articolate. Negli esempi pi
antichi, essi risaltano di modeste dimensioni, coperti a tetto piano e interessati semplicemente da loculi o tombe a mensa, negli
ultimi decenni del III secolo e nei primi anni del IV le camere assumono proporzioni pi ampie, non di rado sono coperte con
volte a botte, rischiarate da grande lucernari, e accolgono sulle pareti tombe ad arcosolio.
Il culto rivolto alle tombe dei martiri e dei vescovi non pare tradursi ancora in questo periodo in interventi
monumentali significativi. Le sepolture dei papi che dal 235/36 fino al 283 occuparono la cripta omonima dellArea I di San
Callisto erano costituite da semplici loculi, solo il vescovo martire Sisto morto nel 258 fu inumato probabilmente in una tomba
a mensa che occupava da sola la parete di fondo dellambiente.
Le trasformazioni subite dai sepolcri dei martiri a seguito dello sviluppo del loro culto, a partire soprattutto
della seconda met del IV secolo, solo in casi eccezionali ci permette di apprezzarne la struttura originaria. Semplici loculi
sistemati in gallerie o cubicoli ospitarono le tombe di San Callisto, Gennaro,....

5.- Il potenziamento delle catacombe durante il regno di Costantino e i pontificati di Giulio (337-352) e Liberio (352-
366).
La pace religiosa del Editto di Milano (313) dopo la Battaglia di Ponte Milvio (312) segn come noto una
tappa decisiva nella storia del cristianesimo. Costantino diede alla chiesa tutta una serie di provvedimenti legislativi e di
elargizioni materiali che consentirono alla Chiesa per la prima volta di disporre di mezzi idonei per la realizzazione della sua
missione. Le conseguenze di questa svolta furono enormi ai fini della conquista alla nuova religiose di masse sempre pi
numerose di fedeli. Anche i cimiteri sotterranei crebbero notevolissimamente in quel periodo le sue dimensioni in linea con le
sempre pi crescenti conversioni.
Ampliamenti notevoli si registrano nella prima met del secolo IV in molte catacombe romane e in alcune
catacombe si trovano spazi riservati a commitenze ricche. Rispetto ai secoli anteriori lo sviluppo di molte catacombe
denunciano in genere una pi marcata presenza di aree a connotazione monumentale, che si manifesta essenzialmente e
soprattutto nella adozione sempre pi diffusa dei cubicoli famigliari, la cui architettura si fa sempre pi grandiosa ed elaborata.
La monumentalit e la decorazione dei cubicoli rinvia in molti casi ad una commitenza ricca, da ricollegarsi, almeno in parte,
ai ceti pi alti dellaristocrazia romana, le cui conversioni crescenti in questo periodo ci testimoniata dalle fonti, anche se
grossi settori della nobilt romana si mantennero pagani oltre lEditto di Teodosio del 492, anche se tanti altri settori delle
catacombe sviluppati in questo periodo ci rimandano anche a una commitenza di livello pi modesto.
Le tombe dei martiri, nella prima met del IV secolo, sembrano oggetto di una cura monumentale ancora
discreta. Solo il sepolcro di San Lorenzo, uno dei santi pi venerati della citt, gi sotto il regno di Costantino, fu interessato da
una serie di interventi strutturali importanti, mirati ad abbellirne laspetto e a facilitarne la frequentazione da parte dei devoti,
secondo li Liber Pontificalis furono create scale di discesa e di risalita che portavano alla tomba, il sepolcro fu circondato da
plutei, decorato con marmi, illuminato da lampade e candelabri, enfatizzato da una struttura absidata. Prima degli interventi di
papa Damaso, le tombe dei martiri o dei vescovi vennero fatte oggetto di lavori pi modesti.

6.- Let damasiana e il culto dei santi.

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Con gli anni 60 del IV secolo lescavazione delle catacombe, sembra volgere al declino. Il pontificato di papa
Damaso (366-384) si caratterizza per interventi monumentali nelle tombe dei martiri finalizzati a favorirne la devozione. Si
vuole porre fine alla divisione che era entrata nella Chiesa con la sua elezione.
Scrisse pi di 60 iscrizioni metriche che poste nelle loro tombe esaltando le gesta di questi eroi con un grande
valore catechistico, di supporto alla sua missione pastorale. Questo era anche una manifestazione del culto ufficiale dei martiri.
Di questo culto dei santi riflesso lo sviluppo del santorale romano, dai primi 46 martiri e vescovi la cui festa era ricordata
nella tarda et costantiniana dai calendari contenuti nella Depositio Martyrum e nella Depositio Episcoporum, si passa nei
primi decenni del V secolo, alle oltre 150 celebrazioni annotate dal Martirologio Geronimiano.
Questo sviluppo del culto dei martiri e dei santi port anche a un altro fenomeno, quello dei pellegrinaggi alle
tombe dei santi, che nella seconda met del secolo IV ebbe un grande sviluppo, anche se gi si era manifestato in senso
embrionale nella seconda met del III secolo. Questo viene attestato oltre dai monumenti, da varie testimonianze letterarie.
La promozione del culto dei santi porto a un sviluppo delle sepolture ad sanctos, cio il voler essere sepolti
vicino a un martire o ad un santo, fenomeno che gi si era manifestato informe discrete nei decenni precedenti, ma a partire
dellepoca damasiana assunse dimensioni pi rilevanti. Tutto si basava nella credenza che la vicinanza al sepolcro di un martire
comportasse per i defunti un qualche beneficio ai fini della ricompensa eterna, insieme con labbondanza di preghiere che
riceveva il defunto delle persone che andavano a pregare vicino alla tomba del martire. Questa credenza provoc una specie di
gara tra i fedeli per acquistare la sepoltura pi vicina al martire. Questo accorgimento ci pu aiutare a capire lo sviluppo
smisurato di alcuni settori dei cimiteri dei martiri potenziati da papa Damaso, come successe nelle Catacombe di Priscilla,
vicino alla tomba dei santi Nereo e Achilleo, dove nei piani inferiori si crearono tre nuove regioni.
La promozione del culto martiriale in et damasiana comport anche, sempre pi frequentemente, la
creazione di piccole aree retro sanctos, situate in prossimit e a ridosso dei sepolcri venerati. Esempi di tali settori
privilegiati, costituiti da gallerie e cubicoli inseriti spesso a forza nella gi esistente rete degli ambulacri, sono attestati, tra
laltro a ridosso della cripta dei papi e dei sepolcri di Cornelio e Gaio in San Callisto.... Questi retro sanctos, come mostra in
modo eclatante lesempio del cubicolo creato alle spalle della tomba di papa Gaio in San Callisto, splendidamente decorato con
marmi e mosaici.
Indipendentemente di questi spazi pi sviluppati per ragioni devozionali, le catacombe romane a partire degli
anni 60-70 del IV secolo non sembrano in effetti, aver registrato un incremento pari a quello che caratterizza i decenni
precedenti. Settori utilizzati in questo periodo certamente sono attestati in vari cimiteri, e anche lestensione di nuove regioni.
Certamente in questo periodo gran parte delle sepolture comunitarie dovevano trovare posto nelle grandi basiliche funerarie e
negli spazi contigui, creati nel sopraterra verso la met del secolo: San Pietro, San Sebastiano, SS. Marcellino e Pietro, San
Lorenzo...
La scelta di essere sepolti allinterno di queste chiese e nelle aree circostanti dovette provocare lentamente,
labbandono delluso di inumare nelle catacombe. La preghiera si svolgeva negli edifici, la protezione fornita dalla loro
sacralit, possono aver giocato un ruolo determinante nella scelta.
Nelle catacombe le iscrizioni datate rinvenute non sembrano attestare, al di fuori degli spazi particolari e
limitatissimi interessati dalle tombe dei martiri, una continuit di utilizzazione oltre i primi decenni del V secolo.

7.- Ultima frequentazione e abbandono delle catacombe.


Nel corso del V e del VI secolo le catacombe furono in effetti frequentate quasi esclusivamente a scopo
devozionale, nelle limitatissime zone interessate dalla presenza delle tombe dei martiri. I percorsi di visita gi attivati nel IV
secolo che portavano alle tombe venerate furono restaurati e potenziati con strutture che rendevano pi sicuro il cammino.
Nuovi itinera ac sanctos si crearono in altre catacombe, essi insistevano su gallerie, le cui pareti erano rinforzate da strutture
in murature, talvolta rivestite di intonaco, gli ambulacri erano spesso rischiarati da lucernari, che sistemati in punti strategici,
suggerivano con una sorta di effetto-luce il cammino ai devoti, strutture murarie sbarravano laccesso alle altre gallerie
circostanti, ormai inutilizzate, creandosi veri e propri percorsi obbligati che facilitavano il cammino.
Dopo le Guerre Gotiche e le invasioni barbariche dei secoli VI-VII fecero che la campagna non fosse pi sicura, che
diminuisse considerevolmente gli abitanti della citt e che non ci seppellisse fuori ma dentro le mura della citt nei diversi
monumenti che erano rimasti inserbibili come Il Templum Pacis, la Cripta Balbi I papi del VIII secolo vanno a ricercare le
ossa dei martiri per proteggerle dentro le chiese della citt, famoso il caso di Pasquale I (817-824) che misse le ossa di pi di
2000 martiri dentro sarcofagi paleocristiani nella Basilica di Santa Prassede. Quando le catacombe gi non sono luogo di
sepoltura e non conservano i resti dei corpi santi perdono interesse e pian piano cadono nelloblio, solo servono come cave di
materiale da bruciare o per costruire e il suo ricordo si perde. Solo si ricordava la sua esitenza nelle leggende dei martiri ma la
localizzazione di molte di queste si era persa, soltanto a partire del 500 inizier la sua scoperta e studio.

BIBLIOGRAFIA

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- Ferrua, Antonio, Catacombe sconosciute. Una pinacoteca del IV secolo sotto la Via Latina, ed Cardini Editore, 1990.

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- De Santis, Leonella Biamonte, Giuseppe, Le catacombe di Roma, ed Newton Compton Editori, Roma, 1997.

- Fiocchi Nicola, Vincenzo Bisconti, Fabrizio Mazzoleni, Danilo, Le catacombe cristiane di Roma. Origine,
sviluppo, apparati decorativi, documentazione epigrafica, ed Schenell & Steiner, 1998. (Versione italiana, spagnola, inglese e
francese).

- Herling, L. Kirschbaum, E., Le catacombe romane e i loro martiri, Editrice Gregoriana, Roma, 1992.

- Marucchi, Orazio, Le catacombe romane, Libreria dello Stato, Roma, 1933.

- Pergola, Philippe, Le catacombe romane. Storia e topografia, ed Carocci, Roma, 2002.

- Stevenson, J., La civilt delle catacombe, ed Club del libro Fratelli Melita, Roma, 1987.

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Edifici di culto prima della pace costantiniana.

1.- I primi edifici di culto.


Per parlare degli edifici di culto prima della Pace Costantiniana non disponiamo di una abbondante
documentazione archeologica, ci sono pochi casi rimasti, di tutti questi il pi importante quello di Dura Europos nella Siria,
perche con levoluzione delle cominit cristiane i primi luoghi di culto furono ampliati, ristrutturati e modificati nel corso dei
secoli, come suceso con tutta probabilit con il Titulus Equizii o San Martino ai Monti. Cos dovremmo affidarci soprattutto
allanalisi delle fonti letterarie.
1.1 La sala dellUltima Cena.
Il primo edificio di culto, cio il primo luogo dove si radunata una comunit cristiana per la celebrazione
delleucaristia e per pregare stato ledificio dove Ges ha celebrato lUltima Cena con i suoi discepoli, ci parlano gli
evangelisti: Mc 14-12-31; Lc 22, 7-38; Mt 26, 17-35. Secondo i vangeli la stanza si trova in una casa anonima, una sala
importante, amplia, lastricata e disposta per accogliere la gente. In greco viene chiamata anagaion mega stromenon e San
Girolamo nel secolo IV traduce per cenacula; anagaion in greco significa messa in un luogo importante non
necessariamente una stanza in un piso alto come era il significato di cenacola nel secolo IV quando Girolamo fa la traduzione.
Noi oggi diremo il salone della casa o anche la sala di pranzo, dove si raduna la famiglia per mangiare, che di solito una sala
ampia perche deve stare il tavolo e tutto larredo. Ledificio sicuramente era un albergo o un edificio che aveva una sala dove
dei gruppi si potevano radunare per celebrare dei pranzi. Questo si pu dedure dai seguenti fatti:
- era una sala troppo ampia per considerarla la sala di una casa normale di quel tempo.
- sicuramente non era luogo di propriet di un seguace o simpatizante di Ges, perche i suoi discepoli non
conoscevano il proprietario ne il luogo, forse Ges la conosceva di sentito dire.
- era un edificio a pochissima distanza dalle mura di Gerusalemme, sulla strada per Betlemme, fuori le mura.
In questa stanza Ges celebra la prima eucaristia. Questi sono gli unici dati che abbiamo di questo primo edificio di culto.

1.1.2 I luoghi di raduno dei primi cristiani.


Dopo questa testimonianza dobbiamo andare a gli Atti degli Apostoli, fonte importantissima per conoscere la
vita della prima comunit cristiana, per conoscere il luogo dove si radunava la prima comunit per pregare. Attraverso questa
fonte possiamo dire che i primi cristiani, non avendo ancora rotto tutti i legami con il giudaesimo, questo soltanto si dar verso
la fine del secolo I come e molto ben indicato nel vangelo di Giovanni, andavano al tempio a pregare Att 2,46; 3,1; 5,12; 5,20-
21... ma per la frazione del pane, cio per la celebrazione delleucaristia e altre preghiere si radunavano nelle case. La scelta di
una casa dove i cristiani si radunavano per pregare una scelta apostolica. Il primo rifferimento che abbiamo si trova in Att
1,13-14 dove ci parla di una sala superiore dove aloggiavano abitualmente el gruppo dei discepoli e dove pregavano, in Atti
1,15, si pu intuire che doveva essere una sala amplia perche cerano radunate 120 persone, anche se forse essagera un po, ma
a noi ci interessa il luogo, una sala ampia. In Att 2,1-2, si parla di un luogo comune di raduno e dopo di una casa, sicuramente
anche qui ci troviamo nel salone di una casa di un padrone acomodato economicamente.
Passando a leggere Atti 2, 46 gi troviamo la refferenza di raduni eucaristici nelle case, cio diversi luoghi di culto
nelle abitazioni. Probabilmente cera una certa stabilit della prima comunit, loro erano abituati a radunarsi nelle case
formando una comunit di culto e di preghiera. Le assemblee avevano luogo in un giorno fisso probabilmente la domenica
Giov 20,19 e 26; Atti 20,7. Quando Paolo vuole rifferirisi ad un gruppo di cristiani radunati in una citt cita il nome del
proprietario della casa dove si radunava la comunit, cos dice: vi salutano mlto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunit
che si raduna nella loro casa Icor 16,19; salutate anche la comunit che si riunisce nella loro casa Rom 16, 3.5....
San Paolo quando a Efeso non pot pi parlare nella sinagoga, prese in affitto il locale di un retore chiamato Tiranno
Att 19,9. Dove era possibile si predicava nelle sinagoghe, a Damasco Anania predicava nelle sinagoghe Att 9,20, Paolo e
Barnaba, secondo labitudine, a Iconio parlarono nella sinagoga e con molto sucesso Att 14,1....
La comunit che si raduna nelle case una ecclesia, la casa di raduno variavano secondo le occassioni, ma questa
non si convertiva in sacra. ovvio che esiste una diferenza fra il gruppo che si raduna e ledificio. Di fatto la parola ecclesia
nel I secolo si riferisce a una comunit di persone e non alledificio, il gruppo di cristiani che si raduna nelle case ecclesia,
assemblea dei fedeli 1Cor 11,12; 12,28 che per estensione pi tarde designar ledificio. I cristiani no hanno un nome per
definire ledificio di raduno. Sempre nelle fonti viene segnalato che la casa di Dio il gruppo di fedeli, la ecclesia di Dio si
trova nello spirito dei credenti, non qualcosa costruita. Cercare nei primi secoli della chiesa refferenze a una struttura fisica
ilogico.
Il battesimo lo celebravano non in un luogo concretto ma nei luoghi dove cera una fonte o scorreva un fiume
o ruscello, come facevano gli ebrei per costruire le sue sinagoghe, ancora i cristiani conservano la sua tradizione ebraica, Judit
12,7-8, Ez 1,1-3; Dan 12,5-6... Att 16,13 La sinagoga di Ostia era costruita in riva al mare. Nei primi anni del cristianesimo i
cristiani anche si battezavano nei fiumi e nelle fonti, Tertuliano de Bapt 4,3. La Didach contiene norme precise per regolare il
modo di battezzare: il battesimo va fatto nellacqua viva. Lacqua viva quella corrente di fiume o di fonte 7,2.
Quando la chiesa crebbe e si diffusse in altre citt, i raduni dei cristiani si davano nelle diverse case, a
Corinto nella casa di Gaio, Rom 16,23; a Gerusalemme nella casa di Maria, madre di Marco Act 12,12; a Efeso nella casa di

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Aquila e di Prisca ICor 16,19; a Laodicea nella casa di Nymphas Col 4,15; a Colossi nella casa di Filomene Philem 2, a Troia
in una sala del terzo piano Atti 20,8-9.
La liturgia veniva celebrata ora nelluna ora nellaltra casa. Tale consuetudine continua per tutto il secolo II.
Ad Antiochia Teofilo, che aveva molto influsso sui concittadini celebrava nella sua casa la liturgia cristiana. Quella casa
divenne una grande chiesa agli inizi del III secolo.
chiaro che alla fine del I secolo, chiarita la posizione del cristianesimo di fronte al giudaismo, le comunit
cristiane si organizzano indipendentemente dalla sinagoga in ambienti propri che si adattano al loro culto, nasce cos la
Domus Ecclesiae.

2. La Domus Ecclesiae.
Prima della Pace della Chiesa e dellEditto di Tolleranza del 313, una parte della popolazione dellimpero si era
convertita al cristianesimo, e in conseguenza sicuramente gi disponevano di edifici di culto, forse allinizio non molto stabili
ma con il paso del tempo lo diventano.
Alla fine del I secolo i cristiani si radunavano per la liturgia dove si poteva, probabilmente nelle case dei cristiani pi
facoltosi che si convertivano con le loro famiglie, la cui casa era pi amplia e pi isolata, anche se il numero di adepti della
nuova religione non era molto rilevante; certamente anche se erano pocchi non si potevano radunare nelle insulae, edifici
abitativi a sfruttamento intensivo con sovraposizioni di quattro o cinque piani che raggiungevano un altezza di 16/18 metri.
Lassemblea liturgica in una di queste insulae avrebbe recato disturbo con tutti i pericoli che ne avrebbero derivati. Quindi le
domus Ecclesiae non sono sorte come edifici religiosi bens in case private adattate al servizio liturgico, e soprattutto da
notare che queste case non subivano alcuna ristrutturazione in relazione alla nuova funzione per la quale erano
occasionalmente utilizzate. In un'unica sala si ascoltava lomelia, si celebrava leucaristia e si davano gli avvisi. Questo
dovuto a che i primi cristiani, analogamente a gli ebrei, non riconoscevano la presenza della divinti in una immagine di culto
o in un luogo consacrato, e quindi non avvertivano la necessit di uno spazio o di un edificio sacro che servisse da scrigno o da
dimora di Dio. Al contrario dei templi o degli edifici di culto pagani, santificati dalla presenza del dio, il cui servizio si
svolgeva allaperto. In contrario il servizio cristiano si svolgeva sempre in ambienti chiusi. Come gi abbiamo visto la dimora
di Dio ogni cristiano.
Per avere un idea di domus ecclesiae di questo tempo basta far riferimento ad una comune sala da pranzo. Linterno
della domus che serviva al culto non doveva avere una specifica suppellettile, erano sufficiente una tavola per laltare e un
panchetto per la liturgia della Parola. La peculiarit dellantica casa greco-romana si prestava molto bene al culto cristiani
infatti era composta di un ingresso (fauces), un atrio con portico, intorno al quale cerano le stanze da letto (cubicola), e dietro
una sala chiamata tabullarium, il triclinio o sala da pranzo e altri ambienti. Cos i diversi ambienti si potevano suddividere nelle
varie categorie dei credenti: fedeli, catecumeni e penitenti.
Un elemento importante era laltare simbolo che trova la sua reale espressione in una tavola. Le testimonianze che
abbiamo sulla posizione dellaltare sono tardive. Ignazio di Antiochia nota la mutualit dellaltare e del vescovo, intendendoli
appunto come simboli dellunit della Chiesa. La comunit antica non ha altari, e come abbiamo accennato, si serviva di tavole
(1Cor 10,21). Lara avrebbe richiamato i sacrifici del Vecchio Testamento e quelli pagani. Questo spiega un passo del De
spectaculis di Tertulliano Spect 13,3-4. Non aveva senso il richiamo alla tradizione, per Ireneo laltare nei cieli ove si
dirigono le preghiere dei cristiani, che hanno un carattere pubblico e unitario. Origine, polemizzando contro Celso, dice che se
i cristiani non hanno templi, altari ed are bisogna approfondire i motivi, per non scendere a considerazioni superficiali. Il
migliore santuario quello della nostra mente e del nostro cuore, luomo simulacro pi nobile che si possa immaginare.
Queste domus nelle grandi citt, come Roma, erano disperse nei vari quartieri abitativi, e soprattutto non si notavano
esternamente, perch, come abbiamo detto non si alterava la sua struttura interna ne sterna.
Con la crescita della comunit e le esigenze di un organizzazione sempre pi complessa si stabil finalmente lutilizzo
costante di alcuni edifici, forse dati dalla famiglia che in origine accoglieva la comunit nella sua casa o comprati dalla
comunit stessa. Allinizio si procedette ad attuare alcune modifiche allinterno della casa per adattarle alle nuove esigenze
liturgiche, forse si ampliavano alcune sale per accogliere un numero maggiore di credente e poter dare un svolgimento pi
comodo alle celebrazioni, forse si disponeva un luogo pi adatto per il battessimo e per le diverse funzioni della liturgia
cristiana, come poi verremmo meglio a Dura Europos. Cos possiamo riassumere il passaggio della domus ecclesiae
occasionale a quelle stabili.
Presto queste domus ecclesiae si trasformano in edifici solenni. Dalla fine del II secolo e per il III si hanno veri e
propri edifici di culto della comunit cristiana. Non si pupo credere ad un cristianesimo di allora del tutto clandestino, anche se
bisogna approfondire le cose e distinguere zona per zona, per la parte orientale dellimpero abbiamo testimonianze chiare e
sicure di edifici di culto cristiano. Ci dice Tertulliano, scrittore cristiano dellinizio del III secolo, scrive in proposito che i
luoghi dove si riunivano i cristiani si distinguevano per le dimensioni imponenti (Adv. Valentinum 2,3). Pian piano ledificio di
raduno della comunit cristiana prender il nome di domus dei, domus ecclesiae o anche semplicemente ecclesiae.
Putroppo a Roma, e nel resto dellimpero, non abbiamo tracce di questa trasformazione di dimora abitativa a casa di
culto (togliendo il caso di Dura Europos), anche se sono ben documentate dalle fonti scritte coeve e da numerosi acceni nelle
pi tardi passioni dei martiri romani. Le testimonianze monumentali sono quasi nulle, perch hanno sparito nel corso della
creazione delledilizia cristiana.
A Roma esiste un unico esempio, anche se alcuni studiosi hanno dei dubbi, caso di domus ecclesiae conservato, si
tratta della casa celimontana dei Santi Giovanni e Paolo, attualmente nellomonima basilica. Si tratta di un complesso costituito
da due case di abitazione e commercio, sul clivo Scauro, e da una ricca domus. Nelle case a botteghe tra la fine del III secolo e

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gli inizi del IV si insedi un luogo di culto cristiano, una domus ecclesiae. Si trovano alcune pitture di carattere chiaramente
cristiano che possiamo datare a questepoca.
Le testimonianze letterarie sono molto pi abbondanti di quelle archeologiche, una delle pi antiche la troviamo nella
Didach, dove si dice essendovi radunati nel giorno di domenica, spezzate iol pane e date grazie Didach 14,1; in
questopera del raduno eucaristico si parla anche del battesimo e della confesione, pertanto da supporre in noce un
presbiterio, ove officiavano i ministri del culto e un nartece. Termine greco che proviene dal vaso che conteneva i
medicamenti, il nartex, per metonimia, seguit ad indicare il luogo ove erano raggrupapti i penitenti. Altra testimonianza
importante la troviamo nelle lettere di SantIgnazio, morto martire al tempo di Traiano, ricorda laltare simbolo dellunit della
Chiesa, legato alleucaristia Philad. 3,2. Il Pseudo-Clemente con tono paccatto e sereno ammonisce i cristiani a ritrovarsi
spesso tra loro, per progredire con gli stessi ideali nei precetti del Signore. Vuole che i fedeli ritornando a casa, non si lascino
prendere da desideri mondani.
San Giustino da particolari sulla celebrazione delleucaristia nella Prima Apologia 65,1 e da dettagli
sullesistenza di un battistero vicino alla sala dove si teneva il raduno eucaristico. La sala dove si celebrava il mistero
eucaristico era diversa di quella dove si impartiva il battesimo ma questultima doveva appartenere allo stesso edificio o essere
molto vicino; anche ci da informazione sul giorno di raduno e celebrazione, dicendo che i cristiani si radunano il giorno del
sole, Prima Apologia 67,3, dice: Il prefetto (Rustico) disse: dove vi radunate? Giustino risposse: Dove ognuno preferisce e
pu, immagini senza dubbio che tutti ci raduniamo in uno stesso luogo. Ma non cos gi che il Dio dei cristiani non
circoscritto a un luogo. Il prefetto Rustico disse: Dimmi dove vi radunate, voglio dire, in quale luogo raduni i tuoi discepoli?
Giustino risposse: Io in casa di un certo Martino, vicino alle terme di Timiotino e questa stata la mia residenza tutto il tempo
che sono stato questa seconda volta a Roma. Non conosco altro luogo di raduni se non questo.
possibile che in questi primi anni i cristiani si radunano anche vicino al corpo di qualche martire nella
necropoli, o pi probaiblmente in qualche mausoleo familiare che poi si svilupper in un cimitero, ma per questo come gi
abbiamo detto, dovremmo aspettare al secolo III.
Ippolito nel Commentario al libro di Daniele, apparso verso il 204 dice penetrano (i persecutori) nelle case di Dio,
quando varie persone pregano e lodano Dio, prendono un certo numero di persone, li portano via e li tentano dicendogli:
venite, fate come noi, date culto ai dei, pech si rifiutate noi testimonieremo contro di voi, e nella Tradizione Apostolica,
verso il 215, si parla anche di un luogo di culto: Dopo il battesimo si vestano e si siedano nella chiesa. Sono riferimenti
chiari ad assemblee che si tengono in luoghi ben determinati.
Nel III secolo delle circostanze storiche favoriscono lespansione e laffermazione del cristianesimo, il regno
di Commodo (180-192) e i primi anni di Settimio Severo furono pacifici dando una grande vitalit alla chiesa. Attualmente la
storiografia moderna non tende a mettere in dubbio le notizie della Vita Alexandri di Lampidio nella quali ci parla di un
aneddoto molto interessante per la nostra materia, si tratto della disputa tra un gruppo di pagani e una comunit cristiana che
volevano un grosso edificio, dopo molte dispute arrivarono allimperatore Alessandro Severo (222-235) il quale prefer darla ai
cristiani dicendo pi utile che sia un luogo di preghiera piuttosto che una bettola Historia Augusta, Vita Alexandri Severi
49,6. Un altra testimonianza merita particolare attenzione, nellOctavius, Minucio Felix porta le lamentele di un pagano
chiamato Cecilius che dice ...per universum orbem sacraria ista taeterrima impiae coitionis adolescunt, in questo termine
sacraria si pu leggere un luogo di culto, forse cristiano.
Dalla seconda met del II secolo e a tutto il III secolo le comunit cristiane hanno varie fasi di crescita.
Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica 5,21, allepoca di Comodo i cristiani venenro a trovarsi in una situazione
quasi di pace quando si ebberomolte conversioni di ogni categoria sociale.
Dalla fine del II secolo e per tutto il terzo non si pu parlare solo di case private occasionali dove si svolgeva
il culto cristiano, ma di ben appositi edifici di culto, chiese, per la liturgia cristiana. Il termine chiesa comincia ad essere usato
nel vocabulario dei Padri in senso di un luogo di culto. Clemente di Alessandria negli Stromatra dice: Io non chiamo con il
nome di chiesa ledificio materiale, io riservo questo termine allassemblea dei fedeli radunati.
Per tutto il III secolo si ha un crescendo continuo di loca ecclesiastica, come si chiamavano le propriet collettive
dei cristiani sia cultuali che funerarie. Il Chronicon Edessenum, del 201 da notizia di un innondazione che aveva distrutto il
templum Ecclesiae Christianorum; Gregorio il Taumaturgo verso il 245 fecce innalzare a Cesarea una chiesa che resistette ai
terremoti, ne parla San Gregorio di Nissa (Vita Gregorius Thaumaturgus (P.G. 46, 924). Durante questo secolo le menzioni alle
chiese sono poco dettagliate, non esiste mai una descrizione delledificio di culto, per arrivare a questo punto dovremmo
attendere il IV secolo.
Allepoca di Diocleziano cessato per sempre, ove esisteva lesercizio del culto nelle case private. In ogni
parte dellimpero i cristiani si riuniscono ormai nelle chiese: nella Palestina Eusebio M.P. 13,11; in Bitinia Lactantio Div. Inst.
5,2,2; Eusebio Cesarea Hist.Ecc. 8,5; nel Ponto Eusebio Cesarea, His.Ecc. 10, 8, 15; nella Spagna Prudentio Perist. 4, 105-109.
Abbiamo un passo molto interessante in Lattanzio nella sua opera De mortis persecutorum dove ci narra la distruzione
delledificio della comunit che ci da molti dati su come era realizzata. Per i termini usati fa pensare ad un edificio di notevoli
dimensioni, e non un esagerazione retorica. Alle prime luci dellalba i due vecchi erano consoli uno per lottava, laltro
per la settima volta improvvisamente alla luce ancora incerta [del primo mattino] il prefetto si presenta alla chiesa con
ufficiali, tribuni e funzionari delle finanze. Scardinano le porte e cercano la statua di un dio; trovate le Scritture, le bruciano;
ognuno pu prendere quello che vuole: si rapina, il panico, tutto sossopra. I principi, intanto osservano quello che succedeva
(la chiesa infatti appariva in alto rispetto al palazzo) e non facevano altro che discutere se era meglio darle fuoco. Prevalse il
parere di Diocleziano, che temeva che un grande incendio potesse bruciare pure una parte della citt, dato che tuttintorno[alla
chiesa] cerano molte case grosse. Allora arrivarono i Pretoriani in formazine da combattimento, furono mandati in tutti i punti
[delledificio], e con asce e altri arnesi di ferro rasero al suolo in poche ore quel tempio cos rinomato.

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Nelle fonti letterarie non troveremo molti elementi che si possano riferire agli ambienti. Li dobbiamo dedurre, come
abbiamo cercato di fare. Gli autori sono invece presi da unlinguaggio simbolico che esprime il profondo della loro anima. lo
spirito del culto, pi delluogo stesso, che interessa loro. Celebrare il giorno del Signore vivere secondo Cristo.

2.1 I titoli.
Quando la chiesa acquisisce degli edifici stabili per la celebrazione eucaristica sorgono nellambiente romano i titoli
che traducendo il termine a categorie attuali sarebbero le attuali qualcosa come una parrocchie. Il titulus si riferirebbe ad una
chiesa parrocchiale della citt di Roma il cui servizio religioso era assicurato da uno o pi sacerdoti. Allinizio la creazione di
un titolo era legata alliniziativa di un pontefice, allinizio era il papa che dava la sua casa o comprava una casa attraverso la
coletta dei fedeli, ma dopo la morte di papa Damaso (384) si legarono alle generose donazioni dei ricchi benefattori.
Il nome del titulus, in genere, fa riferimento al fondatore o ad un santo martire. Attualmente lidea de che i titoli
sorgano dalle antiche case dove si radunavano le prime comunit, che come propriet privata avevano vicno alla porta
dingresso della casa una tavoletta con il nome del proprietario. In realt nella sua accezione legale titulus il termine legale
per indicare latto costitutivo di fondazione di una parrocchia, con il capitale necessario, i suppellettili e la dotazione di terreni
o case per mantenere lilluminazione e il clero. Dei titoli pi antiche raramente si hanno riscontri archeologici. Di solito le
piante dei titulus sono irregolari perch sono adattamenti di strutture preesistenti utilizzate senza molte modifiche poich non
era indispensabile una struttura specifica. Fino al V secolo, i tituli godevano di una completa indipendenza economica rispetto
allamministrazione centrale del Laterano. Le informazioni principali sui tituli ci vengono da due sinodi romani tenuti nel 499
e nel 595 dove i presbiteri partecipanti firmano nominando il titulus di appartenenza. Lattribuzione in massa dei 25 titoli
esistenti data dal Liber Pontificalis a 4 papi: Anacleto o Cleto (79-91), Evaristo (100-109), Urbano (222-230) e Marcello (306-
308) una proiezione nel passato di una situazione del V-VI secolo. Fra i due sinodi cambiano il nome e il numero dei titoli,
soltanto 12 rimangono, ma diminuiscono di numero, senza che si sappia se sono stati annulati o inglobati dentro di un altro
titolo.
Dobbiamo tenere in conto che la citt di Roma era densamente costruita dentro le mura, tanto che non avevano
appenna spazi liberi per nuove costruzione, per questo forzosamente si dovettero usare le antiche domus abbandonate per
mancanza di soldi per mantenerle. Dopo il Sacco di Roma di Alarico del 410 le offerte di domus da vendere enorme. Qualche
volta alcuni ambienti della domus venivano abbattutti per realizzare ex novo laula di culto, ma molte volte si riutilizzavano gli
ambienti della domus, abbattendo muri e ampliando stanze, secondo le necessit della comunit in quel momento.
I tituli sono ben testimoniati a partire della seconda met del IV secolo. Erano complessi autosufficienti e definiti
topograficamente con costruzioni adibite ad alloggio e per servizi, con mezzi di sostentamento propri, avuti da donazioni o da
rendite provenienti ca case in affitto o tenute agricole. Svolgevano una funzione caritativa, parrocchiale ed administrativa,
avevano un edificio di culto non necessariamente a pianta basilicale.

3.- Dura Europos.


Dura Europos una citt della Siria, vicina a Nisibi, patria di Taziano lapologeta; questa citt era un centro
caravaniero de fondazione ellenistica, costruita sotto Seleuco I nel IV secolo a.C. Il nome li viene dal sirio dur che significa
castello y Europos, che il nome della citt natale di Seleuco. La citt fu fiorente centro di grandi scambi commerciali, perch
era centro ubbligato del commercio con la Mesopotamia. Siria era molto attiva e ricca nel periodo ellenistico. La citt fu
conquistata da Traiano nel 116 e incorporata nella provincia romana della Siria, continuer a essere un centro fiorente di
commercio. Limportanza di questa citt striva in che si trova nella frontiera fra limpero romano e il regno persa. Nel 161 ebbe
un terremoto che danneggi molto la citt. I restauri fatti sotto Lucio Vero nel 165 dimostrano il possesso romano della citt.
Nel III secolo la citt aveva delle dimensioni notevoli, con una grande quantit di templi a tutte le divinit, troviamo una
sinagoga, un tempio al dio Mitra, un tempio dei dei Palmireni, perche era una citt militare e commerciale come tale aveva la
rappresentanza di tutti i culti.
In questa citt si he trovato anche un luogo di culto cristiani, che si salvato perch la citt fu al centro di una
battaglia decissiva nel 256. In quellepoca si trovava in mani romane, queste per diffendersi meglio dellimminente invasione
persa, rinforzarono le mura che davano verso il deserto, per fare questo pressero una linea di case che davano verso queste
mura le distrussero in parte e le riempirono di terra per fare di rinforzo delle mura. Disgraziatamente non serv a niente perch
la citt fu conquistata dai persi che scoprirono dei passaggi sotterranei che arrivavano al centro della citt dal sottosuolo. Si
ebbe una grande battaglia che fu persa per i romani, e la citt fu abbandonata. Questa circostanza a permesso la conservazione
di tutti i reperti archeologici e la linea di case che era stata abbattuta e interrata sotto la sabbia per difendere meglio la citt. A
partire del 1920 si inizi lo scavo della citt, durante gli scavi si sono trovati questi sotterranei con i corpi dei soldati morti.
Si sono trovati i resti di una sinagoga con due fasi di costruzioni realizzata allinterno di una casa di abitazione, e
anche una casa di abitativa trasformata in un edifcio di culto cristiano, lunica Domus ecclesiae sicura. Come struttura e
tipologia ci sono le prove delle trasformazione della casa per essere edificio di culto. La forma la tipica casa romana con
peristilio. La sala pi importante, della quale si era raddoppiata la estensione abbatendo un muro divisorio, era quella che
occupava lintero lato affacciato sulla corte, utilizzata come luogo della celebrazione cultuale con resti di pedana e sedili..
Questa era in comunicazione con un'altra sala in corrispondenza del lato corto del quadrilatero, probabilmente destinata ai
catecumeni, a sua volta commuinicata con un'altra sala stretta e lunga dove si trova la basca battesimale in mattoni, appoggiata
al muro e sottostante ad un baldacchino sostenuto da due colonne. Le pareti di questa sala una volta erano ricoperte di
affreschi, con chiaririfferimenti alla morte e risurrezione delluomo nuovonel battesimo, si trova la rappresentazione del Buon
Pastore con la pecora sulle spalle e il gregge davanti, e sotto in dimensioni pi piccole Adamo ed Eva, in altro registro cerano
rappresentati Pietro salvato dalle acque di Ges nel Lago Tiberiade e le tre Marie mirrofore che si reccano al sepolcro.

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4.- Il luogo di culto romano.


Lelemento fondamentale del culto romano ernao gli altari, e non il templo come ci verrebbe a pensare, le libagioni,le
offerte, i sacrifici cruenti e tutti i riti che costituivano il momento centrale delle celebrazioni pagane si svolgevano intorno ad
un ara.
I primi luogh sacri dei romani si trovavano nei boschi, presso le fonti o dove si sentisse la presenza divina, poi con la
progressiva urbanizzazione si costruirono i templi che si costituirono in aedes o casa degli dei, ma tutto il culto si svolgeva
davanti il tempio nellaltare che si trovava di solito di fronte alla scalinata, o se non cera spazio nella scalinata stessa. Il
numero di altare a Roma in et storica era altissimo. Di tutti questi soltanto rimane, anche fuori luogo, lAra Pacis Augustea.
Gli edifici di culto per eccellenza erano i templi, e sono sempre quelli che noi e limmaginario collettivo
identifichiamo meglio con il culto e la religione romana. Il termine pi usato per riferirsi ad un tempio era propriamente, come
gi abbiamo detto aede, che ha il significato originario di focolare (dallindoeuropeo aido brucio), passando poi a
quello di casa e pooi a edificio sacro in quanto dimora del dio.
Il termine italiano tempio deriva da templum, che un altro termine molto usato in latino, spesso come sinonimo di
aedes, ma la cui accezione originaria era quella di spazio delimitato. Il templum era infatti un area, circolare o
quadrangolare, della volta celeste o della superficie terrestre, ritualmente inaugurata, cio delimitata secondo le prescrizioni
augurali, entro la quale gli auguri interpretavano gli auspicia in base al volo degli uccelli o alle nuvole del cielo. Un edificio
sacro sempre doveva essere un templum ma non sempre era una aedes, templum erano i comizio, la curia e anche i luoghi dove
sorgeva una aedes, che semplicemente era la casa materiale del dio.
Per costruire un tempio cera una rigida regolamentazione, che non poteva essere cambiata ne alterata sotto pena di
arrabbiatura del dio e inconseguenza disgrazie personali o cittadine. Lerezione di un tempio prevedeva tre fasi fondamentali:
Votum, locatio e dedicatio a cui potevano aggiungersi inauguratio e consecratio.
Il votum era la promessa di costruire un tempio in onore a una determinata divinit generalmente pronunciato come
pegno per una supplica o come ringraziamento per una vittoria o un scampato pericolo come una pestilenza. Il diritto di votare
un tempio aspettava solo ai magistrati cum impero, generalmente i consoli o i dittatori. Il secondo paso era la locatio,
comprendeva tutte le fasi per la realizzazione del progetto, dalla scelta del sito su cui edificare il tempio allappalto dei lavori.
Prima di iniziare i lavori di costruzione avveniva la iauguratio ad opera degli auguri. Il luogo necessario per la costruzione
del tempio forse poteva essere occupato da un'altra divinit che non si conosceva, per evitare di indisponerla contro la citt o il
personaggio che votava il tempio si delimitava uno spazio e si liberava da ogni anteriore divinita. C un caso in cui due
divinit non voglio partire quando Tarquinio Prisco volle inaugurare il terreno per la costruzione del Tempio di Giove
Capitolino, due divinit non vollero abbandonare larea e queste erano: Trminus e Giuventas, cos ebbero dentro del tempio
dedicato alla Triade Capitolina due altari,uno per Terminus e un altro per Giuventas.
Una volta terminato ledificio il Pontifex Maximus realizzava la consacratio, cio il rito con cui si rendeva il luogo
sacro e consacrato agli dei. Finalmente avveniva lultimo passaggio, la dedicatio, la dedica ufficiale alla divinit che doveva
essere compiuta dal magistrato in carica. Nel rito il Pontifex Maximus pronunciava la formula dedicatoria. Il giorno della
dedica veniva considerato il dies natalis, cio la festa della divinit a cui era consacrato il tempio. In questo giorno si facevano
diverse cerimonie in quel tempio. Conosciamo quasi tutti i dies natalis dei templi di Roma perch erano riportati nel calendario
come adesso oggi si riportano le festivit dei santi del giorno.
Tutte queste cerimonie di inauguratio e consecratio si perderanno con le nuove religione che entreranno nel culto
romano a partire del III secolo a.C., anche se il suo sviluppo si dar nel I secolo a.C. e I secolo d.C., ossia i riti misterici e il
cristianesimo. Un punto in comune, fra i tanti, che queste nuove religioni non prevedono la consacrazione di un luogo alla
divinit, si possono radunare in qualsiasi luogo: una casa privata, una terma, una caserma ci stanno i