Sei sulla pagina 1di 19

Nonno Panopoli-Parafrasi_cop 1-07-2020 14:23 Pagina 1 dorso 19 provv

Collana di testi patristici


fondata da Antonio Quacquarelli
263 testi patristici Nonno di Panopoli
Parafrasi del Vangelo di San Giovanni
diretta da Claudio Moreschini

parafrasi del vangelo di san giovanni


vicedirezione di Emanuele Castelli

I Padri costituiscono ancora oggi un indi- Raffinata riscrittura del Quarto Vangelo ne-
spensabile punto di riferimento per l’espe- gli esametri e nello stile della più solenne
rienza cristiana. poesia epica, la Parafrasi del Vangelo di san
Testimoni profondi e autorevoli della più im- Giovanni è opera forse meno nota, rispetto
mediata tradizione apostolica, per la parte- alle Dionisiache, del misterioso poeta Non-
cipazione diretta alla vita della comunità cri- no di Panopoli (V secolo). Tuttavia, rappre-
stiana, in loro la tematica pastorale è ric- senta un’originale e affascinante operazione
chissima, lo sviluppo del dogma illuminato
da un particolare carisma, la comprensione
delle Scritture guidata dallo Spirito. La pe-
netrazione del messaggio cristiano nel con-
testo socio-culturale della loro epoca, impo-
NONNO di sintesi tra cultura classica e cristianesi-
mo, nonché uno dei testi più interessanti
della letteratura greca tardoantica. Si propo-
ne qui la prima traduzione integrale italiana
della Parafrasi , con un ampio commento

DI PANOPOLI
nendo la trattazione di problemi i più vari e che ne affronta le spinose questioni testuali,
scottanti, porta in loro alla indicazione di interpretative e storico-religiose e un’intro-
soluzioni che si rivelano per noi straordina- duzione che offre un inquadramento gene-
riamente attuali. rale aggiornato su Nonno e la sua opera: un
Di qui, il «ritorno ai Padri», con una iniziati- utile strumento sia per chi si accosta per la
va editoriale che cogliesse le esigenze più prima volta alla lettura di Nonno che per
vive, e talvolta anche più dolorose, in cui si studiosi più avanzati.
dibatte la comunità cristiana di oggi, illumi-
nandole alla luce delle prospettive e delle
soluzioni che i Padri offrirono alle loro co-
munità. Il che può, oltretutto, costituire un
criterio di certezza, in un momento in cui
forme di malinteso pluralismo possono in-
parafrasi del Matteo Agnosini si è formato presso la
Scuola Normale Superiore e l’Università di
Pisa. Studioso di letteratura greca tardoanti-
ca e cristiana antica, si è occupato in parti-
colare dell’opera di Nonno di Panopoli (V
generare dubbi e incertezze nell’affrontare
vitali problemi.
La collana, fondata da A. Quacquarelli e di-
retta da C. Moreschini, prof. ordinario nel- vangelo di secolo), della produzione poetica di Grego-
rio di Nazianzo (330-390) e della ricezione
del classico. Attualmente sta preparando
una traduzione italiana con note dello scritto

nonno di panopoli
l’Università di Pisa, è curata da docenti Contro Nestorio di Cirillo di Alessandria e
qualificati e specializzati nelle singole ope-
re, che in una prosa piana e moderna tra-
ducono tutta la spontaneità con cui i Padri
scrivevano. san giovanni un’edizione critica con commento del carme
II 1, 45 di Gregorio di Nazianzo.

€ ??,00 i.i.
COLLANA DI TESTI PATRISTICI
fondata da Antonio Quacquarelli
diretta da Claudio Moreschini
vicedirezione di Emanuele Castelli

263
Nonno di Panopoli

PARAFRASI
DEL VANGELO
DI SAN GIOVANNI
Introduzione, traduzione e commento
a cura di Matteo Agnosini
Copertina di György Szokoly. Restyling di Rossana Quarta

© 2020, Città Nuova Editrice


via Pieve Torina, 55 - 00156 Roma
tel. 063216212 - e-mail: diffusione@cittanuova.it

Con approvazione ecclesiastica

ISBN 978-88-311-8263-8

Finito di stampare nel mese di luglio 2020


dalla tipografia STR Press
via Carpi, 19 - 00071 Pomezia (Roma)
Alla memoria di mio padre, Giorgio
INTRODUZIONE

1. Nonno di Panopoli:
un misterioso poeta nell’Egitto tardoantico

§ 1.1 Impegnato nell’arduo compito di tracciare i lineamenti


fondamentali dello sviluppo dell’epica greca, un maestro indiscusso
degli studi ellenistici e tardoantichi quale Francis Vian non poté fare
a meno di notare che un singolare parallelismo in qualche modo lega
e accomuna Omero e Nonno di Panopoli, i due poeti tradizionalmen-
te posti agli albori e al termine della millenaria storia della lettera-
tura greca antica. L’osservazione dello studioso francese era limitata
al riscontro di analoghe tendenze che caratterizzavano la storia degli
studi sui due autori (ad es., l’affastellarsi di ipotesi e teorie di stampo
analitico sulla genesi e la composizione delle opere tanto di Omero
quanto di Nonno) e alla considerazione di una loro simile collocazio-
ne – beninteso, in periodi storici molto differenti e lontani – rispetto
alla tradizione dell’epica greca (sia Omero che Nonno, cioè, lungi
dall’essere considerati soltanto come capifila, creatori ex nihilo di
un genere letterario – o, quanto meno, di un nuovo stile all’interno
di esso – devono piuttosto essere ritenuti punti di arrivo di un lungo
processo, un’evoluzione spesso «lunga e anonima») 1. Ma le analo-
gie che si possono instaurare tra «questione omerica» e «questione
nonniana» sono ancora più numerose, come ha acutamente mostrato
Enrico Livrea. Ad es., a Nonno, come a Omero, si riconducono due
poemi – nella fattispecie la Parafrasi del Vangelo di san Giovanni

1
  Cf. F. Vian, L’épopée grecque, in AA.VV., Actes du Xe congrès de l’As-
sociation Guillaume Budé (Toulouse, 8-12 avril 1978), Les Belles Lettres, Paris
1980, pp. 78-81.
8 Introduzione

e le Dionisiache – la cui attribuzione a un medesimo autore è stata


oggetto di discussione, proprio come nel caso di Iliade e Odissea.
Soprattutto, con entrambi questi autori ci si trova di fronte a «una
personalità storicamente evanescente, che non sembra aver lasciato
alcuna traccia sicura di sé nella propria opera poetica, e della quale si
può perfino mettere in dubbio l’esistenza» 2.
Nel caso di Nonno, le notizie che possediamo sono scarsissime.
Non esistono biografie antiche e le rare menzioni che lo riguardano
offrono dati frammentari e lacunosi 3. Ma in tutto questo alone di
mistero, un elemento su cui le testimonianze antiche e medievali – a
differenza di Omero – concordano è la provenienza: Nonno è detto
originario di Panopoli, una città oggi nota con il nome di Achmim,
situata nella Tebaide, regione dell’Alto Egitto. Questa indicazione ci
è fornita esplicitamente già da un celebre quanto discusso epigramma
contenuto nell’Antologia Palatina (A.P. IX 198):

Io sono Nonno: la mia città è quella di Pan, ma nella città di Faro


con arma vocale ho mietuto stirpi di Giganti.

Autore, datazione e interpretazione dell’epigramma sono stati al


centro di un intenso dibattito 4. Il distico appare formulato come una
2
  Cf. E. Livrea, Il poeta ed il vescovo: la questione nonniana e la storia, in
«Prometheus» 13 (1987), p. 97.
3
  Per una raccolta di testimonianze su Nonno è ancora utile R. Key-
dell, Nonni Panopolitani Dionysiaca. Volumen Prius Libros I-XXIV Continens,
Weidmann, Berlin 1959, pp. 9*ss. Per quanto riguarda le poche notizie che
si possono ricostruire sulla figura di Nonno cf. F. Vian, Nonnos de Panopolis.
Les Dionysiaques, vol. I, Chants I-II, Les Belles Lettres, Paris 1976, pp. ix-
xviii; D. Gigli Piccardi, Nonno di Panopoli. Le Dionisiache. Testo greco a fron-
te, vol. I, Canti I-XII, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2003, pp. 33-44;
D. Accorinti, Nonnos von Panopolis, in RAC 25 (2013), pp. 1107-1111; Id.,
The Poet from Panopolis: An Obscure Biography and a Controversial Figure, in
D. Accorinti (ed.), Brill’s Companion to Nonnus of Panopolis, «Brill’s Compa-
nions in Classical Studies», Brill, Leiden-Boston 2016, pp. 16-37.
4
  Su questo epigramma cf. P. Collart, Anthologie Palatine IX. 198, in
«Revue de philologie de littérature et d’histoire anciennes» 37 (1913), pp.
142ss.; Id., Nonnos de Panopolis. Études sur la composition et le texte des
Dionysiaques, «Recherches d’archéologie, de philologie et d’histoire» 1, Pu-
Introduzione 9

Buchaufschrift – ossia quel tipo di epigramma concepito come una


inscriptio contenente di norma un elogio o informazioni riguardanti
i contenuti di un’opera letteraria e il suo autore, che poteva essere
apposto a un’edizione dell’opera stessa, solitamente al suo inizio – e il
suo stile e la metrica sono decisamente nonniani, tanto che è stato ipo-
tizzato che Nonno stesso sia stato il suo autore o, tutt’al più, un cono-
scitore davvero profondo della sua produzione letteraria 5. Tuttavia, né
queste consonanze né tantomeno la prima persona in cui l’epigramma
è scritto sono a rigor di logica elementi di per sé sufficienti a provarne
con certezza la paternità nonniana. Data la grande influenza esercitata
da Nonno sui poeti successivi – al punto che si può parlare di una vera
e propria «scuola» nonniana – non è impossibile che l’epigramma sia
stato scritto da un poeta di poco posteriore, seguace e imitatore dello
stile di Nonno, oppure addirittura dal primo editore di uno dei suoi
due poemi, le Dionisiache 6. In ogni caso, non ci sono neppure elemen-

blications de l’Institut Français d’Archéologie Orientale, Le Caire 1930, pp.


2s.; A. Wifstrand, Von Kallimachos zu Nonnos. Metrisch-stilistische Untersu-
chungen zur späteren griechischen Epik und zu verwandten Gedichtgattungen,
Skrifter utg. av. Vetenskaps-Soc. i Lund, Lund 1933, pp. 166ss.; F. Vian, Non-
nos de Panopolis. Les Dionysiaques, vol. I, Chants I-II, cit., pp. lvi-lvii; E. Li-
vrea, Il poeta ed il vescovo: la questione nonniana e la storia, cit., pp. 110-113;
Id., Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto XVIII,
«Speculum: contributi di filologia classica», M. D’Auria, Napoli 1989, pp.
32-35; D. Gigli Piccardi, Nonno di Panopoli. Le Dionisiache, cit., pp. 46-50;
E. Castelli, Il titolo taciuto. Sull’epigramma IX, 198 dell’Anthologia Palatina e
la trasmissione dei Dionysiaca di Nonno di Panopoli, in «Byzantinische Zeit-
schrift» 110 (2017), pp. 631-644.
5
  Cf. A. Wifstrand, Von Kallimachos zu Nonnos, cit., pp. 167s., che avan-
za cautamente l’ipotesi della paternità nonniana senza escludere l’attribuzio-
ne a un profondo conoscitore dello stile e dell’opera di Nonno. Decisamente
a favore di una paternità nonniana invece E. Livrea, Il poeta ed il vescovo: la
questione nonniana e la storia, cit., pp. 110 e 112 e Id., Nonno di Panopoli.
Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto XVIII, cit., pp. 32s. e 35.
6
  Cf. P. Collart, Anthologie Palatine IX. 198, cit., pp. 143s. e Id., Nonnos
de Panopolis. Études sur la composition et le texte des Dionysiaques, cit., p. 3,
che ritiene che il distico sia probabilmente opera di un «discepolo» di Nonno
che avrebbe imitato stile, metrica e lessico del maestro; F. Vian, Nonnos de
Panopolis. Les Dionysiaques, vol. I, Chants I-II, cit., p. lvii invece ipotizza
l’attribuzione al primo editore delle Dionisiache.
10 Introduzione

ti stringenti che vincolino a mettere in dubbio che l’epigramma sia


stato composto in un’epoca piuttosto vicina a quella di Nonno.
Oltre al nome del poeta, il distico fornisce altre indicazioni si-
cure, la prima delle quali è senz’altro la città di provenienza, definita
come «quella di Pan», dunque Panopoli. Essa è contrapposta a quella
che è chiamata «la città di Faro»: si tratta molto probabilmente di
una metonimia per l’intera Alessandria d’Egitto, a cui l’isola di Faro
– quella su cui era stato edificato il famoso faro, edificio che da lei
prendeva il nome – era adiacente 7. Alessandria è menzionata – ed è
questa la seconda indicazione importante – in quanto luogo in cui si
è svolta l’attività letteraria, a cui parrebbe fare allusione la iunctura
metaforica «con arma vocale ho mietuto». Come si vedrà meglio in
séguito (cf. infra, § 1.2), la menzione di Alessandria (perdipiù con
una formulazione che evoca l’isola di Faro) in relazione allo svolgi-
mento dell’attività letteraria sembra riecheggiare Dion. I 13. Anche
la strana espressione «con arma vocale ho mietuto» parrebbe fare
riferimento a un’area metaforica tipicamente nonniana, quella della
voce come arma in un contesto di rappresentazione dell’attività lette-
raria 8, richiamando peraltro alcune immagini analoghe presenti nel-
le Dionisiache, in particolare quella «lancia ispirata […] del padre

7
  L’indicazione geografica fornita dall’epigramma è stata così spiegata
per la prima volta da D. Gigli Piccardi, Nonno, Proteo e l’isola di Faro, in
«Prometheus» 19 (1993), p. 234 con n. 20.
8
 Sull’immagine dell’arma spirituale, intellettuale e sulle sue possibili
origini in àmbito teurgico, caldaico e magico cf. D. Gigli Piccardi, Metafora e
poetica in Nonno di Panopoli, Università degli Studi di Firenze, Dipartimento
di Scienze dell’Antichità Giorgio Pasquali, Firenze 1985, pp. 156 e 222ss. Un
ulteriore modello per l’immagine dell’«arma di voce» è apportato da D. Gigli
Piccardi, Nonno di Panopoli. Le Dionisiache, cit., pp. 49s., che cita Pindaro,
Olimpiche II 83-86, richiamandosi al quale «Nonno si apparenta […] a una
concezione elitaria e misticheggiante della poesia, a quel filone orfico-neopla-
tonico che egli cerca di conciliare con l’epica oggettiva, narrativa di Omero»,
avvalendosi dell’«immagine della poesia come arma dello spirito […], capace
di sconfiggere ciò che è legato alla terra» (ibid., p. 50). Per l’importanza e
l’impiego del termine «voce» e dell’immaginario a esso relativo nella Parafrasi,
cf. A. Rotondo, La voce (φωνή) divina nella Parafrasi di Nonno di Panopoli, in
«Adamantius» 14 (2008), pp. 287-310: 295ss.
Introduzione 11

Omero» (XXV 265) e la «lancia spirituale» (XXV 270), funzionali a


indicare il tipo di ispirazione poetica e le armi intellettuali con cui il
poeta chiede alla Musa di poter affrontare e sterminare le schiere de-
gli Indiani, nemici di Dioniso 9. Più difficile invece identificare a qua-
le aspetto della produzione nonniana faccia riferimento la mietitura
delle stirpi di Giganti. In passato, si è pensato che l’espressione allu-
desse a una ipotetica Gigantomachia di Nonno oggi perduta e di cui
non sarebbe rimasta alcuna notizia 10. Ma l’esistenza di quest’opera
non è suffragata da alcuna prova. Si è perciò cercato di rintracciare
delle corrispondenze tra la «mietitura dei Giganti» e le Dionisiache.
Nelle Dionisiache, in effetti, è presente una narrazione della guerra
contro i Giganti, ma occupa uno spazio molto limitato in rapporto
alla lunghezza dell’intero poema (solo Dion. XLVIII 1-89, vale a
dire solo 90 versi sui più di 21.000 totali) e non ne costituisce il tema
principale 11. Lo stesso può dirsi anche di altri episodi del poe­ma per
certi aspetti equiparabili a Gigantomachie e di volta in volta proposti
da vari studiosi come possibili riferimenti per l’enigmatica espressio-
ne del distico: è il caso, ad es., della lotta che oppone Zeus a Tifone

9
  Il rapporto concettuale tra il secondo verso del distico e l’immagine
dell’«arma spirituale» di Dion. XXV 270 era stato messo in evidenza da A.
Wifstrand, Von Kallimachos zu Nonnos, cit., p. 167. Il parallelo con Dion.
XXV 265 è invece stato sottolineato da D. Gigli Piccardi, Nonno di Panopoli.
Le Dionisiache, cit., p. 49 e n. 127.
10
  Questa ipotesi deve essere molto antica, se è confutata già da J.A.
Fabricius (1668-1736) nella sua Bibliotheca Graeca VII 684. Cf. poi la pano-
ramica di studiosi che l’hanno adottata presente in B. Abel-Wilmanns, Der
Erzählaufbau der Dionysiaka des Nonnos von Panopolis, P. Lang, Frankfurt
am Main-Bern-Las Vegas 1977, pp. 9s. Più recentemente, la possibilità di un
riferimento a un’ipotetica Gigantomachia di Nonno è stata recuperata come
alternativa che non si può escludere con certezza da N. Kröll, Die Jugend des
Dionysos. Die Ampelos-Episode in den Dionysiaka des Nonnos von Panopolis,
«Millennium-Studien zu Kultur und Geschichte des ersten Jahrtausends n.
Chr.» 62, Walter de Gruyter, Berlin-Boston 2016, p. 4.
11
  L’ipotesi che la «mietitura dei Giganti» rimandasse alla scena di Gi-
gantomachia di Dion. XLVIII era stata proposta da alcuni editori dell’Anto-
logia Palatina (Jacobs, Stadtmüller), la raccolta che contiene il distico di cui
qui si discute.
12 Introduzione

(la cosiddetta «Tifonia»)  12 oppure dell’uccisione degli Sparti (nati


dalla Terra e definiti anch’essi Giganti) compiuta da Cadmo 13, ma
la prima è narrata in soli due canti (Dion. I-II), la seconda in parte
di uno soltanto (Dion. IV 421-463) sui 48 complessivi ed entrambe
queste vicende, da sole, non bastano a caratterizzare tutto il poema.
È dunque sembrato difficile che l’autore dell’epigramma volesse defi-
nire proprio le Dionisiache mediante il riferimento – per così dire in
forma di sineddoche – a episodi tutto sommato secondari nell’econo-
mia del poema e così poco esemplificativi dei suoi principali contenu-
ti 14. Secondo un’altra ipotesi ancora il riferimento nell’epigramma ai
Giganti potrebbe essere spiegato con il fatto che, nelle Dionisiache,
gli avversari di Dioniso sono spesso chiamati «Giganti» o comunque
caratterizzati come tali: gli Indiani, in particolare, pervicaci nemici
di Dioniso, sono definiti da Nonno «nati dalla Terra», proprio come
i Giganti della tradizione classica, e sarebbero dunque assimilabili a
questi ultimi, senza contare che Dioniso stesso è salutato con l’epi-
teto di «sterminatore dei Giganti» (cf. Dion. XVII 10 e XLV 172),
e questo più in virtù della sua lotta vittoriosa contro gli Indiani che
del suo successo contro i Giganti veri e propri, narrato – come si è
già detto – nell’ultimo canto del poema 15. In questo caso allora, la
«mietitura dei Giganti» del distico potrebbe alludere quantomeno
alla guerra contro gli Indiani, la cosiddetta «Indiade», che copre un

12
  Che la «mietitura dei Giganti» facesse riferimento alla Tifonia è stato
proposto dal già citato J.A. Fabricius, Bibliotheca Graeca VII 684.
13
  L’ipotesi di interpretare la «mietitura dei Giganti» come un’allusio-
ne all’impresa di Cadmo è di P. Collart, Anthologie Palatine IX. 198, cit., p.
143, che però contempla anche un possibile riferimento alla Gigantomachia
di Dion. XLVIII.
14
  Cf. E. Livrea, Il poeta ed il vescovo: la questione nonniana e la storia,
cit., p. 111.
15
  Cf. A. Ludwich, Nonni Panopolitani Dionysiaca. Volumen prius li-
bros I-XXIV continens, «Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum
Teubneriana» 50, in aedibus B.G. Teubneri, Lipsiae 1909, p. vi e poi V. Ste-
gemann, Astrologie und Universalgeschichte. Studien und Interpretationen zu
den Dionysiaka des Nonnos von Panopolis, Verlag und Druck von B.G. Teu-
bner, Leipzig 1930, p. 206 e F. Vian, Nonnos de Panopolis. Les Dionysiaques,
vol. I, Chants I-II, cit., p. lvi.
Introduzione 13

cospicuo numero di canti, da Dion. XIII a XL 297: un episodio, dun-


que, che ha una certa rilevanza all’interno del poema.
Più recentemente, è stata avanzata un’interessante ipotesi, che
propone un’interpretazione globale in una nuova luce dei punti di
contatto tra il distico e le Dionisiache di cui si è appena parlato. Se-
condo questa interpretazione, il distico farebbe riferimento a tre pre-
cisi punti strategici delle Dionisiache. Infatti, la menzione di Ales-
sandria, riprendendo Dion. I 13, un verso facente parte del proemio
del poema, richiamerebbe il suo inizio, mentre l’espressione «arma
vocale», riecheggiando alcune immagini affini che – come abbiamo
visto – si trovano in Dion. XXV 265 e 270, nel cosiddetto «proemio
al mezzo» collocato all’inizio del canto «centrale» dei 48 complessivi,
si rifarebbe al centro del poema; la mietitura delle stirpi di Giganti,
infine, si riferirebbe proprio alla già menzionata sequenza di Gigan-
tomachia presente in Dion. XLVIII 1-89, quindi alla conclusione
delle Dionisiache 16. Il distico, insomma, richiamerebbe inizio, cen-
tro e fine delle Dionisiache ma senza mai citare esplicitamente il
titolo del poema; esso sarebbe stato strutturato in modo da celare il
soggetto vero e proprio dell’opera (cioè le gesta di Dioniso): la pointe
dell’epigramma consisterebbe proprio nel silenzio sul titolo dell’o-
pera e nella conseguente modalità con cui si rende tuttavia possibile
l’identificazione di quest’ultima a chi potesse accedere a tutto il testo
o comunque ne avesse una profonda conoscenza, appunto attraverso
la trama di puntuali richiami a passi nevralgici che si è detta 17. Sem-
pre secondo questa interpretazione, benché le ragioni vere e proprie
della «reticenza» del distico non siano naturalmente determinabili
con certezza, è lecito comunque formulare qualche ipotesi in meri-
to. Essa potrebbe essere dovuta a volontà di impedire l’immediata
attribuzione a Nonno – autore anche di un poema cristiano come
la Parafrasi del Vangelo di san Giovanni – di un’opera almeno in
apparenza così marcatamente «pagana» come le Dionisiache e, da

16
  Cf. E. Castelli, Il titolo taciuto. Sull’epigramma IX, 198 dell’Antho-
logia Palatina e la trasmissione dei Dionysiaca di Nonno di Panopoli, cit., pp.
633ss.
17
 Cf. ibid., pp. 635 e 639ss.
14 Introduzione

questo punto di vista, il silenzio del distico sul titolo e il fatto che il
più autorevole manoscritto medievale delle Dionisiache, il Lauren-
tianus plut. 32, 16, ce le trasmetta in forma anonima (cf. infra, §
2.1) potrebbero obbedire a una strategia o un intento molto simili 18.
In effetti, anche per la trasmissione anonima del poema nel Lauren-
tianus plut. 32, 16 sono state formulate ipotesi di censura postuma
del nome di Nonno 19, motivata forse dall’imbarazzo di attribuire a
un autore cristiano versi a prima vista così scopertamente pagani 20.
Ma tornando al distico su Nonno, è stata proposta anche un’al-
tra interpretazione, in base alla quale i Giganti dell’epigramma non
sarebbero soltanto quelli del mito, ma potrebbero anche valere come
definizione metaforica per indicare gli eretici. Perdipiù, l’immagine
della voce come arma presupposta dall’espressione «con arma vocale»
tornerebbe sia nelle Dionisiache che nella Parafrasi (in particolare
nell’episodio del sacerdote di Zeus che sconfigge Tifeo con la propria
voce in Dion. XIII 479-497 e in quello degli armati che, all’arresto
di Gesù, sono sopraffatti dalla sua sola voce in Par. XVIII 34-38).
L’epigramma, allora, alluderebbe non più soltanto alle Dionisiache,
ma anche alla Parafrasi del Vangelo di san Giovanni, l’opera più
apertamente cristiana e di maggiore impegno teologico di Nonno:
in questo risiederebbe la sua pointe. Con questa lettura, la paternità
nonniana di entrambi i poemi e l’unitarietà globale di ispirazione
dell’opera risulterebbero sottolineate. Anche la menzione nel distico
dell’isola di Faro si caricherebbe allora di un nuovo significato, per-

18
  Cf. E. Castelli, ΠΟΙΗΜΑΤΑ ΔΙΟΝΥΣΙΑΚΑ. Agazia e la prima circola-
zione dei versi dionisiaci di Nonno di Panopoli, in «Vetera Christianorum» 53
(2016), pp. 68s. e Id., Il titolo taciuto. Sull’epigramma IX, 198 dell’Anthologia
Palatina e la trasmissione dei Dionysiaca di Nonno di Panopoli, cit., pp. 639ss.
19
  Cf. D. Del Corno, Nonno di Panopoli. Le Dionisiache, vol. II, Canti
13-24, traduzione di M. Maletta, note di F. Tissoni, Adelphi Edizioni, Milano
1999, p. XIII.
20
  Cf. E. Livrea, Il poeta ed il vescovo: la questione nonniana e la storia,
cit., p. 123, per cui la trasmissione anonima del Laurentianus plut. 32, 16 sa-
rebbe spiegata, all’interno della sua ipotesi di identificazione di Nonno con
un omonimo vescovo di Edessa (cf. infra, § 1.4), dalla «riluttanza del mondo
bizantino ad attribuire ad un vescovo un poema così marcatamente paganeg-
giante».
Introduzione 15

ché richiamerebbe anche il luogo in cui l’Antico Testamento sarebbe


stato tradotto in greco dai settanta sapienti riuniti da Tolemeo Fila-
delfo, istituendo così un collegamento ideale tra questa antica attivi-
tà di traduzione delle Scritture e l’attività di trasposizione in poesia
di un testo sacro compiuta da Nonno con la Parafrasi 21.
Come si è potuto vedere, l’interpretazione di questo distico è
molto dibattuta. Sembra plausibile attribuire un valore metaforico al
termine «Giganti», da intendere come formula tipica con cui veniva-
no indicati gli oppositori e i nemici della retta fede in generale, non
solo in àmbito cristiano, ma già in quello pagano e in particolare neo­
platonico 22. Da questo punto di vista, i Giganti potrebbero allora in
senso lato indicare tutto ciò che è caratterizzato come ctonio e «nato
dalla Terra» nelle Dionisiache – non solo dunque Tifone, gli Indiani
e i Giganti propriamente detti, ma anche ad es. gli Sparti che si op-
pongono a Cadmo, nonno di Dioniso, e soprattutto i Titani che in
Dion. VI 169-205 smembrano il piccolo Zagreo, il «primo Dioniso» –,
costituendo così una denominazione comune un po’ per tutti i nemici
di Dioniso, di valore non più limitato a un singolo episodio come po-
trebbe sembrare a prima vista, bensì atta a designare simbolicamente
l’intero poema e in generale la battaglia intellettuale del suo autore, i
suoi capisaldi estetici e culturali, che si concretizzano nell’avversione
di ascendenza neoplatonica per ciò che è materiale e proveniente dalla
terra 23.

§ 1.2 Un’altra testimonianza piuttosto antica su Nonno è quella


dello storico ed epigrammista Agazia di Mirina (ca. 532-ante 582
d.C.). Agazia, nelle sue Storie (IV 23, 5-6), parla di Nonno en pas-
sant, lo annovera tra i «poeti moderni (néoi)» – dunque separati dal-

21
  Quest’ultima interpretazione del distico come riferito a entrambi i
poemi nonniani qui riassunta è stata elaborata da E. Livrea, ibid., pp. 111ss.
22
  Cf. G. Agosti, Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di San Gio-
vanni. Canto Quinto, «Studi e Testi» 22, Università degli Studi di Firenze,
Dipartimento di Scienze dell’Antichità Giorgio Pasquali, Firenze 2003, p. 84
n. 150.
23
  A questo proposito, cf. D. Gigli Piccardi, Nonno di Panopoli. Le Dio-
nisiache, cit., pp. 48ss.
CANTO I

Senza tempo era, non raggiungibile, nell’ineffabile principio il


Verbo,
figlio senza madre della stessa natura del Padre che a lui è coetaneo;
e Verbo luce di Dio da sé nato, luce da luce;
indivisibile era dal Padre, assiso accanto sul trono nella sede infinita;
5 e l’altissimo Verbo era Dio. Egli dal principio
risplendeva insieme all’eterno Dio, artefice del cosmo,
più antico del cosmo: e furono tutte le cose per mezzo di lui,
quelle senza respiro e quelle che respirano, e senza
l’artefice Parola
nulla fu, di ciò che era; e in lui era innata
10 la vita, cara a tutti, ed era degli effimeri uomini luce
la vita, nutrice di tutto. Nel cosmo tenebroso splendeva
con raggi celesti il bagliore che abbraccia la terra
e la tenebra non lo afferrò 1. Nella boscaglia nutrice di api

1
  La prima parte del prologo del Vangelo di Giovanni è resa da Nonno
con dovizia di espansioni che introducono sviluppi esegetici assenti nel testo
parafrasato. Gran parte di essi è improntata all’interpretazione fornita da Ci-
rillo di Alessandria: si riscontra infatti, ad es., in In Jo. I 1 (PG 73, 29 C) la
stessa stretta relazione istituita nel v. 1 tra l’esistenza in principio del Verbo
(Gv 1, 1), la sua atemporalità e l’inafferrabilità e l’ineffabilità relative alla sua
generazione che ne conseguono. Nonno, tuttavia, come giustamente notato
da C. De Stefani, Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovan-
ni. Canto I. Introduzione, testo critico, traduzione e commento, «EIKASMOS
Quaderni Bolognesi di Filologia Classica - Studi» 6, Patron, Bologna 2002, p.
103, si distacca talvolta da Cirillo, come nell’interpretazione dell’espressione
«in principio», che Cirillo riferisce al Padre (cf. In Jo. I 2, PG 73, 32 B), men-
tre Nonno sembra forse intenderla in senso cronologico. Un’altra fonte per
110 Nonno di Panopoli

c’era un tale, abitante del colle deserto che vaga sui monti,
15 dell’antico Battesimo araldo: il suo nome 30
era divino Giovanni, che salva i popoli. Egli era
nunzio di salda Parola, per rendere testimonianza
circa la luce, affinché tutti, di un solo araldo al grido,
avessero la retta fede, eterna madre del cosmo.
20 Non era lui l’intellegibile luce, ma solo 35
per aprire per tutti la bocca ispirata da Dio
e precursore mostrarsi della luce non annunciata,
offrendo pubblica testimonianza al popolo che accoglie Dio 2.
E, infatti, col Padre suo, la vera e primigenia 3 luce
25 era il Verbo unigenito, che purifica ogni uomo
illuminando con raggi spirituali la natura degli uomini 40
che giungono in terra; era nell’incredulo mondo,
inosservato, e il mondo infinito esisteva per mezzo di lui;

l’elaborazione nonniana sembra essere il Simbolo Niceno-Costantinopolitano,
il cui apporto parrebbe visibile ai vv. 1 e 6 («Senza tempo» e «più antico 45
del cosmo» ~ «prima di tutti i secoli»), 2 («della stessa natura del Padre»),
3 («luce da luce»), 4 («assiso accanto sul trono» ~ «siede alla destra del Pa-
dre»), 6 («artefice del cosmo»), 7-8 («furono tutte le cose […] / quelle senza
respiro e quelle che respirano» ~ «creatore […] / di tutte le cose visibili e
invisibili»). Non mancano poi elementi ispirati a una lunga tradizione di po-
lemica antiereticale: ad es., al v. 4, la nozione dell’indivisibilità del Verbo dal
Padre riprende un’immagine frequente nella polemica antiariana: gli ariani,
infatti, erano stati accusati di «dividere» in termini di sostanza il Figlio dal
Padre affermando la creaturalità del primo. Per ulteriori dettagli, cf. C. De
Stefani, ibid., pp. 103-117.
2
  La traduzione dei vv. 20-23 tenta di riprodurre, anche a costo di qual-
che forzatura, la sintassi del testo greco, a sua volta fedelmente modellata su
quella di Gv 1, 8, lett. «Non era lui la luce, ma affinché desse testimonianza
sulla luce», correntemente reso come «Non era lui la luce, ma doveva dare
testimonianza alla luce».
3
  Mi discosto qui dalla traduzione adottata da C. De Stefani, Nonno di
Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto I, cit., p. 89, che rende
l’aggettivo ἀρχέγονος in maniera etimologica come «signora della nascita» (cf.
anche ibid., p. 87 al v. 15, «battesimo che governa la nascita»). Preferisco ve-
dere nell’occorrenza del v. 24 un caso in cui l’aggettivo mantiene il suo valore
di «primordiale»: cf. D. Gigli Piccardi, Nonno di Panopoli. Le Dionisiache,
cit., p. 822 ad Dion. XII 68.
Parafrasi del Vangelo di san Giovanni, I 14-46 111

ma il mondo errante non riconobbe il Verbo che sopraggiungeva.


30 Era vicino ai suoi, ma i suoi con dissennato furore
come estraneo non l’onorarono; ma a quanti con animo saggio
saldi lo accolsero e non avevano mente errante,
a costoro tutti donava un onore celeste,
d’esser chiamati figli di Dio Padre sempre vivente,
35figli che non diede alla luce natura di parto, che non riconobbe la
vita
come germoglio d’umano volere, né seminò
il letto nuziale della carne che suscita amore,
ma di Dio Padre sono figli non arati 4.
E il Verbo da sé generato si incarnò, Dio-uomo 5
40 giunto tardi, nato ben prima 6, in un ineffabile modo
unita la forma immortale in giogo con quella mortale 7.
E Dio abitava la casa con gli uomini 8 e noi la sua gloria
con occhi umani vedemmo, quale è l’onore
dell’unigenito Figlio che viene dal Padre altissimo:

45 ed era colmo della grazia e verità del Genitore.
E riguardo al Verbo incarnato, primo messaggero,

4
  La metafora agricola della semina/aratura è tradizionale nella lettera-
tura greca per designare la procreazione.
5
  Per questo nesso cf. supra, Introduzione § 3.6.
6
  La traduzione italiana tenta di rendere il concettoso ossimoro nonnia-
no ὀψίγονος προγένεθλος, lett. «nato dopo, generato prima», con cui, mediante
due aggettivi che insistono su una radice connessa con la nascita, è espressa
la generazione del Verbo prima dei secoli (προγένεθλος) e, nello stesso tempo,
la sua nascita nella carne (ὀψίγονος) che è avvenuta «ultimamente, in questi
giorni» (cf. Eb 1, 2).
7
  Per le possibili problematiche cristologiche relative a Par. I 39-41 (e in
particolare al v. 41) cf. supra, Introduzione § 3.6.
8
  Nonno interpreta Gv 1, 14 «e venne ad abitare in mezzo a noi» in
maniera piuttosto elaborata: probabilmente, la sua resa non significa soltanto
«abitare (cioè vivere) tra gli uomini», bensì anche qualcosa come «abitare la
stessa casa condivisa anche dagli uomini», con riferimento alla carne, al cor-
po. Anche in questo caso, c’è forse una traccia dell’influenza di Cirillo: cf. In
Jo. I 9 (PG 73, 161 B-C) dove l’abitazione di Gv 1, 14 è intesa come «prendere
dimora nella carne» e l’«in mezzo a noi» del Vangelo è spiegato in termini di
«parentela, fratellanza» con Cristo secondo la carne.

Potrebbero piacerti anche