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COLLECTANEA BIBLICA
A CURA DI
EUSEBIO GONZLEZ
Roma 2014
EDUSC
T
IL SACERDOZIO DI CRISTO E IL SACERDOZIO MINISTERIALE
NEL NUOVO TESTAMENTO*
Nella relazione che mi stata proposta per il convegno che celebriamo, faremo
riferimento prevalentemente al sacerdozio in quanto ordinamento salvifico esercitato
da Ges e istituito da lui per la sua Chiesa; un sacerdozio che emerge come punto
di arrivo e pienezza del sacerdozio stabilito dallantica legge1. Occorre osservare,
infatti, che il Nuovo Testamento contiene due serie di testi sul nostro argomento,
* In S.M. Manelli/S.M. Lanzetta (a cura di), Il sacerdozio ministeriale: lamore del Cuore di Ges,
Casa Mariana, Frigento 2010, 19-46.
1
La bibliografia sul nostro tema abbondante e comprende, oltre agli studi generali sul sacerdozio e i
diversi articoli dei dizionari biblici, i commenti biblici soprattutto alla Lettera agli Ebrei, per quanto
riguarda il sacerdozio di Ges, e allApocalisse, in riferimento al sacerdozio comune dei cristiani.
Opere pi specifiche sono, tra le altre: J. Delorme (ed.), Le ministre et les ministres selon le Nouveau
Testament, Seuil, Paris 1974; P. Grelot, Le ministre de la nouvelle alliance, Cerf, Paris 1967; M.
Guerra et al., El ministerio en los primeros siglos, Teologa del sacerdocio 11, Aldecoa, Burgos 1979;
Ph. Rolland, Les ambassadeurs du Christ. Ministre pastoral et Nouveau Testament, Cerf, Paris 1991;
K. Romaniuk, Il sacerdozio nel Nuovo Testamento, EDB, Bologna 1970 (orig. fr.: Xavier Mappus, Le
Puy 1966); H. Schlier, Grundelemente des priesterlichen Amtes im Neuen Testament, ThPh 44 (1969)
161-180; G. Schrenk, , ThWNT III, 257-265; M. Tomasovik, Melchisedek e il sacerdozio di
Cristo. Saggio di teologia biblica, Messaggero, Padova 1993; A. Vanhoye, Testi del Nuovo Testamento
sul sacerdozio, Pontificio Istituto Biblico, Roma 1982; Idem, Sacerdoti antichi e nuovo sacerdote secondo
il Nuovo Testamento, Elle Di Ci, Leumann 1990; Idem, Sangue di Cristo e sacerdozio dei fedeli nel Nuovo
Testamento, in F. Vattioni (a cura di), Sangue e antropologia nella teologia. Atti della VI Settimana di
Studi (Roma, 23-28 novembre 1987), Pia Unione Preziosissimo Sangue, Roma 1989, II 771-785; Idem,
Il sacerdozio della nuova alleanza, EDB, Bologna 1992; Idem, La novit del sacerdozio di Cristo, CC 149
(1998/1) 16-27; Idem, La Lettre aux hbreux: Jsus-Christ, mdiateur dune nouvelle alliance, Descle,
Paris 2002; A. Vanhoye/F. Manzi/U. Vanni, Il sacerdozio della nuova alleanza, Ancora, Milano 1999.
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Parte III: Nuovo Testamento
che prospettano realt diverse sebbene relazionate: ai testi che parlano dellistituzione
sacerdotale veterotestamentaria adoperando la nota terminologia biblica2, si affiancano
altri passi che si riferiscono al sacerdozio in quanto istituzione della nuova economia
di salvezza. In questo secondo caso, il vocabolario adottato, tranne che in alcuni
contesti determinati, differisce da quello dellAntico Testamento, come esporremo
pi avanti. Ci spiega, ad esempio, perch gli scritti narrativi del Nuovo Testamento
(Vangeli e Atti) non applicano mai a Ges e ai ministri da lui istituiti i titoli sacerdotali
della tradizione biblica. Tale terminologia invece usata in tutta la sua ampiezza nella
Lettera agli Ebrei, dove lautore intento a dimostrare che Cristo non soltanto
la vittima immolata per i nostri peccati, ma stato e sar per sempre il Sacerdote
supremo e definitivo fra Dio e gli uomini, il Sommo Sacerdote della nuova alleanza,
piena realizzazione e sublimazione del sacerdozio antico, cos come il tabernacolo e il
tempio di Gerusalemme hanno raggiunto la sua pi piena sublimazione nel Santuario
celeste in cui Ges esercita il culto mistico ed eterno, unico e perfetto, di valore infinito,
del suo sacrificio redentore. A questa lettera perci dedicheremo un posto speciale,
dopo aver esaminato il tema negli altri scritti neotestamentari.
2
Si tratta specificamente dei termini (sacerdote) e (sommo sacerdote). Nel NT
indica di norma il sacerdote levitico, sebbene nella Lettera agli Ebrei venga applicato anche a
Cristo e nellApocalisse ai cristiani. La voce attestata 30 volte; 14 nella Lettera agli Ebrei. Il termine
attestato circa 100 volte tra Vangeli e Atti, e 17 volte in Eb. Nei testi narrativi l
quasi sempre il capo del sinedrio. Nella Lettera agli Ebrei il termine viene applicato specialmente a
Cristo, sommo sacerdote della nuova alleanza. Il titolo sacerdote sar applicato al sacerdozio del
Nuovo Testamento verso la met del sec. II, quando gi non cera possibilit di confusione con il
sacerdozio giudaico o pagano.
3
Tranne At 14,13 che applica il termine sacerdote a un pagano, al sacerdote di Zeus che in Listra
voleva offrire un sacrificio a Paolo e Barnaba.
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doveva soffrire molto da parte di loro, come parimenti dagli anziani e dagli scribi (Mt
16,21 par.; 20,18 par.). Tutti questi tre gruppi giocarono, come sappiamo, un ruolo
negativo di primo piano nel processo contro Ges (Mt 26,62-66; 27,1.20 par.). Inoltre,
altrettanto vero che Ges entr chiaramente in polemica contro il sacerdozio israelitico
perch mancante di vera spiritualit, contrapponendo al ritualismo del tempio il culto
in spirito e verit (Gv 4,23s). Tuttavia, Luca racconta nella seconda sua grande
opera ecclesiale che anche una gran folla di sacerdoti aderiva alla fede (At 6,7) e nei
Vangeli vengono attestati, sia la dedizione e integrit di alcune figure sacerdotali al loro
ministero, come ad esempio Zaccaria padre di Giovanni Battista, vissuto nella fede e
al servizio dellevento salvifico (Lc 1,5-25), sia il riconoscimento della loro funzione da
parte di Ges, come accade nel caso del lebbroso cui Ges comanda di presentarsi ai
sacerdoti e di offrire lofferta prescritta da Mos (Mt 8,4 par.; Lc 17,14).
Per tutto ci, il motivo per cui Ges non utilizz per se stesso al pari degli
evangelisti il termine sacerdote occorre ricercarlo necessariamente in una
comprensione pi profonda della tradizione evangelica. Come ha segnalato Albert
Vanhoye, e losservazione ci sembra giusta, ci avvenne perch n la persona
di Ges n il suo ministero n la sua morte corrispondevano al concetto antico di
sacerdozio4. Ges non era infatti della trib di Lev, alla quale era stato riservato il
sacerdozio, ma della trib di Giuda, clan che aveva ricevuto bens il ruolo di comando
secondo la tradizione attestata in Gn 49,10-12 e 1Cr 5,2. Egli, poi, non pretese mai
durante la sua vita di essere ritenuto kohen nel senso tradizionale del termine n
esercit propriamente nessuna funzione prescritta per i sacerdoti dalla Torah. Nelle
pagine bibliche la sua figura appare in modo pi determinante come quella di un
profeta simile a Mos, come verr segnalato da Pietro (At 3,22) citando un celebre
brano messianico (Dt 18,15-19). Come i profeti dellantica alleanza, Ges predicava,
si esprimeva con azioni simboliche, faceva dei miracoli che evocavano quelli di Elia e
di Eliseo, denunziava con forza il formalismo religioso della classe dirigente, spiegava
la giusta valorizzazione da dare alla purezza rituale e alle altre prescrizioni legali come
quella del sabato, ecc. Non meraviglia perci che Ges fosse proclamato abitualmente
dalla gente come profeta, o meglio ancora, come un grande profeta (Lc 7,16.39;
cf Mt 21,11.46; Gv 4,19; 6,14). Significativa la risposta dei discepoli quando Ges
domand loro, mentre si trovavano nella regione di Cesara di Filippo: La gente chi
dice che sia il Figlio delluomo?. Essi risposero: Alcuni Giovanni il Battista, altri
Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti (Mt 16,1-15). Anche altri titoli vennero
4
A. Vanhoye, Sacerdozio, NDTB, 1393. Il tema specialmente sviluppato nellarticolo dello stesso
autore, La novit del sacerdozio di Cristo, CC 149 (1998/1) 16-27.
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attribuiti a Ges: Maestro, Figlio di Davide, Figlio delluomo, Messia, Signore, come
pure quello di Figlio di Dio (Mt 14,33; 27,54; Gv 11,27); ma mai il titolo di sacerdote
o sommo sacerdote. Si pu aggiungere che la morte di Ges veniva in qualche modo
a contraddire una certa immagine popolare sul culto sacrificale della religione antica:
essa apparve come lesecuzione di una condanna infamante (Dt 21,22s; Gal 3,13),
realizzata fuori dellambito sacro del tempio, fuori della Citt santa.
In sintesi, alla domanda iniziale sul perch nella tradizione narrativa nonch nelle
lettere paoline e cattoliche non si rinvengono titoli sacerdotali applicati a Ges, sembra
si possa rispondere che una tale terminologia, se usata da Ges o in riferimento a Ges,
poteva risultare fuorviante, sia poich lo avrebbe associato a un gruppo molto connotato
del giudaismo, sia perch non dava ragione sufficiente della sua missione; anzi, poteva
prospettare una falsa immagine di essa. Vanhoye precisa che questassenza dei termini
[sacerdotali applicati a Ges] indica chiaramente la consapevolezza, da parte della
Chiesa primitiva, di una novit tanto forte che non era possibile, in un primo momento,
esprimerla con le parole antiche. stata necessaria una radicale rielaborazione delle
categorie sacerdotali perch la loro applicazione al mistero di Cristo diventasse
possibile. Tale rielaborazione richiese parecchi anni. La sua utilit per si rivel di
primaria importanza per lapprofondimento della fede in Cristo. Il risultato finale che
il solo trattato metodico di cristologia presente nel Nuovo Testamento un trattato di
cristologia sacerdotale, che si trova nella Lettera agli Ebrei5.
5
La novit del sacerdozio di Cristo, 17.
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6
Cf A. Vanhoye, Sacerdozio, NDTB, 1394.
7
Su questo tema cf I. de La Potterie, La passione di Ges secondo il vangelo di Giovanni, Paoline,
Cinisello Balsamo 1988, specialmente pp. 13-29.
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(consacrare) esprime, infatti, lidea di riservare per Dio, fare sacra una
cosa, richiamando, data limminenza della morte di Cristo, il suo sacrificio redentore.
8
Oltre alla bibliografia citata, cf C. Marcheselli-Casale, Lettera agli Ebrei, LBNT 16, Paoline, Milano
2005, specialmente gli excursus: Sommo sacerdote grande e perfetto (pp. 683-690); Alla maniera di
Melchisedek (pp. 691-696); Compie espiazione e riconciliazione (pp. 696-701); mediatore di un patto
migliore, nella continuit (pp. 701-706).
9
Cf J.B. Bauer, Sacerdozio, DTB, 1269.
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10
Seguiamo J. Baehr, Sacerdote - , DCBNT, 1617-1620.
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la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro
che sono stati chiamati ricevano leredit eterna che era stata promessa (9,11-15).
Il brano citato riprende, sia il tema della Croce come sacrificio di espiazione, sia
quello della nuova alleanza instaurata, ma concentra la sua attenzione sulla funzione
di Cristo come sommo sacerdote nellofferta di questo sacrificio e come mediatore.
Egli il sacerdote unico ed eterno, che ha compiuto il suo sacrificio nel tempo una
volta per sempre (7,27; 9,12.25-28; 10,10-14). Egli ormai intercessore per tutti gli
uomini lungo tutta la storia (7,24s), il mediatore della nuova alleanza (8,6-13; 10,12-
28). Questo sommo sacerdozio, esercitato da Cristo gi durante la sua vita terrena,
lo continua ora, dopo la risurrezione, e lo completer al momento della sua seconda
venuta (Eb 9,28). Nel sacerdozio di Cristo vengono quindi implicati lattivit terrena
svolta nel tempo, quella presente del glorificato e quella di Colui che ritorner.
I testi citati mettono anche in rilievo un elemento di fondamentale importanza,
lattuazione dello Spirito: Quanto pi il sangue di Cristo il quale, mosso dallo
Spirito eterno, offr se stesso senza macchia a Dio, purificher la nostra coscienza
dalle opere di morte, perch serviamo il Dio vivente (9,14). Largomento a fortiori
dimostra lefficacia della mediazione di Cristo perch agisce a livello interiore grazie
allazione dello Spirito.
Per quanto riguarda il luogo e il tempo, lautore della lettera precisa che
il sacerdozio levitico era imperfetto perch svolgeva il suo officio in un santuario
terreno (9,1), figura del santuario celeste, in cui Cristo esercita adesso la sua funzione
di sommo sacerdote in eterno (8,2.5; 9,11.24). Lelevazione di Cristo viene dunque
interpretata come unentrata nel vero e celeste santuario e come una presenza
costante davanti a Dio a favore dei credenti. Cristo, leterno e celeste sommo sacerdote
di coloro che conservano la fede in lui, garantisce gi fin dora laccesso immediato a
Dio e, nel futuro, lentrata nel mondo celeste11.
Ci sono diversi altri aspetti delleminenza di Cristo in confronto al sacerdozio
levitico che per non posso evidenziare in questa sede se non brevemente12: i) il
sacerdozio antico era vincolato al culto ma non intervenne direttamente nella
realizzazione dellalleanza, effettuata da Mos senza lintervento dei sacerdoti; quello
di Cristo, invece, appare in diretto rapporto con lalleanza: egli venne come mediatore
di una nuova alleanza (Lc 22,20 e par.); ii) in questo senso, deve essere messa in
risalto la funzione di Cristo come mediatore, scelto fra gli uomini e per gli uomini
11
Ibidem, 1620.
12
Vengono esaminate ampiamente da A. Vanhoye nellarticolo gi citato La novit del sacerdozio di
Cristo.
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nelle cose che riguardano Dio (Eb 5,1), titolo non utilizzato per i sacerdoti dellantica
legge e che viene applicato a Cristo per tre volte, e sempre con laggiunta di alleanza
(mediatore di alleanza, : 8,6; 9,15; 12,24); iii) mentre i sacerdoti
dellantica alleanza erano segregati dal resto delle nazioni e dallo stesso popolo per
mezzo di legami familiari e separazioni rituali (Es 29; Lv 8-9), nel sacerdozio di Cristo
troviamo una solidariet esistenziale: egli per diventare sacerdote misericordioso e
degno di fede nelle cose che riguardano Dio, si reso in tutto simile ai fratelli
(2,17), frase che si riferisce non solo alla natura umana, ma a tutti gli aspetti della
nostra esistenza, anche a quelli pi penosi e umilianti.
In questo quadro acquista un significato speciale il sacrificio di riconciliazione
operato da Ges, poich le sue sofferenze, accettate con splendida magnanimit, in un
atteggiamento di piena obbedienza verso suo Padre Dio e di solidariet fraterna con
gli uomini, resero perfetto il sacrificio redentore da Lui stesso offerto come sommo
sacerdote: Egli, infatti, pur essendo Figlio, impar lobbedienza da ci che pat e, reso
perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (5,8-9).
Cristo allo stesso tempo Sacerdote consacrato e Vittima immolata (cf 1Cor 5,7; Ef 5,2;
1Pt 1,19). In questo evento egli non rimasto passivo, ma ha cooperato attivamente
allopera divina, sotto limpulso dello Spirito: Mediante lo spirito eterno ha offerto se
stesso senza macchia a Dio (Eb 9,14). La sua offerta non ha soltanto valore di sacrificio
di consacrazione sacerdotale, ma anche di sacrificio di espiazione (9,26ss) e di alleanza
(9,15-22). Sostituisce tutti i sacrifici antichi (10,5-10) e fa passare da un culto rituale,
esterno e inefficace, a un culto esistenziale che prende tutto luomo per unirlo a Dio e
ai fratelli. In conclusione diventa evidente che la passione di Cristo non soltanto un
vero sacrificio, ma lunico vero sacrificio pienamente riuscito: gli altri erano tentativi
inefficaci. Similmente Cristo non soltanto va riconosciuto quale sacerdote, ma lunico
sacerdote autentico, lunico mediatore di Dio e degli uomini (1Tm 2,5), i sacerdoti
antichi non facevano altro che prefigurarlo, in modo molto imperfetto13.
13
A. Vanhoye, Sacerdozio, 1396.
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a cos alta missione per mezzo di doni specifici della grazia divina14. Si constata, infatti,
nella lettura dei testi biblici, una consapevolezza da parte degli apostoli di essere stati
chiamati grazie a un dono divino per svolgere un servizio di mediazione tra Dio e gli
uomini e, quindi, sacerdotale; non solo predicando la parola, ma anche trasmettendo la
salvezza efficacemente, come attesta Paolo: Questa la fiducia che abbiamo per mezzo
di Cristo davanti a Dio. Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come
proveniente da noi, ma la nostra capacit viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di
essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perch la lettera
uccide, lo Spirito invece d vita (2Cor 3,4-6). Le idee espresse in questo brano appaiono
diffusamente in diversi altri scritti dellApostolo e il suo messaggio risulta eloquente
(1Cor 15,10; Gal 1,11-24). Egli sa di essere stato costituito ministro della nuova economia
della salvezza grazie ai doni divini elargiti da Dio per mezzo di Ges Cristo; doni che lo
hanno reso idoneo per continuare la missione svolta da Ges.
Prima, per, di sviluppare questidea, occorre precisare fin dallinizio il perch
coloro che furono costituiti da Cristo ministri di una nuova alleanza non ricevono
nelle pagine bibliche il titolo di (sacerdote), secondo la tradizione ebraica.
La risposta stata gi in parte esaminata, ma sembra opportuno seppur brevemente
ritornare sul tema. Unosservazione di Vanhoye ci sembra molto chiarificatrice:
La cosa si capisce egli afferma senza difficolt: i titoli dei dirigenti della chiesa
primitiva furono scelti in un tempo in cui la dottrina del sacerdozio di Cristo non
era stata ancora elaborata; siccome le loro funzioni erano molto diverse da quelle dei
sacerdoti del tempo, ebrei o pagani, lidea di chiamarli sacerdoti non poteva venire
in mente. Dopo per lelaborazione della cristologia sacerdotale, una comprensione
sacerdotale del ministero cristiano diventava possibile, anzi necessaria: essa si fece
strada in modo quanto mai naturale nei tempi posteriori al Nuovo Testamento15.
Si constata, tuttavia, che non pochi passi neotestamentari sottolineano listituzione
del sacerdozio da parte di Ges: chiam i Dodici per affidare loro la responsabilit di
governo della sua Chiesa (Mt 16,17-19; 18,15-18; At 1,8), li prepar per il servizio della
parola (Mt 10; Lc 10,1-20), gli trasmise i suoi poteri di ammaestrare e santificare tutte
le genti (Mt 28,18-20; Gv 20,21-23), affid loro sino alla consumazione dei secoli
(Mt 28,20) il potere di perdonare i peccati (Mt 18,15-18; Lc 24,47; Gv 20,22s), cio,
14
Per una prospettiva biblica sul sacerdozio ministeriale nel Nuovo Testamento, cf K. Romaniuk, Il
sacerdozio nel Nuovo Testamento, 61-236. Una riflessione pi ampia, fra la molteplice bibliografia al
riguardo, si pu trovare in Commissione teologica internazionale, Il sacerdozio ministeriale, EDB,
Bologna 1972; J. Saraiva Martins, Il sacerdozio ministeriale: storia e teologia, Pontificia Universit
Urbaniana, Roma 1991; G. Ferraro, Il sacerdozio ministeriale. Dottrina cattolica sul sacramento
dellordine, Grafite, Napoli 1999.
15
A. Vanhoye, Sacerdozio, 1398a.
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Parte III: Nuovo Testamento
16
Nel Nuovo Testamento, la remissione dei peccati era unita abitualmente al Battesimo: Pentitevi e
ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Ges Cristo per il perdono dei vostri peccati (At 2,38),
afferma lapostolo Pietro nel suo discorso la mattina di Pentecoste. Anche perci nella professione
di fede che il cristiano recita abitualmente nella messa domenicale, si afferma di credere in un solo
battesimo per la remissione dei peccati. infatti nel Battesimo dove per primo, con il perdono del
peccato originale e degli altri peccati commessi prima di ricevere tale sacramento, muore luomo
vecchio con i suoi peccati e le sue concupiscenze e nasce luomo nuovo creato secondo Dio.
17
Lespressione Cena del Signore utilizzata da san Paolo in 1Cor 11,17-34 (v. 20), assieme a quella di
frazione [del pane] (At 2,42; cf Lc 20,7.11; 24,30.35; 27,35; 1Cor 10,16) sono le formule neotestamentarie
che indicano ci che la Chiesa ai nostri giorni chiama abitualmente Eucaristia o celebrazione
eucaristica. Il vocabolo Eucaristia derivato dal verbo rendere grazie () utilizzato da Ges
nellistituzione del sacramento (Mt 15,36 par.), testimoniato gi da antico dalla Did. 9,1.5. In 1Cor 10,21
Paolo parla anche della mensa del Signore in contrapposizione alla mensa dei demoni. Ambedue
le espressioni (Cena del Signore e mensa del Signore) stabiliscono un collegamento profondo e
molteplice: Cena e mensa sono del Signore perch egli vi presente e attivamente partecipe, cosicch i
credenti entrano in comunione con Lui (10,16-22), con il suo Corpo e il suo Sangue, strumenti di una
nuova alleanza (1Cor 11,24-25); la sua presenza attiva al punto da proclamare un giudizio di condanna
su chi, mangiandone indegnamente, si rende colpevole verso il suo corpo e il suo sangue (vv. 27-28). Al
di l di possibili affinit con il linguaggio cultuale greco contemporaneo, il contesto remoto e prossimo
di Paolo a offrire il senso della terminologia eucaristica paolina. La cena rituale di cui parla Paolo del
Signore: perch istituita da lui e da lui lasciata ai discepoli come sua memoria (vv. 23-26); perch in essa
egli spezza il pane e lo dona come suo Corpo e porge il calice offrendolo da bere come suo Sangue (vv.
24.25b.27 e 10,16). Si tratta di una realt cristologica e soteriologica.
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Se nel suo significato originario la parola (ministro, servo) non era un termine riservato al
sacerdozio, nel Nuovo Testamento essa acquista un profondo significato di ministro liturgico, ministro
del santuario, espressione che viene applicata a Cristo (Eb 8,2). Presentando se stesso come ministro
di Cristo, Paolo sembra suggerire che egli si considera un officiante al servizio cultuale di Cristo,
come suggerisce linciso: esercitare un officio sacro, soprattutto se si tiene presente il contesto in cui
lApostolo attribuisce la partecipazione laicale al culto dei pagani convertiti: Perch i pagani divengano
una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo. A differenza del sacerdozio veterotestamentario,
Paolo concepisce la sua missione come quella del sacerdote nuovo che santifica gli uomini comunicando
loro, gi non un fuoco materiale come avveniva per gli animali sacrificati nellantica legge, ma il fuoco
dello Spirito Santo: Da qui deriva tutta la differenza fra il ministero di Paolo e il sacerdozio rituale
antico: una differenza enorme. Si comprende quindi che Paolo non abbia preso per s il titolo di hierus,
ma si sia preoccupato di cercare circonlocuzioni per meglio definire il suo ministero (A. Vanhoye, Il
sacerdozio ordinato, in A. Vanhoye/F. Manzi/U. Vanni, Il sacerdozio della nuova alleanza, 129).
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Parte III: Nuovo Testamento
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Il termine presbitero un comparativo del termine greco con il significato originario di pi
vecchio, pi anziano. Negli ambienti ebraici di lingua greca il vocabolo si era trasformato fino ad
acquisire un significato pi denso di contenuto, cio fino a designare i membri del consiglio incaricato
di dirigere la comunit, la quale, in genere, era formata da uomini anziani. Divenne quindi un titolo per
designare i dirigenti. Dalle comunit ebraiche lappellativo pass alle comunit cristiane, anche quelle
paoline, per indicare un ministro ordinato caratteristico della struttura della Chiesa. Se un tale uso per
la logica della narrazione non presente nei Vangeli, si avverte gi negli Atti degli Apostoli (At 14,23;
20,17) e nelle Lettere canoniche. San Pietro, nella sua Prima lettera afferma: Esorto i presbiteri che
sono tra voi, quale presbitero come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che
deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri
secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi
affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparir il pastore supremo, riceverete la corona
della gloria che non appassisce (1Pt 5,1-4). Il testo esprime la coscienza che il servizio del presbitero
una funzione di pastore, cio, di guida del popolo di Dio. Inoltre, molto significativo il rapporto che
Pietro stabilisce tra i pastori e Cristo, definito come pastore supremo, cio, arcipastore, termine
che in greco fa pensare alla parola arcisacerdote (, sommo sacerdote). Anche Paolo,
quando scrive a Tito (1,5-9), parla dellorganizzazione della Chiesa citando presbiteri e vescovi (cf A.
Vanhoye, Il sacerdote ordinato, 125s).
20
Su questa terminologia, cf C. Spicq, Les pitres pastorales, Gabalda, Paris 19694, I 65-83; 426-455.
Per uno studio contestualizzato sullargomento, cf M. Guerra, Episcopos y presbyteros. Evolucin
semntica de los trminos - desde Homero hasta el siglo segundo despus de
Jesucristo, Aldecoa, Burgos 1962 (specialmente pp. 261-350). Lautore, consapevole della fluidit della
terminologia neotestamentaria, ritiene tuttavia come probabile designazione per il vescovo come
figura gerarchica i seguenti testi: At 20,28; Fil 1,1; 1Tm 3,2ss; Tt 1,7. Per quanto riguarda i presbiteri,
invece, i testi, pi numerosi, vengono classificati in presbiteri della chiesa di Gerusalemme (At 11,30;
15,2.4.6.22.23; 16,4; 21,19), della diaspora (Gc 5,14), delle comunit paoline dellAsia Minore (At 14,23;
20,17; 1Tm 5,17.19) e di altre Chiese (1Pt 5,1.5; Tt 1,5). Infine, come proiezione dellorganizzazione
comunitaria terrestre su quella celestiale enumera: Ap 4,4.10; 5,5.8.11.14; 7,11.13; 11,16; 14,3; 19,4. Cf
anche Ch. Rico, Episcopoi, Presbyteroi et Diakonoi dans la Bible et la littrature chrtienne des deux
premiers sicles, RB 115 (2008) 127-134; Idem, Ladresse de lptre aux Philippiens:
(Ph 1,1), RB 116 (2009) 262-271.
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Nelle lettere di santIgnazio di Antiochia ( 107) troviamo per la prima volta la tripartizione vescovi,
presbiteri, diaconi in forma tecnica, nella forma in cui oggi in uso nella Chiesa cattolica. Un brano
celebre il seguente: bene per voi procedere insieme daccordo col pensiero del vescovo, cosa che gi
fate. Infatti il vostro collegio dei presbiteri, giustamente famoso, degno di Dio, cos armonicamente
unito al vescovo, come le corde alla cetra. Per questo nella vostra concordia e nel vostro amore
sinfonico Ges Cristo cantato. E cos voi, ad uno ad uno, diventate coro, affinch nella sinfonia della
concordia, dopo aver preso il tono di Dio nellunit, cantiate a una sola voce (Eph. 4,1-2). Dalla lettera
di santIgnazio ai Romani invece questaltro brano: Similmente tutti rispettino i diaconi come Ges
Cristo, come anche il vescovo che limmagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come
il collegio degli apostoli. Senza di loro non c Chiesa. Sono sicuro che intorno a queste cose la pensate
allo stesso modo. Infatti ho accolto e ho presso di me, un esemplare della vostra carit nel vostro
vescovo, il cui contegno una grande lezione, come la sua dolcezza una forza. Credo che anche gli atei
lo rispettino. Poich vi amo mi trattengo, potendo scrivere con pi severit sulla cosa. Non arriverei col
pensiero a tanto da comandarvi come un apostolo essendo, invece, un condannato (3,1-3).
22
Cf Ch. Rico, Ladresse de lptre aux Philippiens: (Ph 1,1), RB 116 (2009)
262-271.
23
Nella Prima lettera a Timoteo 3,1-12 oltre a vescovi e presbiteri e in parallelo con i diaconi Paolo
cita le donne (vv. 11-12), richiedendo che siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto.
Queste donne avevano probabilmente il ruolo di diaconesse, come lo era Febe, diaconessa della
Chiesa di Cencre (cf Rm 16,1), ma il loro servizio, come si segue dallesame esegetico dei testi, non era
certamente ministeriale. Sul tema, cf P. Grelot, La donna nel Nuovo Testamento, San Paolo, Cinisello
Balsamo 1996 (orig. fr.: La condition de la femme daprs le Nouveau Testament, Descle de Brouwer,
Paris 1995). Lufficio delle diaconesse fu certamente dichiarato non sacramentale nel primo Concilio
di Nicea (325), canone XIX: Riguardo alle diaconesse che sono in questa posizione ricordiamo ai
responsabili della chiesa che esse non possiedono ordinazione, ma devono essere considerate nel
laicato con ogni rispetto. Nella Chiesa cristiana dei primi secoli la diaconessa era quindi una donna
cui era affidata la cura dei malati e dei poveri oltre che taluni uffici liturgici.
711
Parte III: Nuovo Testamento
(1Tm 4,14; cf 5,22; 2Tm 1,6). Di questo rito abbiamo unampia testimonianza nel
sec. II. Si pu inoltre segnalare: i) che verso la seconda parte del primo secolo cerano
dei ministri nelle diverse chiese locali con piena autorit apostolica (At 20,17.28; Tm
3,1-2; Tt 1,5.7; Ap 2-3); e ii) che sebbene nessun termine preciso esistesse nel Nuovo
Testamento in riferimento allepiscopato monarchico, la funzione corrispondente
appare delineata nel ruolo dei Dodici e successivamente in alcuni membri della
comunit stabiliti dai Dodici come Timteo e Tito, i / di Filippo
o Efeso, oppure i di Eb 13,7. Perci, al di l di una imprecisione terminologica
originale, lesame attento dei testi del Nuovo Testamento rivela unorganizzazione dei
ministeri ecclesiastici che annunzia quella che prevarr nella Chiesa dei primi secoli.
In sintesi si pu asserire che nel Nuovo Testamento la figura del sacerdozio della
nuova economia salvifica appare delineata in funzione di una specifica vocazione
divina, ricevuta come dono spirituale (1Tm 4,14), mediante il quale coloro che erano
chiamati diventavano partecipi del sacerdozio di Cristo, unico ed eterno sacerdote (Eb
7,24s), per lopera della santificazione della Chiesa. La missione sacerdotale viene cos
esaltata come ministero divino, continuazione necessaria dellopera salvifica di Ges.
Da tale suprema dignit derivavano doveri di santit e di abnegazione, specialmente
inculcati nelle Lettere Pastorali, in modo di far crescere la grazia della vocazione in
una continua corrispondenza alla volont divina (2Cor 4,6; 2Tm 1,6.14), per condurre
una vita di santit irreprensibile (1Tm 4,12ss). Appare anche una chiara distinzione
di ministeri allinterno dellistituzione sacerdotale, sebbene una terminologia precisa
e univoca non fosse ancora del tutto stabilita.
24
Sulla riflessione biblica riguardante il sacerdozio comune dei fedeli, cf K. Romaniuk, Il sacerdozio
nel Nuovo Testamento, 41-59; P. Dacquino, Il sacerdozio del nuovo popolo di Dio e la Prima lettera
di Pietro, in G. Canfora (a cura di), San Pietro. Atti della XIX Settimana Biblica, Paideia, Brescia
1967, 291-317; M. Adinolfi, Il sacerdozio comune dei fedeli, Antonianum, Roma 1983; U. Vanni, La
promozione del regno come responsabilit sacerdotale dei cristiani secondo lApocalisse e la Prima lettera
712
Il sacerdozio di Cristo e il sacerdozio ministeriale nel Nuovo Testamento
sacerdozio era stato preannunziato in certo qual modo dai profeti, che parlavano del
sorgere in Israele, ai tempi della salvezza escatologica, di un sacerdozio rinnovato
(Is 56,7; 60,7; 61,6). La sua esistenza stata proclamata dal Concilio Vaticano II con
parole che fanno emergere i pi centrali testi biblici neotestamentari al riguardo:
Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cf Eb 5,1-5), fece del nuovo
popolo un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo (Ap 1,6; cf Ap 5,9-10). Infatti,
con la rigenerazione e lunzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati
per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte
le attivit del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle
tenebre li chiam allammirabile sua luce (cf 1Pt 2,4-10). Tutti quindi i discepoli di
Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cf At 2,42-47), offrano
se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cf Rm 12,1), rendano dovunque
testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che in
essi di una vita eterna (cf 1Pt 3,15). Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio
ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado,
sono tuttavia ordinati luno allaltro, poich luno e laltro, ognuno a suo proprio
modo, partecipano dellunico sacerdozio di Cristo. Il sacerdote ministeriale, con la
potest sacra di cui investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio
eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in
virt del loro regale sacerdozio, concorrono allofferta dellEucaristia, ed esercitano il
loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la
testimonianza di una vita santa, con labnegazione e la carit operosa25.
Tre testi, come si pu osservare, si trovano al centro della dottrina del sacerdozio
comune dei fedeli. Nel passo della Lettera ai Romani, Paolo adopera il linguaggio sacrificale
per esprimere lideale della vita cristiana. Egli non fa uso del termine sacerdozio, per
descrive la realt: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri
corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; questo il vostro culto spirituale. Non
conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di
pensare, per poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui gradito e perfetto
(Rm 12,1-2). Si tratta dellofferta a Dio, non gi di solo cose esterne come era determinato
nellantica legge, ma di tutta la persona nella sua esistenza concreta; una donazione totale
di se stesso, in modo tale che la vita divenga un sacrificio vivente, gioioso e continuo
a Dio. Tale culto spirituale, aldil delle forme esteriori e convenzionali, deve essere
di Pietro, Greg 68 (1987) 34-50; F. Mosetto, Sacerdozio regale (1Pt 2,4-10), in A. Sacchi e coll., Lettere
paoline e altre lettere, Elle Di Ci, Leumann 1996, 571-582; L. Campagnoli, Il sacerdozio comune dei
battezzati. Bilancio storico e prospettive future, Apostolato della preghiera, Roma 2007.
25
Lumen Gentium 10.
713
Parte III: Nuovo Testamento
26
Sul tema cf J.H. Elliot, The Elect and the Holy. An Exegetical Examination of 1 Peter 2:4-10 and the
Phrase , NT.S 12, Brill, Leiden 1966.
714
Il sacerdozio di Cristo e il sacerdozio ministeriale nel Nuovo Testamento
27
J.B. Bauer, Sacerdozio, DTB, 1277-1278.
28
A. Vanhoye, Sacerdozio, 1397b. noto che Lutero fece un uso polemico del brano che abbiamo
esaminato per fondare i suoi attacchi contro il sacerdozio ministeriale della Chiesa cattolica. Nella sua
esegesi egli veniva ad affermare che tutti i cristiani sono sacerdoti a uguale titolo e che, in conseguenza, i
sacerdoti e i vescovi non possiedono nessun potere speciale n alcuna autorit se non quella concessa dai
fedeli. Il testo, invece, se ben esaminato, mette in risalto la partecipazione di tutti i credenti al sacerdozio
di Cristo nella Chiesa senza voler negare lesistenza di diversi livelli di partecipazione al sacerdozio
di Cristo, e quindi, salvando il sacerdozio ministeriale. Il fatto che Pietro non faccia riferimento
esplicitamente in questo passo agli apostoli o ai responsabili della comunit, come troviamo in altri
testi che parlano della Chiesa come comunit edificata nel Signore (Rm 12,1-8; Ef 2,19-20; 4,11-12),
dovuto alla finalit che egli si propone nel brano esaminato e non sarebbe lecito inferire che egli abbia
voluto escludere se stesso dal sacerdozio ministeriale insieme con gli altri responsabili della comunit.
Il senso del testo di Pietro quindi che tutti i credenti sono uniti nello stesso organismo sacerdotale;
organismo che ha come fondamento lo stesso Cristo. Un po pi avanti, verso la fine della sua lettera,
Pietro attester esplicitamente lesistenza di una struttura nellorganismo sacerdotale (1Pt 5,1-4).
29
Per i commenti dei testi, cf fra gli altri le recenti opere di G. Biguzzi, Apocalisse. Nuova versione,
introduzione e commento, LBNT 20, Paoline, Milano 2005; e U. Vanni, Apocalisse, libro della
Rivelazione. Esegesi biblico-teologica e implicazioni pastorali, SRivBib 17, EDB, Bologna 2009; Idem,
Il sacerdozio dei cristiani nellApocalisse, in A. Vanhoye/F. Manzi/ U. Vanni, Il sacerdozio della
nuova alleanza, 85-99.
715
Parte III: Nuovo Testamento
Riflessioni conclusive
Nel Nuovo Testamento occupa quindi come abbiamo osservato un luogo centrale
la prospettiva riguardante il sacerdozio di Ges. Linsegnamento fondamentale lo
troviamo nella Lettera agli Ebrei, che costituisce un momento basilare dello sviluppo
della teologia del sacerdozio di Cristo. Questa lettera, com stato segnalato, fa una
lettura liturgica della persona e dellopera redentrice di Ges con riferimento alla
liturgia che si svolgeva nel tempio di Gerusalemme nel giorno dellespiazione31. Cristo
definito come il Sommo Sacerdote di una nuova economia di salvezza, Pontefice di
un santuario non fatto da mani duomo, ma celeste, e non per offrire se stesso pi
volte, come il sommo sacerdote dellantica legge che doveva entrare nel santuario
ogni anno con sangue altrui. In questo caso, segnala lautore della Lettera agli Ebrei,
Ges avrebbe dovuto soffrire pi volte dalla fondazione del mondo. Ora invece
una volta sola, alla pienezza dei tempi, apparso per annullare il peccato mediante
il sacrificio di se stesso (Eb 9,24-26). In contrapposizione al sacerdozio levitico,
legato ai sacrifici di animali e al ritualismo del tempo, la nuova economia di salvezza
ci parla dunque di un nuovo sacerdozio, quello di Cristo, realizzato nellofferta di
30
A. Vanhoye, Sacerdozio, 1397b; cf Idem, Il sacerdozio regale, in A. Vanhoye/F. Manzi/U. Vanni, Il
sacerdocio della nuova alleanza, 65-83.
31
Cos nellintroduzione alla Lettera agli Ebrei della Bibbia CEI del 2008.
716
Il sacerdozio di Cristo e il sacerdozio ministeriale nel Nuovo Testamento
se stesso al Padre per la nostra salvezza. La Lettera agli Ebrei sottolinea inoltre
lassoluta superiorit del sacerdozio di Cristo, Sommo Sacerdote secondo lordine di
Melchsedek; un sacerdozio fondato sul mistero dellIncarnazione e che ha raggiunto
tutto il suo splendore e dispiegato tutta la sua efficacia quando Cristo, risorto dai
morti, si seduto sul trono della gloria, alla destra del Padre, diventando causa di
salvezza per quanti credono in lui.
Ma lopera di Cristo non si compie nella solitudine dellisolamento: Egli venuto
al mondo per unire a s gli uomini e insieme lodare il Padre, insieme celebrare il suo
amore, insieme offrirsi a lui per compiere la sua volont. Cos il sacerdozio di Cristo
non svuota ma fonda il sacerdozio di tutti i redenti, chiamati a partecipare al suo
stesso ministero. Tutti i battezzati, con Cristo e in quanto sono ammessi a partecipare
alla sua vita e alla sua missione, sono sacerdoti. Ogni redento, nella misura in cui
partecipa alla vita di Cristo, partecipa anche al suo sacerdozio. E lintera Chiesa, che
linsieme dei redenti in Cristo, quindi una comunit sacerdotale e profetica32.
Questo sacerdozio comune dei fedeli, per, non solo non invalida, ma esige a
viva voce il sacerdozio ministeriale instaurato da Ges. Cristo ha lasciato sulla terra
la possibilit che ministri consacrati potessero continuare la sua opera santificatrice
partecipando del suo sacerdozio, in modo che la sua Chiesa fosse governata, ammaestrata
e santificata con un potere divino. Il sacerdozio ministeriale, grazie alla potest sacra
di cui investito, chiamato a servire il popolo sacerdotale specialmente mediante il
sacrificio eucaristico che realizza in nome di Cristo e che offre a Dio in nome di tutta la
comunit cristiana. I fedeli, in virt del loro regale sacerdozio, concorrono a loro volta
allofferta dellEucaristia ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la
preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con labnegazione
e la carit operosa33. Difatti lofferta dei battezzati non potrebbe unirsi oggi allofferta
di Cristo, se non esistesse un sacerdozio ministeriale col compito di rendere presente
oggi tra noi loblazione e il sacrificio di Cristo stesso: quello che avviene nei segni
della celebrazione eucaristica e, in genere, in ogni azione propriamente liturgica.
Risulta chiaro perci che tra sacerdozio battesimale e sacerdozio ministeriale esiste
una profonda differenza, qualitativa e di funzione, fondata sul carattere sacramentale
del battesimo e dellordine. Ma resta chiaro che il sacerdozio ministeriale risponde al
concetto di funzione, in vista e a servizio del sacerdozio battesimale, comune a tutta
la Chiesa, e che quindi ha anche valore di fine34.
32
J. Baehr, Sacerdote, DCBNT, 1622.
33
Cf Lumen Gentium 10.
34
J. Baehr, Sacerdote, DCBNT, 1622.
717