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Raniero Cantalamessa

OB B E D I E N Z A
OBBEDIENZA
RANIERO CANTALAMESSA
OBBEDIENZA
ANCORA
Prima edizione: 1,986.
Sesta edizione rinnovata:. 1997
, Ristampa: 2001.
1997 A N C O R A S.r.1.
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ISBN 88-7610-639*1
Un rinnovamento aellobbeaien:a
nello Spirito
I
Il capitolo 13 dell`epistola ai Romani si apre con
un celebre testo sull`obbedieriza: Ciascuno di-
ce stia sottomesso alle autorita costituite, poi-
ch non c`e autorita se non da Dio e quelle che esi-
stono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppo-
ne all`autorita, si oppone all`ordinamento voluto
da Dio (Rm 13, 1 s). Il seguito del brano, in cui si
parla della spada e dei tributi, come pure il con-
Ironto con altri testi del Nuovo Testamento (cI Tt
3, 1; 1 Pt 2, 13-15), indicano con tutta chiarezza
che l `Apostolo non parla qui dell`autorita in gene-
re, o di ogni autorita, ma esclusivamente dell`auto-
rita civile e statale. Intende dare ai cristiani delle
direttive circa il loro corretto inserimento nel mon-
do esterno, in cui sono chiamati a vivere la loro vo-
cazione. Ci sono traduzioni moderne molto autore-
voli della Bibbia (come quella recente tedesca, Iatta
congiuntamente dalle Chiese cattolica e luterana),
che precisano opportunamente questo senso del te-
sto, traducendo: Ognuno presti la debita obbe-
5
dienza ai rappresentanti dell`autorita statale, poi-
ch non c`e autorita statale che non venga da Dio.
Del resto, cosi era inteso, questo testo, all`inizio,
dai Padri della Chiesa, quando era ancora in atto
l `autorita politica alla quale san Paolo si riIeriva1,
anche se poi lo si e volentieri esteso, di Iatto e in
pratica, a ogni autorita, Iino a Iarne, in molti ma-
nuali, il Iondamento stesso e, per cosi dire, la ]K@#
FL@ BG@PR@^ dell`obbedienza cristiana.
Anche, pero, limitato all`autorita statale, il testo
paolino non ha mai cessato di inquietare proIonda-
mente tutti quelli che hanno cercato di prenderlo
sul serio e di trarne le debite conseguenze, soprat-
tutto dopo che Lutero Iondo su di esso la teoria
dei due regni che mette, in pratica, il potere civi-
le sullo stesso piano della Chiesa, come uno dei
due modi diversi, ma di pari dignita con cui
Dio governa e regge direttamente le cose del mon-
do. Cosi inteso, inIatti, il testo di Romani 13 crea
quello che e stato chiamato il Iatale punto di
compromesso della Iede con questo mondo2 e a-
pre la strada a quella sorta di metaIisica dello stato
che ha portato, spesso, in epoca moderna, a idea-
lizzare e assolutizzare, con conseguenze neIaste,
l`autorita statale. Come si puo aIIermare che ogni
1 Gf IRENEO, Contro. le eresie, V,.24, 1-4; ORIGENE, Commento alla
Lettera ai Romani (PG 14,1226).
2 M. DlBELIUS, Obrigkeit? Bine Frage Autorit? Una domanda],
Berlino, 1959.
6
autorita statale e istituita da Dio, che opporsi ad
essa e opporsi a Dio, senza, con cio, arrestare di
colpo, o rendere incomprensibile, tutto il corso
della storia e l`agire stesso dei cristiani Iino ai no-
stri giorni? E poi come conciliare questa visione
con quella, altrettanto autorevole, di Apocalisse
13, dove, della stessa realta statale di Iatto esisten-
te (che e l `impero di Roma), si dice, con chiarez-
za, che deriva il suo potere da Satana? Non si con-
Ierisce, in tal modo, all`autorita secolare anche
quando si concepisce, essa stessa, senza Dio, o
contro Dio una pericolosa base religiosa, che
vincola le coscienze e di cui essa puo Iare un uso
assai pericoloso? E divenuta ormai notizia di ogni
giorno quella di Iunzionari di regimi politici che,
una volta condotti in giudizio, giustiIicano omicidi`
torture e vessazioni di ogni genere con il Iatto di
avere obbedito alle autorita superiori. :
In realta, sono convinto che non si viene assolu-
tamente a capo di questa diIIicolta, se non si consi-
dera il brano di Paolo alla luce di cio che egli ha
detto, dell`obbedienza, in precedenza e se si Ia di es-
so il Iondamento dell`obbedienza, anzich- come
e in realta un caso particolare nell`ambito di
un`altra obbedienza ben piu essenziale che e l`ob-
bedienza al Vangelo. Dobbiamo percio compren-
dere l `obbedienza cristiana a partire da altre pre-
messe che sono quelle che vedremo permetto-
no poi di comprendere anche questo Iamoso testo.
7
C`e inIatti un`obbedienza che riguarda tutti
superiori e sudditi, religiosi e laici che e la piu
importante di tutte, che regge e viviIica tutte le al-
tre, e questa obbedienza non e l `obbedienza del-
l`uomo all`uomo, ma l `obbedienza dell`uomo a
Dio. Ed e questa obbedienza che vogliamo scopri-
re, o riscoprire, alla scuola di san Paolo e di tutta la
Bibbia. L`obbedienza a Dio e come il Iilo dall`al-
to che regge la splendida tela del ragno appesa a
una siepe. Scendendo giu per quel Iilo, che egli
stesso produce, la bestiola ha costruito tutta la sua
tela, che ora e perIetta e tesa a ogni angolo. Tutta-
via quel Iilo dall`alto che e servito a, costruire la te-
la non viene troncato una volta terminata l `opera,
ma resta. Anzi, e esso che* dal centro, sorregge t u t -
to l`intreccio; senza di esso tutto si aIIloscia. Il ra-
gno si da da Iare per riparare velocemente la sua
tela, se toccata in uno qualsiasi dei suoi punti late-
rali, ma appena viene tagliato quel Iilo dall`alto si
allontana, come se non ci Iosse ormai piu nulla da
Iare. Avviene qualcosa di simile a proposito della
trama delle autorita e delle obbedienze in una so-
cieta, in un ordine religioso, nella Chiesa. L`obbe-
dienza a Dio e il Iilo dall`alto: tutto, si e costruito a
partire da essa; ma essa non puo essere dimentica-
ta neppure dopo che e Iinita la costruzione. In ca-
so contrario, tutto si ripiega su se stesso e si slega.
Occorre Iare, a proposito dell`obbedienza, una
ricapitolazione, cioe secondo il senso classico
dato a questa parola da sant`Ireneo riprendere
le cose alla loro MPHFHLD e ricondurle @Z>SLHRW^$ San-
t `Ireneo ci e di grande aiuto in questo tentativo.
Egli dimostra una particolare sensibilita per il tema
dell`obbedienza e ha, hello stesso tempo, il vantag-
gio di collocarsi di Ironte alla Scrittura con occhi,
per cosi dire, vergini, senza il Iiltro di quelle inter-
pretazioni e deduzioni particolari sull`obbedienza
che verranno in seguito. Egli rappresenta lo stadio
piu antico della Tradizione sull`obbedienza, quello
piu vicino alla sorgente. Sono inIinite, inIatti, le
Iorme e le caratterizzazioni che l`obbedienza ha as-
sunto, in seguito, nella vita della Chiesa. C`e stata
un`obbedienza ecclesiastica e un`obbedienza mona-
stica; all`interno di quest`ultima, c`e stata u n `obbe-
dienza di stampo basiliano, una di stampo paco-
miano, benedettino..; Nel medioevo, si distinguono
un`obbedienza Irancescana, connessa con la pover-
ta, che insiste sull`aspetto di rinnegamento della
propria volonta, e un`obbedienza domenicana, piu
aperta all`apostolato, che Ia leva maggiormente sul
bene comune che si raggiunge con l`unione delle
volonta. Con sant`Ignazio di Loyola, si e accentua-
to, in epoca moderna, il radicalismo dell`obbedien-
za (cieca, come cadavere). Attualmente, dopo il
Concilio, si parla volentieri di obbedienza respon-
sabile, dialogata, o caritativa. Sono state, nel loro
ambiente e nel loro tempo, tutte espressioni auten-
tiche della vitalita della Chiesa e hanno prodotto
9
una Iioritura meravigliosa di opere e di santita. Ma
come in Iebbraio-marzo l `albero da Irutto viene
potato dei rami della precedente stagione, anche se
buona, e ridotto al solo tronco o poco piu, perch
la linIa si raccolga e l `albero sia pronto a una nuo-
va Iioritura in primavera, cosi, a ogni svolta nella
vita della Chiesa, bisogna rimettere a nudo la paro-
la di Dio, per rendere possibile una nuova prima-
vera e una nuova stagione di Irutti.
Le immagini della potatura e della nuova pri-
mavera ]LMTSK TDP^! non sono mie; le ha usate,
per primo, papa Paolo VI, nel discorso di apertura
del secondo periodo conciliare3. Ma una primave-
ra spirituale non puo avvenire che per opera dello
Spirito Santo e inIatti l `immagine della nuova pri-
mavera non Ia che riprendere l `idea cara a papa
Giovanni XXIII di una novella Pentecoste per
la Chiesa. E lo Spirito Santo che rinnova la Iaccia
della terra. Come per il soIIiare del tiepido ven-
to Favonio diceva un Padre della Chiesa , a
primavera, i prati germogliano ovunque, olezzando
di Iiori..., cosi per l `operazione miracolosa dello
Spirito Santo, nascono i bellissimi Iiori della Chie-
sa4. Nella ricorrenza del XVI centenario del con-
cilio ecumenico Costantinopolitano I il concilio
che deIini la divinita dello Spirito Santo , il papa
5AAS 55 (1963) 850 ss.
4 Cf Zeno di Verona, Trattati, 1,33 (CCL 22, p. 84).

Giovanni Paolo II ha scritto, con proIonda verita,


che tutta J `MNDP@ CH PHLLMT@KDLRM CDJJ@ .GHDQ@" che
il concilio Vaticano II ha cosi provvidenzialmente
proposto e iniziato... non puo realizzarsi se non LDJ#
JM :NHPHRM :@LRM" cioe con l`aiuto della sua luce e del-
la sua Iorza5.
Questo principio vale anche per il rinnovamen-
to dell`obbedienza. E stato scritto che, se c`e un
problema dell`obbedienza oggi, esso non e quello
della docilita diretta allo Spirito Santo alla qua-
le, anzi, ognuno mostra di appellarsi volentieri ,
ma e piuttosto quello della sottomissione a una ge-
rarchia, a una legge e a un `autorita umanamente e-
spresse6. Sono convinto anch`io che sia cosi. Ma e
proprio per rendere possibile e Iiorente di nuovo
questa obbedienza concreta alla legge e all`autorita
visibile che dobbiamo ripartire dall`obbedienza a
Dio e al suo Spirito. S`intende, da una TDP@ obbe-
dienza allo Spirito, non da una solamente NPDQSLR@
tale, che lascerebbe, eIIettivamente, le cose come
prima. Non si rinnova inIatti l `obbedienza con la
legge, ma con la grazia; non con la lettera, ma con
lo Spirito. Venendo nel mondo, Gesu non rinno-
vo l`obbedienza umana rinIorzando o perIezionan-
do le leggi gia esistenti pur Iacendo anche que-
5 GIOVANNI P a o l o II, Lettera apostolica 'A concilio Costantinopolita-
no F, in AAS 73 (1981) 521.
6 M.-1. NICOLAS, in Seminarium 19 (1967) 489.

sto , ma donando, a Pentecoste, una legge nuova


e interiore, realizzando la proIezia che dice: Porro
il mio Spirito dentro di voi e vi Iaro vivere secondo
i miei statuti e vi Iaro osservare e mettere in pratica
le mie leggi (Ez 36, 27). E lo Spirito dunque
cioe la grazia che solo puo dare all`uomo, insie-
me con il BMK@LCM" anche la B@N@BHRW di obbedire
agli statuti e alle leggi. E allo Spirito, percio, che
ci aIIidiamo, perch ci conduca per mano nel cam-
mino che: stiamo per intraprendere, per riscoprire
il grande segreto dell`obbedienza.
12
Lobbeaien:a ai Cristo
II
E relativamente semplice scoprire la natura e l `ori-
gine dell`obbedienza cristiana: basta vedere in base
a quale concezione dell`obbedienza Gesu e deIini-
to, dalla Scrittura, l`obbediente. Scopriamo su-
bito, in questo modo, che il vero Iondamento del-
l `obbedienza cristiana non e un`idea di obbedien-
za, ma e un atto di obbedienza; non e un principio
(l`inIeriore deve sottostare al superiore), ma un
evento; non e Iondato su un ordine naturale co-
stituito, ma Ionda e costituisce, esso stesso, un
nuovo ordine; non si trova nella ragione (la ]PDBR@
P@RHM^!" ma nel kerigma, e tale Iondamento e che
Cristo si ]Y Iatto obbediente Iino alla morte (Fil
2, 8); che Cristo imparo l`obbedienza dalle cose
che pati e, reso perIetto, divenne causa di salvezza
per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5, 8-9).
Il centro luminoso, da cui prende luce tutto il di-
scorso sull`obbedienza nell`epistola ai Romani, e
Rm 5, 19: Per l `obbedienza di uno solo tutti sa-
ranno costituiti giusti. L`obbedienza di Cristo e la
13
Ionte immediata e storica della giustiIicazione; le
due cose sono strettamente connesse. Chi conosce
il posto che occupa, nell`epistola ai Romani, l a giu-
stiIicazione, puo conoscere, da questo testo, il p o -
sto che vi occupa l`obbedienza! Per il Nuovo Te-
stamento, l `obbedienza di Cristo non e solo il piu
sublime DQDKNHM di obbedienza, ma e il suo EMLC@#
KDLRM$ Essa e la costituzione del regno di Dio!
Cerchiamo di conoscere la natura di quell`at-
to di obbedienza su cui e Iondato il nuovo ordi-
ne; cerchiamo di conoscere, in altre parole, in che
e consistita l`obbedienza di Cristo. Gesu, da bam-
bino, obbedi ai genitori; poi, da grande, si sottomi-
se alla legge mosaica, al Sinedrio, a Pilato... Ma san
Paolo non pensa a nessuna di queste obbedienze;
pensa invece all`obbedienza di Cristo al Padre.
L`obbedienza di Cristo, inIatti, e considerata l `esat-
ta antitesi della disobbedienza di Adamo: Come
per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati
costituiti peccatori, cosi anche per l `obbedienza di
uno solo tutti saranno costituiti giusti (Rm 5, 19;
cI 1 Cor 15, 22). Anche nell`inno dell`epistola ai
Filippesi l `obbedienza di Cristo Iino alla morte e
alla morte di croce e contrapposta tacitamente al-
la disobbedienza di Adamo che volle Iarsi eguale
a Dio (cI Fil 2, 6 ss). Ma a chi disobbedi Adamo?
Non certo ai genitori, all`autorita, alle leggi... Di-
sobbedi a Dio. All`origine di tutte le disobbedien-
ze c`e una disobbedienza a Dio e all`origine di t u t -
14
te le obbedienze c`e l `obbedienza a Dio. San Fran-
cesco dice che la disobbedienza di Adamo e consi-
stita nelTappropriarsi della sua volonta: Mangia
dell`albero della scienza del bene e del male chi si
appropria della sua volonta7. Si capisce, per con-
trasto, in che cosa e consistita l`obbedienza del
nuovo Adamo. Egli si e espropriato della sua vo-
lonta, si e svuotato DIXLMQDL!+ Non sia Iatta la mia,
ma la tua volonta, ha detto al Padre (Le 22, 42);
e ancora: Non sono venuto per Iare la mia volon-
ta, ma la volonta di colui che mi ha mandato
( G v 6 , 38).
Sant`Ireneo interpreta l`obbedienza di Gesu,; al-
la luce dei carmi del Servo, come una interiore,
assoluta sottomissione a Dio, realizzata in una si-
tuazione di estrema diIIicolta: Quel peccato
scrive v c h e era sorto per opera del legno, venne
abolito per opera dell`obbedienza del legno, poi-
ch, obbedendo a Dio, il Figlio dell`uomo Iu in-
chiodato sul legno, distruggendo l a scienza del ma-
le e introducendo e Iacendo penetrare dentro il
mondo la scienza del bene. Il male e disobbedire a
Dio, come l `obbedire a Dio e il bene. Percio dice il
Verbo, per opera di Isaia proIeta: 'Io non mi ribel-
lo e non contraddico. Ho oIIerto il mio dorso per
le percosse e le mie guance per gli schiaIIi e non ho
7 FRANCESCO d `ASSISI, Ammoni:ioni, II (Tonti francescane |FF|, As-
sisi 1978, n. 146 s).
15
scansato il mio volto dall`obbrobrio degli sputi
(Is 50, 5-6). Dunque, per virtu di quell`obbedienza
che presto sino alla morte, pendente dal legno, dis-
solse quell`antica disobbedienza avvenuta nel le-
gno?. L`opposizione disobbedienza, obbedien-
za e, per il Santo come si vede cosi radicale
e universale, da equivalere aU`opposizione stessa
tra bene e male: il male dice e disobbedire a
Dio e l `obbedire a Dio e il bene.
L`obbedienza ricopre tutta la vita di Gesu. Se
san Paolo e l`epistola agli Ebrei mettono in luce il
posto dell`obbedienza nella KMPRD di Gesu (cI Fil
2, 8; E b 5 , 8), san Giovanni e i Sinottici completano
il quadro, mettendo in luce il posto che l `obbedien-
za ebbe nella THR@ di Gesu, nel suo quotidiano.
Mio cibo u dice Gesu nel Vangelo di Giovan-
ni e Iare la volonta del Padre, e: Io Iaccio sem-
pre le cose che gli sono gradite (Gv 4, 34; 8, 29).
L`obbedienza di Gesu Cristo al Padre si esercita
soprattutto attraverso l`obbedienza alle parole
scritte. Nell`episodio delle tentazioni del deserto,
l`obbedienza di Gesu consiste nel richiamare le pa-
role di Dio e attenersi a esse: Sta scritto!. Le pa-
role di Dio, sotto l `azione attuale dello Spirito, di-
ventano veicoli della vivente volonta di Dio e rive-
lano il loro carattere vincolante di ordini di Dio.
Ecco dove risiede la Iamosa obbedienza del nuovo
8 Ireneo, Dimostra:ione aella preaica:ione apostolica, 34.
!
Adamo nel deserto. Dopo l ?ultimo Sta scritto di
Gesu, Luca prosegue il racconto dicendo che il
diavolo si allontano (Le 4, 12) e che Gesu torno
in Galilea con la potenza dello Spirito Santo (Le
4, 14). Lo Spirito Santo e dato a coloro che si sot-
tomettono a Dio (cI At 5, 32). San Giacomo dice:
Sottomettetevi a Dio, resistete al diavolo, ed egli
Iuggira da voi (Gc 4, 7); cosi e avvenuto nelle ten-
tazioni di Gesu. L`obbedienza di Gesu si esercita,
in modo particolare, sulle parole che sono scritte
di lui e per lui nella legge, nei proIeti e nei salmi
e che egli, come uomo, scopre a mano a mano che
avanza nella comprensione e nel compimento della
sua missione. La concordanza perIetta tra le proIe-
zie dell`Antico Testamento e gli atti di Gesu, che si
nota nella lettura del Nuovo Testamento, non si
spiega dicendo che le proIezie dipendono dagli at-
ti (cioe che esse sono applicazioni Iatte dopo, in
seguito ai Iatti compiuti da Gesu), ma dicendo che
gli atti dipendono dalle proIezie. Gesu ha attua-
to, in obbedienza perIetta, le cose scritte di lui
dal Padre. Quando vogliono opporsi alla sua cat-
tura, Gesu dice: Ma come allora si compirebbero
le Scritture, secondo le quali cosi deve avveni-
re? (Mt 26, 54). La vita di Gesu e come guidata
da una scia luminosa, che gli altri non vedono e
che e Iormata dalle parole scritte per lui; egli desu-
me dalle Scritture il si deve CDH! che regge tutta
la sua vita.
17
La grandezza dell`obbedienza di Gesu, MFFDRRH#
T@KDLRD si misura dalle cose che pati e QMFFDRRH#
T@KDLRD dall`amore e dalla liberta con cui obbedi.
San Basilio distingue tre disposizioni con cui si
puo obbedire: primo, per paura del castigo, ed e la
disposizione degli schiavi; secondo, per desiderio
del premio, ed e la disposizione dei mercenari; ter-
zo, per amore, ed e la disposizione dei Iigli9. In
Gesu riIulge in grado sommo e inIinito l `obbedien-
za Iiliale. Anche nei momenti piu estremi, come
quando il Padre gli porge il calice della passione
da bere, sulle sue labbra non si spegne mai il grido
Iiliale: Abbai Dio mio, Dio mio, perch mi hai
abbandonato?, esclamo sulla croce (Mt 27, 46);
ma aggiunse subito, secondo Luca: Padre, nelle
tue mani aIIido il mio Spirito (Le 23, 46). Sulla
croce, Gesu si abbandono al Dio che lo abbando-
nava! Questa e l`obbedienza Iino alla morte; que-
sta e la roccia della nostra salvezza.
Nell`obbedienza di Gesu, come ce la presenta il
Nuovo Testamento, e dato cogliere il signiIicato
piu pieno e proIondo di questa virtu. Essa non e
una virtu solo KMP@JD" ma anche RDMJMF@JD$ Nella vi-
sione scolastica che si basava su schemi di virtu
desunti da Aristotele e dallo stoicismo , l `obbe-
dienza e connessa con la giustizia; come tale, e po-
sta tra le virtu morali che hanno per oggetto i mez-
9 B a s i l i o M a g n o , Regole ampie, Proemio (PG 31,896).
18
zi, non il Iine, ed e distinta nettamente dalle virtu
teologali Iede, speranza, carita , con le quali
si aderisce invece a Dio in se stesso. Ma per la Bib-
bia, e il Nuovo Testamento in particolare, l `obbe-
dienza, in quanto e principalmente obbedienza a
Dio, e connessa soprattutto con la Iede, Iino a
conIondersi spesso con essa. Riguarda, percio, non
solo i mezzi, ma anche il Iine; Ia aderire a Dio stes-
so, non solo a dei beni intermedi, Iosse pure il be-
ne comune. Per Iede e scritto Abramo,
chiamato da Dio, obbedi (Eb 11, 8). L`obbedien-
za e il tipo di Iede necessario quando la parola ri-
velata non contiene tanto una TDPHRW di Dio da cre-
dere, quanto una TMJMLRW di Dio da compiere. La
Iede, in un altro senso, e obbedienza anche quan-
do ci si presenta come verita da credere, perch la
ragione non l `accetta per la sua DTHCDLV@" ma per la
sua @SRMPHRW$ L`espressione obbedienza alla Iede,
che ricorre spesso in san Paolo, non signiIica solo
obbedire alle cose credute, ma anche obbedire cre-
dendo, con il Iatto stesso di crederle. Sant`Ireneo
esprime concisamente tutto cio, dicendo che cre-
dere e Iare la sua volonta10. I termini stessi con
cui si esprime l`obbedienza sono strettamente im-
parentati con quelli usati per esprimere la Iede:
uno inIatti GUN@IM[M" MA#@SCHPD! signiIica prestare
ascolto e un altro NDHRGMK@H" della stessa radice di
10IRENEO, Contro le eresie, IV, 6,5.
19
NRQRHQ! signiIica lasciarsi persuadere, Iidarsi o aIIi-
darsi.
Dalla parola di Dio, inoltre, scopriamo che l `ob -
bedienza e piu una virtu positiva che negativa. An-
che qui, con l`andare del tempo e con il prevalere
degli interessi ascetici su quelli misterici e kerigma-
tici, l `obbedienza ha Iinito per essere vista soprat-
tutto come virtu negativa o rinnegativa; La sua ec-
cellenza tra le virtu e Iatta derivare dall`eccellenza
del bene al quale con essa si rinuncia, che e il bene
della propria volonta: bene, questo, piu grande
delle cose esteriori, alle quali si rinuncia con la po-
verta, e del proprio corpo, al quale si rinuncia
con la castita. Ma nella visuale biblica, l `elemento
positivo Iare la volonta di Dio e piu impor-
tante che quello negativo non Iare la propria
volonta. Gesu dice: Non la mia, ma la tua volonta
sia Iatta (dove l`accento e tutto sulla seconda par-
te); Mio cibo e Iare la volonta del Padre!; Ecco
io vengo dice ancora a Iare, o Dio, la tua vo-
lonta (Eb 10, 9). La salvezza, inIatti, viene dal Iare
la volonta di Dio, non dal non Iare la propria vo-
lonta. Nel Padre nostro noi chiediamo che sia
Iatta la sua volonta; chiediamo la cosa positiva,
non quella negativa. Nella Scrittura, leggiamo che
Dio vuole l `obbedienza, non il sacriIicio (cI 1 Sam
15, 22; Eb 10, 5-7). Sappiamo, tuttavia, che nel ca-
so di Cristo egli volle anche il sacriIicio e che lo
vuole anche da noi... La spiegazione e che delle due
20
cose, una e il mezzo, l `altra e il Iine; una l`obbe-
dienza Dio la vuole per se stessa; l`altra il sa-
c r i I i c i o la vuole solo indirettamente, in vista
della prima. Il signiIicato della Irase e dunque que-
sto: cio che Dio cerca, nel sacriIicio, e l`obbedien-
za. Il sacriIicio della propria volonta e il mezzo per
arrivare alla conIormita con la volonta diviria. A
chi si scandalizzava come il Padre potesse trovare
compiacimento nel sacriIicio del suo Iiglio Gesu,
san Bernardo rispondeva giustamente: Non Iu- la
morte che gli piacque, ma la volonta di colui che
spontaneamente moriva11. Non e dunque tanto la
KMPRD di Cristo che ci ha salvato, quanto la sua MA#
ADCHDLV@ Iino alla morte.
E vero che le due cose il non Iare la propria
volonta e il Iare la volonta di Dio sono stret-
tamente interdipendenti; esse non sono pero identi-
che e coestensive. Il non Iare la propria volonta non
e, per se stesso e sempre, un Iatto salviIico, come lo
e il Iare la volonta di Dio. Il motivo positivo del-
l`obbedienza si estende molto piu in la di quello ne-
gativo. Dio puo chiedere cose che non hanno per
scopo quello di Iar rinnegare la propria volonta, ma
quello di provare e aumentare la Iede e la carita. La
Bibbia chiama obbedienza quella di Abramo che
porta a immolare il Iiglio (cI Gn 22, 18), anche se
11 BERNARDO DI C h i a r a v a l l e , L errore ai Abelarao, 8, 21 (PL 182,
1070).
21
non si trattava di Iar rinnegare ad Abramo la sua
volonta, ma di mettere alla prova la sua Iedelta. Lo
scopo di tutto inIatti e riportare la liberta umana ad
aderire liberamente a Dio, cosicch un solo volere
torni a regnare nell`universo, come prima del pec-
cato, quello di Dio. Nell`obbedienza avviene gia, in
qualche modo, il ritorno delle creature a Dio. In
cima a tutte le motivazioni bibliche dell`obbedien-
za, piu in alto della Iede stessa, c`e la carita. L`obbe-
dienza e il si nuziale della creatura al suo Creato-
re, nel quale si opera Iin d `ora, sebbene in maniera
imperIetta, l `unione Iinale delle volonta che costi-
tuisce l `essenza della beatitudine eterna. Nell`ob-
bedienza diceva un Padre del deserto si attua
la somiglianza con Dio e non solo l`essere a imma-
gine di Dio12. Per il Iatto che esistiamo, noi siamo
a immagine di Dio, ma per il Iatto che obbedia-
mo, siamo anche a sua somiglianza, nel senso che,
obbedendo, ci conIormiamo alla sua volonta e di-
ventiamo, per libera scelta, quello che egli e per na-
tura. Somigliamo a Dio perch vogliamo le stesse
cose che vuole Dio.
12 Diadoco DI Fotica, Cento capitoli, 4 (SCh 5, p. 86).
22
i n
Lobbeaien:a come gra:ia.
il battesimo
Nel capitolo quinto dell`epistola ai Romani, san
Paolo presenta Cristo come il capostipite degli ob-
bedienti, in opposizione ad Adamo che Iu il capo-
stipite dei disobbedienti. La sua obbedienza, in
vita e in morte, costituisce abbiamo detto il
nuovo Iondamento e il criterio della virtu dell`ob-
bedienza. Nel capitolo successivo, il sesto, l`Apo-
stolo rivela in che modo noi entriamo nella sIera di
questo avvenimento e cioe attraverso il battesimo.
Come sempre, attraverso il Q@BP@KDLRM" noi entria-
mo in contatto con J `DTDLRM$ Possiamo paragonare
l `obbedienza di Cristo a una potente cascata d`ac-
qua che ha azionato u n `immensa centrale elettrica;
da essa e partita una linea carica di energia che at-
traversa, nella Chiesa, la storia. Ma non basta che
una linea elettrica le passi accanto, perch una casa
riceva energia e luce; occorre collegarsi con essa at-
traverso un Iilo. Questo avviene, sul piano spiritua-
le, con il battesimo. Il battesimo e il momento in
cui ogni singolo uomo entra in contatto con la cor-
23
rente di grazia che viene dal mistero pasquale di
Cristo e dentro di lui si accende la nuova vita.
Il battsimo ha, per d `obbedienza cristiana, un
signiIicato eccezionale, che e'andato quasi del tutto
smarrito nella catechesi. San Paolo pone anzitutto
un principio: se tu ti poni liberamente sotto la giu-
risdizione di qualcuno, sei tenuto poi a servirlo e a
obbedirgli: Non sapete voi che, se vi mettete sot-
to l `obbedienza di qualcuno per servirlo, siete servi
di colui sotto la cui obbedienza vi siete messi: sia
del peccato per la morte, sia dell`Obbedienza per
la giustizia? (Rm 6, 16). (Nell`ultimo caso, ho
scritto obbedienza con la lettera maiuscola, perch
non si tratta piu dell`obbedienza in astratto, ma
dell`obbedienza di Cristo o, addirittura, di Cristo
l`obbediente). Ora, stabilito il principio, san Paolo
ricorda il Iatto: i cristiani, si sono; in realta, libera-
mente messi sotto la giurisdizione di Cristo, il gior-
no che, nel battesimo, lo hanno accettato come lo-
ro Signore: Voi eravate schiavi del peccato, ma
avete obbedito di cuore all`insegnamento nella Ior-
ma in cui vi e stato trasmesso, e cosi, liberati dal
peccato, siete diventati servi della giustizia (Rm
6; 17). Nel battesimo e avvenuto un cambiamento
di padrone, un passaggio di campo: dal peccato alla
giustizia, dalla disobbedienza all`obbedienza, da A-
damo a Cristo. La liturgia ha espresso tutto cio, at-
traverso l`opposizione: Rinuncio Credo~~. Nel-
l`antichita, esistevano, in alcuni rituali battesimali,
24
dei gesti drammatici, che visualizzavano, per cosi
dire, questo avvenimento interiore. Il battezzando
si voltava prima verso occidente, considerato sim-
bolo delle tenebre, e Iaceva segno di ripudio, e di
allontanamento verso Satana e le sue opere; quindi
si voltava verso oriente, simbolo della luce, e, in-
chinandosi proIondamente, salutava Cristo come
suo nuovo Signore. Avveniva come quando, in una
guerra tra due regni, un soldato abbandona l`eser-
cito del tiranno per unirsi a quello del liberatore.
L`obbedienza e dunque, per la vita cristiana,
qualcosa di costitutivo; e il risvolto pratico e neces-
sario dell`accettazione della signoria di Cristo. Non
c`e signoria in atto, se non c`e, da parte dell`uomo,
obbedienza. Nel battesimo noi abbiamo accettato
un Signore, un 4UPHMQ" ma un Signore obbedien-
te, uno che e diventato Signore proprio a causa
della sua obbedienza (cI Fil 2, 8-11), uno la cui si-
gnoria e, per cosi dire, sostanziata di obbedienza.
L`obbedienza, in questa visuale, non e tanto QSCCH#
R@LV@" quanto piuttosto QMKHFJH@LV@, obbedire a un
tale Signore e somigliargli, perch anche lui ha ob-
bedito. Troviamo una splendida conIerma del pen-
siero paolino, su questo punto, nella prima lettera
di Pietro. I Iedeli si legge all`inizio della lettera
sono stati eletti secondo la prescienza di Dio
Padre, mediante la santiIicazione dello Spirito, per
obbedire a Gesu Cristo (1 Pt 1, 2). I cristiani sono
stati eletti e santiIicati per obbedire; la vocazione
25
cristiana e una vocazione all`obbedienza! Poco piu
avanti, nello stesso scritto, i Iedeli sono deIiniti, con
una Iormula assai suggestiva, Iigli dell`obbedien-
za: Come Iigli dell`obbedienza RXIL@ GUN@IMYQ!"
non conIormatevi ai desideri di un tempo (1 Pt
1, 14). Non e suIIiciente tradurre l `espressione con
Iigli obbedienti (come se si trattasse di un sem-
plice ebraismo), perch qui si Ia riIerimento al bat-
tesimo, come mostra chiaramente il contesto. Fi-
gli dell`obbedienza e l `equivalente di santiIicati
dall`obbedienza che si legge immediatamente do-
po (cI 1 Pt 1, 22). Il-contesto non e dunque asce-
tico, ma misterico; l `apostolo sta parlando della
rigenerazione mediante la parola di Dio (cI 1 Pt
1, 23). I cristiani sono Iigli dell`obbedienza, perch
nati dall`obbedienza di Cristo e dalla propria deci-
sione di obbedire a Cristo. Come i pesciolini, nati
nell`acqua, :non possono sopravvivere se non nel-
1-acqua, cosi i cristiani, nati dall`obbedienza, non
possono vivere spiritualmente, se non rimanendo
nell`obbedienza, cioe in uno stato di costante e
amorosa sottomissione a Dio, in contatto con il mi-
stero pasquale di Cristo. Il contatto sacramentale
con l`obbedienza di Cristo non si esaurisce, inIatti,
con il battesimo, ma si rinnova quotidianamente
neU`Eucaristia. Celebrando la S. Messa, noi Iaccia-
mo memoria e piu che memoria --- dell`obbe-
dienza di Cristo Iino alla morte; ci rivestiamo
della sua obbedienza come di un manto di giustizia
26
e con essa ci presentiamo al Padre come Iigli del-
l`obbedienza. Ricevendo il corpo e il sangue di
Cristo, ci nutriamo della sua obbedienza.
Scopriamo, da cio, che l `obbedienza, prima che
virtu, e dono, prima che legge, e grazia. La diIIe-
renza tra le due cose e che la legge CHBD di Iare,
mentre la grazia CML@ di Iare. L`obbedienza e anzi-
tutto opera di Dio in Cristo, che poi viene additata
al credente perch, a sua volta, la esprima nella vi-
ta con una Iedele imitazione. Noi non abbiamo, in
altre parole, solo il CMTDPD di obbedire-, ma abbia-
mo ormai anche la FP@VH@ di obbedire!
L`obbedienza cristiana si radica, dunque, nel
battesimo; per il battesimo tutti i cristiani sono vo-
tati all`obbedienza, ne hanno Iatto, in certo senso,
voto. Quando si dice oggi che la proIessione reli-
giosa si Ionda sul battesimo, che essa e una esplici-
tazione del battesimo e un prendere particolarmen-
te a cuore le sue implicazioni13, si dice una cosa ve-
rissima. Per molti secoli, prima che si aIIermasse
l`idea di voto religioso e di stato religioso (co-
sa, questa, che avvenne a medioevo inoltrato),: l `in-
tento con cui si entrava nella vita consacrata era so-
lo quello di osservare meglio e piu radicalmente le
esigenze della vita cristiana. San Basilio chiamava i
monaci semplicemente i cristiani. Al suo tempo
(come sta tornando a essere nel nostro tempo!), la
135SKDL FDLRHSK" n. 44.
27
separazione veramente rilevante non era quella tra i
monaci e il resto della'comunita ecclesiale, ma era
la separazione tra questa comunita, presa bel suo
insieme, e il mondo esterno che non viveva secondo
il Vangelo14. La parola di Dio ci spinge a riscoprire
oggi questo Iondamento comune a tutti i cristiani;
ci spinge a ricercare cio che unisce, piu d i e cio
che divide e questo non solo nei rapporti tra le va-
rie Chiese, ma anche tra categoria e categoria all`in-
terno della Chiesa, Cio che ci unisce tutti, inIatti, e
l `essenza, mentre cio che ci distingue e solo il modo
di viverla. , : ;
Questa riscoperta dell`obbedienza Iondamenta-
le aiuta enormemente gli stessi PDJHFHMQH$ Essi pren-
dono, inIatti, sempre piu coscienza oggi che il rin-
novamento dell`obbedienza non viene dal perIe-
zionare all`inIinito le proprie leggi e costituzioni e
neppure viene da un semplice ritorno alle proprie
Ionti se si intendono queste come le Ionti del
proprio particolare ordine religioso , ma viene
solo dallo Spirito che opera nella Parola e nei sa-
cramenti; viene dal ritornare alla Ionte delle Ion-
ti, cioe a Cristo. La legge dice san Giovanni
Iu data per mezzo di Mose, ma la grazia e la ve-
rita vennero per mezzo di Gesu Cristo (Gv 1, 17):
questa parola e ancora vera e vuol dire che la JDFFD"
14Cf BASILIO MAGNO, Opere ascetiche, a cura di U. Neri, UTET, To-
rino 1980, p. 45.
28
o la regola, di obbedire Iu data a noi per mezzo di
Basilio, o di Benedetto, o di Francesco, o di Igna-
zio, o di Teresa...; ma c h e la FP@VH@ di obbedire vie-
ne a noi come venne a loro solo da Gesu Cri-
sto. San Paolo dice che non e l`essere circoncisi o
incirconcisi che conta, ma Tessere nuova creatu-
ra (cI Gal 6, 15); allo stesso modo, non e Tessere
laico o chierico, Tessere di un ordine religioso
piuttosto che di un altro, che conta, ma Tessere
nuova creatura. Tutto il resto conta e moltissi-
mo , se c`e questo; se no, non conta nulla. I colo-
ri esistono e sono meravigliosi, ma solo se c`e la lu-
ce che li produce e li anima... ;
La riscoperta di questo dato comune a tutti,
Iondato sul battesimo, viene, incontro, ancor piu, a
un bisogno vitale dei J@HBH nella Chiesa. Il concilio
Vaticano II ha enunciato;il principio della univer-
sale chiamata alla santita del popolo di D i o 1` e,
siccome non si da santita senza obbedienza, dire
che tutti i battezzati sono chiamati alla santita e co-
me dire che tutti sono chiamati all`obbedienza, che
c`e anche una universale chiamata all`obbedienza...
Bisogna pero che ora venga presentata ai battezzati
una santita e un`obbedienza Iatta anche per
loro, non segnata da caratteri troppo particolari,
n legata a condizioni, stati e tradizioni troppo lon-
tani dalla loro vita. E questa santita, nel suo ele-
155SKDL FDLRHSK" n. 40.
29
mento oggettivo, non puo essere che quella essen-
ziale tracciata dalla parola di Dio e Iondata sul b at-
tesimo. San Paolo, nella sua parenesi, delinea una
vita di perIezione altissima, Iatta di carita, umilta,
servizio, purezza, sacriIicio, obbedienza, ma che e
desunta da niente altro che dal battesimo.
30
Lobbeaien:a come aovere.
il senso ai Romani 13, 1-7
IV
Nella prima parte dell`epistola ai Romani, san Pao-
lo ci presenta Gesu Cristo come dono da acco-
gliere con la Iede, mentre nella seconda parte
quella parenetica ci presenta Cristo come mo-
dello da imitare con la vita. Questi due aspetti
della salvezza, sono presenti anche all`interno delle
singole virtu o Irutti dello Spirito. In ogni virtu cri-
stiana, c`e un elemento misterico e un elemento a-
scetico, una parte aIIidata alla grazia e una parte
aIIidata alla liberta. C`e un`obbedienza impressa
in noi e un `obbedienza espressa da noi. Ora e
venuto il momento di considerare questo secondo
aspetto, cioe la nostra Iattiva imitazione dell`obbe-
dienza di Cristo. L`obbedienza come dovere. Gra-
zie alla venuta di Cristo, la legge e diventata gra-
zia; ma in seguito, grazie alla venuta dello Spirito
Santo, la grazia e divenuta legge, la legge dello
Spirito.
Appena si prova a ricercare, attraverso il Nuovo
Testamento, in che cosa consiste il dovere dell`ob-
31
bedienza, si Ia una scoperta sorprendente e cioe
che l `obbedienza e vista quasi sempre come obbe-
dienza a Dio. Si parla, certamente, anche di tutte le
altre Iorme di obbedienza: ai genitori, ai padroni,
ai superiori, alle autorita civili, a ogni umana isti-
tuzione (1 Pt 2, 13), ma assai meno, spesso e in
maniera molto meno solenne. Il sostantivo stesso
obbedienza GUN@IMY! che e il termine piu
Iorte e usato sempre e solo per indicare l `obbe-
dienza a Dio o, comunque, a istanze che sono dalla
parte di Dio, eccetto in un solo passo dell`epistola
a Filemone dove esso indica l`obbedienza all`Apo-
stolo. San Paolo parla di obbedienza alla EDCD (Rm
1, 5; 16, 26), di obbedienza all`HLQDFL@KDLRM (Rm
6, 17), di obbedienza al =@LFDJM (Rm 10, 16; 2 Ts
1, 8), di obbedienza alla TDPHRW (Gal 5, 7), di obbe-
dienza a .PHQRM (2 Cor 10, 5). Troviamo lo stesso
linguaggio anche altrove: gli Atti degli apostoli
parlano di obbedienza @JJ@ EDCD (At 6, 7), la prima
lettera di Pietro parla di obbedienza a .PHQRM (1 Pt
, 2) e di obbedienza alla TDPHRW (1 Pt , &&!$
Cosa vogliono dire tutte queste espressioni, lo si
capisce Iacilmente se partiamo dal testo di Galati.
Correvate cosi bene, chi vi ha tagliato la strada
che non obbedite piu alla verita? (Gal 5, 7). L`A-
postolo si rivolge qui ai giudaizzanti, cioe a coloro
che Iacevano dell`obbedienza alla legge e alle sue
prescrizioni il loro ideale irrinunciabile. Cosa vuol
dire dunque che i Galati non obbediscono alla
32
verita? Vuol dire che obbediscono alla legge, an-
zich al Vangelo. La verita, la Iede, il Vangelo, Cri-
sto sono tutte espressioni che indicano una stessa
realta. La loro caratteristica comune e di essere
delle istanze divine, non umane. In Cristo si e ma-
niIestata una nuova volonta di Dio, che e il compi-
mento di tutte le precedenti; continuare a obbedi-
re al vecchio ordine e ormai disobbedire. Attenersi
alla vecchia obbedienza sarebbe Iare come il sud-
dito che, ricevuto all`inizio del suo noviziato un or -
dine dal suo superiore, pretendesse di continuare a
eseguirlo per tutto il resto della vita, nonostante
che il superiore stesso gli chieda ora di cambiare
e di Iare u n `altra cosa. L`obbedienza alla verita e
l`obbedienza alla novita, l `obbedienza al Nuovo
Testamento!
In questo quadro di pensiero, trova la sua spiega-
zione anche il controverso testo di Romani 13, 1-7,
sull`obbedienza alle autorita civili, che e venuto ora
il momento di riprendere in esame, anche se questo
interrompera, per un momento, il tono spirituale
delle nostre considerazioni. San Paolo, come gli al-
tri apostoli, proviene dal mondo giudaico e porta
con s i problemi e la mentalita di quel mondo, co-
me dimostra il suo continuo riIarsi alla situazio-
ne di Israele, nel corso della lettera ai Romani.
I giudei sono i suoi consanguinei secondo la car-
ne. Egli vede il mondo con occhi di giudeo, anche
se con occhi illuminati ora da Cristo. E sempli-
33
cernente impensabile che egli, intorno al 58 d.C.,
potesse parlare dell`autorita politica esistente (per-
ch e di essa che parla!), prescindendo dalla situa-
zione incandescente che esisteva, in quel momento,
nel mondo giudaico. Era il momento in cui stava
maturando la rivolta aperta contro Roma, capeggia-
ta dagli zeloti, che doveva portare alla distruzione
di Gerusalemme. L`ipotesi che l`Apostolo, con le
sue parole sullo stato, intenda semplicemente porre
un Ireno ai cristiani entusiasti che si credevano
dispensati da ogni dipendenza (l`ipotesi, cioe, che
Paolo intenda combattere solo una Ialsa idea della
liberta cristiana) non e suIIiciente a spiegare tutto,
dal momento che ritroviamo, in sostanza, le stesse
idee in altri testi del Nuovo Testamento, dove lo
sIondo non e certamente quello di una Chiesa en-
tusiasta, ma quello di una Chiesa perseguitata. Le
parole dell`Apostolo -come quelle, del tutto ana-
loghe, della prima lettera di Pietro (2, 13) - sono
dettate, dunque, anzitutto da una preoccupazione
pastorale. Si trattava di collocare la nascente co-
munita cristiana al di Iuori di un conIlitto che ne
avrebbe compromesso irrimediabilmente la tran-
quillita e il carattere universale. L`Apostolo invita a
pregare per il re e per quelli che stanno al potere,
perch dice possiamo trascorrere una vita
calma e tranquilla (1 Tm 2, 2).
L`obbedienza allo stato, inculcata da Paolo, e
dello stesso ordine e si spiega con gli stessi presup-
34
posti dell`obbedienza ai padroni, raccomandata
agli schiavi: Schiavi, obbedite in tutto ai vostri pa-
droni secondo la carne (Col 3, 22). Nella prima
lettera di Pietro le due obbedienze sono menziona-
te una di seguito all`altra, come Iacenti parte di
uno stesso Iondamentale dovere: State sottomessi
a ogni istituzione umana per amore del Signore, sia
al re come sovrano, sia ai governatori... Servi, state
sottomessi con proIondo rispetto ai vostri padro-
ni (1 Pt 2, 13-18). Anche di questa seconda obbe-
dienza si dice che e volonta di Dio e che deve
essere Iatta di cuore, non per Iorza (cI EI 6, 5-6).
La schiavitu e accettata come un dato di Iatto in
questo mondo che passa (cI 1 Cor 7, 20-24.31), co-
me qualcosa che la Chiesa ha trovato nel suo veni-
re all`esistenza allo stesso modo che ha trovato
lo stato romano e che non si sente chiamata, al-
meno per il momento, date le sue possibilita con-
crete e la priorita del suo compito spirituale, a met-
tere in discussione e a mutare. Ma essa non ha piu
lo stesso senso di prima, perch nell`ordine nuovo,
instaurato da Cristo, c`e un nuovo tipo di liberta e
un nuovo tipo di schiavitu o di obbedienza, rispet-
to ai quali padroni e schiavi sono sullo stesso pia-
no e ricevono entrambi la stessa eredita (cI 1 Cor
12, 13; Gal 3, 28; EI 6, 5`9; Col 3, 11. 24), Non e
detto, con cio, che Paolo metta lo stato sullo stesso
piano della schiavitu; vuole dire soltanto che l`Apo-
stolo considera lo stato dallo stesso punto di vista
35
da cui considera la schiavitu, cioe dalla situazione
nuova creata dall`awento della signoria di Cristo,
senza entrare nel merito speciIico della loro natura
o legittimita. Quello che a Paolo preme mettere in
chiaro e che si puo appartenere alla comunita della
salvezza anche nella sottomissione ai padroni e alle
autorita; anzi che questo e richiesto nell`interesse
stesso della comunita.
La cosa che mi sembra piu importante mettere
in luce e che, neU`assumere questa posizione di ob-
bedienza a un potere politico straniero, l`Apostolo
si inserisce in una RP@CHVHMLD NPMEDRHB@ ben precisa,
che riguarda;l`atteggiamento verso il potere di Ba-
bilonia al tempo dell`esilio. Se e vero percio, come
e stato notato, che: nel nostro testo Paolo si espri-
me, nei riguardi dello stato, con un linguaggio pro-
Iano ellenistico-romano, si deve precisare che pro-
Iano ed ellenistico-romano e solo il linguaggio,
perch l`idea di Iondo e invece squisitamente bibli-
ca. E impossibile non vedere un rapporto tra le pa-
role di Paolo in Romani 13, 1-7 e queste parole ri-
volte da Dio al popolo, per bocca di Geremia, nel-
l`imminenza dell`esilio: Io ho Iatto la terra, l `uomo
e gli animali che sono sulla terra, con grande poten-
za e con braccio potente e li do a chi mi piace. Ora
ho consegnato tutte quelle regioni in potere di Na-
bucodonosor re di Babilonia, mio servo; a lui ho
consegnato perIino le bestie selvatiche perch lo
servano. Tutte le nazioni saranno soggette,a lui, a
36
suo Iiglio e al nipote, Iinch anche per il suo paese
non verra il momento. Allora molte nazioni e re
potenti lo assoggetteranno. La nazione o il regno
che non si assoggettera a lui, Nabucodonosor, re di
Babilonia, e che non sottoporra il collo al giogo del
re di Babilonia, io li puniro con la spada, la Iame,
la peste dice il Signore Iinch non li avro con-
segnati in suo potere. Voi non date retta ai vostri
proIeti n ai vostri stregoni, che vi dicono: Non
sarete soggetti @J re di Babilonia! Costoro vi predi-
cono menzogne per allontanarvi dal vostro paese e
perch io vi disperda e cosi andiate in rovina. Inve-
ce io lascero stare tranquilla sul proprio suolo
dice il Signore la nazione che sottoporra il collo
al giogo del re di Babilonia e gli sara soggetta, essa
lo coltivera e lo abitera (Ger 27, 5-11). La perti-
nenza di questo rimando e conIermata anche dalla
prima lettera di Pietro, dove si parla di Roma come
della nuova Babilonia (cI 1 Pt 5, 13) e dove, ciono-
nostante, si prescrive di obbedire al potere del suo
sovrano e dei suoi governatori (cI 1 Pt 2,13-14).
L`atteggiamento del nuovo e deIinitivo resto di
Israele, che e la Chiesa, e modellato dunque su
quello del resto, che, al tempo dell`esilio, obbe-
disce a Dio e al proIeta. Obbedire al re di Babilo-
nia e la condizione per rimanere tranquilli nel
proprio suolo; opporsi, in questo momento, al re
di Babilonia e opporsi a Dio ed esporsi alla spa-
da. Anche il tema paolino della preghiera per il
37
re e per quelli che stanno al potere (1 Tm 2, 1-2)
si ritrova in questa tradizione proIetica. Nella lette-
ra che Geremia scrive agli esiliati, Dio ordina di
costruire case e abitarle, di prendere moglie, di
mettere al mondo Iigli, di cercare il benessere del
paese in cui sono stati deportati e di pregare il Si-
gnore per esso, perch dal suo benessere dipende
anche il loro benessere (cI Ger 29, 4-7). Tutto que-
sto Iinch non saranno passati i giorni di Babilo-
nia. Babilonia e un inconsapevole e occasionale
strumento della disposizione di Dio a Iavore del
suo popolo, per puriIicarlo. Quello che si dice non
serve a dare un Iondamento divino all`autorita di
Babilonia, che resta quello che e, cioe un pote-
re succeduto a un altro, nel vario intrecciarsi delle
Iorze umane buone e cattive, e al quale, a sua vol-
ta, ne succedera un altro. Un proIeta posteriore a
Geremia, il Deuteroisaia, rimanendo nella stessa
visuale biblica, di li a poco, dira che Dio ora ha as-
soggettato i re al distruttore di Babilonia, a Ciro, e
che e lui, ora, lo strumento dei suoi piani, al quale
si deve obbedire (cI Is 41, 1 ss; 45, 1 ss). Questo
spiega l`alternarsi, nello stesso proIeta, di inviti a
obbedire a Babilonia e di invettive contro Babilo-
nia, unite a previsioni della sua inevitabile caduta.
Un tale atteggiamento ambivalente si riscontra an-
che negli autori del Nuovo Testamento, nei con-
Ironti della nuova Babilonia che e Roma. Ma l`im-
portante e che tutti gli autori del Nuovo Testamen-
38
to sono concordi nello stabilire quello che spetta ai
cristiani in questa situazione, cioe sottomettersi, se
e necessario, Iino al martirio, come aveva Iatto Ge-
su. L`idea di dare un Iondamento divino all`auto-
rita politica di Iatto esistente era estranea alla
mente di Paolo, come lo era per Geremia quella di
dare un Iondamento divino al potere di Babilonia.
L`Apostolo, sulla linea dei proIeti, da un Ionda-
mento divino all`obbedienza dei cristiani allo stato,
piu che all`autorita dello stato; Ionda il dovere di
obbedire allo stato, piu che il diritto dello stato a
essere obbedito. Quest`ultima cosa e lasciata da
decidere in base ad altri criteri e valutazioni, che
oggi potremmo chiamare laici.
Ma nel testo di Romani 13 non e riIlessa solo
una tradizione proIetica vetero-testamentaria; c`e
riIlessa anche una RP@CHVHMLD DT@LFDJHB@" precisa-
mente il detto di Gesu sul tributo: Rendete a Ce-
sare cio che e di Cesare e a Dio cio che e di Dio
(Me 12, 17). Questo detto e sottinteso nel nostro
testo, dove Paolo dice di rendere a ciascuno cio che
gli e dovuto: a chi il tributo, il tributo (Rm 13, 7).
Qui si opera un salto rispetto agli stessi proIeti del-
l `Antico Testamento e l `obbedienza all`autorita po-
litica appare come un caso particolare di quella che
l`Apostolo chiama l `obbedienza al Vangelo. Con
Gesu, e venuto il regno di Dio ed e venuto in un
modo diverso da come i contemporanei si aspetta-
vano. E un regno che non si identiIica con il regno
39
politico, ma e di natura diversa, poich non e di
questo mondo. Ne deriva che l`appartenenza a
questo Regno non e incompatibile con l`apparte-
nenza e l `obbedienza a un regno terreno, come
l `appartenenza e l `obbedienza a un regno terreno
non sono incompatibili con l `adesione a questo
nuovo Regno. In un certo senso, si puo dire che
l`intenzione principale dell`Apostolo, in Romani 13,
non e quella di inculcare ai cristiani che CDTMLM ob-
bedire allo stato, quanto diinculcare che NMQQMLM
obbedire allo stato.
Il Vangelo ha creato una situazione tutta nuova,
che esige, da parte del popolo eletto, una conver-
sione proIonda per essere accettata. Cade una con-
vinzione che e radicata nel cuore di ogni ebreo del
tempo e cioe che il potere straniero usurpa i diritti
di Dio su Israele ed e quindi contro Dio. San Pao-
lo proveniva dal gruppo di quegli stessi Iarisei che,
nel Vangelo, pongono a Gesu la domanda sulla li-
ceita del tributo a Cesare, sperando di ottenere da
lui una risposta negativa (cI Mt 22, 15). Dice, anzi,
lui stesso che superava nel giudaismo la maggior
parte dei suoi coetanei e connazionali, accanito co-
m`era nel sostenere le tradizioni dei padri (cI Gal
1, 13-14). Egli, che ha vissuto in prima persona la
conversione dalla legge alla grazia (cI Fil 3, 7 ss), ha
dunque vissuto in prima persona anche quest`altra
conversione, connessa con la prima, che e la con-
versionepsicologica dall`ostilita all`obbedienza ver-
40
so la dominazione politica straniera su Israele. La
sottomissione e il lealismo verso lo stato sono una
conseguenza, secondaria ma coerente; del passag-
gio dalla legge alla grazia, dalla circoncisione alla
non-drconcisione; in breve, dall`lsraele secondo
la carne all`Isracle di Dio. Non serve appellarsi
al Iatto che Paolo era cittadino romano e che que-
sto poteva Iavorire il suo atteggiamento positivo,
perch si e visto che la stessa posizione si trova an-
che nella prima lettera di Pietro e in scritti poste-
riori dello stesso Paolo, quando la Chiesa ha co-
minciato a Iare la' propria esperienza negativa del
potere politico.
Letto nel suo vero contesto storico, il testo pao-
li no sull`obbedienza all`autorita dello stato rivela il
suo carattere proIondamente innovatore: si tratta
dell`obbedienza alla novita e al cambiamento che e
la piu diIIicile di tutte. E un passaggio lacerante a
un altro genere di umanita.
Non tutti hanno obbedito al Vangelo, si la-
menta TApostolo (cI Rm 10, 16; 1 Ts 1, 8), inten-
dendo per obbedienza al Vangelo non solo e
non tanto l`obbedienza al BMLRDLSRM del Vangelo,
ma anche e soprattutto l `obbedienza al E @ R R M del
Vangelo, cioe alla situazione nuova da esso creata,
con la sua semplice comparsa.
L`obbedienza all`autorita, come e Iormulata da
Paolo in Romani 13, 1-7, lungi dunque dal Iavorire
il mantenimento dello ]QR@RSQ OSM^" Y" al contrario,
41
l`obbedienza richiesta nei momenti in cui avvengo-
no dei mutamenti proIondi nell`assetto delle cose.
E l`obbedienza che tende non tanto a mantenere
un vecchio regime, quanto a riconoscere l`esistenza
di uno nuovo e sottomettervisi. Cosi suonavano le
parole di Paolo, ascoltate allora dai cristiani. Que-
sta obbedienza non si Ionda tanto sull`idea di un
ordine costituito, naturale o divino che sia, quan-
to piuttosto sulla percezione dell`attuale e vivente
volonta di Dio, alla luce del Vangelo.
In questa lettura proIetica ed evangelica, lo sta-
to rientra perIettamente nella categoria di quelle
realta terrene, di cui la costituzione 2@SCHSK DR
QNDQ del concilio Vaticano II aIIerma l `autonomia e
la laicita, dicendo che esse ricavano dalla propria
condizione di creature la loro consistenza, verita,
bonta, le loro leggi proprie e il loro ordine, pur
ribadendo che esse restano sempre dipendenti da
Dio e sottoposte al suo giudizio16.
Parlavo di una conversione e obbedienza alla
novita. I cristiani si troveranno, essi stessi, davanti
alla necessita di una tale obbedienza e conversione,
quando, con le invasioni barbariche e il sacco di
Roma, si trovarono a dover passare da un assetto
all`altro del mondo, lasciandosi alle spalle l`impero
di Roma, nel quale si erano ormai integrati. Si ripe-
terono, allora, il dramma e lo sconcerto vissuto al-
16CI 2@SCHSK DR QNDQ" nn. 35-36.
42
l `origine, nel passaggio dal mondo giudaico a quel-
lo romano; si penso di nuovo alla Iine del mondo e
ci volle un altro uomo della statura di san Paolo
sant`Agostino per rasserenare le coscienze e
spingere avanti nel cammino, ricordando, nel mu-
tato contesto storico, che il regno di Dio non e il
regno di Cesare, che la citta di Dio non si identi-
Iica con quella dell`uomo e puo sopravvivere, per-
cio, a tutte le vicissitudini di quest`ultima. Un tipo
di obbedienza e di conversione alla novita, simile a
questo, si pone probabilmente anche oggi, di Iron-
te ad alcune grosse novita della storia, causate dal-
la Iine del regime di cristianita, e ad alcuni mu-
tamenti proIondi introdotti dal Concilio, e chissa
se Dio ci trova piu pronti a obbedire dei cristiani
del V secolo...
43
Lobbeaien:a a Dio
nella vita cristiana

Dopo questa specie di parentesi sull`obbedienza ai


poteri civili, resa necessaria dall`autorita del testo di
Romani 13, 1-7 e dal Iraintendimento al quale esso
e esposto, ritorniamo ora a cio che ci interessa piu
da vicino, cioe come imitare l`obbedienza di Cri-
sto. A prima vista, sorge un`obiezione: quale rap-
porto, inIatti, puo esistere tra l`obbedienza di Gesu
e la nostra, se, apparentemente, cambia il termi-
ne ultimo dell`obbedienza? L`obbedienza di Gesu
consisteva nel Iare la volonta del Padre, mentre
l `obbedienza raccomandata a noi credenti consiste
abbiamo visto nell`obbedire al Vangelo, cioe
a Cristo. La risposta e evidente; proprio questa e
ora la volonta del Padre: che si obbedisca al suo Fi-
glio! Avendo compiuto perIettamente la volonta
del Padre, Cristo e, ormai, anche come uomo, la
personiIicazione stessa della volonta di Dio. La sua
vita e la sua parola e la Iorma concreta che ha as-
sunto per noi la vivente volonta di Dio. Gesu di-
ce l`epistola agli Ebrei pur essendo Figlio, im-
45
paro l `obbedienza dalle cose che pati e, reso per-
Ietto, divenne causa di salvezza per tutti coloro che
gli obbediscono (Eb 5, 8-9). Obbedendo al Pa-
dre, Cristo e divenuto causa di salvezza per quelli
che ora obbediscono a lui! La volonta di Gesu e la
volonta stessa del Padre! Obbedire a Cristo non e
obbedire a un intermediario, ma a Dio stesso.
L`obbedienza al Vangelo e la nuova Iorma che ha
assunto l`obbedienza a Dio, con l`avvento della
nuova Alleanza.
Ma e possibile e ha senso parlare oggi di obbe-
dienza a Dio, dopo che la nuova e vivente volonta
di Dio, maniIestata in Cristo, si e compiutamente
espressa e oggettivata in tutta una serie di leggi e di
gerarchie? E lecito pensare che esistano ancora,
dopo tutto cio, delle libere volonta di Dio da
raccogliere e da compiere? Se cosi non Iosse, non
sarebbe sorto nulla di nuovo nella Chiesa in questi
venti secoli, mntre vediamo che essi sono, al con-
trario, pieni di novita: nuove istituzioni, nuove vo-
cazioni, nuove Iorme di vita... Il monacheSimo, per
esempio, nacque da un`obbedienza al Vangelo. Un
giorno il giovane Antonio entro in una chiesa di
Alessandria d `Egitto e senti proclamare: Va` e
vendi tutto quello che hai, donalo ai poveri, poi
vieni e seguimi!17; egli prese questa parola del
Vangelo come un ordine rivolto personalmente a
17 A t a n a s i o , Jita ai Antonio, 2 (PG 26,841 C).
46
lui, da Dio, in quel momento, e si Iece monaco.
Anche l`ordine Irancescano nacque da un `analoga
obbedienza al Vangelo. Un giorno, agli inizi della
sua conversione, Francesco d `Assisi, entrando in
una chiesa, senti proclamare, dal sacerdote, il Van-
gelo che dice: Non prendete nulla per il viaggio,
n bastone, n bisaccia, n pane, n denaro, n
due tuniche... (Le 9, 3). Lo senti, anche lui, come
un comando rivolto a lui personalmente da Dio in
quel momento, ed esclamo: Questo voglio, questo
chiedo, questo bramo di Iare con tutto il cuore!, e
cosi prese avvio la sua nuova Iorma di vita18. Lo
stesso santo, nel suo Testamento, Ia risalire a questo
momento l `inizio del suo ordine: Dopo che il Si-
gnore scrive mi dono dei Irati, nessuno mi
mostrava che cosa dovessi Iare; ma lo stesso Altis-
simo mi rivelo che dovevo vivere secondo la Iorma
del santo Vangelo^ %*$
Se la vivente volonta di Dio si potesse racchiu-
dere e oggettivare esaurientemente e deIinitiva-
mente in una serie di leggi, norme e istituzioni, in
un ordine istituito e deIinito una volta per sem-
pre, la Chiesa Iinirebbe per pietriIicarsi. La risco-
perta dell`importanza dell`obbedienza a Dio e una
conseguenza naturale della riscoperta, avviata dal
concilio Vaticano II, della dimensione pneumatica
18 Tom m aso d a C e l a n o , Jita prima, 22 (FF 356).
19 F r a n c e s c o d `Assisi, Testamento, 14 (FF 116).
()
- accanto a quella gerarchica della Chiesa (cI
5SKDL FDLRHSK! e del primato, in essa, della parola
di Dio (cI /DH =DPASK!$ L`obbedienza a Dio, in al-
tre parole, e concepibile solo quando si aIIerma
chiaramente come Ia appunto la 5SKDL FDL#
RHSK che lo Spirito Santo guida la Chiesa alla
verita tutta intera, la uniIica nella comunione e nel
ministero, la istruisce e dirige con diversi doni ge-
rarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi Irutti,
con la Iorza del Vangelo Ia ringiovanire la Chiesa,
continuamente la rinnova e la conduce alla perIet-
ta unione con il suo Sposo20. Solo se si crede in
una signoria attuale e puntuale del Risorto sulla
Chiesa, solo se si e convinti nell`intimo che anche
oggi come dice un salmo parla il Signore,
Dio degli dei, e non sta in silenzio (Sai 50), solo
allora si e in grado di comprendere la necessita e
l `importanza dell`obbedienza a Dio. Essa e un pre-
stare ascolto al Dio che parla, nella Chiesa, attra-
verso il suo Spirito, il quale illumina le parole di
Gesu e di tutta la Bibbia e conIerisce a esse auto-
rita, Iacendone canali della vivente e attuale vo-
lonta di Dio per noi. L`obbedienza a Dio e al Van-
gelo era necessariamente messa un po ` nell`ombra,
almeno a livello di coscienza riIlessa, nel tempo in
cui si pensava alla Chiesa soprattutto in termini di
20 5SKDL FDLRHSK" n. 4.
48
istituzione, come a una societa perIetta, dotata,
Iin dall`inizio, di tutti i mezzi, i poteri e le strutture
per portare gli uomini alla salvezza, senza bisogno
di ulteriori interventi puntuali di Dio. Nel momen-
to in cui la Chiesa viene, di nuovo e chiaramente,
concepita come mistero e istituzione insieme,
l `obbedienza torna automaticamente a conIigurarsi
come obbedienza, non solo all`istituzione, ma an-
che allo Spirito, non solo agli uomini, ma anche e
prima di tutto a Dio, come era per Paolo.
Ma come nella Chiesa istituzione e mistero non
sono contrapposti ma uniti, cosi ora dobbiamo
mostrare che l`obbedienza spirituale a Dio non di-
stoglie dall`obbedienza all`autorita visibile e istitu-
zionale, ma, al contrario, la rinnova, la raIIorza e la
viviIica, al punto che l `obbedienza agli uomini di-
venta il criterio per giudicare se c`e o meno, e se e
autentica, l`obbedienza a Dio. Un`obbedienza a
Dio, inIatti, avviene, in genere, cosi. Dio ti Ia bale-
nare in cuore una sua volonta su di te; e una ispi-
razione che di solito nasce da una parola di Dio
ascoltata o letta in preghiera. Non sai da dove vie-
ne e come e stato generato in te un certo pensiero,
ma te lo trovi li come un germoglio ancora Iragile
che si puo soIIocare come niente. Tu ti senti in-
terpellato da quella parola o da quella ispirazione;
senti che essa ti chiede qualcosa di nuovo e tu
dici si. E un si ancora vago e oscuro quanto
alla cosa da Iare e al modo di Iarla, ma chiarissimo
49
e Iermo nella sostanza. E come se ricevessi una let-
tera chiusa che accogli con tutto il suo contenuto,
Iacendo qui il tuo atto di Iede. In seguito, la chia-
rezza interiore percepita sul momento scompare; le
motivazioni, prima cosi evidenti, si oIIuscano. Re-
sta solo una cosa di cui non puoi, anche volendo,
dubitare: che un giorno hai ricevuto un ordine da
Dio e che hai risposto si. Che Iare in queste cir-
costanze? Non serve a nulla moltiplicare le rievoca-
zioni e gli autodiscernimenti. Quella cosa non e na-
ta dalla carne, cioe dalla tua intelligenza, e non la
puoi, percio, ritrovare attraverso la tua intelligenza;
e nata dallo Spirito e si puo ritrovare solo nello
Spirito. Ora, pero, lo Spirito non ti parla piu, come
la prima volta, direttamente e nelFintimo, ma tace
e ti rimanda alla Chiesa e ai suoi canali istituiti. Tu
devi depositare la tua chiamata nelle mani dei su-
periori o di coloro che hanno, in qualche modo,
un `autorita spirituale su di te; credere che, se e da
Dio, egli la Iara riconoscere come tale dai suoi rap-
presentanti. Mi viene in mente, a questo proposito,
l `esperienza dei Magi. Essi videro una stella e nel
loro cuore ci Iu una chiamata. Si misero in viaggio,
ma intanto la stella era sparita. Dovettero recarsi a
Gerusalemme, interrogare i sacerdoti; da questi
appresero la destinazione precisa. Betlemme! Do-
po questa umile ricerca, la stella ricomparve. Essi
dovevano essere, in tal modo, un segno anche per i
sacerdoti di Gerusalemme...
50
Da cio si vede come sia possibile disobbedire,
anche obbedendo. Cio avviene quando ci si riIu-
gia nell`obbedienza all`uomo per sIuggire all`obbe-
dienza a Dio. Uno sente su di s una volonta di
Dio, una chiamata che esige un qualche cambia-
mento e una rottura con il passato, con il proprio
lavoro, uIIicio... Ma non e pronto; ha paura di dire
di si, perch non sa dove si andra a Iinire. Allora
si rimette alle decisioni dei suoi superiori, i quali,
ignari di quella volonta di Dio, lo destineranno a
una delle mansioni e dei luoghi soliti tra religiosi.
Egli avrebbe dovuto, certo, rimettersi all`obbedien-
za ai superiori, ma dopo aver maniIestato a essi la
volonta di Dio che sente su di s. Quanti santi non
sarebbero tali, se non avessero Iatto cosi! Quanto
piu povera sarebbe ora la Chiesa, se tutti, in passa-
to, si Iossero limitati a obbedire sempre e solo a cio
che chiedevano i superiori!
Ma che Iare quando si proIila un conIlitto tra le
due obbedienze e il superiore umano chiede di Ia-
re una cosa diversa o opposta a quella che credi
esserti comandata da Dio? Basta chiedersi: che co-
sa Iece, in questo caso, Gesu? Egli accetto l `obbe-
dienza esterna e si sottomise agli uomini, ma cosi
Iacendo non rinnego, ma compi l`obbedienza al
Padre. Proprio questo, inIatti, il Padre voleva.
Senza saperlo e senza volerlo, a volte in buona Ie-
de, altre volte no, gli uomini come avvenne al-
lora per CaiIa, Pilato e le Iolle divengono stru-
51
menti perch si compia la volonta di Dio, non la
loro. Tuttavia, anche questa regola non e assolu-
ta: la volonta di Dio e la sua liberta possono esi-
gere dall`uomo come avvenne per Pietro di
Ironte all`ingiunzione del Sinedrio che egli ob`-
bedisca a Dio, piuttosto che agli uomini (cI At
4,19-20).
Questa obbedienza a D i o obiettera qualcu-
no e Iacile: Dio non si vede, non si ode; gli si
puo Iar dire cio che si vuole... E vero; ma se uno e
capace di Iarsi comandare da Dio cio che vuole,
costui sara ancora piu capace di Iarsi comandare
dagli uomini, cioe dai superiori, cio che vuole! La
Scrittura ci oIIre il criterio per discernere la vera
dalla Ialsa obbedienza a Dio. Parlando di Gesu, di-
ce che imparo l`obbedienza dalle cose che pati
(Eb 5, 8). La misura e il criterio dell`obbedienza a
Dio e la soIIerenza. Quando tutto dentro di te gri-
da: Dio non puo volere da me questo! e invece
ti accorgi che vuole proprio quello... e tu sei da-
vanti alla sua volonta come a una croce sulla quale
devi stenderti, allora scopri come e seria, concreta,
quotidiana questa obbedienza e come si estende
ben piu in la di ogni regola monastica. Il motivo
per cui l `obbedienza si impara cioe si speri-
menta attraverso la soIIerenza, e scritto in Isaia
ed e che i pensieri di Dio non sono i nostri pensie-
ri, le sue vie non sono le nostre vie; esse distano tra
loro quanto il cielo dalla terra (cI Is 55, 8-9). Per
52
obbedire a Dio, Iacendo nostri i suoi pensieri e le
sue volonta, bisogna, ogni volta, morire un poco.
InIatti, non qualche volta, come per caso, ma sem-
pre, per deIinizione, i nostri pensieri iniziali sono
diversi da quelli di Dio. Veramente, obbedire e
morire. Qui si scopre anche il valore ascetico, o
negativo, che l`obbedienza a Dio riveste; si sco-
pre come il Iare la volonta di Dio aiuta, a sua
volta, a non Iare la propria volonta. Nulla uccide
inIatti la volonta umana quanto il venire a contatto
e a conIronto diretto con la volonta di Dio, perch
la volonta divina e viva ed eIIicace, piu tagliente
di ogni spada a doppio taglio; essa penetra Iino al
punto di divisione dell`anima e dello spirito (cI
Eb 4, 12). Dalla volonta di Dio non c`e scappatoia
possibile; essa ti cade sopra, come Ia il sole con
un viandante nel deserto, dove non c`e ombra sot-
to cui ripararsi. Per quanto cieca voglia essere
l `obbedienza all`uomo, essa consente sempre una
riserva mentale, perch si sa che la volonta umana
non e l `ultima istanza, dalla quale non c`e appello;
c`e sempre una possibilita, per quanto lasciata nel-
l `ombra, di ricorrere almeno a Dio e di lamen-
tarsi con lui. Ma quando si tratta di Dio, a chi ti
appelli? Qui non c`e scampo: la volonta umana de-
ve morire; non si puo tergiversare. Guardiamo Ge-
su. Guardiamolo nel Getsemani, mentre si trova a
dover dire il suo si alla volonta del Padre: li Iu
l `agonia, non davanti a Pilato o al Sinedrio. L`ac-
53
cettazione della volonta degli uomini, Iu, in con-
Ironto, molto piu tranquilla.
L`obbedienza a Dio richiede, ogni volta, una ve-
ra e propria conversione. C`e una pagina della Bib-
bia che e come un poema su obbedienza e conver-
sione e che vale la pena riascoltare, almeno in par-
te, perch, essendo parola di Dio, vale piu che tutte
le considerazioni umane. E Mose che parla al po-
polo e dice: Se ti BMLTDPRHP@H al Signore e MAADCHP@H
alla sua voce con tutto il cuore e con tutta l`anima,
allora il Signore avra pieta di te... Tu ti BMLTDPRHP@H"
MAADCHP@H alla voce del Signore e metterai in pratica
tutti questi comandi... Il Signore gioira per te Ia-
cendoti Ielice..., quando MAADCHP@H alla voce del Si-
gnore tuo Dio, osservando i suoi comandi..., quan-
do ti Q@P@H BMLTDPRHRM al Signore tuo Dio con tutto il
cuore e con tutta l `anima (Dt 30, 2-3; 8-10). Al-
l `obbedienza viene applicata come si vede la
stessa Iormula dell`amore di Dio; essa deve essere
Iatta con tutto il cuore e con tutta l `a n i m a
Dobbiamo dunque dire piuttosto il contrario,
cioe che e relativamente Iacile obbedire agli uomi-
ni e che e molto piu diIIicile obbedire a Dio. Gli
uomini, essendo uomini, non chiedono se non cose
umane, alla portata dell`uomo e della sua ragione.
Dio puo chiedere cose sovrumane che comportano
la morte della ragione. Nessun superiore umano
avrebbe potuto chiedere ad Abramo di uscire dalla
sua terra e mettersi in cammino verso un paese
54
non conosciuto, ma Dio si; nessun uomo avreb-
be potuto chiedergli di immolare il Iiglio, ma Dio
si. Nessun uomo avrebbe potuto chiedere a Maria
quello che le chiese Dio... Ma Iacciamo anche
qualche esempio piu vicino alla nostra mediocrita.
Oggi hai dovuto eseguire un comando del tuo su-
periore che ti sembrava irragionevole, dettato solo
dal capriccio e dal suo temperamento imprevedibi-
le e cocciuto. Senti parlare dell`obbedienza a Dio e
ti viene da esclamare: Obbedire a Dio e mille
volte piu Iacile che obbedire agli uomini!. Ma e
poi sicuro questo? Dio, questa sera, ti comanda di
amare il tuo superiore e tu cominci ad avere
paura, perch capisci che dovrai andare a chieder-
gli perdono, o, almeno, a conIessarti. Ecco un altro
piccolo esempio che vale sia nella vita di comunita,
sia in quella di Iamiglia. Qualcuno ha preso per s,
o scambiato, o manomesso, un oggetto che ti ap-
parteneva: un capo di vestiario, o qualcos altro che
era in tuo uso. Tu sei Iermamente deciso a Iar no-
tare la cosa e a richiedere il tuo. Nessun superiore
interviene a vietartelo. Ma ecco che, senza averla
cercata, ti viene incontro con Iorza la parola di Ge-
su, o te la trovi addirittura davanti per caso apren-
do la Bibbia: Da a chiunque ti chiede, e a chi
prende del tuo non richiederlo (Le 6, 30). Capisci
con chiarezza che quella parola non varra sempre e
per tutti, ma che essa vale certamente per te in
quella precisa circostanza; ti trovi davanti a un `ob-
55
bedienza b ell e buona da Iare e, se non la Iai, senti
che hai mancato un`occasione di obbedire a Dio.
L`obbedienza a Dio e l `obbedienza che possia-
mo Iare sempre. Di obbedienze a ordini e autorita
visibili, capita di Iarne solo ogni tanto, tre o quat-
tro volte in tutto nella vita parlo, s`intende, di
quelle di una certa serieta ; ma di obbedienze a
Dio ce ne sono tante. Piu si obbedisce, piu si mol-
tiplicano gli ordini di Dio, perch egli sa che qu-
sto e il dono piu bello che puo Iare, quello che Iece
al suo diletto Figlio Gesu. Quando Dio trova un`a-
nima decisa a obbedire, allora egli prende in mano
la sua vita, come si prende il timone di una barca,
o come si prendono in mano le redini di un carro.
Egli diventa sul serio, e non solo in teoria, Signo-
re cioe colui che regge, che governa ,
determinando, si puo dire, momento per momn-
to, i gesti, le parole di quella persona, il suo modo
di impiegare il tempo, tutto. Essa Iinisce per com-
portarsi come si comportava un buon r e l i g i o s o
suddito di altri tempi, il quale per ogni cosa, anche
minima, chiedeva il permesso al suo superiore, o,
come si diceva una volta, l `obbedienza.
Questa via non ha nulla, per s, di mistico e di
straordinario, ma e aperta a tutti i battezzati. Essa
consiste nel presentare le questioni a Dio (cI Es
18, 19). Io posso decidere da solo di Iare o non Ia-
re un viaggio, un lavoro, una visita, una spesa e
poi, una volta deciso, pregare Dio per la buona
56
riuscita della cosa. Ma se nasce in me l `amore del-
l `obbedienza a Dio, allora Iaro diversamente: chie-
dero prima a Dio con il mezzo semplicissimo
che tutti abbiamo a disposizione e che e la preghie-
ra se e sua volonta che io Iaccia quel viaggio,
quel lavoro, quella visita, quella spesa, e poi Iaro, o
non Iaro, la cosa, ma essa sara ormai, in ogni caso,
un atto di obbedienza a Dio, e non piu una mia
libera iniziativa. Normalmente, e chiaro che non
udro, nella mia breve preghiera, nessuna voce e
non avro nessuna risposta esplicita sul da Iarsi, o
almeno non e necessario che l `abbia perch cio che
Iaccio sia obbedienza. Cosi Iacendo, inIatti, ho sot-
toposto la questione a Dio, mi sono spogliato della
mia volonta, ho rinunciato a decidere da solo e ho
dato a Dio una possibilita per intervenire, se vuole,
nella mia vita. Qualunque cosa ora decidero di Ia-
re, regolandomi con i criteri ordinari di discerni-
mento, sara obbedienza a Dio. Come il servitore
Iedele non prende mai un `iniziativa o un ordine da
estranei, senza dire: Devo sentire prima il mio p a-
drone, cosi il vero servo di Dio non intraprende
nulla, senza dire a se stesso: Devo pregare un p o `,
per sapere cosa vuole che Iaccia il mio Signore!.
Cosi si cedono le redini della propria vita a Dio!
La volonta di Dio penetra, in questo modo, sem-
pre piu capillarmente nel tessuto di una esistenza,
impreziosendola e Iacendo di essa un sacriIicio
vivente, santo e a Dio gradito (Rm 12,1).
57
Se questa regola del presentare le questioni a
Dio vale per le piccole cose di ogni giorno, tan-
to piu vale per le grandi cose, com`e, per esempio,
la scelta della propria vocazione: se sposarsi o non
sposarsi, se servire Dio nel matrimonio o servirlo
nella vita consacrata. La parola stessa vocazio-
ne che, vista dalla parte di Dio, signiIica chia-
mata , vista dalla parte dell`uomo, in senso passi-
vo, signiIica risposta, cioe obbedienza. In questo
senso, la vocazione e, anzi, la Iondamentale obbe-
dienza della vita, quella che, speciIicando il batte-
simo, crea, nel credente, uno stato permanente di
obbedienza. Anche chi si sposa, deve Iarlo nel Si-
gnore (1 Cor 7, 39), cioe per obbedienza. Il ma-
trimonio diventa cosi un `obbedienza a Dio, ma in
un senso liberante, non costringente, come avviene
quando ci si sposa per obbedire ai genitori, o a
qualche necessita. Esso non e piu una scelta esclu-
sivamente propria, che, in un secondo momento,
viene presentata a Dio, solo perch egli l `approvi e
la benedica; ma e una scelta Iatta con lui, in ade-
sione Iiliale alla sua volonta che e certamente una
volonta d `amore. La diIIerenza non e piccola; e di-
verso poter dire, nelle situazioni diIIicili derivanti
dalla propria scelta, che si e li per volere di Dio,
che non si e voluto cio da soli e che percio Dio non
Iara mancare il suo aiuto e la sua grazia.
Questo spirito di obbedienza aiuta a superare le
situazioni diIIicili che si incontrano in ogni voca-
58
zione, o a viverle bene, come parte anch`esse della
volonta salviIica di Dio. Dio diceva san Grego-
rio Magno a volte ci ammonisce con le parole,
a volte, invece, con i Iatti, cioe con gli avvenimen-
ti e le situazioni21. C`e un `obbedienza a Dio e
spesso tra le piu esigenti che consiste semplice-
mente nell`obbedire alle situazioni. Quando si e vi-
sto che, nonostante tutti gli sIorzi e le preghiere, ci
sono, nella nostra vita, situazioni diIIicili, talvolta
addirittura assurde e a nostro parere spiri-
tualmente controproducenti, che non cambiano,
bisogna smettere di recalcitrare contro il pungo-
lo e cominciare a vedere in esse delle silenziose,
ma risolute volonta di Dio su di noi. L`esperienza
dimostra che, soltanto dopo aver detto un si to-
tale e dal proIondo del cuore alla volonta di Dio,
tali situazioni di soIIerenza perdono il potere ango-
sciante che hanno su di noi.
Bisogna, inoltre, essere pronti a sospendere t u t -
to, per Iare la volonta di Dio: lavoro, progetti, rela-
zioni... Gesu sospese il suo insegnamento, tronco
ogni attivita, non si lascio trattenere dal pensiero
di cosa sarebbe successo ai suoi apostoli, dello
scandalo che stava per prodursi a causa sua; non si
preoccupo di che cosa ne sarebbe stato della sua
parola, aIIidata, com`era, unicamente alla povera
memoria di alcuni pescatori. Non si lascio trattene-
21 G regori o Magno, Omelie sui Jangeli, 17,1 (PL 76,1139).
59
re neppure dal pensiero della Madre che lasciava
sola. La sua Iu davvero u n `obbedienza cieca, m u-
ta e sorda: Io dice egli nel salmo come un
sordo non ascolto e come un muto non apro la
bocca, sono come un uomo che non sente e non ri-
sponde (Sai 38, 14 s). Nella vita di Gesu brilla, in
modo meraviglioso e insuperabile, quella che san
Basilio Magno amava chiamare la irremovibile e
rapida obbedienza dovuta a Dio, o ancora l `obbe-
dienza senza scuse, rapidissima e irremovibile22.
La conclusione piu bella di una vita di obbe-
dienza sarebbe morire per obbedienza, cioe mo-
rire perch Dio dice al suo servo: Vieni! ed egli
viene. Cosi mori Mose: Mose, servo del Signore,
mori in quel luogo, nel paese di Moab, secondo
l `ordine del Signore (Dt 34, 5). Fu u n `obbedienza
grande quella di Abramo di rinunciare, per co-
mando di Dio, al Iiglio della promessa; ma Iu
un`obbedienza grande anche quella di Mose di ri-
nunciare, per comando di Dio, alla terra della
promessa: Questo e il paese che io daro alla tua
discendenza disse Dio a Mose sul monte Ne-
b o : te l`ho Iatto vedere con i tuoi occhi, ma tu
non vi entrerai! (cI Dt 34, 4). L`obbedienza di
Mose e meno remota dalla nostra esperienza di
quanto possa sembrare a prima vista. E, inIatti, lo
stesso tipo di obbedienza che si proIila all`orizzon-
22 B a s i l i o M a g n o , Sul battesimo, 1 (PG 31,1524 C; 1529 G).
60
te quando Dio chiede a qualcuno di lasciare che
sia un altro a concludere l`opera per cui ha lavora-
to tutta la vita e a coglierne i Irutti, quando Dio
chiama qualcuno a cambiare luogo, o addirittura
lo chiama a s, nel bel mezzo della sua attivita... E
u n `obbedienza che si pone spesso, in modo ancora
piu drammatico, a un papa o a una mamma, quan-
do uno di essi si vede richiamato a Dio da una ma-
lattia grave* prima di aver potuto vedere sistemati
nella vita i Iigli, ancora piccoli e bisognosi di lui.
Compiuta in spirito di Iede da un genitore cristia-
no, questa obbedienza si trasIorma in una Ionte di
grandi benedizioni per gli stessi Iigli e in un`eredita
piu preziosa e Ieconda della stessa vita.
L`obbedienza a Dio, anche nella sua Iorma con-
creta, non e, come si vede, appannaggio dei soli re-
ligiosi nella Chiesa, ma e aperta a tutti i battezzati.
I laici non hanno, nella Chiesa, un superiore cui
obbedire ` almeno non nel senso con cui ce
l `hanno i religiosi e i chierici ; hanno pero, in
compenso, un Signore cui obbedire! Hanno la
sua Parola! Fin nelle sue piu remote radici ebrai-
che, la parola obbedire denota l`ascolto ed e ri-
Ierito. alla parola di Dio. 11 termine greco usato nel
Nuovo Testamento per designare l `obbedienza GU#
N@IM[DHL!" tradotto letteralmente, signiIica ascol-
tare attentamente, o dare ascolto e anche la pa-
rola latina ]MAMDCHDLRH@^ (da MA#@SCHPD! signiIica la
stessa cosa. Ascolto e obbedienza si intrecciano in
61
questo accorato lamento di Dio che si legge nella
Scrittura:
]-QBMJR@" popolo mio...
Israele, se tu mi @QBMJR@QQH$$$
Ma il mio popolo
non ha @QBMJR@RM la mia voce,
Israele non mi ha MAADCHRM$
Se il mio popolo mi @QBMJR@QQD"
se Israele camminasse per le mie vie!
Subito piegherei i suoi nemici...
I nemici del Signore
gli sarebbero sottomessi (Sai 81).
Nel suo signiIicato piu originario, obbedire vuol
dunque dire sottomettersi alla Parola, riconoscere a
essa un reale potere su di te. Da qui si capisce come,
alla riscoperta della parola di Dio nella Chiesa di Og-
gi, deve tener dietro una riscoperta dell`obbedienza.
Non si puo coltivare la parola di Dio, senza coltiva-
re anche l`obbedienza.
Diversamente, si diventa HNQM E@BRM disobbedien-
ti. Disobbedire N@P@IM[DHL! signiIica ascoltare
male, distrattamente. Potremmo dire che signiIica
ascoltare con distacco, in modo neutrale, senza
sentirsi vincolati da quello che si ascolta, conser-
vando il proprio potere decisionale di Ironte alla
Parola. I disobbedienti sono coloro che ascoltano
la Parola, ma come dice Gesu non la metto-
no in pratica (cI Mt 7, 26). Non tanto pero nel sen-
62
so che restano indietro con la pratica, quanto nel
senso che non si pongono nemmeno il problema
della pratica. Studiano la Parola, ma senza l`idea
che vi si devono sottomettere; dominano la Parola,
nel senso che ne padroneggiano gli strumenti di a-
nalisi, ma non ne vogliono essere dominati; voglio-
no conservare la neutralita, che si addice a ogni stu-
dioso, nei conIronti dell`oggetto del proprio studio.
Al contrario, la via dell`obbedienza si apre davanti
a colui che ha deciso di vivere per il Signore; essa
e un`esigenza che scatta con la vera conversione.
Come al religioso che ha appena Iatto la sua proIes-
sione religiosa, viene consegnata la Regola da osser-
vare, cosi al cristiano che si e nuovamente converti-
to al Vangelo, nello Spirito Santo, viene consegnata
questa semplice regola contenuta in una sola Irase:
Sii obbediente! Obbedisci alla Parola!.
63

Obbeaien:a e autorita
Dicevo che l`obbedienza a Dio e l`obbedienza che
possiamo Iare sempre, in ogni istante. Essa, pero
e anche l`obbedienza che possiamo Iare tutti, sia
i sudditi che i superiori. Si dice, di solito, che biso-
gna imparare a obbedire per imparare a comanda-
re. Non e solo un principio di buon senso, ma
qualcosa di molto piu proIondo. SigniIica che la
vera Ionte dell`autorita spirituale cristiana e l`obbe-
dienza, piu che la carica. Il centurione del Vangelo
dice a Gesu: Io sono un uomo sottoposto a una
autorita, e ho sotto di me dei soldati, e dico all`u-
no: Va` ed egli va, e a un altro: Vieni! ed egli viene,
e al mio servo: Fa` questo ed egli lo Ia (Le 7, 8). Il
senso di queste parole e il seguente: per il Iatto di
essere sottoposto, cioe obbediente, ai suoi superio-
ri e, in deIinitiva, all`imperatore, egli puo emettere
ordini che hanno dietro di s l`autorita dell`impe-
ratore in persona; egli viene obbedito dai suoi sol-
dati, perch, a sua volta, obbedisce ed e sottoposto
al suo superiore. Cosi pensa il centuriore av-
65
viene anche con Gesu, nei conIronti di Dio: dal
momento che lui e in comunione con Dio e obbe-
disce a Dio, ha dietro di s l`autorita stessa di Dio
e percio puo comandare al suo servo di guarire ed
egli guarira, puo comandare alla malattia di lasciar-
lo ed essa lo lascera. E la Iorza e la semplicita di
questo argomento che strappa l `ammirazione di
Gesu e gli Ia dire di non avere mai trovato tanta Ie-
de in Israele. Egli ha capito che l`autorita di Gesu
e i suoi miracoli derivano dalla sua perIetta obbe-
dienza al Padre2V i i centurione non Ia dipendere
tanto la sua autorita sui soldati dal Iatto di essere
stato nominato centurione dall`imperatore
cioe, non la Ia dipendere tanto dall`istituzione o
dal titolo , quanto dal Iatto di essere a lui attual-
mente e concretamente sottoposto; non la Ia di-
pendere tanto dalla carica in s, quanto dal modo e
dallo spirito con il quale la esercita. Egli potrebbe
essere uno dei tanti centurioni in stato di ribellione
o di ammutinamento, e allora come potrebbe chie-
dere ai sudditi di obbedirgli? Cosi sappiamo che
Iaceva anche Gesu; egli non Iaceva dipendere tan-
to la sua autorita e il Iatto che tutto gli obbediva
dalla dignita e dal titolo di Figlio di Dio che egli
possedeva, quanto piuttosto dal Iatto che egli Iace-
23 Cf C.H. D OD D, Il fonaatore ael cristianesimo, Elle D i Gi, Leumann
1975, p. 59 s.
66
va, momento per momento, la volonta del Padre:
Colui che mi ha mandato dice e con me e
non mi ha lasciato solo, perch io Iaccio sempre le
cose che gli sono gradite (Gv 8,29).
Concepire l `autorita come obbedienza signiIica
non contentarsi della sola autorita, ma cercare an-
che l `autorevolezza che puo venire solo dal Iatto
che Dio e dietro di te e appoggia la tua decisione.
SigniIica avvicinarsi a quel tipo di autorita che irra-
diava dall`agire di Cristo e Iaceva dire alla gente:
Che autorita e mai questa? Egli parla con auto-
rita! (cI Me 1, 22.27; 11, 28; Mt 7, 29). La gente
conosceva bene, a quel tempo, l`autorita; il giudai-
smo era pieno di autorita; eppure, davanti a Ge-
su, si percepisce l `autorita come una cosa nuova,
mai vista prima. Si tratta, inIatti, di un`autorita di-
versa, di un potere reale ed eIIicace, non solo no-
minale o uIIiciale; di un potere intrinseco, non
estrinseco. Anche oggi, il mondo e pieno di auto-
rita di ogni genere, ma sono cosi poche le persone
che, oltre all`autorita, hanno anche autorevolezza!
Le comunita, le Iamiglie, hanno vitale bisogno di
questo tipo di autorita spirituale. Quando un ordi-
ne e dato da un superiore o da un genitore che cer-
ca di vivere abitualmente nella volonta di Dio, che
ha pregato e che non ha nulla di proprio da diIen-
dere, ma solo il bene del suddito o del Iiglio, allora
l`autorita stessa di Dio si pone come contraIIorte
di quell`ordine e di quella decisione; se ci sara con-
67
testazione, Dio dice allora al suo rappresentante
cio che disse a Geremia: Ecco, io Iaccio di te co-
me una Iortezza, come un muro di bronzo... Ti
muoveranno guerra, ma non ti vinceranno, perch
10 sono conte (Ger 1, 18-19). Forse se c`e crisi di
obbedienza nel nostro mondo, e perch, prima an-
cora, e`e crisi di autorita, di questa autorita.
Di nuovo, questo non signiIica attenuare l `im-
portanza dell`istituzione e della carica, o Iar dipen-
dere l`obbedienza del suddito solo dal grado di au-
torita spirituale e di autorevolezza del superiore,
cio che sarebbe, maniIestamente, la Iine di ogni
obbedienza. SigniIica solo che chi esercita l `auto-
rita, lui, deve Iondarsi il meno possibile, o solo in
ultima istanza, sul titolo o sulla ,carica che ricopre e
11 piu possibile, invece, sull`unione della sua, vo-
lonta con quella di Dio, cioe sulla sua obbedienza;
mentre il suddito non deve interrogarsi o preten-
dere di sapere se la decisione del superiore sia o no
conIorme alla volonta di Dio, egli deve presumere
che lo sia. Per lui deve bastare il titolo e la carica.
Istituendo quell`uIIicio e ponendo quella persona a
ricoprirlo, Dio ha gia espresso, per lui, la sua vo-
lonta. Da ogni lato, come si vede, si impone la stes-
sa osservazione: l `obbedienza a Dio, o al Vangelo,
e di buona lega ed e Irutto dello Spirito, se mette
in cuore il desiderio di obbedire anche ai rappre-
sentanti di Dio: all`autorita, alla regola, ai superio-
ri; e sospetta, invece, in caso contrario. L`obbe-
68
dieriza ai superiori e il riscontro e, per cosi dire, la
cartina di tornasole; esattamente come e l`amore
del prossimo nell`ambito della virtu della carita. Il
primo comandamento resta il primo comanda-
mento, perch la sorgente e il movente di tutto e
l`amore di Dio; ma il criterio per giudicare e il se-
condo comandamento: Chi non ama il proprio
Iratello che vede, come puo amare Dio che non ve-
de? (1 Gv 4, 20). Se non obbedisci all`autorita
istituita da Dio cioe a coloro che il Signore ri-
sorto ha posto a capo della Chiesa ; come puoi
dire di obbedire al Risorto? E tuttavia era necessa-
rio, anche nell`ambito dell`obbedienza, come in
quello della carita, mettere in luce il primo co-
mandamento, per preservare il secondo. Esiste,
inIatti, per l `obbedienza, un pericolo di secolariz-
zazione analogo a quello che esiste per la carita. Il
primo comandamento e Amerai il Signore Dio
tuo; il secondo comandamento e e il prossimo
tuo come te stesso. Se uno ama il prossimo, ma
senza passare per il primo comandamento, cioe
senza riIerimento alcuno, a Dio, si ha quella che e
stata deIinita la religione del secondo comanda-
mento, la religiosita orizzontale, che puo essere
puro Iilantropismo. Cosi, ci puo essere un Ienome-
no analogo per l `obbedienza, anche se, in questo
caso, piu che di secolarizzazione si dovrebbe parla-
re di istituzionalizzazione. Anzich alla vivente vo-
lonta di Dio si obbedisce, allora, a delle immagini
69
distaccate di essa, magari per spirito di disciplina,
ma piu spesso per semplice abitudine. Si obbedi-
sce non nella novita dello Spirito, ma nella vetusta
della lettera.
70

Maria, lobbeaiente
Abbiamo la gioia, ora, prima di terminare le nostre
considerazioni sull`obbedienza, di contemplare l `i-
cona vivente dell`obbedienza, colei che non solo
ha imitato l`obbedienza del Servo, ma l`ha vissuta
con lui. Sant`Ireneo scrive: Parallelamente (s`in-
tende, parallelamente a Cristo, nuovo Adamo), si
trova che anche la vergine Maria e obbediente,
quando dice: Ecco la tua serva, avvenga di me
quello che tu hai detto (Le 1, 38). Come Eva, di-
sobbedendo, divenne causa di morte per s e per
tutto il genere umano, cosi Maria, obbedendo, di-
venne causa di salvezza per s e per tutto il genere
umano24. Volendo trovare un perno sul quale ba-
sare da una parte il parallelismo Gesu-Maria, dal-
l`altra l`antitesi Eva-Maria, sant`Ireneo lo trova nel-
l`obbedienza. E sul terreno dell`obbedienza che
Maria si aIIianca a Gesu e si contrappone a Eva, in
24 IRENEO, Contro le eresie, III, 22, 4.
71
tutti e tre i testi in eui compare questo tema25. Il
santo ha aIIerrato con chiarezza il nucleo di dottri-
na di san Paolo, espresso in Romani 5, 19, e lo ha
esteso coerentemente a Maria e, in lei, alla Chiesa.
Ha Iatto, cosi, la prima applicazione della dottrina
dell`obbedienza alla Chiesa. Maria, in Iatto di obbe-
dienza, Ia da cerniera tra Cristo e la Chiesa. La sua
e stata un`imitazione esemplare 0 prototipica che, a
sua volta, serve da modello a tutta la Chiesa. Si sa
inIatti che per Ireneo, come per il resto della Tradi-
zione dopo di lui, l`espressione nuova Eva desi-
gna a un tempo Maria e la Chiesa l`uria in senso
personale o tipico, l `altra in senso generale , al
punto che spesso e diIIicile perIino distinguere, nei
casi concreti, di quale delle due realta si stia parlan-
do. Maria si aIIaccia dunque alla riIlessione teologi-
ca della Chiesa (siamo, inIatti, in presenza del pri-
mo: abbozzo di Mariologia) come l`obbediente.
Questa e la sua prerogativa personale, la parte do-
vuta a lei, che piu l`aIIianca a Cristo. Il concilio Va-
ticano II ha riproposto questa visione di sant`Ire-
neo, citandone le principali aIIermazioni; dice, tra
l `altro, che, con la sua obbedienza, Maria coopero
alla salvezza dell`uomo, che sotto la croce essa di-
venne, per la sua obbedienza e la sua Iede, madre
nell`ordine della grazia e modello della Chiesa26.
25 Cf ibi l, V, 19,1.
26 Lumen gentium, nn. 56.61.63.
72
Dicevo all`inizio che e relativamente Iacile sco-
prire la natura dell`obbedienza cristiana: basta ve-
dere in base a quale idea di obbedienza Cristo e
deIinito, dalla :BPHRRSP@" l`obbediente. Qui aggiun-
go: basta vedere in base a quale idea di obbedienza
Maria e deIinita, dalla ;P@CHVHMLD" l`obbediente.
Maria abbiamo ascoltato da sant`Ireneo si
mostra obbediente quando dice: Eccomi, sono la
serva del Signore, avvenga di me quello che hai
detto, dome per opera della vergine disobbe-
diente scrive ancora Ireneo l`uomo Iu colpi-
to e, precipitato, mori, cosi per opera della Vergine
Obbediente alla parola di Dio, egli ricevette nuova-
mente la vita27, Anche Maria obbedi sicuramente
ai genitori, alla legge, a Giuseppe. Non e, pero, a
queste obbedienze che pensa sant`Ireneo, ma alla
sua obbedienza alla parola di Dio. La stia Obbe-
dienza e l`esatta antitesi della disobbedienza di
Eva. Ma ancora una volta a chi disobbedi
Eva per essere chiamata la disobbediente? Non
certo ai genitori, che non aveva, e neppure al mari-
to o a qualche legge scritta. Disobbedi alla'parola
di Dio! Come il ]1H@R^ di Maria si aIIianca, nel
Vangelo di Luca, al ]1H@R^ di Gesu nel Getsemani
(cI Le 22, 42), cosi, per sant`Ireneo, l `obbedienza
della nuova Eva si aIIianca all`obbedienza del nuo-
vo Adamo.
27 IRENEO, /HKMQRP@VHMLD" 33.
73
RiIlettiamo un poco su questa obbedienza di
Maria alla parola di Dio. Con le parole: 0BBD @L#
DJHJ@ /MKHLH$$$ _ scrive Origene e come se Ma-
ria dicesse: Sono una tavoletta da scrivere: lo Scrit-
tore scriva cio che vuole, Iaccia di me cio che vuole
il Signore di tutto28. Egli paragona Maria alla ta-
voletta cerata che si usava a suo tempo per scrive-
re, per indicare la docilita assoluta di Maria. Maria
oIIre se stessa a Dio come una pagina bianca sulla
quale si puo scrivere ancora tutto; restituisce a Dio
quella liberta assoluta che aveva su di lei, Iino a un
attimo prima di crearla, quando non era ancora
che un pensiero del suo cuore ed egli poteva Ia-
re di lei, senza il suo consenso, qualsiasi cosa. La
parola di Maria scrive un esegeta moderno
ha avuto sempre un`importanza Iondamentale per
la pia riIlessione; essa l `ha intesa come il vertice di
ogni comportamento religioso davanti a Dio, poi-
ch esprime nella maniera piu elevata la passiva di-
sponibilita unita all`attiva prontezza29.
L`obbedienza di Maria non Iinisce con l`Annun-
ciazione; quello Iu, in un certo senso, solo l`inizio.
Nella Presentazione al tempio e avvenuto, per Ma-
ria, qualcosa che ricorda cio che avvenne, per Ge-
su, nel battesimo del Giordano. In quell`occasione,
28ORIGENE, Commento al Jangelo ai Luca, frammento 18 (GCS 49,
P - 227)'
29 H. SCHURMANN, Il Jangelo ai Luca, Paideia, Brescia 1983, p. 154.
74
per le parole del Padre, la vocazione di Messia si
preciso alla coscienza di Gesu in quanto questa
era una coscienza anche umana come vocazione
a essere un Messia soIIerente, a essere il Servo di
Jahve riIiutato, e Gesu rispose con l`obbedienza,
rinnovando il suo Eccomi!. Nella Presentazione,
la vocazione di Maria, per le parole di Simeone
(E anche a te una spada traIiggera l `anima), le si
preciso come vocazione a essere madre di un Mes-
sia contraddetto e riIiutato, cioe come vocazione
ardua e dolorosa. Anche Maria rispose con l `obbe-
dienza silenziosa. Ella venne allargando, via via, il
suo si, Iino ad abbracciare in esso tutto, anche la
croce. Anche di Maria si puo dire cio che l`epistola
agli Ebrei dice di Gesu e cioe che imparo l`ob-
bedienza dalle cose che pati (Eb 5, 8). Lo stesso
sant`Ireneo applica, implicitamente, questa parola
a Maria, quando dice che anche lei, resa perIetta,
divenne causa di salvezza per il genere umano30.
Una tale aIIermazione che Maria, cioe, con la
sua obbedienza, divenne causa di salvezza per s
e per il genere umano non deve sembrare ec-
cessiva e Iuori luogo. Sul Calvario, inIatti, ci Iu
u n`unica obbedienza, un unico Si del Figlio e
della Madre. Il ]1H@R^ di Maria si univa a quello
del Figlio, come le gocce d`acqua che vengono ver-
30 CI IRENEO, .MLRPM JD DPDQHD" III, 22, 4.
75
sate nel vino del calice e diventano un solo sangue
e un`unica bevanda di salvezza.
L`obbedienza di Maria, a partire dal ]1H@R^ della
sua Annunciazione, e Iacilmente esposta al pericolo
di essere banalizzata e divenire un luogo comune,
qualcosa di solamente devozionale. Per compren-
derne tutta la tremenda serieta, bisogna applicare a
Maria la categoria della contemporaneita, illu-
strata da Kierkegaard, nell`opera 0QDPBHVHM CDJ BPH#
QRH@LDQHKM$ Maria e stata l`unica, vera contempo-
ranea di Cristo, in un senso ancora piu proIondo e
radicale di quanto abbia immaginato questo Iilo-
soIo. Noi crediamo alle cose che sono accadute, ma
Maria credeva alle cose che accadevano, mentre ac-
cadevano. Maria ha obbedito in situazione di con-
temporaneita, non come noi che vediamo i Iatti a
duemila anni di distanza, dopo tante veriIiche, ri-
prove, chiariIicazioni e spiegazioni. Noi sappiamo
cosa e successo dopo; per Maria, era la prima volta
nella storia ed era cosi Iuori della norma, cosi peri-
coloso! Si trattava di diventare madre, prima di es-
sere sposata. Maria conosceva certamente cio che
era scritto nella legge: Se la giovane non e stata
trovata (dal marito) in stato di verginita, allora la Ia-
ranno uscire all`ingresso della casa del padre e la
gente della sua citta la lapidera (Dt 22, 20-21). Per
Maria non c`era nessun appiglio umano, nessun
punto di riIerimento, all`inIuori di Dio e della sua
Parola; non c`era, per lei, nessuna spiegazione. Bi-
76
sogna mettersi nei panni di Maria, per valutare la
portata della sua obbedienza, e nessuno potra mai
Iare veramente questo, perch non si puo ripetere
cio che e avvenuto una volta sola nella storia.
Quante cose dobbiamo imparare dalPobbe-
dienza della Madre di Dio! Noi chiediamo, il piu
delle volte, a Maria, l `aiuto, non per Iare la volonta
di Dio, ma per cambiarla. Ella avra certamente re-
citato o ascoltato, durante la sua vita terrena, il
versetto del Salmo in cui si dice a Dio: Insegnami
a compiere il tuo volere (Sai 142, 10). Dovremmo
imparare a dirlo anche noi come lo diceva lei.
77
V i l i
Ecco-, io vengo, o Dio...
Sono convinto che, per superare la crisi attuale di
obbedienza nella Chiesa, occorre innamorarsi del-
l `obbedienza, poich chi si innamora dell`obbe-
dienza, trovera poi bene il modo di esercitarla. Ho
cercato di mettere in luce alcuni motivi che aiuta-
no in questo compito: l`esempio di Gesu, quello di
Maria, il nostro battesimo... Ma ce n `e uno che e
capace di parlare piu di tutti al nostro cuore ed e la
compiacenza di Dio Padre. L`obbedienza e i a chia-
ve che apre il cuore di Dio Padre. Ad Abramo, tor -
nato dal monte Moria, Dio disse: Io ti benediro
con ogni benedizione... Saranno benedette nella
tua discendenza tutte le nazioni della terra, NMHBGX
RS G@H MAADCHRM @JJ@ KH@ TMBD^ (Gn 22, 17-18). Il
tono di queste parole Ia pensare a uno che si e do-
vuto trattenere a lungo e a Iatica, ma che ora puo
Iinalmente dare libero sIogo a cio che ha nel cuore.
E come quando si aprono le saracinesche e l `acqua
di una diga si riversa a valle. In tutte le generazio-
ni, Iino alla nostra, si sono propagate l`onda del-
79
l`obbedienza di Abramo e l `onda della benedizione
di Dio. La stessa cosa si ripete, a un livello inIinita-
mente piu alto, con Gesu: poich Cristo si e Iatto
obbediente Iino alla morte, :il Padre lo ha esaltato e
gli ha dato il nome che e al di sopra di ogni altro
nome (cI Pii 2, 8-11). La compiacenza di Dio Pa-
dre non e un modo di dire metaIorico, privo di
realta; e lo Spirito Santo! Dio dice Pietro, negli
Atti degli Apostoli da lo Spirito Santo a coloro
che si sottomettono a lui (cI At 5, 32). Nel battesi-
mo del Giordano, riconoscendo nel suo Figlio Ge-
su il Servo obbediente, il Padre proclama la sua
compiacenza e pone su di lui il suo Spirito (cI
Mt 3, 17; 12, 18; Is 42, 1).
Se vogliamo entrare in questa compiacenza di
Dio, dobbiamo imparare a dire anche noi Ecco-
mi!. Attraverso tutta la Bibbia risuona questa pa-
rolina, tra le piu semplici e brevi del linguaggio
umano, ma tra le piu care a Dio. Essa esprime il
mistero dell`obbedienza a Dio: Abramo disse: Ec-
comi!, in ebraico 3HLDLH (Gn 22, 1); Mose dis-
se: Eccomi! (Es 3, 4); Samuele disse: Eccomi!
(1 Sam 3, 1 ss); Isaia disse: Eccomi! (Is 6, 8); Ma-
ria disse: Eccomi! (Le 1, 38); Gesu disse: Ecco-
mi! (Eb 10, 9). Sembra di assistere a una specie di
appello, nel quale i chiamati rispondono, uno alla
volta: Presente!. Questi uomini hanno risposto
davvero all`appello di Dio! La Bibbia predilige
tanto questa parolina che la mette in bocca anche
80
alle creature inanimate: Egli le chiama (le stelle) e
rispondono 'Eccomi e brillano di gioia per colui
che le ha create (Bar 3, 35; cI Gb 38, 35). Tra i
tanti Eccomi! della Bibbia, ne manca uno, e que-
sta mancanza ha segnato il destino dell`uomo per
sempre. Quando Dio chiamo Adamo, dopo il pec-
cato, Iorse per perdonarlo, Adamo, anzich rispon-
dere Eccomi!, ando a nascondersi (cI Gn 3, 10).
Il Salmo 40 ci descrive un`esperienza spirituale
che ci aiuta a Iormulare il proposito, alla Iine di
questa meditazione, Un giorno in cui era pienp di
gioia e di riconoscenza per i beneIici del suo Dio
(Ho sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di
me si e chinato...; mi ha tratto dalla Iossa della mor-
te...), in un vero stato di grazia, il salmista si do-
manda cosa puo Iare per rispondere a tanta bonta
di Dio: oIIrire olocausti, vittime? Capisce subito
che non e questo che Dio vuole da lui; e troppo po-
co per esprimere quello che ha nel cuore. Allora ec-
co l`intuizione e la rivelazione: quello che Dio desi-
dera da lui e una decisione generosa e solenne, di
compiere, d `ora in poi, tutto quello che Dio vuole
da lui, di obbedirgli in tutto. Allora egli dice:
Ecco, io vengo.
Sul rotolo del libro di me e scritto,
che io Iaccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero, la tua legge
e nel proIondo del mio cuore.
81
Sappiamo chi ha Iatto sue prima di noi queste
parole. Ora tocca a noi. Tutta la vita, giorno per
giorno, puo essere vissuta all`insegna della parola:
Ecco, io vengo, o Dio, a Iare la tua volonta!. Al
mattino, nelPiniziare una nuova giornata, poi nel
recarsi a un appuntamento, a un incontro, nell`ini-
ziare un nuovo lavoro: Ecco, io vengo, o Dio, a
Iare la tua volonta!. Noi non sappiamo cosa, quel
giorno, quell`incontro, quel lavoro ci riservera;
sappiamo una cosa sola con certezza: che vogliamo
Iare, in essi, la volonta di Dio. Noi non sappiamo
cosa riserva a ciascuno di noi il nostro avvenire; ma
e bello incamminarci verso di esso con questa pa-
rola sulle labbra: Ecco, io vengo, o Dio, a Iare la
tua volonta!.
82
I. <L PHLLMT@KDLRM CDJJ`MAADCHDLV@
]LDJJM :NHPHRM^..................................... u. pag. 5
II. 5`MAADCHDLV@ CH . P H Q R M ........................... 13
III. 5`MAADCHDLV@ BMKD FP@VH@+
HJ A@RRDQHKM................................................ 23
IV. 5`MAADCHDLV@ BMKD ]CMTDPD^+
HJ QDLQM CH 9MK@LH %'" % # ) ..................... 31
V. 5`MAADCHDLV@ @ /HM
LDJJ@ THR@ BPHQRH@L@..................................... 45
VI. 8AADCHDLV@ D @ S R M P H R W .......................... 65
VII. 6@PH@" J`MAADCHDLRD................................ 71
VIII. ]0BBM" HM TDLFM" M / H M $ $ $ ^ ..................... 79
83
Raniero Cantalamessa
Verginit
pp. 120 - L. 14.000
Il tema di questo libro e la verginita e il celibato
per il regno dei cieli. Il discorso non e rivolto e-
sclusivamente ai religiosi e a quelli che si prepara-
no a diventare sacerdoti, ma anche a tutti coloro
che si impegnano a custodire la loro integrita Iisi-
ca e spirituale in vista della donazione reciproca
1 all`interno del matrimonio. Oggi l`osservanza della
, castita e aIIidata in massima parte all`individuo
j stesso e non puo riposare percio che su Iorti moti-
! vazioni personali. Questo libro si propone di aiu-
j tare a creare tali Iorti motivazioni tenendo conto
! delle problematiche e delle obiezioni proprie del-
I l`epoca in cui viviamo.
ANCORA
P 0 \ 1: n i X
Raniero Ctintalmnessa
u
Raniero Cantalamessa
Povert
pp. 160 - L. 18.000
C`e uno che ha tutto il diritto di parlare anche
oggi di poverta: Gesu Cristo. Dunque lascero
parlare, il piu direttamente, possibile, lui. La pa-
rola di Dio e 'viva ed eterna ed e inesauribile.
Essa ha ancora qualcosa da dire di nuovo sulla
poverta. E allora proiettiamo parole di Dio come
Iasci di luce sulla nostra realta; Iacciamole rotea-
re come spade Iiammeggianti, o come Iari che
nella notte perlustrano il mare tratto a tratto. O
piuttosto poniamoci noi davanti a esse come da-
vanti a uno specchio e guardiamoci in esso (dal-
la Premessa).
ANCORA
Raniero Cantalamessa
Raniero Cantalamessa
Sorella morte
pp. 80 - L. 12.000
Vi sono due modi di considerare la morte: un
modo Q@NHDLVH@JD che la Bibbia ha in comune con
altre realta, come la IilosoIia, le religioni, la poe-
sia, e un modo misterico o N@QOS@JD che e proprio
ed esclusivo del cristianesimo. Nel primo modo,
si ha una morte NDC@FMF@, nel secondo una morte
KHQR@FMF@" nel senso che introduce nel mistero ed
e parte essa stessa del mistero cristiano.
Queste due prospettive sulla morte vengono illu-
strate dall`Autore nelle loro implicazioni esisten-
ziali, ascetiche e pastorali per l`uomo d`oggi.
ANCORA
GUPBAMRNOFA
IJNOMA
NAIOFEFBAQFJID
Raniero Cantalamessa
L`Eucaristia
nostra santificazione
Collana Le ncore
pp. 192 - L. 25.000
Raniero Cantalamessa
L`Eucaristia Ia la Chiesa Iacendo della Chiesa una
Eucaristia. Questa aIIrmazione esprime in mo-
do conciso e limpido il Iilo conduttore di questa
raccolta di meditazioni che padre Raniero ha pro-
posto al Papa e alla Cappella PontiIicia. Tra Eu-
caristia e Chiesa si sviluppa una 'circolarita mi-
steriosa e Ieconda.
Con la proIondita e la chiarezza che lo contraddi-
stinguono, l`autore presenta il mistero della Cena
nel contesto della storia della salvezza, nella vita
della Chiesa che celebra, nel cammino di sequela
di ogni discepolo.
Questo libro conduce il lettore a riscoprire la bel-
lezza del mistero eucaristico e a cogliere la Iorza
santiIicante e trasIormante del Corpo e del San-
gue di Cristo.
ANCORA
Il mistero
pasquale
Collana <<:Le ncore
upp. 17 - L. 22.000
Raniero Cantalamessa
FG HFNODMJ
KANLPAGD
Raniero Cantalamessa
Padre Raniero, autore di studi sulla Pasqua ap-
prezzati a livello internazionale, ha raccolto in
queste meditazioni, semplici nel linguaggio ma
ricchissime nel contenuto, il meglio della tradi-
zione biblica e patristica sul mistero pasquale.
Il risultato e un`opera 'magistrale che aiuta il
discepolo del Signore a conoscere la QRMPH@ della
Pasqua, a celebrare LDJJ@ JHRSPFH@ l`Evento centra-
le della salvezza e a trasIigurare la propria THR@
quotidiana immergendola nella Morte-Risurre-
zione di Cristo.
Questo testo, che ha visto la luce oltre vent`anni
Ia, continuamente rinnovato e ampliato dall`au-
tore, e ormai un classico della spiritualita;
ANCORA
FG KJODMD
CDGGA BMJBD
Raniero Cantalamessa
Raniero Cantalamessa
Il potere della Croce
6DCHR@VHMLH
Collana In cammino
pp. 208 - L. 26.000
Per sapere chi siamo occorre tornare sempre alla
Croce di Cristo. La contemplazione del CrociIis-
so ha segnato la Iede, la vita e la pieta del popolo
cristiano.
Le riIlessioni proposte in questa nuova edizione
di 7MH NPDCHBGH@KM" .PHQRM BPMBHEHQQM - arricchita
dalle omelie piu recenti - sono i commenti alla
lettura della Passione, tenuti dall`autore nella ba-
silica di San Pietro, alla presenza del Papa, du-
rante la liturgia del Venerdi Santo. Costituiscono
una prolungata e amorosa meditazione sul miste-
ro della Croce. Ideali stazioni di una TZ@ BPSBHQ,
che invitano alla contemplazione, all`adorazione,
alla sequela.
ANCORA
F HFLMDKF CF KFLMJ
IDGGA NFMA CDGGA EFDLA i
i Raniero Cantalamessa !
I misteri di Cristo
nella vita della chiesa
Collana In cammino
pp. 610 - L. 58.000
Raniero Cantalamessa
Il libro contiene delle riIlessioni sui momenti ed
eventi principali della vita di Gesu, tese a mettere
in luce il loro signiIicato attuale per la vita della
Chiesa e di ogni credente. E un tentativo di rivi-
talizzare il genere tradizionale della meditazione
dei misteri di Cristo, tenendo conto delle acqui-
sizioni piu signiIicative dell`esegesi e della teolo-
gia del nostro tempo.
Nei misteri della vita di Cristo, meditati personal-
mente e celebrati comunitariamente nella liturgia,
il credente incontra oggi, nello Spirito e mediante
la Iede, il Risorto in persona e puo Iar sua la ce-
lebre esclamazione di sant'Ambrogio: Tu, o Cri-
sto, ti mostri a me Iaccia a Iaccia. Io ti incontro nei
tuoi misteri!.
ANCORA
Raniero Cantalamessa
Maria
uno specchio
per la Chiesa
Collana In cammino
pp. 272 - L. 26.000
Di Maria non si parla molto spesso nel Nuovo
Testamento. Tuttavia ella non e assente in nessu-
no dei tre momenti costitutivi del mistero cristia-
no, che sono l`incarnazione, il Mistero pasquale e
la Pentecoste. Seguendo Maria in ognuna di que-
ste tre presenze Iondamentali, questo libro cerca
di tracciare un cammino di vita nuova in Cristo,
tutto modellato su quello della madre di Dio.
Maria e vista costantemente alla luce della parola
di Dio, come una specie di lettera di Cristo,
scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del
Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole
di carne (cI 2 Cor 3, 2 s). In questo senso, ella e
vista anche come un mezzo privilegiato di cui lo
Spirito Santo si serve per condurre le anime alla
somiglianza con Cristo.
Raniero Cantalamessa
ANCORA
ANCORA
La vita in Cristo
CoEana In cammino
pp. 2 8 8 -L. 31.000
In queste pagine viene presentato un itinerario di
nuova evangelizzazione basato sulla Lettera di
san Paolo ai Romani. Si tratta di un cammino alla
luce della parola di Dio, che vuole essere un aiu-
to al credente per approIondire il mistero cristia-
no e le implicazioni del proprio battesimo.
Il libro e l`ottava edizione,, rielaborata, dell`opera
5@ THR@ LDJJ@ QHFLMPH@ CH .PHQRM$ Nel decennio tra-
scorso dalla prima, edizione, l`Autore ha avuto
occasione di proporne il contenuto in diversi in-
contri e ritiri ecumenici, raccogliendo il consenso
di eminenti rappresentanti di altre conIessioni
cristiane. E nata cosi l`idea di rivedere l`intero
volume e di renderlo piu agile e accessibile a tut-
ti, per poter rispondere ancor meglio a tale scopo
ecumenico.
Raniero Cantalamessa
ANCORA
Raniero Cantalamessa
GA NFMA FI KFLMJ
ANCORA
Raniero Cantalamessa
Il canto
dello Spirito
Raniero Cantalamessa
FG BAIOJ
CDGGJ KFMFOJ
Meditazioni sui DIF BKDAMJK
6DCHR@VHMLH QSJ7BLH creator
Collana In cammino
pp. 450 - L. 48.000
Il terzo millennio e iniziato, nelle Chiese cristiane
d`Occidente, con il solenne canto del =DLH BPD@#
RMP, che oltre a essere un inno suggestivo e anche
un grandioso aIIresco che illustra la teologia sullo
Spirito Santo nella storia della salvezza.
L`Autore, seguendo come traccia le invocazioni
dell`inno, e con un linguaggio ispirato ed evocati-
vo, ci oIIre una vera :SKK@ sullo Spirito Santo,
attingendo alla Scrittura, ai Padri, alla Tradizione
e alla teologia cattolica, ortodossa e riIormata.
Padre Raniero - uno dei maggiori conoscitori
della teologia dello Spirito - si rivela un vero
maestro.
ANCORA
stato scritto che se c un proble
ma dell'obbedienza oggi, esso non
quello della docilit diretta allo
Spirito Santo - alla quale, anzi, ognu
no mostra di appellarsi volentieri -
ma piuttosto quello della sottomis
sione a una gerarchia, a una legge e
a unautorit umanamente espresse.
Ci vero. Ma proprio per rendere
di nuovo possibile e fiorente, nella
Chiesa, tale obbedienza concreta:
alla legge e ai superiori, che dobbia
mo ripartire dallobbedienza allo
Spirito e a Dio...
Padre Raniero Cantalamessa, francescano cap
puccino, originario della provincia di Ascoli:
Piceno. Laureato in Teologia e in Lettere classiche,
gi professore ordinario di Storia delle Origini
Cristiane presso lUniversit Cattolica di Milano,
membro della Commissione Teologica Interna
zionale fino al 1981, nel 1980 ha lasciato l inse
gnamento accademico per dedicarsi interamente
alla predicazione in varie nazioni del mondo, con
spiccata sensibilit ecumenica. Dal 1980 Pre
dicatore della Casa Pontificia. Con ncora ha
pubblicato molti libri di successo, tra i quali
ricordiamo I misteri di Cristo nella vita della
Chiesa, La vita in Cristo, Il potere della Croc, Il
canto dello Spirito.

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