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UGO VANNI

APOCALISSE
DI GIOVANNI
Primo Volume

a cura di Luca Pedroli

CITTADELLA EDITRICE
ISBN 978-88-308-1597-1

Due volumi
euro 58,50 non separabili
Nell’accostare quest’opera po-
derosa, coloro che hanno avuto
la fortuna di essere stati formati
da padre Vanni riconosceranno
immediatamente lo stile gustoso
e avvincente del loro maestro e
avranno la possibilità di contare
su uno strumento che raccoglie in
modo unitario e sistematico il suo
insegnamento. Per gli altri lettori,
Ugo Vanni noto e stimatissimo bibli- invece, ci sarà la gioia di poter
sta, nonché maestro dello Spirito, ha cogliere tutta la bellezza e la pro-
dedicato tutta la sua vita allo studio e
fondità del libro dell’Apocalisse,
all’insegnamento della Scrittura pres-
scoprendo il riflesso più autentico
so la Pontificia Università Gregoriana
del disegno salvifico di Dio, così
e il Pontificio Istituto Biblico. È stato
come viene contemplato, celebra-
uno dei massimi esperti dell’Apoca-
to e vissuto nella Chiesa.
lisse e dal 2000 è stato membro per
diversi anni della Pontificia Com- (Dalla Prefazione di Luca Pedroli)
missione Biblica. In suo onore, per
Cittadella Editrice, nel 2005 è stata
pubblicata la raccolta di studi Apo-
kalypsis. Percorsi nell’Apocalisse di
Giovanni, con l’apporto di numerosi
docenti di varie università di tutto il
mondo. Sempre con Cittadella Edi-
trice ha pubblicato Il tesoro di Gio-
vanni, 20162 e Dal Quarto Vangelo
all’Apocalisse, 2011.
UGOVANNI

APOCALISSE
DI GIOVANNI
Primo Volume

Testo greco articolato


Traduzione italiana
Annotazioni testuali, linguistiche e letterarie

a cura di Luca Pedroli

CITTADELLA EDITRICE
collana: COMMENTI E STUDI BIBLICI
sezione Commenti biblici

Raymond E. Brown
GIOVANNI
Commento al vangelo spirituale
Presentazioni di Carlo M. Mattini e Roberto Vignolo
Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi
20148 - pp. 1728 - € 59,00

Raymond E. Brown
LE LETTERE DI GIOVANNI
Presentazione di Maurizio Marchese/li
Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi
20173 - pp. 1116 - € 52,50

Juan Mateos - Juan Barreto


IL VANGELO DI GIOVANNI
Analisi linguistica e commento esegetico
Presentazione di Ricardo Pérez Marquez
20165 - pp. 900 - € 46,90

Ugo Vanni
APOCALISSE DI GIOVANNI
a cura di Luca Pedroli
vol. 1
Testo greco articolato. Traduzione italiana.
Annotazioni testuali, linguistiche e letterarie - pp. 224
vol. 2
Introduzione generale e Commento - pp. 780
2018 - i due volumi € 58,50
cura redazionale
ANTONIO LOVA

© Cittadella Editrice - Assisi


www .cittadellaeditrice.com
1• edizione ottobre 2018

ISBN 978-88-308-1597-1

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun vo-
lume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, comma 4, della legge 22 aprile
1941 n. 633, ovvero dall'accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA,
CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000.
Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica
autorizzazione rilasciata dall'editore.
PRESENTAZIONE

L'Apocalisse di Giovanni ha sempre suscitato nei lettori di ogni tempo


disagio e un certo timore, a motivo dell'allusione agli ultimi tempi,
contrassegnata in buona parte da scene impressionanti e catastrofiche.
Da qui, l'accezione decisamente negativa che è venuta ad assumere nel-
le lingue e nella cultura moderna la terminologia associata ai concetti
di "apocalisse" e "apocalittico". Allo stesso tempo, però, questo testo
continua ad esercitare un particolare fascino, vuoi per il suo linguaggio
misterioso, intriso di simboli, vuoi per le numerose visioni, dal suppo-
sto carattere profetico. Ne è una riprova l'ampio influsso che ha avuto
sull' arte 1, nonché sulla produzione letteraria2 e cinematografica3•
È risaputo poi come la sua connotazione per tanti versi arcana ed enig-
matica abbia fatto sì che tale libro, dall'antichità fino ai nostri giorni,
venisse facilmente strumentalizzato da interpreti fanatici e da sette ere-
tiche, nonché da movimenti riformatori 4 • È questa anche una delle ra-
gioni che ha reso non semplice la sua recezione all'interno del Canone.
In effetti, già nel secondo secolo l'Apocalisse di Giovanni era accolta
nelle comunità cristiane e per tutta l'epoca patristica veniva letta in

1
Si consigliano a mo' di esempio gli studi di F. VAN DER MEER, Apocalypse.
Vìsions from the Book of Revelation in Western Art (London 1978) e di G. QUISPEL,
L 'Apocalisse. Il libro segreto della rivelazione (Bologna 1980).
2 Senza voler scomodare le ampie reminiscenze presenti nella Divina Commedia e in

tante altre opere classiche della letteratura, basti citare il più recente best-seller di C.
McCARTHY, The Road (2006), pubblicato in Italia da Einaudi come La strada (Torino
2010), che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel2007 e da cui è stato tratto
l'omonimo film di successo, uscito nelle sale cinematografiche degli Stati Uniti nel
2009, per la regia di John Hillcoat.
3
Si rimanda a tal proposito alla raccolta emblematica, seppure per tanti versi già data-
ta, offerta in E. GIRLANDA- C. TAGLIABUE, (ed.), Apocalisse e Cinema (Roma 1995),
ripresa e sintetizzata in C. TAGLIABUE, "Apocalisse e cinema per una storia senza fine",
Apokalypsis, 821-840.
4
Risultano emblematici in tal senso gli studi di R. GoBBI, Figli dell'Apocalisse. Storia
di un mito dalle origini ai nostri giorni (Milano 1993) e di N. CoHN, I fanatici de/l 'A-
pocalisse (Torino 2000).

5
Presentazione

una prospettiva squisitamente pasquale, come compimento del disegno


salvifìco di Dio, prefìgurato dal cammino e dall'esperienza di fede del
popolo di lsraele5 • Da qui il richiamo continuo all'Antico Testamento,
nell'orizzonte di una ultimazione escatologica percepita ormai come
in divenire, già in fase di realizzazione.
Questa lettura in chiave storico-salvifica permane per più di un mil-
lennio, passando attraverso l'interpretazione allegorica iniziata da
Agostino e quella più prettamente spirituale, tipica dei commentatori
medioevali.
La svolta avviene quando, sul finire del XII secolo, Gioacchino da Fio-
re, nell' Enchiridion super Apocalypsim, propone di intendere l' Apoca-
lisse come una vera e propria profezia, che descrive e scandisce le fasi
della storia della salvezza, in ottica futura 6 • Da quel momento prende
vita una deriva che porta alla ribalta l'interesse per questo libro, inteso
però come mera previsione dei fatti storici che devono accadere nel
tempo presente e in quello futuro. Di qui l'approccio insieme letterale
ed estremamente fantasioso, che per tanti versi continua ancora oggi e
che ha portato ad una miriade di interpretazioni stravaganti e infonda-
te. In tale contesto va collocata anche la lettura sostenuta nell'ambito
della Riforma e successivamente ripresa da movimenti anti-papali di
diverso genere, che individuerebbe la Chiesa cattolica in Babilonia, la
"grande prostituta" e il Papa nell'Anticristo o nelle bestie a lui legate.
Una nota a parte merita l'interpretazione millenaristica. I propugnatori
del cosiddetto chiliasmo o millenarismo hanno trovato conforto nel
quadro delineato in Ap 20,1-1 O, dove si afferma che, dopo aver inca-
tenato il serpente antico, Cristo instaurerebbe un suo regno di mille
anni; al termine, ci sarebbe spazio per un ultimo, violento accanimen-
to di Satana, al quale seguirebbe il giudizio e l'inaugurazione della
dimensione escatologica. Ancora una volta, da una lettura in chiave
storica scaturisce una visione fuorviante, sradicata dal suo contesto,
che continua a trovare ospitalità, soprattutto in alcuni frangenti e in
ambiti legati a sette e a movimenti esotericF.

5
Uno sguardo d'insieme è offerto dalla raccolta in chiave sinottica di A. BARZAGIU,
(ed.), Apocalisse di Giovanni. Con commenti tratti dai Padri, Santi e Mistici della
Chiesa (Montespertoli 1997).
6
Cfr. A. TAGLIAPIETRA, (ed.), Gioacchino da Fiore. Sull'Apocalisse (Milano 1994).
7
Per un approfondimento della questione, si consigliano i contributi offerti da
C. MAzzucco- E. PIETRELLA, "Il rapporto tra la concezione del millennio dei primi
autori cristiani e l'Apocalisse di Giovanni", Aug. 18 (1978) 29-45 e M. INTROVIGNE,
Mille e non più mille. Millenarismo e nuove religioni alle soglie del Duemila (Milano
1995).

6
Presentazione

Gli autori moderni hanno cercato di ovviare all'approccio prettamente


letterale che aveva contraddistinto gli ultimi secoli, con le interpre-
tazioni più estemporanee e strumentali che ne sono conseguite e con
l'orientamento generale ad intendere l'Apocalisse come previsione
di catastrofi e della fine del mondo. È così che dal XIX secolo in poi,
sull'onda di uno studio esegetico scientifico, si è assistito al progres-
sivo ricollocamento del testo nel suo alveo teologico ed ecclesiale
originario, seppure secondo diversi principi ermeneutici.
In tal senso, si registrano innanzitutto alcuni studi che pongono l'A-
pocalisse nel solco dell'esperienza delle prime comunità cristiane, nel
contesto storico che caratterizza la fine del primo secolo e l'inizio del
secondo secolo d.C., con una forte connessione sia con la tradizione
giudaica che con la cultura greco-romana8 •
Altri, invece, sempre con un rimando al retroterra giudaico e, insieme,
al comune immaginario cosmico e mitologico, interpretano il libro
esclusivamente in senso escatologico, in riferimento al ritorno glorioso
di Cristo e alla fine dei tempi 9 •
Altri ancora sottopongono l'Apocalisse ad un'analisi strettamente
letteraria, in una prospettiva storica, ponendola in continuità con la let-
teratura apocalittica giudaica o intendendola come compimento della
storia e dell'esperienza di fede di Israele, così come si trova codificata
nelle Scritture 10 •

8
Un esempio è offerto dai commentari di H. GIF.SEN, Die Offenbarung des Johannes
(RNT; Regensburg 1997); D. E. AUNE, Revelation 1-5 (WBC 52A; Dallas 1997);
Revelation 6-16 (WBC 52B; Nashville 1998); Revelation 17-22 (WBC 52C; Nashville
1998); G. K. BEALE, The Book of Revelation. A Commentary on the Greek Text
(NIGTC; Grand Rapids, MI- Cambridge, UK 1999); S. S. SMALLEY, The Revelation
to John. A Commentary on the Greek Text of the Apocalypse (Downers Grove, IL
2005). A questi, vanno aggiunti gli studi di AnllLA YARBRO CoLLINS, tra i quali men-
zioniamo "The Apocalypse (Revelation)", NJBC, 996-1016; Crisis and Catharsis:
The Power of the Apocalypse (Philade1phia 1984) e "Revelation 18: Taunt-Song or
Dirge?", L 'Apocalypse, 185-204.
9
Vedi a tale proposito E. LOHMEYER, Die 0./fenbarung des Johannes (Tiibingen 1926);
J. BoNSIRVEN, L 'Apocalypse de Saint Jean (VSal 16; Paris 1951); A. WIKENHAUSER,
Die Offenbarung des Johannes (RNT 9; Regensburg 1959); A. LANCELLOTTI,
Apocalisse (Nuovissima Versione della Bibbia 46; Roma 1970); E. LOHSE, Die
Offenbarung des Johannes (NTD Il; Gottingen 1960, 3 1988).
1
° Costituiscono rispettivamente esempi di queste due prospettive i lavori di B.
CoRSANI, L 'Apocalisse e l'apocalittica del Nuovo Testamento (Bologna 1997) e E.
LUPIERI, L 'Apocalisse di Giovanni (Scrittori greci e latini; Milano 1999) e quelli di
S. DIANICH, (ed.), Sempre Apocalisse. Un testo biblico e le sue risonanze storiche

- --~
Presentazione

Più recentemente si è percepito che questo libro non può essere studia-
to semplicemente dal punto di vista storico o letterario, né unicamente
nella sua prospettiva escatologica. Da qui, l'impulso ad approfondire il
suo simbolismo, così da far affiorare la valenza teologica, come lettura
squisitamente pasquale della fede cristiana e della vita della Chiesa 11 •
Questa visione più ampia e organica ha stimolato una produzione
quanto mai ricca, che ha contribuito a ravvivare l'attenzione e l'inte-
resse per l'Apocalisse, accostata secondo una molteplicità di profili,
da quello ecclesiologico a quello cristologico, da quello spirituale a
quello più propriamente pastorale 12 •
In tale contesto, un apporto non indifferente è stato offerto anche dai
nuovi manuali introduttivi alla Scrittura, dove questo libro è presentato
accanto al Vangelo e alle tre Lettere e in continuità con loro, nell'ottica
di una riscoperta unità di fondo all'interno del Corpo giovanneo 13 • È
nell'orizzonte di questa apertura e di questa riformulazione che ha
avuto modo di fiorire e di diffondersi un'ampia gamma di presentazio-

(Casale Monferrato 1998) e E. CoRSINI, Apocalisse prima e dopo (Torino 1980), riedi-
ta poi come Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni (Torino 2002).
11
Fra tutti emerge l'opera di P. PRJGENT, L 'Apocalisse di S. Giovanni (Commenti
Biblici; Città di Castello 1985); orig. Francese, L 'Apocalypse de Saint Jean (CNT 14;
Paris 1981 ). Da segnalare poi R. BAUCKHAM, La teologia del/ 'Apocalisse (Letture
bibliche 12; Brescia 1994) e l'ottimo lavoro del compianto G. BIGUZZI, Apocalisse
(l libri biblici. Nuovo Testamento 20; Milano 2005). Dello stesso autore vanno
senz'altro menzionati anche due precedenti studi: l settenari nella struttura dell'Apo-
calisse. Analisi, storia della ricerca, interpretazione (SRivBib 31; Bologna 1996) e
L 'Apocalisse e i suoi enigmi (StBi 143; Brescia 2004).
12
Si segnalano tra i tanti studi quelli di A. LAPPLE, L 'Apocalisse: un libro vivo per il
cristiano di oggi (Parola e Liturgia 7; Roma 1980); D. MoLLAT, L 'Apocalisse: una let-
tura per oggi (Letture bibliche; Roma 1985); A. CHIEREGATTI, Apocalisse. Lettura spi-
rituale (Conversazioni bibliche; Bologna 1993); P. RicHARD, Apocalisse. La ricostru-
zione della speranza (Celleno 1996); G. BoosoN, I segreti dell'Apocalisse. Le projèzie
dell'ultimo libro della Bibbia (Milano 2000); G. RAvASI, Il libro dell'Apocalisse. Ciclo
di conferenze tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano (Conversazioni bibliche;
Bologna 1991 ); G. CROCETTI, L 'Apocalisse meditata e pregata (Lettura pastorale della
Bibbia, Bibbia e spiritualità 20; Bologna 2003 ); B. CoRSA N!, L 'Apocalisse. Guida
alla lettura de/l 'ultimo libro della Bibbia (Torino 2004); C. DoGLIO, Apocalisse di
Giovanni (Dabar-Logos-Parola: Lectio divina popolare; Padova 2005).
13
Anche in questo caso, ci limitiamo a citare i contributi di X. ALEGRE, "L'Apocalisse
di Giovanni", Scritti giovannei e lettere cattoliche (ed. J.-0. TuNi- X. ALEGRE)
(Introduzione allo studio della Bibbia 8; Brescia 1997) 173-232 e di C. Doouo,
"Introduzione all'Apocalisse di Giovanni", Opera giovannea (ed. G. GHIBERTI)
(Logos. Corso di Studi Biblici 7; Leumann, TO 2003) 133-178.

8
Presentazione

ni, capaci di offrire i nuovi apporti della ricerca, pur conservando un


carattere divulgativo e accessibile 14 •
Nel panorama italiano non si può parlare dell'Apocalisse senza fare
riferimento a padre Ugo Vanni. Sono innumerevoli le pubblicazioni da
lui offerte nella sua lunga vita, spesa in gran parte nell'insegnamento
e nella ricerca proprio in questo ambito specifico: per avere un'idea,
basta consultare la lista aggiornata al 2005 e riportata nelle pagine
841-853 della voluminosa raccolta di saggi che gli è stata dedicata in
occasione del suo settantesimo compleanno 15 •
Nella Presentazione, l'amico e compagno di ministero Carlo Maria
Martini così si esprimeva: "Bisogna dargli atto di coraggio nel mettere
al centro delle sue ricerche un testo così difficile come l'Apocalisse e
un po' marginale nel complesso dei libri del Nuovo Testamento. Con
la sua esegesi egli ha contribuito ad accrescere la fede, la preghiera e
la speranza delle comunità cristiane. Ci ha reso il libro dell'Apocalisse
più vicino e familiare e ha invitato molti a nutrirsi di esso come di una
sorgente viva di spiritualità16 ". Queste parole inquadrano perfettamen-
te la sua figura e il contributo inestimabile da lui offerto. Padre Vanni
ci ha davvero aiutato a riscoprire l'Apocalisse, proponendo un nuovo
approccio che è stato apprezzato e valorizzato anche in ambito inter-
nazionale, come testimoniano la sua collaborazione e la sua amicizia,
tra gli altri, con Pierre Prigent - cui è dedicato il presente lavoro - e
con i coniugi John e Adela Yarbro Collins.
Tra le sue molteplici opere letterarie, due sono quelle che sono di-
ventate degli autentici capisaldi per tutti gli studiosi dell'Apocalisse,
registrando svariate riedizioni e ristampe e la traduzione in diverse
lingue. La prima, pubblicata nel 1971, ha messo a fuoco il testo nella

14
Vedi, tra gli altri, gli studi di A. CANNIZZO, Apocalisse ieri e oggi (Napoli 1990); A.
VoGTLE, Il libro dei sette sigilli. Commento all'Apocalisse di Giovanni (In Ascolto
6; Leumann, TO 1990); C. H. GIBLIN, Apocalisse (Lettura pastorale della Bibbia 26;
Bologna 1993); E. ScHOSSLER FIORENZA, Apocalisse. Visione di un mondo giusto
(Brescia 1994); J.-P. PRÉvosT, Apocalisse (Cinisello Balsamo 1997); E. BIANCHI,
L 'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale (Magnano 2000); X.
PIKAZA IBARRONDO, Apocalisse (Guide alla lettura del Nuovo Testamento 17; Roma
2001 ); orig. Spagnolo, Apoca/ipsis (Guias de lectura del Nuevo Testamento 17; Estella
1999); I. TIMOSSI, Apocalisse. Rivelazione di Gesù Cristo. Una cristologia per simboli
(Leumann, TO 2001); G. RAVASI, Apocalisse (Casale Monferrato 2004); A. MEN',
Leggendo l'Apocalisse (Firenze 2006).
15
Cfr. E. BosETTI- A. COLACRAI (ed.), Apokalypsis. Percorsi dell'Apocalisse di
Giovanni in onore di Ugo Vanni (Assisi 2005).
16
lbid., 14.

___........a...
Presentazione

sua struttura letteraria, individuando nel contesto liturgico di fondo e


nel ruolo del cosiddetto "gruppo d'ascolto" le chiavi di lettura princi-
pali17. La seconda è costituita da una serie di saggi, nei quali l'autore
fa precedere e seguire ali' esegesi una dettagliata introduzione di natura
ermeneutica e un'approfondita sintesi teologica 18 . Uscita nel 1988, è
diventata presto non un manuale, ma il manuale sul quale generazioni
di studenti si sono appassionati all'Apocalisse e hanno scoperto la ric-
chezza e la bellezza di questo libro. Alcuni di essi, poi, hanno potuto
proseguire lo studio e sono stati introdotti e accompagnati con infinita
cura da padre Vanni nella ricerca scientifica, tanto che si può parlare di
una vera e propria scuola, ormai diffusa in tutto il mondo.
Nel decennio successivo alla pubblicazione della raccolta Apokalypsis
in suo onore, padre Vanni non ha smesso di sondare i meandri di
questo testo così misterioso e al tempo stesso affascinante. Il suo im-
pegno principale, però, è stato riversato nel coronamento dell'ultimo,
grande sogno che ancora conservava nel cassetto, quello di rivedere
il frutto della ricerca di una vita e farlo confluire in modo sistematico
in un grande commentario, arricchito dai contributi dei suoi studenti e
dall'apporto della ricerca degli ultimi anni. Quella che ne è scaturita,
dopo un lungo e paziente lavoro, è un'opera imponente, che si profila
come un tesoro lasciato in eredità da questo grande maestro non sol-
tanto al mondo della ricerca, ma alla Chiesa intera.
Il commentario si presenta in due volumi, ma costituisce a tutti gli effetti
un'opera unica, da intendere e consultare in maniera complementare. Il
primo volume si sofferma in modo tecnico sul testo, offrendo un'analisi
dettagliata delle questioni inerenti gli elementi grammaticali, sintattici
e stilistici più salienti, la struttura e la critica testuale. Il secondo è dedi-
cato al commento vero e proprio, che prende in considerazione tutto il
libro ed è arricchito dalla puntuale trattazione delle tematiche bibliche e
teologiche che di volta in volta necessitano un approfondimento.
Nell'accostare quest'opera poderosa, coloro che hanno avuto la
fortuna di essere stati formati da padre Vanni riconosceranno imme-
diatamente lo stile gustoso e avvincente del loro maestro e avranno
la possibilità di contare su uno strumento che raccoglie in modo uni-
tario e sistematico il suo insegnamento 19 . Per gli altri lettori, invece,

17
Cfr. U. VANNI, La struttura letteraria del/ 'Apocalisse (Aloisiana 8a; Brescia 2 1980).
18 Cfr. U. VANNI, L 'Apocalisse. Ermeneutica, esegesi, teologia (SRivBib 17; Bologna
2
2001).
19
Una menzione particolare va riservata ai professori Maria Laura Riboli e Roberto
Rossella per la loro preziosa consulenza tecnica.
Presentazione

ci sarà la gioia di poter cogliere tutta la bellezza e la profondità del


libro dell'Apocalisse, scoprendo il riflesso più autentico del disegno
salvifico di Dio, così come viene contemplato, celebrato e vissuto
nella Chiesa.

Mentre il lavoro, al termine del lungo processo di revisione e di corre-


zione, era ormai in stampa, è giunta poi la triste notizia della dipartita
di padre Vanni, giovedì 27 settembre 2018, esattamente il giorno dopo
il suo ottantanovesimo compleanno. La malattia, nel suo progredire
inesorabile, giorno dopo giorno - senza però togliergli la passione e il
desiderio di portare a compimento quanto iniziato - lo aveva debilitato
completamente. Ci consola sapere che ora padre Vanni, come soleva
spesso dire, si trova finalmente nella gloria di quella Gerusalemme
nuova che per una vita ci ha aiutato a contemplare; ed è bello imma-
ginare che si sia sentito accolto dall'Agnello, dal Cristo crocifisso e
risorto, proprio nello stesso modo con cui lui lo ha sempre invocato,
in comunione con l'amata Sposa, nello Spirito: "Vieni!" (Ap 22, 17).

LUCA PEDROLI

Luca Pedroli insegna presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma


Greco biblico e, come allievo e successore di padre Vanni, Esegesi
del/ 'Apocalisse. Per Cittadella Editrice ha pubblicato Dal fidanza-
mento alla nuzialità escatologica, 2015 2 ; Lettere di Paolo, 2014 3 (con
Bruno Maggioni e altri); «Venite alle nozze!», 2009 (con Mauro Me-
rozzi); Il prete: uno sposo, 2015 (con Renzo Bonetti) e Testimoni del
suo amore, 2016 (con Ennio Apeciti).

- __j_l._
L'opera completa è dedicata a Pierre Pri-
gent che, con la sua amicizia, i suoi sugge-
rimenti e i suoi scritti, è stato sempre per
me una guida illuminante e stimolante nello
studio dell' Apocalisse 1•

Il presente volume è dedicato invece alla


memoria di Maria Cristina de Leone Pan-
dolfelli che ha sempre seguito e rivisto, con
particolare competenza e dedizione, i miei
scritti sull'Apocalisse.

1
Una delle attenzioni di Pierre Prigent nei miei riguardi, della quale sarò sempre
particolarmente grato, è la dedica del suo libro La Jérusalem cé/este: Histoire d'une
tradition iconographique du IV sièc/e à la Réforme (Bib/e et image 3; Saint Maurice
2003): "À Ugo Vanni admirable interprète de l' Apocalypse".
SIGLE E ABBREVIAZIONI

l. Sigle

AmiCI L'Ami du Clergé.


AncBD D. N. FREEDMAN- G. A. HERION- D. F. GRAF-
J. D. PLEINS (ed.), The Anchor Bible Dictionary.
I-VI (New York- London- Toronto- Sydney-
Auckland 1992).
AJBI Annua) ofthe Japanese Biblica) Institute.
Apokalypsis E. BOSETTI- A. COLACRAI (ed.), Apoka/ypsis.
Percorsi del! 'Apocalisse di Giovanni in onore di
Ugo Vanni (Assisi 2005).
ASEs Annali di storia de li'esegesi.
Aug. Augustinianum.
AUSS Andrews University Seminary Studies.

BArR Biblica/ Archaeology Review.


BASOR Bulletin of the A merican Schools of Orienta/ Re-
search.
BETL Bibliotheca Ephemeridum Theologicarum Lo-
vamensmm.
BEv T Beitriige zur ev. Theologie.
BeO Bibbia e Oriente.
Bib. Biblica.
Bibl.Rev. Biblica/ Review.
BIE Bulletin de l '/nstitut Egyptien.
BiKi Bibel Und Kirche.
BiLe Bibe/ und Leben.
BiRe Bible Review.
BiTerS Bible et Terre Sainte.
BiTod The Bible Today.
BiVìChr Bible et Vie Chrétienne.
BJRL Bulletin of the John Rylands Library.

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Sigle e abbreviazioni

BN Biblische Notizen: Beitriige zur exegetischen


Diskussion.
BR Biblica/ research: papers of the Chicago Society
for Biblica/ Research.
BSac Bibliotheca Sacra.
BTB Biblica! Theology Bulletin.
BVC Bible et vie chrétienne.
BZ Biblische Zeischrift.

CBQ Catholic Biblica/ Quarterly.


CBR Currents in Biblica! Research.
CEv.S Cahiers évangile. Supplément.
Cher De Cherubin.
ChH Church History.
Christ Today Christianity Today.
Christus Christus. Cahiers spirituels.
CNT Commentaire du Nouveau Testament.
ColctMechl Co/lectanea Mechlinensia.
Col/Brug Collationes Brugenses.
Conc(/) Concilium. Rivista internazionale di teologia.
CoTh Collectanea theologica.
CrSt Cristianesimo nella storia.
CTJ Calvin Theological Journal.
CuBi Cultura Biblica.

DBM Deltion biblikon meleton. Bulletin of biblica/ stu-


dies.
DBS H. CAZELLES - A. FEUILLET (ed.), Supplément
au Dictionnaire de la Bible. I-XIII (Paris 1928-
2005).
DL Davar Logos.
DT(B) Divus Thomas (Bologna).

EeV.D Esprit et Vie. Doctrine.


EphMar Ephemerides Mariologicae.
EpworthR Epworth Revue.
EstBib Estudios Biblicos.
EstEcl Estudios Eclesiasticos.
EstudosB Estudos Biblicos.
ETL Ephemerides theologicae Lovanienses.
ETR Études Théologiques et Religieuses.

16
Sigle e abbreviazioni

Études Études: Revue catholique d'intéret général. Pubi.


par des pères de la Compagnie de Jésus.
EuA Erbe und Auftrag: Benediktinische Monatschrift.
EvQ Evangelica} Quarterly.
EvT Evangelische Theologie.
ExpTim Expository Times.

Forsch. u Fortschr. Forschungen und Fortschritte.


FV Foi et Vie.

GLNT F. MoNTAGNINI - G. ScARPAT - O. SoFFRITTI


(ed.), Grande Lessico del Nuovo Testamento.
I-XVI (Brescia 1965-1992).
Greg Gregorianum.

HAT Handbuch zum Alten Testament. Erste Reihe.


HDR Harvard dissertations in religion.
HeyJ Heythrop Journal.
HTR Harvard Theologica/ Review.

ICC The Intemational Criticai Commentary.


IDB G. A. BUTTRICK (ed.), The Interpreter's Dictiona-
ry ofthe Bible. I-IV (New York- Nashville 1962).
Interp. Interpretati an.

JBL Joumal of Biblical Literature.


JETS Joumal of the Evangelica! Theological.
JSJ Joumal for the study of Judaism in the Persian,
Hellenistic and Roman period.
JSNT Journalfor the Study ofthe New Testament.
JSNTSup Joumal for the study ofthe New Testament. Sup-
plement series.
JSPE Journalfor the study ofthe Pseudepigrapha (and
related literature).
JThS Journal ofTheological Studies.

L 'Apocalypse J. LAMBRECHT (ed.), L 'Apocalypse johannique


et l 'apocalyptique dans le Nouveau Testament.
Actes de la xxxe session des journées bibliques
de Louvain, 28-30 aout 1979 (BETL 53; Leuven
- Gembloux 1980).

17
Sigle e abbreviazioni

LASBF Liber annuus. Studium Biblicum Franciscanum.


LR Lutherische Rundschau.
LSDC La Sapienza della Croce oggi.
LumVìe Lumière et Vie.
LuthRb Lutherischer Rundblick.

Mar. Marianum. Ephemerides Mariologiae.


MCom Miscelémea Comi/las.
Mekhilta Midrash halakico su Es, attribuito a Rabbi Ishmael.

E. & E. NESTLE- B. & K. ALAND- J. KAR.AVIDO-


POULOS- C. M. MARTINI- B. M. METZGER (ed.),
Novum Testamentum graece (Stuttgart 28 2012).
NDTB P. RossANO- G. RAVASI- A. GIRLANDA (ed.),
Nuovo Dizionario di Teologia Biblica (Cinisello
Balsamo 2 1988).
NedThT Neder/ands Theologisch Tzjdschrift.
Neotest. Neotestamentica.
NIC.NT The New international commentary on the New
Testament.
NIGTC New Intemational Greek Testament Commentary.
NJBC R. E. BROWN - J. A. FITZMYER - R. E. MURPHY
(ed.), The NewJerome Biblica/ Commentary (En-
glewood Cliffs, NJ 1990).
NotesTrans Notes on Translation.
NRT Nouvelle Revue Théologique.
NT Novum Testamentum.
NTAbh Neutestamentliche Abhandlungen. Neue Folge.
NTD Das Neue Testament Deutsch.
NTS New Testament Studies.
NT.S Novum Testamentum. Supplements.

PhWoch Philologische Wochenschrift.


PIB Pontificio Istituto Biblico.
PSV Parola, spirito e vita.
PUG Pontificia Università Gregoriana.
PUU Pontificia Università Urbaniana.

RB Revue biblique.
RBiCalz Revista Biblica, Villa Calzada.
RBiLit Revista Biblica y Liturgica.

18
Sigle e abbreviazioni

RdT Rassegna di Teologia.


RechBib Recherches Bibliques.
RestQ Restoration Quarterly.
RevBib Revista biblica.
Rev.Ecc/.Liège Revue ecclésiastique de Liège.
RHPR Revue d'Histoire et de Philosophie Religieuses.
RivBib Rivista biblica: organo del/ 'Associazione Biblica
Italiana.
RivLi Rivista Liturgica.
RNT Regensburger Neues Testament.
RSR Recherches de science religieuse.
RStB Ricerche Storico Bibliche.
RThom Revue Thomiste. Revue doctrinale de Thèo/ogie
et de Philosophie.

SacDoc Sacra Doctrina.


Salm Salmaticensis.
SANH Sanhedrin.
SBB Stuttgarter Biblische Beitriige.
SBFLA Studii Biblici Franciscani Liber Annus.
SBM Stuttgarter Biblische Monographien.
SBS Stuttgarter Bibelstudien.
ScC Scuola Cattolica.
SchwKiZ Schweizerische Kirchen-Zeitung.
ScotJT Scottish Journal ofTheology.
SEA. Svensk Exegetisk A"rshok.
Semeia Semeia. An Experimental Journal for Biblica/
Criticism.
SNTU Studien zum Neuen Testament und seiner Umwelt.
SNTU Studien zum Neuen Testament.
SRivBib Supplementi alla Rivista Biblica.
StBi Studi Biblici.
StMiss Studia Missionalia.
StTh Studia theologica. Scandinavian journal of theo-
logy.

TAth Theologia. En Athenais.


THAT E. JENNI- C. WESTERMANN (ed.), Theo/ogisches
Handworterhuch zum Alten Testament. 1-11 (Miin-
chen- Ziirich 1971-1976).
ThPQ Theologisch-praktische Quartalschrift.
Sigle e abbreviazioni

ThR Theologische Rundschau.


THRv Theologische Revue.
ThStKr Theologische Studien und Kritiken.
ThZ Theologische Zeitschrift.
TLZ Theologische Literaturzeitung.
TRE H. IMENDORFFER (ed.) Theologische Realenzyk-
lopiidie. I-XXXVI (Berlin- New York 1977-
2004).
TrJ Trinity journal. A journal ofstudent scholarship.
TU Texte und Untersuchungen zur Geschichte der
altchristlichen Literatur.
TynBul Tyndale bulletin.

Una Sancta Una Sancta: Zeitschrift fiir interkonfessionelle


Begegnung.

VD Verbum Domini.
VìgChr Vìgiliae Christianae. Review of early Christian
/ife and language.
Vìvens Homo Vìvens homo. Rivista teologica Fiorentina.
V Sal Verbum Salutis.
VxEv Vox Evangelica.

Way The Way. A quarterly review of Christian spiri-


tuality.
WBC Word Biblica! Commentary.
WThJ Westminster Theological Journal.
WUNT Wissenschaftliche Untersuchungen zum Neuen
Testament.

ZNW Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft.

2. Abbreviazioni generali

§ paragrafo/i.
Il parallelo/paralleli.
a.C. avanti Cristo.
AD Anno Domini.
Ad es. Ad esempio.
al. a/ii (altri).

20
Sigle e abbreviazioni

AT Antico Testamento.
bis due volte.
cap. capitolo/i.
cfr. confronta.
d.C. dopo Cristo.
ecc. et caetera (o et cetera).
ed. edidit, ediderunt.
Fs. Festschrift (o Mélanges, Scritti in onore di,
ecc.).
Ibid. Ibidem.
lo. IDEM (stesso autore).
Kg chilogrammo/i.
lett. letteralmente.
LXX Septuaginta.
LXX/TH Teodozione.
NT Nuovo Testamento.
ori g. originale.
p./pp. pagina/e.
s/ss seguente/i.
s. v. stessa voce.
ter tre volte.
TM Testo Masoretico.
v./vv. versetto/i.
V g. Vulgata.
x volta/e.

3. Abbreviazioni bibliche ed extrabibliche

Ab: Abacuc.
Abd: Abdia.
Ag: Aggeo.
Am: Amos.
Ap: Apocalisse.
A t: Atti degli Apostoli.
Bar: Baruc.
Col: Colossesi.
lCor: l Corinzi.
2Cor: 2 Corinzi.
lCr: l Cronache.
2Cr: 2 Cronache.
Sigle e abbreviazioni

Ct: Cantico dei Cantici.


Dn: Daniele.
Dt: Deuteronomio.
Eb: Ebrei.
Ef: Efesini.
Es: Esodo.
Esd: Esdra.
Est: Ester.
Ez: Ezechiele.
Fil: Filippesi.
Fm: Filemone.
Gal: Galati.
Gb: Giobbe.
Gc: Giacomo.
Od: Giuda.
Ode: Giudici.
Gdt: Giuditta.
Ger: Geremia.
Gio: Giona.
Gl: Gioele.
Gn: Genesi.
Gs: Giosuè.
Gv: Giovanni.
lGv: l Giovanni.
2Gv: 2 Giovanni.
3Gv: 3 Giovanni.
Is: Isaia.
Lam: Lamentazioni.
Le: Luca.
Lv: Levitico.
IMac: l Maccabei.
2Mac: 2 Maccabei.
Mc: Marco.
Mie: Michea.
MI: Malachia.
Mt: Matteo.
N a: Naum.
Ne: Neemia.
N m: Numeri.
Or Syb: Oracoli Sibillini.
Os: Osea.
Sigle e abbreviazioni

Prv: Proverbi.
lPt: l Pietro.
2Pt: 2 Pietro.
Qo: Qoelet (Ecclesiaste).
l Re: l Libro dei Re.
2Re: 2 Libro dei Re.
Rm: Romani.
Rt: Rut.
Sal: Salmi.
lSam: l Samuele.
2Sam: 2 Samuele.
Sap: Sapienza.
Sir: Siracide (Ecclesiatico).
Sof: So fonia.
Tb: Tobia.
lTm: l Timoteo.
2Tm: 2 Timoteo.
lTs: l Tessalonicesi.
2Ts: 2 Tessalonicesi.
T t: Tito.
Zc: Zaccaria.

21_
INTRODUZIONE GENERALE

l. Prendiamo in mano il testo

1.1. Introduzione: le parole dell'Apocalisse, fascino e mistero

Riferendosi proprio al testo dell'Apocalisse, Girolamo esprimeva in


modo originale il suo apprezzamento entusiasta: "L'Apocalisse di Gio-
vanni ha tanti sacramenti quante sono le parole. Ho detto poco rispetto
al valore del libro. Qualunque lode è inadeguata: nelle singole parole
si celano capacità di comprensione molteplici 20".
Tralasciando altre considerazioni possibili sui valori di questo libro,
Girolamo si ferma ad esaltarne le parole21 , affermando un loro paral-
lelo nei riguardi dei sacramenti, intesi nel senso di un coinvolgimento
attivo nello sviluppo del mistero della salvezza, che sfiora la trascen-
denza22. Il rilievo straordinario che così acquistano le parole viene
ulteriormente accentuato da Girolamo quando, subito dopo, afferma
che esse contengono una virtualità, di contenuto e di azione, nascosta
e molteplice. È la parola ispirata che mantiene, come tale, un'impronta
permanente e attiva da parte di Dio. Si comprende allora come la pa-
rola, rimanendo nella sua formulazione letteraria propria, al singolare
o al plurale, possa contenere significati e valori operativi senza limiti
di applicazione2 3 •

20
Apocalypsis Joannis tot habet sacramenta, quot verba. Parum dixi pro merito
voluminis. Laus omnis inferior est: in verbis singulis multiplices latent intelligentiae
(GIROLAMO, Ad Paulinum 53, 8, anno 394).
21
Il sostantivo "parola" può essere inteso nel senso generale di un semplice termine
oppure può acquistare, determinato dal contesto in cui ricorre, un senso pregnante par-
ticolare, come, nel caso dell'Apocalisse, di "parola ispirata" o addirittura di "frase".
22
Sembra questo il significato del termine sacramentum. Agostino denomina sacra-
mentum il "Padre nostro".
23
È proprio della parola di Dio un effetto che può sorpassare scontatamente quello
della parola umana. Lo troviamo affermato a più riprese nel rabbinismo: l'ermeneu-

25
Introduzione generale

Le parole a cui si riferisce Girolamo coincidono con l'espressione


letteraria del testo, attuata dagli elementi grammaticali significativi
-quali sono il verbo, il sostantivo, l'aggettivo, l'avverbio, ecc.- ado-
perati nella comunicazione del contenuto, che viene percepito ed ela-
borato dallettore/ascoltatore24 • Ma accanto ai dati grammaticali, altri
elementi diversi da questi intervengono per qualificare in vari modi la
parola, come raggruppamenti tipici di termini, parallelismi, sottolinea-
ture enfatizzanti, parentesi, riprese significative di termini, inclusioni,
simmetrie: ciascuno di questi elementi dà un suo tocco al contenuto di
fondo che sarà necessario prendere adeguatamente in considerazione
per cogliere pienamente la portata di ogni vocabolo e fargli donare
tutto ciò che contiene.
E questo precisa il nostro itinerario. Dopo un approccio orientativo,
un primo contatto globale con il testo dell'Apocalisse ci porterà a
scoprire il livello letterario, alto e originale, in cui l'Autore si muove.
Accenneremo, a suo tempo, anche a un'ipotesi nuova sulla fisionomia
storica dell'Autore: aiuterà considerevolmente a cogliere il suo mes-
saggio25. Analizzeremo quindi in dettaglio le modalità proprie della
sua espressione letteraria: la lingua greca tipica, il ritmo particolare
che guida e anima l'esposizione con l'introduzione nel testo degli "ele-
menti aggiuntivi", il simbolismo con la sensibilità multipla, la poesia
intensa che, sparsa un po' dappertutto, emerge particolarmente e si
impone nelle nove celebrazioni liturgiche, l'amore per la musica che
affiora costantemente nel testo. Ci tratterremo, infine, ad analizzare il
suo stile per quanto concerne il modo di esprimersi tipico mediante il
"gioco" letterario degli stichi, riassumendo le conclusioni in alcune
pagine indicative.

tica rabbinica parte dal presupposto che ogni parola della Torah possieda settanta
significati.
24
Il testo dell'Apocalisse, destinato ad una assemblea liturgica in atto, comporta un
lettore e un gruppo di ascolto, come indicato in Ap 1,3: Beato! colui che legge! e
coloro che ascoltano le parole di questa profezia. E questo condiziona lo stile usato,
limitando al massimo le subordinazioni sintattiche greche, meno adatte per una lettura
ascoltata che preferisce la paratassi.
25
È interessante tener presente un'ipotesi di lavoro sull'Autore reale dell'Apocalisse:
con tutta probabilità si tratta di un ebreo insigne, che conosce in maniera eccezionale
le Scritture, più di qualunque Autore del NT, compreso Paolo. A contatto con la chiesa
giovannea, usa tutta la sua conoscenza e abilità per aiutare il lettore/ascoltatore a co-
gliere la continuità della storia della salvezza nell'evento Gesù e il suo sviluppo fino
al compimento finale.

26
Introduzione generale

Arriviamo con tutto questo alla possibilità di affrontare direttamente la


lettura del testo scritto. Rimandando lo sviluppo esegetico al volume
parallelo del Commento, ci proporremo una trascrizione articolata del
testo greco, giustificando nelle note apposite le scelte dell'articolazio-
ne presentata. Segnaleremo i fenomeni letterari incontrati, con la spie-
gazione sommaria del tocco che dà ciascuno di essi alla parola. Il testo
greco articolato sarà affiancato da una traduzione italiana, anch'essa
articolata e strettamente aderente al testo greco, con la spiegazione in
nota delle scelte più particolari.
A questo punto la parola contenuta palpiterà. Presentata ed accolta con
il significato di fondo e con tutte le sfumature che contiene, sarà in gra-
do di "divenire", installando in tutti e in tutto la novità di Gesù risorto
di cui è portatrice. È quanto troviamo affermato dall'Apocalisse in un
brano indimenticabile della sezione conclusiva, un testo che ripren-
diamo: E disse colui che era seduto sul trono: "Guarda: sto facendo
nuove tutte le cose!" E mi dice [qui è l'angelo interprete che parla]:
"Scrivi che queste parole sono fedeli e veraci ". E mi disse [è di nuovo
Dio che parla]: "Sono divenute!" (21 ,5-6). Girolamo aveva visto bene:
c'è, nelle parole dell'Apocalisse, come una dimensione che ci colpisce
e nello stesso tempo ci supera. Le parole- e lo vedremo!- tendono a
impiantare nell'uomo e nel mondo l'infinito della novità del Risorto26 •

1.2. L'Apocalisse: verso un contatto diretto

Invitati esplicitamente dal testo stesso (cfr. 1,3) a leggere e ad ascoltare


il suo messaggio, richiamiamo, come primo passo, alcune caratteristi-
che preliminari che permettano un iniziale accostamento, rimandando
al Commentario l'approfondimento ulteriore.
Il testo presente è preso come base da una delle prime edizioni critiche
cattoliche pubblicate, quella di A. Merk, Novum Testamentum Graece
et Latine, Roma, 1964, confrontata minutamente e integrata con le
edizioni critiche moderne, ultima delle quali quella curata da B. Aland
- K. Aland- J. Karavidopoulos- C. M. Martini- B. M. Metzger, The
Greek New Testament, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart, 1994.
Sono stati consultati minutamente altri contributi afferenti, come B.
M. Metzger, A Textual Commentary an the Greek New Testament,
London- New York, 1971 e gli articoli attinenti apparsi negli ultimi

26
Sarà ripreso questo brano fondamentale a conclusione della parte introduttiva.

27
Introduzione generale

anni. Quando le nostre scelte di critica testuale sono diverse, vengono


indicate in nota con le rispettive motivazioni.
Scritto nel greco della koinè, il testo de li' Apocalisse corrisponde in
generale allivello linguistico medio, tipico del NT. Tuttavia, le parti-
colarità linguistiche proprie allontanano ed isolano questo libro da tutti
gli altri scritti neotestamentari, collocandolo in un quadro letterario
tutto suo. Uno sguardo, anche sommario, a questo scenario permette
subito di individuarne l'originalità.
Rispetto al resto del NT, l'Apocalisse mostra un vocabolario partico-
larmente ricco e variato. Ad ogni modo, il suo greco scorre di norma
in maniera regolare. Le anomalie grammaticali sconcertanti, come la
costruzione di àrr6/da parte di col nominativo, che talvolta incontria-
mo, non sono banali errori, ma costituiscono una pressione evocativa
vigorosa sul lettore/ascoltatore, con lo scopo di attrarre il più possibile
la sua attenzione e stimolare la sua creatività per la comprensione più
profonda di una frase o di un contesto.
Essendo la lingua usata quella di un Autore nato probabilmente in am-
biente giudaico e vissuto poi costantemente a contatto con un contesto
ellenistico 27 , il greco dell'Apocalisse contiene tracce di semitismi,
talvolta sottolineati indebitamente dai commentatori, fino a far dire
più volte a uno studioso classico, per altro altamente benemerito, che
il nostro Autore "pensa in ebraico e scrive in greco 28 ". In effetti, però,
come oggi si ritiene, sono solo tracce e non superano la media dei se-
mitismi che troviamo nel resto del NT 29 •
Continuando a scrutare il quadro letterario, rileviamo nel testo gre-
co dell'Apocalisse contatti molteplici con aspetti, anche tecnici,
della letteratura greca, specialmente quella riguardante le tragedie.
L'Autore usa disinvoltamente termini specializzati, come zenith/
~EcroupavruJ.a. (8,13; 14,6; 19,17), del tutto assente nel resto del NT,
ma ampiamente diffuso nella lingua greca colta (fra gli altri, Plutar-
co, Sesto Empirico, Aristotele). Si preoccupa di fornire la traduzione
greca di termini ebraici (vedi per esempio 9,11 e 16, 16). Troviamo

27
Viene da pensare a Paolo, pure lui nato in un contesto giudaico e poi in contatto
prevalente con ambienti greci, anche se lo stile espressivo dei testi paolini e de li' Apo-
calisse è totalmente diverso.
28
Frase fortunatissima e ad effetto di Charles, riportata oggi perfino dai siti internet,
ma carente di un senso preciso. È impossibile, infatti, pensare in una lingua e parlare
contemporaneamente in un'altra. Si potrebbe forse dire che "pensa in ebraico, traduce
mentalmente in greco e quindi scrive".
29
Cfr. G. MussiES, The Morphology of Koine Greek as used in the Apocalypse of St.
John (Leiden 1971 ).

28
Introduzione generale

addirittura il linguaggio dotto, comune alla cultura greco-romana30 ,


della geografia scientifica del tempo. L'Apocalisse comincia, così,
a profilarsi come un testo di notevole interesse anche sotto l'aspetto
puramente letterario.
Quanto stiamo vedendo, ci porta in contatto col simbolismo dell' Apo-
calisse e allora l'alto livello letterario generale, che stiamo intraveden-
do, non solo risulta confermato, ma addirittura decolla. In questo libro
troviamo un simbolismo tipico 31 , che attinge il contenuto da elaborare
da un'area di realtà davvero sconfinata: l' AT in generale, la natura,
con i suoi fenomeni in tutta la loro vastità, l 'uomo nella sua persona
singola e nella sua relazionalità, gli animali, i colori, i numeri.
Il materiale attinto viene elaborato dall'Autore in modo originale e
sfiora la genialità: a seconda della reazione che intende suscitare nel
suo soggetto interpretante, propone il materiale simbolico con tre ar-
ticolazioni diverse: l) a struttura discontinua, nella quale il materiale
simbolico offerto dovrà venire elaborato interpretando uno per uno
tutti i blocchi letterari che un testo contiene; 2) a struttura continuata,
quando l'elaborazione dovrà seguire e interpretare senza interruzioni,
continuatamente, il materiale che verrà presentato; 3) a struttura ri-
dondante, quando l'elaborazione del soggetto interpretante si concen-
trerà su un soggetto unico, ma approfondito e gustato ripetutamente,
nel suo insieme e nei suoi particolari.
Data poi la spinta evocativa, che è una caratteristica del simbolismo in
tutte e tre queste strutture, si avrà lo sviluppo affascinante di un' elabo-
razione costruttiva personale 32 , che potrà portare, anche al di là di una
pura comprensione razionale, a percepire intuitivamente un contenuto
che arriva addirittura a sfiorare la trascendenza: un contenuto meta-
concettuale. È quanto l'Autore riesce a realizzare in pagine simboliche
particolarmente riuscite, come nella presentazione della Gerusalemme
nuova (cfr. 21,1-22,5; particolarmente 21 ,9-22,5).
Questo vertice letterario viene confermato e arricchito nei dettagli
da un'altra constatazione: emergono nel libro elementi propri di una
letteratura di alto livello.

3
°Cfr. O. BALDACCI, Romanità geocartografica e Apocalisse giovannea (Roma 1983).
31
Per uno studio dettagliato sul simbolismo dell'Apocalisse nei suoi diversi aspetti
vedi U. VANNI, L'Apocalisse: Ermeneutica, esegesi, teologia (Bologna 1988) 31-61
("Strutturazione del simbolo": 55-59).
32 Il simbolismo tipico dell'Apocalisse corrisponde a quanto si sperimenta in altri

campi di elaborazione artistica, come nella pittura di Picasso. Il materiale presentato-


ad esempio in Guernica- solo quando viene percepito ed elaborato secondo la mente
dell'Autore dischiude l'altissimo contenuto dell'opera.

29
Introduzione generale

Come abbiamo visto poco fa il contenuto di fondo, ovvero il messag-


gio base, viene espresso, come in altre letterature, tramite le compo-
nenti grammaticali usuali (sostantivi, verbi, aggettivi, avverbi, parti-
celle, costruzioni sintattiche). Ma non si ferma qui: altri elementi parti-
colari gli ruotano intorno come satelliti, apportando aspetti aggiuntivi,
senza entrare nel nucleo comunicativo basilare costituito dalla parola.
Gli elementi aggiuntivi ricorrono nell'Apocalisse con una frequenza
apprezzabile. Si tratta, per averne una prima idea, di raggruppamenti
settenari, quaternari e ternari di termini; di leitmotiv letterarP3 ; di in-
clusioni letterarie; di pressioni sul sistema espressivo fino a variazioni
cospicue, anche grammaticali; di connessioni letterarie tra le varie par-
ti del testo, e così via. Tutti questi elementi aggiuntivi contribuiscono
ad innalzare il livello.
Il vertice letterario raggiunto dali' Apocalisse viene confermato da
un'ultima constatazione: ci sono nove celebrazioni liriche stupende,
dette ordinariamente "dossologie", che l'Autore- praticamente unico
in questo in tutto il NP4 - inserisce in punti cruciali del suo testo,
accuratamente coordinato. Le dossologie, delle quali riparleremo in
seguito, conferiscono un loro impulso in avanti al movimento lette-
rario, che si snoda continuatamente dal prologo (1,1-3) all'epilogo
(22,6-21).
Guardando nel suo insieme il quadro che è emerso, appare chiaro che
ci troviamo davanti a un testo letterario di eccezione. Anche a una
prima lettura o a un primo ascolto, la narrazione affascina e interroga,
incanta e turba, attrae e respinge, ma finisce col rapire l'attenzione e
l'interesse del lettore/ascoltatore, il quale riesce faticosamente a di-
staccarsi, incapace poi di dimenticare quanto ha percepito.
È l'impressione espressa magistralmente da un noto commentatore
classico, E. B. Allo, il quale, dopo un'analisi accurata dei dati letterari
visti in rapporto con l'Autore e una valutazione dell'aspetto linguisti-
co, che pur riteneva "scarsamente greco" perché privo di articolazioni
grammaticali subordinate complesse, riconosceva ne li' Apocalisse una

n Chiamiamo così un fenomeno letterario tipico, ricorrente neli' Apocalisse, quando


una determinata porzione di testo pone al suo inizio uno o più termini indicanti un
contenuto particolare che poi viene ripetuto e sviluppato in vari modi, lungo tutto il
testo. L'espressione leitmotiv/motivo guida è usata dalla musica tedesca per indicare
la ripresa ripetuta di un motivo musicale. Viene applicata ali' Apocalisse quando in-
contriamo uno sviluppo simile dal punto di vista letterario, non dimenticando l'affinità
di questo libro con la musica. Per una esemplificazione, vedi le dodici ricorrenze del
termine trono in 4,2-10 e Io sviluppo del cantico nuovo in 5,9-14.
34
Un'eccezione può essere costituita da lTm 3,16.

30
Introduzione generale

capacità di espressione letteraria sorprendente. Affermava che la lettu-


ra colpisce "lo spirito e l'immaginazione come un martello che batte
il metallo e vi scava delle impronte incancellabili. .. Questo scrittore
barbaro è, nel suo genere, un artista consapevole! E soprattutto un
Autore di genio"35 •

2. Sfogliamo il testo

Per un contatto adeguato con questo "artista consapevole e Autore di


genio", che ci permetta di accogliere, comprendere ed elaborare fino
in fondo tutto il messaggio che "imprime", ci tuffiamo adesso nel suo
testo. E, quasi sfogliandolo, lo analizziamo come insieme e prendiamo
coscienza della sua strutturazione letteraria36 •

2.1. La struttura letteraria

L'Apocalisse ci appare come un'opera unitaria completa, preceduta


da un prologo (1,1-3) e conclusa da un epilogo (22,6-21). Consta di
due parti, di lunghezza ineguale, ma chiaramente definibili e connesse
l'una con l'altra: 1,4-3,22 e 4,1-22,5. La prima parte si articola in
tre fasi che si susseguono in crescendo e puntualizzano l'esperienza
di un'assemblea liturgica in atto: il dialogo liturgico iniziale (1,4-8),
l'incontro domenicale con Gesù risorto (l ,9-20), il suo messaggio alle
sette chiese (cc. 2-3). E dall'ascolto del messaggio l'assemblea risulta
rinnovata.
La seconda parte presenta un'articolazione letteraria più complessa
che consta di cinque sezioni collegate tra loro, ma distinte.
Inizia con quella che possiamo chiamare una sezione introduttoria
(4,1-5,14): vi troviamo presentati i tre parametri fondamentali, con-
nessi strettamente tra di loro, indispensabili nell'ottica deli' Apocalisse
per l'interpretazione della storia. Sono il trono di Dio e i personaggi
della sua corte celeste (come i ventiquattro presbiteri e i quattro vi-
venti, in 4,1-11 ); il rotolo, contenente il progetto divino sulla storia,
completamente inaccessibile ali 'uomo perché bloccato con sette sigilli
(5,1-5), che esprimono la trascendenza di Dio; Cristo-agnello che

35
E. B. ALLO, L 'Apocalypse (Paris 1933) CLIV. La traduzione in italiano è nostra.
36
Si rimanda, per una presentazione dettagliata e discussa, a U. VANNI, La struttura
letteraria dell'Apocalisse (Aloisiana Sa; Brescia 21980).

3_1_
Introduzione generale

riceve e fa suo il rotolo e, dopo una celebrazione lirica solennissima,


coinvolgente i quattro viventi e i ventiquattro presbiteri, gli angeli e
tutte le creature esistenti, si accinge a rimuovere i sigilli per rendeme
accessibile il contenuto e realizzarlo (5,6-14).
Seguono tre sezioni centrali, impostate ciascuna su un termine ca-
ratteristico che si ripete più volte, ricorrendo di seguito in modo da
costituire una sequenza concatenata: sono rispettivamente i termini
sigillo e tromba, presenti sette volte nella prima e seconda sezione,
denominate perciò sezione dei sigilli e sezione delle trombe. C'è poi
il termine segno, ricorrente tre volte nella terza sezione, denominata
perciò sezione del triplice segno.
Abbiamo dunque la sezione dei sigilli in 6,1-8,5, che termina con un
ponte letterario di collegamento (8, 1-5) con la sezione seguente, ca-
ratterizzata dall'apertura successiva dei sette sigilli da parte di Cristo-
agnello. Col settimo sigillo si ha un fatto letterario particolare: nel
suo contenuto tipico troviamo una presentazione globale della sezione
seguente, quella delle trombe (8, 1-5), che poi, a partire da 8,6, si svol-
gerà regolarmente in forma autonoma. La stessa struttura narrativa si
verificherà anche con le due sezioni centrali seguenti: la settima trom-
ba (11,15-19) e il terzo segno (16,17-21).
Con l'apertura dei sette sigilli, Cristo-agnello, che gestisce con-
cretamente lo sviluppo della storia, mostra ai credenti in ascolto la
componente fondamentale che la caratterizza. Si tratta della presenza
partecipata della sua Resurrezione che, portata dai suoi nella storia, è
in grado di impiantarvi la novità di Gesù risorto, il quale ha finalmente
superato il male in tutta la sua prepotenza, concentrata nella violenza
omicida, nell'ingiustizia sociale e nella morte con le sue implicazioni.
Segue, ancora in rapporto con la dialettica tra male e bene, una sotto-
lineatura dell'attenzione suprema con cui Dio guida la storia tramite
Cristo-agnello e, a conclusione, l'esito finale- negativo o positivo-
della storia stessa.
La sezione delle trombe in 8,6--11,19 - con 11,15-19 come presenta-
zione globale della sezione seguente - è caratterizzata dallo squillo
successivo delle sette trombe suonate dagli angeli. Alle ultime tre
trombe si sovrappongono tre guai (8, 13 ), creando un crescendo lettera-
rio impressionante. La dialettica tra bene e male, presente nella nostra
storia, appare come un conflitto drammatico tra il "sistema terrestre",
un tipo di vita istigato dal Demoniaco, chiuso a Dio e alla sua trascen-
denza, tutto basato sui valori della vita presente, e il "sistema di Gesù
Cristo-agnello", con tutti gli infiniti valori positivi che comporta. Lo
squillo incalzante delle trombe, simbolo di un richiamo sempre più

32
Introduzione generale

coinvolgente da parte di Dio, fa pressione sul sistema terrestre invi-


tandolo alla conversione. Dopo una serie impressionante di resistenze,
con i disastri drammatici che ne seguono, una volta che viene messa
in primo piano la trafila pasquale di morte e Resurrezione di Gesù pro-
tratta nei credenti, una parte degli aderenti passa dal sistema terrestre
a quello di Cristo (cfr Il, 13b). Ma non è ancora la conclusione della
storia.
La sezione del triplice segno in 12,1-16,21 - con in 16,17-21 la pre-
sentazione globale della sezione conclusiva - ci offre un contenuto
più articolato e complesso rispetto alle due sezioni precedenti. La
denominazione deriva dalle uniche tre ricorrenze caratteristiche al
singolare del termine segno: il primo, la donna (12, l); il secondo, il
drago (12,3); il terzo, gli angeli con le sette coppe/fiale dell'ira di Dio
(15, l). Tutti e tre sono collegati fra loro. La lotta tra il sistema terre-
stre del Demoniaco e il sistema di Cristo diventa battaglia, nella quale
vengono precisati i protagonisti delle due parti. Abbiamo così da un
lato la donna rivestita di sole (12,1), immagine della Chiesa animata
cristologicamente da Maria, con i 144.000 che rappresentano i credenti
particolarmente aderenti al sistema di Cristo i quali, nel combattere il
male e nel generare il bene, seguono l'Agnello dovunque vada (14,4),
portando ovunque lui e la sua parola, sempre pronti a donare anche
la vita. Dall'altro, i protagonisti del sistema terrestre messi in moto
dal Demoniaco: il drago (12,3), che ne è simbolo, il quale in contatto
diretto con la storia tramite l 'uomo che lo accoglie, si concretizza
nella prima bestia ( 13, l), figura dello stato che si fa adorare, nell'altra
bestia che sale dalla terra (13,11), emblema della propaganda che dà
vita alla prima, e nei re della terra (in particolare 6,15; 17,2; 18,3.9),
simbolo a loro volta dei centri di potere sociale che condizionano
negativamente la vita degli uomini. La tensione tra le due parti si fa
sempre più drammatica, culminando nell'altro segno nel cielo, grande
e sconcertante (15, l), il terzo, costituito da sette angeli che hanno in
mano le coppe/fiale del! 'ira dell'amore ferito di Dio, pronti a versar le
sulla terra (cfr. 16, 1-16). La coppa versata dal settimo angelo (16, 17-
21) prepara e introduce la sezione conclusiva.
Entriamo infine nella sezione conclusiva 17, 1-22,5. È caratterizzata
dall'intervento risolutivo e irreversibile di Cristo-agnello, re dei re e
signore dei signori (19, 16), il quale, agendo insieme ai suoi, da una
parte giudica e annulla tutte le forze ostili, confluite nella convivenza
di Babilonia, la grande prostituta (17,1) e, dall'altra, prepara e realiz-
za la Gerusalemme nuova (21 ,2), la fidanzata che diventa la donna
(21 ,9). E alla fine tutto sarà "nuovo", improntato e trasformato dalla

33
Introduzione generale

novità del Risorto: il cielo (21,la), la terra (21,lb), Gerusalemme


(21 ,2). Si realizza la promessa entusiasmante da parte di Dio: Ecco:
faccio nuove tutte le cose! (21,5).
Le cinque sezioni della seconda parte sono collegate tra loro da uno
sviluppo lineare, temporale e progressivo, che determina un movi-
mento ascendente e sfocia nella sezione conclusiva; ma nel decorso
del libro alcuni elementi sono sottratti, mediante un gioco sottile dei
tempi verbali, e ruotano liberamente, in avanti e indietro, rispetto allo
svolgimento. Tale artificio letterario conferisce un carattere meta-
temporale allo scontro tra le forze positive e quelle negative, nel senso
di un superamento dell'attenzione cronachistica agli eventi, e permette
l'applicazione del messaggio ad ogni situazione concreta della storia37 •
Il libro si conclude con un dialogo liturgico idealizzato (22,6-21).
L'Autore fa intervenire Giovanni, l'Angelo interprete, l 'assemblea
liturgica che ascolta, addirittura Gesù risorto e lo Spirito Santo. Si
esalta la qualità delle conclusioni raggiunte da ciascun lettore/ascolta-
tore dell'assemblea e si mettono in risalto le difficoltà che, inevitabil-
mente, si incontreranno neli' attuazione di esse (cfr. 22, l 0-11 ). Così è
aperta la porta alla celebrazione eucaristica che seguirà (cfr. 22, 17). È
inoltre sottolineata la completezza del libro scritto (cfr. 22, 18-19) che,
donato da Dio Padre a Gesù Cristo e animato dallo Spirito nella sua
confezione, è stato reso sacro e portatore di trascendenza, al punto da
essere addirittura intoccabile. Soprattutto la venuta di Gesù nella vita
quotidiana, promessa ripetutamente sottolineata quando egli stesso si
qualifica la stella, quella luminosa, quella del mattino (22, 16) e tanto
invocata dall'assemblea, costituisce un vertice di poesia e di teologia.
Lo sguardo di insieme alla struttura letteraria che abbiamo presentato
non può non lasciare stupiti. Anche da questa esposizione sommaria,
emerge chiaramente una costruzione di ampio respiro, originale e ge-
niale, davvero di alta letteratura.

2.2. Aspetti letterari emergenti dall'insieme del testo

Continuiamo a sfogliare il libro. La struttura evidenziata consente ora


di cogliere altri aspetti letterari che affiorano dal testo come insieme,
completando quanto abbiamo rilevato in proposito.

17
Vedi, per un approfondimento di questo fenomeno letterario particolare e raffinato,
"Elementi ruotanti lungo l'asse di sviluppo" in U. VANNl, La struttura, 236-248.

34
Introduzione generale

Le due parti dell'Apocalisse - con le cinque sezioni proprie della Se-


conda - danno luogo, susseguendosi, a un intreccio letterario sempre
più ampio e complesso, ma che si conclude poi pienamente, senza mai
perdersi per strada. Ci troviamo a un livello letterario decisamente
alto. Lo confermano i dialoghi raffinati che incontriamo all'inizio e
alla conclusione (cfr. l ,4-8; 22,6-21 ), così pure il fatto interessante
che, come accade in un dramma o in un romanzo di alta letteratura, i
personaggi che esercitano il ruolo di protagonisti nel decorso del testo
sono introdotti, seguiti passo passo, e portati alla conclusione. Viene
da pensare a Giovanni, protagonista ideale di tutto il libro - e che di
fatto si identifica letterariamente con l'Autore -presentato col suo
nome ripetutamente all'inizio (cfr. 1,1.4.9)38 e poi ripreso nel dialo-
go liturgico conclusivo (cfr. 22,8). Viene da pensare ai ventiquattro
presbiteri e ai quattro viventi: presentati con le loro caratteristiche
essenziali alla prima comparsa (cfr. 4,4 e 4,6b-8), compiono, insieme
o separati, i loro interventi e, alla fine, concludono il ruolo complesso
che hanno esercitato dicendo semplicemente: amen-alleluia (19,4).
Lo stesso si può dire di altri personaggi che, pur occupando un'esten-
sione minore nell'arco del libro, sono presentati con le loro qualifiche
fondamentali, agiscono in conformità ad esse e, a un certo punto,
scompaiono definitivamente dalla scena: è quanto vediamo nella fi-
gura del drago che, espressione basilare dell'azione del Demoniaco,
compare solennemente sulla scena (cfr. 12,3), agisce intrecciando la
sua azione con le vicende presentate e alla fine scompare (cfr. 20,2).
Lo stesso si può dire in proporzione della prima bestia e della seconda
bestia. Di Babilonia, espressione simbolica del mondo costruito dal
Demoniaco, si ha una presentazione iniziale, una serie di avvenimenti
che la riguardano e una conclusione drammatica nella sua distruzione
mediante un incendio pauroso, distruzione commentata da una lamen-
tazione raffinata, costruita letterariamente sul modello dei cori della
tragedia greca (cfr. 18,1-24). Sempre a stretto contatto con la tragedia
greca, conosciuta ai tempi della formazione del nostro testo anche in
ambienti ebraici, troviamo nell'Apocalisse un prologo (cfr. l, 1-3) che
-proprio come nelle tragedie greche- indica l'argomento fondamen-
tale che verrà trattato, i personaggi protagonisti c gli uditori 39 •

38
Cfr. J. LoPEZ, "Tres veces Juan. Rol de una singular presentaci6n (Ap 1,1.4.9)",
Greg 93 (2012) 47-73.
39
Per i contatti dell'Apocalisse con la grecità, cfr. G. BIGUZZI, "Giovanni di Patmos
e la cultura ellenistica", Apokalypsis, 93-126; M. E. BoRING- K. BERGER- C. COLPE
(ed.), Hellenistic Commentary to the New Testament (Nashville 1995) 548-586;

35
Introduzione generale

Un'altra caratteristica di rilievo, anche se non strettamente letteraria,


viene messa in risalto da J. F. Toribio Cuadrado40 il quale, trattando del
rapporto tra estetica e teologia nell'Apocalisse, mostra come questo
libro si serve continuamente dell'estetica per formulare e lanciare la
sua teologia. Anche solo questo aspetto sarebbe sufficiente a collocare
l'Apocalisse a un alto livello letterario.
L'elenco delle caratteristiche letterarie emergenti può continuare;
le prenderemo in esame nella lettura diretta del testo per precisarne
dettagliatamente la tipicità e il valore aggiuntivo che comunicano. Da
quanto già stiamo vedendo però risalta, con abbondante evidenza, una
conferma multipla, approfondita e ripetuta, della prima impressione:
ci troviamo davvero di fronte a un'opera di livello eccellente, anche
considerando solamente il punto di vista letterario. Aveva davvero
ragione E. B. Allo quando, stupefatto, parlava di qualità eccezionali, e
addirittura di genialità dell'Autore.

3. Entriamo nel testo

L'eccezionalità letteraria dell'Apocalisse, che stiamo gradualmente


scoprendo, comporta un'attenzione dettagliata non solo agli elementi
connessi direttamente con la parola, ma, come già accennato, anche
ad altri elementi diversi che, ruotando intorno alla parola stessa, fanno
sentire il loro tocco, condizionando e arricchendo il significato genera-
le dell'insieme. Li abbiamo denominati "elementi satelliti".

3 .l. Gli "elementi satelliti", uno specifico letterario dell'Apocalisse

Rimandando ai manuali classici noti 41 per quanto concerne l'esigenza


imprescindibile di cogliere tutti gli aspetti e tutte le sfumature degli

numeri di riferimento all'interno del libro: 921-976; L. GARciA URENA, "El dialogo
dramatico en el Apocalipsis. De Ezequiel, el tragico, a Juan, el vidente de Patmos",
Greg 92 (20 li) 23-56.
4
°Cfr. J. F. TORIBIO CuADRADO, El Vìniente. Estudio exegético y teo/6gico del verbo
'fcpxw9aL en la literaturajoémica (Marcilla 1993).
41
Gli strumenti di tipo grammaticale e lessicale che, nell'ambito del Nuovo
Testamento o riferiti esclusivamente ali' Apocalisse, permettono una lettura adeguata
sono relativamente abbondanti. N. TURNER, "The Style ofthe Book ofRevelation",
A Grammar ofthe New Testament. III Syntax (ed. N. TURNER- J. H. MouLTON)
(Edinburgh 1976) 145-158 ne indicava ben 61, a cominciare da G. PASOR, Manuale

36
Introduzione generale

elementi costitutivi della parola, diamo uno sguardo agli elementi


satelliti che le ruotano attorno - di fatto meno noti - e al senso aggiun-
tivo che conferiscono alla parola. Potremmo dire che, nella redazione
del suo testo, l'Autore attinge dalla sua intelligenza per formulare la
parola, e dalla sua emotività per includere gli elementi aggiuntivi, tra-
endo così spunto sia dalla testa che dal cuore.
Per chiarire con un esempio concreto quanto stiamo dicendo, consi-
deriamo il brano 2,2-3 in cui troviamo, l'uno accanto all'altro nello
stesso contesto, l'elemento satellite proprio di un settenario e il testo
nudo della sola parola:

2,2 a So le tue opere,


b e la fatica
c e la tua perseveranza
d e che non puoi sopportare i malvagi
e e mettesti alla prova coloro che si dicono apostoli e
non lo sono e li trovasti menzogneri
2,3 f e hai perseveranza
g e sopportasti per il mio nome
h e non ti sei stancato per lafaticc/'2 •

Novi Testamenti, praeter indicem anomalorum & difficiliorum vocabulorum, li-


bellumque de accentibus (Tiguri 1684), da G. B. WINER, Grammatica graecitatis Novi
Testamenti (ed. J. T. BEELEN) (Lovaina 1857)- la prima grammatica scientifica del
NT- fino ai testi grammaticali di F. BLASS- A. DEBRUNNER - F. REHKOPI·~ Grammatik
des neutestamentlichen Griechisch (Gottingen 1976), M. ZERWICK, Biblica/ Greek.
Illustrated by examples (Scripta Pontificii Instituti Biblici 114; Roma 4 1963), oggi
usati per lo più nelle loro traduzioni aggiornate, e al noto dizionario di W. BAUER,
Griechisch-deutsches Worterbuch zu den Schriften des Neuen Testaments und der
friihchristlichen Literatur (ed. K. & B. ALAND) (Berlin- New York 6 1988), ancora
oggi in pieno uso nella traduzione inglese di F. W. Danker (2000). I grandi commentari
presentano normalmente una sintesi grammaticale e sintattica del greco dell' Apoca-
lisse: cfr. R. H. CHARLES, A Criticai and Exegetical Commentary on the Revelation of
St. John I (ICC; Edinburgh 1920), E. B. ALLO, L 'Apocalypse, D. E. AliNE, Revelation
1-5 (WBC 52A; Dallas 1997). Di notevole interesse per le osservazioni grammaticali:
É. DELEBECQUE, L 'Apocalypse de Jean. lntroduction, traduction, annotations (Paris
1992). Presenta una documentazione particolarmente ricca e aggiornata il volume
recente di 944 pagine di A. BELANO, Apocalisse. Traduzione e analisi filologica (Aief
Omega l; Roma 2013).
42
Da rilevare i sette elementi in fila, uno dopo l'altro, da b ad h, che costituiscono un
gruppo settenario che, come tale, comporta un qualche rapporto di attrazione reciproca
tra le sette parti e costituisce un blocco.
Introduzione generale

Siamo nella Prima Parte dell'Apocalisse (1,4--3,22), nel terzo livello


del suo sviluppo (2,1-3,22), quando Gesù Cristo 43 tramite Giovanni/
Autore rivolge la sua parola all'assemblea liturgica, ripartita simbo-
licamente in sette chiese, con lo scopo di rinnovarla interiormente e
metterla così in grado di "vincere" insieme a lui, eliminando il male e
impiantando il bene nell'ambito della storia umana.
Venendo al testo riportato, incontriamo, dopo lo stico a che intro-
duce la valutazione da parte di Gesù Cristo nei riguardi della chiesa
di Efeso, una sequenza settenaria in 2,2b-3h. La sequenza espone e
sottolinea gli aspetti positivi della condotta della chiesa nel suo rap-
porto orizzontale con l'ambiente. Guardando da vicino la struttura di
questa sequenza, rileviamo in 2,3fgh una ripetizione letterale rispetto
a 2,2bcd:fatica,perseveranza, sopportazione sono attribuite due volte
alla stessa chiesa di Efeso. In tali ripetizioni, è evidente l'intento spon-
taneo dell'Autore di costruire una serie settenaria, con sette termini
che si susseguono. E la serie settenaria, in base al valore simbolico del
numero 7 - che indica costantemente una totalità realizzata-, unisce al
significato di fondo indicato dall'asse delle parole il "tocco satellitare"
aggiuntivo di una completezza raggiunta. A livello dei suoi rapporti
orizzontali, la chiesa di Efeso può dirsi completa, perfetta. E mentre
scrive tutto questo, l'Autore esulta ed approva.
Invece, allivello di un rapporto verticale nei riguardi di Gesù Cristo, la
chiesa di Efeso appare seriamente mancante e il testo, cambiando su-
bito tono, si fa improvvisamente e radicalmente tagliente (cfr. 2,4: Ma
ho contro di te che il tuo amore- quello primo!- lasciasti andare).
L'atteggiamento emotivo dell'Autore passa dalla compiacenza implici-
ta a un rimprovero forte, aspro e minaccioso (cfr. 2,5: Ricorda dunque
da dove sei caduto e convertiti e fai le opere di prima. Se no, verrò da
te e rimuoverò il tuo lucerniere dal suo luogo, se non ti convertissi),
che non viene indicato tramite dei satelliti, ma appartiene alla linea di
fondo delle parole.
Il confronto, dunque, diventa assai significativo: l'Autore, nello stesso
brano e riferendosi alla stessa chiesa, usa l'elemento aggiuntivo im-
plicito della serie settenaria e il linguaggio diretto, aperto e tagliente,

43
L'Apocalisse sembra distinguere nella sua terminologia tra: Gesù, riferito al rap-
porto diretto intersoggettivo; Cristo, usato in una prospettiva messianica, riferito
alla promozione del Regno; Gesù Cristo, quando vengono uniti insieme il rapporto
intersoggettivo e l'attività messianica. Cfr. U. VANNI, "Dal regno alla nuzialità: i tre
livelli del messianismo nell'Apocalisse", Oecumenica Civitas IO (2010) 17-43. Nel
terzo livello della Prima Parte (2,1-3,22) troviamo unite insieme le due dimensioni.

3R
Introduzione generale

proprio della parola. Per recepire adeguatamente tutto il suo messaggio


occorrerà accogliere entrambi gli aspetti, quello implicito del sette-
nano e quello esplicito del rimprovero finale. Mentre però l'aspetto
esplicito viene colto spontaneamente dal lettore/ascoltatore, si richiede
maggiore attenzione ed elaborazione mentale per cogliere quello im-
plicito del settenario.
Quanto abbiamo visto a proposito della serie settenaria vale per tutti
gli altri elementi satelliti. Ripartendo dal settenario, per avere un'idea
più adeguata della loro portata, li passiamo brevemente in rassegna.

3.2. Forme letterarie tipiche degli elementi satelliti: i settenari

Lo schema settenario che abbiamo visto, identificabile da una sequen-


za di sette elementi introdotti ciascuno, dopo il primo, dalla particella
KaUe, ha nell'Apocalisse una rilevanza sua particolare 44 • Addirittura
due intere sezioni della Seconda Parte del libro, quelle dei sigilli e
delle trombe, definiscono il loro svolgimento proprio seguendo una
struttura settenaria, mentre la sezione seguente, denominata del tripli-
ce segno, trova nella struttura settenaria il culmine del suo sviluppo. In
tutti questi casi l'elemento satellitare, che lo schema settenario aggiun-
ge alla parola, è sempre quello della totalità raggiunta, da precisarsi
secondo il contesto immediato: sarà la totalità delle forze protagoniste
della storia della salvezza che entrano in gioco, la totalità del loro svi-
luppo sulla terra, la totalità finale e conclusiva. L'Autore avverte nel
suo intimo questa spinta di completezza, la fa sua e la esprime non ag-
giungendo dei termini, ma imprimendola nel testo che scrive mediante
la costruzione settenaria.
E il testo allora si muove, palpita, assume una nuova dimensione che
precisa e determina il senso di fondo espresso dalla parola. Passando
attraverso i vari termini formulati, la struttura settenaria che li attra-
versa conferisce a tutto l'insieme il senso di una pienezza raggiunta,
tipico di questo schema narrativo. In tal senso il settenario svolge,
rispetto al testo fondamentale espresso dalle parole, una funzione di
complemento, un ruolo "satellitare" rispetto alle parole che come tali
rimangono intatte.

44
È illuminante a tale proposito il lavoro classico in materia di G. BIGUZZI, l settenari
nella struttura de/l 'Apocalisse. Analisi, storia della ricerca, interpretazione (SRivBib
31; Bologna 1996).

_ _ __3_9.
Introduzione generale

Quanto stiamo vedendo è confermato dal seguito del testo. La totalità


segnalata come elemento aggiuntivo rispetto al senso di base della pa-
rola, che si verifica nei tre grandi settenari indicati, si ritrova negli altri
settenari minuti diffusi in tutto il libro. Sfogliandolo, ci sorprenderà in-
contrarli con tanta frequenza. Sarà sempre segnalata nelle note la loro
posizione letteraria e il nuovo tocco di completezza che comunicano.

3.3. Forme minori di elementi satelliti

Oltre alle forme satellitarie dei settenari, tanto frequenti e tra le più
significative, incontriamo una serie di altri elementi minori, sempre
con la stessa funzione di inserire un tocco di novità nel testo di fondo.
Dopo la costruzione settenaria, prendiamo in considerazione altre
forme tipiche di raggruppamento letterario che presentano lo stesso
schema di fondo, ma in un formato ridotto a 4, 3 o 2 stichi. Iniziano
con una prima affermazione generale a cui segue un raggruppamento
di 3 o di 2 stichi, i quali, ricorrendo di seguito, producono dei gruppi
letterari compatti. Per cogliere il nuovo tocco satellitario di cui sono
apportatori, prendiamo come esempio il primo gruppo quadriforme,
che incontriamo in l ,5-6:

a A colui che ci sta amando


b e ci sciolse dai nostri peccati nel suo sangue
c -e fece noi regno, sacerdoti a Dio e Padre suo!-
d a lui la gloria e la forza per i secoli. Amen!

È la prima delle nove dossologie o celebrazioni poetiche che incon-


triamo nel testo. Il suo tono letterario, manifestamente fervido, corri-
sponde alla benedizione che viene impartita da Giovanni all'assemblea
liturgica in ascolto. La benedizione è trinitaria, ma con una successio-
ne particolare tra le tre Persone: Gesù Cristo viene posto dopo Dio
Padre e dopo lo Spirito. Al nome Gesù Cristo seguono tre attributi (il
testimone quello fedele, il primogenito dei morti e il dominatore dei re
della terra) tutti introdotti con lo stesso articolo ripetuto (òlil), i quali,
unitamente al nome che precede, costituiscono il gruppo compatto di
una successione temaria interamente riferita a Gesù Cristo. L'Autore
dell'Apocalisse, che sembra avere un fremito di entusiasmo tutte le
volte che parla di lui, inculca, proprio mediante la successione ter-
naria, un'attenzione particolare verso la persona di Gesù, che viene
dettagliata mediante i tre attributi. Collegandoli tra loro, aggiunge con

40
Introduzione generale

questo che essi, lungi da essere compresi separatamente uno dall'altro,


costituiscono una definizione unitaria che abbraccia la totalità della
figura di Gesù Cristo. L'Autore sente ed esprime con entusiasmo tutto
questo mediante la successione letteraria, senza aggiungere ulteriori
elementi grammaticali alla parola.
L'assemblea liturgica che sta ascoltando reagisce al messaggio di Gio-
vanni e, cogliendo il tono entusiastico e l 'unità delle tre attribuzioni a
Gesù Cristo, si esprime allo stesso livello con il tono di una breve ma
stupenda celebrazione lirica.
Altra forma caratteristica di un satellite in funzione della parola è co-
stituita dalle "parentesi45 ", presenti nell'Apocalisse in misura rilevan-
te. Si tratta di uno strumento letterario di per se stesso relativamente
semplice: nel decorso di un contesto, un'espressione viene isolata
dall'insieme per sottolineare ed ampliare alcuni aspetti del testo di
base. Vediamo due esempi.

1,1 a Rivelazione di Gesù Cristo


b che Dio gli diede
c per mostrare ai suoi servitori quelle cose che devono
divenire con rapidità
d ed espresse in segni,
e inviando mediante il suo angelo al suo servitore Gio-
vanni
1,2 f - il quale testimoniò la parola di Dio e la testimo-
nianza di Gesù Cristo -
g tutto quello che vide.

Il contenuto che Giovanni presenterà ai servitori di Dio viene indicato


nell'espressione: tutto quello che vide. Si tratta dei messaggi simbolici
che Dio gli invia e che lui comprende grazie ali' Angelo interprete.
Giovanni potrà così esprimersi adeguatamente ed essere compreso.
La preziosità del contenuto viene indicata nella parentesi che troviamo
in l ,2/ il quale testimoniò la Parola di Dio e la testimonianza di Gesù:
è questo il contenuto base che riempirà tutto il libro. Viene collocato,
mediante la spinta che dà la parentesi, ad un massimo livello di im-
portanza.

45
Il termine "parentesi" nell'uso odierno si riferisce, per lo più, ad aggiunte secondarie
che completano il discorso principale. Nell'Apocalisse, invece, l'aggiunta della "pa-
rentesi" ha la funzione esaltante di un'accentuazione.

_____ _41_
Introduzione generale

Troviamo lo stesso fenomeno nel secondo brano che esaminiamo. Si


tratta di l ,8b, a conclusione del Dialogo liturgico iniziale (l ,4-8):

1,8 a Io sono
b l'alfa e l'omega -lo dice il Signore Dio!-,
c colui che è ed era e sta venendo,
d colui che domina tutto.

L'espressione del primo stico l ,8a indica già, con tutta chiarezza,
che è Dio che sta parlando. Anche il contenuto degli stichi cd si rife-
risce manifestamente a Lui. Ma lo stico b, che contiene la parentesi
lo dice il Signore Dio, lungi dall'essere tautologico rispetto ad acd,
come potrebbe sembrare a una prima lettura, costituisce un richiamo
forte all'assemblea che ascolta: essa è invitata a un salto qualitativo,
cioè a collocare tutto il gruppo temario di l ,8acd all'altezza infinita
di Dio che gli compete. La parentesi ha una funzione marcatamente
accentuativa, quasi una "moltiplicazione" del suo contenuto. Infatti il
dialogo liturgico, a cui appartiene l ,8, si sta svolgendo in uno scambio
tra Giovanni e la comunità che ascolta. Alla fine il livello sale verti-
ginosamente, tanto che viene coinvolto nel dialogo direttamente Dio.
Lo si comprende dai termini usati in l,8acd che, tra l'altro, ricorrono
in un raggruppamento a tre elementi, col rafforzamento di significato
unitario che la forma satellitare della "parentesi" comporta. Si parla di
Dio e, grazie appunto al tocco del raggruppamento temario, viene con
ciò sottolineato che lo si fa ad un livello elevato e in modo unitario,
per cui nei tre stichi l ,8acd si parla sempre e solo di Dio. La parentesi
l ,8b, che sopravviene, moltiplica ali 'infinito, per così dire, quanto
viene detto nei tre stichi, attribuendo proprio direttamente a Dio come
Autore un contenuto che egli stesso esprime. Non si poteva andare più
in alto.
Nel testo dell'Apocalisse isoleremo chiaramente, mettendole tra due
lineette, le parentesi che incontreremo e, quando il contesto lo sugge-
rirà, sarà posto alla fine un punto esclamativo. Teniamo presente fin da
adesso l'autonomia letteraria degli stichi inclusi nelle parentesi: essi,
isolati come sono dagli stichi che precedono e che seguono, saranno
denominati per tutta chiarezza "stico parentesi".
Esistono, nel testo dell'Apocalisse, altri fenomeni letterari più sem-
plici, analoghi a quelli esaminati, nei quali l'Autore, distaccandosi in
parte dali 'uso consueto, attribuisce stabilmente a dei termini un valore
proprio particolare; saranno indicati e interpretati nelle note al testo
generale.

;1")
Introduzione generale

4. La "sensibilità emotiva" dell'Autore e le sue implicazioni

Oltre alle forme letterarie esaminate, troviamo nel testo altri elementi
condizionanti, più fluidi ma sempre significativi, i quali, senza l'ag-
giunta di termini e senza assumere forme fisse ricorrenti come gli ele-
menti satelliti, esercitano un influsso anche notevole sul senso ultimo
delle parole. Possiamo riunirli globalmente sotto la denominazione
"sensibilità emotiva", intesa sia in un senso generale, sia applicata
a soggetti o campi determinati come: Gesù Cristo, Dio, lo Spirito,
Cristo-agnello, l'uomo, la musica, la letteratura greca46 , e così via.
Il soggetto concreto, toccato dalla "sensibilità emotiva" dell'Autore,
sembra avere una palpitazione, quasi un fremito di bello e di nuovo.
Gli esempi a tale riguardo si moltiplicano e saranno segnalati debi-
tamente nelle note. Ma per averne subito una prima idea, diamo uno
sguardo ravvicinato a un brano che lascia intravedere, nella descrizio-
ne che presenta, la sensibilità emotiva unica, propria dell'Autore.
Si tratta della descrizione del personaggio del figlio di uomo che,
come vedremo nel corso del libro, è Gesù stesso. La sua presentazione
avviene attraverso una serie di simboli complessi da decodificare che
esprimono un'intensa emotività.

1,14 E la sua testa e i capelli: bianchi!


Come lana bianca,
come neve!
E i suoi occhi,
come fiamma di fuoco;
l ,15 e i suoi piedi,
corrispondenti a bronzo incandescente
come nel camino di una fornace;
e la sua voce
come voce di molte acque;
l, 16 e stava tenendo nella sua mano destra sette stelle;
e dalla sua bocca,
una spada a due tagli, affilata, stava uscendo;
ed il suo volto,
come il sole appare nella sua potenza!
l, 17 E quando lo vidi caddi ai suoi piedi,
come un morto,

46
Cfr. ad esempio GARCIA DRENA, El dùilogo, 21-30.

-~
Introduzione generale

e pose la sua destra su di me, dicendo:


"Non temere!
Io sono il primo e l 'ultimo
l, 18 e il vivente41 •
E divenni cadavere48• E guarda: sono vivente per i
secoli dei secoli!
E ho le chiavi della morte e dell'ade.

Notiamo anzitutto che il brano l, 14-16 ha la struttura di un settenario


(scandito dai sette KaUe) che, come abbiamo visto, aggiunge al testo
un senso di compiutezza: il discorso che viene fatto vuole presentare
e far sentire un quadro completo nei riguardi di Gesù risorto. Inizia e
prosegue, secondo uno schema usuale nei poemi d'amore, la presenta-
zione della sua persona secondo le parti del corpo, cominciando dalla
testa e scendendo giù giù fino ai piedi. E qui l'emotività di Giovanni/
Autore si mette subito in moto e si sviluppa, fino a toccare un suo
vertice. La visione si riferisce direttamente al Gesù trascendente della
Resurrezione e, come tale, non trova una corrispondenza diretta nel
linguaggio usuale. L'Autore allora fornisce come una "traduzione",
indicando, tramite la particella wç/come, l'elemento corrispondente e
tangibile del linguaggio abituale.
Ali 'inizio del settenario, ispirandosi originariamente a Daniele 49 ,
l'Autore comincia la descrizione del Risorto attribuendogli il colore
bianco proprio di Dio. Cambiando l'impostazione del testo di Daniele,
concentra il suo discorso solo sul bianco come tale e ci insiste ripetu-
tamente passando, in crescendo, dal bianco della lana al bianco asso-
luto tipico della neve, che è il bianco proprio della Resurrezione 50 • La
costruzione grammaticale e la disposizione tipica del testo esprimono

47
Lo schema "temario" unisce i tre elementi, sebbene suddivisi in due versetti.
48
L'espressione, particolarmente forte e realistica, indica la passione con la sua
concretezza sconcertante: "divenni cadavere", alla quale fa da contrasto la solennità
esaltante della Resurrezione, "Guarda: sono vivente per i secoli dei secoli!" (l, 18).
49
C'è un contatto letterale con Dn 7,9: lo continuavo a guardare, quand'ecco furo-
no collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e
i capelli del suo capo erano candidi come la lana, il suo trono era come vampe di
fuoco e le ruote come fuoco ardente. Il brano, ripreso dali' Autore ma rielaborato cre-
ativamente, ci suggerisce che il colore bianco di cui sarà avvolto Gesù Cristo è quello
proprio di Dio.
so Quando il coinvolgimento emotivo è particolarmente forte poniamo un punto escla-
mativo(!) nel testo che lo esprime.
Introduzione generale

una gioia e un entusiasmo crescenti 5 1• Giovanni/ Autore, continuan-


do, passa agli occhi e li presenta come la fiamma viva e irresistibile
dell'amore di Gesù Cristo risorto verso l'uomo, un amore che, ancora
simboleggiato dal fuoco, sembra pervadere tutta la persona. Gesù ri-
sorto è tutto amore.
La sua voce, definita poco prima una voce grande, come di tromba
(l, l 0), viene qui presentata in un contesto particolare di energia,
paragonata com'è alle molte acque (l, 15)52 e indicando la sua forza
travolgente, divina, nel condurre avanti la storia della salvezza. È un
aspetto importante questo per l'Autore, e ci insiste con altre due indi-
cazioni che, pur nella loro iperbole simbolica, esprimono un aspetto
sconvolgente della potenza senza limiti propria di Gesù Cristo risorto:
E stava tenendo nella sua mano destra sette stelle; e dalla sua bocca,
una spada a due tagli, affilata, stava uscendo (l, 16). L'Autore ha una
sensibilità particolare anche per ciò che, nei riguardi di Gesù Cristo,
sorprende ed è sconvolgente.
Alla conclusione della presentazione, Giovanni ha come un sussulto:
riassume quanto ci ha detto fissando Gesù e il suo volto, come il sole
sorge nella sua potenza! (l, 16). Come indica il settenario ormai alla
fine, l'Autore ha fatto un quadro completo di Gesù Cristo risorto, vi-
sto, potremmo dire, dal cielo in su, nella sua trascendenza. La bellezza
e la forza del suo quadro esercitano una tale pressione sulla sensibilità
di Giovanni/Autore da fargli perdere i sensi (l, 17). Siamo davvero al
vertice di una emotività travolgente. C'è un Gesù che, nella sua Resur-
rezione, nell'amore che "scotta", nell'energia che gli è propria, incanta
pienamente e incute timore.
Ma questo costituisce solo un aspetto. Non meno che dalla grandiosità
sconcertante, Giovanni!Autore è impressionato e scosso dalla bontà,
unica, di Gesù nei suoi riguardi: gli pone una mano sulla testa e lo in-
coraggia. Gli parla confidenzialmente della sua identità divina: Io sono
il primo e l'ultimo e il vivente! (l, 17-18). Gli spiega, con un senso di
confidenza affettuosa, la sua morte e la sua Resurrezione: E divenni
cadavere. E guarda: sono vivente per i secoli dei secoli! E ho le chiavi
della morte e dell'ade (1,18). È, potremmo dire, un Gesù da sogno,

51
E già in questo dettaglio emerge un aspetto tipico della sensibilità dell'Autore: ama
fortemente i colori e, nell'uso, li carica di valori simbolici particolari: il bianco, che
ricorre ben 14 volte in tutto il libro, come già anticipato si riferisce simbolicamente
alla Resurrezione di Gesù Cristo.
52
Cfr. Ez l ,24; 43,2 dove si parla del rumore di "grandi acque" messo in rapporto con
Dio, senza però parlare di voce.

45
Introduzione generale

visto questa volta dal cielo in giù, che non solo dice, ma fa percepire
chi è. Siamo davanti a un capolavoro letterario: l'Autore riesce a far
sentire e amare sia il Gesù trascendente che il Gesù vicino, nostro,
quello di tutti i giorni. E sono proprio la sua sensibilità e la sua emoti-
vità che gli hanno fatto percepire due aspetti così diversi dello stesso
Gesù, e la sua capacità letteraria che gli ha permesso di esprimersi in
questo modo.

5. Una sensibilità poetica e musicale

La sensibilità e l'emotività dell'Autore si protraggono per tutto il


libro e le incontreremo applicate a oggetti e campi più svariati, come
detto sopra. Ma c'è un ambito specifico, la musica, che, per l 'uso tutto
particolare che ne fa l'Apocalisse, per la sua importanza e frequenza,
merita un cenno di approfondimento 53 •
Un'attenzione particolare per la musica da parte del nostro Autore si
rileva subito dalla familiarità che ha nei riguardi di termini e di stru-
menti musicali, notevolmente al di là di ogni altro Autore del NP4 • La
mancanza della musica è al primo posto tra le privazioni punitive che
incombono su Babilonia, la città tipo del sistema terrestre: E il suono
dei citaredi e dei musici e dei suonatori di flauto e di tromba in te non
si ascolti mai più! (18,22).
L'uso che l'Autore fa della musica è davvero particolare. Una sezione
intera nella Seconda Parte è guidata dai suoni solenni e sconvolgenti
ed è denominata sezione delle trombe (8, 1-11, 15): per sette volte di
seguito un angelo suona la tromba che ha ricevuto e ne segue una se-
rie di eventi paurosi. Il contenuto della settima tromba, l 'ultima della
serie, termina con una delle nove formazioni poetiche originali, per lo
più celebrazioni di Dio e di Gesù Cristo- potremmo dire dossologie -,
distribuite in tutto l'arco del libro 55 • Tutte raggiungono un livello

53
Cfr. ad esempio C. R. KoESTER, "The Distant Triwnph Song: Music and the Book of
Revelation", Word & World 12 (1992) 243-249; J. A. Dv RAND, "A 'basso ostinato' in
the structuring ofthe Apocalypse of John?" Neotest. 27 (1993) 299-311.
54
Troviamo aa.J..rr[(w/suonare la tromba per ben IO volte; crét.ì..1ttyéjtromba 6 volte;
aa.ÀTTLat~ç/trombettiere l volta; KL9apa.larpa 3 volte; KL9a.pu;Mçlarpista 2 volte;
KL9a.p[(wlsuonare l'arpa l volta; ~ouaLKoç/musicista l volta; a.ÙÀT]t~çlsuonatore di
flauto l volta.
55
Sono le seguenti: "L'amore di Gesù Cristo": 1,5b-6; "Lode di Dio creatore": 4,11;
"Celebrazione di Gesù Cristo-agnello": 5,8-14; "Glorificazione escatologica di Dio e
di Gesù Cristo": 7, 11-12; "La meraviglia escatologica celebrata dagli Angeli": 11,16-

46
Introduzione generale

letterario notevole, e alcune sono dei veri, piccoli capolavori. Una di


queste, la "Dossologia dell'Agnello" (5,9-14), è presentata esplicita-
mente come un canto accompagnato con la cetra: ... avevano ciascuno
una cetra ... e cantano il cantico nuovo dicendo ... (5,8-9). Altre sei
dossologie sono introdotte da dicendo (cfr. 4, l O; 5, 13; 7,11; Il, 16;
12,10; 15,3), talvolta accompagnato da gran voce (5,12; 7,10), senza
allusioni esplicite ad un canto. Ma è altamente probabile che il canto
ci sia stato, come nella "Dossologia dell'Agnello".
L'ultima dosso1ogia che incontriamo, "La distruzione di Babilonia e la
Sposa di Cristo-agnello" (19, 1-8), particolare nella sua elaborazione al
punto da costituire in tutto il libro un vero capolavoro letterario, pre-
senta una conferma interessante di quanto stiamo vedendo. Vi si trova,
con tutta probabilità, un canto a due voci: una di fondo ripete alleluia,
mentre l'altra, sviluppandosi per conto suo in parallelo, tratteggia un
quadro stupendo della storia della salvezza che si sta svolgendo 56 • Non
si afferma esplicitamente che, in tutto questo divenire, entri il canto e,
nelle varie riprese, troviamo ripetuto ben 5 volte dicendo. Ma è più che
probabile che qui, come altrove, dove si insiste su dicendo, ci siano
almeno delle parti che l'Autore ha ideato come cantate57 •
E questo perché l'Autore dell'Apocalisse possiede davvero una sua
affinità particolare con la musica e con il canto. La loro portata emoti-
va fornisce le ali al testo scritto. Ne deriva l'esigenza di un'attenzione

18; "La vittoria sul Demoniaco": 12, l 0-12; "Il canto di Mosè": 15,2-4; "La distruzione
di Babilonia e la sposa di Cristo-agnello": 19,1-8. Anche nel resto del libro l'Autore
passa spesso, con facilità e naturalezza sorprendenti, dalla prosa alla poesia. Tale pas-
saggio verrà opportunamente segnalato nelle note.
56
Fin dall'inizio della Dossologia lo sviluppo a due voci sembra evidente: mentre
il coro "a" celebra in continuazione lo sviluppo della salvezza, il coro "b" ripete in
continuazione alleluia. Vediamo questo fatto direttamente sul testo che troviamo in
19,lc-d-19,3c. Incontriamo per primo il Coro "a" in 19,1c: "La salvezza e la gloria
e la forza sono del nostro Dio!; 19,2b: Poiché giudicò la prostituta, quella grande; c:
quella che corruppe la terra con la sua impudicizia; d: e vendicò il sangue dei suoi
servi sparso dalla mano di lei ... ". A questo punto incontriamo il Coro "b" in 19,3a: "E
dissero una seconda volta; h: "Alleluia". Riprende il Coro "a" in 19,3c: " ... e il fumo di
lei sale per i secoli dei secoli". In questa ricostruzione, il Coro "a" canterebbe in con-
tinuazione senza interruzioni il testo di 19,1c-19,2d e quello di 19,3c, mentre il Coro
"b" canterebbe contemporaneamente e ripetutamente Alleluia. Questo svolgimento,
tenendo conto della pesantezza che si avrebbe altrimenti con una recita orale, sembra
esigere a tutti gli effetti il canto.
57
È da notare che, l'unica volta che si parla esplicitamente di canto, si aggiunge alla
fine il verbo "dire": K!Ù ~ùooow 4lù~v KCt.Lv~v J.iyovuç/e cantano un canto nuovo
dicendo (5,9).

47
Introduzione generale

specifica, tutta particolare, a quei testi che, specialmente nelle cele-


brazioni liriche, contengono un rapporto con la musica. E se non sarà
possibile "ascoltare" la melodia che possiamo solo intuire, anche la
sola apertura emotiva a quel "di più" che il canto e la musica strumen-
tale proiettano sul testo permetterà davvero di apprezzarlo e di capirlo
fino in fondo 58 •
L'attenzione alla musica che riscontriamo nell'Apocalisse va di pari
passo, e spesso addirittura insieme, con la poesia, che non appare
molto studiata, ma comincia ad essere avvertita59 • Basta pensare alle
nove dossologie di cui abbiamo parlato: il livello poetico che esse rag-
giungono, comune a tutte e nove, appare più di una volta eccellente e
merita un'attenzione particolare.
Possiamo concretizzare quanto stiamo evidenziando con un esempio.
Consideriamo il brano 4,8- I I, che ha come tema di fondo la crea-
zione di tutte le cose da parte di Dio. Mentre i quattro viventi stanno
celebrando con entusiasmo Dio nella storia (4,8-9), intervengono i

58
Una riprova interessante dell'affinità del testo dell'Apocalisse con la musica si
riscontra nelle composizioni di un certo prestigio che ne hanno musicato il testo. Un
esempio interessante si ravvisa in un'opera notevole di Franz Schmidt (1938) che ha
messo in musica - vocale e strumentale - tutto il testo dell'Apocalisse, eseguita a
Roma il4 febbraio 2012 dall'orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia. Riportiamo
il giudizio del noto giornalista Mauro Mariani: "Cosa aveva in mente Franz Schrnidt
mettendo in musica l'Apocalisse? Prefigurare l'apocalisse prossima ventura, osservata
da un ottimo punto di osservazione qual era Vienna nel 1938? Simboleggiare l'at-
trazione per il nulla e la distruzione dell'artista del Novecento, come Tbomas Mann
che circa negli stessi anni immaginava che il protagonista del suo Doktor Faustus
componesse una Apocalypsis cumjiguris? Niente di tutto questo. Sembrerebbe piut-
tosto che Schrnidt, da buon cristiano, si accosti a questo libro neotestamentario con
un atteggiamento di contemplazione mistica e che nelle rivelazioni profetiche di San
Giovanni veda un monito terrificante ma anche una speranza di salvezza. Quindi da
una parte stanno gli sconvolgirnenti cosmici e i terrori e le lamentazioni dell'umanità,
raffigurati con forza spettacolare e resi quasi visibili con effetti corali e orchestrali
spesso inediti. Dall'altra parte stanno il pacato tono devoto dei recitativi del tenore
che dà voce a Giovanni, gli assoli di organo che sanno di incenso, l'inno di fede dei
due luminosi cori finali, un grandioso Alleluja e un raccolto canto pseudogregoriano.
Da Bach e Haendel fino a Wagner, Mahler e Strauss sfila in questa corposa partitura
tutta la grande cultura musicale austro-tedesca (e si scopre inopinatamente anche
qualche spunto di neoclassicismo stravinskiano) ma Schrnidt ha la capacità di non
restare impigliato in queste reminiscenze e di creare un'opera di non comune potenza
espressiva, che soltanto a tratti cede alla retorica del grandioso e del sublime" (http://
www.giomaledellamusica.it/rol/?id=3793).
59
Cfr. J. W. ERWIN, Lyric Apocalypse; reconstruction in ancient and modern poetry
(Atlanta 1984).

48
Introduzione generale

ventiquattro presbiteri. Avvicinatisi al trono, sono scossi come da un


sussulto guardando Dio, si prostrano cadendo davanti a lui, lo adorano
e, presi da un impeto irresistibile di amore e di ammirazione, gettano
le loro corone d'oro davanti al trono come ossequio e dono a Dio
(4, l 0). E, a questo punto, quasi non potendo resistere più, esprimono
a voce- forse cantando -la loro celebrazione appassionata, che l' Au-
tore ci presenta in poesia:

4,11 a Sei in grado,


b tu Signore e Dio nostro,
c di ricevere la gloria e l'onore e la potenza!
d Poiché creasti tu tutte le cose:
e e in forza della tua volontà esse venivano all'esistenza
f e furono create.

Esaminiamo brevemente questo testo poetico. Nei primi tre stichi


(abc) abbiamo una lode entusiasta di Dio. Negli altri tre stichi che
seguono (de/) viene spiegato il motivo di tanto entusiasmo: il Signore
e Dio nostro è creatore di tutto! Dopo averlo affermato in generale (d),
l'Autore intuisce un interessante "divenire" della creazione: le cose
create sono prima progettate nella mente di Dio che le vuole; "vengo-
no all'esistenza", cominciando ad esistere gradualmente; raggiungono
infine la loro pienezza nella totalità della creazione compiuta.
Da notare e sottolineare una caratteristica di questo stile poetico, che
poi ritroviamo sostanzialmente nelle altre sette dossologie. La poesia
dell'Apocalisse- e come poi vedremo anche la prosa- si svolge in
stichi di diversa lunghezza, ognuno dei quali ha un contenuto proprio
da esprimere. Ciò che è tipico dell'Apocalisse è il fatto che il contenu-
to espresso da un primo stico, che possiamo denominare "stico prin-
cipale", molto spesso è come ripartito. Accanto al primo contenuto,
proprio dello "stico principale", si accavallano un secondo e anche un
terzo stico. Sono gli "stichi satelliti" che, pur formando con lo "stico
principale" un blocco espressivo unitario, se ne distinguono e se ne
distaccano parzialmente per esprimere qualche nuovo aspetto, qual-
che sfumatura diversa, qualche aggiunta. Poi si agganciano allo "stico
principale" e lo completano.
È quanto troviamo sopra in 4,1lab: i due stichi appartengono allo stes-
so blocco espressivo, ma, dopo un inizio generico da parte dello "stico
principale" a, si trova nello "stico satellite" b una forte accentuazione
specifica, messa in risalto dall'espressione tu che sei il Signore e il
Dio nostro, la quale porta in primo piano la figura di Dio. Così tutto il

__ _49_
Introduzione generale

gruppo unitario ab riceve una spinta di decollo e sale di livello, fino a


corrispondere in pieno allo stico seguente 11 ,4c: ricevere la gloria e
l'onore e la potenza!, col punto esclamativo, proprio a sottolineare la
forte emotività raggiunta.
Intanto la constatazione e la presa di coscienza della presenza rilevan-
te, nello stile deli' Apocalisse, della poesia e della musica, da una parte
confermano l'alto livello letterario del libro, imponendo, dall'altra,
un'attenzione specifica a quanto aggiungono al testo 60 • La sensibilità
emotiva de li' Autore, infatti, si esprime ampiamente anche in forma
poetica e musicale, conferendo al testo una capacità accentuata di
presa sul lettore/ascoltatore, parlando specialmente anche al suo cuore.
E tutto il livello comunicativo come d'incanto si innalza e si rinnova.

6. A contatto diretto con il testo

Abbiamo raggiunto, a questo punto, una visione generale delle ca-


pacità letterarie proprie dell'Autore dell'Apocalisse. Come abbiamo
notato ripetutamente, la sua genialità letteraria si impone. Abbiamo
anche visto, sulla scia di E. B. Allo, come il testo scritto coinvolga
in modo del tutto particolare chi lo legge o l'ascolta. Ci chiediamo
adesso, come ultimo passo prima di un contatto immediato, se esista,
ed eventualmente quale sia, una peculiarità nell'espressione del testo.
Il problema ha avuto degli antecedenti di rilievo. L'impressione esal-
tante di M. É. Boismard che, stupito ed ammirato, parlava di "ce style
inimitable de l' Apocalypsé 1", non può non essere condivisa ed ha
interessato di fatto la ricerca. A parte alcuni accenni generali emersi in
studi riguardanti la struttura letteraria, si sono avuti ripetutamente dei
tentativi di organizzare l'espressione espositiva del testo suddividen-
dola in strofe.
Uno dei tentativi più noti rimane tuttora quello di E. Lohmeyer, un
tentativo particolarmente elaborato e attento al testo, ma che, di fatto
e nonostante l'impegno dell'autore, non è riuscito a persuadere. A
proposito del lavoro di Lohmeyer e di altri tentativi simili, è nata e si

60
Come mostra la limitazione della bibliografia in proposito, si tratta di due dimensio-
ni relativamente trascurate dall'esegesi. Sia la musica che la poesia dell'Apocalisse
sono ancora in gran parte da studiare, da scoprire nei loro aspetti più interessanti e
coinvolgenti per una accoglienza piena del testo.
61
Cfr. M. É. BOISMARD, '"L'Apocalypse' ou 'Les Apocalypses' de S. Jean", RB 56
(1949) 507-541.

50
Introduzione generale

è diffusa la sensazione di un approccio fisso, rigido e quasi meccanico,


imposto al testo, rendendo quindi artificiosa la strutturazione strofica
proposta. È apparso chiaro che lo "style inimitable", attribuito da
Boismard all'Apocalisse e sottolineato con forza da E. B. Allo, non si
realizza né in una prosa a sviluppo libero né seguendo le schematizza-
zioni rigide della strofa62 •
Tutto questo spinge a ritornare direttamente al testo stesso, seguendolo
nel suo sviluppo, quasi ascoltandolo passo passo mentre si muove.
Con questa aderenza duttile ci sarà possibile intuire e cogliere qualche
aspetto del segreto espositivo dell'Autore.
Una lettura ripetuta di tutto il testo dell'Apocalisse, in prosa e in poe-
sia, fa scaturire gradualmente un'impressione che poi, ripetendosi,
diventa una ipotesi di lavoro affascinante e, sempre più spesso, sembra
risultare un'evidenza. Notiamo un fatto: l'Autore non ha esitazioni nel
suo dire e corre in avanti con la voglia, si direbbe, di partecipare presto
tutto il messaggio che sta comunicando. Quando ne avverte completata
una parte, anche breve, si arresta un istante, per riprendere subito dopo
il suo discorso. Portato com'è costantemente da una emotività vivissi-
ma, come pure da una spiccata sensibilità artistica, poetica e musicale,
avverte spesso l'esigenza di arrestarsi un istante- come in un battito
di ciglia - per dare risalto a quanto ha detto o a quanto sta per dire.
Come già anticipato, tutto lo scritto dell'Apocalisse, seguendo lo ade-
rentemente, appare fondamentalmente formato da una successione di
stichi63 • Il testo di ciascuno di essi si muove in avanti secondo un suo
ritmo 64 • A seconda di quanto l'Autore vuole comunicare, gli stichi che
veicolano il suo contenuto risulteranno più brevi o più estesi. L'Autore
dell'Apocalisse mostra di seguire, quando scrive, un movimento suo
caratteristico: inizia con un'affermazione condensata, più o meno am-
pia a seconda del contenuto espresso, che costituisce il primo stico di

62
Cfr. U. VANNI, La struttura, 19-102; 259-286 e, per le varie proposte di sistemazione
strofica, 15, nota 55.
63
Verrebbe spontaneo chiamarli "versi", ma la denominazione, incrociandosi con lo
stesso termine già in uso, darebbe adito a delle imprecisioni. "Stico" ha, come signi-
ficato di fondo, "in filologia, verso o rigo di scrittura". Cfr. N. ZINGARELLI, Il nuovo
Zingare/li. Vocabolario della lingua italiana (l Grandi Dizionari; Bologna 2014) 2271.
64
Giova tener presente il valore preciso di "ritmo": derivante dalla radice indoeuropea
rein, "scorrere", presente in greco e latino, indica la "successione regolare nel tempo
di suoni, accenti, cadenze, movimenti e simili. Anche figuratamente" (cfr. ZINGARELLI,
Il nuovo, 1968). Nell'Apocalisse si può riferire al regolare scorrere in avanti del flusso
narrativo. Il corsivo di movimenti è volutamente nostro.

51
Introduzione generale

una frase. Potremmo chiamarlo "stico principale65 ". È accompagnato


da elementi aggiuntivi - li possiamo chiamare "stichi satelliti" - i quali
completano lo "stico principale" che precede. Raggiunto così il senso
completato della frase che l'Autore ha in mente, si riparte, andando a
capo, con un nuovo "stico principale". Ciò è più evidente nella poe-
sia che nella prosa: nelle lunghe parti narrative è, infatti, più difficile
rintracciarli. Come già specificato, agli stichi delle parentesi possiamo
dare la denominazione di "stico parentesi".
L'avvicinamento multiplo fin qui proposto si trasforma in contatto.
Per entrare fruttuosamente nell'Apocalisse, per comprenderne ade-
guatamente il messaggio e gustare in profondità lo stile con cui l' Au-
tore si esprime, occorre tener costantemente presente la personalità
ricchissima, che abbiamo scoperto nei suoi particolari in rapporto col
testo. Non dimentichiamo quanto affermava G.-L. L. de Buffon: "Lo
stile è l'uomo stesso 66". Si avrà così quel contatto pieno e "saporoso"
col messaggio, costantemente tormentato dalla sete di un "di più", che
ha tanto affascinato i grandi autori citati fin dall'inizio, da Girolamo a
Boismard.
È quanto si propone questo libro. Seguendo tutte le indicazioni fomite
- è la speranza che ci anima - il testo dovrebbe gradatamente muo-
versi, palpitare, entrare tutto ed "incollarsi" (E. B. Allo) nel cuore del
lettore/ascoltatore, illuminandolo e trasformandone la vita.

7. A conclusione: ancora la parola, collegata con la Resur-


rezione di Gesù

Siamo partiti all'inizio mettendoci davanti alla parola. Durante tutta


la nostra ricerca, la posizione radicale e sorprendente di Girolamo ci
ha spinto a darle un rilievo di primo piano. E abbiamo così constatato
la funzione fondamentale che esercita nello sviluppo di tutta la storia
della salvezza, dalla condizione attuale di impegno e di lotta alla sua
conclusione escatologica. La parola costituisce il filo dinamico su cui
si muove e scorre tutta l'azione di Dio. Uno sguardo alle diciannove
ricorrenze di "parola" ci permette di identificarne il movimento.

65
Abbiamo già fatto un cenno applicativo alla terminologia e all'uso degli stichi
trattando, sopra, della "Dossologia della Creazione" (4,11 ). Quanto detto allora viene
adesso ripreso e completato.
66
Cfr. G.-L. LECLERC DE BUFFON, Discours sur le style et autres discours académi-
ques (Paris 1843) Il.

52
Introduzione generale

Un primo aspetto di parola che si impone all'attenzione è il suo ag-


gancio diretto con Dio: per ben nove volte incontriamo il sintagma
parola di Dio (cfr. 1,2; 1,9; 6,9; 17,17; 19,9.13; 20,4). Un confronto
tra le varie ricorrenze offre un quadro interessante che ne illumina il
significato. Partiamo dal testo più impegnativo: troviamo in 19, ll-13
il contesto che fa comprendere il senso e la portata del sintagma paro-
la di Dio. L'Autore gioca coi valori simbolici propri dell'Apocalisse
presenti nel brano, seguendo la "simbologia a sviluppo continuato"
nella quale ogni termine ha un significato proprio che si unisce agli
altri nel loro insieme. Così il cielo aperto indica un punto di partenza
trascendente, situato nel cielo inteso come la zona propria di Dio. Da
questo cielo parte, indirizzato verso la terra, un cavallo bianco, che è
simbolo della potenza travolgente (cavallo) propria della Resurrezione
di Cristo (colore bianco). Il cavaliere è Cristo stesso. Fedele come è
alla missione che il Padre gli ha affidato, Cristo, seduto sul cavallo
bianco, cavalca la sua Resurrezione, applicandone, con tutta l'energia
soprannaturale che possiede e in sinergia con la passione, le capacità
di trasformare il mondo umano con cui essa viene in contatto. Giu-
dica e combatte con giustizia, usando come arma solo la sua parola,
portato dali' ardore dell'amore che erompe dal fuoco dei suoi occhi.
I diademi posti sulla sua testa, strappati ai re della terra, raffigurano
le vittorie riportate. Il nome che porta, in un primo momento, rimane
il suo segreto e intanto si precisa che, avvolto com'è da un mantello
intinto di sangue, mette la sua passione cruenta a fianco della sua Re-
surrezione, completandone la capacità di azione. Man mano però che
agisce, vincendo il male e imprimendo i valori dei quali è portatore,
il suo nome nascosto viene scoperto e identificato dagli uomini che
Cristo raggiunge e trasforma. E costoro sono felici di proclamarlo: è
la Parola di Dio!
Se allora il sintagma Parola di Dio indica esplicitamente il nome
caratteristico di Gesù Cristo, tutto impegnato nella sua missione
messianica, dovranno concordare con questa le altre ricorrenze che
incontriamo.
Le prime due (1,2 e 1,9) insistono entrambe su un abbinamento
caratteristico: al sintagma Parola di Dio 61 viene aggiunto un altro

67
Con sorpresa una scorsa dei LXX mette in rilievo la scarsezza estrema delle ricor-
renze del sintagma "parola di Dio". Troviamo il sintagma A.6yoç wii 8eoii in Gdc 3,20
e Ger 1,2. Il sintagma sinonimo A.Oyoç KUpiou ricorre più spesso (ad es. in IRe 12,22;
2Cr 11,2; Mi 4,2), in tutto secondo i sofnvare biblici 117 ricorrenze che, rispetto all'in-
sieme del testo greco dei LXX, costituisce una proporzione molto modesta.
Introduzione generale

sintagma, e la testimonianza di Gesù (Cristo). Un riferimento inequi-


vocabile ci viene proprio da quanto abbiamo visto in 19,13: Parola di
Dio è il nome proprio di Gesù Cristo nella sua azione messianica che
si riferisce a lui personalmente. L'aggiunta significativa, ricorrente
due volte, indica che Gesù-Parola di Dio esercita una testimonianza
legata indissolubilmente al suo nome. L'oggetto di tale testimonianza
essenziale è duplice, anche se le due parti sono unite inseparabil-
mente: Parola di Dio - possiamo dire "Parola del Padre" - indica la
presenza in Gesù di una espressione piena e trascendente di Dio, del
Padre stesso, che in lui si riflette. Testimoniandolo, Gesù lo rivela
agli uomini. Dato che in questa testimonianza stupenda è compreso
come oggetto Gesù Cristo stesso che si dona agli uomini, essa è anche
auto-testimonianza.
Una riprova di quanto stiamo vedendo la troviamo nella terza ri-
correnza del sintagma, in 6,9. I martiri che, all'apertura del quinto
sigillo, vengono visti sotto l'altare, sono stati uccisi per la Parola
di Dio e per la testimonianza che avevano. È chiaro che i martiri
sono stati uccisi perché hanno manifestato la loro adesione a Gesù
Cristo, ma il testo dell'Apocalisse sottolinea il possesso che ne
avevano prima di essere uccisi. La Parola di Dio e la testimonianza
che ne fa Gesù Cristo sono entrate nella vita dei martiri, diventando
loro proprietà.
Il fatto che Parola di Dio appaia come il nome proprio di Gesù Cristo
suggerisce, prima di giungere al sintagma seguente testimonianza di
Gesù, una riflessione di approfondimento: in che senso Gesù Cristo
viene detto, con tanta solennità, Parola di Dio?
Troviamo una risposta interessante nel Quarto Vangelo. Si parla espli-
citamente di parola che sta in rapporto diretto con Dio (Gv 1,1-2), e di
parola che diventa carne in riferimento a Gesù (Gv 1,14). Viene poi'
precisato, in Gv l, l b-2, che la Parola è orientata verso Dio ed è essa
stessa Dio. Subito dopo si afferma che la Parola ha, nei riguardi di Dio,
un rapporto di filiazione (Gv 1,14b). Possiamo riassumere, ritornando
alla questione posta sopra, che il Figlio è Parola di Dio in senso asso-
luto: Dio Padre si esprime totalmente in lui sua Parola, lui che si trova
allo stesso livello divino del Padre. È Parola di Dio incarnata: colloca
la sua tenda in mezzo agli uomini, a contatto pieno e diretto con essi.
In questa situazione potrà testimoniare - e donare - agli uomini la
ricchezza infinita di Dio Padre e di se stesso.
E così troviamo nel Vangelo di Giovanni una precisazione ulteriore
riguardante Gesù il quale, oltre ad essere la Parola di Dio, è testimone,
come sottolineano i testi de li' Apocalisse che stiamo vedendo. Anche

54
Introduzione generale

l'evangelista parla di Gesù testimone, mettendo particolarmente in


risalto questa sua caratteristica. Concludendo il suo Prologo ci dice:
Dio nessuno lo ha mai visto. Il Dio [o Figlio] unigenito, che sta rivol-
to verso il seno del Padre, lui lo ha spiegato (Gv 1,18), esercitando
appunto una funzione di testimone. Gesù, Parola di Dio, testimonia il
Padre e se stesso.
Questo senso complesso di Parola di Dio si mantiene nelle ulteriori
ricorrenze che incontriamo. Tutto il testo scritto è sentito, in genera-
le, come un messaggio diretto che, partito da Dio, tende a raggiun-
gere l 'uomo. Il nostro Autore vi insiste a più riprese: se, ad esempio,
una chiesa si sente piccola e debole - è il caso di Filadelfia-, trova
nella Parola di Gesù che essa ha saputo mantenere una risorsa in-
vincibile:

3,8 a So le tue opere:


b - ecco: ho dato davanti a te una porta aperta e nes-
suno potrà chiuderla!-
c hai poca potenza
d e mantenesti la mia parola
e e non negasti il mio nome.

La Parola di Dio è qui divenuta parola di Gesù, quella con cui testi-
monia il Padre e se stesso e si dona agli uomini che l'ascoltano e la
mantengono. Man mano che la parola di Gesù viene in contatto con gli
uomini e si radica in essi diventa discorso di profezia (1,3; 22,7.10.18),
parola della testimonianza ( 12, Il) resa dai cristiani, i quali esprimono
agli altri la testimonianza di Gesù, accolta e divenuta loro. Tutto ciò
che è di Gesù tende a diventare proprio anche degli uomini, rinnovan-
doli. E così emerge un accoppiamento significativo: la testimonianza
di Gesù che i cristiani esprimono a costo della vita è anche, pienamen-
te, la Parola di Dio (20,4 ). Tutto questo viene indicato e contenuto
nel libro scritto quasi identificandosi con esso, al punto che proprio le
parole di questo libro sono fedeli e veraci (21 ,5; 22,6.9). Partendo dal
Padre, le parole si concentrano tutte in Gesù, Parola trascendente che,
incarnandosi, raggiunge gli uomini con la sua testimonianza e il dono
di sé. Così si colloca in essi, diventa la loro Parola, permettendo loro
di rinnovarsi e divenire lui.
E l'Autore dell'Apocalisse sottolinea un aspetto fondamentale di
questa cristifìcazione: è una partecipazione, misteriosa ma reale, alla
Resurrezione di Gesù che si realizza a cominciare da questa vita.
L'autore esprime tutto questo prendendo, con tutta probabilità, dai tre

-_55_
Introduzione generale

Sinottici e dal Quarto Vangelo lo spunto del simbolismo del bianco,


che nell'Apocalisse ricorre ben sedici volte68 •
Nella trasfigurazione tutti e tre i Sinottici sottolineano il bianco che
caratterizza la persona di Gesù. Matteo afferma: La sua faccia diven-
tò splendida come il sole e le vesti bianche come la luce (Mt 17,2).
Ancora più esplicita è la versione di Marco: Le sue vesti divennero
splendenti e talmente candide, che nessun lavandaia sulla terra po-
trebbe render/e così candide (Mc 9,3). Anche Luca insiste: Mentre
pregava, il suo volto cambiò di aspetto e la sua veste divenne candida
e sfolgorante (Le 9,29). La trasfigurazione esprime lo stato di risorto
di Gesù e il bianco, tanto sottolineato nelle sue qualità eccezionali,
ne indica la novità e la bellezza. Troviamo una conferma di quanto
stiamo vedendo in Gv 20,12 nella descrizione dei due angeli che
siedono nell'anticamera del sepolcro di Gesù, visti dalla Maddalena,
testimoni della Resurrezione: ... e vide due angeli biancovestiti, sedu-
ti: uno in corrispondenza del capo e l'altro dei piedi, dove era stato
posto il corpo di Gesù. Il bianco appare chiaramente il colore della
Resurrezione.
Ed è così che viene ripreso e sviluppato dali' Autore de li' Apocalisse.
Il bianco viene riferito a Gesù Cristo risorto: è quanto troviamo in
l, 14, dove, in contatto evidente con la Trasfigurazione, si insiste sul
bianco proprio di Gesù: I capelli: bianchi! Come lana bianca, come
neve l È proprio il bianco della Resurrezione che entusiasma l'Auto-
re. Altre quattro volte il bianco è attribuito a Cristo risorto: in primo
luogo, il cavallo bianco ( 6,2; 19,11) su cui cavalca, a significare la
forza travolgente con cui affronta e sgomina il male che si è formato
sulla terra. Si direbbe che, sia in 6,2, sia in 19,11, stia cavalcando
la sua Resurrezione. Anche la nuvola bianca ( 14, 14), dove Cristo
risorto si trova per valutare il bene e il male degli uomini e agire di
conseguenza, indica la sua Resurrezione che lo sostiene. Si muove
su questa linea anche l'ultima ricorrenza di bianco: E vidi un trono
grande bianco e colui che stava seduto su di esso: davanti al suo
volto fuggì la terra e il cielo (20, 11 ). Si tratta, anche qui, dell'energia
applicativa rispetto agli uomini, in forza della quale Cristo risorto li
giudica.
Ma c'è di più: il Risorto partecipa la sua Resurrezione agli uomini. Lo
fa prendendo l'uomo nella condizione attuale, lo accompagna nell"'al

68
Cfr. 1,14; 2,17; 3,4.5.18; 4,4; 6,2.11; 7,9.13.14; 14,14; 19,11.14; 20,11. In queste
sedici ricorrenze, una è particolare, perché troviamo il bianco in un contesto verbale:
Resero bianchei/.:).EvKava.v le loro vesti nel sangue dell'Agnello (7, l 4).

56
Introduzione generale

di più" di dopo la morte, lo lancia al massimo nella situazione esca-


tologica.
La partecipazione inizia con la reciprocità di amore che si stabilisce
tra il cristiano e Gesù, quando combatte con Lui per eliminare il male
e instaurare il bene. A chi vuole essere vincitore con lui, Gesù pro-
mette un dono esaltante, l'eucarestia, la manna nascosta e, su questa
linea, il dono incredibile di un rapporto di amore con la freschezza e
l'intimità gelosa di un fidanzamento: Gli darò una pietruzza bianca
e su di essa un nome nuovo scritto, che nessuno intende se non chi
lo riceve (2,17). La pietruzza donata, pegno geloso dell'amore reci-
proco, è bianca come la Resurrezione. Ai cristiani di Sardi che non
si sono macchiati di peccato verrà conferita una dignità onorifica:
cammineranno con me - assicura Gesù - in vesti bianche, perché ne
sono degni (3,4); riceveranno una partecipazione alla Resurrezione,
bianchi anch'essi come lo è Gesù. E i doni propri della Resurrezione
sono indicati dettagliatamente alla chiesa di Laodicea, rinchiusa nella
cerchia soffocante della sua autoreferenza: Ti consiglio di comprare
da me oro incandescente tutto fuoco 69 affinché tu diventi ricco, e vesti
bianche affinché tu te ne avvolga e non appaia la vergogna della tua
nudità, e collirio da spalmare sui tuoi occhi, affinché tu possa vedere
(3, 18). Parlando con il tono di un amico innamorato, Gesù indica
alla chiesa l'unica via di uscita: rivolgersi a lui per ricevere oro in-
candescente tutto fuoco simbolo dell'amore verso Dio, vesti bianche
simbolo delle ricchezze della sua Resurrezione e collirio da spalmare
sugli occhi, simbolo dello Spirito Santo. La chiesa ne uscirà rinnovata
nel profondo.
La partecipazione alla Resurrezione, che si profila gradualmente anche
nei suoi dettagli, segue l'uomo nell'altra vita, nella quale ci saranno
- e con un rilievo maggiore - le vesti bianche della Resurrezione at-
tribuite specificamente a lui. E l'Autore, come vedremo, vi insiste in
modo particolare. Incontriamo innanzitutto i ventiquattro presbiteri
che siedono intorno al trono di Dio: indossano vesti bianche e sulle
loro teste avevano corone d'oro (4,4). Le vesti bianche indicano la loro
partecipazione piena alla Resurrezione e le corone d'oro, il metallo di-
vino, stanno a significare che tutti hanno concluso in maniera ottimale
il loro cammino sulla terra.

69
L'espressione letterale che è stato infuocato dal jùoco!rrETrupw',lÉvov ÉK rrup6ç indi-
ca con ridondanza un contatto compenetrante tra l'oro e il fuoco. Unisce la somma
preziosità con il massimo dell'ardore: sono queste le caratteristiche fondamentali
dell'amore verso Dio.

57
Introduzione generale

Un altro esempio di veste bianca a livello ultraterreno, particolarmente


interessante, si trova in 6, l 0-11, dove i martiri ... urlarono a gran voce
dicendo: "Fino a quando, tu che sei il padrone, il santo e verace, non
giudichi e non vendichi il nostro sangue da coloro che hanno la casa
sulla terra?". E fu data loro, a ciascuno, una veste bianca e fu detto
loro che aspetteranno ancora per un tempo breve. La veste bianca
donata indica una partecipazione piena e aderente alla Resurrezione
di Gesù Cristo, anche se le modalità concrete non vengono precisate.
Ma la celebrazione di gran lunga più alta della veste bianca si trova
organizzata in dettaglio in 7,9-12 e costituisce un vero capolavoro
letterario. Siamo al punto di arrivo escatologico: una moltitudine in-
numerevole di persone, appartenenti a tutta la terra, sono presentate,
con una certa enfasi, avvolte in vesti bianche, a sottolineare il grado
assai elevato in cui si trovano, avvolte come sono di Resurrezione. E
in questa condizione sublime tengono in mano la palma della vittoria
definitiva.
Possiamo, a questo punto, guardare con stupore alla traiettoria che
sviluppa la Parola. Partita dal Padre, realizzata nel Figlio al livello
trascendente del Padre, ci raggiunge attraverso l'incarnazione, si col-
loca in noi, vi fa germogliare Gesù fin da ora e ci porta gradatamente a
condividere la meraviglia della Resurrezione, fino a farci raggiungere
il vertice da sogno della nostra condizione escatologica. La veste bian-
ca, inesprimibile nella sua bellezza, del Gesù della trasfigurazione sarà
allora anche la veste nostra.

8. Una parola che cambia la vita

Quanto abbiamo potuto vedere fino ad ora dell'Apocalisse è sorpren-


dente. Un Autore davvero geniale 70 , eccezionalmente versato nelle
Scritture, che sente una responsabilità profetica soprattutto riguardo
ai Giudei che vivono nell'Asia Minore, che conosce la storia contem-
poranea e la scienza profana. Discepolo ardente di Gesù e nello stesso
tempo innamorato dell'uomo, ci fa gustare le Scritture e amare Gesù
con la profondità e l'affetto con cui l'ha scoperto e amato lui. Ci ha

7
° Ci sono ragioni molteplici e coerenti per vedere ne II' Autore dell'Apocalisse un
ebreo insigne, credente e praticante, che riconosce in Gesù il Messia e vuole comu-
nicare ed estendere questo messaggio, attingendo al suo ampio patrimonio culturale
e religioso. Vedi U. VANNI, "L'autore dell'Apocalisse un eminente ebreo che incontra
Gesù?", Vìvens homo 27 (2016) 23-37.

58
Introduzione generale

insegnato a stargli accanto, a seguirlo dovunque lui vada, a intuire i


suoi ideali e a farli nostri.
È, questa, la sequela tipica di Gesù che inculca l'Apocalisse. E tutto
questo che stiamo vedendo tende a realizzarsi in una trafila di amore
tra Gesù e noi che va da un primo fidanzamento, piuttosto movimen-
tato, alla capacità di amarlo come Gesù ama noi, nella pariteticità da
sogno della nuzialità escatologica71 •
Man mano che il lettore/ascoltatore apprende e fa proprio questo mes-
saggio, avverte con sorpresa che qualcosa nella sua vita sta cambian-
do. La parola ispirata, come la troviamo dall' Apocalisse 72 , contiene
una presenza dinamica di Dio che le infonde la capacità, man mano
che si svolge, di imprimere nella persona che legge o ascolta tratti
specifici della novità di Gesù Cristo. Compiendo questo, la parola
diviene, si sviluppa secondo il contenuto che sta portando dentro che
è, appunto, la novità di Gesù Cristo risorto.
Lo ritroviamo illustrato in due brani che non ci stanchiamo mai di
riascoltare. N el messaggio di Gesù alla chiesa di Laodicea (3, 14-
32) vediamo come la novità di Gesù offerta alla chiesa si sviluppa e
realizza man mano che la parola rivolta si svolge e diviene. Si parte,
potremmo dire, proprio da zero: la situazione mediocre e autorefe-
renziale in cui si trova la chiesa irrita fortemente Gesù innamorato
che le dice:

Conosco le tue opere: non sei né freddo né caldo.


Oh, fossi tu freddo o caldo!
Poiché sei tiepido e non caldo né freddo,
sto per vomitarti dalla mia bocca (3,15-16).

Questo rifiuto impressionante, proprio di un linguaggio da fidanzato,


comporta tra Gesù e la chiesa una rottura che, a prima vista, pare ir-
reversibile. Ma la parola di Gesù, invece di arrestarsi e di chiudere il
discorso, diviene, svolgendosi ancora. Dopo avere sottolineato, con
un linguaggio ancora più tagliente, la situazione negativa di Laodicea,

71
Per un approfondimento e una documentazione, si rimanda a L. PEDROLI, Da/fidan-
zamento alla nuzialità escatologica (Assisi 2007).
72
Vedi, per il rapporto complesso tra ispirazione e applicazione nella vita, PONTIFICIA
CoMMISSIONE BIBLICA, Ispirazione e verità della Sacra Scrittura. La parola che viene
da Dio e parla di Dio per salvare il mondo (Documenti vaticani; Città del Vaticano
2014) 78-85.

59
Introduzione generale

Gesù suggerisce alla chiesa, consigliando anziché imponendo, l 'unica


via di uscita (3,17-18):

"Poiché dici: 'Sono ricco e mi sono già arricchito e non ho bisogno


di niente'
e non sai che proprio tu sei l 'insufficiente e uno che fa pena e po-
vero e cieco e nudo,
ti consiglio di comprare da me oro incandescente tutto fuoco affin-
ché tu diventi ricco,
e vesti bianche affinché tu te ne avvolga e non appaia la vergogna
della tua nudità,
e collirio da spalmare sui tuoi occhi affinché tu possa vedere".

A questo punto Gesù, che continua a parlare seguendo la parola che


diviene, offre una spiegazione, particolarmente interessante, su se
stesso e su quello che fa:

Io tutti quelli che amo li metto in crisi e li educo:


abbi dunque un amore da gelosia e cambia mente (3,19).

Notiamo la pressione letteraria del pronome personale Io posto com'è


in posizione enfatica: Gesù continua ad esprimere la sua parola, a
parlare. Richiama così l'attenzione su se stesso, sentendo il bisogno di
farsi capire fino in fondo dall'assemblea, e dichiara il suo amore come
il movente di tutto, anche di quello che, in un primo momento, dispia-
ce e sconvolge. E la risposta dell'assemblea, per una esigenza precisa
e irrinunciabile da parte di Gesù, dovrà muoversi sulla stessa linea,
attivando al massimo il suo amore di ritorno, al punto da far pensare
a quel sentimento, acuto e totalizzante, che scatta nella gelosia. Così,
mediante il nuovo modo di pensare che ne deriva, saranno superate,
da parte della comunità, le discrepanze pesanti che l 'hanno resa auto-
referente. Scocca, a questo punto, la stupenda conclusione generale
che coinvolge insieme sia Gesù che l'assemblea:

"Guarda: mi sono messo e rimango in piedi alla porta e busso.


Se uno ascolta la mia voce e apre la porta, entrerò da lui e cenerò
con lui e lui con me" (3,20).

Gesù vuole essere compreso per quello che veramente è, con tutto il
suo amore: si scopre attraverso ciò che fa e occorre guardarlo. Sta,
incessantemente, in piedi alla porta della casa di ciascuno. Desidera

60
Introduzione generale

entrare ma, senza forzare la porta, si limita a bussare e a chiamare. Se


la porta viene aperta, si realizza un sogno reciproco, da parte di Gesù
e da parte di chi apre: Entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me. È
proprio una cena indicibile di amore.
Se ora ripercorriamo insieme il testo di cui ci stiamo occupando
(3, 15-20), rimaniamo stupiti: nessuno, dopo l 'inizio sconvolgente
e tempestoso da parte di Gesù, si sarebbe aspettato una situazione
rovesciata nella quale Gesù, dopo aver minacciato di vomitare dalla
propria bocca una chiesa così mancante d'amore (3, 16), bussa ripetu-
tamente alla sua porta, dichiarando di provare nostalgia per non poter
cenare insieme a lei. E se ci chiediamo come sia stato possibile un
cambiamento così radicale, troviamo una risposta proprio nella parola
che diviene, mostrando le potenzialità sorprendenti messe in risalto
da Girolamo 73 • Guardando a tutto il brano di 3,14-20 nel suo insieme,
emerge, in maniera e misura sorprendenti, il divenire della parola che
si muove. Il movimento riguarda la comunità di Laodicea, ma sfiora
anche l'atteggiamento proprio di Gesù. Le sue parole, accolte senza ri-
bellioni dalla comunità, operano il fenomeno che abbiamo indicato: la
negatività repulsiva dell'inizio si trasforma nell'applauso affascinante
della fine. La parola non poteva divenire più di così.
Anche in Gesù stesso notiamo un divenire assai interessante. Dopo
la prima parte del suo messaggio che sembra una condanna senza ap-
pello, troviamo presentata una serie premurosa di rimedi, applicando
i quali la comunità potrà riprendersi in pieno. La chiesa accetta74 • E
intanto la parola espressa da Gesù continua a divenire su di lui. Lo fa
mostrando un Gesù che perde la durezza precedente e che, addirittura,
spiega che i motivi della sua severità tagliente sono tutti costruttivi
(cfr. 3, 19). E richiedono, da parte della chiesa, una comprensione
adeguata e un atteggiamento congruo, soprattutto un amore da gelosia
verso Gesù (vedi sempre 3,19).
A questo punto, a conclusione della sua parola, Gesù manifesta alla
chiesa un amore inaudito e sbalorditivo: è lui stesso a cercarla bus-
sando alla sua porta, nella speranza che la porta venga aperta. E allora
il suo amore e l'amore crescente della chiesa si incontreranno nella
prospettiva suggestiva di un pasto comune, cercato ardentemente sia
da Gesù che dalla chiesa.

73
Vedi sopra, nel paragrafo Introduzione: le parole del/ 'Apocalisse, fascino e mistero.
74
La chiesa non parla mai nelle sette lettere che Gesù le manda, ma, da tutto l'insieme
del suo atteggiamento verso Gesù e dai risultati finali costantemente positivi, deducia-
mo la sua piena accoglienza a quanto Gesù le dice.

61
Introduzione generale

Si chiarisce, a questo punto, in riferimento alla parola che Gesù espri-


me e agli effetti che produce anche in lui, quanto Gesù afferma di se
stesso proprio all'inizio della lettera:

"Questo dice
l'amen,
il testimone, quello fedele e verace,
il principio della creazione di Dio!" (3,14).

Tutte queste qualifiche lo mettono in contatto diretto col Padre: con


l'attribuzione a se stesso dcii' amen- in verità - richiama il riferimento
delle sue parole al Padre che è l'origine della sua verità75 • E quando
subito dopo si qualifica come il testimone, quello fedele e verace,
Gesù sottolinea di nuovo il suo rapporto col Padre che, visto da lui
direttamente e di persona, viene poi comunicato, con un massimo di
esattezza e precisione, agli uomini che lo ascoltano, in questo caso alla
comunità di Laodicea.
Ancora più aderente è il contatto col Padre quando Gesù si dichiara
come il principio della creazione di Dio. Il Padre, qui considerato
come creatore di tutte le realtà, creando guarda Gesù ed emette, in
rapporto diretto con lui, tutto quello che crea, man mano che fa. Ma
questa prima creazione non è l'ultima. Gesù, messo dal Padre in con-
tatto con le realtà create, dovrà immettere in esse la novità di cui solo
lui è portatore. Lo farà mediante la sua parola che si sviluppa, che
diviene, realizzando e portando nella creazione base del Padre la sua
novità definitiva76 •
Si comprende così un secondo brano, che troviamo in 21,5-7, verso
la conclusione del libro. La storia della salvezza si sta concludendo
e ne appaiono gradatamente gli aspetti caratteristici sempre più sor-
prendenti. Uno di questi, che viene messo particolarmente in risalto, è
la conclusione della "parola che diviene", come appare in un dialogo
tra Giovanni!Autore, l'Angelo interprete e Dio stesso, seduto sul suo
trono da cui governa tutto l 'universo:

75
Gesù usa l'Amen ripetutamente, sia nel Quarto Vangelo, dove troviamo il raddop-
piamento caratteristico "Amen, Amen", sia nei Sinottici, dove viene usato per dare a
quanto detto un assoluto di verità. In Giovanni il primo Amen esprime la verità che
Gesù legge nel Padre, il secondo la verità conseguente che risiede in lui.
76
Un chiaro esempio di quanto stiamo vedendo si ritrova proprio all'inizio del libro.
È Dio Padre che affida a Gesù la sua rivelazione (cfr. l, l).

62
Introduzione generale

Giovanni/Autore E disse colui che siede sul trono


Dio Padre "Guarda:
sto facendo nuove tutte le cose!"
Giovanni/Autore E mi dice:
Angelo interprete "Scrivi che queste parole sono fedeli e ve-
raci ... "
Giovanni/Autore E mi disse:
Dio Padre ... sono divenute!
Io sono l'alfa e l'omega
l'inizio e il compimento.
Io a chi ha sete darò da bere dell'acqua
della vita come dono.
Colui che vince avrà in eredità tutto questo,
e sarò per lui Dio
ed egli sarà per me figlio!" (21,5-7).

È proprio un testo irresistibile, che costringe a sentire e gustare l'in-


canto della Parola.
Divenendo, la parola palpita, si muove, ci plasma dentro. Si sviluppa,
così, tra Gesù Cristo e l 'uomo, una reciprocità indicibile, una vera
osmosi che sconvolge anche solo a pensarla, tanto è stupenda. Davve-
ro Gesù, lo Spirito, il Padre non potrebbero amarci di più. È questo il
grande messaggio che l'Apocalisse ci propone.

9. Leggendo ed ascoltando la Parola: alcune indicazioni


operative

Aprendo il libro si trova il testo dell'Apocalisse ordinato in "stichi


principali" e in "stichi satelliti", come il testo stesso suggerisce.
Sia per il greco che per la traduzione italiana parallela, troviamo
anzitutto una indicazione successiva dei versetti, nella prima linea
verticale a sinistra, per poter comprendere subito a che punto del
testo ci troviamo.
A fianco della colonna dei versetti, muovendosi da sinistra a destra,
si trova una colonna minuta indicante progressivamente dall'alto in
basso con lettere latine gli stichi, di seguito, sulla stessa riga, con le
indicazioni: pr (principale); sa (satellite); pa (parentesi).
Avvertiamo il lettore che la lettura in stichi viene offerta solo per i
primi tre capitoli, dove incontriamo sia testi in poesia che in prosa. Si
tratta di una proposta di studio: invitiamo il lettore a proseguire perso-

63
Introduzione generale

nalmente in questo lavoro. Anche la scansione e il posizionamento del


testo greco, come pure della traduzione letterale, serve ad evidenziare
anche ad un livello visivo la struttura, con tutte le connessioni inter-
testuali.
Le note sono destinate ad approfondire alcuni aspetti del testo. Poste
sotto la versione greca, si riferiscono normalmente a problemi riguar-
danti la critica testuale. Le note poste sotto il testo italiano riguardano,
per lo più, scelte e problemi di traduzione; non riguardano l'esegesi
articolata, riservata invece al volume del commento.

10. I due volumi: caratteristiche reciproche

I due volumi che presentiamo insieme si occupano dell'Apocalisse, ma


lo fanno partendo ciascuno da un punto di vista proprio, anche se com-
plementare, in modo che si possa passare dall'uno all'altro con facilità.
Il testo presente è parallelo all'altro più ampio che viene presentato
accanto ad esso. Il suo scopo è di completare certi aspetti dell'altro
testo. Ne assume tutti i problemi di critica testuale, sviluppa gli aspetti
grammaticalmente più tecnici e discussi, esprime e sviluppa eventuali
discussioni. In generale, tende a completare, a precisare, a spiegare
aspetti del volume più ampio, evitando, almeno nell'intenzione, di
essere ripetitivo e con attenzione speciale ad aspetti di approfondimen-
to. In ogni caso, si trovano nell'uno e nell'altro volume elementi che
permettono una conoscenza di fondo.
Potrà essere utile, per chi volesse avere un quadro più completo, leggere
fino in fondo e controllare entrambi i testi, comprese le note. Si tratta,
infatti, di due testi diversi che possono produrre un insieme partico-
larmente ricco e felice. I due libri sono complementari: qualche volta
la traduzione dal greco potrà essere lievemente divergente; abbiamo
mantenuto la diversità per rendere al meglio la ricchezza della lingua
originale e per trasmettere le varie sfumature di significato. In generale,
comunque, dei testi originali delle fonti bibliche ed extra bibliche sarà
sempre offerta una nostra versione letterale. In tal senso, la traduzione
potrà sembrare talvolta rudimentale e contorta, altre volte laboriosa ed
estremamente libera; il tentativo, però, è sempre quello di comunicare
allo stesso tempo allettare il senso più profondo e l'andamento del testo.
In molti casi poi espressioni o termini greci ed ebraici saranno proposti
in un carattere diverso, così da metterli particolarmente in evidenza.
Nel corso dello studio si cercherà di dare ampio spazio alle diverse po-
sizioni dei commentatori, mettendole a confronto tra di loro. Quando

64
Introduzione generale

allora il rimando è indicato con il solo nome dell'autore, significa che


tale posizione costituisce un'idea centrale nel suo pensiero, sostenuta
costantemente nell'arco della sua ricerca; altre volte richiama l'ele-
mento o il passo in questione, così come viene interpretato o formulato
nel suo commentario o nel suo studio citato.
Un augurio conclusivo al lettore: l'impegno di lettura indicato, all'i-
nizio faticoso, si semplificherà pian piano e diventerà spontaneo. E la
gioia di accogliere tutto il messaggio compenserà abbondantemente
la fatica!

65
TESTO E TRADUZIONE
INIZIO: TITOLO E PROLOGO (1, 1-3)

1,1 a 'A1ToKaÀmjnç 'I11oou XpLo-cou


b ~v EÒWKEV aù-cQ ò 9Eòç
c &'i~aL -co'iç òouÀOLç aù-cou &&'i yEvÉoElaL
Èv -caxu,
d KaÌ. ÈO~j.l.aVEV
e tt1T001"ELÀaç ÒU~ l"OU à.yyÉÀOU aÙ-cou -cQ ÒOUÀCJ,>
aùtou 'Iwavvn,
1,2 f - oç Èj.J.ap-cup..,OEV tòv Myov l"OU 9EOU KaÌ. ·~v
j.~.ap-cup(av 'I1100U Xpwtou -,
g oaa ELÒEV.
1,3 a MaKapwç
b O avayLVWOKWV
• ' l

c KaÌ. oL ttKOUOVtEç toÙç Àoyouç -cf]ç 1TPO<I>1lnLaç


d KaÌ. t'llpOUVl"Eç tà ÈV aÙ-c'fl yqpaj.J.j.J.ÉVa,
a ot yap
'
KaLpoç'
Eyyuç.
' '

1,1 apr Rivelazione di Gesù Cristo77


b sal che Dio gli diede

77
Propriamente il termine base adoperato dall'inizio, a1TOKUÀUljJLç/rivelazione, non
indica la presentazione di un contenuto rivelatorio già elaborato - sarebbe anOKtXÀIJI.L!Ja,
documentato nella grecità, anche se raramente; cfr. Clemente Alessandrino: tà
òp!ij.lata. Ka.l tèt: anOKa.À~ta. (CLEMENTE ALESSANDRINO, Stromata I)- ma lo svolger-
si di una rivelazione che sta avvenendo, come suggerisce il suffisso -aL di ànoKaÀutjiLç.
Nella proposizione che segue manca il verbo principale e abbondano i relativi (~vi
che ... oc,/il quale ... '6aa./tutto quello). Il fatto che il sintagma l'l rimanga senza un
riferimento diretto a un verbo lo rende relativamente isolato nel suo contesto imme-
diato e gli conferisce una certa accentuazione e solennità: viene ritenuto il titolo di
tutto il libro. Lo stico principale di !,la presenta un leitmotiv letterario e ha una sua
presenza concettuale negli stichi satelliti seguenti che lo completano e gli danno un
senso compiuto. Nei versetti 1,1-3 c'è uno stile diverso, più articolato rispetto al resto
che segue. Viene subito da pensare che l'Autore qui voglia esprimere un "prologo"
vero e proprio. È la parte non recitata; la lettura vera e propria inizierà con l ,4a dove
Giovanni/Autore parla direttamente ali' assemblea.

69
Apocalisse di Giovanni

c sa2 per mostrare ai suoi servitori quelle cose


che devono divenire con rapidità78
d sa3 ed espresse in segni
e sa4 inviando mediante il suo Angelo al suo servito-
re Giovanni
1,2 fsa5 pa - il quale testimoniò la parola di Dio e la testi-
monianza di Gesù Cristo 79 -
g sa6 tutto quello che vide80 •
1,3 apr Beato
b sal colui che legge
c sa2 e coloro che ascoltano le parole di questa pro-
fezia
d sa3 e mantengono quanto è scritto in essa81 :
apr il tempo appropriato, infatti, è a portata
di mano82 •

78
È un'espressione tipica, ripresa da Daniele (2,28.29; 2,45) e ricorrente anche in
1,19; 22,6.
79
Le due espressioni dello stico parentesi stanno in parallelismo sinonimico (come
anche in 1,9 e 20,4).
80
La costruzione elegante di questi primi versetti è articolata letterariamente sui tre
verbi: diede!'ÉOWKEV (1,1), espresse in segni!Éa~IJ.aVEV (l,ld), ciò che videfoaa EI&v
(l ,2). La rivelazione data da Dio a Gesù Cristo viene espressa in segni e, tramite
l'angelo interprete, inviata a Giovanni- qualificato subito nella parentesi di 1,2/come
testimone della parola di Dio e della testimonianza di Gesù - sotto forma di visioni.
L'espressione tutto quello che vide dipende grammaticalmente da inviando (l, l); di-
venterà usuale nell'Apocalisse l'intervento dell'angelo che mostra a Giovanni ciò che
vede (cfr. 17,1; 21,9.10; 22,1.8).
81
Riferito com'è a due soggetti diversi- uno al singolare (colui che legge/o
àvaywW<JKwv, 1,3) e uno al plurale (coloro che ascoltano e mantengono/al. àKofuvtEc; ...
KaÌ. tT]poiìvnç ... , 1,3}- il termine beatolj.LO:Kap~oç (1,3) emerge dal suo contesto imme-
diato. Unitamente a infatti/yap, con cui appare collegato, delimita lo spazio letterario
omogeneo di l ,3. Inoltre, in greco i due verbi al participio (aKmmvtEç e tT]poiìvnç),
collegati tra di loro perché dipendenti dali 'unico coloro che/aL, mettono le due espres-
sioni nelle quali sono inseriti in un rapporto di parallelismo sinonimico progressivo.
All'ascolto segue, in crescendo, il mantenere.
82
L'espressione si ricollega a 1,3a con valore esplicativo. La mancanza di un verbo
nell'originale greco la rende più compatta. Il termine tempo1Ka~p6ç indica un momento
particolare, potremmo dire un'opportunità speciale offerta all'uomo per realizzare una
stretta partecipazione con Dio. Inoltre questo momento da cogliere è messo in relazio-
ne con l'ascolto del libro dell'Apocalisse. Poiché la stessa espressione ricorre anche
in 22,10, troviamo all'inizio e alla fine del libro sottolineato il fatto di una particolare
collaborazione e simpatia tra l'uomo e Dio. Vedi A. CASALEGNO (ed.), Tempo ed eter-
nità. In dialogo con U. Vanni (Cinisello Balsamo 2002) 40-41.

70
PRIMA PARTE:
GESÙ PARLA ALLE SETTE CHIESE (1,4-3,23)

l. Dialogo liturgico iniziale (1,4-8) 83

1,4 a 'IW<ivVTJç -ra'l.ç ElT'tÙ ÈKKÀTJOLO:Lç -ra'l.ç Èv 'tU 'Aa[~·


, .... ' ' ,
a (

xapLç u1-uv KaL ELPTJVTJ


b a'TTÒ Ò wv 84 KO:Ì. Ò ~v KO:Ì. Ò ÈpXOIJ.EVOç
c KUL' lllTO
' '
'tWV ElT'tll lTVEUIJ.Il'tWV a EVW'TTLOV 'tOU
... ' ' l t\ ' , ....

9p6vou aù-roù

83
Dato che il testo 1,4-8 è articolato come un dialogo liturgico tra il "lettore"/presi-
dente e l'assemblea, nella stesura del testo, sia in greco che in italiano, è stato inserito
il vuoto di una linea quando si passa da uno all'altro dei due interlocutori. Prendiamo
in esame il testo nel suo insieme, sincronicamente. In questa prospettiva, troviamo
nel nostro brano alcuni indizi letterari che vale la pena approfondire. Di seguito ri-
portiamo uno schema simmetrico, arricchito di altri elementi, che ci può dare un'idea
dell'unità della pericope e del suo sviluppo (cfr. U. VANNI, La struttura, 150-152).
A: l ,4b aiTÒ ò wv K(xL ò ~v KUL ò ÈPX~fVOç; l ,4a-5d ha una sua omogeneità data dallo
sviluppo del triplice &i!é.
8: 1,6b ~~v; 1,5e-6b: )a rottura stilistica dell'improvviso t!\ì ayaiTWvtL stacca dalla
parte precedente: fa pensare, tenendo presente il passaggio da ~'iv ( 1,4) a iJ!Uì:ç (l ,5.6),
a una reazione di risposta. Presenta una sua unità letteraria, determinata dal dativo
iniziale (t!\ì àyaiTwvn) e conclusivo (aùtQ ~ oé!;a Kal tò Kpatoç) e ribadita dall'a~~v.
8': 1,7 NaL, à~~v; l'unità letteraria del versetto è evidenziata specialmente dal tri-
plice aùtév sempre riferito a Cristo. Il cambiamento del soggetto rispetto al contesto
precedente - qui è Cristo soggetto sottinteso di fPXEtaL -, nonché la forma letteraria
tipicamente oracolare e articolata su tre futuri (ÉpXEtaL, oljJEtaL, KoljlovtaL) conferma-
no l'unità letteraria della frase e, nello stesso tempo, la staccano da quanto precede.
Na[, a~~v: sì, amen costituisce la forma caratteristica di risposta, evidente in sì, e di
preghiera, proprio di amen, e separa nettamente da quanto precede.
o
A': 1,8c ò wv Kal ò ~v Kal €px~Evoç; 1,8a-d: la caratteristica letteraria dell'uso della
prima persona stacca di nuovo dalle parti precedenti e fa del versetto un segmento a
sé stante, omogeneo nel suo sviluppo. L'affermazione fatta in prima persona suppone
un interlocutore diretto, quindi uno scambio di battute; ciò è sottolineato anche dalla
o
parentesi in terza persona (J..ÉyEL KUpLoç ò 9€éç) che mette in risalto l'azione presente
del parlare.
84
ai!Ò ò wv viene sciolto in ai!Ò 9EOu ò wv da Vittorino e Primasio. Si muove sulla
stessa linea Cassiodoro: aiTÒ Kup[ou ò wv («Sed quis est iste Dominus, qui est, qui fuit
et qui veniet?» ).

71
Apocalisse di Giovanni

1,5 d Ka.Ì. àTIÒ 'ITJcroù Xpwtoù,


e ò f.LUptuç ò mat6ç85 ,
f Ò 1TpWtOtOKOç tWV VEKpwv 86
g Ka.Ì. Oapxwv tWV l}a.aLÀÉWV tfìç yfìç.

a TQ àya.'ITWVtL ~f.L&ç 8 7,
a Ka.Ì. Àuaa.vn ~fl&ç ÈK rwv OCf.L!X.pnwv ~f.LWV Èv tQ a.'[f.L!X.n
a.Ùtoù,
1,6 a - Ka.Ì. È'ITOLTJOEV ~f.Liiç 88 1}a.aLÀEL!XV, Ì.EpE'ì.ç 89 tQ 9EQ KaÌ.
TiatpÌ. aùtoù-

85
Il nominativo anomalo (dovrebbe essere genitivo) ò ~ptuç ò motoç viene armoniz-
zato con 'll)OOU XpLOtoÙ mediante il relativo oç: abbiamo oç Èon ~ptuç ò 1TLOtoç in
Andrea di Cesarea e in Areta. La forzatura grammaticale (il nominativo ò ~ptuç ... che
dipende dal genitivo ànò 'Il]Ooù XpLo-roù), l'articolo (ò ... ) che viene premesso a ciascu-
no dei tre attributi cristologici, con una certa enfasi, e l'uso ripetuto dello stesso arti-
colo conferiscono risalto alle qualifiche di Cristo, origine (lino ... ) di xapLç KaL elp~VT].
86
Di fronte a veKpwv pongono ÈK Andrea di Cesarea e manoscritti che si riferiscono a
lui. Avremmo così «primogenito dai morti» e non «primogenito dei morti».
87
Nei manoscritti facenti capo ad Andrea di Cesarea, come pure in 2053 (XII sec.) e
2062 (XIII sec.), troviamo l'aoristo àyani)aavn. Questo perché il presente àyanwvn
ha sollevato qualche difficoltà e si è preferito collegarlo col passato, armonizzandolo
con 'J..uaavnlche sciolse o 'J..ouaavnlche lavò (2053 e 2062). Il participio presente
àyanwvn (l ,5) con valore continuativo, espresso solo con l'oggetto ~j.liiç, prende
risalto e si distacca, nel flusso comunicativo, dal seguente participio aoristo 'J..ooavn
a cui seguono indicazioni concrete e circostanziate. Viene poi (l ,6) una indicazione
densa e concentrata, espressa come una parentesi (sarà ripresa e sviluppata in 5, l 0).
Col dativo autc{:l che segue (l ,6) ci si ricollega al dativo tc{i àyanwvn di I ,5, chiudendo
cosi il cerchio: di nuovo una costruzione accurata ed elegante. Il seguente 'J..oooavnl
che lavò invece che 'J..ooavnlche sciolse è documentato in P (025) 1006 1841 1854
2053 2062 e nella maggioranza dei codici della Koinè. Si ha, in questo caso, una mag-
giore coerenza nell'immagine: il sangue lava dai peccati. Ma si tratta sicuramente di
una lectio facilior.
88
L'espressione presenta due rilievi testuali. Il termine noLi)oavn, documentato da 046
1854 2053 2062, armonizza grammaticalmente Ì'nOLl)OEV col resto della frase costruita
col dativo (tc{i àyanwvn ... autc{i ~ OO(a); in tal modo elimina il rilievo particolare che
l'espressione acquista proprio per la durezza del passaggio grammaticale dal parti-
cipio all'aoristo ('J..uaavn ... Kall:no(l)oev); si tratta anche qui di una lectio faci/ior.
Il pronome ~ç/noi è sostituito da ~1-1wv/di noi, nostro in C (V sec.) 1611 1329 e in
alcuni codici della Vulgata. Si tratta di superare la difficoltà derivante dall'attribuzione
della qualifica di regno-sacerdoti al gruppo ecclesiale che sta parlando. Sarebbe più
semplice - e quindi si ha una lectio facilior- dire che Cristo fece il regno-sacerdoti
per noi, oppure nostri.
89
È stata avvertita la difficoltà della mancanza di un collegamento grammaticale tra
j3aaL'J..e(avlregno e i.epei.ç/sacerdoti. Si è allora aggiunto KaUe tra i due termini: S 9

72
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4--3,23)

b aù-rQ ~ M~a K«Ì. -rò Kpawç ELç -roùç aLwvaç 90


Ùj..LfJV.

1,7 a 'Iooù
a EPXHillj..LHà "t"WV VE4JEÀWV,
b K!IÌ. oljJHIIl aù-ròv miç Ò<jl9a:ÀI.J.Òç - KIIL o'[ HVEç
aÙ"t"ÒV ÉI;EKÉV"t"TJOIIV -,
c K!IÌ. KOijJOV"t!Il É'TT' au-ròv miaal al4Juì..«Ì. •iìç yiìç.

a N Il '
l, 'IXI.J.T]V.
'

1,8 a 'Eyw ELj..Ll


b w
-rò &ì..4>u Ka:Ì. tò 91 , - ì..ÉyH KUplOç o9E6ç-
c o~ wv Kl'll o T]V
" 't
'
K!Il' o' EPXOI.J.EVOç,
t ' '

d O'!TilVtOKpCXtWp.

1,4 apr Giovanni alle sette chiese, a quelle che sono nell'A-
sta:
apr "Grazia a voi e pace92

(paaLÀELav Kat i.EpatEUIJ.") 80 99, Vittorino, Primasio e Tertulliano («regnum quoque


nos et sacerdotes Deo et Patri suo feci t»).
90
L'espressione Eiç toùç atwvocç si trova in P 18 (III/IV secolo: "I Kategorie" secondo
Aland) A P, Andrea di Cesarea. Etç toùç octwvocç (S* tòv a.Lwvoc) twv octwvwv, invece, in
S C, la maggioranza dei codici minuscoli, varie versioni. Altre Il volte nell' Apocalis-
se ricorre la formula completa (1,18; 4,9.10; 5,13; 7,12; 10,6; Il, 15; 15,7; 19,3; 20,10;
22,5). La formula più breve è preferibile: mentre si spiega il suo ampliamento date le
altre ricorrenze, non si spiega la sua contrazione. L'Autore in questo testo usa uno stile
«concentrato», come appare anche nel caso di llaaLÀE(ocv i.t"pE'iç confrontato con 5,10:
paaLÀELocv Koct i.EpE'iç. La lectio più breve- senza twv octwvwv -testimoniata da P 1 ~ A
P sembra preferibile per l'autorità dei codici e per lo stile più concentrato proprio di
questa pericope, come risulta dal confronto traAp 1,6 e 5,10.
91
Dopo tÒ liMP<t KOCL tÒ wviene aggiunto apx~ KOCL taoç da S* l, da vari codici della
Vetus Latina e dalla Vulgata. Si tratta di un evidente allargamento basato su 21,6. È
però anche un indizio che la frase richiedeva qualche spiegazione.
92
La formula di benedizione epistolare assume qui uno sviluppo proprio, organizzato
con una certa raffinatezza letteraria: dopo la formula seguono i tre mittenti della be-
nedizione- Dio Padre, lo Spirito Santo e Gesù Cristo-, uniti in un gruppo temario
introdotto dai tre da parte di!à:rr6 (l ,4bc; l ,Sa). L'ultimo da parte di viene sviluppato,
con uno stacco letterario rilevante determinato dal passaggio dal genitivo al nomina-
tivo, nei tre stichi paralleli di l ,5/gh che seguono e cominciano tutti e tre con il quale/
ò riferito a Gesù Cristo. Si ha così, nei tre stichi che si succedono in parallelo, un
approfondimento meditativo di tre qualifiche concernenti Gesù Cristo, attive e unite
strettamente e brillantemente insieme nell'unico blocco letterario a cui appartengono.

___-=u..
ApocaUsse di Giovanni

b sal da parte di colui che è ed era e sta venendo 93 ;


c sa2 e da parte dei sette Spiriti94 che sono di fronte
al trono di Lui;
1,5 d sa3 e da parte di Gesù Cristo,
e sa4 colui che è il testimone quello fedele,
fsa5 colui che è il primogenito dei morti
g sa6 e colui che è il sovrano dei re della terra.

apr "A colui che ci sta amando 95


apr e ci sciolse dai nostri peccati nel suo sangue
1,6 a prpa - e ci fece regno, sacerdoti a Dio e Padre suo 96 ! -
b sa a lui la gloria e la forza per i secoli, Amen!"

93 In 1,4-8 abbiamo una ricorrenza letteraria caratteristica nell'espressione colui che è e

o o
che era e sta venendo/o wv Ka.l ~v Ka.l ÉpxOj.lwoç, che troviamo due volte in questa
forma (1,4; 1,8). La ricorrenza Ecco (guarda): sta venendo con le nubi/1ooù EPXH«L
IJ.HÒ: <wv vE<jlf:Àwv (l, 7ab), di forma diversa ma affine, unisce le tre ricorrenze in un in-
treccio significativo: si parte da Dio, ci si incontra con Gesù Cristo, si ritorna a Dio che
è unito a Gesù Cristo a cui saranno riferiti gli stessi attributi divini (cfr. l ,8 in rapporto
con 22, 13) nell'azione che riguarda la storia dell'uomo. In 1,4l'Autore richiama "vio-
lentemente" l'attenzione del lettore/ascoltatore per le novità grammaticali e linguistiche
che usa: la preposizione lx:rr6/da parte di che regge normalmente il genitivo, col nomina-
o
tivo; l'eccezionale ~v/il era coniato di sana pianta; la sostituzione del futuro E:aOj.IEvoç/
verrà, che ci aspetteremmo, con il participio ÉPXD!!Evoç/sta venendo. Non imputabili a
una presunta limitazione grammaticale, costituiscono delle anomalie creative da parte
dell'Autore- usate anche da scrittori moderni come James Joyce- per esprimere,
qui, e far percepire all'elaborazione del soggello interpretante il senso dell'infinito di
Dio, "aggiuntivo" rispetto al livello della normale formulazione umana. Il participio
presente ÉpXOIJ.Evoç può avere anche un valore di futuro, come appare nella Vulgata
che traduce "qui venturus est", benché filologicamente meno probabile. Per l'Autore
dell'Apocalisse la venuta, già cominciata nel passato, si sta svolgendo nel presente e
tende a una sua conclusione. È da preferire la traduzione sta venendo per sottolineare
lo svolgimento dell'approssimarsi divino alla nostra storia umana.
94
Parlando dello Spirito Santo, il nostro Autore sottolinea l'azione multipla che lo
Spirito compie e usa di conseguenza il plurale (cfr. 1,4; 3,1). Il riferimento allo Spirito
Santo suggerisce di usare il maiuscolo.
95
Il participio presente tiya.nwvn con valore continuativo, contrapposto agli altri due
verbi all'aoristo ÀlKJa.vn ed €no(1JOEV entrambi con valore puntuale, è reso bene con
ci sta amando.
% La parentesi tende ad alzare il tono del contesto in cui si trova: essere già regno e

avere la responsabilità di sacerdoti costituiscono i due aspetti più importanti del cre-
dente: valori fondamentali che illuminano l'essere amati in continuità da Gesù Cristo
e la cooperazione con lui al divenire positivo della storia. Per il concetto di regno e
sacerdoti vedi volume Il, esegesi di l ,6.
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4--3,23)

1,7 apr "Guarda97 :


apr sta venendo con le nubi 98 !
b sal+ pa Ogni occhio lo vedrà - e sono coloro che lo
trafissero 99 ! -
c sa2 e si batteranno il petto su di lui tutte le
tribù della terra."

a pr "Sì. Amen 100 !"


l ,8 a pr "Io sono
b sal+ pa l'alfa e l'omega -lo dice il Signore Dio 101 !-
c sa2 colui che è ed era e sta venendo,
d sa3 colui che domina tutto."

97
Occorre tener presente la costruzione letteraria particolarmente elegante: nell'am-
bito dello stesso stico (1,7) si ha un inizio, lbou!vedi/guarda (lett.), e una conclusione,
Na[, aiJ.~v!Sì, Amen, con in inezzo l'autopresentazione di Gesù. Quando nell' Apoca-
lisse il termine lliou viene seguito da un sostantivo (cfr. 4,1s; 6,2.5.8; 7,9; 12,3; 14,14;
19, Il) esprime un rapporto immediato con un oggetto che appare: la traduzione ade-
rente sarà allora normalmente guarda. Quando invece è seguito da un verbo (cfr. 1,7;
2,10.22; 3,8s.20; 5,5; 9,12; 16,15; 22,7.12) il richiamo all'attenzione è più indiretto e
in certo senso mediato. Ciò comporta una maggiore complessità e quasi uno stacco nel
flusso comunicativo: la traduzione aderente sarà in questo caso, normalmente, ecco.
Lo stico l, 7a costituisce un'eccezione in base al riferimento esplicito a "vedere" di
l ,7c che richiede di tradurre guarda.
98
La traduzione di (pxE'taL al presente invece che al futuro - come spesso è stato
proposto - è giustificata, oltre che dalla forma grammaticale, dalla traduzione della
Vulgata (''ecce venit"), e dal fatto che loou usualmente è seguito da un verbo al presen-
te. La forma peri frastica sta venendo esprime meglio la continuità dell'indicativo pre-
sente, continuità che acquista ancora più rilievo perché è collegata con dei futuri (l, 7).
99
Lo stico 1,7c costituisce una proposizione unitaria con uno sviluppo a snodo: l'affer-
mazione di base Kal oljiEtaL aùt6vllo vedranno si sdoppia in due sintagmi posti in pa-
rallelismo sinonimico, per cui si completano e ricoprono a vicenda: 111iç Ò!jl9aÀjl6ç/ogni
occhio e o'(nveç aùtòv É/;EKÉVtTJaav/coloro che lo trafissero. Quest'ultima espressione
funge, rispetto a quella che precede immediatamente, da parentesi esplicativa e richia-
ma Gv 19,37: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto, che mette l'incontro
di ogni uomo con Gesù in rapporto con la crocifissione. Da notare che all'interno dello
stico 1,7c è contenuta una parentesi che, come tale, secondo l'uso particolare che ne fa
I' Autore, "porta in alto", mettendo così in rilievo la partecipazione degli uomini alla
crocifissione di Gesù.
100
Si tratta qui di una risposta diretta a 1,7a. I due termini usati non sono sinonimi:
Sì è riferito a quanto detto immediatamente prima; Amen è un elemento di preghiera
che guarda al futuro.
101
Inserzione parentetica che, riprendendo una formula oracolare consueta nell' AT, in-
troduce Dio stesso nel dialogo. La spinta in alto propria dello stico parentesi sottolinea
il fatto di Dio che parla, con la grandezza che tutto questo comporta.

--~
ApocaUsse di Giovanni

2. Incontro con Gesù risorto nel giorno del Signore (1,9-20)

1,9 a 'Eyw 'IwlivvT)ç,


b Ò à&A.<!JÒç Ùf!WV
c KUÌ. auyKOLVWVÒç Èv 'tÙ 8AL\jJEL KaÌ. l3aatAEl~ KaÌ.
ÙlTOIJ.OVÙ Èv 'lT)OOU,
a ÈyEVOIJ.T)V ÈV 'tÙ vftOctJ 'tÙ KllAOUf!ÉVTJ IlatiJ.ctJ
b ùtà 't"ÒV Àoyov 'tOU 8EOU KaÌ. 't~V f!Uptup(av
'lT)OOU.
l'l o a ÈyEVOIJ.T)V 102 Èv 1TVEUIJ.U'tl Èv t'fl KUpLUKÙ ~f!Ép~
a KUÌ. ~Kouaa ÒTilOW IJ.OU <!JWVT]V f!EYtlAT)V
b wç aaÀ1Tlyyoç
1,11 a ÀEYOUOT)ç ·
a o pA.ÉlTELç ypaljlov ELç PtPAI.ov Kaì. lTÉIJ.\jJov
'tULç ElT'tà ÈKKÀT)OlULç,
b ELç "E4JEOOV
c KaÌ. dç l:f!Upvav
d KaÌ. ELç IIÉpyaiJ.OV
e KaÌ. Elç 8u<hELpa
f KUÌ. flç l:apÙEtç
g KUÌ. Elç <l>tÀaùÉA4JELaV
h KaÌ. Elç AaoùLKELav.
1,12 a Kaì. È1TÉatpE$a PAÉ1TELV t~v 4Jw~v ~nç ÈMÀELIJ.H' Èf!OU,
a KaÌ. ÈmatpÉIJlaç Eiùov Émà A.uxvLaç xpuaiiç
1,13 a KaÌ. Èv f!ÉOctJ 't"WV A.uxvtwv
a Of!Otov uì.òv àv8pw1rou
b ÈVÙEÙUIJ.ÉVOV lTOÙ~pT)
c Kat lTEptE(WOf!Évov 1rpÒç toi:ç IJ.Uatoi:ç
(WVT)V xpuaiiv.
1,14 a ~ ùÈ KEtPaÀ~ aÙtou KUÌ. aÌ. 'tPlXEç AEUKUÌ.
« "
b Wç 1.
EplOV 11.EUKOV, l

c wç xtwv
a KUÌ. OÌ. ~8UAIJ.OÌ. aÙ'tOU
b wç 4JÀ.ò~ 1rupòç.
1,15 a KaÌ. OÌ. lTOÙEç aÙwu
b OIJ.O LO l XUAKOÀLj3<iVctJ
c Wç ÈV KUfllVctJ 1TE1TUpWf!ÉVT)ç 103 •

102 Notare la ripresa del termine ÈyEVOJ.ITJV da l ,9a, con effetto di eleganza letteraria.
103
Innanzitutto occorre rilevare un problema di scelta nella tradizione manoscritta:
1TE1TUpWJ.iÉVTJç è testimoniato da A C Primasio; 1TE1TupwJ.iÉV4J da S e molte versioni
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4-J,2J)

a Ka.Ì. ~ cpwvi) a.ùtou


b wç cpwvi) u&itwv lTOÀÀWV.
1,16 a Ka.Ì. EXWV Èv ·rij &:ç;Lq XELPÌ. a.ù·rou &atÉpa.ç ÉlTtà
a Ka.Ì. ÈK tou ato~a.toç a.ùtou po~cpa.Ca. o(aw~oç òç;Eia.
ÈKlTOpEU~ÉVT)
a KIX.Ì. ~ 0\)rLç a.ÙtOU
b wç Ò ~ÀLoç cpa.(vEL Èv tU òuvaf.J.EL a.Ùtou.
1,17 a o
Ka.ì. tE dòov a.ùtov, EnEOa. npòç wùç noòa.ç a.ùtou
b wç VEKpoç,
a Ka.Ì. E9TJKEV t~v &ç;Làv a.ùtou Èn' Èf.J.È ì..Éywv·
a f.l~ cpopou·
1,17-18 a Èyw EL~ L ò npwtoç Ka.ì. ò Eaxa.roç (1,18a) Ka.Ì. ò (wv,
a KIX.Ì. ÈyEVO~T}V VEKpÒç KIX.Ì. Ì.ÒOÙ (wv Elf.l.L EÌ.ç toÙç
a.i.wva.ç twv a.i.wvwv
b Ka.Ì. EXW tàç KÀEI.ç tou 9a.v&.tou Ka.Ì. tou ~òou.
l ,19 a yp&.l)rov oùv & EI&:ç
b KIX.Ì. & ELOÌ.V KIX.L & f.J.ÉÀÀEL YEVÉ091X.L f.J.Età ta.Utll,
1,20 c tÒ f.J.OOt~pLOV tWV Èmà àatÉpWV OUç Ei<'iEç ÈlTÌ. tf]ç
&:çuxç f.J.Ou
d KIX.Ì. tàç Émà À.UXVLIX.ç tàç XPUOiiç·
a OL Éntà OCOtÉpEç ifyyEÀOL tWV ÉlTtÙ
ÈKKÀ.TJOLWV ELOLV
a KaÌ. ai. À.UXVLaL ai. Émà Éntà ÈKKÀT}OLaL
' ,
ELOLV.

1,9 apr lo, Giovanni 104 ,

antiche; nenupw).L~vo~ da P e molti minuscoli. Secondo Metzger nenupw).LÉVT}ç "best


explains the origin ofthe other readings"- cfr. B. METZGER, A Textual Commentary
on the Greek New Testament (London- New York 1971) 732 -; infatti nenupW).I.Év~
potrebbe essere concordato con Ka).L[v~ (anche se questo è femminile) e 1TE7TllpW).I.Évo~
con n6&ç. La scelta del termine 1TE1TUpW).LÉVTlç è indubbiamente lectio difficilior. Ma co-
me spiegare il genitivo? Probabilmente si tratta di un participio sostantivato, introdotto
forzatamente dall'autore per sottolineare il valore di Ka).LLVIJì/jornace, braciere. G.
Mussies vede una soluzione in questa linea: " ... there is a solution if one proceeds from
the Aramaic equivalent of nenupw).LÉVTJ: in Hebrew, however, this form can also be a
substantive with the meaning of 'smelting, purification' ... wç fV Ka).LLV~ 1TE1TUpW).LÉVTJç
would be then: 'asina fumace of smelting', or 'asina smelting fumace"' (cfr.
Mussms, The Morphology, 98).
104
Inizia un brano di stile fondamentalmente narrativo, articolato in modo da suscitare
intenzionalmente una condivisione del soggetto ricevente (vedi l,9c) che, come flusso
comunicativo, si allarga in indicazioni distese di tempo, luogo, ecc. e si restringe in
indicazioni condensate.

77
Apocalisse di Giovanni

b sal il vostro fratello


c sa2 e compartecipe 105 nella tribolazione e regno e
perseveranza in Gesù,
apr venni a trovarmi nell'isola denominata Patmos
b sa a causa della parola di Dio e della testimo-
nianza di Gesù 106 •
1,10 a pr Divenni nello Spirito nel giorno del Signore 107
apr e udii dietro di me una voce grande,
b sa come 108 di tromba,
l, 11 a pr che diceva:

105
I due termini con i quali Giovanni si qualifica (1,9bc), prima di iniziare la presen-
tazione della sua vicenda (l ,9d), sono collocati con modalità diverse nel decorso del
racconto. Il primo, ò à&J.<jlòç Ù!J.wv/ilfratello vostro, rimane a sé stante, come isolato
(l,9b); il secondo invece, auyKoLvwv6ç/compartecipe, ha tutto un suo sviluppo arti-
colato (l ,9c).
106
L'abbinamento ricorrente e caratteristico della parola di Dio e della testimonianza
di Gesù conferisce, nel flusso comunicativo di tipo narrativo che l'Autore qui usa, un
rilievo particolare al nostro testo (cfr. 1,2; 1,9; 6,9; 12,11).
107
Dato che al tempo della composizione dell'Apocalisse (fine I sec.- inizio II) già era
in uso la celebrazione cristiana della liturgia del giorno dopo il sabato, l'espressione
greca Èv tfi KUpLtXKÙ 1ÌIJ.Épf1 potrebbe essere tradotta nel giorno di domenica: "certainly
Sunday", in F. W. DANKER, A Greek-English lexicon ofthe New Testament and other
Early Christian Literature (Chicago - London 32000) 576. Preferiamo, tuttavia, la
formula giorno del Signore, poichè l'Apocalisse si trova in una fase intermedia, di svi-
luppo linguistico, che porterà l'abbandono della terminologia ebraica con esplicito ri-
ferimento al sabato (l Cor 16,2; At 20,7) per approdare al termine odierno di domenica.
108
La particella wç/come pone in un rapporto di corrispondenza due realtà. Se la cor-
rispondenza è sullo stesso piano, possiamo dire orizzontale, si tratta di una semplice
comparazione; se invece la realtà da cui si parte è di tipo trascendente e il termine di
paragone appartiene alla realtà esistente, allivello immanente proprio dell'esperienza
diretta dell'uomo, si ha un movimento dall'alto al basso, di tipo verticale. In questo
caso- di gran lunga il più frequente nelle 71 ricorrenze- si ha una sorta di contrazio-
ne nel flusso comunicativo dovuta al passaggio tra due livelli. L'Autore si sforza di far
percepire a livello immanente quella che, propriamente, è una realtà meta-concettuale
e che egli percepisce a livello "mistico". Quanto detto della particella wç/come vale
anche per termini equivalenti come OIJ.OLoç/simi/e. L'espressione voce grande non
indica semplicemente il volume acustico della voce che sta parlando, ma anche e
soprattutto una grandezza ancora imprecisata; il dettaglio seguente come di tromba
richiama al lettore/ascoltatore le teofanie dell' AT, nelle quali questo suono costituiva
un elemento caratteristico (cfr. Es 20,18). Inoltre, il "dire" che segue non è un detta-
glio di cronaca, ma come sempre nell'Apocalisse, conferisce un rilievo particolare al
contenuto che viene espresso da chi parla.

78
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4--3,23)

apr "Ciò che vedi scrivi lo in un rotolo e man-


dalo alle sette chiese 109 :
b sal a Efeso
c sa2 e a Smime
d sa3 e a Pergamo
e sa4 e a Tiatira
fsa5 e a Sardi
g sa6 e a Filadelfia
h sa7 e a Laodicea."
1,12 apr E mi voltai per vedere la voce 110 che parlava con me,
apr e voltatomi vidi sette lucemieri d'oro,
1,13 apr e, in mezzo ai lucemieri,
apr un figlio di uomo corrispondente'",
b sal vestito di una veste lunga fino ai piedi

109
Il termine ~L~Hov può essere inteso come rotolo o come libro ("scroll, book":
DANKER, A Greek-English, 176). Al tempo dell'Apocalisse la forma usuale era il roto-
lo. Con il versetto seguente inizia un settenario che si snoda in l, Il b-h. L'Autore ha in
mente le sette chiese menzionate una per una e che poi indicherà esplicitamente (2-3 ).
L'insistenza sul sette- le chiese della zona, come ricaviamo da Ignazio di Antiochia,
erano più numerose - indica una scelta da parte dell'Autore che passerà dalla "chiesa"
singola alle "chiese" viste nell'ottica di una totalità che diventa simbolica: le sette
chiese in base a questa totalità diventano le chiese di ogni tempo. Da notare come i
singoli stichi, quando fanno parte di un gruppo satellitario- qui il settenario di l, Il -,
costituiscono un insieme omogeneo, senza gli sbalzi che si hanno normalmente quan-
do degli stichi satellitari si susseguono.
110
L'espressione vedere la voce ha un rilievo particolare: sulla traccia dell'ATe del
Giudaismo si ha un dinamismo che passa dall'ascolto alla visione. Tradurre vedere chi
parlava costituirebbe una banalizzazione.
111
La narrazione si sta animando gradatamente: si passa dai sette lucernieri a! .figlio
dell'uomo e, dopo una precisazione riguardante il suo abbigliamento (1,13), si avrà
un gruppo letterario settenario che si svolgerà in crescendo (l, 14-16). Da notare
l'uso di OfJ.OLov/simile con l'accusativo (cfr. anche 14,14) a differenza di tutte le altre
ricorrenze con il dativo. Il termine Oj.l.owçlsimile (allo stesso modo della particella wç/
come) esprime normalmente un rapporto di corrispondenza tra il livello trascendente
e il livello immanente proprio dell'esperienza umana diretta espresso col dativo.
Potremmo tradurre somigliante e corrispondente: il nostro Autore vuole suggerire
al lettore/ascoltatore la corrispondenza tra il Gesù Cristo della vita terrena e il Gesù
Cristo risorto che sta parlando. Il settenario che ne segue e che inizia con la svolta
narrativa di ~ & KE<jlaì.~ av-r:ou/la sua testa presenterà le caratteristiche soggettive e
personali di Gesù Cristo, coinvolgendo sempre di più il lettore/ascoltatore, fino alla
felice sintesi conclusiva di ) , 16: KaL ~ O\jiLç au-r:ofJ WC, O ~À.Loç/e gli occhi SUOi come i/
sole. Tale settenario conferisce al testo un senso aggiuntivo di pienezza.
Apocalisse di Giovanni

c sa2 e cinto al petto 112 di una fascia d'oro.


1,14 apr La sua testa, poi, e i capelli: bianchi!
b sal come lana bianca,
c sa2 come neve 113 !
apr e i suoi occhi,
b sal come fiamma di fuoco!
l ,15 apr E i suoi piedi,
b sal corrispondenti a bronzo incandescente
c sa2 come nel camino di una fornace;
apr e la sua voce
b sal come voce di molte acque;
l' 16 apr e stava tenendo nella sua mano destra sette stelle;
apr e dalla sua bocca una spada a due tagli, affilata, stava
uscendo;
apr il suo volto,
b sa come il sole appare nella sua potenza 114 !
1,17 apr E quando lo vidi caddi ai suoi piedi,
b sa come un morto 115,
apr e pose la sua destra su di me, dicendo:
apr "Non temere 116 !
1,17-18 apr lo sono il primo e l 'ultimo (l, 18) e il vivente 117 !

112
L'espressione greca i!pÒç toiç ~-taoto'iç, letteralmente verso le mammelle, si può
tradurre con petto, dato che ~ot&; nella grecità è riferito espressamente anche all'uo-
mo. A tal proposito cfr. Diodoro Siculo 1,72,2: TIEpLE(WCJ~-tÉv, ol. U'TTOK(ltW twv ~otwv
(citato da DANKER, A Greek-English, 621 ).
113
Si hanno due referenti a livello immanente, concatenati in crescendo: dopo la lana
bianca che è più vicina concretamente all'immagine dei capelli, il simbolismo decol-
la verso il massimo di bianco: quello della neve. Il doppio riferimento in crescendo
indica un sussulto emotivo. Per l'Apocalisse il colore bianco è sempre collegato alla
Resurrezione.
114
È preferibile tradurre letteralmente <jla[vu con appare, anziché con risplende, per
non perdere il collegamento col sole che sorge, con tutto il fascino dell'aurora.
115
Anche qui come un morto indica il riferimento a un'esperienza umana usuale, per
far comprendere la situazione particolare nella quale viene a trovarsi Giovanni in
contatto con la trascendenza di Gesù Cristo risorto.
116
L'imperativo senza un suo oggetto precisato isola il sintagma, accentuandone il
significato.
117
I tre elementi primo/ultimolvivente costituiscono un raggruppamento ternario e
fanno capo a Éyw El~-tL//o sono da cui dipendono grammaticalmente. Il primo stico è
individuato in 1,17-18, dove si avverte una certa enfasi emotiva.

RO
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4-3,23)

apr E divenni cadavere 118 • E guarda: sono vivente


per i secoli dei secoli!
b sa E ho le chiavi della morte e dell'ade.
1,19 apr Scrivi 119, dunque, le cose che vedesti
b sal e quelle che sono e quelle che stanno per diveni-
re dopo queste,
1,20 c sa2 il mistero delle sette stelle che vedesti nella mia
destra
d sa3 e i sette lucemieri d'oro 120."
apr Le sette stelle sono angeli delle sette chie-
se
apr e quei sette lucernieri sono sette chiese.

3. Gesù risorto parla ai suoi: il messaggio alla chiesa di Efe-


so (2,1-7)

2,1 a TQ àyyÉÀ~ -rf]ç Èv 'E<f>Éa~ ÈKKÀTJa(aç yp&.tjtov·


a T&.& ÀÉyEL
b o Kpa-rwv wùç Én-roc à:o-rÉpaç Èv -rij OE~Lé~
aù-rou,
c olTEpllTIX'tWV Èv j.!É04J 'tWV Émoc ÀUXVlWV
'tWV xpuawv·
2,2 a oì:fu -roc Epyn: crou
b KIXì. -ròv Konov
c KIXÌ. -r~v ùnoj.lovf,v aou
d ~'
KIX 'l O'tl OU' uUV1J
s.' AN '
1-"-"0't!XOIX l KIXKOUç'

e KIXL Èndpn:an:ç wùç ÀÉyov-rn:ç Èn:u-roùç


1.
Ct1TOO't011.0Uç
' l
Kal' OUK
' , '
ElOlV KaL\ EUpEç
.,. ' '
IXU'tOUç
tjtEUOE'iç,
2,3 f KIXL ÙlTOj.lOV~V EXHç
g o
KIX ì. Èp&.a-rn:on:ç lOC -rò ovoj.!&. j.lOU

118
L'espressione è particolarmente forte e realisti ca.
119
Dopo l'auto-presentazione di Gesù Cristo si passa, con un piccolo stacco letterario,
alla missione imperativa.
120
Qui termina il discorso diretto da parte di Gesù, iniziato in l, 17 e che si conclude
in 1,20. Secondo lo stile usuale dell'Autore, che ama aggiungere alla sua esposizione
di fondo indicazioni di carattere interpretativo destinate al gruppo che ascolta, le due
proposizioni seguenti sono da attribuirsi direttamente a lui e non più al messaggio
diretto di Gesù. I due ELa[ v/sono posti alla conclusione di ciascuna proposizione, con
significato esplicativo, confermano questa interpretazione.

81
ApocaUsse di Giovanni

h K(X ì. où KEKOTT LllKEç.


2,4 a àì..>Jt. EXW Ka-rà oou
b OLL 'Ll]V ayaTTT]V OOU - 'LT]V TTpW'LT]V
" ' ' ' ' l

IÌ<jli'JKEç.
2,5 a IJ.VT]IJ.OVEUE OÙV TT09EV TTÉTT'LWKaç
a KCXL' IJ.E'tllVOT]OOV
l

' \ ..... , l
a KCXL 'L(X TTpW'Lil Epya TTOLT]OOV
a EL c5È Il~· EPXOIJ.CXL OOL
b KaÌ. KLvtlOW 'L~V Ì..VXVLCXV OOU ÈK 'LOU 'LOTTOU aÙ-ri'Jç,
c ÈÙV Il~ IJ.E't!lVO~OlJç.
2,6 a àì..>Jt. 'LOU'LO EXELç,
b on IJ.LaE'iç -rà Epya -rwv NLKoÀa"(-rwv
c at:\ Kayw
' \ ...
IJ.LOW.
2,7 a 'O EXWV ouç
b UKOUO!XLW tt tò TTVEUIJ.a ÀÉyEL -ra[ç
' 1
EKK11.T]OLilLç.
l

a TQ vLKwvn, owawaùtQ <jlayE'iv ÈK tou


çu>..ou -ri'Jç (wi'Jç,
b o Èonv Èv tQ TTapa&(o~ tou 9Eou.

2,1 apr All'angelo della chiesa in Efeso scrivi:


apr Questo dice 121
b sal colui che tiene con forza le sette stelle
nella sua mano destra,
c sa2 colui che cammina in mezzo ai sette lucer-
nieri d'oro.
2,2 apr So le tue opere 122

121
Il sintagma, riprendendo una solenne espressione profetica dell' AT, ha una sua
intensità di significato, un'accentuazione propria. E questo suggerisce un "a capo". Lo
stico che ne risulta (2,1) si può perciò qualificare "principale". Non solo: qui, come
in tutte le altre lettere, abbiamo illeitmotiv letterario - segnalato dalla sottolineatura
- che comporta una continuazione tematica del parlare di Gesù alla chiesa fino alla
sua conclusione. Potremmo dire che questo dice, pronunciato solennemente da Gesù,
"volteggia" su tutto il testo della lettera, ribadendo a tutti i suoi dettagli una solennità
e un'importanza particolare, come parola propria di Gesù.
122
Con oicSalso, qui e nelle lettere che seguono, il discorso di Gesù risorto che parla,
passando dalla terza persona alla prima, si fa più immediato e aggancia direttamente
la situazione della comunità (le tue opere). Le opere sono intese in senso positivo e,
quando si passerà al rimprovero per gli aspetti negativi, si avrà una netta contrappo-
sizione (aJ.'Arilma, in 2,4). Con 2,2 inizia un settenario implicito che si concluderà

82
Prima parte: Gesù parla aUe Sette Chiese (1,4--3,23)

b sal e la fatica
c sa2 e la tua perseveranza
d sa3 e che non puoi sopportare i malvagi
e sa4 e mettesti alla prova coloro che si dicono
apostoli e non lo sono e li trovasti menzo-
gnen,
2,3 fsa5 e hai perseveranza
g sa6 e sopportasti per il mio nome
h sa7 e non ti sei stancata per la fatica.
2,4 apr Ma ho contro di te
b sal+ pa che il tuo amore- quello primo 123 ! - la-
sciasti andare.
2,5 apr Ricorda dunque da dove sei caduta
apr e convertiti
apr e fai le opere di prima 124 •
apr Se no, verrò da te
b sal e rimuoverò il tuo lucemiere dal suo posto,
c sa2 se non ti convertissi 125 !
2,6 apr Ma hai questo,
b sal che hai in odio le opere dei Nicolaiti

con 2,3. Il settenario, come suo effetto letterario aggiuntivo rispetto al senso espresso
grammaticalmente dalle singole proposizioni, indica e sottolinea l'insieme, la totalità
delle caratteristiche positive della chiesa di Efeso. Posti uno dopo l'altro, i sette stichi
satelliti sono in rapporto equivalente rispetto alloro stico principale.
123
La rilevanza che ha l'amore in quanto primohrpwtTJV messa in luce dal testo greco,
con la forte emotività che contiene, esige il punto esclamativo. Si ha qui il satellite
della parentesi che, nell'Apocalisse, spinge in alto il contenuto. La particolarità dell'e-
spressione rivela una forza che isola e ne sottolinea il significato: non si tratta della
perdita di un amore in generale, ma della perdita dell'amore quello primo. l'amore
totale e assoluto verso Gesù Cristo. Il verbo che segue à<flf)K~ç ha il valore di lasciasti
andare ("to move away ... causing a separation", cfr. DANKER, A Greek-English, 156).
124
I tre imperativi (ricorda, convertiti, fai) costituiscono letterariamente un "rag-
gruppamento temario". Come tale indica un procedimento strettamente compatto e
coerente tra ricordare, convertirsi e agire. Inoltre, c'è un passaggio compl~sso tra il
semplice ricordare, richiamando lo stato positivo del primo amore, e la volontà decisa
di conversione che segue, la quale, una volta attuata, porterà la chiesa allivello ottima-
le del primo amore, con le manifestazioni concrete che lo caratterizzano.
125
C'è un alto grado di emotività in questo rimprovero minaccioso: la rimozione del
lucerniere dal giro dei sette comporterebbe l'esclusione della chiesa di Efeso. Si esige
di nuovo un punto esclamativo. Il sintagma condizionale i:ètv ~~ ~Etavo~olJç, posto
alla fine di tutta la frase, riprende ~l &È ~~ di 2,5 e ne accentua il forte tono emotivo,
che sfocia poi in 2,6 dove tende a placarsi. C'è inoltre l'estremismo di un amore ferito
(2,4), con la radicalità del linguaggio dei fidanzati.

83
Apocalisse di Giovanni

c sa2 che anch'io ho in odio 126 .


2,7 apr Chi ha orecchio
b sal ascolti ciò che lo Spirito dice alle chie-
sel27!
apr A chi vince, gli darò in dono di mangiare dall'al-
bero della vita
b sa2 che è nel giardino di Dio.

4. Il messaggio alla chiesa di Smirne (2,8-11)

2,8 a Kat n~ àyyÉÀ~ -rfìç Èv l:l.u)pvu ÈKKÀTJal.aç ypa!Vov·


a Ta&= ÀÉyEL
b ....
o~ Tipw-roç KaL' o~ "Eaxa-roç,
c oc; ÈyÉvE'to VEKpòc; Kcù E(TJaEv·
2,9 a o'LM aou -r~v 9ÀLJVLV
b KltL 't~V 1T'tWXEL!tV,- àUà. TIÀOUOLOç Ef-
c KaÌ. -r~v Pì..aacf>TJf..LLav ÈK -rwv ì..qov-rwv
'Iouòa(ouç ELVaL Èau-roùç
d Kat oÒK Elatv àUà. auvaywy~ -rou aa-ravii.
2,10 a f.I.TJOÈV cjlopou OC f.I.ÉÀÀELç 1TClOXELV 128 •
b tooù
c f.I.ÉÀÀEL paUELv ò ouipoì..oç Èç Uf.I.WV ELç
cjluì..aK~v '(va TIE Lpaa9fìn

126
L'odio per i Nicolaiti viene sorprendentemente approvato da parte di Gesù, il quale
addirittura manifesta di condividere lo stesso sentimento. Di nuovo si rileva il lin-
guaggio estremista e quasi una identificazione tipica di due fidanzati, quali sono, nella
presentazione del nostro Autore dell'Apocalisse, Gesù risorto e la sua comunità nella
fase pre-escatologica della storia della salvezza.
127
L'espressione, riferendosi non all'orecchio in senso fisico, ma alla capacità interpre-
tativa, ha una sua densità particolare che la isola e ne fa uno stico a parte. L'imperativo
all'ascolto interpretativo, coinvolgente l'azione propria dello Spirito Santo e tutte le
chiese che la ricevono, viene ripetuto con le stesse parole per sette volte nelle Lettere
(cfr. 2, 7 .ll.l7.29; 3,6.13.22), costituendo così un 'accentuazione letteraria fortissima,
unica nell'Apocalisse.
128
Gli stichi di 2, l O sono inclusi tra i due imperativi che li riguardano - IJ.flÙÈV ljloj3ou
e y[vou mot6ç- hanno una certa struttura concentrica (quella espressa graficamente)
che fa perno su '[vcx 1THpcxo9iitE. Quest'ultimo, collocato tra due stichi che hanno un
contenuto parallelo, si distingue da loro e li collega, fungendo da centro del movimen-
to letterario di tutto il versetto. Si stacca decisamente dal precedente per la sua finalità.

84
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Cblese (1,4-3,23)

d KI:Ù EçE't"E 6ì..'i1)nv ~J.I.Epwv OÉKa 129 .


e y(vou TTL<JtÒç axpL eav&.tou KIXL ùwaw (JOL
tÒv atÉij>avov tf)ç (wf]ç.
2,11 a 'O EXWV ouç
b ÙKouaatw tL tÒ 1TVEUJ.I.« ÀÉyEL ta'i:ç
'
EKK ÀT]OLIXLç.
,

a 'O VLKWV
b oÙ 1.1.~ Ò:ÙLKTJ9fl (x toU 9avatou tou ÙEutÉpou.

2,8 a pr E all'angelo della chiesa in Smime scrivi:


a pr Questo dice
b sal il primo e l'ultimo
c sa2 colui che divenne cadavere e visse!
2,9 a pr So la tua tribolazione
b sal + pa e la tua povertà- ma sei ricco!-
c sa2 e la bestemmia da parte di coloro che di-
cono di essere Giudei,
d sa3 e non sono, ma sinagoga di Satana!
2,10 apr Non temere per niente ciò che stai per soffrire 130 !
b sal Guarda:
c sa2 il diavolo getterà alcuni di voi in prigione
affinché siate messi alla prova
d sa3 e avrete una tribolazione di dieci giorni:
e sa4 divieni fedele fino alla morte e ti darò la
corona della vita!
2,11 apr Chi ha orecchio
b sal ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
apr Colui che vince,
b sa2 che assolutamente 131 non sia danneggiato
dalla morte seconda.

129 Questa coincidenza risulta dalla corrispondenza tra i due futuri i.J.ÉÀÀELV JXi>..AELv ed
E.;HE: se alla lezione E.;E-re di S e C si preferisce K(lÌ. EXTJ"tE, dipendente da'( va, di A P, la
contemporaneità è ancora più sottolineata.
130
I versetti 2,8-1 O manifestano il pathos del nostro Autore, che viene messo in evi-
denza con l'uso dei punti esclamativi. La contrapposizione forzata tra morte (divenne
cadavere) e Resurrezione, l'espressione sinagoga di Satana e la negazione rafforzata
di non temere per niente presentano una forte carica di emotività.
131 La doppia negazione où Il~ à1iLKTJ9ij secondo la regola greca raddoppia la forza ne-

gativa indicata, mentre in latino due negazioni affermano. Occorre evidenziare questo
Apocalisse di Giovanni

5. Il messaggio alla chiesa di Pergamo (2,12-17)

2,12 a Kaì. ni) àyyÉÀ~ tftç Èv IIEpya~~ ÈKKÀllal.aç ypal(rov·


a r&& ÀÉyH
b ò EXWV t~v po~<jlo:l.o:v
c 't~V OLO'tO~OV
d 't~V Ò~ELO:V,
2,13 a OLOa lTOU KO:tOLKELç,
b onou ò 9povoç rou aaravii 132 ,
c KO:L KpO:tELç tÒ ovo~a ~ou
d KO:L OÙK iJpv~aw t~V lTLOtLV ~ou
e Ko:Ì. Èv ro:'iç ~~Épo:Lç 'AvnTiaç- ò ~apruç
~ou ò 1T Lat6ç ~ou -
f oç Ct'ITEKtave, 'ITO:p' U~LV,
v t .... -
g 01TOU O OO:tO:VO:ç KO:tOLKEL.
2,14 a &U' €xw Ko:tà aou òH ya
b on EXHç ÈKEi KpO:tOUVto:ç t~V OLÒO:X~V
&Àaafl,
c oç E:ol.ooaKEv rQ BaA.àK 13aì..E1v aKavòaÀ.ov
Èvwmov rwv uLwv 'Iapo:~À
d <jlayE'iv Etow)..69ura Kaì. TiopvEumn.
2,15 e outwç EXELç KO:L aù KpO:tOUVtO:ç 't~V OLOOX~V
[rwv] NLKoÀ.n:"Ltwv Òf!ol.wç 133 •
' T
2,16 a flE'tO:VOT)OOV ouv·
b EL OÈ ~~. €pxo~a.l. OOL mxù
c KO:L 'ITOÀ.Ef!~OW f!Et' O:ÙtWV Èv ti.) pOf!<j)!X.L~
toU O'tOf!O:toç f!OU.
2,17 a 'O EXWV ouç
b CÌKouod-rw -rL tÒ 'ITVEU~a AÉyEL -raLç
, 1 '
EKK11.1lO L!X. Lç.
a TQ VLKWvn
b OWOW a.Ùtci) toÙ ~VVO: tOÙ KEKpUf!~ÉVOU

fenomeno nella traduzione: l'introduzione dell'avverbio assolutamente risponde a


questa esigenza.
132
Nella prima parte dello stico troviamo una domanda indiretta, indicata come tale
dalla particella interrogativa Tioù; nella seconda parte invece troviamo la risposta in-
dicata dalla particella di luogo OTiou. Il passaggio dall'una all'altra comporta un certo
livello di emotività. Si ha quasi un'inclusione con 2,13, dove viene ripresa la particella
OTiou riferita anche lì esplicitamente a aatavftç.
133
Lo stico costituisce un'espressione elegante racchiusa tra i due avverbi corrispon-
denti: olhwç e Ò\lo[wç.

86
Prima parte: Gesù parla alle Sette Cbiese (1,4-3,23)

c K«L Owaw a.Ù-rQ ljril<pov ÀEUK~V,


d Ka.l E1TL 't"~V !Vfl<!>ov OVOIJ.a Kawòv yqpa.iJ.iJ.Évov
e o o
oùliflç oiliEv ELIJ.~ Àa~vwv.

2,12 a pr E all'angelo della chiesa in Pergamo scrivi:


apr Questo dice
b sal colui che sta tenendo la spada,
c sa2 quella a doppio taglio,
d sa3 quella affilata.
2,13 a pr So dove abiti:
b sal là dove è il trono di Satana!
c sa2 E tieni con forza il mio nome
dsa3 e non rinnegasti la mia fede
e sa4 + pa anche nei giorni di Antipa - il mio testi-
mone, il mio fedele!-
fsa5 che fu ucciso presso di voi,
g sa6 dove abita Satana.
2,14 apr Ma ho contro di te poche cose:
b sal hai là alcuni che tengono la dottrina di
Balaam,
c sa2 il quale insegnò a Balak a gettare lo scan-
dalo davanti ai figli di Israele,
d sa3 a mangiare carni immolate agli idoli e a
fornicare
2,15 e sa4 così hai anche tu alcuni che tengono la
dottrina dei Nicolaiti, ugualmente.
2,16 apr Convertiti dunque:
b sal se no, vengo presto da te
c sa2 e farò guerra con loro con la spada della
mia bocca 134 •
2,17 apr Chi ha orecchio
b sal ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
apr A colui che sta vincendo
b sa2 darò in dono della manna, quella nascosta;
c sa3 e gli darò una pietruzza bianca
dsa4 e sulla pietruzza un nome nuovo scritto,
e sa5 che nessuno conosce se non chi lo riceve.

134
La spada della bocca è la parola, l'unica arma di Gesù Cristo e dei suoi.

87
Apocalisse di Giovanni

6. Il messaggio alla chiesa di Tiatira (2,18-29)

2,18 a Kaì. ni) ètyyÉÀCJ) rf)ç Èv E>oordpOLç ÈKKATJOLaç ypaljlov·


a TaOE A.ÉyEL
b 6 ui.òç tou 8EOu,
c 6 EXWV toùç ò~SaA.~oùç aùtou wç ~Aoya
nupòç
d KaÌ. oi. nooEç aùwu o~oLOL xaA.KoA.tjXivCJ)·
2,19 a oiM oou tà Epya
b KO:l t~V ÙyUlTT]V
c KO:l !T]V lTlOtlV
' ' l

d KO:Ì. t~V OLO:KOVLO:V


e KO:l' 'tT]V , OOU,
' UlTO~OVT]V
~

f KaÌ. tà Epya oou tà Eoxara lTÀELova rwv


npwrwv.
2,20 a àUà EXW KO:tà oou
b Otl Ù~E'iç t~V yuva'iKa 'IE(aj3EÀ,
c ~ A.Éyouoa Éaur~v npo~f)nv
d KO:Ì. OlMOKEl
e KO:Ì. lTMV~ wÙç È~oÙç OoUÀOUç
f nopvEooat KaÌ. ~ayE'iv ELOwÀoSuta.
2,21 a KO:Ì. EOWKO: aùru xpovov 'C va ~EtO:VO~OlJ,
b KO:Ì. où SÉAEL ~HO:VOTJOO:l ÈK tf)ç lTOpVELO:ç
o:Ùtf)ç.
2,22 a Looù
b jXiUw aùt~v ELç KAlVTJV
c KO:Ì. toÙç ~OLXEUOVto:ç ~Et' aùtf)ç ELç SA.'itjnv
~EyaÀT]V,
d '' ~T]' ~EtO:VOT]OWOlV
EO:V ' '
EK .....
tWV ' ...
"Epywv IXUtT]ç,
2,23 e Ko:Ì. tà tÉKvo: o:Ùtf)ç ànoKtEVW Èv SavUtCJ).
f KIXÌ. yvwoovtO:l lTUOO:l o:Ì. ÈKKÀT]OLIXl on Èyw
EL~L 6 Èpo:uvwv vE~poùç KaÌ. Ko:pOI.o:ç,
g Ko:Ì. owow ù~'iv ÉKaOtCJ) Ko:tà rà Epya ù~wv.
2,24 a Ù~'iv OÈ A.Éyw
b to'iç ÀOllTOLç to'iç ÈV 8uan(polç
c OOOl OUK EXOOOLV t~V OLOO:X~V tO:UtT)V,
d o'[ nvEç oÙK Eyvwoav rà l3o:8Éo: tou oarav&
t ~
,
Wç 11.EYOUOLV"
a où jXiUw È~' u~&ç &Uo jXipoç,
2,25 a o
nA.~v EXEtE Kpar~oo:tE
b &xpt[ç] ou liv ~çw.

88
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4-3,23)

2,26 a Kaì. ò VLKWV


b Ka:Ì. ò 'tTJpwv &xpL -rÉÀouç -rà Epya IJ.OU,
c òwow aù-rQ Èçouo(av ÈTIÌ. -rwv È8vwv
2,27 d Ka:Ì. 1TOLIJ.IlVEL IXÙ'tOÙç ÈV papò<p OLÒT]p~ Wç 'tÙ OKEDTJ
'tÙ KEpiXIJ. LKÙ OUV'tp LI3E't1X L,
2,28 e Wç Kàyw E'O..Tj<j>IX 1T1XpÙ 'tOU 1Ta1:poç IJ.OU,
a KIXÌ. ÒWOW IXÙ'tQ 'tÒV ào1:Épn: 't"ÒV 1TpWiVOV.
2,29 a (o"EXWV ouç
,.
b àKOuothw 't"L 't"Ò 1TVEUIJ.Il ÀÉyEL 1:n:'iç ÈKKÀT]OLa:Lç.

2,18 a pr E all'angelo della chiesa in Tiatira scrivi:


apr Questo dice
b sal il figlio di Dio,
c sa2 colui che ha i suoi occhi come fiamma di
fuoco
d sa3 e i suoi piedi corrispondono a bronzo in-
candescente.
2,19 a pr So le tue opere
b sal e l'amore
c sa2 e la fede
d sa3 e il servizio
e sa4 e la costanza tua
fsa5 e le tue ultime opere migliori delle pri-
me'J5.
2,20 apr Ma ho contro di te
b sal che lasci fare la donna Gezabele,
c sa2 lei che si dice profetessa 136
d sa3 e insegna
e sa4 e fuorvia i miei servitori
fsa5 a fornicare e a mangiare carni immolate
agli idoli.
2,21 apr E le diedi tempo perché si convertisse
b sal e non si vuole convertire dalla sua impu-
dicizia.
2,22 apr Ecco:

m L'inclusione letteraria tà l'pya ... tà l'pya (2,19) conferisce rilievo al testo, sottoli-
neando la positività di Tiatira.
u 6 Dopo l'indicazione generale di Gezabele in 2,20a segue una caratterizzazione di lei
e della sua attività, espressa nel gruppo ternario di 2,20, che sottolinea come Gezabele
coincida con la sua attività negativa e sia tutt'uno con essa.

89
Apocalisse di Giovanni

b sal getto in un letto lei


c sa2 e coloro che adulterano con lei in una
tribolazione grande,
d sa3 se non si convertiranno dalle opere di lei.
2,23 e sa4 E i figli di lei, li sterminerò con la morte
fsa5 e conosceranno tutte le chiese che io sono
colui che scruta i reni e i cuori
g sa6 e darò a voi, a ciascuno, secondo le opere
vostre.
2,24 apr Ma dico a voi 137,
b sal agli altri che stanno in Tiatira,
c sa2 a quanti non tengono una dottrina del
genere,
d sa3 che non conobbero le profondità di Sata-
na, come dicono,
apr non getto su di voi un altro peso.
2,25 apr Però ciò che avete, tenetelo con forza,
b sal fino al momento in cui sopraggiungerò.
2,26 apr E a chi vince
b sal e mantiene sino alla fine le mie opere,
c sa2 gli darò potere sulle nazioni
2,27 dpa -e li pascerà con verga di ferro: come
vasi di argilla si frantumano!-
2,28 e sa3 come anch'io ho ricevuto da parte del Padre
mioiJs!
apr E gli donerò la stella del mattino 139 •
2,29 apr Chi ha orecchio
b sal ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.

137
Da notare i due voi e, in mezzo, i tre stichi satelliti che formano un gruppo temario
e sottolineano la negatività radicale di Gezabele e delle sue scelte. L'Autore stigrnatiz-
za con di Satana le profondità di cui Gezabele e gli altri adepti parlavano con avidità.
138
Il v. 2,27 contiene uno stico parentesi che, come tale secondo lo stile proprio
dell'Apocalisse, esalta il contenuto che esprime: l'Autore qui è entusiasta della forza
irresistibile dei credenti vincitori, forza che sottolinea al massimo sotto l'aspetto delle
armi (verga di ferro) e dei risultati irrunediati (si .frantumano). Dopo la parentesi, l' Au-
tore congiunge di nuovo 2,26 con 2,28: l'autorità che Gesù dona ai vincitori continua
quella da lui ricevuta dal Padre.
139
Il dono eccezionale della stella del mattino che, come ci indica il passo di 22, 16,
coincide col dono che Gesù fa di se stesso, sottolinea la portata dell'impegno dei
credenti accanto a Gesù.

90
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Clùese (1,4-3,23)

7. Il messaggio alla chiesa di Sardi {3,1-6)

3,1 a Kaì. tQ ayyÉÀ~ ti)ç Èv I:ap&aw ÈKKÀTJOLaç ypaljlov·


a Ta& ÀÉyEL
b ò EXWV tà Èmà nvEU~J.ata tou 9EOu KaÌ. toùç
Èntà &otÉpaç-
a OLuu. aou ta\ "Epya
T >..L

b otL OVOIJ.a EXELç on (tìç KaÌ. VEKpÒç EL


3,2 a yl.vou ypT]yopwv
a Kai at~pLaov t~ ÀoLn~ E~EÀÀov a
ano9avE'iV,
b où yàp EUPTJKU aou tà Epya 1TE1TÀTJPW1J.Éva
ÈVW1TLOV tou 9EOU IJ.OU.
3,3 a ~VTJIJ.OVEUE OUV nWç E'(ì..TJ<t>aç KO:Ì. ~Koooaç KO:Ì. t~pEL
KaÌ. ~E'taVOTJOOV.
a '' .,. \ ,
EO:V ouv llTJ YPTJYOPTJ01)ç,
b ~/;W Wç KÀÉ1TtT]ç,
c KO:Ì. OÙ Il~ yvQç 140 1TOLO:V Wpav ~/;W È:TIÌ. aÉ.
3,4 a aU' EXELç òì..l.ya ÒVOIJ.ata Èv I:ap&aw
b & oÙK È~oì..uvav tà LIJ.ana aùtwv,
c KaÌ. 1TEpL1TO:t~OOOOLV ~Et' ÈIJ.OU ÈV ÀEUKOLç
f' "c , ,
d OtL ll<.,LOL ELOLV.
3,5 a 'O VLKWV
b outwç 141 nEpLj3aÀELt!U Èv LIJ.atl.oLç ÀEUKo'iç
c KaÌ. où Il~ Èl;aì..EI.Ijlw tò OVOIJ.a aùtou ÈK ti)ç
pl.pì..ou ti)ç (wi)ç
d KaÌ. ÒIJ.oÀoy~aw tò ovoiJ.a aùtou
e ' ,
EVW1TLOV -
tOU 1Tatpoç ' IJ.OU
f KaÌ. ÈVWTILOV tWV à.yyÉÀwv aÙtOU.
3,6 a 'O EXWV oùç
b IÌKOUO!itw tL tÒ 1TVEU~a ÀÉyEL tai:ç
' ~ ,
EKKII.TJOLO:Lç.

140
La doppia negazione ou 1-1~ è enfatica e c'è una sfumatura di imperativo nel
congiuntivo yvQç (tale forma ha creato una certa difficoltà di comprensione, come
vediamo dalla tradizione manoscritta: il codice S e molti minuscoli propongono il più
semplice e spontaneo yvWo1J, "conoscerai").
141
s• c 94 Vg cop syr arm Prim; OU't'W A; OU't'Oç S' B p (53 OU't'Oç OU't'Wç). Preferibile
ou1:wç per l'autorità dei manoscritti o come lectio difficilior (cfr. METZGER, A Textua/,
736). L'avverbio ou1:wç si unisce - preferibilmente - con quanto segue: così sarà
avvolto.

9_1_
Apocalisse di Giovanni

3,1 apr E all'angelo della chiesa in Sardi scrivi:


apr Questo dice
b sal colui che tiene i sette spiriti di Dio e le
sette stelle:
apr So le opere tue,
b sal hai nome che dice che vivi e sei un mor-
tol42!
3,2 apr Divieni vigilante
apr e consolida subito tutto il resto che stava
permonre:
b sal non ho trovato, infatti, le opere tue piena-
mente compiute 143 davanti al mio Dio.
3,3 apr Ricorda allora come hai accolto e ascoltasti e
mantieni e convertiti 144 .
apr Se poi tu non vigilassi,
b sal giungerò come un ladro 145 ,
c sa2 e tu non potrai assolutamente conoscere in
quale momento sovraggiungerò da te 146 !
3,4 apr Ma hai in Sardi poche persone individuabili
b sal che non macchiarono le proprie vesti
c sa2 e costoro cammineranno con me vestiti di bianco
d sa3 poiché ne sono degni 147 .

142
La contrapposizione radicale tra vita e morte applicata a una situazione morale ha
anche una valenza emotiva.
143
Il participio perfetto TIETIÀ11PWIJ.Éva indica una pienezza realizzata che qui non è stata
raggiunta.
144
Con una costruzione raffinata l'Autore prima insiste su una nuova situazione di
risveglio e di vigilanza permanente che deve diventare propria della chiesa; poi pas-
sa a determinazioni concrete in 3,2 (consolida), che vengono motivate e dettagliate
ulteriormente in 3,3, dove viene ripreso e accentuato ancora il tema della vigilanza,
ricongiungendosi così con il primo imperativo di 3,2.
145
Viene richiamata allusivamente e intenzionalmente una formula tradizionale nota
(vedi M t 24,43.44; Le 12,39-40; l Ts 5,2.4; 2Pt 3,10; Ap 16,15). Ciò conferisce rilievo
all'espressione facendola emergere dal contesto.
146
L'arrivo di Gesù pensato nel contesto di amore da fidanzati, proprio di tutta la se-
zione delle Lettere, è una gioia per lui e per la chiesa. Se questa sarà addormentata e
non se ne accorgerà, Gesù non la sveglierà; si potrebbe su questa linea, nel contesto di
un ricatto di amore, parafrasare: "Non ti farò conoscere, non vorrò che tu conosca". È
come un ricatto di amore che rivela un certo grado di emotività.
147
o
Il termine ò v IJ.ata!nomi indica qui (come in Il, 13) delle persone deter-
minabili e numerabili. Il passaggio dal neutro òvo!J.ata al maschile lit;~oL spo-
sta l'attenzione sulla concretezza delle singole persone dette degne di cam-

92
Prima parte: Gesù parla aUe Sette Chiese (1,4--3,23)

3,5 apr Così colui che vince


b sal sarà avvolto in vesti bianche,
c sa2 e io non cancellerò mai il suo nome dal
libro della vita
d sa3 e confesserò il suo nome
e sa4 al cospetto del Padre mio
fsa5 e al cospetto degli angeli suoi 148 •
3,6 apr Chi ha orecchio, ascolti
b sal ciò che lo Spirito dice alle chiese.

8. Il messaggio alla chiesa di Filadelfia (3,7-13)

3,7 a Ka:ì. c<\) à.yyÉÀU) Tf)ç Èv <lllÀa:OEÀ<j>EL~ ÈKKÀ.T)OLa:ç yp1iljlov·


a Ta& À.ÉyH
b ò aylOç,
c ò à.À.TJEhv6ç,
d ò Exwv '~v KÀE'ì.v Lla.u(o,
e Ò à.vo(ywv KO:Ì. OÙOEÌ.ç KÀELOEl KO:Ì. KÀELWV
Ka:Ì. oùc'iEì.ç à.vo( yH·
1'~!.
3,8 a Oluu. aou m' "Epya:.
b - Looù oÉ OWKO: Èvc..hno v aov eu
p a: v
~VEu.>Yf.LÉVTJV ~v oÙOEÌ.ç ouva.Ta:l KÀE'iaa:l
O:Ù't~V, -
c on f.LlKpocv EXElç OUVO:f.LlV
d Ka:Ì. h~pTJaaç f.LOU còv A6yov
e KO:l OUK TJPVTJOW 'tO OVOf.LO: f.LOU.
' ' ' l ' " '

3,9 a LOOÙ
b 6LOW ÈK cfJc;; auva:ywyf)c;; TOU aatavii
c cwv À.Eyovcwv Èa:ucoùç 'Iouùa:(ouç ELVIXl Ka:Ì.
oùK Etaì.v &u& ljiEuoov'ta:l.
a tooù
b TIOl~aw aÙToÙç Lva: ~çoualv Ka.L
npoaKuv~aouaLv Èvwmov cwv noowv aou

minare in vesti bianche. La proposizione formulata come un giudizio emerge


dal contesto che precede. È una valutazione rassicurante per la chiesa, ali' in-
terno della quale sono queste persone che hanno conservato i valori
di Gesù per rilanciarli di nuovo, svolgendo la loro attività accanto al Risorto.
148
La confessione da parte di Gesù viene resa particolarmente solenne dal fatto che
essa viene fatta in parallelo davanti (€vwmov) al Padre e davanti (Èvwmov) agli angeli.

93
Apocalisse di Giovaool

c Ka:ì. yvwaw on Èyw ~ya.n..,aa oE 149 •


3,10 a on h~p..,aa:ç -.òv Àoyov tiìç ùnoi.J.oviìç i.J.OU,
t l ' ' - (/ ..... .....
b KIIYW OE tT]pT]OW EK tT]ç wpa:ç tOU lTELpllOj.J.OU
c tf]ç j.J.EÀÀO\J<JT]ç EPXE<J80:L ÈlTL tf]ç OÌ.KOUj.J.ÉVT]ç OÀT]ç
d , \ ..... ' ' ... .....
lTELpttOIIL muç KtttOLKOUVtllç ElTL tT]ç yT]ç.
3,11 a "EPXOiJ.Cl L •a:xu·
,
b , ,
KplltEL o EXELç,
~'

c v 1:-' IULp'IJ
LVII j.J.T]utLç L.'.r:t '
tOV '.h '
OtE'+'IlVOV OOU.
3,12 a 'O VLKWV
b lTOL~OW a:ÙtÒV <JtUÀOV Èv tQ VttQ tou 8EOU
IJ.OU
c Ka:Ì. El;w où Il~ ÈI;ÉÀ81J En
d KCÙ yp&$w Èn' o:ùtòv
e 'tÒ ovoiJ.a 'tou 8Eou IJ.OU
f K!Ù 'tÒ ovoiJ.Cl tf]ç noÀEwç mu 8Eou IJ.Ou tf]ç
KctLviìç 'IEpouoa:À~IJ.
g ~ Ko:'to:PttLvouott ÈK 'tou oùpa:vou &nò 'tOU
8Eou IJ.ou,
h Ka:l -.ò ovo11a. 11ou 'tò KttLvov.
3,13 a 'O EXWV oùç
b !iKouoa'tw tL 'tÒ lTVEUIJ.Il ÀÉyEL tttLç
' ~ ,
EKK11.T]OLttLç.

3,7 a pr E all'angelo della chiesa in Filadelfia scrivi:


apr Questo dice
b sal il santo,
c sa2 il verace,
d sa3 colui che possiede la chiave di Davide,
e sa4 colui che apre e nessuno chiude e chiude
e nessuno apre 150 •
3,8 a pr So le tue opere

149
Data l'inverosimiglianza di una duplice dipendenza- il futuro di fiçouow e
7!pOOKuvT,oouow, e l'aoristo di yvW<Jw- dalla stessa particella '(va., yvW<JLVIconoscano
ha il valore assoluto di imperativo, svincolato da '(va..
150
I titoli cristologici tutti introdotti dall'articolo ò costituiscono un raggruppamento
quatemario caratteristico che li unisce e quasi li coagula tra di loro. I primi due ò
IY.yLOç/i/ santo e ò aÀTJ8Lv6ç/i/ verace si riferiscono a qualità personali appartenenti
a Gesù, gli altri due indicano la sua attività determinante rispetto alla storia della
Salvezza, che Gesù fa germogliare e progredire.

94
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4--3,23)

bpa - guarda 151 : ho dato davanti a te una porta


aperta e nessuno potrà chiuderla! -
c sal che hai poca forza
d sa2 e mantenesti la mia parola
e sa3 e non negasti il mio nome.
3,9 apr Guarda:
b sal do in dono persone dalla sinagoga 152 di
Satana,
c sa2 che dicono di essere proprio loro dei Giu-
dei e non lo sono ma mentiscono.
apr Guarda:
b sal li farò tali che giungeranno e adoreranno
davanti ai tuoi piedi.
c sa2 E sappiano che io ti amai!
3,10 apr Poiché mantenesti la parola della mia perseve-
ranza,
b sal anch'io ti manterrò difendendoti dall'ora della
prova
c sa2 quella che sta per venire su tutta la terra abitata
d sa3 mettendo alla prova coloro che hanno la casa
sulla terra 153 •
3, Ilapr Vengo presto 154 :
b sal tieni con forza ciò che hai
c sa2 in modo che nessuno riceva la tua corona.
3,12 apr Chi vince
b sal lo farò colonna nel tempio del mio Dio
c sa2 e fuori non uscirà più 155 •

151 I tre ìlx:J&guarda sono ciascuno, pur nella loro brevità, degli stichi fondamentali, perché
determinano tutti e tre lo sviluppo delle frasi che seguono. La successione in crescendo
delle tre esortazioni, concludente con l'amore di Gesù (cfr. 3,9), è particolarmente felice.
152 Sinagoga o assemblea? C'era un'aderenza dell'assemblea alla sinagoga: si rico-
nosceranno come Giudei proprio là. È il gruppo, potremmo dire l'assemblea, che è
particolarmente qualificata nella sinagoga quando si riunisce. Fuori non si distingue
così univocamente e globalmente.
153 Il verbo Kato~Koilvraç ha una sfumatura accentuativa: non dice semplicemente quel-
li che abitano sulla terra, ma quelli che vi hanno impiantato la loro casa (Kn:t-mKÉw).
154 La rilevanza di epxolla~/vengo, attribuita a Gesù, mette in risalto l'espressione,

isolando la così dal contesto.


155 Si esprime una conseguenza dell'azione di Gesù indicata da 1To~f)aw aù-c6vlfarò lui,

con un passaggio di personalizzazione dalla colonna alla persona che non dovrà mai
uscire dal tempio.

95
Apocalisse di Giovanni

d sa3 E scriverò su di lui


e sa4 il nome del mio Dio
fsa5 e il nome della città del mio Dio, la nuova
Gerusalemme
g sa6 quella che discende dal cielo, prove-
niente dal mio Dio 156 ,
h sa7 e il mio nome nuovo 157 •
3,13 apr Chi ha orecchio
b sal ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

9. Il messaggio alla chiesa di Laodicea (3,14-22)

3,14 a Kaì. te\) à.yyÉÀty tiìç Èv AaoOLKEL~ ÈKKÀllOLaç ypcitjrov·


a TaoE ÀÉyn
b ò à.~~v.
c ò ~ciptuç
d
, . ., e ,
~
o motoç KaL a~~.11 woç,
e TJ UPX~ tfJç KtLOEWç tOU 9EOU"
3,15 a otM oou tà Epya
b on ou-rE ljluxpòç Et outE (Eot6ç.
c &j>EÀOV ljluxpòç ~ç ~ (EOtOç.
3,16 a "
outwç
b on xì.uxpòç EL Kaì. outE (EotÒç outE ljluxp6ç,
c ~ÉÀ.À.W OE È~ÉOaL ÈK tOU OtO~toç ~OU.
3,17 a on À.Éynç
b on 'TTÀOUOLOç EL~L Kal 1TE'TTÀOUtTJKtt KaL
oùòÈv XPELav EXW,
a KaÌ. OÙK o{Oaç
b OtL OÙ E{ Ò taÀ.a L1TWpoç
c KttÌ. ÈÀEHVÒç KaÌ. 1TtWXÒç KaÌ. ttxPÀ.Òç KttL yu~VOç,
3,18 a ou~pouÀ.Euw om à.yopcioaL Tiap' È~ou
b xpuo l o v 1TE1TUpw~É vov ÈK 1TUpÒ ç Lva
1TÀ.OUt~01Jç

156
La preposizione arra/da parte di, quando è riferita a Dio, comporta non solo un
rapporto di provenienza, ma anche un'azione esercitata: da parte di, in forza di ...
(vedi ad es. 1,4-5 e 12,6).
157
Il nome scritto costituisce un trittico letterario e funge da filo conduttore ricorrendo
in 3, 12. Da notare anche il sintagma !kou 'tJ.OU/Dio mio che ricorre cinque volte neli' A-
pocalisse: una in 3,2 e le altre quattro in questo versetto.

96
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4-3,23)

c KaÌ. Ì.~na ÀEUKfÌ '[va TIEpLp&ÀlJ


d KaÌ. f.L~ cj>avEpwOi) TÌ aÌ.OXUVT] t'fìç
YUf.LVOtTjtOç oou,
e K«Ì. KoU[o]upLov E:np'ioaL toùç òcj>OaÀf.J.ouç
A~ '
OOU "LV!l pii.ETI1Jç.
3,19 a E:yw
b ooouç È!Ìv cj>LÀW Eì..Éyxw KaÌ. TI«LÙEUW"
c ( TÌÀEUE OUV Ka Ì. f.LH«VOT]OOV.
3,20 a 'Iooù
b EOtTJK« hì. t~v Mpav KaÌ. Kpouw·
c E&v nç Ò:Kooou tftç cj>wvftç f.LOU KaÌ. àvo(ç;u
t~V 8upav,
d ELOEÀEUOOf.L«L 158 TipÒç autòv
e KaÌ. OEL TIVTÌOW f.J.Et' aUtOU KaÌ. autÒç f.J.Et'
Ef.J.OU.
3,21 a 'O VLKWV
b OWoW autQ KaO(oaL f.J.Et' Ef.J.OU EV tQ ep6vy
f.LOU,
l
c Wç Kayw EVLKT]Oil
t ' \ '

d KaÌ. EKa8Loa f.J.Età tou Tiatp6ç f.LOU E:v tQ


Op6vy autou 159 •
3,22 a 'O EXWV ouç,
b ÙKOUOatW tl tÒ 'TTVEUf.L« ÀÉyEL taLç
' ~ '
EKKII.TJOLaLç.

3,14 a pr E all'angelo della chiesa in Laodicea scrivi:


a pr Questo dice
b sal l'amen,
c sa2 il testimone,
d sa3 quello fedele e verace,
e sa4 il principio della creazione di Dio.
3,15 a pr So le tue opere:
b sal non sei né freddo né caldo.

158
Prima di elaeì..eooo~un, S 0169 1006 1841 aggiungono Ka( che invece manca in A,
nella maggioranza dei minuscoli, nelle versioni latine, siriache e copte. Una certa pre-
valenza dell'autorità dei codici e il fatto che S legga àvoU;w, formando così un trittico
interessante ma troppo artificioso attribuito a Cristo (KaÌ. àvoU;w ... KaÌ. ÉÀEOOCJI.lllL ...
K!lÌ. OHTTV!)aw), suggerisce di preferire )a lezione piÙ breve.
159
C'è un parallelismo particolarmente elaborato tra ben quattro elementi: VLKWV e
ÈvLKT]Oa; Ka9(aaL e ÈKa9Laa; ~H' È~ou e ~età tou TTatp6ç ~ou; Èv ttiì 9p6vcv ~ou e Èv ttiì
9p6vcv autou.

97
ApocaUsse di Giovanni

c sa2 Oh fossi tu 160 freddo o caldo!


3,16 apr Così,
b sal poiché sei tiepido e non caldo né freddo,
c sa2 sto per vomitarti dalla mia bocca 161 !
3,17 apr Poiché dici 162 :
b sal "Sono ricco e mi sono già arricchito e non
ho bisogno di niente"
apr e non sai
b sal che proprio tu sei l'insufficiente
c sa2 e uno che fa pena e povero e cieco e nudo,
3,18 apr ti consiglio di comprare da me
b sal oro incandescente tutto fuoco 163 affinché
tu diventi ricco,
c sa2 e vesti bianche affinché tu te ne avvolga
d sa3 e non appaia la vergogna della tua
nudità
e sa4 e collirio da spalmare sui tuoi occhi affin-
ché tu possa vedere.
3,19 apr Iol64,
b sal tutti quelli che amo, li metto in crisi e li educo:

160
L'interiezione- unica ricorrenza nell'Apocalisse- mette in risalto l'alto livello di
emotività, proprio del linguaggio dei fidanzati.
161
La valutazione della chiesa viene espressa con uno stile lapidario che si impone
all'attenzione. L'espressione, particolarmente forte, richiede un punto esclamativo.
162
Il brano di 3,17-18 presenta un movimento letterario articolato di una certa raffi-
natezza. La prima fase (v. 17) si sviluppa attraverso la contrapposizione tra dici e non
sai, con un gioco di poiché; la seconda fase (v. 18) nel suo sviluppo presenta un ritmo
temario, scandito dalla triplice ricorrenza di affinché. La disposizione grafica cerca di
far risaltare questo movimento. Partendo dal falso convincimento della comunità su se
stessa (poiché dici ... e non sai), viene suggerito di acquistare da Gesù risorto quanto le
occorre per una forma ottimale.
163
L'espressione 1TE1TUPW!!Évov ÈK nup6ç -letteralmente che è stato infoocato dal fooco
-indica con ridondanza un contatto compenetrante tra l'oro e il fuoco.
164
In posizione enfatica, Èyw/io richiama qui l'attenzione su caratteristiche particolari
che il Risorto attribuisce particolarmente a se stesso. Notare che, pur nella loro brevità,
i due stichi fondamentali Èyw/io e il seguente Lùou/guarda reggono le rispettive frasi
che seguono.

98
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4-3,23)

c sa2 abbi dunque un amore geloso 165 e conver-


titi166.
3,20 apr Guarda:
b sal mi sono messo e rimango in piedi 167 alla porta e
busso.
c sa2 Se uno ascolta la mia voce e apre la porta,
d sa3 entrerò da lui
e sa4 e cenerò con lui e lui con me 168 .
3,21 apr Chi vince,
b sal gli donerò di sedersi con me sul trono mio
c sa2 come anch'io vinsi
d sa3 e mi sedetti col Padre mio sul trono suo.
3,22 apr Chi ha orecchio
b sal ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

165
Il valore attribuito a questo termine raro, usato qui per la prima volta nell'ambito
della grecità e ripreso poi altre cinque volte nella patristica e in Simplicio, di "be ea-
ger, ernest" (cfr. DANKER, A Greek-English, 427) appare generico rispetto al contesto
che, nella simbologia usata del freddo e del caldo, si riferisce all'amore. Più vicina
l'interpretazione di Delebecque: "Ai ardeur" (cfr. DELEDECQUE, L 'Apocalypse, 175).
Ma le altre ricorrenze, che parlano tutte di gelosia, suggeriscono di mantenere questa
modalità di un amore che trova nella gelosia- attribuita anche a Dio (cfr. Es 20,5;
34, 14; Dt 4,24; 5,9; 6, 15; Gs 24, 19; N a l ,2)- la sua punta più acuta.
166
La traduzione usuale di f.!Etav6T)Oov con convertiti, anche se sostanzialmente ade-
rente, scivola nel generico. La chiesa ha un suo amore per Gesù, lo ascolta attenta e
disponibile e, anche se sbaglia in tanti punti, è sostanzialmente dalla sua parte. Una
vera conversione comporterebbe un cambiamento radicale di vita, mentre qui si tratta
di darsi da fare- comprare, vedi 3,18 -per acquistare e far proprie le caratteristiche di
Gesù: amore "scottante" verso il Padre, "rivestirsi" della sua Resurrezione, "vedere"
col dono dello Spirito.
167
È la traduzione letterale di EO't'TJKa che, in quanto perfetto, indica un'azione iniziata
nel passato e il cui effetto dura nel presente.
168
Nel v. 20 si nota uno sviluppo letterario in crescendo: Gesù bussa alla porta e parla;
chiede di essere ascoltato e che gli venga aperta la porta; entrerà e finalmente cenerà,
nella reciprocità familiare che è il suo scopo ultimo.

99
SECONDA PARTE:
LA RISPOSTA E LA TRAFILA DELLA CHIESA,
COME PRIMIZIA DELL'UMANITÀ NUOVA (4,1-22,5)

l. Sezione introduttoria (4,1-5,14)

1.1. Il personaggio seduto sul trono (4,1-11)

4, l MHà -rafrra doov,


K«Ì. tooù 9Upa i)vE~YI.I.ÉVll Èv -rQ oùpavQ,
Ka ì. ~ <j>wv~ ~ TipWtll
- ~v ~KOU<Ja wç IJI0..m yyoç ÀaÀOUOllç I.I.E't' EI.I.OU -
ÀÉywv· à:val3a 169
w&, K«Ì. &U;w ooL & &l. yEvÉoaaL I.I.Hà -rau-ra.
4 ,2 'a' , , EV
E:.U EWç EYEVOI.I.llV , TIVEUI.I.Il'Cl,
,
Kaì. tooù
ap6voç ~Ku-ro Èv -rQ oùpavQ,
Klll ETIL tÒV apoVOV K«9111.1.EVOç,
4,3 Klll Ò Kaa~I.I.EVOç
OI.I.OLOç Òpaou Ha~ taamÙL K«Ì. oapo(~.
°
mì. tpLç 17 KUKÀoaEV -rou ap6vou
01.1.0 LOç ÒpaoEL Ol.l.«payùL V~.
4,4 Kaì. KUKÀoaEV -rou ap6vou apovouç,

169
Il termine àvapa è la forma ellenistica per àvli~T}9L. L'invito è sottolineato dalla
vistosa dissonanza grammaticale del verbo che Io introduce (). f.ywv!dicendo) e che si
presenta in forma participiale al nominativo e al maschile; forse alla base c'è l'ebrai-
smo 1t.IK'7.
170
La lezione LEpElç per Iplç di S e A sembra isolata e non è accettata, nonostante
l'autorità dei due codici. Indica un'interpretazione dei presbiteri del versetto seguente
come sacerdoti (LEpElç) e, forse, tradisce il disagio per la costruzione grammaticale
di ~owç maschile, riferito a LpLç femminile. Considerando Iplç KUKÀ.o9Ev -rou 9p6vou
come una parentesi, collegando direttamente o~owç con 6 Koc9~~Evoç, si risolve il
problema grammaticale e si supera un'altra incongruenza: quella di riflessi verde-
smeraldo attribuiti all'arcobaleno. L'Autore quando parla di pietre preziose è note-
volmente preciso.

101
Apocalisse di Giovanni

E'LKOOL -rÉooa.pEç,
Ko:Ì. ÉTIÌ. -roùç 9p6vouç E'LKooL -rÉooapaç lTpEOpu-rÉpouç Ka9TJ1..l.Évouç
1TEpLI3EPì..TJj.J.ÉVouç Év lj.J.O:"C"LOLç ÀEUKOLç
KO:Ì. ElTÌ. -cÒ:ç KE!jlo:À.àç a{mJv O"C"Eijlavouç XPUOOÙç.
4,5 Kaì. ÉK -roù 9p6vou ÉKlTOpEuov-raL &:o-rpaTiaÌ. KO:Ì. ljlwvaì. KO:Ì.
ppov-ca[,
KO:Ì. ÈmÒ: Àa.fllTUOEç lTUpÒç KO:LOj.J.EVO:L Èvwmov -roù 9povou,
lf ELOLV -rà Èmà lTVEUj.J.a-ra -roù 9Eoù,
4,6 Ko:Ì. Évwmov -roù 9p6vou
wç Mì..a.aaa Ua.ì..LvT] Òj.J.OLO: Kpuo-raU4J.
Kaì. Év j.J.É04J -roù 9p6vou Ko:Ì. KUKÀ4J -roù 9p6vou 171
-rÉooa.pa (Qa yÉj.J.OV"C"O: 61jl9o:À.j.J.WV Ej.J.1Tpoo9Ev KO:Ì. omo9Ev.
4, 7 Kaì. -rò ( Qov -cò 1rpw-rov
OflO Lo v ì..Éovn
Ka.Ì. '!Ò &:unpov (Qov
'
"Oj.J.OLOV j.J.OOX4J
KO: ì. '!Ò -c p(. -cov ( Qov
EXWV 172 '!Ò 1TpOOW1TOV wç àv9pw1TOU
Ka Ì. '!Ò '!É'!ap'!OV ( Qov
Oj.J.OLOV ÙE'!Q 1TE'!Oj.J.ÉV4J.
4,8 Ko:Ì. '!Ò: 1Éooa.pa (Qa.,
'E v Ka9' 'Ev aucwv EXWV àvà lT'!Épuya.ç El;,
KUKÀ.09Ev Ka.Ì. EOW9Ev yÉfJ.OUOLV Òljl9a.Àj.J.wv,
Ka.Ì. àvaTiauaLV ouK ExouoLv ~flÉpa.ç Ka.Ì. vuK'!Òç ì..Éyov'!Eç·
~, v ti
ayLOç a.yLOç ayLOç
KupLoç ò 9EÒç ò Tia.v'!oKpacwp,
Ò ~v Ka.Ì. Ò wv Ka.Ì. Ò ÈpXOj.J.EVOç.
4,9 Ka.ì. O'!av owoouow '!Ò: (Qa. Ml;av Ka.Ì. Hfl~V Ka.Ì. EUX«PLO'!Lav
-rQ K0:9T]j.J.ÉV4J ÈTIÌ. -rQ 9pov4J
1Q (wvn ELç 1oùç a.twva.ç 1wv atwvwv,
4, l 0 lTEOOÙV"C"aL OL E'LKOOL '!Éooa.pEç lTpEapu'!EpOL ÈVW1TLOV '!OÙ KU.9T]j.J.ÉVOU
ÈTIÌ. 10ù 9p6vou
Ka.Ì. TipooKuvi]oouaLv 1Q (wv-rL Etc; 1oùç a.twva.ç 1wv atwvwv
Ka.Ì. paì..oùoLV 1oÙç onljlavouç a.u1wv Évwmov 1où 9p6vou
ì..Éyovnç
4,11 &çLOç EL,

171
Le due espressioni Èv ~Écr~ toii 9p6vou e KUKÀ~ toii 9p6vou, anche se in parallelismo
sinonimico, indicano due rapporti distinti.
172
Il maschile rompe il ritmo della frase, richiamando l'attenzione sulla concretezza
e sulla forza.

102
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

ò Kuptoç K«Ì. ò 9EÒç ~!J.WV,


Ào:J3E'iv -r~v Ml;av K«Ì. -r~v n!J.~V K«Ì. -r~v Mva!J.LV,
on où EKnoaç -rà miv-ra
K«Ì. otà -rò 9ÉÀTIIJ.a oou fìaav
K!lÌ. ÈK1: L09110«V.

4, l Dopo tutto questo 173 vidi:


Ed ecco: una porta era stata aperta 174 nel cielo
e la voce quella di prima
- quella che avevo udito come di una tromba che parlava
con me - 175,
stava dicendo con forza:
"Sali quassù e ti mostrerò ciò che deve avvenire dopo
tutto questo."
4,2 Subito divenni nello Spirito:
Ed ecco:
un trono era posto 176 nel cielo,
e sul trono un personaggio che stava seduto.
4,3 E colui che stava seduto
corrispondeva 177 , a guardarlo, alla pietra del diaspro e
della cornalina,

173
Il neutro plurale 1:-o:trto: non sembra riferirsi a una pluralità di elementi che precedo-
no visti distributivamente (da tradursi con queste cose), ma si collega globalmente a
tutto il contesto che precede (da tradursi questo, tutto questo).
174
Come già sottolineato, il verbo al perfetto indica un'azione iniziata nel passato e il
cui effetto dura nel presente.
175 Abbiamo qui una parentesi che, secondo l'uso tipico dell'Apocalisse, tende a "innal-

zare" il suo contenuto: la voce che sarà udita avrà l'importanza assoluta della voce di
Gesù.
176
In 4,2-6 si ha una costruzione particolarmente elegante e raffinata. Si parte da
un'affermazione riguardante il trono con un verbo finito (ÉKH1:o, imperfetto esplicito,
induce a mettere all'imperfetto i verbi impliciti che seguono immediatamente). In
seguito ci sono riferimenti ripetuti al trono, ma solo con preposizioni di luogo (Élr(,
KUKÀoEll:v, ÈK, Èvwmov, Èv tJ.É04>, KUKÀW) poste all'inizio o a conclusione delle propo-
sizioni, senza verbi. È proprio la successione di queste preposizioni, tutte riferite al
trono, che fa camminare in avanti il discorso, costituendo così il perno del movimento
letterario di tutta la pericope.
177
Il termine OtJ.otoçlcorrispondente, che esprime di per sé una somiglianza molto
forte e aderente, ha normalmente nell'Apocalisse (analogamente a wç) una funzione
di cerniera: l'Autore vuoi far percepire un oggetto trascendente sul filo di una sua
corrispondenza a un oggetto accessibile direttamente all'esperienza umana. Nel v. 3
notare il parallelismo sinonimico evidenziato dalla stessa espressione che ricorre due
volte: '6t,1otoç òpuon.

103
ApocaUsse di Giovanni

e l'arcobaleno intorno al trono


corrispondeva, a guardarlo, allo smeraldo.
4,4 E intorno al trono vidi dei troni:
- erano ventiquattro -,
e sui troni ventiquattro presbiteri seduti
rivestiti di vesti bianche
e sulle loro teste delle corone d'oro.
4,5 E dal trono escono lampi e voci e tuoni.
E sette torce di fuoco stanno bruciando davanti al trono,
-sono i sette spiriti di Dio - 178 •
4,6 E davanti al trono
come un mare vitreo corrispondente al cristallo.
E in mezzo e intorno al trono
quattro viventi pieni di occhi davanti e dietro.
4,7 E il vivente, il primo,
simile a un leone
e il secondo vivente
simile a un vitello
e il terzo vivente
ha i tratti del volto come di un uomo
e il quarto vivente
simile a un'aquila che vola 179 •
4,8 E i quattro viventi
- ciascuno di loro tenendo su con forza, sollevate, sei ali -
intorno e dentro sono pieni di occhi;
e non hanno sosta di giorno e di notte, mentre stanno
dicendo:
"Santo, santo, santo
il Signore, Iddio, l'onnipotente,
colui che era e che è e che sta venendo!"
4,9 E quando daranno, i viventi, gloria, onore e ringraziamento

178
Questa espressione esplicativa- ricorrente spesso in diverse forme - si stacca dalla
forma espositiva e descrittiva del contesto, rispetto al quale costituisce una sorta di
parentesi.
179
Il versetto 4,7 costituisce un gruppo letterario quatemario con un'articolazione ela-
borata: all'enumerazione progressiva di ciascun (~v/vivente segue la precisazione di
una caratteristica particolare che comporta un passaggio dalla trascendenza, dove sono
situati i viventi, all'immanenza come punto di riferimento intelligibile (ét.lOLOV, Wç) per
far comprendere la loro identità. Il termine ~6axoç può essere tradotto con "vitello,
giovane toro o bue" (cfr. DANKER, A Greek-Eng/ish, 660). Il senso di "giovane toro"
è suggerito da Ez l, l O.

104
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

a colui che sta seduto sul trono,


a colui che vive per i secoli dei secoli,
4, l O cadranno i ventiquattro presbiteri davanti a colui che siede sul
trono
e adoreranno colui che vive per i secoli dei secoli
e getteranno le loro corone dinanzi al trono dicendo:
4,11 "Sei degno 180,
tu il Signore e Dio nostro,
di ricevere la gloria e l'onore e la potenza,
poiché tu creasti tutte le cose:
e in forza della tua volontà esse esistevano
e furono create!"

1.2. Il libro dei sette sigilli (5,1-5)

5,1 Kaì. Eioov


ÈTIÌ. 't~V &=çuxv t"OU Ka9T)f.LÉVOU ÈTIÌ. t"OU 9pOVOU
PLPHov yqpaf.Lf.LÉvov Eow9EV KaÌ. omo9Ev 181
Kat"EO!jlpay LOf.LÉVOV o!jlpay'io LV ÈTI'ta
5,2 KaÌ. EHiov
ayyEÀOV LOXUpÒV KT)pUOOOV'ta ÈV !jlwvflf.LEYaÀ1l"
-rLç &çwç àvo'içaL -rò PLPHov
KaÌ. ÀOOaL -ràç o!jlpay'iùaç au-rou;
5,3 t<aÌ. où&=ì.ç Muva-ro
Èv -rQ ovpavQ
oÙOÈ ÉnÌ. -rf}ç yf}ç
oOOÈ imot<&.-rw -rf}ç yf}ç
àvo'içaL t"Ò PLPHov oìJ-rE PÀÉTIHV au-r6.

180 L'espressione ha una sua solennità letteraria che la distingue dal contesto imme-
diato che segue.
181 C'è una questione importante di critica testuale: come leggere? ì'aw9Ev Kat 1Sma9ev
con A, vari minuscoli, Origene (?), Cipriano; oppure ì'aw9Ev Kat ì'!;w9Ev con P, molti
minuscoli, molti Padri (lppolito, Origene [?], Vittorino di Petovio, Afraate, Ilario ... );
oppure ffJ.1Tpoa9ev Kat 1Sma9ev con S? Sembra preferibile ì'aw9ev Kat 1Sma9Ev come
lectio difficilior e "the reading that bes t accounts for the ori gin of the others" (cfr.
METZGER, A Textual, 737). La variante conflata del codice 2073 (XIV sec.) ì'aw9Ev
Kat E!;w9Ev Kat Ef.L1T009Ev Kat oma9Ev esprime, interpretandolo, questo significato di
completezza assoluta.
Apocalisse di Giovanni

5,4 Kal [Èyw] 182 EKA.awv noJ..u,


on où&=lç &l;wç EupÉ9T]
àvo'ì.l;aL -rò PLPHov ou-rE PJ..ÉnHv aù-r6.
5,5 Kal Elç ÈK -rwv npEopu-rÉpwv ÀÉyH IJ.OL"
IJ.~ KÀa'ì.E.
ì.ooù
ÈVLKT]OEV Ò ÀÉWV Ò ÈK -rfìç <tJuJ..fìç 'loufu,
T]' pL.,a
''T uaULu,
A 'S:

àvo'ì.l;aL -rò PLPHov Kal -ràç Én-rà o<tJpay'ì.ùaç aù-roi>.

5,1 E vidi
sulla destra di colui che era seduto sul trono
un rotolo scritto dentro e sul retro,
sigillato con sette sigilli 183 •
5,2 E vidi
un angelo forte che proclamava a gran voce:
"Chi è degno di aprire il rotolo
e di sciogliere i suoi sigilli 184?"
5,3 E nessuno poteva
nel cielo
né sulla terra
né sotto terra
aprire il rotolo né guardarlo.
5,4 E piangevo molto
perché non si era trovato alcuno in grado

182
Un altro problema di critica testuale: dopo Ka.l, aggiungono Éyw molti minuscoli, la
Vulgata, Ticonio, Primasio, alcuni codici di Andrea di Cesarea e Areta; lo omettono
S P, vari minuscoli, Origene, Ilario, Girolamo, alcuni codici di Andrea di Cesarea. Il
comitato internazionale, dopo aver messo Éyw tra parentesi quadre, lo ha soppresso
nella terza edizione del Greek New Testament, attribuendolo ad una esplicitazione dei
copisti (cfr. METZGER, A Textual, 73 7). Il codice A salta tutto il versetto. La mancanza
di A lascia un vuoto, mentre le altre testimonianze si bilanciano. Significativo a favore
di Éyw potrebbe essere l'uso della Vulgata (e della Vetus Latina), che lo riporta, data la
maggiore facilità con cui in latino, rispetto al greco, si omette il pronome personale.
183
L'assenza della congiunzione Ka.Ue, all'inizio di questa proposizione, mette insieme
e sovrappone i due participi yE'ypa.IJ.IiÉvovlscrillo e ÉoctJpa.yLoj.!Évovlsigi/lato, con cui
viene qualificato il rotolo.
184 Il termine lf!;Loç, qui come altrove, comporta il giudizio su un'attitudine e si può tra-
durre in grado. Ma c'è anche un'accentuazione della qualità della persona. Non è solo
un giudizio attitudinale. L'apertura del rotolo e la rimozione di sigilli, impronta della
trascendenza che ne rende impossibile l'accesso, costituiscono quasi un leitmotiv che
attraversa l'intera pericope; infatti lo ritroviamo con variazioni in 5,3, in 5,4 e in 5,5.

)(l!';;
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

di aprire il rotolo né guardarlo 185 •


5,5 E uno dei presbiteri mi dice:
"No n piangere!
Ecco:
vinse il leone, quello della tribù di Giuda,
-la radice di David 186 ! -,
aprendo 187 il rotolo e i suoi sette sigilli."

1.3. L'intervento dell'Agnello (5,6-14)

5,6 Ko:ì. Elòov


Èv f.J.É04J 'tOÙ Elpovou KO:l 'tWV nooapwv (ywv
Ko:Ì. Èv f.J.É04J twv TIPEOPutÉpwv
àpv[ov
EO'tT]KÒç wç Èo4Jo:yf.J.ÉVOV
EXWV KÉpo:to: ÉTità KO: ì. Ò<jJElo:Àf.J.oÙç Émà
-o'( ELO LV tà Émà 188 TIVEUf.J.o:to: toù 9EOù
Ò:TIEOtO:Àf.J.ÉVOL 189 ELç Tiiioo:v t~v yfJV-
5,7 Ko:Ì. ~ì..ElEv

185 Riprendendo esattamente 5,3, lo stico fa inclusione dando particolare evidenza a


5,4.
186 L'espressione costituisce un richiamo alla linea genealogica della tribù di Giuda. Il

termine p[(a/radice, secondo un uso documentato nella letteratura greca- cfr. DANKER,
A Greek-English, 905-906 - può indicare anche ciò che deriva dalla radice, figurativa-
mente un germoglio, un "discendente". Troviamo quest'uso documentato nel NT e rife-
rito al Messia in Rm 15,12 (~ p[(a tou 'IEaaa[/la radice di lesse). Noi preferiamo man-
tenere la traduzione radice per evidenziare la molteplice ricchezza di questa immagine.
187
La vittoria si esprime nell'apertura dei sigilli e non è realizzata in vista di un'aper-
tura da effettuare. "Les infiniti fs consécutifs sans wotE sont contestables ... La victoire
du lion a été d'ouvrir" (cfr. DELEBECQUE, L 'Apoca/ypse, 182).
188
È testimoniata una lectio senza É1mx (A P l l 006 1611 vg Ir). Ma la presenza
fortemente attestata (P 24 S 046 it syr Hipp) appare preferibile, anche per il fatto che
l'espressione tà É11tà TIVEUIJ.!lta tou 9Eou, tipica dell'Apocalisse (1,4; 3,1; 4,5), senza
ÉTitoc perderebbe la sua fisionomia caratteristica.
189 Il maschile àTIEotaÀjJ.ÉvoL riferito al neutro 11ve4J.ata segna una certa contrazione

nel flusso comunicativo, facendo sì che si formi uno stico distinto. L'anomalia gram-
maticale era avvertita: troviamo il neutro regolare àm:ataÀj.J.Éva nel codice Sinaitico e
nei minuscoli 38 e 39. È la forma che sceglie Tischendorf. Sembra da preferire, come
lectio difficilior, àTIEOtrxÀIJ.ÉVoL del codice Alessandrino. Da notare che il participio
perfetto àTIEotaÀjJ.ÉvoL esprime un'azione già iniziata nel passato e il cui effetto pro-
segue nel presente.

10'7
ApocaUsse di Giovanni

Ka.Ì. E'Lì~.TJctJEv 190 EK -rf)ç &çuiç -roù Ka.9T]1J.Évou E:nì. -roù 9p6vou.
5,8 Ka.ì. o-rE EÀaJ3Ev -rò PLPHov,
-rà -rÉaaa.pa. (Qa. Ka.Ì. ol E'CKooL -rÉaaa.pEç npEapu-rEpoL ETTEaa.v
' ,
EVW1TLOV ' '
"tOU"" a.pVLOU
- EXOV"CEç EKa.a-roç KLS!ipa.v Ka.Ì. ctJuiA.a.ç xpuaàç YEIJ.OUaa.ç
9u1J.La.IJ.chwv,
a.'( EÌ.aw 191 a.lnpoaEuxa.ì. -rwv ày[wv -,
5,9 Ka.Ì. ~ÒOUOLV 4Jò~V Ka.L~V
ì..Éyovnç-
liçLOç El J..af3E1v -rò PLPHov Ka.Ì. &vol.ça.L -ràç actJpa.yl.ùa.ç
a.ù-roù,
on E:actJayT]ç
Ka.Ì. ~y6pa.aa.ç 192 -re\) 9Ec\) E:v -re\) a.'(~J.a.-r[ aou EK naaT]ç
ctJuì..f)ç
Ka.Ì. y À.WOOT]ç
Ka.Ì. ÀaOÙ
Ka.Ì. E9vouç

190
Il perfetto ELÀT]tjlEv, distinto dall'aoristo ~À9Ev che precede e dall'aoristo V•.aj}Ev
che segue in 5,8, acquista una sua individualità che lo allontana dal contesto in cui si
trova. Tale distacco viene accentuato dal fatto che E'LÀ.Tj(jlEv non ha un oggetto esplicito.
191
L'espressione a:L ELa Lv si riferisce a Guj.Ha~uhwv, ma è concordata con il femminile
seguente npooEuxaL
192
C'è un problema di critica testuale che incide anche sull'esegesi: ~yopaaaç è
senza oggetto in A; troviamo invece ~~&ç in S 046, in moltissimi minuscoli, versioni
e citazioni patristiche. È indubbiamente la lezione più diffusa sia in Oriente che in
Occidente. Con ~~&ç è collegata anche la presenza o meno e l'ordine di tQ 9EQ:
manca in alcuni minuscoli e in alcuni Padri (si può spiegare come un'omissione ca-
suale e come una citazione ad sensum nella quale 1:Q 9EQ, già evidente dal contesto,
non viene menzionato esplicitamente); si trova posposta a ~~ç in S 045, preposta in
molti minuscoli e versioni. Sembra quindi che la presenza di tQ 9EQ non crei pro-
blemi. L'omissione di ~~ç in A e la sua posizione diversa rispetto a tQ 9EQ creano
invece alcune perplessità. Ma ciò non giustifica la sua soppressione, ritenendo ~~&ç
una correzione maldestra, come fa Metzger e il Comitato del Greek New Testament.
L'affermazione di Metzger, infatti, può essere rovesciata: "Those who made the emen-
dations, however, overlooked the unsuitability of ~~ç with autouç in the following
verse" (cfr. METZGER, A Textual, 738). Si può forse dire infatti che proprio l'avverten-
za di questa supposta incongruenza tra ~~ç e au1:ouç ha indotto A a sopprimere ~~c;,
contro la tendenza abituale di àyopa(w ad avere un oggetto esplicito; gli altri codici
non hanno avvertito l'incongruenza e mantengono non solo ~~&ç e autouç, ma anche
j3aaLÀEoooooLv, che si adatterebbe a autouç ma non ad ~~&ç. Solo 2432 (XIV sec.) fa
concordare esplicitamente ~ç con j3aatÀEOOOI.lj.1EV. Ne segue un'indicazione: ~~ç, la
lezione più largamente e anticamente attestata, ha creato difficoltà ad A proprio per
l'apparente incongruenza con autouç. È quindi una lectio difficilior e anche come tale
preferibile, in quanto si spiega la sua omissione, ma non si spiegherebbe la sua intro-
duzione. La sua posizione prima o dopo tQ GEQ è un fatto secondario.

1(111
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

5,10 Kat ÈTIOLT)oaç aÒ"CCÙç tQ 9EQ ~J.LWV j3aotÀELav Kat


-
'LEpHç,
Kat J3aotÀEuoootv 193 ÈTit tf)ç yf)ç.
5,11 Kat El:oov 194 ,
Kat ~Koooa <PwlfÌlv àyyÉì..wv troUwv
KUKÀ~ toù 9p6vou
Ka t twv ( cJwv
Kat twv trpEo~U'tÉpwv,
Kat ~v ò apL9j.LÒç aùtwv j.LUpLaÙEç j.LUpLcXOWV Kat XLÀLaÙEç
XLÀLcXOWV
5,12 ì..ÉyovtEç cflwv'fl IJ.EYcXÀlJ"
li/;toV Èonv tÒ apVLOV tÒ Èocflocyj.LÉVOV Àa~'ì.V
't~V OUVOCIJ.LV
KOC t TI ÀOÙtOV
Kat oocpl.av
Koct ioxùv
Kat tlj.l~V
Kat oOçav
Kat EUÀoy(av.
5,13 Kat miv KtLOIJ.OC
o
Èv tQ oùpavQ
Kat ÈTit tf)ç yf)ç
Ka t utroKatw tf)ç yf)ç
Kat Ètrt tf)ç 9aì..ciooT)ç
, IXU'tOLç
KIXL' ta EV \ '
' ... TIOCVta
~Kouoa ì..Éyovtaç·
tQ Ka9T)J.LÉV~ Ètrt tQ 9p6v~ Kat tQ àpv[~
~ EÙì..oy(a
Kat ~ tlj.l~
Kat ~ o6ça

193
La ricorrenza di due termini appartenenti allo stesso campo semantico- paoLÀELctv,
paoLÀEuouoLv- costituisce un richiamo a inclusione che isola ed evidenzia KctllEpElç.
Ma c'è una questione importante di critica testuale riguardo a 5,10: si deve leggere
!XxOLÀEuoouoLv (futuro) o j3ctoLÀEuouow (presente)? BaoLÀEuoouow è attestato da S
P, diversi minuscoli; j3ctoLÀEUOOOLV lo troviamo in A e 046. La maggiore autorità di
A e il fatto che j3ctoLÀEUOOOLV risulti /ectio difficilior la rendono preferibile e meglio
rispondente al valore contestuale di j3ctoLÀEUw che, nella quasi totalità delle ricorrenze
dell'Apocalisse, significa "procurare il regno". Ne segue che i cristiani, costituiti come
sono regno iniziale e dotati di una capacità sacerdotale, la esercitano procurando la
realizzazione progressiva del regno completo.
194
Il verbo non ha un suo oggetto specifico- ljlwVÌ]v ét.yyÉÀwv TioUwv di 5,11 dipende
da ~Koooa e non da Eloov- e ciò lo isola dal suo contesto immediato.
ApocaUsse di Giovanni

KaÌ. t"Ò Kpchoç


w •wv a lwvwv.
Ele; t"oùç a l va c;
5,14 KaÌ. t"Ù t"Éooapa (Q!l Eì..Eyov·
' l
aj.LT]V.
KaÌ. oi. TIPEOPUt"EpOL ETIEOav KaÌ. 1TpooEKUVT]OaV.

5,6 E vidi
in mezzo al trono e ai quattro viventi
e in mezzo ai presbiteri
un Agnello
in piedi 195 come ucciso.
Aveva sette coma e sette occhi 196 :
- sono i sette Spiriti di Dio
che sono stati inviati in contatto con tutta la terra 197 - .
5,7 E venne
e ha ricevuto dalla destra di Colui che siede sul trono.
5,8 E quando ricevette il rotolo
i quattro viventi e i ventiquattro anziani caddero davanti
ali' Agnello
-avevano ciascuno 198 una cetra e coppe d'oro piene d'in-
censi:
sono le preghiere dei santi -

195
Il termine ÉoTIJK6ç, participio perfetto, indica come già evidenziato un'azione inizia-
ta nel passato e il cui effetto perdura nel presente. Letteralmente, si dovrebbe tradurre:
.. .che si era messo e rimane in piedi. Si riferisce alla Resurrezione di Gesù che l'A-
pocalisse, sulla linea del Quarto Vangelo, vede associata con la morte di croce, in una
simultaneità operativa che ha luogo nell'assemblea liturgica mediante la sacramentali-
tà. La croce, a sua volta, sempre nella concezione del Quarto Vangelo che l'Apocalisse
riprende, veicola la Resurrezione: la crocifissione, che costituisce l'innalzamento da
terra fisico di Gesù, è vista anche come una sua esaltazione, tale da toccare la sua tra-
scendenza (cfr. Gv 8,28; 12,32), includendo la Resurrezione. Nella morte di Gesù, con
le sue caratteristiche rilevabili, si trova come un passaggio che porta alla Resurrezione
(cfr. la dichiarazione del centurione sotto la croce, in Mc 15,39).
196
Il passaggio dal neutro di èt.pv[ovlagnello al maschile di exwv!aveva accentua la
concretezza, espressa meglio con l'imperfetto che non col semplice participio avente.
La costruzione letteraria, inoltre, presenta una certa raffinatezza: dopo EI6ov!vidi tro-
viamo èt.pvlov!agnello in posizione centrale nel v. 6.
197
Espressione parentetica con la funzione di spiegare e sottolineare l'importanza del
contenuto.
198
Sono soltanto i presbiteri - il maschile exovnç EK«Otoç si riferisce a loro - che
tengono in mano le cetre e le fiale.

110
Seconda parte: La risposta e la trafila deU• Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

5,9 e cantano 199 un cantico nuovo


dicendo:
"Tu sei degno 200 di ricevere il rotolo e di aprire i
suoi sigilli
poiché fosti ucciso
e comprasti a Dio nel tuo sangue persone prove-
nienti da ogni tribù
e lingua
e popolo
e nazione
e le facesti al nostro Dio regno e sacerdoti
e stanno regnando sulla terra."
5,11 Evidi
e udii la voce di molti angeli
intorno al trono
e ai viventi
e ai presbiteri
ed era il loro numero miriadi di miriadi e migliaia di mi-
gliaia.
5,12 Stavano dicendo a gran voce:
"È degno l'Agnello che è stato ucciso di ricevere
la forza
e la ricchezza
e la sapienza
e la forza
e l'onore
e la gloria
e la benedizione."
5,13 E ogni creatura
che è nel cielo
e sulla terra
e sotto terra

199
Dopo la proposizione parentetica di 5,8 riguardante solo i presbiteri, si ritorna qui
al soggetto generale comprendente di per sé, globalmente, viventi e presbiteri. Dato
però che il canto non viene mai attribuito direttamente ai viventi e che è accompagnato
dal suono della cetra che sta in mano ai presbiteri, il soggetto reale del canto si riduce
a questi ultimi.
200
L'espressione ha, anche qui, una solennità letteraria con una probabile sfumatura
liturgica. È proprio del linguaggio liturgico cristiano - sia della liturgia greca che
latina- questo atteggiamento valutativo che si esprime con un giudizio di validità, di
"dignità" (&çwç &çwL, dignum et iustum est).

111
ApocaUsse di Giovanni

e nel mare
e tutto ciò che si trova in essi:
udii che stavano dicendo:
"A colui che sta seduto sul trono e all'Agnello
la benedizione
e l'apprezzamento
e la gloria
e la forza
per i secoli dei secoli!"
5,14 E i quattro viventi dicevano:
"Amen!"
E i presbiteri caddero e adorarono201 .

2. Sezione dei sigilli (6,1-7,17)

2.1. I primi quattro sigilli (6,1-8)

6, l Ko:ì. ELOOV
O"CE ~VOL~EV "CÒ apv[ov ,.LI.o:v ÈK "CWV Énà o<f>po:y[owv,
Ko:Ì. ~Kouoo: ÉvÒç ÈK -rwv m10apwv (~wv À.Éyovwç
wç <f>wvil 202 ppov-rf)ç-
Epxou203.

101
La conclusione della dossologia ci riporta al suo inizio anche come impostazione
letteraria: comincia con una adorazione da parte dei presbiteri e dei viventi, eseguita
unitariamente e contemporaneamente. Subito dopo si ha una differenziazione che
emerge piano piano: i presbiteri hanno in mano- solo loro -la cetra e le fiale (5,8)
e sono sempre i presbiteri coloro che cantano (5,9). Si hanno poi gli altri due cerchi
concentrici nei quali si sviluppa la dossologia senza che in essi appaiano né i presbi-
teri né i viventi. A conclusione ricompaiono insieme: i viventi parlano e dicono il loro
~~v/amen a tutta la celebrazione che si è svolta; i presbiteri che hanno già parlato
concludono con l'adorazione che si ricollega con quella iniziale, costituendo così
una chiara inclusione letteraria. Il termine àf.L~v/amen, per la sua solennità e densità
liturgica, emerge dal contesto.
202
Il nominativo <jlwvitfvoce rompe la continuità della frase che richiederebbe il dativo,
isolando con ciò ed evidenziando 6,ld. L'anomalia è stata avvertita nella tradizione
manoscritta. Abbiamo <jlwvijlcon voce in 2329; <jlwv~v/dicendo una voce in S 1854
2053; <jlwv~çludii... che diceva come voce di tuono in P. Tutte queste forme gramma-
ticali sono più spontanee e giustificabili di quella al nominativo che rimane così la
lectio difficilior, da preferirsi, anche perché attestata da A C e dalla maggioranza degli
altri codici.
103
Anche questo imperativo crea alcune difficoltà, come ci mostra la tradizione mano-
scritta. Oltre a delle varianti di minore interesse, tutti e quattro i primi sigilli presenta-

112
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

6,2 KaÌ. Eiùov, KaÌ. i.ùoù '(nnoç ÀEUKoç,


KaÌ. ò KaGlliJ.EVOç h' airròv EXWV t6/;ov
KaÌ. Èù69'l aut~ OtÉct>avoç
KaÌ. È/;f]À9EV VLKWV KaÌ. '(va VlK~OlJ.
6,3 Kaì. otE ~voL/;Ev t~v o<jlpay'Loo t~v ÙEutÉpav,
~Kouoa tou ÙEutÉpou (~ou ÀÉyovtoç·
Epxou.
6,4 KaÌ. È/;f]À9Ev &Uoç '( nnoç, nupp6ç,
KCÙ t~ Ka9111J.ÉV4J Èn' aùtòv Èù69'l aùt~ J..a13E'Lv t~v Ei.p~v'lv
ÈK tf]ç yf]ç 204
Kcù '[va àU~Àouç o<jlal;ouoLv
KaÌ. Èù69T] aùt~ IJ.cXXalpa IJ.EYcXÀ'l.
6,5 Ka ì. otE ~vo L/;Ev t~ v o<jlpay'Loo t~ v t p (t'l') V,
~Kouoa tou t p (tou ( ~ou À.Éyovtoç-
"
Epxou.
KaÌ. Eiùov, KaÌ. i.ùoù '[nnoç IJ.ÉÀ.aç,
KaÌ. ò Ka9~1J.EVOç Èn' aùtòv EXWV (uyòv Èv t'fl XHPL autou.
6,6 KaÌ. ~KOUOa Wç <j>W~V ÈV 1J.É04J tWV tEOOcXpWV (~WV ÀÉyouoav·
xo'Lvl/; a[ tou Ù'lvap(ou
KaÌ. tpE'iç XOlVlKEç Kpl9WV ÙT]Vap(ou,

no un fenomeno comune, ovvero il tennine: "Epxou/J!ieni testimoniato da A C P 046


(X sec.), vari minuscoli, traduzioni (come la Vg); hanno i'pxou K!Ù '(& Se vari minu-
scoli. La lezione col solo Epxou sembra preferibile anche come /ectio difficilior. Crea
perplessità, infatti, l'imperativo i'pxou detto da uno (4ìav direttamente al cavallo che
poi appare; è più semplice, ma anche più banale, la lectio di S che farebbe rivolgere
l'imperativo a Giovanni, poiché è proprio lui che dovrebbe venire a vedere. Se questa
fosse stata la /ectio primitiva, non si spiega la derivazione dell'altra col solo l:'pxou, più
difficile e oscura. La presenza, comunque, in un codice come S della lezione semplifi-
cata- è questa un'indicazione per l'esegesi- fa capire la difficoltà di interpretazione
della prima. Aggiungono KctÌ. '[&/(vieni) e vedi il S, 23, 29, 2344, e altri. Si tratta di una
semplificazione banale, ma ciò richiama l'attenzione sull'imperativo: "Epxou/J!ieni.
Sia in questo sigillo che nei seguenti si è tentato di riferire il verbo a Giovanni/Autore,
invece che al cavallo e al cavaliere non ancora nominati.
204
Questa lezione appare la meglio attestata: s• C P 046, vari minuscoli, traduzioni.
Viene omessa completamente in una correzione di S; qualche minuscolo varia ÉK con
ÈTJL (2344) e con O:no (l 1828 2053); il codice A porta semplicemente tftç yfìç; si tratta
di un'omissione accidentale di ÈK? Cfr. METZGER, A Textual, 740. Siccome anche
senza ÈK si ha un senso compiuto e interessante (la pace della terra, che compete alla
terra), è difficile ammettere tale supposizione. Anche qui la lectio di A è difficilior ri-
spetto all'altra e quindi forse preferibile. Queste differenze sono sintomatiche: la pace
collegata con la terra ha creato alcune difficoltà. Da notare l'eleganza della costruzio-
ne: i tre stichi che indicano l'azione del cavaliere si succedono, rinchiudendo 6,4dtra
i due 1:06911 aùtw rispettivamente di 6,4c e 6,4e.

113
Apocalisse di Giovanni

KaÌ. l"Ò E.ÀaLOv KaÌ. l"ÒV olvov 1.1~ IÌÒLK~OlJç.


6,7 Kaì. chE ~VOL~EV ·~v ot1Jpay1òa ·~v l"El"ctpl"T]V,
~Koooa tPw~v l"OU l"El"ctpwu (you A.Éyov'toç-
Epxou.
6,8 KaÌ. EIòov, KaÌ. iòoù '[ mroç xA.wp6ç,
KaÌ. ò Ka9~1J.Evoç ÈTTavw aÙ'tou OVOI.J.Il aùn? 05 Mvawç,
KaÌ. Ò ~ÒT]ç ~KOÀOU9EL IJ.El"' aÙLOU
KaÌ. È009TJ aÙ'to'iç È~ouo(a ÈTTÌ. l"Ò l"Él"ap'tov •fìç yfìç
IÌTTOKl"ELV!lL ÈV p01J.t1Ja(~
KaÌ. Èv ÀLIJ.Q
Kaì. Èv Sava•~
K!lÌ. ÙTTÒ l"WV 9T]pLWV tfìç yfìç.

6,1 E vidF 06 ,
quando aprì l'Agnello il primo dei quattro sigil!F07 ,
e udii il primo dei quattro viventi che diceva
- come una voce di tuono: -
"Vieni208 !"

205
o
La presenza di davanti a eavatoç risulta problematica: assente in S C e in vari
minuscoli, ò è attestato da A e dalla maggioranza degli altri codici. Ma in A si ha
&aciva·mç che, come aggettivo, richiede l'articolo per divenire sostantivato. A questo
punto, se togliamo l'autorità di A, c'è una prevalenza a favore di e«va·mç senza artico-
lo, come appare nell'altra ricorrenza del sintagma ovOj.la aìm:j} (9, Il).
206
L'intero sviluppo letterario del brano si basa sul rapporto incrociato tra "vedere" e
"udire". Nel primo sigillo tale rapporto si svolge nel modo seguente: un primo vedere,
riferito all'apertura del sigillo in generale; poi udire, riferito alla voce del vivente;
infine vedere, riferito al contenuto specifico del sigillo che è stato aperto. Nel secondo
sigillo il primo vedere rimane sottinteso (6,3), mentre il verbo udire, esplicito, viene
riferito al vivente; inoltre il vedere del contenuto proprio del sigillo è sottinteso (6,4).
Nel terzo sigillo il verbo vedere, riferito all'apertura, rimane anche qui sottinteso (6,5);
l'udire viene rapportato di nuovo al vivente; segue il vedere proprio del contenuto
del sigillo per poi, a questo punto, ricomparire il verbo udire riferito globalmente ai
viventi (6,6). L'apertura del quarto sigillo, infine, ha anch'essa un vedere sottinteso
(6,7), mentre l'udire riguarda l'ordine impartito dal vivente; segue il vedere riferito
al contenuto tipico del sigillo (6,8). Appare chiaro un atteggiamento stilistico tipico
dell'Autore, il quale ama gli schemi e li varia, ottenendo così un effetto espressivo
particolarmente avvincente. Il flusso comunicativo si aggancia con maggiore aderenza
al lettore/ascoltatore.
207
Il passo in 6, l costituisce una parentesi rispetto al binomio Kal EI&ov ... Kal ~Koooa/e
vidi... e udii.
208
L'attribuzione al vivente e la ripetizione dello stesso imperativo in tutti e quattro
i sigilli conferisce al vieni una solennità particolare. Anche se non diverrà un testo

114
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia deU'umaoità ouova (4,1-22,5)

6,2 E vidi ed ecco209 un cavallo bianco


e colui che era seduto su di esso teneva un arco
e gli fu data una corona
ed uscì vincitore e per riportare vittoria210 •
6,3 E quando aprì il sigillo, il secondo,
udii il secondo vivente che diceva:
"Vieni!"
6,4 E uscì un altro cavallo, rosso-fuoco,
e a colui che era seduto su di esso fu dato di prendere la
pace dalla terra
e che si uccidessero gli uni gli altri
e gli fu data una grande spada.
6,5 E quando aprì il sigillo, il terzo,
udii il terzo vivente che diceva:
"Vieni!"
E vidi ed ecco un cavallo nero
e colui che stava seduto su di esso aveva una bilancia
nella sua mano
6,6 e udii come una voce in mezzo ai quattro viventi che diceva:
"Una misura di grano per un danaro
e tre misure di orzo per un danaro
e non danneggiare l'olio e il vino."
6, 7 E quando aprì il sigillo, il quarto,
udii la voce del quarto vivente che diceva:
"Vieni!"
6,8 E vidi ed ecco un cavallo verde
e colui che stava seduto su di esso aveva come nome
morte
e l'ade seguiva dopo di lui.
E fu dato loro potere sulla quarta parte della terra
di uccidere con spada
e con fame

principale, merita attenzione; infatti, è grazie ad esso che si passa dalla trascendenza
all'immanenza.
209
ll sintagma particolare KaÌ. eioov KaÌ. iòoU!e vidi ed ecco, frequente nell'Apocalisse
(cfr. 4,1; 6,2.5.8; 7,9; 14,1.14), comporta una distinzione, quasi una pausa tra il primo
elemento e gli altri due. La visione dell'Autore/Giovanni viene poi partecipata al let-
tore/ascoltatore, soggetto interpretante.
210
Si ha la qualifica permanente di vincitore, mediante il participio presente con valore
continuativo (vLKwv) che sfocia in una vittoria determinata con l'uso dell'aoristo ((va
VLK~OTJ).
ApocaUsse di Giovanni

e con morte
e attraverso le bestie della terra211 •

2.2. Il quinto sigillo (6,9-11)

6,9 Kal OtE ~vOL!;Ev t~v 1T~IJ.1Tt11V o<jlpay'iòo:,


Eiùov uTioK!hw tou 9ooLaotllPLOu tàç tJmxàç twv Èo<jlayiJ.~vwv
OLÙ tòv >..6yov tou 9Eou
Kal OLÙ t~v IJ.Uptup[av ~v Eixov.
6, l O Kal EKpa!;av <jlwv'fl IJ.EYUÀlJ >..~yovtEç-
,
"EWç 1TOtE,
ò 0E01T0tllç ò aywç KUL à>..,eLv6ç,
ou Kp[vuç KUL ÈKOLKE'iç tÒ aliJ.a ~IJ.WV
ÈK tWV KU'tOLKOlJV'tWV È1TL tf}ç yf}ç;
6,11 K!Y.L È00811 autO'i.ç ÈKUOtW OtOÀ~ ÀEUK~
KUL Èpp~e, auto'iç
~' ' '
LVU UVU1TUUOOV'tUL "EtL XPOVOV
' ,
IJ.LKpOV,
Ewç 1TÀ1lpw9wow212
Kal oi. ouvoouÀoL autwv
KUL oi. àOEÀ<jlol autwv
t , , , , , t , • ,
OL j.!.E11.11.0V'tEç U1TOK'tEVVEO9UL Wç KUL !Y.UtOL.

6,9 E quando aprì il quinto sigillo


vidi sotto l'altare le persone213 vive di quelli che erano stati uccisi
a causa della parola di Dio
e a causa della testimonianza che possedevano214 •

211
Si noti il raggruppamento di quattro elementi. I primi tre sono collegati tra loro
mediante la preposizione ricorrente ~v/con, mentre l 'ultimo è costruito con ùrr6/attra-
verso. Il quadro denso e drammatico che risulta dalla successione dei primi tre (spada,
fame, morte) diventa più mosso al quarto, mettendo in risalto le bestie della terra co-
me agenti particolarmente attivi nel procurare la morte. L'espressione ~v 9etv&-c4l, più
che "peste", si può tradurre semplicemente morte, intendendo in senso globale tutto
ciò che causa direttamente la morte, ogni forma di morte inflitta.
212
m. TjpWElWOLV leggermente preferibile- documentato come è da A c Vg, dal punto
di vista della critica testuale- a rrÀYJpwow<JLv di S P (cfr. METZGER, A Textual, 741).
213
Secondo l 'uso generale del termine ljlux~ nel!' Apocalisse si può tradurre -càç ljlux&ç
con persone vive. La traduzione anima collocherebbe l'espressione nel! 'ambito im-
proprio del dualismo antropologico greco.
214
Il doppio oLii/a causa mette in parallelo i due stichi che lo contengono. Il flusso
comunicativo del discorso inizia con un tono narrativo disteso, per poi restringersi e

116
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Cbiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

6, l O E urlarono 215 a gran voce dicendo:


"Fino a quando
-tu che sei il padrone, il santo e verace216 ! -,
non giudichi e non vendichi il nostro sangue
da coloro che hanno la casa sulla terra217 ?"
6, Il E fu data loro, a ciascuno, una veste bianca
e fu detto loro
che si riposeranno ancora per un tempo breve
fino a che siano completati
e i loro compagni di servizio
e i loro fratelli
quelli che stanno per essere uccisi come anche
loro218 •

2.3. Sesto sigillo: gli sconvolgimenti cosmici e il "grande giorno"


(6,12-17)

6,12 Kaì. Elòov,


on ~voL~Ev t~v mflpayiùa t~v EK't"TJV,
KOCÌ. OELOj.LÒç j.LÉyaç ÈyÉVHO
KOCÌ. O~ÀLOç ÈyÉVHO j.LÉÀaç
wç (J(lKKOç 't"PLXLVOç
KaÌ. ~ OEÀ~VTJ OÀTJ ÈyÉvno
< T
wç OCLj.LOC
6,13 KaÌ. ol àmÉpEç mu oùpocvou ETIEoocv EÌ.ç -c~v yfw.
wç OUKTJ I3<XUE L mÙç ÒAUv9ouç a.Ùti'Jç

concentrarsi proprio mediante il fenomeno letterario del parallelismo stretto: la parola


di Dio e la sua testimonianza emergono e si impongono all'attenzione.
215
L'aoristo 'l.xpaf,a.vlurlarono esprime un grido puntualizzato nel tempo (diversamente
dal presente continuato di Kpa(ELista gridando di 12,2) che diventa quindi uno scatto,
l'esplosione drammatica di un urlo improwiso.
216
Si tratta di un'espressione parentetica. Il nominativo con l'articolo ha il valore di
vocativo e ciò determina un crescendo drammatico: Dio padrone è santo e verace e
quindi non impotente né indifferente di fronte al sangue dei martiri. Ciò conferisce un
tono emotivo ancora più intenso alla loro domanda che, ricollegandosi direttamente a
!'wç TTOtE/jìno a quando, vuole conoscere i tempi dell'intervento divino.
217
Si nota una certa insistenza sull'avere la propria abitazione sulla terra. Si tratta dei
protagonisti del sistema terrestre.
218
Si ha in 6, Il un raggruppamento letterario a tre elementi, caratterizzato dallo stesso
pronome posto, nel greco, alla fine di ciascuno dei tre stichi (a.ùrwv, autwv, a.ùtoUloro,
essi). Si sviluppa una certa pressione letteraria, che mette in evidenza il gruppo dei
martiri a cui il pronome corrisponde.
Apocalisse di Giovanni

lJTIÒ à.vij.J.OU J.l.EYUÀOU OELOJ.LÉVT],


6, 14 Kcxl ooùpa:vòç à.m:xwp (oe..,
wç PLPHov ÉÀLO<JOj.J.EVOV
KIXÌ. TTIXV opoç KIXÌ. vf)ooç ÈK 'tWV 't01TWV IXÙ'tWV ÈKLV~9TJOIXV.
6,15 Ka:ì. oi. Pa:oLÀE'iç -rf)ç yf)ç
-
KIX 'L O'L J.l.EY LO'tiXVEç
KIXÌ. OÌ. XLÀLapXOL
KIXÌ. OL 1TÀOlJ<JLOL
KaÌ. oi. i.oxupoì.
Kaì. niiç òoDÀoç
KCxL ÈÀEU9Epoç
EKpmjra:v Éau-roùç EÌ.ç -rà on~Àa La Ka ì. EÌ.ç -ràç nÉ'tpaç
-rwv ÒpÉwv
6,16 KaÌ. ÀÉyoooLV 'tOLç OpEOLV KIXÌ. 'tiXLç 1TÉ'tp1XLç"
TIÉOE'tE È<fl' ~j.J.iiç KIX Ì. Kpuljra'tE ~j.J./iç
IÌTIÒ 1TpOOW1TOU 'tOU KIX9T]j.J.ÉVOU ÈTIÌ. 'tOU 9povou
KIXL IX1TO 'tT)ç opyT)ç 'tOU apVLOU,
' ' ' .... ' .... .... ' l

6,17 on ~À9Ev ~ ~J.l.Épa: ~ J.l.EYUÀTJ -rf)ç òpyf)ç aù-rwv 219


,

Kaì. -r l.ç M va-ra L o-raef)va L;

6, 12 E vidi 220

219
Ira di Dio, dell'agnello o di tutti e due? Alcune incertezze nella tradizione mano-
scritta mostrano che il problema si era posto: troviamo il plurale a{rrwv in S C, molti
minuscoli, versioni latine e siriache; il singolare aÙ't"où è testimoniato da A, molti ma-
iuscoli e Primasio. Le autorità dei codici si bilanciano: è più spiegabile- usando quin-
di il criterio della lectio difficilior e che giustifica l'altra derivata- il singolare aÙ't"où,
"dell'Agnello", o il plurale aùcwv, "di Dio e dell'Agnello"? Non è facile rispondere. Il
plurale, più conforme a tutto il contesto prossimo e remoto (cfr. 19,15 in cui, pur in un
contesto cristologico, l'òpy~ è attribuita a Dio e 14,15 in cui il gran giorno è attribuito
sempre a Dio), può essere stato messo al singolare per farlo corrispondere alla òpyfìç
wù apv(ou immediatamente precedente. Oppure, preferibilmente, il singolare cfìç
òpyfìç aÙ't"où è stato messo al plurale proprio per le esigenze di contesto menzionate.
220
Il brano di 6,12-17 presenta una costruzione letteraria particolarmente elaborata,
che riesce a incutere nel lettore/ascoltatore un senso drammatico, di terrore. Dopo la
consueta introduzione propria dell'inizio di un sigillo, l'Autore presenta uno sviluppo
letterario che consta di due serie settenarie, indicanti la prima lo stravolgimento degli
elementi naturali e la seconda la reazione umana di terrore con le sue implicazioni.
Lo schema settenario aggiunge al racconto un senso di assoluto e di radicalità. C'è
uno sviluppo letterario in crescendo quando si passa dalla prima serie, riguardante
il creato, alla reazione degli uomini nella seconda, la quale, per di più, si conclude
con un grido disperato. Le due serie settenarie si concludono con una clausola tipica,
inglobante due elementi di ciascuna delle due serie: 6,14 KIIL1TéiV opoç KIIL vfìooç/e
ogni monte e isola e 6,15 Kalnéiç lioùÀoç KrÙ ÈÀEUSEpoç/e ogni schiavo e libero. Nello

11 R
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Cbiesa, come primizia deU'umaaiti nuova (4,1-22,5)

quando aprì il sigillo, il sesto,


e un terremoto grande avvenne;
e il sole divenne nero
come un sacco di crine;
e la luna intera divenne
come sangue;
6,13 e le stelle del cielo caddero sulla terra,
come un albero di fichi getta via i suoi fichi imma-
turi
scosso da un vento impetuoso,
6,14 e il cielo fu allontanato via
come un rotolo che si avvolge.
Ed ogni monte ed isola dai loro posti furono rimossi.
6, 15 E i re della terra
e i grandi
e i comandanti militari
e i ricchi
e i forti
e ogni schiavo
e libero
si nascosero verso le spelonche e le rocce dei monti.
6,16 E dicono ai monti e alle pietre:
"cadete su di noi e nascondeteci
dal volto di colui che siede sul trono
e dall'ira dcll 'Agnello!"
6,17 Poiché venne il giorno, quello grande, della loro ira
e chi può stare in piedi?

2.4. Sesto sigiUo: i 144.000 segnati (7,1-8)

7, l MHà ·muto Elc5ov tÉooa.pa.ç à.yyÉÀouç


t ... ' ' ' l l ..... ...
EOtWta.ç E1TL ta.ç tEOOa.pa.ç YWVLa.ç tT]ç yT]ç,
Kpa.touvta.ç toùç tÉooa.pa.ç à.vÉIJ.ouç tf]ç yf]ç
'(va 1.1-~ TIVÉTJ aVEIJ.Oç
È1T ì. tf]ç yf]ç

sviluppo della prima serie troviamo intercalate di seguito quattro ricorrenze tipiche,
inizianti con wçlcome, che introducono una spiegazione. Tutte queste caratteristiche
comportano un livello notevole di raffinatezza letteraria. L'Autore, infatti, vuole nar-
rare, insegnare, far sentire.
ApocaHsse di Giovanni

ll~'tE EiTÌ. •flç 9ttMOOT]ç


ll~'tE E:nì. miv 0Évopov 221 •
7,2 Kaì. ELOOV &Uov ayyEÀOV
àvapal.vovm Ù1TÒ àvat"oÀfJç ~Hou
EXOV't"a o<flpay'ifu 9Eou ( wvt"oç,
KaÌ. EKpa~Ev <flwvu llEYctÀ1J •o'iç •Éooapow àyyÉÀoLç
ol.ç E:MST] aùniiç àOLKTJOaL •~v yfJv KClÌ. t"~v M').aaoav
7,3 ÀÉywv·
Il~ ÙOLK~OTJ't"E
t"~v yflv
IJ.~t"E t"~v 9&').aooav
Il~t"E •à Mvopa,
axpL o<flpayLoWIJ.EV t"OÙç 00\JÀouç t"OU 9EOU ~IJ.WV EnÌ.
t"WV IJ.Et"W1TWV aÙt"WV.
7,4 Kaì. ~Koooa t"Òv àpL91J.ÒV t"WV E:o<jJpayLOIJ.Évwv,
ÈKat"Òv t"EOOEpocKovm t"ÉooapEç XLÀLOCÙEç,
E:o<jJpayLOIJ.ÉVoL ÈK iTOCOTJç <jJuÀfJç utwv 'Iopa~').·
7,5 EK <fluÀfJç 'loooa ow&Ka XLÀLOCOEç E:o<flpayLoiJ.ÉvoL,
EK <fluÀfJç 'Pouj3~v ow&:Ka XLÀLOCÙEç,
EK <fluÀfJç rào OWOEKa XLÀLOCOEç,
7,6 ÈK <fluÀfJç 'Ao~p ow&:Ka XLÀLoc&:ç,
EK <fluÀfJç NE<jJ9aÀÌ.IJ. ow&:Ka XLÀLOCOEç,
EK <fluÀfJç MavaoofJ ow&:Ka XLÀLocOEç,
7,7 EK <fluÀfJç LUIJ.E<ilv ow&:Ka XLÀLoc&ç,
EK <fluÀfJç AEuì. OWOEKa XLÀLoc&:ç,
EK <jJu').fJç 'Iooaxàp owùEKa XLÀLocOEç,
7,8 ÈK <fluÀfJç ZCl~ouÀC:w ow&:Ka XLÀLoc&:ç,
EK <fluÀfJç 'Iwo~<P ow&Ka XLÀLoc&:ç,
EK <jluÀfJç BEVLCliJ.Ì.V ow&Ka XLÀLOCOEç EO<jJpayLOIJ.ÉVOL.

7, l Dopo ciò vidi quattro angeli:


stavano in piedi sui quattro angoli della terra,
tenevano con forza i quattro venti della terra
in modo che non soffiasse vento
sulla terra
né sul mare

221 Il passo ha una sua elaborazione letteraria rilevabile nell'assenza di Ka:( e nell'uso
dei participi (wtwta:ç, Kpa:touvta:ç) e della subordinazione ((va:). Si nota un certo ritmo,
che è come scandito dalla ripetizione di tÉooa:pa:ç e di tf)ç yf)ç e concluso dal duplice
f!~tE finale.

120
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

né su qualunque albero.
7,2 E vidi un altro angelo:
saliva dalla parte dove sorge il sole,
aveva il sigillo del Dio vivente
e gridò a gran voce ai quattro angeli,
ai quali era stato dato di danneggiare la terra e il
mare,
7,3 dicendo:
"Non danneggiate
la terra
né il mare
né gli alberi
fino a quando abbiamo sigillato i servitori del no-
stro Dio sulle loro fronti."
7,4 E udii il numero di quelli che erano stati sigillati:
centoquarantaquattromila,
sigillati da ogni tribù dei figli di Israele.
7,5 Dalla tribù di Giuda dodicimila sigillati,
dalla tribù di Ruben dodicimila,
dalla tribù di Gad dodicimila,
7,6 dalla tribù di Asher dodicimila,
dalla tribù di Neftali dodicimila,
dalla tribù di Manasse dodicimila,
7,7 dalla tribù di Simeone dodicimila,
dalla tribù di Levi dodicimila,
dalla tribù di Issacar dodicimila,
7,8 dalla tribù di Zabulon dodicimila,
dalla tribù di Giuseppe dodicimila,
dalla tribù di Beniamino dodicimila sigillati222 •

2.5. Sesto sigillo: la moltitudine dei salvati (7,9-17)

7,9 MEtà taD"ta EicSov,


Kaì. icSoù oxÀ.oc;; noÀ.uc;;,
OV à.pL9j.J.f]OaL aUtÒV OÙÙEÌ.ç ÈòlJvatO,
ÈK nav1Òç €9vouc;; KaÌ. <jluÀ.wv KaÌ. ).awv KaÌ. yÀ.waawv

222
Inquadrata tra due ~o<j>pay~oJ.LÉVOLisigillati (7,4 e 7,8) che fanno da inclusione, si ha
l'enumerazione dettagliata delle dodici tribù, veicolata dal sintagma ricorrente dodici
VO)te OWiìEK!t X~ÀLIIIìEç/dodicimi/a.
ApocaUsse di Giovaooi

ÈO'tWtEç Èvwnov -rou 9p6vou KO:L Èvwnov 'tOU à.pv(ou


1TEplPEPÀTJj..L€vouç223 OtOÀÒ:ç ÀEUKttç KO:L ctJoLVlKEç Èv -ro:iç
XEPOLV O:Ù'tWV,
7,10 KCÙ Kpci(OUOlV ctJWtilf.LEYciÀlJ ÀÉyOV'tEç"
~ OW'tTJpLO: -rei) 9EQ ~f.LWV
'tQ K0:9TJj..LÉVty È1TL 'tci) 9pOVty
KO:L -rei) à.pv(c.y.
7,11 Ko:L TicivtEç ol &yyEÀOL
ELO't~Kuoo:v KlJKÀty -rou 9p6vou KO:L -rwv 1TpEoPu-rÉpwv KO:L
-rwv 'tEOocipwv (~w v
KO:L E1TEOo:v Èvwnov -rou 9p6vou ÈlTL -rà 1rp6ow1To: o:ù-rwv
KO:L 1TpOOEKUVTJOO:V -rei) 9EQ
7, 12 ÀÉyovtEç
Ùj..L~V,
~ EÙÀoy(o:
KO:L ~ .S6ço:
KO:L ~ oO<jl(o:
KO:L ~ EÙXO:P LO't (o:
KO:L ~ 'tlf.L~
KO:L ~ OUVO:f.L Lç
Ko:L ~ toxùç
-rQ 9EQ ~f.LWV Elç -roùç a:ì.wvo:ç -rwv alwvwv·
Ùj..L~V 224 •
7,13 Ko:L Ù1TEKpL9TJ Etç ÈK -rwv 1TpEOpu-rÉpwv ÀÉywv f.LOL'
OU'tOl OL1TEPLPEPÀTJj..LÉVOL -ràç O'tOMç 'tttç ÀEUKttç
-r(vEç ELOLV KO:L 1T69Ev ~À9ov;
7,14 KO:L E'LpTJKO: o:ÙtQ·

223
L'accusativo 1TE'pLJ}E:JlÀllJ.1~vouç dipende da doov di 7,9 che viene così richiamato,
costituendo anche qui una certa inclusione. Da notare la brusca variazione gram-
maticale dal nominativo i:a·n3nç all'accusativo 1TE'pLJ}E:JlÀllJ.1Évouç; anche in questo
caso l'anomalia era avvertita: il Sinaitico, vari minuscoli e la maggioranza dei codici
greci che seguono il testo del commento di Andrea di Cesarea hanno il nominativo
1TE'pLJ}E:JlÀl11J.ÉVOL. Se ne ha una spiegazione grammaticale soddisfacente, ricollegando
l'accusativo con EIOov.
224
C'è un problema di critica testuale concernente il secondo IÌIJ.~V, il quale è omesso
da C, da una decina di minuscoli, da Fulgenzio, Primasio e qualche codice di Andrea
di Cesarea; è attestato invece da S A P 046, molti minuscoli, Vetus Latina, Vulgata e
altre traduzioni. L'autorità delle testimonianze per la presenza di àf,1~v è evidentemente
preponderante (cfr. METZGER, A Textual, 742). L'omissione si può spiegare col fatto
che la presenza del primo IÌIJ.~V abbia fatto apparire superfluo il secondo. Mantenendo
quindi i due aiJ.~V si ha una chiara inclusione letteraria: gli attributi dati a Dio che, in
quanto sette, indicano una totalità, sono come racchiusi tra i due IÌ!J.~V.

122
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cblesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

l , ' ? s:
KUpLE IJ.OU, <JU OLuaç;.
KaÌ. ElTTÉV IJ.OL'
OU't'OL EL<JLV OL ÈPXOIJ.EVOL ÈK ti'Jç; eHtjtEwç; ti'Jç; IJ.EYtXÀT]ç;
KaÌ. ETTÀuvav tàç; amÀàç; aùtwv
KaÌ. ÈÀEvKavav aùtàç; Èv tQ a'(IJ.an tou àpv(ou.
7,15 OUl 'tOU'tO EL<JLV ÈVWTTLOV 'tOU ep6vou 'tOU 9Eou
KaÌ. ÀatpEoouaw aùtQ ~IJ.Épaç; KaÌ. vuKtÒç; Èv tQ vaQ aùtou,
KaÌ. 6 Ka9~1J.EVOç; ÈTTÌ. 't'OU 9pOVOU <JKT]VW<JEL ÈTT' aÙtouç;.
7,16 OU TTELV!l<JOU<HV E't'L
' l "

oÙOÈ OLtjt~aouaw EH
oÙOÈ Il~ TTÉ01J ÈTT' aùtoùç; 6 ~Àwç;
oÙOÈ miv KIXUf.Ul,
7,17 O't'L tÒ àpv[ov- tÒ àvà IJ.ÉOOV 't'OU 9povou-
TTOLIJ.IlVELIXÙtoÙç;
KaÌ. OOT]y~aEL aùtoùç; ÈTTÌ. (wfJç; TTT]yàç; uootwv,
KaÌ. Èl;aÀEttjtEL 6 9Eòç; uiiv OOKpuov ÈK twv &peaÀf!wv aùtwv.

7,9 Dopo questo vidi:


ed ecco Wla moltitudine grande
che nessuno poteva numerare
da ogni nazione e tribù e popoli e lingue 225 ,
persone che stavano in piedi davanti al trono e davanti
all'Agnello.
Le vedevo avvolte in vesti bianche e delle palme erano
nelle loro mani 226 •
7,10 E gridano a gran voce dicendo:
"La salvezza al nostro Dio
che sta seduto sul trono
e all'Agnello!"
7, Il E tutti gli angeli
stettero in piedi intorno al trono e ai presbiteri e ai quattro
viventi
e caddero sulla loro faccia davanti al trono
e adorarono Dio,

225
Gruppo singolo di quattro elementi.
126
In un gruppo di quattro elementi (7,9) sono indicate delle caratteristiche di oxÀoç
rroÀvç/moltitudine grande. L'accusativo TTEpLjl€PÀT]I.J.Évouç/avvo/ti in vesti esige un ver-
bum videndi di cui è oggetto.

123
Apocalisse di Giovanni

7,12 dicendo 227 :


"Amen!
La benedizione
e la gloria
e la sapienza
e il ringraziamento
e l'onore
e la potenza
e l'energia
al nostro Dio per i secoli dei secoli.
Amen!"
7,13 E rispose uno dei presbiteri dicendomi:
"Questi, che sono avvolti in quelle vesti bianche228 ,
chi sono e donde vengono?"
7,14 E dissi a lui:
"Signore mio, tu sai!"
E mi disse:
"Questi sono coloro che stanno venendo dalla tribolazio-
ne, quella grande,
e lavarono le loro vesti
e le resero bianche nel sangue de li' Agnello.
7, 15 Per questo sono davanti al trono di Dio
e gli prestano culto giorno e notte nel suo
tempio;
e Colui che sta seduto sul trono metterà la
tenda su di loro:
7,16 non avranno più fame
né avranno più sete
né dovrà cadere su di essi il sole
né qualunque calore,
7,17 poiché l'Agnello - che sale verso la centra-
lità del trono -
li pascerà
e li condurrà verso sorgenti di acque
di vita
e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro
occhi."

227
Il verbo 'J..Éyovnç/dicendo esplicita in termini di parole quanto è contenuto nell'ado-
razione espressa nel parallelismo sinonimico di 7, 11. Si ha poi una dossologia racchiusa
tra i due lifl~v/amen di 7, 12 che fanno da inclusione e che è formata da sette elementi.
228 L'articolo ripetuto (ràç otoAàç tàç ÀEUKaç//e vesti quelle bianche) richiama e accen-

tua l'attenzione sulle vesti bianche già viste.

124
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

3. Sezione delle trombe (8,1-11,14)

3.1. L'apertura del settimo sigillo (8,1-6)

8,1 Kaì. otav ~voL.;Ev t~v o<!Jpayi.Oo: t~v ÈPbOIJTJV,


ÈyÉvEto OL y~ Èv te\) oùpavt\)
wç ~IJLWpwv 229 •
8,2 Kaì. dùov toùç Ètrtà àyyÉÀouç
o'Ì. Èvwmov 'tOU 9EOU ÈO't~KilOLV,
Kaì. M69TJoav aùtoi.ç Èmà ociA.myyEç.
8,3 Kaì. &Uoç &yyEA.oç ~A.9EV
KO:Ì. Èo-ra9Tj ÈTIÌ. 'tOU 9UOL!lO'tTjpl.ou EXWV ALPtxvw-ròv xpuoouv,
KO:Ì. Èb09Tj aÙ'rQ eu~!LcliJ!ltll 1TOAM,
'(va ÙWOH 230 -rai.ç 1TpOOEUXIXÌ.ç 'tWV ày(wv 1TclV'tWV
ÈTIÌ. tÒ 9UOLIXO't~pLOV 'tÒ XPUOOUV tÒ ÈVW1TLOV 'tOU
8p6vou.
8,4 K!lÌ. àvÉPTJ Ò KlllTVÒç 'tWV 8UIJLIXIJcl'tWV
mi.ç 1TpOOEUXUÌ.ç 'tWV ày(wv ÈK XHpÒç 'tOU àyyÉAou
Èvwmov wu 9Eoi>.
8,5 K!lÌ. E'O..TJ<!JEV OayyEÀOç tÒV ÀLI3aVWtÒV
K!lÌ. ÈyÉIJLOEV aÙ'tÒV ÈK 'tOU lTUpÒç 'tOU 9UOL!lO'tT]pLOU
KaÌ. Ej3a.ÀEV ELç t~v yf)v,
KaÌ. ÈyÉvovto ppovtaì. KaÌ. <!Jwvaì. KaÌ. ào-rpamr.ì. KaÌ. OHOIJOç.
8,6 Kaì. ol ÈTI-rà &yyEÀOL
ol EXOV'tEç -ràç Ètrtà oaÀTIL yyaç
TjtOLIJ!lOIXV llUtOUç LVIX OIX À'TTLOWOLV.
~ , ' ' t/ '

8, l E quando aprì il sigillo, il settimo,


avvenne un silenzio nel cielo
come per una mezz'ora231 •
8,2 E vidi i sette angeli

229
Si spiega l'indicazione temporale wçrg.LLwpLOv!come per mezz'ora (lezione di A C
91 97 che sembra preferibile, come /ectio difficilior a ~IJ.LWptov di S P e molti altri;
lÌIJ.twptov è la forma greca usuale), che corrisponde alla durata della scena descritta.
230
Il futuro irregolare dopo '[va che esigerebbe il congiuntivo sottolinea la continuità
dell'azione dell'angelo anche in futuro.
231
Non è esatta la traduzione circa mezz'ora, perché si tratta di un riferimento di espe-
rienza umana abbinato a un fatto trascendente. In questi casi wç!come ha il valore di
"as it w ere" (cfr. DANKER, A Greek-English, il 03-ll 06).

125
Apocalisse di Giovanni

-quelli che stanno davanti a Dio 232 ! -


e furono date loro sette trombe.
8,3 E venne un altro angelo
e stette in piedi sull'altare tenendo un turibolo d'oro:
e gli furono dati molti incensi
affinché li ponesse, continuatamente alle preghiere
di tutti i santi,
sull'altare d'oro davanti al trono.
8,4 E ascese il fumo degli incensi
dato alle preghiere di tutti i santi dalla mano dell'angelo
al cospetto di Dio.
8,5 E afferrò l'angelo il turibolo
e lo riempì del fuoco dell'altare
e lo lanciò verso la terra:
e avvennero tuoni e voci e lampi e un terremoto 233 •
8,6 E i sette angeli
- quelli che avevano le sette trombe -
si prepararono per suonare le trombe.

3.2. Le prime quattro trombe (8,7-12)

8,7 Kaì. ò npwtoç ÈaaÀ.maev·


KllL ÈyÉVE"CO XaÀ.a(a KllÌ. lTUp IJ.EIJ.LYIJ.ÉVa ÈV a'tiJ.IltL
KaÌ. ÈpÀ.~8T) elç t~v yf)v,
KllL tÒ tp( "COV tfJç yfJç Kll"CEKaT)
KllL tÒ t p ( "COV "CWV 0Évc5pwv KlltEKaT)
KllL néiç xoptoç XÀ.WpÒç KlltEKaT).
8 ,8 ' t S:- , , ~
KllL O ut:UtEpOç ayyE.11.0ç ' , ~
EO!l11.1TLOEV"
KllL Wç opoç IJ.Éya 1TUpÌ. KllLÙIJ.EVOV ÈPÀ.~81") ELç ~v eaÀ.aaaav,
Klll ÈyÉVELO t"Ò t"pt "COV tfJç 8aÀ.CiOOT)ç llLIJ.Il
8,9 KaÌ. ànÉ8aVEV tÒ tp(tov tWV KtLO~tWV tWV Èv tfl 8aÀ.àaalJ,
tà ì;xovta I!JUxàç,
KaÌ. tÒ t p( "COV tWV TIÀ.OlWV 0LE!j>8&pT)OilV.

212
Non si tratta qui di una semplice indicazione tautologica. C'è, nel ricordare che i
sette angeli sono vicini a Dio, l'intento di richiamare l'attenzione alla loro altissima
dignità.
m Tutto il v. 8,5 presenta una costruzione letteraria raffinata: al perfetto E'Lì..T)Ij>Ev/
afferrò, che indica l'azione continuata dell'angelo che prende il turibolo e lo tiene
saldamente in mano, seguono i tre aoristi puntuali ordinati da KaLie: ÈyÉflLOEvlriempì,
Ej3aÀEvllanciò, ÈyÉvov-r:o/avvennero.

126
Seconda parte: La risposta e la tnila della Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

8,10 Kaì. ò tpl:roç liyyEA.oç ÈOOÀlTLOEV'


K«Ì. E1TEOEV EK "CCÙ oupavou Ù<J't~p j.J.Éyaç
KaLéj.J.Evoç Wç Àai.J.1Tàç
KaÌ. ETTE<JEV ElTÌ. 't"Ò 'tpL "COV "CWV 1TO"Clli.J.WV KaÌ. ETTÌ. tàç mwàç
twvu&hwv,
8,11 o
KaÌ. tÒ OVOi.J.a tou àotÉpoç ÀÉyHaL "A1jnv8oç,
KUÌ. EYÉVHO "CÒ tp( "COV "CWV UÙ<ltWV ELç aljnv8ov
KaÌ. noUoì. twv ùv8pwnwv ànÉSavov EK twv ooatwv
tf , , e
O't"LETILKpav ~oav.
8,12 Kaì. o tÉ'taptoç &yyEÀoç ÈmiÀnL<JEV'
KaÌ. ÈTIÀ~y~ tÒ tp(tov tou ~Hou
KllÌ. 't"Ò t p L"CO V tfJç OEÀ~V~ç
KaÌ. tÒ tpL't"OV "CWV ÙotÉpwv
'[va oKonoeu tò tp( tov aòtwv
K«Ì. ~ ~j.J.Épa Il~ <!>&.vu 't"Ò tpL't"OV autfJç
KaÌ. ~ vùç Òj.J.o(wç.

8, 7 E il primo suonò la tromba234


e si svilupparono grandine e fuoco mescolati a sangue
e furono gettati sulla terra
e il terzo della terra fu bruciato
e il terzo degli alberi fu bruciato
e ogni erba verde fu bruciata235 •
8,8 E il secondo angelo suonò la tromba
e, come un monte grande ardente di fuoco, fu gettato nel
mare:
e la terza parte del mare divenne sangue
8,9 e morì la terza parte delle creature che stanno nel mare,
quelle che hanno vita236,
e la terza parte delle navi furono distrutte.
8, l O E il terzo angelo suonò la tromba
e cadde dal cielo una stella grande,
ardente come torcia,

234 L'espressione Ko:l ò npwtoç È:oaÀmoEv/e il primo suonò ha una certa intensità let-
teraria, che viene ripresa aggiWigendo &yydoçlangelo e variando il numero ordinale
(&:utEpoç, tp[wç .. .lsecondo, terzo ... ) in 8,8.10.12; 9,1.13; 11,15.
235 Rilevante il raggruppamento temario di 8, 7, svolto sul filo del triplice KO:tEKall/
bruciatola.
236
Espressione con valore di parentesi esplicativa: delle creature che sono nel mare
solo quelle che hanno vita periscono.

127
Apocalisse di Giovanni

e cadde sulla terza parte dei fiumi e sulle sorgenti delle


acque237 :
8, Il - e il nome della stella è detto I' Assenzio238 -
e il terzo delle acque divenne assenzio
e molti degli uomini morirono a causa delle acque
poiché erano state rese amare239 •
8,12 E il quarto angelo suonò la tromba
e fu colpita la terza parte del sole
e la terza parte della luna
e la terza parte delle stelle
in modo che un terzo di loro fosse ottenebrato
e il giorno non avesse la terza parte della sua luce,
e, corrispondentemente, la notte24Q.

3.3. L'aquila e l'annunzio dei tre guai (8,13)

~Kouoa ÉvÒç
8,13 Kat ELc5ov, Kat
, . ckroù
,
'llHOI..I.EVOU EV I..I.EOOUpaVT)I..I.ULL
ÀÉyovwç <f>wvfli..I.EY&.krr
' ' OOOL
OUUL ' ' OOOL ' \

'WÙç KU'tOLKOUV'taç ÈTIL 'tfìç yfìç


ÈK 't WV ).o Lm;)v <f>wvwv 'tfìç a&.A.m yyoç
'tWV 'tpLWV èJ.yyÉJ...wv 'tWV !..I.EÀÀOV'tWV oaÀTIL(ELV.

8, 13 E vidi e udii un'aquila


che stava volando allo zenith 241
e diceva a gran voce:
"Guai, guai, guai 242 !

237
L'espressione e sulle sorgenti di acqua- omessa dal codice A, ma accettata nor-
malmente nelle edizioni critiche - ha solo una funzione accentuativa rispetto ai fiumi.
238
Espressione parentetica esplicativa.
239
Di nuovo un'espressione parentetica che si stacca dal flusso narrativo immediato.
240
In 8,12 c'è un gruppo letterario temario imperniato su tò tp(tov//a terza parte. Le
conseguenze di ÉnÀi)yTJljù colpita sono sviluppate in un altro gruppo temario, con la
variante letteraria tipica del terzo elemento KtÙ ~ vùl; Ò)J.o[wçle, corrispondentemente
la notte.
241
Il termine greco ~~ooupavf)IJ.Un è proprio della geografia e de li' astronomia e indica
il punto centrale, il più alto del cielo, Io zenith.
242
I tre guai formano anzitutto una loro unità completa a sistema chiuso, che vuole
indicare tre minacce spaventose, non ancora precisate. Successivamente verrà indicato

128
SKonda parte: La risposta e la traftla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

A coloro che hanno la casa sulla terra,


da parte dei rimanenti squilli di tromba,
quelli dei tre angeli che stanno per suonare."

3.4. La quinta tromba e il primo "guai": le cavallette (9,1-12)

9,1 Kat ò iTÉj.Lmoç &yyE'Aoç Èmi'AmoEV'


KaL Eioov àotÉpa ÈK tou oùpavou nEntwKota ELç t~v yf)v,
KaL È009TJ aùtQ ~ KÀEÌ-ç tou <tJpÉatoç tf)ç àpuooou
9,2 Kat ~voL.;Ev tò <tJpÉap tf)ç àpuooou,
KaL àvÉPTJ Kanvòç ÈK tou <tJpÉawç
Wç KalTVÒç Kaj.LLVOU j.LEyaÀT]ç,
KaL ÈOKOtW9T] Ò ~ÀLOç KaL Ò à~p 243 ÈK tou Kanvou tou <tJpÉatoç.
9,3 KaL ÈK tou KaiTVOU Èçf}'A9ov ÙKpLÙEç Elç t~V yf)v,
KaL È009TJ aùtatç Èçooo(a
wç EXOUOLV Èçouo(av oi. OKOplTLOL tf}ç yf}ç.
9,4 KaL ÈppÉ9T] aùta'iç
'(va j.L~ ÙOLK~OOUOLV tÒV XOptOV tf)ç yf}ç
oÙOÈ miv x'Awpòv
oÙOÈ niiv oÉvopov.
Et j.L ~ wùç &vepwnouç
o'[ nvEç oÙK Exouaw t~v a<Ppay'ioa tou 9EOu ÈTIL twv
j.LEtWiTWV.
9,5 KaÌ. È009TJ aùto'iç
'[va j.L~ ÙiTOKtELVWOLV aÙtouç,
àU' 'L va j}aoavwe~oovtaL j.Lf)vaç nÉvtE,
KaL ò paoavLoj.LÒç aùtwv
Anr~ , , v , , e
wç ..,....oavLoj.Loç oKopmou otav naLOlJ av pwnov.
9,6 ' ' .... (
KaL EV taLç T]j.LEpaLç EKHVaLç, ' l

(T]t~OOOOLV oi.l!t.v9pWiTOL tÒV 9avatOV


KaL' ou, j.LTJ EUPTJOOUOLV
~ ' \ ' '
autov,
KaL È1TL9Uj.L~OOOOLV Ùno9aVELV

dove e come si svolgeranno. Il termine oua.Uguai regge normalmente il dativo. La


costruzione a senso con l'accusativo, che diventa accusativo di relazione, indica che
si tratta di una minaccia che incombe globalmente, al punto che verrà anche personi-
ficata (9, 12).
243
Nell'espressione ÉcrKO't'W61'] ò ~À.Loç Ka.t ò d:~p, il singolare ÈcrKO't'W6TJ può essere tra-
dotto al plurale, per conservare l'effetto unitario dei due maschili singolari collegati (ò
~À.Loç Ka.t ò d:~p) che in italiano si perde.

129
Apocalisse di Giovanni

KIXL <PE=uyEL ò eavat"Oç lhr' aù-rwv.


9,7 Kaì. -rà ÒIJ.OLW~J.a-ra -rwv ÙKp[owv
OIJ.OLa 'LmroLç ~"tOLIJ.IXO!JÉVoLç dç 1TOÀEIJOV,
KaÌ. È1TÌ. -ràç KE<j>aì..àç aù-rwv
wç o-rÉ4JavoL OIJOLOL xpooQ,
KaÌ. -rà -rrp6ow-rra aù-rwv
wç -rrpoow-rra àv9pw-rrwv,
' "'
9,8 KIXL ELXOV 1PLX1Xç '
wç -rp[xaç yuvaLKWV,
KIXL olòoov-rEç aù-rwv
c 1 ' 1'
wç 11.Eov-rwv T)Oav,
9,9 Kaì. Elxov 9wpaKaç
wç 9wpaKaç OLOT)pouç,
Kaì. ~ 4Jwvi] -rwv -rr-rEpuywv aù-rwv
wç 4Jwv~ Ctpfuhwv 'L-rr-rrwv 1TOÀÀWV 1PEXOV"tWV ELç 1TOÀEIJOV,
9,10 KaÌ. EXOOOLV oùpàç
( l ' ' l
OIJOLaç OKOp1TLOLç KIXL KEV"tpa
KaÌ. Èv -ral.ç oùpal.ç aù-rwv ~ Èçouo[a aù-rwv
ÙOLKi)oaL -roùç àv9pw-rrouç !Jiìvaç -rrÉv-rE,
9,11 EXOUOLv È-rr' aù-rwv paoLì..Éa -ròv &yyEÀov -riìç àpoooou,
ovo~J.a aù-rQ 'Eppa"Lo-rì. 'AI3aMwv,
Kaì. Èv -ru 'EUT)VLKU ovo~J.a EXEL 'A-rroUuwv.
9,12 'H oùaì. ~ IJ.La à-rriìì..9ev· l.ooù EPXHIXL En Mo oùaì. !JHÙ -rau-ra.

9,1 E il quinto angelo suonò la tromba


e vidi una stella caduta dal cielo sulla terra
e le fu data la chiave del pozzo dell'abisso.
9,2 E apri il pozzo dell'abisso
e salì fumo dal pozzo
come fumo di una grande fornace,
e furono ottenebrati il sole e l'atmosfera in forza del fumo
del pozzo.
9,3 E dal fumo uscirono delle cavallette sulla terra:
e fu dato loro un potere
come il potere che hanno gli scorpioni della terra.
9,4 E fu detto loro
che non molestassero l'erba della terra
né qualunque forma di verde
né qualunque albero
ma solo gli uomini,

130
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

quelli che non hanno il sigillo di Dio sulla fronte.


9,5 E fu dato loro
non di ucciderli
ma che siano tormentati cinque mesi
e il loro tormento
è come il tormento di uno scorpione quando colpisce un
uomo.
9,6 E in quei giorni
cercheranno gli uomini la morte
e non riusciranno a trovarla
e brameranno di morire
e la morte fuggirà da loro.
9,7 E le figure 244 delle cavallette
sono corrispondenti a cavalli preparati per la guerra;
e sulle loro teste
come corone corrispondenti all'oro;
e i loro volti
come volti di uomini;
9,8 e avevano 245 capelli
come capelli di donne;
e i loro denti erano
come di leoni;
9,9 e avevano corazze
come corazze di ferro;
e il rombo delle loro ali
come il rombo di molti cavalli quando corrono alla guer-
ra.
9,10 E hanno code
equivalenti agli scorpioni e pungiglioni246,
e nelle loro code sta il loro potere
di molestare gli uomini per cinque mesi.
9,11 Hanno come re su di loro l'angelo dell'abisso:
il suo nome in ebraico è Abaddon

244
Come in Paolo, il termine ~o(w~ tende ad avere il valore concreto di cosa che
somiglia, diverso dall'astratto somiglianza (ÒilOLWnJç). Nell'Apocalisse, sia il termine
ÒJ.Lo[w~, sia l'aggettivo ~owç tendono a collegare il simbolo con una realtà che gli è
corrispettiva, potremmo dire "corrispettivi concreti", o anche "figure".
245
Il verbo eixov costituisce una variante stilistica rispetto alle altre indicazioni con wç/
come che hanno semplicemente delle costruzioni nominali.
246
Viene ripresa la serie settenaria conclusa dei riferimenti con wçlcome, con l'allusio-
ne agli scorpioni di 9,3 e 9,5.

131
ApocaUsse di Giovanni

e nella lingua greca ha come nome Apollyon 247 •


9,12 Il primo guai è passato; ecco, verranno ancora due guai dopo di
questo.

3.5. La sesta tromba e il secondo guai: la cavalleria infernale


(9,13-21)

9,13 Kaì. ò EK'rOç ayyEÀOçÈOOCÀTILOEV"


KaÌ. ~Kouoa <Pwv~v IJ.Lav
ÈK 'tWV [nooocpwv]2 48 KEpOC'tWV 'tOU 9UOLaO'tTJpLOU
wu xpuoou
-rou 249 Èvwmov -rou 9EOu,
9,14 ÀÉyovra -rQ EK't~ à.yyH~. ò EXWV -r~v oocÀm yya ·
Àuoov roùç rÉooapaç à.yyÉÀouç
roùç OEÒEIJ.Évouç È'ITÌ. -rQ no-ra!J.Q rQ IJ.EyocÀ~ EÙ<jlpocru.
9,15 KaÌ. ÈÀ.U9Tjoav ol 'tÉooapEç ayyEÀOL
ol ~1"0LIJ.a01J.ÉVOL
E Ì.ç 't~V Wpav
' '
KaL' TJIJ.Epav
KaÌ. IJ.f]va
KaÌ. Èv L!WtOV,

247
Di nuovo una variazione stilistica: 'APa.liOwv ha una costruzione nominale,
'A TIOÀÀUwv una costruzione verbale.
248
Il testo presenta un problema di critica testuale, riguardante tEooapwv e, più in
generale, la provenienza della voce dai corni dell'altare. Il Sinaitico prima mano
omette la frase da f.LL«V a Kfpatwv: forse si tratta di una semplificazione. In effetti
tEooapwv è omesso da P"7 S' A 0207 e molti minuscoli. È questa la lezione preferibi-
le? Tmoapwv è testimoniato da P 046, molti minuscoli, Cipriano, Primasio, Andrea
di Cesarea, Areta. Secondo METZGER, A Textual, 74a, il peso della documentazione
esterna è bilanciato in parti uguali. Sembra allora preferibile la lezione con tfooapwv:
si spiega l'omissione o come caduta accidentale del termine o come semplificazione
del testo. Non si spiegherebbe invece l'aggiunta: anche l'opposizione con f.LLav e la
corrispondenza con i quattro angeli, dato che non assumono una rilevanza nel te-
sto, non si comprende come e perché potrebbero essere stati aggiunti. Mantenendo
nooapwv abbiamo allora una voce che è messa in rapporto non solo con l'altare, ma
esplicitamente con i suoi quattro angoli. KÉpaç ha infatti qui uno dei suoi valori nor-
mali: "Angoli piegati in forma di corno" (cfr. BAUER, Griechisch-deutsches). Questo
dettaglio concretizza: ci porta a pensare a ciò che vi è posto sopra. E sopra l'altare
sono immaginate come presenti delle voci: lo indica la costruzione grammaticale f.LLaV
EK twv [tmaapwv] KEpatwv.
249
Il genitivo dell'articolo viene ripetuto con una certa enfasi.

132
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

'(va ÙTTOK't"E ( vwo w 't"Ò 'P ("CC V 't" WV &vepwnwv.


9,16 Ko:l ò &pL8fJ.Òç 't"WV o'tpO:'t"EUfJ.!hwv 't"OÙ LTITILKOÙ ÙLOfJ.upuHìEç
fJ.UpuHiwv,
~KOOOO: 't"ÒV ÙpL81J.ÒV a\Ì't"WV.
9, l 7 Ka l OU't"Wç EIùov 't"OÙç '( iTiTOUç Èv 'tU opaOEL
Ko:l 't"OÙç K0:8T]fJ.Évouç ÈTI' o:Ù't"WV
EXOV'taç 8wpo:Ko:ç nup(vouç Ko:l UaKLV8(vouç Ko:l 8nwùnç,
KO:L al KE<j>o:Ào:l cWV 'LTilTWV
wç KE<j>aÀ.o:l À.EOV't"WV,
Kal ÈK 't"WV O't"OflclcWV aÙ't"WV
ÈKiTOpEVE'taL iTÙp Kal KanvÒç Ko:l 8ELOV.
9,18 ÙlTÒ -rwv cpLWV iTÀ.T]yWv 't"OVCWV
cliTEK'tclV8T]OaV 't"Ò 'tp LcOV 't"WV Ùv8pWiTWV,
ÈK 't"OÙ nupÒç KO:l 't"OÙ KOCiTVOÙ Kal 't"OÙ 8ELOU
't"OÙ ÈKlTOpEUOfJ.ÉVOU ÈK cWV O't"Oflcl't"WV OCÙ't"WV.
9,19 ~ yà.p Èl;ouo(oc 't"WV '[ iTiTWV Èv cQ O't"OIJ.an ocÙ't"WV Èonv Ko:l Èv 't"O:Lç
oùpo:l.ç o:Ù't"WV,
al.yà.p oùpo:l o:ù-rwv OfJ.OLaL o<j>EOLV,
EXOUOaL KE<j>o:À.à.ç Ko:l Èv aù-ro:l.ç ÙÙLKOÙOLV.
9,20 Ko:l ol. À.OLTTol 't"Wv &vepwnwv,
o'ì. OÙK cXlTEK'taVST]Oav Èv 't"O:Lç lTÀT]yo:'ì.ç 'taU't"O:Lç,
oùùÈ 250 fJ.E't"EVOTJOO:V ÈK -rwv Epywv 't"WV XE Lpwv aù't"wv,
'lva fl~ lTpOOKUV~OOUOLV 'tà. ÙO:LfJ.OVLO:
KO: l 'tà. E'LOWÀ.o:
'tà. xpuoéi
Ko:l -rà. &pyupéi

250
Ma si deve leggere proprio oOOÉ? Ci sono delle difficoltà nella tradizione manoscrit-
ta: oÙOÉ è testimoniato da P"' 7 S 046 e diversi minuscoli; troviamo oiitE in A P, diversi
minuscoli, Primasio, alcuni codici di Andrea di Cesarea. Il valore lessicale di oiltE è
praticamente equivalente a quello di oùOÉ: è impossibile, così, distinguere tra le due
forme in diverse traduzioni, come la Vetus Latina, la Vulgata e Cipriano. Troviamo
la semplice negazione où, senza un rapporto con la proposizione precedente, in C,
moltissimi minuscoli, nella traduzione armena, alcuni codici di Andrea di Cesarea,
Reato e Arete. L'autorità dei codici è decisamente in favore di oÙOÉ o outE, rispetto
alle quali où appare come una semplificazione e quindi lectio facilior. Tra le due forme
oOOÉ e outE quale preferire? l codici si bilanciano come autorità. Metzger e il Comitato
Internazionale preferiscono oùOÉ, perché outE può essere un'assimilazione di copisti
con gli outE che seguono (cfr. METZGER, A Textual, 744), ma il ragionamento si può
rovesciare: proprio per distinguere questa negazione da quelle che seguono, può es-
serci stata la tendenza in f>'\ 7 e nel Sinaitico a correggere con oùOÉ. In effetti l'autorità
di A e il fatto che oun, meno appropriata nel testo proprio per la ripetizione fatta poco
dopo, appaia come lectio difficilior, rendono oun leggermente preferibile a oÙOÉ.

133
Apocalisse di Giovanni

Ko:ì. -rà xa)..t<ii


KO:Ì. -rà H9LVO:
Ko:ì. -rà l;uhva
1i OU'tE pÀÉTIELV bUVO:V'tO:L
OU'tE ' '
" O:KOUELV " 1TEpL1TO:'tELV,
OU'tE ...
9,21 KO: Ì. OÙ f.LHEVOTJOO:V ÈK 'tWV cjJOVWV O:Ù'tWV
ou-rE ÈK -rwv cjJo:pf.1aKwv 251 o:ù-rwv
ou-rE ÈK -rf)ç TiopvE(o:ç o:ù-rwv
oun ÈK -rwv KÀEIJ.f.LU'twv aù-rwv.

9, 13 E il sesto angelo suonò la tromba:


e udii una sola voce
dai quattro angoli dell'altare,
quello d'oro,
quello che sta davanti a Dio.
9,14 Diceva con forza al sesto angelo- che aveva la tromba-:
"Sciogli i quattro angeli
che sono stati legati sul grande fiume Eufrate."
9,15 E furono sciolti i quattro angeli,
quelli che erano stati preparati
per l'ora
e il giorno
e il mese
e l' anno 252 ,
perché uccidessero il terzo degli uomini.
9,16 E il numero degli eserciti della cavalleria era il doppio di miria-
di di miriadi:
udii il loro numero.
9,17 E vidi, così, i cavalli guardando attentamente253 ,
coloro che stavano seduti su di essi:
avevano corazze rosso-fuoco e color giacinto e color zolfo.

251 La lezione cjlap~Kwv, attestata da J>47 S C e vari minuscoli, sembra da preferire


all'alternativa cp!Xp~K(E)twv attestata da A P 046, ma da considerare lectio facilior,
perché corrispondente a 18,23 e Gal 5,20. Tali pratiche erano particolarmente diffuse
in Asia Minore nel I secolo, come ha messo in risalto D. E. AUNE, Revelation 6-16
(WBC 52B; Nashville 1998).
252 Si ha un raggruppamento quatemario che si sviluppa in crescendo.
253 Di per sé Èv rtJ òpaaH ha un senso attivo: la "visione", di conseguenza, sottolinea
l'esperienza particolare che l'Autore sta facendo; da qui la traduzione guardando
attentamente.

134
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

E le teste dei cavalli


come teste di leoni,
e dalle loro bocche
viene fuori fuoco e fumo e zolfo.
9,18 Per azione di questi tre flagelli
furono uccisi un terzo degli uomini,
in forza del fuoco, del fumo e dello zolfo
che stava uscendo dalla loro bocca.
9, 19 Il potere infatti dei cavalli è nella loro bocca e nelle loro code;
le loro code infatti corrispondono a serpenti:
esse hanno delle teste e con queste tormentano.
9,20 E i rimanenti degli uomini,
quelli che non morirono per mezzo di questi flagelli,
neppure si convertirono dalle opere delle loro mani
in modo da non adorare i demoni
e gli idoli
di oro
e di argento
e di bronzo
e di pietra
e di legno,
che non possono né vedere
né udire né camminare,
9,21 e non si convertirono dagli omicidi loro
né dalle stregonerie loro
né dall'impudicizia loro
né dalle ruberie loro 254 •

3.6. La sesta tromba: il giuramento dell'angelo e la consegna del


piccolo rotolo (10,1-11)

10,1 Kaì. Eloov &Uov &yyEÀ.ov


loxupòv
Ka'tapal.vovm ÈK 'tOu oùpavou
1TEp LI3EPì..TJ~Évov VEI1JÉÀT]V,
KaÌ. ~ IpLç ÈTIÌ. 'tf]ç KE!1Jaì..f]ç aÙ'tou
K!lÌ. !Ò 1TpOOW1TOV aÙ-rou
wç o~À.wç
254
Il quadruplice a.ùtwvl/oro, posto alla fine, produce un'assonanza rilevante.

135
Apocalisse di Giovanni

KaÌ. oL rr6&=ç aùrou


wç 01"UÀOL rrupoç,
10,2 Kaì. Exwv Èv -eu xupì. aù-cou ~L~ÀapUiwv ~VECJlYI.I.Évov.
KaÌ. E9TJKEV -còv rr6&x aù-cou -còv &=~LÒv ÈrrÌ. -cfìç 9aì..aooTJç,
-còv oÈ EÙWVUI.J.OV Èrr Ì. -cfìç yfìç,
10,3 Kaì. EKpa~Ev <t>wvtJ I.J.Eyakn
WOTTEp ÀÉWV I.J.UKii-caL.
KaÌ. 01"E EKpa~EV,
ÈÀaÀTJoav ai. Èmà ~pov-caì. -càç Èau-cwv <t>wvaç.
l 0,4 KaÌ. on 255
ÈÀ.&ÀT]oav ai. Èmà ~pov-ca(.
~I.J.EÀÀov ypa<t>uv,
KaÌ. ~Koooa <t>wVÌ'Jv ÈK -cou oùpavou ÀÉyouoav·
o<t>payLoov èX. ÈÀ.aÀ.TJoav ai. Èrr-cà ~pov-caL. Kal l.l.lÌ aù-cà
ypaljJuç.
l 0,5 Kaì. ò &yyEÀoç,
ov ELOov Èo-cw-ca ÈrrÌ. -cfìç 8aì..&oo11ç KaÌ. ÈrrÌ. -cfìç yfìç,
~pEv -cnv XE1pa aù-cou -cnv &~Là v Elç -còv oùpavòv
10,6 KaÌ. WI.J.OOEV Èv -cQ (wv-cL Elç -coùç alwvaç -cwv alwvwv,
~' " '
' OUpaVOV
oç EK't"LOEV 1"0V , aU1"Cj)
' KaL' -ca' EV ' .....
KaÌ. -cnv yfìv KaÌ. -cà Èv aù-cu
KaÌ. -cnv 9aÀ.aooav Kal tà Èv aùtu
01"L XPOVOç OUKE't"L E01"aL,
(l l ' , "

10,7 à.U' Èv -ca'iç ~I.J.ÉpaLç tfìç <t>wvfìç tou È~OOI.J.OU àyyÉÀou,


Otav I.I.ÉÀÀTJ oaÀTTL(HV,
KaÌ. È1"EÀÉo9TJ tò I.J.Uo-c~pLov -cou 9Eou,
Wç EÙT]yyÉÀWEV -coÙç Èau-cou OOUÀOUç toÙç rrpo<)>~-caç 256 •
10,8 Kaì. ~ <t>wvn ~v ~Kouoa ÈK -cou oùpavou
rrahv ÀaÀouoav I.J.Et' ÈI.J.OU KaÌ. ÀÉyoooav·

255
I due orE rispettivamente di l 0,3 e di l 0,4 coordinano in maniera aderente lo svolgi-
mento del discorso. Tale aderenza compatta è evidenziata anche dalla ripetizione della
frase caratteristica V,.tiJ..T]<Iav aL énà ppovra( in l 0,3 e l 0,4.
256
La frase presenta dei problemi nella tradizione manoscritta: inseriscono Ka( dopo
cSouÀouç P" 7 S 2321 2329 2344. Il fatto ha la sua importanza perché viene sdoppiata la
categoria dei destinatari di EÙTJYYÉALaEv: il lieto messaggio di Dio sarebbe indirizzato
sia ai servitori propri, di lui -notare Éaurou - sia ai profeti. Ma se non tutti i servi tori
di Dio sono profeti - il termine cSouÀoç, inteso in senso positivo e riferito n eli' Ap ai
cristiani col valore onorifico di un'attività da svolgere nei riguardi di Dio-, tutti i pro-
feti sono servi tori di Dio. Dato che l'espressione unitaria servi di Dio profeti ha le sue
radici nell' AT (cfr. Ger 7,25; 25,4; Arn 3,7) e data anche la preponderanza dei codici
a suo favore, sembra nettamente preferibile.

136
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

umxyE MiPE -r;Ò PtPHov -r;Ò TJVE~Yi.J.Évov Èv 'tlJ XELPÌ.


-r;ou àyyÉÀou
-r;ou /:o-r;wmç Ènì. -r;f]ç 9aÀ.aooT]ç Kaì. Ènì. -r;f]ç yf]ç.
10,9 KaL ànfìÀ9a npÒç 'tÒV ayyEÀov À.Éywv aÌnQ Ùouva( i.J.OL 'tÒ
PtPÀ.ap(ùLOv.
KaL' 11.EYEL
1 '
i.J.OL"
1 'Re ' '.h ' '
~~.a""' Kat Ka'ta"'ayE au-r;o,

KaÌ. lTLKpaVEL OOU 't~V KotHav,


àU' Èv 'tQ O'tOj.la'tL oou EO'taL yÀuKÙ wç j.J.ÉÀL.
10,10 Kal EÀ.apov 'tÒ PtPÀapLÙLOV ÈK 'tfìç xnpòç 'tOU àyyÉÀOU KaÌ.
l A,IV , l
Ka'tE-yu.yov au-r;o,
KaÌ. ~V Èv -r;Q O'tOj.la'tL i.J.OU wç j.J.ÉÀL yÀuKÙ
KaÌ. (hE Elf!ayov aù-r;6, ÈTTtKpav9T] ~ KotHa i.J.OU.
10,11 KaÌ. ÀÉyoua(v i.J.OL"
&'i oE naÀLv TIPcxVTJ'tEUoat
ÉTIÌ. Àao'iç KaÌ. E9vEotv KaÌ. yÀoooatç KaÌ. paotÀEootv noUo'iç.

l O, lE vidi un altro angelo


potente
discendente dal cielo,
avvolto in una nuvola,
e l'arcobaleno sul suo capo
e il suo volto
come il sole
e i suoi piedi
come colonne di fuoco
10,2 e avente nella sua mano un piccolo rotolo aperto 257 •
E pose il suo piede destro sul mare
e quello sinistro sulla terra
l 0,3 e gridò a gran voce
come ruggisce 258 un leone.
E quando gridò
parlarono i sette tuoni con le loro voci
l 0,4 e quando parlarono i sette tuoni
stavo per scrivere
e udii una voce dal cielo che diceva:

257 È identificabile un settenario implicito nelle qualifiche attribuite all'angelo prima


della sua azione.
258 Il verbo f.Lut<iiTaL è riferito più propriamente al muggito, ma esprime anche il ruggito

cupo del leone.

_ _ _i2'1
ApocaUsse di Giovanni

"Sigilla quanto dissero i sette tuoni e non lo mette-


re per iscritto."
10,5 E l'angelo
che avevo veduto in piedi sul mare e sulla terra
alzò la sua mano destra verso il cielo
l 0,6 e giurò per colui che vive nei secoli dei secoli
che creò il cielo e le cose che sono in esso
e la terra e le cose che sono in essa
e il mare e le cose che sono in esso259 :
che tempo non ci sarà più
l O, 7 ma che, nei giorni della voce del settimo angelo,
quando si metta a suonare la tromba,
sarà stato compiuto260 anche il mistero di Dio,
come annunziò ai suoi servitori, i profeti.
10,8 E la voce, quella che avevo udita dal cielo,
la udii parlare di nuovo con me e mi diceva:
"Vai, prendi il rotolo, quello aperto nella mano
dell'angelo
che sta in piedi sul mare e sulla terra261 ."
10,9 E andai verso l'angelo dicendogli di darmi il piccolo rotolo.
E mi dice:
"Prendi e divoralo
e renderà amaro il tuo stomaco
ma nella tua bocca sarà dolce come miele."
IO, IO E presi il piccolo rotolo dalla mano dell'angelo e lo divorai
ed era nella mia bocca dolce come miele
e quando lo divorai il mio stomaco fu reso acido 262 •
l O, Il E mi dicono:
"È necessario che tu profetizzi di nuovo
su popoli e nazioni e lingue e molti re 263 ."

259
Gruppo letterario temano evidenziato dalla stessa conclusione di ciascuno dei tre
stichi Èv a{n:Q ... Èv a{rru ... Èv aùtu/in esso ... in essa... in essa (SrXÀa.ooa/mare in greco
è femminile).
260
La forma aoristica (ÉtEÀÉo9T)), in connessione con quanto precede (otav 1J.ÉÀÀ1,1
oaJ..ni.(nv), esprime il compimento di un'azione awenuta, ma tale compimento dipen-
de da un futuro che possiamo tradurre con sarà stato compiuto.
261
Viene richiamata la posizione solenne dell'angelo assunta precedentemente e già
ripresa.
262
I quattro verbi del discorso dell'angelo in 10,9 vengono ripresi elegantemente, con
variazioni stilistiche, in questo versetto.
263
Gruppo letterario quatemario.

1"111
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

3.7. La sesta tromba: i due testimoni (11,1-14)

11 , l Ka ì. M6811 ~o L KaA.a~oç o~ o LOç paP64J l


ÀÉywv·
EYHPE KaÌ. ~Étpl]crov tòv vaòv tou 9Eou
Ka Ì. tÒ 9ucr Lacrt~p LOV
KaÌ. toùç TipooKuvouvmç E=v aùtQ.
11,2 KaÌ. t~v aÙÀ.~v t~v Eçw9Ev tou vaou
EKj3aÀE Eçw9Ev Ka.Ì. J.L~ aùt~v J.LEtp~auç~
on E009TJ to1ç E9vmw l
KOCÌ. t~V m)}..LV t~V à.y(a.v ITCXt~OOUOLV J.LfìVaç
tEOOEpclKOVta [KaÌ.) OUO.
11,3 Kaì. owaw to'ì.ç oucrì.v ~ptucrl.v ~ou
KaÌ. TipOtjlTJtEUOOUOLV ~J.LÉpaç XLÀLaç ÒLaKocr(aç
Éç~KOVta 1TEpLI3fPÀTJJ.LÉVOL OclKKOUç.
11,4 oùtol. Elcrw alMo E:A.a1aL KaÌ. al ouo Àuxv(aL
al E=vwmov tou Kupl.ou tf]ç yf]ç ÉcrtwtEç264 .
11,5 KaÌ. E'( nç aÙtoÙç 9ÉÀH ÙOLKf]OaL
_, , '""', '""'
TIUp EKTIOpEUEtaL EK tOU OtOJ.Latoç CXUtWV
KaÌ. KatEcr9L.u toùç E:x9poùç aùtwv·
KaÌ. E't tlç 9EÀÉ01J aÙtoÙç ÙOLKfjOaL,
outwç OE1 aùtòv ÙTioKmv9f]vaL.
11,6 ootm €xouaw t~v E:çoucrl.av KÀE'icraL tòv oùpav6vl
'(va~~ ÙEtÒç PPÉXTI tàç ~~Épaç tf]ç TipotjlTJtELaç aùtwvl
KaÌ. E:,;oua(av EXOOOLV E"ITì. twv ùMtwv crtpÉtjluv aùtà Elç atJ.La
KaÌ. Tiat&çaL t~v yf]v EV rracru TIÀTJYU ÒOaKLç E=àv 9EÀ~crwcrLv.
11,7 Ka Ì. otav tEÀÉcrwcr w t~ v ~aptup l.av aùtwv l
tÒ 9rjp(ov tÒ àvaj3a1vov ÉK tf]ç &puacrou
TIOL~cru ~Et' aùtwv TioÀEJ.LOV
KCXÌ. VLK~H aÙtOÙç
KCXL CXTIOKtEVH aUtOUç.
' ' ..... ' l

11,8 KaÌ. tÒ TitWJ.La aùtwv ÉrrÌ. tf]ç rrÀatE(aç tf]ç TIOÀEwç tf]ç
J.LEYclÀTJç 1

~nç KtxÀE'itaL TIVEUJ.LatLKWç Loòo~a KaÌ. A'( yumoçl


orrou KaÌ. ò Kupwç aùtwv Écrmupw9TJ.
11,9 KaÌ. pÀÉTIOUOLV
EK twv A.awv Kaì. tjluÀwv Kaì. yÀ.waawv Kaì. E=avwv
tO' -
TitW~a
' .... TJJ.LEpaç
aUtWV ' , ....
tpELç "'
KCXL' TJ~LOU

264
Maschile collegato con outoL, anziché direttamente coi due femminili UaiaL e
ÀUXVLaL.
Apocalisse di Giovanni

K!Ù tÒ: lT'tWj..Lato: aÙtWV OÙK à<jiLOUOLV 'tE9ftvat Elç jlvf)j..La.


Il, l O KaÌ. o i. KO:'tOtKouvnç ÈnÌ. tf)ç yf)ç
xo:[pouoLV Èn' aùtoiç
\ ,'vh, ,
KO:L E\1\f'pO:LVOV'tO:L
KO:L Owpo: TIÉjltjiOUOLV àÀ..l.N. .otç,
on oÙtOL ol. Mo npo<jlf)'tO:L Èl}amivtoav
toÙç KO:'tOLKOUV'tO:ç E1TL ti'Jç yf)ç.
11,11 Kaì. IJ.EtÒ: tÒ:ç tpEiç ~IJ.Épo:ç KO:Ì. ~IJ.LOU
nvEUIJ.O: (wf)ç ÈK tou 8Eou ELOTJÀ.8Ev Èv o:ùtoiç,
Ko:Ì. EOtTJoav ÈnÌ. toùç n6oaç aùtwv,
KO:L <)lopoç jJ.Éyo:ç ÈTIÉTIEOEV ÈTIÌ. tOÙç 8EWpOUV'tO:ç O:Ùtouç.
Il, 12 KO:L ~Kouoo:v <)lwvfìç IJ.EYtlÀ.Tjç ÈK tOU oùpavou ÀEYOUOT]ç
a{noiç
àval}atE w&.
Ko:Ì. àvÉPTJaav ELç tòv oùpavòv Èv tfj vE<jiÉÀTJ,
Ko:Ì. È8EWpTJaav aùtoùç o l. ÈX8poì. aùtwv.
Il' 13 Ka L Èv ÈKE LVTJ tfj wp~ ÈyÉVE'tO CJELOIJ.Òç jJ.Éyo:ç
KO:L tÒ OÉKO:'tOV -rf]ç 1TOÀEWç E1TECJEV
Ko:Ì. ànEKtavGr)aav Èv -rQ aELai.J.Q òv61.J.ata àvepwnwv
x tÀta&ç Èmò:
Ko:Ì. ol. Àotnoì. EIJ.<)lopot ÈyÉvovto
KO:L EOWKO:V o6ço:v -rQ 8EQ 'tOU oùpavou.
Il' 14 'H oùaì. ~ ÒEUtÉpo: anf}À8EV"
tooù ~ oùo:ì. ~ tpL'tTJ EPXEto:t to:xu.

Il, lE fu data a me una canna simile a una pertica


dicendo 265 :
"Alzati e misura
il tempio di Dio
e l'altare.
e coloro che adorano in esso266 •
11,2 E il cortile, quello fuori del tempio,
gettalo fuori e non misurarlo
poiché fu dato alle genti

265
Il discorso diretto, che qui inizia, si protrae fino a Il ,3; da Il ,4 fino a Il ,6 si ha
come un segmento esplicativo; in Il, 7 riprende la presentazione della attività dei due
testimoni già indicata in Il ,3 e prosegue in due segmenti distinti - Il, 7 fino a Il, l O;
Il, Il fino a Il, 13 - fino alla conclusione de li' episodio.
266
Da notare il gruppo ternario, con un movimento di concentrazione progressiva:
tempio-altare-adoranti.

1.1()
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

e calpesteranno la città santa quarantadue mesi.


Il ,3 E darò ai due miei testimoni
e profetizzeranno per milleduecentosessanta giorni
vestiti di sacco.
11,4 Questi sono i due olivi267 e i due lucernieri
e stanno in piedi davanti al Signore della terra268 •
11,5 E se uno vuole far loro del male,
esce del fuoco dalla loro bocca
e divora i loro nemici;
e se uno volesse loro far del male
così è necessario che sia messo a morte 269".
Il ,6 Questi hanno il potere di chiudere il cielo
in modo che pioggia non piova per i giorni della loro
azione profetica
e hanno potere sulle acque di trasformarle in sangue
e di colpire la terra con ogni genere di flagello tutte le volte che
vogliano.
11,7 E quando avranno compiuto la loro testimonianza,
la bestia, quella che sale dall'abisso,
farà loro guerra
c li vincerà
e Ii ucciderà270
11 ,8 e il loro corpo starà sulla piazza della grande città,
la quale viene chiamata secondo Io Spirito271 Sodo-
ma e Egitto,
dove anche il loro Signore fu crocifisso.
11,9 E guardano

267
Inizia la riflessione sui due testimoni e la loro attività profetica che si protrae fino
a Il ,6 con la ripresa conclusiva di oùtoLiquesti. In mezzo troviamo due riferimenti
ipotetici riguardanti gli oppositori: KaL E'L nç/e se uno (cfr. 11,5) con leggere variazioni
grammaticali. È una costruzione letteraria raffinata.
268
Con questo stico, che si conclude inaspettatamente col maschile (in greco, il verbo
Èatcimçlstanno in piedi è maschile, mentre i termini ÈJ..ai.aLiolivi e J...uxv[aLIIucernieri
sono femminili), si ha una parentesi esplicativa, che si insinua nel discorso altrettanto
esplicativo ma più generale.
269
O{rrwç/così iniziale si riferisce alla morte dei nemici divorati dal fuoco, descritta
precedentemente.
270
Gruppo letterario temario in crescendo: guerra-vittoria-uccisione.
271
L'avverbio TTVEu~nKwç/secondo lo Spirito ha il senso forte di una designazione
sotto l'influsso dello Spirito e non è da intendersi semplicemente "in senso metafo-
rico".

141
Apocalisse di Giovanni

persone provenienti dai popoli e tribù e lingue e nazioni272


il loro corpo per tre giorni e mezzo,
e non lasciano che siano posti in un sepolcro i loro corpi.
11, l O E coloro che hanno la casa sulla terra
si rallegrano su di loro
fanno festa
e invieranno doni gli uni agli altri,
poiché questi due profeti avevano tormentato
coloro che hanno la casa sulla terra273 •
11, 11 E dopo i tre giorni e mezzo
uno Spirito di vita proveniente da Dio entrò in essi
e si alzarono sui loro piedi
e un timore grande piombò 274 su quanti li guardavano.
11,12 E udirono una voce grande dal cielo che diceva loro:
"Salite quassù!"
E salirono al cielo nella nuvola
e li videro i loro nemici.
11, 13 E in quella stessa ora avvenne un terremoto grande
e la decima parte della città crollò
e furono uccise nel terremoto settemila persone
e gli altri che rimasero divennero pieni di timore
e diedero gloria al Dio del cielo.
11,14 Il secondo guai è passato:
ecco, il terzo guai verrà presto.

272
Espressione quatemaria (popoli-tribù-lingue-nazioni) ricorrente anche altrove che,
posta com'è dopo ~J..Énouaw/guardano con valore di soggetto, si stacca un po' dal
suo contesto, costituendo quasi una parentesi. Superata la parentesi, in Il ,9 -r:ò 1mJ~a
aù-r:wv!illoro corpo, che riprende elegantemente la stessa espressione di Il ,8, costitu-
isce l'oggetto diretto del guardare.
273 Da notare il gruppo temario (si rallegrano-fanno festa-invieranno doni) riferito

all'atteggiamento di coloro che hanno la casa sulla terra. L'eleganza letteraria del
versetto è data dalla ricorrenza all'inizio e alla fine dell'espressione coloro che hanno
la casa sulla terra.
274
Il verbo ÉTTÉTTEaEvlpiombò, rispetto al semplice EnEOEvlcadde, ha un forte valore
accentuativo.

142
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

4. Sezione del triplice segno (11,15-16,21)

4.1. La settima tromba, la dossologia e l'apparizione dell'arca


(11,15-19)

11,15 Kaì. ò E~ùo~oç &yyEÀoç ÈaaÀ'rrLaEv·


KaÌ. ÈyÉvovro lj>wvaì. ~qaÀaL Èv tQ oùpavQ
ÀÉyovtEç 275 •
ÈyÉvno ~ ~OLÀELa rou Koa~ou
'!OU Kup(ou ~~WV KaÌ. '!OU XPLO'!OU aÙtOU,
KaÌ. ~aLÀEuan dç roùç aì.wvaç rwv aì.wvwv.
11,16 Kaì. ol. E'LKooL tÉaaapEç npE~UtEpoL
[ol.f 76 Èvwmov rou 9EOD Ka9~~EVOL ÈnÌ. roùç 9p6vouç aùrwv
,EiTEaav ETTL
' ' ta' npoawna
, '
aurwv -
KaÌ. iTpOOEKUVT}OaV tQ 9EQ
11, 17 ÀÉyovnç-
EÙXapwrou~Év aoL,
Kup LE ò 9EÒç ò mxvtoKparwp,
ò wv KaÌ. ò Tìv,
on 277
EHfl<l>aç ·~v ovva~(v aou ·~v ~EYUÀT}V
Ka 'L Ef-A"'O '~
'AN L11.EUaaç.

11,18 KaÌ. '!cl E9VT} wpy(aa..,aav,


KaÌ. TìÀ9Ev ~ 6py~ aou
KaÌ. Ò KaLpÒç '!WV VEKpWV KpL9fìvaL
KaÌ. ÙOUVaL tÒV IJ.L09Òv 'tOLç ÙOUÀOLç OOU
1:olç npolj>~'taLç KaÌ. 'tOLç Ò:ytoLç
KaÌ. '!OLç lj>~OU~ÉVOLç 'tÒ OVO~a OOU,

275
Il passaggio brusco dal femminile <jlwva( al maschile ÀÉyovrEç stacca dal contesto e
comporta un'accentuazione di energia.
276
Il testo pone un problema di critica testuale: ol. davanti a €vwmov e riferito ai
presbiteri- KIX9~~EVOL- è attestato da S C P e moltissimi altri (la Vulgata e Primasio
hanno qui in conspectu sedent; mentre Cipriano traduce in conspectu Dei sedentes);
omettono ol. A e alcuni minuscoli. L'autorevolezza di A, qui piuttosto isolata, è con-
trobilanciata dalla /ectio più estesa, diffusa un po' dovunque. Ma forse è leggermente
preferibile, dato che non è usuale ne li' Apocalisse la qualifica dei 1lpEaj3oc€pOL come se-
duti sui troni dopo la prima presentazione (4,4). Quindi difficilmente si potrebbe inten-
dere questa attribuzione come stereotipa, appartenente alla terminologia riguardante i
1TflHJj3{rrEpOL. Ciò è confermato dal nostro contesto, che sembra menzionare KIX~EVoL/
seduti per mettere questa posizione in contrasto con l'~llEOa.vlcaddero, dell'adorazione.
m La lezione variante Ka.t on (P"07 s• C; on: se A P) sembra "a scribal blunder" (cfr.
METZGER, A Textua/, 747).

143
Apocalisse di Giovanni

·coùç IJ.LKpoÙç278 KIXÌ. mÙç IJ.Ey!O..ouç,


KIXÌ. ÙLa<jl8El.paL
'toùç ÙLa<j>SE(povmç 't~V yf]v.
11, 19 Ka Ì. ~vo (YTJ ò vaòç 'tOU 0Eou ò Èv n;ì oùpavQ 279
KIXÌ. W<j>OT] ~ KLP<ù'tÒç 'tf]ç ÙLa0~KT]ç aÙ'tOU Èv 'tQ vaQ aÙ'tOU,
KIXÌ. ÈyÉVOV1:0 CÌO'tp!X'!TIXÌ. KIXÌ. <j>WVIXÌ. KC:Ù ~pOV'tiXÌ. KIXÌ.
OELOIJ.Òç KIXL xaM.(a IJ.EYUÀT].

11, 15 E il settimo angelo suonò la tromba


e si ebbero voci grandi nel cielo.
Dicevano con forza:
"Divenne, il regno del mondo,
del Signore nostro e del suo Cristo
e regnerà280 per i secoli dei secoli!"
11,16 E i ventiquattro presbiteri
[quelli]2 81 davanti a Dio seduti sui loro troni
caddero sui loro volti e adorarono282 Dio
11,17 dicendo:
"Rendiamo grazie a te,
o Signore, Iddio, l'onnipotente,
che sei e che eri283 ,
poiché hai preso in mano la tua potenza, quella
grande,

278
L'accusativo ~uKpouç è da preferire- perché attestato da J»4 7 S* A C e come lectio
difficilior - a to'iç ~uKpo'iç K!Ù to'iç i.J.EyaÀOLç attestato da correzioni del Sinaitico, P e
046. Più che a una distrazione dell'Autore (così Swete) è da riferirsi a KpL9f]vaL con
cui forma una proposizione con l'accusativo e l'infinito, dipendendo da KaLpoç, come
già notato in precedenza.
279
Il tempio di cui si parla è situato nel cielo; si nota con una certa enfasi ò Év tQ
o
oùpo:vQ, sempre se, come sembra preferibile, si accetta la lezione Év tQ oùpo:vQ
testimoniata da A C, contro quella con l'assenza del!' articolo di J»47 S P 046 051 (cfr.
METZGER, A Textual, 747).
280
Il singolare del verbo jhoLÀEUaEiregnerà unisce in un unico soggetto Dio e Cristo
di 11,15.
281 In parentesi quadre come nell'edizione critica greca.

282 L'adorazione prestata non coincide con la prostrazione, ma viene esplicitata dalle

parole che seguono dei presbiteri.


283
Dopo ooUa te assumono un rilievo particolare le due espressioni riferite a Dio:
la prima o Signore, Iddio, l'onnipotente ricorrente anche in 15,3; 16,7; 21,22; e la
seconda che sei e che eri che riprende l'espressione temaria di 1,4.8 senza l'ultimo
elemento.

144
Seconda parte: La risposta e la traflla della Cbiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

e regnastF 84 !
11,18 E le genti si adirarono
e venne la tua ira
e il tempo dei morti per essere giudicati
e di dare la ricompensa ai tuoi servitori,
ai profeti e ai santi
e a coloro che temono il tuo nome,
-i piccoli e i grandi! -
e di mandare in rovina
coloro che mandano in rovina la terra285 ."
11 , 19 E fu aperto il tempio di Dio quello che è nel cielo
e fu fatta vedere l'arca della sua alleanza nel suo tempio
e avvennero lampi e voci e tuoni e un terremoto e
grandine grande.

4.2. Il Grande segno e l'altro segno (12,1-6)

12,1 Kaì. OT]f.LE'ì.ov f.l.Éya Wlp9T] Èv •Q oùpavQ,


YUvTJ 1TEp LI3E~ÀT]f.l.ÉVT] 'tÒV ~À.LOV,
KfXÌ. ~ OEÀ.~VT] tl1TOKchw n;)v 1TOÒ<3V aÙ't~ç
KaÌ. ÉTIÌ. 'tfìç KE<jlfXÀfìç aÙ'tfìç O'tÉ<j>avoç àa-.Épwv
owÒEKa,
12,2 KfXL EV
\' yaa'tpL' "EXOUOCX,
KaÌ. Kpà(EL wùLvoooa KaÌ. ~aavL(Of.LÉVT] 'tEKE'ì.v.
12,3 Kaì. w<j>9T] &Uo OT]f.l.ELOV Èv 'tQ oùpavw,
Kaì. tooù opaKwv f.l.Éyaç 1ruppòç
€x wv KE<j>aÀ.àç ÉmÒ: Ka ì. KÉpa'ta oÉKa
Ka ì. ÈTIÌ. -.ò:ç KE<j>aÀ.àç aù-.ou ÉTI'tÒ: ò LaÒ~i.J.a'ta,

2
1!4 Da notare il parallelismo sinonimico: la potenza presa in mano serve a instaurare

attivamente il regno.
285
Il versetto 11,18 presenta una costruzione raffinata. Introdotto e concluso da una cor-
rispondenza parallela (u)py(a9T)Octv/si adirarono e òpy~ aou/tua ira; cS~ctQ>9E1pa~/mandare
in rovina e cS~ctQ>SE(povtw;/coloro che mandano in rovina), mostra nel corpo intermedio
un caratteristico sviluppo letterario in crescendo: ~).9ev/venne si riferisce anche a
Kct~p6ç/tempo opportuno. Come specificazione ulteriore del giudizio dei morti, K(np6ç
regge sia l'infinito oouva~/dare- con lo sviluppo che l'accompagna: to"iç OOIJÀo~ç/ai
servitori > to"iç 7!poQJ~tct~ç/ai profeti> to"iç ocyLOLç/ai santi > to"iç <jlopoqJ.ÉVOLç tÒ ovo~J.(l
aou/a coloro che temono il tuo nome > toùç ~~Kpoùç Kctl toÙç ~eya).ouçlai piccoli e ai
grandi (riassuntivo e comprensivo, forse con un accusativo di relazione che mette in
evidenza l'espressione)- sia l'infinito cS~aQ>9E1pa~/mandare in rovina.

145
Apocalisse di Giovanni

12,4 KCÙ ~ oùpà ctÙtOU OUpEL tÒ tp( tOV tWV ÙotÉpwv tOU
'
oupavou ~

KctÌ. El3aÀEV aùwùç Etç t~v yf)v.


o
Kaì. opcit<wv EOTI]KEV EVW1TLOV tf)ç yuvctLKÒ<; tf)ç IJ.EÀÀOOOTJ<;
tEKELV,
'[va lhav tÉK1J tò tÉKvov aùtf)ç Katacpayu.
12,5 KctÌ. EtEKEV ULÒV apoEv286 ,
Oç IJ.ÉUEL lTOLIJaLVE w 1rocv·ra tà E9VTJ Év p&poy oLOTJp~.
KctÌ. ~p1TOC09T) tÒ tÉKVOV ctÙti'Jç lTpÒç tÒV 9EÒV
KctÌ. npòç tòv 9p6vov aùtou.
12,6 KctÌ. ~ yuv~ EcpuyEv Etc; t~v EpTJIJ.OV,
onou EXEL ÈKEL t6nov ~tOLIJ.ClOIJ.Évov ànò tou 9Eou,
'Lva ÈKEL tpÉcpwow aù-r~v ~IJ.Épaç XLÀLaç OLctKoo(aç
' 1:
l
E.,TJKOV'tct.

12, lE un segno grande fu fatto vedere nel cielo287 :


una donna rivestita del sole
e la luna al di sotto dei piedi di lei,
e sulla testa di lei una corona di dodici stelle288 •
12,2 Ed è incinta
e urla partorendo e tormentata nel dare alla luce.
12,3 E fu fatto vedere un altro segno nel cielo:
ed ecco: un drago grande rosso-fuoco,
che aveva sette teste e dieci coma
e sulle sue teste erano stati posti sette diademi
12,4 e la sua coda trae il terzo delle stelle del cielo

286
Notare la singolarità grammaticale: l'Autore non usa l'accusativo &poEvo:. che sareb-
be la forma regolare e neppure il nominativo èipOTJv che, pur con un certo sforzo, po-

trebbe essere concordato con il nominativo che segue immediatamente. Il confronto
tra ls 7,14 (essa partorirà un figlio) e Is 66,7 (essa partorì un essere maschile), indicato
da Kraft nel suo commentario come soluzione dell'anomalia del neutro, non appare
determinante filologicamente, data l'impossibilità di esprimere adeguatamente il neutro
in ebraico, dal quale dipendono in gran parte le riprese anticotestamentarie dell' Apoca-
lisse; il neutro iipoEv dopo il masclùle ui.6v indica piuttosto una certa generalizzazione,
l'inverso del passaggio dal neutro al maschile che invece indica concretezza.
287
La presentazione del Ollf.Ldov/segno, in 12, l, ha una struttura tipica, costituita da tre
indicazioni statiche alle quali seguono due di carattere dinamico. La stessa struttura si
ripete in 12,3. Il verbo C/:4J&r]lfufatto vedere conserva il valore di un aoristo passivo. Si
tratta di un passivo teologico: Dio fa vedere questo segno.
288
Le tre caratteristiche della presentazione sono raggruppate insieme dalla loro col-
locazione nel cielo: sole, luna, stelle.

146
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

e le gettò verso la terra.


E il drago stette davanti alla donna che stava per dare alla
luce,
per potere, una volta che questa avesse dato alla
luce,
divorare il prodotto del parto di lei.
12,5 E diede alla luce un figlio, un essere maschile,
il quale pascerà tutte le genti con verga di ferro 289 ;
e fu rapito il prodotto del parto di lei
verso Dio e verso il suo trono.
12,6 La donna fuggì nel deserto
dove ha un luogo approntato da Dio
in modo che là la nutrano per milleduecentosessan-
ta giorni.

4.3. Satana gettato dal cielo sulla terra (12,7-12)

12,7 Kcù ÈyÉvno trOÀ.EIJ.Oç Èv tQ oùpa.vQ.


ò MLxa.~ì.. Ka.l ot &yy~:ì..oL a.urou rou troÀEIJ.fJaa.L IJ.Hà rou
ÒpaKOVtOç.
KIXL ò òpaKWV EtrOÀÉIJ.T]OE:V Ka.t ot &yyt:ÀOL a.urou,
12,8 Ka.l oùK 'CaxuaEv oùoÈ r1:ltroç EupÉ9TJ a.ùrwv €n Èv tQ
oupa.vQ.
12,9 KIXL Èpì..~9T] Ò OpaKWV Ò IJ.Éya.ç,
Ò OqJLç Ò apxa.'ioç,
Ò KIXÀ.OUIJ.E:VOç ~Lapoì..oç Ka.t Ò ~a.ta.viiç,
ò '!TÀ.aVWV t~V OLKOUIJ.ÉVT]V OÀ.T]V,
ÈpÀ.~9T] Elç 1"~V yf)v,
Ka.l o t &yyEì..oL a.urou IJ.Et' a.ùrou Èpì..~e11aa.v.
12,1 o Ka.t ~KOUCJa. cj>wv~v IJ.EYUÀT]V Èv t<\) oupa.v<\) À.Éyouaa.v·

&pn ÈyÉvno ~ awtT]pLrx Ka.t ~ Mva.IJ.Lç Ka.t ~ pa.aLÀELa. tou


e~:ou ~IJ.wv
Ka.t ~ Èl;oua[a. tou XPLO't"OU a.ùrou,
on Èpì..~9T] Ò Ka.t~ywp 't"WV cXOEÀcj>wv ~IJ.WV,

289
Il rimando al Sal 2 costituisce una parentesi rispetto al filo narrativo.

l~l_
Apocalisse di Giovanni

o Kll'tT)yopwv 290
o:ÙwÙç ÈVWTILOV 'tOU 9EOiì ~llWV
llllÉpo:ç KIXÌ. VUK'tOç.
12,11 KIXL IXU'tOL' EVLKT)O!W
\ , ' l ' '
!XU!OV
OLà 'tÒ llLilll 'tOU apv(ou
Ka.Ì. OLà 'tÒv ì..6yov 'tfJç lliXP'tUpto:ç a.Ù'twv
KIXÌ. OÙK ~YUTIT)OIXV 't~V \jruX~V IXÙ'tWV axpL 9o:va'tOU.
12,12 OLà 'tOU'tO
EÙ<j>pa.tvE09E [ol] oùpa.voì. Ka.Ì. o/. Èv a.ùwt:ç
OKT)VOUV'tEç.
oùa.ì. •~v yfw Ko:Ì. •~v 9aÀa.aaav 291 ,

290 Il termine Ka·nwopwv al posto del normale Ka·nhopoç si impone all'attenzione. Ha


creato difficoltà già nella tradizione manoscritta: P S C 051 e la maggioranza dei testi
ha Kat~yopoç; A presenta invece Kat~ywp, che è normalmente preferito come lectio
difficilior (cfr. F. BDCHSEL, "Kat~yopoç, K!Xt~ywp, K!Xtl)yopÉw, K!Xtl)yop(a", GLNT
V, 269). La forma anomala Kat~ywp si ritrova, nell'ambito della grecità, solo in un
papiro magico del IV o V secolo d.C. Come spiegarla nell'Apocalisse, ammesso che
sia la /ectio originaria? È stata segnalata la presenza della forma qategor (i1l'~ì') nella
letteratura rabbinica, segnatamente in Ex R 18 (80c: intorno al350 d.C.), dove si leg-
ge l'episodio di Michae1 e Sammael che stanno davanti al tribunale della Sh•khinah:
Satana accusa e Michael fa valere i meriti di Israele. Satana vuole dire qualcosa, allora
Michael gli dice di tacere; cfr. Sal 85,9: "lo voglio ascoltare che cosa Dio, Yhwh, di-
ce: egli parlerà di pace al suo popolo!". A chi rassomigliano Michael e Sammael? Al
difensore (s'negar, i1l'lO, derivante dalla forma greca ou~yopoç: ouv~ywp comunque
non è attestato in greco) e all'accusatore (qategor, corrispondente a Kat~ywp), che
stanno davanti a un tribunale. A tal riguardo, si rimanda a H. STRACK- P. BILLERBECK,
Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrash I (Miinchen 1961) 142b.
Accanto al decalco linguistico qategor se ne trovano, sempre nella letteratura rabbini-
ca, altri appartenenti al contesto giudiziale, come qategorya ', corrispondente al greco
K!Xtl)yop(a da cui è preso e col valore di "accusation, denunciation, prosecution"; cfr.
M. JASTROW (ed.), A dictionary ofthe Targumim, the Talmud Bab/i and Yerushalmi,
and the Midrashic literature. II (New York 1950) 1347. L'opposto di qategor, am-
piamente documentato nel senso di "accuser, public prosecutor", è p'raqlit (~·':lp;!l)
anch'esso decalcato dal greco 1Tn:paKÀ.T)toç, col valore di "advocate, intercessor"
(cfr. JASTROW, A dictionary, II 1241). Si può allora arrivare a questa conclusione: se
Kat~ywp rappresenta a giudizio comune la lectio originale - ma si può escludere un
influsso sul codice A della terminologia forense rabbinica greco-ebraica, certamente
più evoluta e diffusa nel V sec., che non nel I sec.- si tratta di una scelta deliberata del
nostro autore quella di utilizzare un termine tecnico forense, noto nel suo ambiente e,
per la forma greco-ebraicizzante usata, dotato di una particolare forza di significato,
come riferimento ali' esperienza concreta. Sarebbe come se oggi, ad esempio, parlas-
simo di "pubblico ministero".
291
Il termine ooo( con l'accusativo è più che una minaccia immediata (richiederebbe
il dativo: ciò era avvertito nell'uso corrente, come ci testimonia anche la variante t'(ì
Y1ì Kn:Ì. 9aÀlioon, documentata da P e da diversi minuscoli).

148
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

OtL KatÉPTJ ò OLapo!..oç rrpòç U!liiç EXWV ewòv 1-LÉyav,


's:'"OtL 6~'
ELuWç ',
11.L yov K!XLpOV qEL.

12,7 E avvenne un combattimento nel cielo:


Michele e i suoi angeli combatterono col drago 292 •
E il drago combatté e anche i suoi angeli
12,8 e non ebbe forza e il loro posto non fu più trovato nel
cielo.
12,9 E fu gettato il drago, quello grande
- colui che è il serpente quello antico,
colui che viene chiamato diavolo e Satana,
colui che fuorvia tutta la terra abitata293 -
fu gettato sulla terra
e i suoi angeli furono gettati con lui.
12,10 E udii una voce grande nel cielo che diceva:

"Adesso divenne la salvezza e la potenza e il regno del


nostro Dio294
e il potere del suo Cristo
poiché fu gettato l'accusatore dei nostri fratelli
colui che li accusa davanti al nostro Dio giorno e
notte,
12, Il ed essi lo vinsero
attraverso il sangue dell'Agnello
e attraverso la parola della loro testimonianza,
e non amarono la loro vita: fino alla morte!2 95
12,12 Per questo 296

292
La costruzione con l'infinito e il nominativo ne fa una sorta di titolo di un capitolo
narrativo. La narrazione vera e propria inizia con la frase che segue.
293
È una traduzione letterale di <~v olKoullÉVTJV olrw: meglio che la traduzione usua-
le "l'umanità intera"; questa traduzione letterale evidenzia il contatto adesivo del
Demoniaco con la terra, intesa come la zona degli uomini, dove lui è ancora attivo.
294
Gruppo letterario ternario, accentuato nella sua peculiarità dall'espressione dell'al-
leanza 1:où Sfoù ~f!.wvldel nostro Dio posta solennemente alla fine. Questa espressione
ha una sua tipicità nell'Apocalisse, dove ricorre dieci volte, compreso il nostro conte-
sto, sempre in dossologie (cfr. 4,11; 5,10; 7,3.10.12; 12,10 bis; 19,1.5.6).
295
C'è un senso ammirativo, evidenziato dalla costruzione asindetica (come altrove,
ad es. 14,5).
296
Abbiamo in 12,12 una elegante struttura chiastica: il versetto indica prima il motivo
della gioia celeste a cui si esorta; poi si presenta l'atteggiamento antitetico di timore

_.1A9.
Apocalisse di Giovanni

rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in essi!


Guai per la terra e per il mare!
Perché scese il diavolo verso di voi avente un'ira grande,
sapendo che ha poco tempo.

4.4. La donna, la sua discendenza, il drago (12,13-17)

12,13 Kaì. aTE EI&=v ò òpaKwv an È~À.~9TJ flç T~v yfJV,


E:MwçEv T~v yuva1Ka
~nç ETEKEV TÒv lipaEva.
12,14 KaÌ. M69T]oav TU yuvaLKÌ. at Mo mÉpuyEç Toù ànoù mù ~EyaÀ.ou,
v l , \ , ' \ l ' -.
LVa 1THT]TaL ELç "tT]V EpT]~OV ELç TOV T01TOV aUTT]ç,
01TOU TpÉ4JHaL EKEL KaLpÒv KaÌ. KaLpoùç KaÌ. ~~LCJU
KaLpOÙ
!Ì1TÒ 1TpOCJW1TOU TOÙ &j>Ewç.
12,15 KaÌ. E~aÀ.EV ò o4JLç EK TOÙ CJTO~aTOç aÙTOÙ Ò1TLCJW Ti'jç yuvaLKÒç
UÒWp wç 1TOTa~OV,
'Lva aÙT~V 1TOTa~o4JopT]TOV 1TOL~CJ1J.
12,16 KaÌ. È~o~9T]CJEV ~ yf] TU yuvaLKÌ.
KaÌ. ~votçEv ~ yf] -rò CJTO~ aÙTf]ç
KaÌ. KaTÉmEv -ròv 'ITO"ta~òv ov E~À.Ev ò opaKwv ÈK Toù a-r6~a-roç
' -
au-rou.
12, l 7 Ka ì. wpy L09T] ò ÒpUKWV È1T ì. •n yuva LKì.
KaÌ. IÌ1TfJÀ.9EV lTOLfJCJaL 1TOÀ.f~OV ~ETà "tWV À.OL1TWV "tOÙ CJlTÉp~aTOç
aÙTf]ç
"tWV "tT]pOUV"tWV -ràç ÈVTOÀ.IÌç "tOÙ 9EOÙ KaÌ. ÈXOV"tWV "t~V
~ap-rup [a v '1 T]CJOÙ.
12,18 Kaì. Èata9T] ÈTIÌ. t~v li~~ov ti'jç 9aÀ.!iooT]ç.

12,13 E quando vide, il drago, che era stato gettato sulla terra297
cominciò a perseguitare la donna
quella che aveva partorito il figlio maschio.
12,14 E furono donate alla donna le due ali dell'aquila, quella grande,
affinché voli verso il deserto, verso il posto suo

inculcato dal guai e se ne indica il motivo.


297
In tutto il brano 12,13-18 si accentua lo stile narrativo, dove predomina la paratassi.

150
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

- proprio dove viene nutrita per un tempo due


tempi e mezzo tempo 298 -
lontano dalla faccia del serpente.
12,15 E gettò il serpente dietro la donna acqua come fiume
per farla portare dal fiume.
12, 16 E venne in aiuto la terra alla donna
e aprì la terra la sua bocca
e inghiottì il fiume che aveva gettato il drago dalla sua bocca.
12,17 E si infuriò il drago nei riguardi della donna
e andò a fare guerra ai rimanenti della discendenza di lei,
- coloro che custodiscono i comandamenti di Dio e hanno
la testimonianza di Gesù -
12,18 e si mise in piedi sulla spiaggia del mare.

4.5. La bestia che sale dal mare (13,1-10)

13,1 Kn:ì. Eiòov ÈK 'tf)ç en:AtfooT]ç 9T]p(ov &vcx.J3a"ì.vov,


EXOV KÉpn:m òÉKa. Ka.Ì. KE<jla.Ààç Émà
Ka.Ì. ÈTTÌ. 'tWV KEp!hwv a.Ù'tOU òÉKa. ÒLa.Ò~I.l.IX'tiX
Ka.Ì. ÈrrÌ. 'tàç KE<jla.Ààç a.Ù'toiì òv61la.['ta.]299 pÀ.a.o<PTJI.l.La.ç.
o
13,2 KttÌ. 'tÒ 9Tjp(ov Eiòov ~v Dl.l.OLOV rra.pooÀEL
Ka.ì. oì. rroòEç a.ù'tou wç ocpKou
Ka.Ì. 'tÒ O'tOI.l.IX a.Ù'tOU wç 01:olla. ÀÉOV'tOç.
Ka.ì. EÒWKEV a.ù'tl{> ò opaKwv
't~v Mva.llLV a.Ù'toiì
Ka.Ì. 'tÒv 9p6vov a.Ù'tOiì
KttÌ. Èçouo(a.v llEYaÀTJV.
13,3 Ka.Ì. l.l.LIXV ÈK 'tCJV KE<jlaÀWV aÙ'tOU
wç Èo<tJa.YI.l.ÉVT]V Elç Mva'tOV,
Ka.Ì. ~ TTÀTJY~ 'tOU 9a.vchou a.Ù'tOU È9Epa.TTEU9Tj.
Ka.ì. È9a.ullaoeTJ oÀTJ ~ Yiì òrr(ow 'tOiì eTJp(ou
13,4 KIXL rrpOOEKUVTJOIXV 't!{> òpaKOVtL,
anEÒWKEV 't~V Èçouo(av '!Q 9Tjp(~.
Ka.L TTpOOEKUVT]Oa.V 'ti{) 9TjpL~ ÀÉyov'tEç'
'tLç ~oLOç 't!{> 9Tjp(~ KaÌ. 'ttç Mva'ta.L TTOÀEI.l.fJoaL l.l.E't' a.Ù'toiì;

298
Di nuovo una parentesi interpretativa; da notare l'ebraismo della ripetizione
dell'avverbio di luogo 1Snou ... ÈKELiproprio dove, con valore accentuativo.
299
Leggiamo - come sembra preferibile, anche perché lectio difficilior- il singolare
ovo!Jll con J>4 7 S C P, invece del plurale ÒvÙj.Ulta di A.

1 "il
Apocalisse di Giovanni

13,5 KaUMe, aù•Q


Ot"OIJ.IX Àa.ì..ouv ~qaÀ.a. mÌ. ~Àa.OQlll~Laç
Kaì. M6a, aù•Q
ÈçouaLa 1TOLf)OIXL ~f)vaç t"EOOEptlKOV"t"IX (KaÌ.) bUO.
13,6 KaÌ. ~voLçEv t"Ò at"OIJ.IX aÙ"t"ofJ ELç ~Àa.OQlll~Laç 1TpÒç t"Òv 9Eòv
~Àa.OQlll~f)aaL t"Ò OVO~O: o:Ùt"OU
KIXÌ. t"~V OKllV~V IXÙ"t"OU,
t"OUç ' t"C1J,... 0Up!XVC1J
' EV ' .... ...
OKllVOUV"t"!Xç.
13,7 KIXÌ. Èc5691l aÙ"t"Q
1TOLf)OIXL 1T(JÌ..E~OV ~Et"à t"WV ayLWV KIXÌ. VLKf)O!XL IXÙ"t"OUç,
Kaì. M6a, aù•Q
Èçoual.a ÈTIÌ. miaav QluÀ~v KaÌ. Àa.Òv KaÌ. yì..waaav K«Ì. €9voç.
13,8 KO:Ì. 1TpOOKUV~OOUOLV O:Ùt"ÒV 1TilV"t"Eç OÌ. KO:t"OLKOUV"t"Eç ÈTIÌ. t"f)ç yf)ç,
ou où yÉypo:TI"t"O:L t"Ò OVOIJ.IX o:ùwu 300 Èv •4> ~L~ì..LC1l •f)ç (wf)ç
t"OU O:pVLOU
- ' l

t"OU ÈOQJO:YJ.LÉVOU cl1TÒ KO:t"O:~ì..f)ç KOO~OU.


" "
13 ,9 E L nç EXEL ouç .,. o:Koooo:•w·
' l

13, l o E'L nç ELç o:lx~o:ÀWOLO:V, ELç O:LXIJ.IXÀWOLO:V imayEL·


EL nç Èv ~O:XO:LPTJ Ù1TOK"t"o:v9fìvo:L atnòv Èv ~axaLplJ
cl1TOK"t"!XV9f)voc L.
~Q~ ÈO"t"LV ~ ll1TO~O~ KOCÌ. ~ 1TLOHç t"WV ay[wv.

13, lE vidi una bestia che saliva dal mare:


aveva dieci coma e sette teste 301 ;
e sulle sue coma dieci diademi
e sulle sue teste un nome di bestemmia.
13,2 E la bestia che vidi corrispondeva a un leopardo
e i suoi piedi come di orso,
e la sua bocca come bocca di leone.
E il drago le diede
la sua energia
e il suo trono

w
]()() La lezione yÉypocmoc~ tà ÒVOfllltll OCUtWV di s• è sospetta per l'omissione di ou
(e darebbe un senso insostenibile, contrario al contesto); wv ou ... ocùtoù di pn è lectio
facilior; resta où ... ocutoù (testimoniata da C, Ireneo e, praticamente, anche da A, che
ha oool ... ocutoù; ooo[ sembra una corruzione di où). Il brusco passaggio dal plurale al
singolare precisa e personalizza.
101
Con una certa eleganza letteraria, i due termini KÉpatoc!corna e KEcpamçltesla ven-
gono rispettivamente riproposti e sviluppati nel resto del versetto.

152
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

e una potenza, grande.


13,3 E vidi una 302 delle sue teste
come colpita a morte
e la ferita della sua morte era stata guarita.
E si stupì tutta la terra dietro alla bestia,
13,4 e adorarono il drago
che aveva dato il potere alla bestia
e adorarono 303 la bestia dicendo:
"Chi è uguale alla bestia e chi può combattere con lei?"
13,5 E le fu data304
una bocca che diceva cose grandi e bestemmie,
e le fu dato
potere di agire per quarantadue mesi.
13,6 E aprì la sua bocca in bestemmie verso Dio,
per bestemmiare il suo nome
e la sua dimora,
coloro che dimorano in cielo.
13,7 E le fu dato
di fare guerra coi santi e di vincerli,
e le fu dato
potere su ogni tribù e popolo e lingua e nazione.
13,8 E lo adoreranno tutti quelli che hanno la loro casa sulla terra,
ciascuno il cui nome non è stato scritto nel libro della vita
dell'Agnello,
ucciso fin dalla fondazione del mondo.
13,9 Se qualcuno ha orecchio, ascolti;
13,10 se qualcuno è per la prigionia, va verso la prigionia;
se qualcuno è per essere ucciso con la spada, lui sarà uc-
ciso con la spada.
Qui la perseveranza e la fede dei santi!

302
Si riprende la descrizione diretta della bestia di 13,1, dopo la parentesi esplicativa
di 13,2. L'accusativo IJ.Lav come pure Èocjxxy!J.ÉVT]V dipendono probabilmente da EÌ:Oov.
Successivamente il nominativo con la costruzione regolare ed esplicita sottolinea
l'evento della guarigione-Resurrezione della bestia.
303
Il doppio 1Tpoo~XUVf10av/adorarono comporta un passaggio dal drago alla bestia, alla
quale soltanto sono poi dirette le parole dell'adorazione.
304
L'espressione 'E009TJ aùtQ!lefu dato costituisce un motivo letterario caratteristico.
Quanto è dato alla bestia in 13,5 viene messo in atto in 13,6-7.
Apocalisse di Giovanni

4.6. La bestia che sale dalla terra (13,11-18)

13,11 Kat Eiòov èiUo 9T]p[ov àval3a'ì.vov ÈK -riìç yiìç-


Kat ELXEV KÉpa-ra Mo Of.!OLa àpvC41
Ka 'L EIW.I\.EL
',.!., Wç • upaKWV.
s: l

13,12 Kat -r~v Èl;oua[av -roù npc.hou 9T]pLou niioav noLE'i Èvwmov
' ~
au-rou,
Kat noLE'i -r~v yiìv Kat -roùç Èv aù-r'fl Ka-roLKoùv-raç
'[va 'llpOOKUV~OOUOLV "tÒ 9TjpLOV "tÒ 'llpW"tOV,
ou È9EpanEu9TJ ~ TIÀTJY~ wù 9ava-rou aù-roù.
13,13 Kat 'TTOLEL OT]flELa flEYUÀa,
'Cva Kat nùp 'TTOL'fl ÈK -roù oÙpavoù Ka-rapaLVELV EÌ.ç
"t~V YiìV
Èvwmov -rwv àvepwnwv.
13,14 Kat TIÀaV~ -roÙç Ka"tOLKOÙV"taç Ènt -riìç yiìç
a
ÒL(X "tÒ: OT]flELa Èòo9T] ocÙ-rQ 'TTOLiìoaL Èvwmov "tOÙ 9T]pLOU,
ÀÉywv "tOLç Ka"tOLKOÙOLV È'llt -riìç yiìç
'TTOLiìoaL EÌ.Kovoc -rQ 9T]pL4J,
oç EXEL "t~V 'TTÀT]y~v -riìç llaxoc(pT]ç Koct E(T]OEV.
13,15 Kat M6e11 ocù-rQ
òouvocL 'TTVEÙflOC -ru EÌ.KovL -rou eT]p(ou,
'Lva Koct ÀaÀ~01J ~ EÌ.Kwv -roù 9Tjp(ou Koct 'TTOL~01J
[(voc] oooL ÈÒ:v Il~ npooKuvMwow -rij EÌ.KOVL -rou
9T]p (ou à:TioK-raveoo w.
13,16 Kat 'TTOLEL
Tiav-raç,
-roùç flLKpoùç Kat -roùç flEyaÀouç,
Kat -roùç '!TÀouo[ouç Kat -roùç TI-rwxouç,
KaL 'tOÙç ÈÀEU9Épouç KCÙ 'tOÙç OOIJÀ.ouç,
'(va ÒWOLV aÙ-rol.ç xapayf.!a
Èn t -riìç XELpòç ocù-rwv -riìç l'lEI; Liiç ~ ÈTI t -rò flÉ"tWTiov
' ~
au-rwv
13,17 Kat '[va Il~ nç bUVT]"taL à:yopaoaL ~ TIWÀiìoaL
EÌ. Il~ 6 EXWV -rò xapayf.!a -rò OVOfla "tOÙ 9T]pLOU
~ "tÒV Ò:pL9flÒV "tOÙ ÒVOflll"tOç aÙ-rou.
13,18 ""Q&~ oO<j>Ca Èo-rl.v·
6 EXWv vouv IJ!TJ<lnoa-rw -ròv à:pL9flÒv -roù 9T]p(ou,
à:pL9flÒç yà.p à.v9pW'TTOU Èo-r(v,
Kat 6 ÙpL9flÒç aÙ"tOU É/;OCKOOLOL É/;~KOV"tOC E/;.

154
Seçonda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

13,11 E vidi un'altra bestia che saliva dalla terra305 :


e aveva due coma corrispondenti a quelle de li' Agnello
e parlava come drago.
13,12 E mette in atto tutto il potere della prima bestia in sua
presenza
e fa sì che la terra e coloro che hanno la casa in essa
adorino la prima bestia
la cui ferita mortale fu guarita.
13,13 E fa segni grandi
in modo da far discendere anche il fuoco dal cielo sulla
terra
al cospetto degli uomini,
13,14 e fuorvia quelli che hanno casa sulla terra
mediante i segni che le fu dato di fare al cospetto della
bestia,
dicendo a coloro che hanno la casa sulla terra
di fare un'immagine alla bestia,
la quale ha il colpo della spada e rivisse.
306
13,15 E le fu dato
di dare un soffio vitale all'immagine della bestia,
in modo che anche l'immagine della bestia parlas-
se,
e facesse sì che coloro che non avessero prestato
adorazione all'immagine della bestia fossero messi
a morte 307 •
13,16 E fa
tutti
i piccoli e i grandi

305
La frase sembra un titolo prolungato che riassume globalmente, nella provenienza
dalla terra, le caratteristiche della seconda bestia. Segue un'esposizione dettagliata di
quello che ha e di quello che fa, unita al titolo e articolata così in un probabile gruppo
settenario, che si estende fino a 13,14, in cui ciascun elemento viene introdotto dalla
congiunzione KaUe.
306
Inizia la fase conclusiva della narrazione, dopo il probabile raggruppamento settena-
rio. Si svolge fino a 13,17 suddividendosi in due raggruppamenti connessi tra di loro:
13,15 introdotto da Kal È06arj a&rCIJilefu dato (notare il gioco di parole È06arj/fu dato e
ooiivaLidare) e sviluppato in KalnoLf"in&vmç/efa tutti di 13,16 da cui poi dipendono i
due '[valaffinché successivi. Tutto il testo appare strettamente concatenato nel suo svilup-
po letterario sempre fondamentalmente di stile narrativo, con restrizioni e allargamenti.
307
I verbi all'aoristo npooKuvipwOLv!adorarono e tt1TOKtav9WaLVljùrono uccisi hanno una
sfumatura di immediatezza: appena viene negata l'adorazione, segue la messa a morte.

155
Apocalisse di Giovanni

e i ricchi e i poveri
e i liberi e gli schiavP08 ,
in modo che diano loro un'impronta
sulla loro mano destra o sulla loro fronte
13,17 e in modo che non possa comprare o vendere
se non chi ha l'impronta:
il nome della bestia o la cifra del nome di lei.
13,18 Qui sta la sapienza309 :
chi ha mente calcoli la cifra della bestia.
Si tratta infatti di una cifra di uomo;
e la sua cifra è seicentosessantasei.

4.7. I 144.000 con l'Agnello sul monte Sion (14,1-5)

14, l Kaì. EÌ:òov 310 •


KaÌ. LÒOÙ 'tÒ àpv(ov ÈotÒç È1TÌ. tÒ opoç ~LWV
KaÌ. IJ.E't' aÙ'tOU ÈKa'tÒV tEOOEpUKOVta tÉooapEç XLÀLUÒEç
,E)(OUOaL "CO' OVOIJ.a
" aUtOU "
, ..... KaL tO' OVOIJ.a
\ '
'tOU.... 1Tatpoç
'
autou-
yqpa!J.IJ.ÉVOV ÈlTÌ. 'tWV IJ.E'tW1TWV aÙtWV.
14,2 KaÌ. ~Kouoa <f>wv~v ÈK tou oùpavou
wç <f>wv~v u&itwv 1TOÀAWV
KaÌ. wç <f>wv~v ppovtf]ç IJ.EYUÀ1']ç,
Klll ~ <f>wv~ ~V ~KOUOa
wç KL9apu,>ÒWV KL9apL(OVtWV Èv ta'Lç KLMpaLç
' -
au-cwv.
14,3 KaÌ. ~ÒOUOLV 311
4>ò~V KQLV~V

308
Notare il gruppo settenario. Il verbo TTOLf1/ja, modella, trasforma ha per accusativo
diretto rrcivr:aç!tutti e i sostantivi seguenti. La stessa costruzione è riscontrabile in 3,9.
309
La sapienza trova una sua applicazione nell'identificare la cifra della prima bestia,
come viene espresso nell'imperativo lJrrl<l>taci<wlcalco/i di 13,18, seguito da una spie-
gazione (ycip/infatti) della possibilità di farlo e nello stesso tempo da un'indicazione
del campo dove cercarlo.
310
La distinzione tipografica di NN 8 tra i versetti 14,1-3 e 14,4-5 è appropriata, ma
non è da interpretarsi come una dossologia.
lll L'introduzione di [wç] davanti a ~o~ KClLVT]V crea qualche problema. La lectio wç

testimoniata da A C l 006 e varie traduzioni tra cui la Vulgata, viene omessa da J>4 7
S P 046. Alle ragioni di evidenza esterna e di trascrizione accidentale che sembrano
equivalersi (cfr. METZGER, A Textual, 677), si può aggiungere il fatto interno che wç
nell'Apocalisse, anche nel contesto immediato (cfr. 14,2), indica un passaggio gno-

156
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

Èvwmov rou 8p6vou


Ka.Ì. Èvwmov rwv tEOaapwv (4lwv Ka.Ì. rwv npEoPutÉpwv,
Ka.Ì. où&ì.ç Èòuvaro 1J.a8E'ì.v r~v ~o~v
EL 1-1~ al ÉKatòv nooEpaKovm rÉooapEç XLÀ.LaOEç,
ol ~yopaoj.LÉVOL &nò t~ç y~ç.
14,4 ouw( EL<JLV o'L j.LHÙ yuva.LKWV oÙK Èj.LOÀ.UV8T]oav,
Tiap8ÉVOL yap ELO LV,
OUtOL OL ÙKOÀ.ou8ouvtEç n~ àpVL4J OTIOU av imciyn,
outOL ~yopcio8T]oav &nò rwv àv8pwnwv ànapx~ tQ 8EQ Ka.Ì.
tQ àpvL4J,
14,5 Ka.Ì. Èv tQ ot6j.Lan aùrwv oùx EÙpÉ8TJ ljJEuooç,
aj.l.Wj.LOL El<JLV.
" l '

14,1 EvidP 12 :
ed ecco l'Agnello in piedi sul monte Sion
e con lui centoquarantaquattromila persone
che avevano il suo nome e il nome del Padre suo
scritto sulle loro fronti.
14,2 E udii una voce dal cielo
come voce di molte acque
e come voce di un grande tuono
e la voce che udii 313 ,
come di citaredi che cantano e suonano le loro cetre.
14,3 E cantano un cantico nuovo
davanti al trono
e davanti ai quattro viventi e ai presbiteri;
e nessuno poteva imparare il cantico
se non i centoquarantaquattromila,
coloro che sono stati riscattati dalla terra.
14,4 Questi 314 sono coloro che non furono macchiati con donne:

seologico dalla trascendenza all'immanenza. Qui si rimane a livello di trascendenza


e solo in 14,3 avviene il passaggio verso l'immanenza. Appare quindi preferibile la
Iectio senza wç, come troviamo in Ap 5,9.
312
L'espressione Kat EI&ov/e vidi ha una sua autonomia letteraria relativa rispetto a
Kat t&ou/e guarda che segue, riferendosi all'esperienza diretta dell'Autore che, con un
passaggio successivo, invita chi legge e ascolta a condividerla.
313
Notare il raffinato gioco linguistico della ripresa esplicita di quanto già detto all'i-
nizio della parte uditiva: e la voce che udii corrisponde esattamente a udii una voce.
314
Col triplice où-r:o~/questi di 14,4 l'Autore introduce una spiegazione che riguarda il
simbolismo espresso in precedenza.

157
ApocaHssc di Giovanni

sono infatti vergini.


Questi coloro che stanno seguendo315 l'Agnello dovunque
si diriga.
Questi furono ricomprati dagli uomini come primizia a
Dio e ali' Agnello
14,5 e nella loro bocca non fu trovata menzogna:
sono senza macchia316 !

4.8. Tre angeli, il Figlio dell'uomo, tre angeli (14,6-20)

14,6 Kaì. ELÒOV aUov ayyEÀOV 1TE"C0j.J.EVOV Èv j.J.EOOUpaV~j.J.IXH,


€xovta EÙayyÉÀLov alwvLOv EooyyEHaaL
ÈrrÌ. roùç KIX9T]j.J.Évouç ÈrrÌ. rfjç yfjç
KaÌ. ÈrrÌ. rr&v €evoç KaÌ. ljluÀ~v KaÌ. y)..waaav KaÌ. Àaov,
14,7 ÀÉywv Èv ljlwvfl iJ.EyaÀlJ
<Poi3~9T]tE tòv 9EÒv KaÌ. MtE aùtQ Mçav,
OH ~À9EV ~ wpa ti'Jç KpLOEWç aÙtOU,
KIXL 11pOOKUV~OIXtE tQ 110L~OIXVH
ròv oùpavòv
KaÌ. t~v yfjv
KaÌ. 9a)..aaaav
KIXL mwàç uMrwv.
14,8 Kaì. &Uoç &yyEÀoç òd>tEpoç ~KoÀou9T]aEv ÀÉywv·
EnEaEv E11EaEv BapuÀwv ~ IJ.EYUÀTJ
~ ÈK tOU o'(vou tOU 9q.J.OU ti'Jç 110pVELIXç aÙrfJç 11E110tLKEV
navta rà E9VTj.
14,9 Kaì. &Uoç &yyEÀoç rp( roç ~KoÀou9TJOEV aùto1ç ÀÉywv Èv ljlwvfl
iJ.EYllÀlJ'
E'L nç 11pOOKUVE1 tÒ e..,p(ov KIXÌ. ·~v ELKOVIX aùtou
KIXL Àaj.J.pUVEL XUPIXYiJ.IX
E11L tou iJ.EtW1TOU autou 'Il Em tTJV XELpa aurou,
' \ ..... l ' - " , ' \ .... ' -

14,10 KaÌ. aùròç n(EtaL ÈK rou o'Lvou rou 9Uj.J.OU rou 9Eou
tOU KEKEpiXOj.J.ÉVOU àKpUtOU Èv tQ 110tT]pLc.,J tfìç Òpyfìç aÙtOU

315
Il participio presente àKo>..oueouvtEçlstanno seguendo ha una connotazione di con-
tinuità e di immediatezza.
316
La costruzione grammaticale particolare /41wiwi €Ì.Otv!sono senza macchia, nella qua-
le manca qualunque elemento di collegamento con quanto precede (non si hanno con-
giunzioni), conferisce all'espressione un rilievo letterario: è una conclusione riassuntiva
e quasi un'esclamazione. Emerge, così, dal contesto una certa accentuazione emotiva.

158
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cbiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

KCÙ !}aoavLo8~oE"tcu Èv nupì. KaÌ. 9El.4J


ÈVWifLOV ocyyÉAwv ay[wv KUÌ. ÈVWifLOV 'tOU ocpv(ou.
14,11 Kal ò Kanvòç -rou ~aaaVLOf.LOV aù-rwv EÌ.ç aì.wvaç aì.wvwv
a' va t""
AN'LVEL ,

KaL OUK EXOUOLV UVUifaUOLV T)f.J.Epn:ç KaL VUK'tOç


' ' " ' l ( , ' '

ol npooKuvouv-rEç -rò 8T)pl.ov Kaì. -r~v EÌ.Kova aù-rou 317


KUÌ. E'L nç Àaf.LJ3&VEL 'tÒ xapn:yf.J.U 'tOU ÒVOf.J.U'tOç aÙ-rou.
14,12 "Qc5E ~ UTIOf.LO~ 'tWV ay[wv Èa-rl.v,
ol 'tT)pouv-rEç 318 -ràç Èv-roÀÙç -rou 8EOu KaÌ. -r~v nl.onv 'IT)Oou.
14,13 Kaì. tlKouaa <J>wviìç ÈK -rou oùpn:vou ÀEyouoT)ç-
ypaiJtov·
f.LUKclpLOL OÌ. VEKpOÌ. oi. Èv KupUp OCTioev{pKOV'tEç OC'lf' apn.
va[ .319
À~YEL -rò TIVEUf.J.U '[va ocvana~aov-raL ÈK -rwv KO'lfWV aù-rwv,
-rà yàp €pya aù-rwv ocKoÀou8Ei. f.LE-r' aù-rwv.
14,14 Kaì. Eic5ov·
KUL, 'o
L OU, VE'I'E11.T)
A.', 11.EUKT),
, ,
KUÌ. ÈTIÌ. -r~v VE<j>ÉÀT)V Ka8~f.LEVOV Of.LOLOV ui.òv ocvepwnou,
EXWV ÈTIÌ. -rf)ç KEijlaÀf)ç aù-rou a-r~ljlavov xpuoouv
Kaì. Èv -r'fl XELPÌ. aù-rou op~navov ò!;u.
14, 15 Kn: ì. &Uoç &yyEÀoç È!;f)Àikv ÈK -rou vaou
Kpa(wv ÈV ljlwvfl f.l.EYUÀlJ 't<\) KU9T')f.L~V4J ÈTIÌ. -rf)ç VEijlÉÀT)ç"
if~f.J.IJIOV 'tÒ Op~TIUVOV OOU KUÌ. 8~pLOOV,
on ~À8EV ~ wpa 8EpLOUL,
0-rL È!;T)pUV8T) O8EpLOfJ.Òç 'tf)ç yf)ç.
14,16 KaÌ. El3aÀEV ò Ka8~f.1Evoç ÈTIÌ. -rf)ç vE<j>ÉÀT)ç -rò c5p~navov aù-rou
ÈTIÌ. 't~V yf)v
KUÌ. È8EpL0811 ~ yf).
14,17 Kaì. &Uoç ayyEÀOç Èl;f)À9Ev ÈK -rou vaoù -roù Èv -rQ ovpavQ
EXWV KaÌ. aù-ròç c5p~TIUVOV ò!;u.

317
È una caratteristica di stile dell'autore mettere prima il verbo e poi indicare, magari
a più riprese come in questo caso, il soggetto.
318 Il passaggio dal genitivo &yLwv al nominativo TlJPOUvr~ç, con l'aggiunta enfatizzan-

te di ol, isola l'espressione e la intensifica, richiedendo un'accentuazione esplicativa.


319 La presenza di va.L ha creato alcune difficoltà nella critica testuale: è posposto

a ì..ÉyH (ì..ÉyH va.l TÒ 1TV~u~a./dice di sì lo Spirito: 046, 94), sostituito con Ka.L (218
522: cfr. METZGER, A Textual, 678-679); omesso da S* P'17 e vari minuscoli: infatti il
collegamento grammaticale di ì..ÉyH con '(va è perfettamente regolare e naturale. Ma
è preferibile, dal punto di vista della critica testuale, il testo riportato per l'autorità
dei codici S< A C P e come lectio difficilior. Non collegabile direttamente con '(va.
àva.1Ta.~aovta.~, va.( rimane a sé stante e isolato.

159
Apocalisse di Giovanni

14,18 K!XL aUoç ayyEÀoç [{:l;f]À9Evj3 20 fK ·rou 9UOL!XO't'T]pLOU


[Ò] EXWV (:l;ooo(av f-rrì. -rou Tiup6ç,
K!XL (:Q>wVTjOEV Q>wvfl jJ.EyaÀlJ n~ EXOV't'L 't'Ò òpÉlTIXVOV 't'Ò òçù
ÀÉywv·
lTÉjJ.tjiOV OOU 't'Ò OpÉlTIXVOV 't'Ò ÒI;Ù
K!XÌ. -rpuyT]OOV t'OÙç p0t'puaç rf]ç ajJ.lTÉÀOU t'f]ç yf)ç,
on ~Kj.l.!XO!XV !XL oraQ>u'AaÌ. aÙtf]ç.
14,19 KaÌ. El3aÀEV ò &yyEÀoç tò òpÉmxvov aùrou Elç r~v yf]v
Kaì. hpuy11oEv ·~v aj.l.1TE'Aov 't'f]ç yf]ç
KaÌ. Ej3a.ÀEV ELç 't'~V ÀTJVÒv wu ewou rou 9EOu 't'Òv jJ.Éyav 321 •
14,20 KaÌ. È1Tat~9TJ l, ÀTJVÒç El;w9Ev 't'f]ç lTOÀEWç
K!XÌ. {:l;f]À9EV aljJ.a ÈK rf]ç ÀT]VOU
UXPL 't'WV X!XÀLVWV 't'WV 'L1T1TWV
a1TÒ oraòLwv XLHwv Él;aKOOLWV.

14,6 E vidi un altro angelo che stava volando allo zenith:


aveva un vangelo eterno da evangelizzare322
su coloro che dominano sulla terra
e su ogni gente e tribù e popolo e lingua.
14,7 Diceva a gran voce:
"Temete Dio e dategli gloria323

320
Aggiungono Eçr,>..lkv S C P, mentre lo omettono f4 7 A, Ticonio, Ecumenio, Primasio.
L'aggiunta di èçr,>..lkvluscì è probabilmente secondaria (/ectio facilior). Se la docu-
mentazione in favore della presenza o dell'assenza di èçfì>..9Ev sembra equivalente
(cfr. METZGER, A Textua/, 679), la presenza è più naturale nello stile narrativo della
pericope. Lo stesso discorso vale per odi 14, 18.
321
La difficoltà linguistica si può rilevare dalla tradizione manoscritta: troviamo il fem-
minile 't"~v f.I.EyaÀT]V nel Sinaitico e in molti minuscoli; il maschile cÒv f.I.Éya.v è documen-
tato da C P 046 051, molti minuscoli, Ticonio, Primasio e Areta; A dà addirittura fJ.fya.,
neutro; f4 7 presenta il genitivo fJ.fYaÀou, concordato con 9Uf.IOU. Sembra preferibile, come
lectio difficilior, f.I.Éya.v (o addirittura f.I.Éya.?). Lo sdegno di Dio è identificato col tino, al
punto da produrre una "alterazione" grammaticale, dando all'aggettivo grande lo stesso
genere di 9Uj.L6ç/sdegno. L'accusativo maschile cÒv f.I.Éya.v sorprende, dopo il femminile
attribuito esplicitamente a ÀTJV&; prima. Il termine in greco può essere usato al maschile
o al femminile: la scelta del nostro Autore per il femminile è documentata dall'articolo
't"~v, attribuito immediatamente prima, e da..;, inserito immediatamente dopo. Come
spiegare però, tra questi due femminili, l'accusativo maschile 't"Òv f.I.Éya.v? Secondo il suo
stile, l'Autore gioca sui generi per ottenere un effetto speciale di accentuazione.
322
L'uso dei due termini (EooyyÉ>..wvlvangelo e EooyyEHoa.Lievangelizzare), non do-
cumentato altrove negli scritti giovannei ma diffuso nell'ambiente culturale di Efeso,
induce a fame "un décalogue du mot grec" (cfr. DELEBECQUE, L 'Apocalypse, 221 ).
323
Il messaggio dell'angelo è articolato sui due imperativi ljlof3~9TJ't"Eitemete e Mn ...
ò6E,a.v/date... gloria.

160
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

poiché venne l'ora del suo giudizio


e adorate colui che fece
il cielo
e la terra
e il mare
e le sorgenti delle acque 324 !"
14,8 E un altro angelo, un secondo, seguì dicendo:
"Cadde, cadde Babilonia, la grande,
lei che del vino passionale della sua impudicizia ha abbe-
verato tutte le gentP 25 !"
14,9 Ed un altro angelo, un terzo, li seguiva dicendo a gran voce:
"Se uno adora la bestia e la sua immagine
e riceve l'impronta
sulla sua fronte o sulla sua mano 326 ,
14,10 anche lui berrà del vino dell'ardore di Dio327 ,
- quello agitato, senza miscela, nel calice della sua
ira!-
e sarà tormentato col fuoco e lo zolfo,
davanti ai santi angeli e davanti all' Agnello 328 ."
14, Il E il fumo del loro tormento sale per i secoli dei secoli.
E non hanno pausa giorno e notte,
coloro che adorano la bestia e la sua immagine
e se uno riceve l'impronta del suo nome.
14,12 Qui è la costanza dei santi:
sono coloro che mantengono i comandamenti di Dio e la
fede di Gesù.
14,13 E udii una voce dal cielo che diceva:
"Scrivi:
Beati i morti, coloro che muoiono nel Signore, fin
da adesso!"

324
Notare il gruppo quaternario.
325
Una esplicitazione in una frase narrativa- quella di 14,8- caratterizzata da un'e-
levata densità emotiva.
326
L'immagine dell'impronta sulla fronte o sulla mano è un tratto caratteristico
dell'Autore.
327
Si ha una qualifica fortemente enfatizzata del vino del/ 'ardore di Dio (viene ripresa
l'espressione di 14,8, dove il simbolo del vino viene attribuito a Babilonia).
328
11 doppio Évwmovldavanti è una sottolineatura caratteristica che emerge dal conte-
sto. Con 14,10 si conclude, probabilmente, l 'intervento diretto del terzo angelo: ciò
che segue esprime, in uno stile più discorsivo e meno oracolare, una serie di riflessioni
e di esperienze che Giovanni/Autore comunica al gruppo di ascolto.

161
Apocalisse di Giovanni

"Sì!"
"Dice lo Spirito che abbiano tregua dalle loro fatiche:
le loro opere infatti li seguono329 ."
14, 14 E vidP 30 :
ed ecco una nube bianca
e, seduto sulla nube, vidi un figlio di uomo corrispondente.
Aveva331 sul capo una corona d'oro
e nella mano una falce affilata.
14,15 E un altro angelo uscì dal tempio
gridando a gran voce al personaggio seduto sulla nube:
"Lancia la tua falce e mieti,
poiché è giunta l'ora di mietere
poiché332 si seccò la messe della terra."
14,16 E gettò, il personaggio seduto sulla nube, la sua falce
sulla terra
e fu mietuta la terra.
14,17 E un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo
tenendo anch'egli una falce affilata.
14, 18 E un altro angelo uscì dali' altare
- quello che aveva potere sopra il fuoco 333 -
e gridò a gran voce a quello che teneva la falce affilata
dicendo:
"Lancia la tua falce, quella affilata,

329
La parte del versetto che segue l'imperativo ypaiJiovlscrivi crea qualche problema
a proposito della divisione (e della interpretazione). Probabilmente si ha un primo
detto (una beatitudine) che viene dalla trascendenza, sperimentato nel contesto
dell'assemblea liturgica. A questo segue un'accettazione dell'assemblea con un vaU
sì di approvazione (analogo a quello di 1,7). Questa risposta di assenso, espressa con
un monosillabo, ha una sua peculiare carica emotiva. Riprende poi il messaggio dal
cielo con un'accentuazione del ruolo dello Spirito, ispiratore in senso globale di questi
messaggi che si manifestano in ambiente liturgico. Da notare che non si ha solo una
dichiarazione esplicativa da parte dello Spirito, ma anche una parola che determina
efficacemente e fatalmente ciò che dice, concordata come è con la congiunzione finale
'(va/che.
330
Tutto il brano 14,14-20 presenta un andamento stilistico narrativo. La divisione in
stichi tende a sottolineare il movimento letterario.
331
La variazione grammaticale - che si nota solo nel greco - di exwv invece che
E'xovra, con il brusco passaggio dall'accusativo al nominativo, isola e accentua, met-
tendo in risalto il particolare della corona d'oro e l'altro che segue immediatamente,
cioè quello della fa/ce tagliente nella mano.
332
I due on/poiché coordinati conferiscono al testo una certa enfatizzazione.
m Si ha una parentesi esplicativa nel discorso narrativo.

162
Seconda parte: La risposta e la trafila della Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

e vendemmia i grappoli della vite della terra


poiché maturarono le sue uve."
14,19 E l'angelo gettò la sua falce sulla terra
e vendemmiò la vite della terra
e gettò nel tino grande del furore di Dio, quello tanto
grande334!
14,20 E il tino fu calpestato fuori della città
e uscì sangue dal tino
fino al morso dei cavalli!
per milleseicento stadi335 •

4.9. Il terzo segno: la liturgia iniziale (15,1-8)

15,1 Kaì. etoov &Uo OT)IJ.Elov Èv ty oùpavQ !J.Éya KaÌ. 8au!J.aot6v·


àyyÉÀouç È1Ttèt Exovtaç 1TÀT)yètç È1Ttèt tètç Èoxataç,
OtL Èv aùta'iç ÈtEÀÉ08T) ò 8Uj.J.Òç tOU eeou.
15,2 Kaì. etoov
wç eti)..aooav 'ÙaÀ [ VT)V IJ.EIJ. LYIJ.ÉVT)V lTUp l
KaÌ. toùç VLKWvtaç
ÈK tOU 8T)p LOU
' ' ... , l ' .....
KaL EK tT)ç ELKOVOç autOU
KaÌ. ÈK toU ÙpL8j.J.OU tou ÒVOj.!atOç aÙtou
Èotwtaç ÈlTÌ. t~v etiÀ.aooav t~v ùaHVT)v
E;(OVtaç KLMpaç tOU eeou.
15,3 KaL ~OOUOLV
t~V c\>b~v MwooÉwç tOU OOUÀ.OU toU eeou
KaÌ. t~v c\>ù~v tou àpv[ou
ÀÉyOV't'Eç'
IJ.EYUÀ.a KaÌ. eauj.!aotèt tèt Epya oou,
KupLE ò 8Eòç 6 TiavtoKpatwp·
s:' , ,~ e , ,
uLKaLaL KaL a11.T) LVaL aL uuOL OOU,
~s: ,

ò l}aoLÀEÙç twv È8vwv·

334
Il maschile attribuito a ÀT)voçltino può essere regolare, dato che il termine appare
nei LXX al femminile e al maschile (cfr. DELEBECQUE, L 'Apocalypse, 225). Ma il pas-
saggio è brusco, in quanto immediatamente prima e dopo troviamo accentuatamente
il femminile (cfr. 14,19c e 14,20a). Con questa forzatura grammaticale l'Autore vuole
sottolineare la grandezza sorprendente del tino.
335
I due stichi di 14,20cd sono in parallelo e illustrano con una certa enfasi gli effetti
del sangue che fuoriesce dal tino.

163
Apocalisse di Giovanni

15,4 ·dc; où Il~ lj>o~,eij, KDpLE, KttÌ. òo,;aaEL tò ovoiJ.a aou;


on IJ.OVOç OOLOç,
on 1TUV"ttt tà E9VT} ~,;ouaw KttÌ. npOOKUV~OOUOLV ÉVW1TLOV
aou,
.,
onta's:uLKaLWIJ.ata
, , aou E<vavEpw
'"' , 911aav.

15,5 Kttì. IJ.Età tafrm Eioov·


\ ' l t ' ..... ..... ..... , ' ... , ....
KaL TlVOLYTl Ovaoç tllç OKT}VT}ç tOU j.J.aptUpLOU EV t~ oupav~,
15,6 KaÌ. É(fJÀ9ov oi. Èntà ayyEÀOL [oi.] EXOVtEç tàç Èntà lTÀT}yàç
ÉK toU VlXOU
ÉvòEÒUIJ.ÉVOL Hvov Ka9ttpòv Ào:IJ.npòv 336
KaÌ. 1TEpLE(WOIJ.ÉVOL 1TEpÌ. tà Ot~911 (Wvaç XPOOiiç.
15,7 KttÌ. E=v ÉK twv tEaaapwv (~wv EÒWKEv tol.ç Èntà &yyÉÀoLç ÈTità
lj>LaÀaç xpua&ç 337
YEIJ.OUaaç -rou 9u!J.OU tou 9EOU
-rou ( wv-roç Elç toùç a twvaç twv a twvwv.
15,8 o
KaÌ. ÉYEIJ.L0911 vaÒç Kanvou
ÉK tf]ç Mç,ç tou 9Eou Kaì. ÉK tf]ç òuvaiJ.EWç aùtou,
KttÌ. oMEì.ç ÉòUvato ElaEÀ9Eì.v Elç tòv vaòv
axpL tEÀEa9waw ai. ÈTità lTÀTlyaÌ. tWV Èntà àyyÉÀwv.

15, lE vidi un altro segno nel cielo, grande e stupendo:


sette angeli che portavano gli ultimi flagelli,
poiché con essi giunse a compimento il furore di
Dio338 •
15,2 Evidi
come un mare di vetro misto a fuoco

n 6 Come ci testimonia la tradizione manoscritta: i codici A C, vari minuscoli,


Ecumenio e Beda infatti hanno Heovlpietra al posto di Hvovllino. È possibile che
si sia trattato di un errore di trascrizione (così METZGER, A Textua/, 756), ma si può
pensare anche a un altro aspetto, che spiegherebbe di più la diffusione della lectio
H9ov: è naturale attribuire agli angeli un rivestimento di pietre preziose, simbolo della
trascendenza di Dio. Doveva invece creare difficoltà l'abbinamento del Hvov Ka!lapòv
Kal Àllj.J.npév con il ~ooawov Àlli-Lnpév e ~ooowov Àllj.J.npòv Ka9apév di cui invece è rive-
stita la donna dell'agnello (19,8): Hvov e ~UaaLvov infatti sono sinonimi (cfr. ~ooaLvov
c f3ooooç in BAUER, Griechisch-deutsches, 296). Come attribuire agli angeli un vestito
molto simile e con qualcosa in comune con un vestito attribuito agli uomini, anche se
a livello di glorificazione? La lectio difficilior preferibile- ì..lvov Ka!lapòv Kal Àllj.J.npév
-ci offrirebbe, proprio per il confronto con l'altra, anche una chiave interpretativa.
337
Di nuovo in 15,7a un'espressione complessa che, iniziata con KIÙ Ev, si conclude
con (jluiÀllç xpooiiç.
m In 15,1 viene enunciato il contenuto del segno (collegato con 12,1); segue una
prima presentazione globale e poi la spiegazione.

1M
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

e coloro che stavano riportando vittoria


sulla bestia
e sulla sua immagine
e sulla cifra del suo nome.
Stavano in piedi sul mare di cristallo
tenendo le cetre di Dio.
15,3 E cantano
il cantico di Mosè, il servo di Dio,
e il cantico dell'Agnello,
dicendo:
"Grandi e stupende le tue opere,
Signore Dio l'onnipotente;
giuste e vere le tue vie,
o re delle genti!
15,4 Chi non temerà, Signore, e non glorificherà il tuo
nome?
Poiché tu solo sei santo,
poiché tutte le genti verranno e si prostreranno
davanti a te,
poiché i tuoi giusti giudizi si furono manifestati339 !"
15,5 E dopo questo vidi
e fu aperto il tempio della tenda della testimonianza nel
cielo,
15,6 e uscirono i sette angeli, quelli che portavano i sette fla-
gelli, dal tempio 34{\
vestiti di lino puro splendente,
e cinti intorno al petto di fasce d'oro.
15,7 E uno dei quattro viventi diede ai sette angeli sette coppe
d'oro
ripiene del furore di Dio
che vive per i secoli dei secoli 341 •
15,8 E il tempio fu riempito di fumo
in forza della gloria di Dio e della sua potenza;

339 Il canto di Mosè e il canto dell'Agnello sono messi in parallelismo sinonimico,


oggetto entrambi di ~(JouaLvlcantano. Il canto presenta una costruzione raffinata: si
alternano due proclamazioni e due invocazioni dirette a Dio; segue una proclamazione
indirizzata al nome di Dio; si conclude col triplice on/poiché di motivazione. Tutto
l'inno è caratterizzato da una nota di entusiasmo.
340
La proposizione è complessa ed elegante, col soggetto dopo il verbo e la conclusio-
ne in toù va.oùldal tempio posta alla fine.
341
Notare la formula ricorrente sul Dio vivente.

165
Apocalisse di Giovanni

e nessuno poteva entrare nel tempio


fino a quando si compissero i sette flagelli dei sette
angeli.

4.10. Il terzo segno: i sette angeli con le fiale (16,1-16)

16,1 Ko:l ~Kouoo: flEYcXATJç <jlwvf]ç ÈK 1:oiì vo:oiì AqouoTJç w'Lç ÉTT'!Ò:
àyyÉAOLç"
imayELE
KO:L ÈKXÉELE '!Ùç ÉTTtÒ: cj>uiAo:ç '!OU 9ujJ.OU toU 9EOU dç '!~V
yf]v.
o
16,2 Ko:l àTTf]A9Ev TTpw'!oç
KO:Ì. ÈçÉXEEV '!~V cj>taATJV O:Ù'!OU Elç '!~V yf]v,
Ko:Ì. ÈyÉvHo EAKOç K«KÒv Ko:l TTOVTJpÒv
ÈTTL '!OÙç &vepwTTouç '!OÙç EXOV'!O:ç '!Ò xapayj.la '!OU
9TJp(ou
KO:l '!OUç TTpOOKUVOUVLaç '!1) ELKOVl UU'!OU.
\ ' ..... ,... ' l ' ....

o
16,3 Kal ÒEU'!Epoç È:çÉXEEV '!~v cj>uiÀTJV o:ùmu ELç '!~V ecfAo:ooo:v,
Kat' EYEVELo
' '
o:tj.la
'r'

Wç VEKpOU,
KaÌ. TTéioa \jtux~ (wf]ç ànÉ9o:vEv
cà 342 Èv eU eaAcfoou.
o
16,4 Ko:ì. cp(coç ÈçÉXEEV '!~v cj>taÀTJV aÙ1:ou Ek 1:oùç no'!aj.loÙç KaÌ. 1:Ò:ç
TTTJyÒ:ç '!WV Ù&hwv,
\ , , 343 .,..
Kat EYEVELO atj.lo:.
16,5 Kal ilKouoo: '!OU &.yyÉAou '!WV ù&hwv AÉyovtoç·
MKo:toç Et,
( " \ t 1"
O WV Kat O TJV,
o aotOç,
an '!llU'!O: EKptvo:ç,
16,6 an O:Lj.la ày(wv KO:LlTpo<jlTJ'!WV ÈçÉXEo:V
KaÌ. O:Lj.lO: o:Ù1:o'iç [O]ÉOwKo:ç lTtE'iv,
"~
O:<.,lOl '
' ELOW.
16,7 Kal llKOOOO: '!OU euotaO'!T)p(ou AÉyov'!Oç"
VO:l'
o
KuptE 9Eòç ò TTavcoKpacwp,

342
Il neutro plurale <a, invece del femminile singolare concordato con lflux~. stacca e
allarga la prospettiva.
343
Il plurale EyÉvov<o sembra preferibile per la testimonianza di J>4 7 A.

166
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

,, e , , l<. l , l
0:11.T] LVO:L KO:L uLKO:LO:L O:L KpLOELç OOU.
16,8 Kaì. ò -rÉ"tap-roç Èé;ÉX.EEV -r~v qnaÀTJV aù-roù hì. -ròv ~À.Lov,
KaÌ. M69TJ aù-rQ KUUIJ.a-r(oaL -roùç àv9pwtrouç Èv trupL
16,9 KaÌ. ÈKIWIJ.O:'ttOOT]OO:V Ot ttV9pWTTOL KUÙIJ.CliJ.Éya
KaÌ. Èpì..o:a<f>~IJ.T]Oav -rò OVOIJ.O: toù 9EOù
roù Ex_ovroç r~v Èl;ouo(av ÈtrÌ. ràç TTÀTJyàç -rauro:ç
KaÌ. où IJ.HEVOT]oav òoùvaL aùtQ Ml;av.
16,10 Kaì. ò TTÉIJ.TTWç È/;ÉX.EEV t~v QlLclÀTJV aùtoù ÈtrÌ. tòv 9p6vov toù
9T]ptOU,
KaÌ. ÈyÉvHo ~ paaLÀEta o:ù-roù ÈoKotwiJ.ÉVTJ,
Ko:Ì. È~J.aowvro ràç yì..Wooaç aùrwv ÈK roù tr6vou,
16,11 KaÌ. Èpì..ao<f>~IJ.TJOav ròv 8Eòv -roù oùpavoù
, 'tWV
EK .... ' ' ....
TTOVWV O:U"tWV
KaÌ. ÈK 'tWV ÈÀ.KWV aÙ-rwv
' ' ,
Ktll OU IJ.HEVOT]OO:V , tWV
EK .... " '
Epywv UU"tWV. -
16,12 Kaì. ò EK-roç È/;ÉX.EEV t~v QllclÀTJV aù-roù ÈTTÌ. ròv trotaiJ.Òv ròv iJ.Éyav
'V
""CO E·'.A.
'"'"'1-'Pil"tT]V,
l

KO:Ì. È/;T]pclV9T] tÒ UÒWp aÙtoù,


LVO: ÈtOLIJ.U09ij ~ ÒòÒç 'tWV paoLÀÉWV "tWV CÌtrÒ
àvawì..f)ç ~Hou.
16,13 KaÌ. Elòov
EK "tOÙ O'tOIJ.tl"tOç "tOÙ ÒpclKOV"tOç
Ka ì. EK toù ot61J.(ltoç -roù 9T]p (ou
Kll ì. EK "tOÙ O"tOIJ.O:'tOç toù tjrEUÒOtrpO<j>~'tOU
TTVEUIJ.a'ttl t p (a àKci9apta wç p&tpax_OL.
16,14 EÌ.oÌ.v yàp TTVEUIJ.ata O!lLIJ.OVLWV trowùv-ra
OT]IJ.ELO:,
a ÈKTTOpEllHCU ÈTTL toÙç paoLÀELç tfìç
oLKOUIJ.ÉVT]ç OÀ.T]ç
ouvayayEiv aù-roùç ELç tòv TTOÀEIJ.OV
tfìç ~!J.Épaç tfìç IJ.EYtlÀT]ç toiì 9Eoiì toiì
TT!lV10KpcltOpOç 344 •
16,15 'Iòou·
Epx.o~J.a L wç KÀÉtr-r 11 ç.
IJ.!lKclpLOç ò ypT]yopwv KaÌ. tT]pwv rà LiJ.ana
aùtoù,
'Cva Il~ YUIJ.VÒç TTEpltrat"(J KaÌ. pì..ÉTTWOLV t~V
ÙOX.TJIJ.OOUVT]V aÙ-roù.

344
C'è un crescendo nei genitivi che seguono TTOÀEIJ.OV.

1~7
Apocalisse di Giovanni

16,16 Kaì. ouvt)yayEv aùmùç Elç tòv tOlTOV tòv KaÀm'>!J.Evov


'E(3pa"Lotì. 'ApjlayEùwv.

16, l E udii una grande voce dal tempio che diceva ai sette angeli:
"Andate
e versate le sette coppe del furore di Dio sulla terra."
16,2 E uscì l'angelo, il primo,
e versò la sua coppa sulla terra
e si ebbe una piaga maligna e violenta
sugli uomini che avevano l'impronta della bestia
e su quelli che adoravano l'immagine di leP 45 •
16,3 E il secondo versò la sua coppa sul mare
e divenne sangue
come346 di un cadavere
e ogni forma di vita vivente morì,
tutto quello che sta nel mare.
16,4 E il terzo versò la sua coppa347 sui fiumi e sulle sorgenti delle
acque
e divennero sangue.
16,5 E udii l'angelo delle acque che diceva:
"Sei giusto
tu che sei e che eri,
tu il santo348 ,

345
La strutturazione letteraria di tutto il capitolo fa perno sui singoli angeli che, uno
dopo l'altro, costituendo un settenario, versano la loro fiala. 'O rrpwr:oç/Il primo posto
com'è dopo il verbo, a differenza degli altri angeli che seguono in cui il soggetto
precede, mette in evidenza il versetto. L'effetto immediato del versamento delle
singole fiale è espresso con il verbo all'aoristo ÈyÉvEr:o (cfr. 16,2.3.4.10), sempre con
significato divenne. Traduciamo con divenne-divennero quando c'è il riferimento a un
soggetto; traduciamo con si ebbe quando il riferimento è assoluto.
346
Secondo l'uso generale dell'Apocalisse, wç/come indica il passaggio sulla linea
conoscitiva dalla trascendenza all'immanenza. Il mare che diventa sangue quindi non
indica una semplice trasformazione sul piano fisico.
347
La terza coppa presenta un'elaborazione letteraria articolata ed elegante: dopo il
versamento si ha, espresso in forma lapidaria, il suo effetto, ovvero fiumi e fonti che
diventano sangue. Poi troviamo un doppio commento: il primo da parte dell'angelo
delle acque che si rivolge a Dio; il secondo da parte dell'altare personificato che
prende atto della giustizia divina applicata alla storia. Il tutto con una notevole forza
drammatica e interessanti corrispondenze parallelistiche.
3411
Le due invocazioni a Dio sono esplicitazioni di quello che Egli è in rapporto con la
storia. Hanno una rilevanza letteraria particolare: la prima compare senza il terzo ele-
mento ÉPX~Evoç/che sta venendo che la accompagna nelle altre ricorrenze precedenti

168
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

perché giudicasti queste cose.


16,6 Poiché versarono il sangue dei santi e dei profeti,
anche tu desti loro del sangue da bere:
ne sono degni34 ~!"
16,7 E udii l'altare che diceva:
"spso,
Signore Dio l'onnipotente,
i tuoi giudizi sono giusti e veritieri!"
16,8 E il quarto versò la sua coppa sul sole
e gli fu dato 351 di scottare gli uomini col fuoco.
16,9 E gli uomini furono scottati con una scottatura
grande
e bestemmiarono il nome di Dio
perché aveva potere sopra flagelli del gene-
re3s2
e non si convertirono dandogli gloria.
16, l O E il quinto versò la sua coppa sul trono della bestia,
e il suo regno divenne ottenebrato
e si mordevano la lingua dal dolore,
16, Il e bestemmiarono Iddio del cielo
per i loro dolori
e per le loro piaghe353
e non si convertirono dalle loro azioni.
16,12 E il sesto versò la sua coppa sul grande fiume l'Eufrate

(1,4.8; 4,8); la seconda riprende 1-16voç &noç/tu solo santo di 15,4: sono le due uniche
ricorrenze di &noç/santo.
349
Il soggetto sottinteso in tutto il versetto- con particolare solennità dovuta al plu-
rale non specificato- suggerisce un'allusione ai protagonisti del sistema terrestre.
L'espressione ne sono degni, venendo a conclusione di un discorso articolato, riassu-
me ed enfatizza. La descrizione sfocia in un giudizio da parte dell'Autore che, come
tale, si distacca dal filo narrativo.
350
Anche qui c'è una certa enfasi, resa efficace dal vaUsì iniziale, che richiede il punto
esclamativo. Secondo l'uso dell'Apocalisse, l'assenso si riferisce a quanto precede
e l'approva. Si ha una corrispondenza parallela nello stesso versetto, con in mezzo
l'invocazione a Dio.
351 Si ha una variante stilistica rispetto all'usuale f.yÉvFro/divenne; inoltre il passivo

teologico f.oo&r]ljù dato introduce nel discorso un collegamento con la trascendenza.


Il risultato fattuale del versamento dell'angelo inizia con Kccl EKCCUj.1a9(a9rjoavljùrono
scottati di 16,9.
352
È indicato e sottolineato il motivo della bestemmia da parte degli uomini.
353
I due stichi di 16,11 sono in parallelismo, accentuato da riprese precise visibili solo
nel greco (ÉK e ccùtwv).

1CO
Apocalisse di Giovanni

e la sua acqua fu disseccata


in modo che fosse preparata la via dei re dall'oriente.
16,13 E vidi
dalla bocca del drago
e dalla bocca della bestia
e dalla bocca del falso profeta
tre spiriti immondi come rane 354 •
16,14 Sono infatti spiriti di demoni che fanno dei
segni,
i quali escono per andare sui re di tutta la
terra abitata
per radunarli in vista della battaglia
del giorno, quello grande, di Dio l' onnipo-
tente.
16,15 Ecco:
vengo come un ladro 355 •
Beato chi veglia e custodisce le sue vesti,
così che non debba camminare nudo e vedano la
sua vergogna.
16,16 E li radunò 356 nel luogo denominato in ebraico Harmage-
don.

4.11. La settima coppa (16,17-21): daUa sezione dei tre segni alla
sezione conclusiva

16,17 Kat 6 E!3òolloç ÈçÉXEEV ·~v <t>uiì..T)v aù'tou È1Ù •Òv àÉpa,
KaÌ. Èçfìì..9Ev <tJwv~ llEYUÀT) ÈK 'tOU vaou &nò 'tOU 9povou
À.Éyouoa·
yÉyOVEV.
16,18 Kat ÈyÉvov'to &a'tpanaì. K«L <Pwvat K«L ppov'taL
Kat OELOj.lÒç ÈyÉvE'tO j.lÉyaç,

354
Anche il Demoniaco a cui appartengono il drago, la bestia e il falso profeta ha la
sua trascendenza che lo pone al di sopra della possibilità di comprensione immediata
da parte degli uomini. Le rane che appartengono al creato alludono in un certo qual
modo (wç) ai tre spiriti immondi.
m Tutto 16,15 rompe con il contesto che precede immediatamente e con quello che
segue.
356
Il soggetto di ouvfjyayEvlradunò sono i tre spiriti immondi di 16, 13. Tutto il versetto
16,16 rappresenta la conclusione- carica di tensione- dello sviluppo che va da 16,12
a 16,15. Riprende anche ouvayayE'ivlradunare di 16,14.

1 '""'"
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

otoç oÙK ÈyÉvHo à4>' où &vepwlToç ÈyÉvHo ÈlTÌ. riìç yf}ç


tT)ÀLKOUtOç OELOj.J.Òç OÌJtW j.J.Éyaç.
16,19 KaÌ. ÈyÉvno ~ lTOÀLç ~ i.J.EYUÀTJ ELç tpl.a i.J.ÉPTJ
KaÌ. ai. lTOÀELç twv È9vwv ElTEoav.
KaÌ. Ba~uÀwv ~ i.J.EYUÀTJ Èi.J.vrl09TJ Èvwmov tou 9Eou
ÙOUVIlL aÙt'iJ tÒ lTOt~pLOV tOU o'(vou toU 9Uj.J.OU tf]ç Òpyf]ç
aùtou.
16,20 KaÌ. mioa vf]croç €4>uyEv
KaÌ. opTJ oùx EupÉ9T)oav.
16,21 KaÌ. xaÀa(a i.J.EYUÀTJ
wç taÀavnal.a
Kata~LVEL ÈK tou oùpa.vou ÈlTÌ. toÙç àv9pW1TOUç,
KUL È~Àacr!fl~j.J.T]OilV OL av9pW1TOL tÒV 9EÒV ÈK tf]ç
lTÀTJyflç rflç xaÀa(TJç
on i.J.EYUÀTJ ÈotÌ.v ~ lTÀTJY~ aùtf]ç o!J>6c5pa.

16, 17 E il settimo versò la sua coppa nell'aria


e uscì una voce grande dal tempio e dal trono che diceva:
"È avvenuto!"
16,18 E avvennero folgori e voci e tuoni
e un terremoto avvenne, grande 357 :
quale non si ebbe da quando l 'uomo apparve sulla
terra
un tale terremoto, così grande!
16,19 E la grande città divenne in tre parti
e le città delle genti crollarono.
E Babilonia, la grande, fu ricordata davanti a Dio
per darle il calice del vino del furore di Lui.
16,20 E ogni isola fuggì
e i monti non si trovarono.
16,21 E una grandine grande
- come se fosse del peso di un talento 358 -

357 C'è una raffinatezza stilisti ca nell'espressione OHOIJ.òç Éy~vEto f.J.Éya.ç/terremoto av-

venne grande, data dalla posizione del verbo tra il sostantivo e l'aggettivo. Si ha poi
una forte accentuazione anche emotiva, analoga a quella che si ritrova in seguito in
16,21. L'espressione ricorrente ono1J.6çlterremoto acquista un rilievo tutto particolare,
che viene messo esplicitamente in risalto in 16, 18. In 16,19-20 saranno presentati gli
effetti di questo straordinario terremoto.
Jss Tenendo conto di quanto è stato già osservato, wç
-raJ..av-ra.[a./come un talento non
specifica direttamente IJ.EYrXÀT)Igrande, ma dà un'indicazione a livello di esperienza
immanente per interpretare il flagello della grandine. Si deve tradurre e intendere non

171
Apocalisse di Giovanni

scende dal cielo sugli uomini,


e gli uomini bestemmiarono Dio per il flagello
della grandine,
poiché grande è il flagello di essa, enormemente!

5. Sezione conclusiva (17,1-22,5)

5.1. La presentazione della "grande prostituta" (17,1-6)

l 7, l Ka ì. ~À.8Ev Elç ÈK twv Èmà à.yyÉÀ.wv


ÈXOVtWV tàç È1Ttà cpuiÀ.aç
tWV
Kaì. UciÀ.TJOEv ~Et' È~ou À.Éywv·
&upo,
&l.çw OOL tÒ KpL~a tfìç 1TOpVTJç tfìç ~qaÀTJç
tfìç KU8TJfJ.ÉVTJç ÈTTÌ. u&ftwv 1TOÀ.À.WV,
17,2 fJ.E9' ~ç È1TOpVEUOaV OÌ. j3aa LÀEI.ç -rfìç yfìç
KUÌ. ÈfJ.EeD<J9TJ<Jt:lV OÌ. Kt:l"WLKOUVtEç 'tfJV yfìv
EK 'tOU OLVOU 'tTJç TTOpVELaç t:lU'tTJç.
' - " - l ' ....

17,3 ' ' l l ' ,


Kt:lL t:l1TTJVEYKEV fJ.E ELç EpTJfJ.OV EV TTVEUj.La'tL. ' l

Kn:Ì. ELÙov yuvai.Ka KaS,fJ.ÉVTJV ÈTTÌ. 9TJpl.ov KOKKLVOV,


yÉfJ.OV [-rà ]3 59 ÒVOj.Lata ~Àaacpllfl l.aç,
..h 1 ~- E1Tta
"EXWV KE'i'UJW.ç ' '
KUL' KEpata
' s:!-
ut:Ka.
17,4 KaÌ. ~ yuvi) ~v 1TEpL~~À.TJfJ.ÉV11 1Topcpupouv KaÌ. KOKKwov
KaÌ. KEXPOOWfJ.ÉV11 XPUOL~ Kn:Ì. Àl.84> tLfJ.L4> KaÌ. j.Lapyap( taLç,
EXOU<Ja 1TOt~pLOV xpuaouv Èv t'fl XELPÌ. aùtfìç
yÉ~ov 360 p&À.uy~citwv
KaÌ. tà à.Ka9apt0: tfìç 1TOpVE Laç aÙtfìç
17,5 KUL E1TL 'tO ~E'tW1TOV n:Utr]ç OVOfJ.t:l YEYPO:fJ.fJ.EVOV,
' ' ' ' , ' .... " l

come un'approssimazione di misura (del peso di circa un talento), ma con un certo


grado di simbolizzazione: "Come se fosse del peso di un talento". In ogni caso, esula
dal contesto.
359
Sembra da preferire la lectio difficilior Y~llov[ta], testimoniata da S* A P contro
yÉjlOV di S' 051 e la maggioranza dei successivi. La divisione Y~I!OV tèt ÒVOjlU'tU pare,
anch'essa, una semplificazione che, se autentica, non avrebbe dato luogo alla corre-
zione yÉjlOV. Il probabile accusativo maschile yÉf.Lov-ra, secondo lo stile dell'Autore,
richiama bruscamente l'attenzione, dato che costituisce una variazione anomala ri-
spetto al neutro !lrjp lo v.
360
La doppia costruzione di Y~f.LOV col genitivo e con l'accusativo nello stesso con-
testo immediato dà un risalto particolare al termine e distingue le due attribuzioni
pùEÀUYI!Ihwv e Kat -rèt àxa6apm.

172
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Chiesa, come primizia deU'umanit.à nuova (4,1-22,5)

1J. U<Jt~p LOV,


BapuA.wv ~ IJ.EYUÀTJ,
~ IJ.~tTJp twv 1ropvwv K«L twv P6EÀUYIJ.(hwv tf]ç yf]ç.
17,6 KaÌ. EI6ov t~v yuva'iKa IJ.ESUoooav
' .... ti .... ( ,
EK tOU «LIJ.atoç 't"WV ayLWV
KaL ÈK tou a'l!J.atoç tWV !J.aptupwv 'lT]<JOU.
Kat È9aU~J.«Oa L6wv avt~V 9aUIJ.« IJ.fya.

17, l E venne uno dei sette angeli


che tengono le sette coppe
e parlò con me, dicendo:
"Qua,
ti mostrerò il giudizio della prostituta, quella grande,
quella che sta seduta su molte acque 361 ,
17,2 con la quale fornicarono i re della terra
e quelli che hanno la casa sulla terra si ubriacarono
in forza del vino della sua impudicizia."
17,3 E mi portò verso il deserto nello Spirito362 •
E vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta,
piena di nomi di bestemmia:
teneva alte sette teste e dieci coma.
17,4 E la donna era rivestita di porpora e scarlatto,
e indorata di oro e di pietra preziosa e di perle363 ;
teneva un calice d'oro nella sua mano
ripieno di abomini
e che conteneva le impurità della sua impudicizia.
17,5 E sulla fronte di lei un nome scritto:
- mistero 364 -
"Babilonia la grande,
la madre delle prostitute e degli abomini della terra."
17,6 E vidi la donna
ebbra del sangue dei santi

361
Gruppo temario che indica solennemente le caratteristiche fondamentali della don-
na (prostituta, grande, seduta ... ).
362
Non si tratta, qui come pure in 21,10, di uno spostamento fisico dello spirito nel
senso di anima sdoppiata dal corpo, ma di una sottolincatura del contatto dilatante con
lo Spirito Santo (vedi 1,10 e 4,2) che Giovanni/Autore mantiene.
363
È ravvisabi1e un gruppo temario.
364
L'Autore interrompe qui la sua esposizione descrittiva, richiamando un principio
interpretativo.
Apocalisse di Glovaooi

e del sangue dei testimoni di Gesù 365 •


E mi stupii, vedendola, di grande stupore.

5.2. L'interpretazione della sua figura (17,7-18)

17,7 Ko:t ELirÉv IJ.OL ò &yyEÀoc;


~ ' , , t:l ,
uLO: tL EoO:UIJ.O:OO:ç;
Èyw Èpw OOL 'tÒ IJ.UO't~pLOV
"Cf]ç yuvo:LKÒç Ko:t "COU Elrjp(ou "COU J3amci(ov"Coç UÙ"C~V
wu EXOV"Coç "Cà.ç Émà. KE!j>o:Àà.ç KO:t "Cà. ùÉKo: KÉpo:m.
17,8 Tò e,p(ov El&ç o
~v
' ' ,,
KO:L OUK EO"CLV
Ko:t IJ.ÉÀÀEL avaj3aLVELV ÈK -rf}ç aJ3uooou
~
KO:L' ELç , ' l,
0:1TW11.ELO:V l
U'ITO:yEL,
KO:t 90:UIJ.O:O~OOV"CO:L o\. KO:"COLKOUV"CEç È'!Tt "Cf]ç yf}ç,
wv où yÉypo:lT"CO:L "CÒ OVOIJ.U È'ITt "CÒ j3Lj3ì..Lov "Cf]ç (wf}ç a'ITÒ
KO:"Co:j3oì..f]ç KOOIJ.OU 366 ,
j3ÀE1TOV"CWV 'tÒ ElllpLOV
" llV
OtL ,.
KO:L' OUK ' "EOtLV
KO:t 1TO:pÉO"CO: L367 .
17,9 w& ò vouç ò EXWV oolj>[av.
Ai Émà. KE!j>o:ì..a1
ÉTI"Cà. op11 Eio(v O'ITOU 'Ìl yu~ KcXEllltO:L È'IT' o:Ù"CWV.
Kat j3aoLÀELç É'IT"CU Elow-
17,10 oÌ. TIÉV"CE hEoo:v,
1" "
O ELç t
EO"CLV,
ò &Uoç ouTiw ~ÀElEv,
Kat o•av Ueu òH yov aù•òv ùEl. IJ.El.vo:L.
17, Il Ko:t tÒ Elrjp(ov ~v o
KO:L' OUK ' "EOtLV

365
La ripetizione di a'[~-coçlde/ sangue mette i due stichi in parallelo.
366
Parentesi esplicativa che fa pressione nel contesto che segue, condizionando il
genitivo ~À.Ellov-cwvlvedendo di 17 ,Sh- ci aspetteremmo ~ÀÉ11ovnç, in corrispondenza
con oi. KatOlKOUVtEç hl tfìç yfìç di 17,8/- che concorda con wv
di 17 ,Sg.
367
Combinarli insieme è impossibile. Ciò era avvertito chiaramente e si riflette nella
lezione ùmiyuv (testimoniata da S P 046 OSI) invece che ùmiyn. Quest'ultimo sembra
da preferirsi anche come lectio difficilior rispetto a ùmiyuv che dipende da f!ÉUEL,
allineandolo col futuro f!ÉUEL ava~[vuv.

174
Seconda parte: La risposta e la trafila della Cblesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

K!lÌ. !lÙ'tÒç oyùooç E<J'ttV


Kll'L EK -
' 'tWV E'!T't!l, E<J't
( ' LV
KllL' ELç
' ll1TW
' 'A.EL!lV UlT!lyEL.
< ,

17,12 Kocì. 'tà OÉK!l KÉpll'tll ELÙEç a


OÉK!l jncrtMì.ç EL<JLV,
OL" 'tLVEç pu.OL
A.v ÀEL!lV
' "
OU1TW "~
EII.U.pvV,
••r:ln

àUà Èçoucr(ocv wç poccrtÀELç IJ.LilV wpocv


MIJ.jXlvoootv IJ.Hà toù ellp(ou.
17,13 T' , '
OU'tOL IJ.LilV YVWIJ.TlV EXOU<JLV
"

Kocl t~v OUV!liJ.LV Kal Èçoucr(ocv ocùtwv n~


e'Il P(~ o LOO!l<J Lv.
17,14 outot IJ.E'tà toù àpv(ou lTOÀEIJ.~croooLV
KllL' tO' llpVLOV
' l
VLKTl<JEL
'
llU'tOUç,
' l

on KUptoç Kup(wv Ècr'tÌ.v K!lÌ. pocoLÀEÙç


jna LÀÉWV
K!lÌ. oL IJ.H' !lÙ'tOÙ KÀTl'tOL K!lÌ. ÈKÀEK'tOL K!lÌ.
mcrmL
17,15 Kocì. A.Éyn IJ.OL'
'tà ufut!l aELÙEç ou ~ 1TOPV11 Ka9Tltll L,
ÀllOÌ. KllÌ. OXÀOL EL<JÌ.V K!lÌ. E9Vll K!lÌ. yÀW<J<JilL.
17,16 K!lÌ. tà OÉK!l KÉpat!l aEÌ:ÙEç K!lÌ. tÒ 9Tlp(ov
'f' l \ '
OUtOL IJ.LOTl<JOOOLV 'tTlV 1TOPV11V
KllL\ TlPTliJ.WIJ.EVTlV
' l l
lTOLTl<JOU<JLV ' '
llU'tTlV KllL' YUIJ.VllV
'

Kll Ì. tàç oapK!lç aÙtf]ç <f>ayovtll L


Kll L llUtTlV KlltllKilU<JOU<J LV EV lTUp L.
' ' \ l ' ,

17, 17 6 yàp 9EÒç EOwKEV Ete;; tàç mpo (aç aù•wv


lTOLTJO!lL t~v yvWIJ.TlV aùmù
Kll ì. 1TO Lf]aoc L 1J. (a v yvw1111v
KIXÌ. OOÙVO:L t~V j31laLÀELIXV aùtwv tQ ellPL~
axpL tEÀE09~00V't!XL oL À6yoL 'tOÙ 9EOÙ.
17, 18 Kll ì. ~ yu~ ~v Ei&:ç
€onv ~ lTOÀLç ~ IJ.EYaÀTl
~ €xouooc j31loLÀEL!lV ÈlTl 'tWV j31loLÀÉwv 'tf]ç yf]ç.

17,7 E l'angelo mi disse:


"Perché ti stupisci?
Io ti dirò il mistero 368
della donna e della bestia che la porta,

368
Notare il collegamento con ~oo-r~pwvlmistero di 17,5, dove il termine era partico-
larmente enfatizzato.

___ _LZ5_
Apocalisse di Giovanni

quella che ha sette teste e dieci coma369 •


17,8 La bestia che tu vedesti
era
e non è
e sta per salire dall'abisso
e va verso la rovina370 •
E saranno stupefatti quelli che hanno casa sulla terra,
- il nome dei quali non è scritto nel libro della vita dalla
fondazione del mondo-,
vedendo la bestia
che era
e non è
e sarà presente371 •
17,9 Qui sta la mente che ha sapienza.
Le sette teste 372
sono sette monti sui quali la donna sta seduta.
E sono sette re:
17,10 di questi, cinque caddero,
uno è,
un altro ancora non venne
e quando venga deve rimanere poco
tempo.
17,11 E la bestia che era
e che non è
è anch'egli 373 un ottavo personaggio
ed è uno dei sette
e va verso la rovina.
17,12 E le dieci coma che vedesti
sono dieci re
i quali non ricevettero ancora il regno,

369
Si sottolinea una caratteristica fondamentale della bestia che poi verrà ripresa e
sviluppata.
370
Le quattro caratteristiche della bestia sono distinte e contrapposte.
371
Il gruppo temario riassume le caratteristiche della bestia presentate più dettaglia-
tamente sopra.
372
Inizia l'interpretazione da parte dell'angelo del complesso simbolico presentato in
17,1-6. Tale spiegazione procede fino alla conclusione del capitolo, con uno schema
letterario fisso: si ha prima un richiamo ai singoli aspetti e poi l'interpretazione uno
per uno.
373
Il maschile aur.6ç/eg/i dopo il neutro 9TJp[ovlbestia suggerisce un certo grado di
concretezza.

176
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

ma ricevono il potere come re per un'ora


insieme alla bestia.
17,13 Questi374 hanno un'unica intenzione
e la loro forza e la potenza loro la danno alla
bestia.
17,14 Questi combatteranno con l'Agnello
e l'Agnello li vincerà,
poiché è Signore dei signori e re dei re 375 ,
e coloro che stanno con lui, chiamati ed elet-
ti e fedeli 376 ."
17,15 E dice a me:
"Le acque che vedesti dove la prostituta sta sedendo
popoli e folle sono e genti e lingue377 •
17,16 E le dieci coma che vedesti e la bestia,
proprio loro odieranno la prostituta
e la renderanno abbandonata e nuda,
e mangeranno le sue carni
e lei la bruceranno col fuoco.
17,17 Dio infatti378 diede nei loro cuori
di realizzare la sua intenzione,
e di fare un'intenzione unitaria
e di dare alla bestia il loro regno,
fino a quando le parole di Dio saranno com-
piute.
17,18 E la donna che vedesti
è la città, quella grande,
che ha il regno sui re della terra."

74
J Il termine oÙtOL!questi, ricorrendo di seguito (17, 13-14), ha Wla certa rilevanza let-
teraria, tenendo conto anche dello stile abituale del!' Apocalisse, dove spesso il termine
o espressioni equivalenti introducono spiegazioni in prospettiva ermeneutica (vedi ad
es. 14,4-5). In 17,16 il termine, collegato con i due neutri precedenti (KÉpcmxlcorna e
9rjp(ovlbestia), indica concretezza.
375 Si ha una costruzione elegante, con Èat(v/è posto in mezzo ai due sintagmi riferen-

tisi a Cristo-agnello, nella frase Wlitaria che spiega il motivo della vittoria sua e dei
suoi, con Wla disposizione a struttura concentrica.
76
J Gruppo ternario (chiamati, eletti,fedeli) comprendente coloro che sono con l'A-
gnello. Tale gruppo denota un certo rilievo.
377
Elegante costruzione: eta(v/sono è posto al centro del gruppo quaternario.
378
Inizia Wla spiegazione che riguarda direttamente la trascendenza e si conclude alla
fine del versetto. Lo stico finale ha il sapore di una formula conclusiva.

177
ApocaUsse di Giovanni

5.3. Annunzio della caduta di Babilonia (18,1-8)

18, l MHà -ro:frra Etoov liUov liyyEÀov


KataJ3a[vov-ra ÈK -rou oùpavou
€xovta Èçouo(av ~EYcXÀTJV,
KaÌ. ~ yfì È<flwt(aSTJ ÈK tf}ç 06çTJç autOu.
18,2 Kaì. EKpaçEv Èv taxup~ <flwv'fl ÀÉywv-
ETTEaEv ETIEOEV Bapu')..wv ~ ~EYcXÀTJ,
KaÌ. E:yÉvHo KatoLKTJt~pLOv OaL~ovl.wv
KaÌ. <fluì..o:K~ TTavtÒç TTVEU~atoç à.KaecXptou
KO'.Ì. <fluì..o:K~ TTO'.VtÒç ÒpVÉOU à.KaecXptOU
[Kal <fluÀaK~ mwtòç STJpLou àKa8apwu]l 79 Kal
~E~ LOTJ~Évou,
18,3 on ÈK tou ò(vou tou 8\Jf.LOU tf}ç TTopvE (aç aùtfìç
TTÉTTwKav 380 mivta tà €SvTJ
KaÌ. Ol J3aaLÀE'iç tf}ç yf}ç ~Et' autf}ç ÈTTOpVEUOaV
KaÌ. oi E~TTopoL tf}ç yfìc; ÈK tfìc; Ouva~Ewç tou
atp~vouc; autf}c; EnÀOUtTJOav.
18,4 Kaì. ~Kouoa aÀÀTJV <flwv~v ÈK tOU oupavou ÀÉyouaav-
ÈçÉÀSatE Ò ì..o:oç ~ou Èç autfìc;
'(va f..l.~ auyKoLvwv~OTJtE Ta'iç IÌf.1aptl.aLc; aùtf}c;,
KaÌ. ÈK tWV TTÀTJYWV autf}ç 'Lva ~~ .ì..&.PTJtE,
18,5 OtL ÈKOÀÀ~STJOav autf}c; ai Uf..I.O'.p't"LaL lixpL tOU oupavou
KaÌ. È~VTJ~OVEUOEV Ò 9EÒç tà à.OLK~~ata autf}c;.
18,6 à.TTOÒOtE aut'fl wc; KO'.Ì. aut~ à.TTÉOWKEV
KO'.Ì. ÒLTTÀWOatE TIÌ ÒLTTÀ!i Katà tà Epya au'Cf}c;,
Èv t Q TTOtTJp L~ 4) EKÉpaaEV KEpaaatE aut'fl oL1TÀOUV'

379
Sulla complessa problematica riguardante la tradizione manoscritta del terzo
elemento della serie Kal <jluÀaK~ navtòç 6TJpLOU oxaMptou, cfr. METZGER, A Textual,
758-759 e l'articolo di J. ScHMID, "Zur Textkritik der Apokalypse (13,10; 18,2)", ZNW
43 (1950) 112-128.
380
C'è in questo caso un problema di critica testuale: i codici migliori hanno n€mWKavl
caddero (A C) e 1TEmWI<aoLv (S 046, vari minuscoli), alcuni minuscoli hanno n€nwKav/
bewero (1828 2321 ), oppure gli equivalenti nÉ1TWKEV (P 051 l tra gli altri) e 1Tf1TWKaoLV
(1859 2020 2138 e così via). Il contesto sembra esigere il verbo bere, come risulta
anche dai contatti con l' AT, e come troviamo nelle versioni più antiche ( Vetus Latina,
Vulgata, Siriaca, Armena) e in citazioni patristiche (per es. Ticonio e Priscilliano).
Sembra perciò da preferire, nonostante l'autorità dei codici A C S- la loro lezione
forse è stata influenzata dal precedente E1TEOEV (cfr. METZGER, A Textual, 759-760) o è
dovuta all'inserimento accidentale di un tau dopo il secondo pi (n€mWKav) -la lezione
nÉnwKav, che ha anche il vantaggio di offrire un quadro di corrispondenza parallelisti-
ca con gli altri due verbi del versetto: €1!6pvEuocw e ÈnÀoutfJOav.

178
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cblesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

~, ,~,, ,, ,, l
187
, OOII EuO<,IIOEV IIU't"TJV KIIL EO't"pTJVLIIOEV,
woou't"ov ùchE n:Ù't"U Paoavwj.LÒV Kn:lnÉv9oç.
on Èv 't"U K!IpoL(,l n:Ù't"f)ç ÀÉyEL
O't"L Ka9T]j.LIIL J3aoLÀLOOII
Kn:l x~pn: oùK Etf.Lì.
Kn:lnÉv9oç où f.L~ '(ow.
18,8 OUÌ 't"OU't"O Èv j.LU~ ~j.J.Ép~,t i)çOUOLV n:\. 1TÀT]yn:Ì. n:Ù't"f}ç,
e&.vn:'t"oç Kn:lnÉv9oç Kn:Ì. ÀLj.Loç,
Kn:l Èv nupl Kn:'t"n:Kn:ue~oE't"n:L,
on toxupòç KUpLOç ò 9EÒç ò Kpl.vn:ç n:Ù't"~V.

18, l Dopo questo vidi un altro angelo:


discendeva dal cielo,
teneva un potere grande,
e la terra fu illuminata dalla sua gloria.
18,2 E gridò con voce forte dicendo:
"Cadde, cadde Babilonia la grande 381 !
E divenne abitazione di demoni
e riserva di ogni spirito immondo
e riserva di ogni uccello immondo
e riserva di ogni bestia immonda
e detestata382 •
18,3 Poiché del vino dell'ardore della sua impu-
dicizia
bevvero tutte le genti
e i re della terra fornicarono con lei
e i commercianti della terra si arricchirono
per la forza della sua lussuria."
18,4 E udii un'altra voce dal cielo che diceva:
"Uscite, voi popolo mio, da lei
per non coinvolgerti nei suoi peccati
e non dover ricevere i suoi flagelli,
18,5 perché si sono incollati i suoi peccati fino al cielo
e si ricordò Dio delle sue ingiustizie compiute.
18,6 Ricambiate a lei come lei ricambiò

381
Il doppio ErrHJEvlcadde indica un elevato livello emotivo.
382
Il triplice cpuì..aK~Iriserva di questo versetto, con la stessa costruzione, conferi-
sce una forte enfasi in crescendo, conclusa con il doppio genitivo à:Ko:9tiptou Ko:l
llEI!LOTJI!Évou/immonda e detestata.

- __179
Apocallsse di Giovanni

e raddoppiate il doppio secondo le sue opere383 !


Nel calice in cui mescolò mescolatele il doppio!
18,7 Tutto ciò di cui si gloriò e che fece strumento di lussuria,
tutto datele come tormento e pianto.
Poiché in cuor suo sta dicendo:
'Siedo regina
e non sono vedova
e che non possa mai vedere il pianto384 ! ',
18,8 per questo giungeranno in un sol giorno i suoi flagelli:
morte e pianto e fame
e sarà bruciata col fuoco 385 :
perché forte è il Signore Dio che la giudicò."

5.4. Lamento su Babilonia (18,9-24)

18,9 Kaì. KÀ.auaouow KaÌ. Koljfovtm È1T' aÙt"~V oL 13aaLÀ.E'iç •iìç yflç
oL ~n' aÙt"flç TTopvEooavt"Eç Ka.Ì. Ot"pl)vuiaa.vt"Eç,
lhav Pì..ÉTTWOLV t"Òv K<nvòv •iìç TTupwaEwç a.Ùt"flç,
18,10 Ò:TTÒ ~a.Kp09EV ÈO't"l)KOtEç OL!Ì t"ÒV lf>opov t"OU l3aaa.VLO~OU
' -
UU't"l)ç,
ì.Éyovnç
OOOL OOOL,
' \ ' l

~ TTOÀ.Lç ~ ~qaì..TJ, Bapuì.wv, ~ TToì.Lç ~ laxupa,


on ~L~ Wp~ ~À.9EV ~ KpLOLç OOU.

383
Il discorso trascendente de li' angelo si tradurrà poi in una concretezza immanente e
storica, ma non ci sarà un parallelo stretto, che sarebbe impossibile. La corrispondenza
affermata e ribadita tra le azioni di Babilonia e la sua situazione non è frutto di una
punizione aggiuntiva ed esterna da parte di Dio, ma deriva dall'interno, da quei germi
che lei stessa ha seminato nel suo terreno. L'espressione OL1TÀWoan tà OL1TÀil.!raddop-
piate il doppio è ridondante, con l'accusativo di relazione 't!Ì: OLnÀil./i/ doppio. C'è un
parallelismo sinonimico progressivo. Il contraccambio raddoppiato e maggiorato è
secondo!Ka'ta le sue opere, cioè sulla linea di esse: è un contraccambio che lei stessa
ha provocato e si è costruita.
384
Gruppo letterario temario esprimente l'identità che Babilonia si attribuisce.
Nell'espressione où ~~ 'i.òwlnon possa vedere possiamo leggere l'augurio di una feli-
cità personale perenne.
385
Proprio nell'atteggiamento sbagliato con cui Babilonia ha costruito se stessa e la
sua sicurezza viene indicata la causa della caduta con tutte le conseguenze. Il versetto
è collegato a 18,7 e lo riprende. Notare il gruppo temario morte e pianto e fame, non-
ché la conclusione accentuata, con il cambio letterario di costruzione da nominale a
verbale evidente nell'originale greco.

180
Seconda parte: La risposta e la tra61a deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

18,11 Ka:ì. ot EJ.I.lTOpoL •ftç yftç KÀ.a.touoLv Ka:Ì. 1TEv8ooow È'TT' a:Ùt~v.
on ròv y61-1ov a:ùrwv où&=ì.ç àyopa(EL oùKÉn
18,12 YOIJ.OV xpuoou KIXÌ. &pyupou

Ka:Ì. Heou n!J.(ou Ka:Ì. J.l.fXpya:pL rwv


KfXL puoOLVOU KfXL 1TOp<jlupa:ç Ka:Ì. OLpLKOU KIXÌ. KOKKLVOU,
Ka:Ì. miv çuA.ov eu·(vov
Ka:Ì. miv OKEDoç ÈÀE<jlavnvov
KfXÌ. 1TIXV OKEUOç ÈK çu/.ou tLIJ.LWtatOU
KIXÌ. XfXAKOU
Ka: ì. o LO~pou
Ka:ì. !J.«p!J.apou,
18,13 KfXL KLVVa!J.W!J.OV
' ,
KfX L fXIJ.WIJ.OV
KfX Ì. 8U!J. La!J.fX"CfX
'
KfXL' IJ.UpOV
Ka: ì. l. [pa;vov
\ T
KfXL OLVOV
KfXÌ. EÀ.a.LOV
KfX Ì. OEIJ. (fu/. LV
-
KfXL' OL "COV
KfXL Kt~VT)
KfX 'L 1Tp0puo'r:~,. "CIX,

KfX 'L "L1T1TWV


Ka:Ì. pEOWV
KfXL OW!J.a"CWV,
Ka:ì. ljluxàç àvepw1Twv.
18,14 Ka:Ì. ~ Ò1Twpa: oou tftç È1TL8U!J.LfXç tftç ljluxftç
tt1Ti)À8Ev &nò ooD,
KIXÌ. 1TaVtfX tà ÀL1Ta:pà Ka:Ì. tà À.a.!J.1Tpà
cÌ1TwÀEtO à1TÒ oou
'
KfXL OUKE"CL OU IJ.T] fXUta: EUpT)OOUOLV.
' ' ' \ ' ' t '

18,15 ot EIJ.1TopoL rourwv


OL 1TÀOUt~OfXV"CEç ttTT' IXÙtftç
tt1TÒ IJ.1XKp68Ev ot~oovta:L oLà ròv <jl6pov rou pa:oa:vLOIJ.OU a:Ùtftç
KÀ.a.LOVtEç KIXÌ. 1TEV80UVtEç
18, 16 ÀÉyovtEç
oùa: ì. oùa: [,
~ 1TOÀLç ~ IJ.EyaÀT),
~ TIEPLPEPÀll!J.ÉVT) puooLvov Ka:Ì. 1Top<jlupouv Ka:Ì.
KOKKLVOV
Ka:Ì. KEXPUOW!J.ÉVT) [Èv] XPUOL4J Ka:Ì. H841 tLIJ.L4J Ka:Ì.
!J.a:pya:p [ "C1J'

181
Apocalisse di Giovanni

18,17 on !J.t.~ wp~ TJPTJIJ.W9T] Ò·roooutoç TIÀ.outoç.


Kaì. n&ç Kufk:PvrltT]ç
Ka ì. miç ò Ènì. tono v n À.Éwv
-
Kat.' vautat.
KUÌ. 0001. t~V 9aÀ.aOOUV Èpya(ovtat.,
&nò IJ.UKp6&:v EOtT]oav
18,18 KaÌ. EKpa(ov pJ..ÉnovtEç ròv KaTIVÒv tfjç nupwoEwç aùrfjç
À.ÉyovtEç·
ttç ÒIJ.otcx •n noÀ.Et. •n IJ.EYUÀ.lJ;
18,19 KaÌ. EPllÀ.ov xouv ÈrrÌ. ràç KE<flaÀ.àç aùrwv
KaÌ. EKpa(ov KÀ.atovtEç KCXÌ. nEveouvtEç
À.Éyovnç
oùaì. oùaL,
~ n6hç ~ IJ.EYaÀ.TJ,
ÈV ÙÈlTÀ.OUTT]OUV
lTUVTEç ol ExOV!Eç tà 1TÀ.OLU Èv rn 9aÀ.cio01J ÈK tflç
LLIJ.LOTT]tOç aÙtfjç,
on l! L~ wp~ TJPTJIJ.W9T].
18,20 EÙ<jlpa(vou Èn' aùrn, oùpcxvÈ
KUÌ. OL ayLOt. KUÌ. OL lXlTOOtOÀ.OL KUÌ. OL1Tpo<flfjtaL,
on EKpLVEV ò 9EÒç tÒ Kpl!J.U UIJ.WV Èç aùtfjç.
18,21 Kaì. ~pEv Elç llyyEÀ.oç loxupòç Heov
wç IJ.UÀ.LVOV !J.Éya.v
KaÌ. EPllÀ.EV EÌ.ç t~v Mmooav
À.Éywv·
oihwç Òp!J.~IJ.an PJ..TJe~oEtaL BapuJ..wv ~ IJ.EYifÀTJ
TTOÀ.Lç
KaÌ. où IJ.~ EUpEen En.
18,22 KUÌ. <flw~ KL9ap<pÙWV KaÌ. IJ.OOOLKWV KUÌ. CXÙÀ.T]TWV Ka.Ì.
OUÀ.1TLOTWV
où 11~ àKoooen Èv ooì. En,
KaÌ. néiç nxv[ tT]ç nlioT]ç tÉXVTJç
où l!~ EUpEen Èv ooì. En,
KUÌ. <flw~ IJ.UÀ.OU
où 11~ ÙKouoen Èv ooì. En,
18,23 KaÌ. <flwç À.UXVOU
où 11~ <Piivu Èv ooì. En,
KaÌ. <f!wv~ VUIJ.<f!(ou KaÌ. VUIJ.<flTJç
où 11~ àxoooen Èv ooì. En-
~, ( , l 'l't ,.. ,... ....
OLL OL EIJ.lTOpOt. OOU T]OUV 01. IJ.EYLOTUVEç !T]ç yT]ç,
on Èv tiJ <flap!J.UKEL~ oou È1TÀ.av~9T]OUV mivta tà
E9VTJ,

182
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

18,24 KIÙ Èv aÙ'tiJ alj.UX 1Tp0<t>rrrwv KIXÌ. ayl.wv EUpÉe,


KIXL 1TiiV'tWV 't"WV Èo<!>ayiJ.ÉVWV È1TÌ. 't"TJç yfJç.

18,9 Piangeranno e si batteranno il petto su di lei i re della terra


quelli che fornicarono e praticarono lussuria con lei,
quando vedano il fumo del suo incendio,
18, l O stando da lontano per il terrore del suo tormento 386,
dicendo:
"Guai, guai
o città la grande, Babilonia, o città la forte!
Poiché in un momento venne il tuo giudizio387 ."
18, Il E i mercanti della terra piangono e fanno lamenti su di lei
perché nessuno compra più il loro carico,
18, 12 un carico di oro e di argento
e di pietra preziosa e di perle
e di lino e di porpora e di seta e di scarlatto
e ogni legno di sandalo
e ogni oggetto di avorio
e ogni oggetto di legno preziosissimo
e carico di bronzo
e di ferro
e di marmo
18,13 e cinnamomo
e amomo

386
Con un discorso diretto rivolto a Babilonia, il flusso comunicativo si allarga e si
restringe in tutto il brano, passando da uno stile narrativo più disteso a uno oracolare
particolarmente concentrato. Forse è possibile ipotizzare un parallelo con i cori della
tragedia greca e leggere il brano come un dramma liturgico a più voci. Nell'ambito
dello stile narrativo, l'espressionefomicarono e praticarono lussuria costituisce come
una parentesi esplicativa sull'identità dei re della terra. La formula Ò:1TÒ IJ.llKp69E:v/da
lontano con varie forme del verbo 'Can11J.L/stare (ÉanJKOtEçlstando in 18, l O; oti}oovta~/
staranno in 18,15; f.atf!OIXVIstettero in 18,17) è tipica di tutte e tre le lamentazioni,
costruite con un'arte letteraria raffinata: stesso schema di fondo, ma variato notevol-
mente in ciascuna.
387
La ripetizione del termine oòa.Uguai conferisce al testo una forte pressione emotiva
che abbraccia l'intero ammonimento. Da notare l'elegante costruzione letteraria: il
nome Babilonia si trova tra due sintagmi che si corrispondono con perfetta aderenza:
~ 1TOÀLç ~ f.LEyaÀTj/o città la grande e~ 1TOÀLç ~ toxupli/o città la forte. Lo stico seguente
introdotto da '6nlpoiché - che ricorre ripetutamente e con una certa fissità letteraria
nel decorso del brano- fornisce una spiegazione motivata e ragionata della situazione
negativa che sopravviene a Babilonia (cfr. 18,11.17.19 .23 ). Lo schema letterario oUa.U
guai con cm/poiché motivante ricorre anche in 18,16-17.19 o

____18l
Apocalisse di Giovanni

e spezie
e unguento
e incenso
e vino
e olio
e fior di farina
e frumento
e bestiame
e pecore
e carico di cavalli 388
e di carri
e di persone
e vite umane.
18,14 "E il frutto maturo 389 , la passione della tua vita,
si allontanò da te!
E tutto ciò che era opulenza e splendore
venne meno da te
e oramai non lo troveranno più390 !"
18,15 I mercanti di queste cose
che si arricchirono grazie a lei
staranno da lontano per il terrore del suo tormento,
piangendo e lamentandosi,
18,16 dicendo:
"Guai, guai
o città, o città grande,

388
Viene ripreso il termine yof.!.ovlcarico, pieno - sviluppato con arte letteraria ec-
cezionale nei vv. 12-13 - da cui dipendono gruppi temari di sostantivi al genitivo o
all'accusativo (leggibili nell'originale greco), che si alternano, esprimendo una forte
carica emotiva, e fanno pensare a una recitazione corale. Da notare la disposizione
centrale della serie di sostantivi all'accusativo, collocata tra due serie temarie entram-
be al genitivo.
389
L'espressione~ c'mwpa indica, propriamente, la tarda estate e l'inizio dell'autunno
in rapporto con la maturazione dei frutti.
390
Secondo il gusto della variazione - tratto stilistico tipico dell'Autore - si passa
dalle lunghe enumerazioni alle espressioni sintetiche riguardanti l'argomento del
consumismo lussuoso, visto nell'ottica più personale di Babilonia. Le due proposi-
zioni hanno lo stesso schema: un'affermazione in senso positivo e la sua negazione,
scandita, quest'ultima, con una notevole efficacia letteraria. L'ultima frase riassume
e ribadisce, con un'insistenza accentuata (oÙKÉn où f.!.~/oramai non più) la negatività
espressa in quelle precedenti e, nello stesso tempo, anticipa la sequenza letteraria che
inizierà in 18,21 (où f.!.~ EupE9fl Enlnon si trovi mai più).

184
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

tu che sei stata rivestita di lino e di porpora e di


scarlatto
e sei stata dorata con oro e pietra preziosa e perla!
18,17 Poiché in un momento tutta questa ricchezza diven-
ne un deserto."
E ogni nocchiero
e chiunque naviga sul posto
e i marinai
e tutti quelli che lavorano sul mare
stettero in piedi da lontano
18,18 e urlavano vedendo il fumo del suo incendio,
dicendo:
"Quale città corrisponde alla città, quella grande?"
18,19 E gettarono la polvere sulle loro teste
e urlavano piangendo e lamentandosi,
dicendo:
"Guai, guai
o città grande,
con la quale si arricchirono
tutti quelli che hanno navi sul mare, dal valore di
lei!
Poiché in un solo momento fu fatto un decreto."
18,20 "Rallegrati o cielo su di lei
e anche voi santi e apostoli e profeti,
poiché Dio giudicò il vostro giudizio togliendolo a lei391 !"
18,21 E un angelo forte sollevò una pietra
come una grande macina da mulino
e la gettò nel mare
dicendo:
"Così, con un impulso impetuoso, sarà gettata Ba-
bilonia, la città quella grande,
e non si trovi mai più392 !
18,22 E il suono dei citaredi e dei musici e dei suonatori
di flauto e di tromba
in te non si ascolti mai più!

391
Nell'ambito del dramma liturgico che si sta svolgendo, probabilmente questo ver-
setto è pronunciato dal gruppo di ascolto.
392
Con una forte carica emotiva e drammatica, l'espressione où f.L~ ... Enlnon mai... più
costituisce un ritornello ricorrente in 18,21.22(3x).23(2x). La lunga sequenza si chiude
con un doppio an/poiché dall'effetto accentuativo.

185
Apocalisse di Giovanni

E nessun artefice di qualunque arte


in te non si trovi mai più!
E il rumore della mola
non sia più udito in te!
18,23 E la luce della lucerna
non brilli più in te!
E la voce del fidanzato e della fidanzata
non sia più udita in te!
Poiché i tuoi mercanti erano i grandi della terra,
poiché tutte le genti si arricchirono per la tua malia."
18,24 E in essa il sangue dei martiri e dei profeti fu trovato
e di tutti gli uccisi sulla terra393 •

5.5. La dossologia della salvezza realizzata (19,1-10)

19,1 Muà tafrra ~Kouoa


wç <j>wv~v ~qaÀTjV OXÀOU TTOÀÀ.OU Èv tQ oÙpavQ
ì..q6vtwv·
flÀÀTJÀ.OU'La·
~ OWtTjpLa KCXÌ. ~ Mça KO:Ì. ~ ouva~Lç 'tOU 9EOU ~~wv,
19,2 on àì..Tj9LVaÌ. KaÌ. OLKO:LCXL al KpLOELç aùtou·
on EKptVEV 't~V TTOPVTJV 't~V ~qaÀTjV
~ne; E<j>9ELpEv t~v yfw Èv tfl nopvE LQ: aùtfìç,
KaÌ. ÈçEoLKTJOEv tò atiJ.U twv òovì..wv aùtou ÈK XELpÒç
aùtfìç.
19,3 KCXÌ. ÒEUtEpov E'LpT]Kav·
flÀÀTjÀOU'La·
KO:Ì. Ò KO:TTVòç o:Ùtf]ç àvaj3aLVEL EÌ.ç toùç aÌ.wvaç
~ ' ,
'tWV ULWVWV.
19,4 Kat ETTEoav ol npEOPutEpoL ot E'LKOOL tÉooapEç Kat tà
tÉooapa ( Qa
KCXÌ. TTpOOEKUVTJOO:V tQ 9EQ tQ Ktx9Tj~ÉVctJ ÈTTÌ. tQ 9pov~
ì..ÉyovtEç
à~~v àUTJì..ou·.:a,
19,5 Ka ì. <j>wv~ ànò mu 9p6vou Èçfìì..9Ev ì..Éyouoa ·
A tvE'i n t Q 9EQ ~~w v

393
In una proposizione dalla costruzione elegante - il verbo eÙpÉElT]ljù trovato posto in
mezzo al sangue dei santi e dei profeti e a tutti gli uccisi sulla terra- viene indicata e
sottolineata la negatività violenta di Babilonia.

186
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

1HlV'tEç oÌ. ÙOUÀOL aÙ'tOU


[KaÌ.j3 94 oÌ. <jlo~OlJj.lEVOL aÙ'tOV,
oÌ. j.lLKpoÌ. KCXÌ. oÌ. iJ.EYUÀOL.
19,6 Kaì. ~KOUOCX wç <jlwv~v OXÀOU TTOÀÀOU
KCXÌ. wç <jlw~v UOU'tWV TTOÀÀWV
KCXÌ. Wç <jlW~V ~pOV'tWV LOXUPWV
Àqov'twv·
àUTJÀOU"La,
chL È~aOLÀEUOEV KUpLoç ò 8EÒç [~j.LWV] ò
TTCXV'tOKp(lTUlp.
19,7 xal.pWiJ.EV KCXÌ. àyaÀÀLWIJ.EV KCXÌ. ÙWOWIJ.EV 't~V Mçav
aùn~.
on ~À8Ev Ò yaj.loç 'tOU àpvl.ou
( ' .... TJ'tOLIJ.CXOEV
KCXL' TJ YUVTJ' CXU'tOU ( ' ~ '
ECXU'tTJV
19,8 KaÌ. ÈÙ08TJ aÙ'tTI '(va TTEpL~ÀTJ'tCXL ~UOOLVOV Àaj.LTTpÒv
Ka8ap6v·
'tÒ yàp ~UOOLVOV 'tà ÙLKCXLWj.ltx'ta 'tWV ày(wv
, ,
EO'tLV.
19,9 Kaì. ÀÉyEL IJ.OL •
ypal)rov·
iJ.aKapLoL ot EÌ.ç •ò ùE'irrvov •ou yaiJ.ou •ou àpvl.ou
KEKÀTJj.LÉVOL.
KCXÌ. ÀÉyEL j.LO L.
oÙ'tOL ol ÀoyOL cÌÀTJSLVoÌ. 'tou 8Eou EÌ.OLV.
19,10 Kat ETTEoa EiJ.TTpoo8Ev 'tWV rroùwv aÙ'tOG
TTpOOKUV~OCXLCXÙ'tQ.
KCX Ì. ÀÉyEL IJ.O L.
opa Il~"
OUVÙOUÀ.Oç aou ELIJ.L
KaÌ. 'twv àùEÀ<jlwv oou 'tWV E=xov'twv 't~v iJ.ap'tupl.av
'ITJOOU"
•Q SEQ TTpOOKUVTJOOV.

394
La tradizione manoscritta lascia delle perplessità sulla congiunzione KCXL davanti a
<f!oj3o4tevoL: la presenza, attestata com'è da A 046 051 e la maggioranza dei codici,
sembra da preferire alla sua omissione, attestata da S C P. L'omissione si spiega per
un'armonizzazione con la categoria che segue, oi.~-tLKpoì. KCXÌ. oi.~-tEYcXÀOL, non introdot-
ta da KcxL Si può dire però che il testo è stato letto, con o senza KCXL, non intendendo
oi. <PoPou~-tEVOL come una categoria a parte, ma semplicemente come una qualifica di
cSouÀoL (cfr. METZGER, A Textual, 761). Lo stile dell'autore, che normalmente non
collega asindeticamente i tre sintagmi di un gruppo temario, depone a favore della
presenza di KCXL nel testo originale (cfr. METZGER, A Textual, 684-685).

.. 187
Apocalisse di Giovanni

~ yiÌp ~ap-rup[a 'll)CJOU Èanv TÒ 1TVEU~IX -ri'Jç


1TpOif>TJTE L!Xç.

19, l Dopo di ciò udii


come395 una voce grande di molta folla nel cielo
dicevano 396 :
"Alleluia391 !
La salvezza e la gloria e la forza sono del nostro
Dio!
19,2 Poiché i suoi giudizi sono giusti e secondo verità.
Poiché giudicò la prostituta, quella grande,
- quella che corruppe la terra con la sua impudici-
zia-
e vendicò il sangue dei suoi servi sparso dalla
mano di lei ... 398 "
19,3 E dissero una seconda volta:
"Alleluia!"
- ... e il fumo di lei sale per i secoli dei secoli-.
19,4 E caddero prostrati i ventiquattro presbiteri e i quattro
viventi
e adorarono Dio che stava seduto sul trono
dicendo:
"Amen, alleluia!"
19,5 E una voce venne dal trono dicendo:
"Lodate il nostro Dio 399

395
Abbiamo il consueto rilievo, attribuito alla particella wr:,Jcome, in quanto cerniera
tra trascendenza e immanenza. La scena si svolge in cielo, ma deve essere percepita
sulla terra.
396
I verba dicendi assumono un particolare rilievo in tutto il brano (cfr.
19,3.4.5.6.9.1 0). In questo caso, il passaggio al nominativo plurale (visibile nel greco)
accentua e concretizza.
397
Il termine allT]'J...ouia/alleluia acquista un significato speciale - unico caso nell'A-
pocalisse- distribuito com'è in tutto il brano (19,1.3.4), con variazioni tipiche dello
stile dell'Autore: lo troviamo con l'aggiunta di OCj.l~vlamen (in 19,4) e nella forma
greca alvEL't"E 1:Q llEQ ~j.lwv!Lodate il nostro Dio (in 19,5). L'alleluia appare come una
seconda voce e fa da sfondo a una prima che svolge dettagliatamente i motivi della
celebrazione.
398
I due '6nlpoiché degli stichi 19,2 sono coordinati e in parallelismo: nel primo si
afferma la rettitudine dei giudizi divini, nel secondo poi vengono descritte le iniziative
attive del giudizio di Dio (ÉKpLvEvlgiudicò e ic~EOLKTJOEivendicò). Da notare la parentesi
esplicativa segnata dai due trattini.
399
Il sintagma lodate il nostro Dio è una traduzione letterale dall'ebraico hallelii-yah.

188
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

tutti voi, suoi servitori,


e voi che lo temete,
voi piccoli e voi grandi 400 !"
19,6 E udii
come una voce di molta folla
e come una voce di molte acque
e come una voce di tuoni potenti
che stavano dicendo:
"Alleluia,
poiché regnò il Signore Dio nostro, l'onnipotente!
19,7 Rallegriamoci ed esultiamo e gli daremo la gloria,
poiché giunsero le nozze dell'Agnello
e la sua sposa si preparò
19,8 e le fu dato di vestirsi di lino puro e splendente!"
Il lino infatti sono le azioni giuste dei santi.
19,9 E mi dice:
"Scrivi:
'Beati coloro che sono stati chiamati alla cena delle
nozze dell'Agnello!"'
E mi dice:
"Queste parole di Dio sono veraci."
19,10 E caddi davanti ai suoi piedi per adorarlo.
E mi dice:
"Guarda di no!
Io sono un compagno di servizio,
tuo e dei fratelli tuoi che hanno la testimonianza di
Gesù401 •
Adora Dio!"
La testimonianza di Gesù, infatti, è lo Spirito
della profezia.

5.6. Il "ritorno" di Cristo (19,11-21)

19,11 Ka.ì. ELOOV t"ÒV oupa.vòv ~VE~Yj.LÉvov·


Ktt ì. LOoÙ '( mroç ÀEUKoç

400
L'enumerazione temaria in crescendo, accentuata dalle ricorrenze di ol.!voi, implica
una certa volontà di inclusione dei lettori/ascoltatori.
401
Il discorso che intercorre tra l'angelo e Giovanni/Autore si estende ai fratelli.

189
Apocalisse di Giovanni

KUÌ. Ò KaSW«:voç Èir' a{rrÒV (KUÀOIJjJ.EVOç] TIUJ-cÒç KIXÌ.


aÀT]9 w6ç<W2 •
KUÌ. È:v OLKIXLOOUVlJ KpLVEL KIXÌ. TIOÀE!J.EL.
19,12 oi. OÈ òqJ9aÀIJ.oÌ. aùmu [wç] <tJÀ~ nup6ç<W3 ,
KIXÌ. ÈTIÌ. "'C"~V KE4JaÀ~V IXÙ"COU OLIXO~IJ.IX"'CIX TIOÀÀ.<i,
o
€xwv OVOIJ.IX YEYPIX!J.!J.Évov où&ì.ç oi&:v d !J.~ aù-c6ç,
19,13 KaÌ. TI«:pLj3E=PÀTJ!J.Évoç Ì.!J.anov P«=PIX!J.!J.Évov a'(IJ.IXn 404 ,
KIXÌ. KÉKÀTJ"'CUL -cò OVOIJ.IX aùmu ò Àoyoç -cou 9EOU.
19,14 Kaì. -cà o-cpa-cEU!J.U"CIX [-cà] E:v n\) oùpavQ i)KoÀou9EL
aù-cQ
È<tJ' '( TITIOLç ÀEUKOLç,
ÈVOEOU!J.ÉVOL puoOLVOV ÀEUKÒV Ka9apov.
19,15 KIXÌ. ÉK "'COU O"'CO!J.IX"C"Oç IXÙ"COU ÈKTIOpEUHIXL po!J.4Ja(a
~ELU,
'(va Èv aù-cflna-c&l;n -cà E9VTJ,

402
In merito al v. Il, ci sono alcuni problemi di critica testuale riguardo a [Ka.ÀO{>f!Evoç]
rrto-ròç Ka.t &ÀYJ9tv6ç (una tradizione manoscritta irregolare: A P 0511Tto-ròç Ka.t
aÀYJ9tv6ç; S 1Tto-ròç Ka.Àmi~Evoç Ka.t aÀYJ9tv6c;; 046 94 e molti minuscoli: Ka.ÀmJ~Evoç
mo-ròç Ka.t UÀTJ9tv6ç; 2028 e altri minuscoli: mo-ròç Ka.Ì. UÀTJ9tv6ç Ka.J..o{>f!Evoç). Come
si vede Ka.ÀmJ~Evoç dà problemi: omesso, in posizione diversa, ma è probabilmente
originale, perché è la presenza che crea difficoltà (cfr. METZGER, A Textua/, 762-763),
per il fatto della sola denominazione e per un'apparente contraddizione con 12b, dove
si afferma che il nome è sconosciuto. La sua assenza non avrebbe creato difficoltà:
anzi, come abbiamo visto, il contesto immediato, !ungi dal suggerire l'introduzione di
Ka.Àm~Evoç, si muove in senso contrario. Forse è preferibile- è il giudizio personale
di METZGER, A Textua/, 763 -la /ectio di S 686.
403
Il v. 12 presenta alcuni problemi di critica testuale: la particella [wç] crea difficoltà
per le lacune della tradizione manoscritta. Attestato da A, vari minuscoli, traduzioni,
è omesso da S P 046 051, dalla maggioranza dei minuscoli, dalle versioni armene e
da lppolito. È vero che- cfr. METZGER, A Textua/, 763- l'uso di questa particella è
conforme allo stile dell'Autore e, per di più, è usata altre due volte dinanzi allo stesso
termine (cfr. l, 14; 2, 18). Ma proprio questo fatto rende sospetta la presenza in funzio-
ne armonizzante: nei manoscritti non c'è alcuna incertezza riguardante wc; nei passi di
l, 14 e 2, 18. Si tratta allora, nel nostro caso, di un tentativo di assimilazione, che spiega
l'aggiunta; mentre l'omissione di wc;, qualora si fosse trovata nel testo originale, non
avrebbe alcuna giustificazione.
404
Il termine 13EI3a.~~vov "appears to be both the best supported (A 046 051...) and
most likely to provoke change" (cfr. METZGER, A Textua/, 763). Il contesto, infatti, e
l'esigenza di un contatto più preciso con Is 63,3 hanno dato luogo a vari tipi di corre-
zione, imperniati tutti sul verbo pa.vtt(w: pEpa.vno~~vov (P, vari minuscoli, Origene);
lTEpLpEpa.~~Évov (S*, Ireneo); lTEpLpEpa.vno~Évov (Se). Rispetto a tutte queste lezioni,
j3Ej3a.~Évov appare chiaramente come /ectio difficilior, al punto da suggerire una cor-
rezione con un altro verbo. Nell'esegesi si deve tener conto di questo fatto.

190
Seconda parte: La risposta e la tralila della Cblesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

KaÌ. atrcÒç 1TOL~VEL aÙ-roÙç ÈV pa~04J OLOT]p~,


KaÌ. aÙ-rÒç 1TIX'rEL 'r~V À.T]VÒV
-rou OLVOU -rou eu~ou -rfìç Òpyfìç -rou EIEOU -rou
TiavtoKpa-ropoç,
19,16
.
KaÌ. EXEL ÈTIÌ. -rò i.~anov KaÌ. ÈTIÌ. -ròv ~TJpÒv aù-rou 405
ovo~a yqpa~~Evov·
,
BaoLÀ.EÙç ~OLÀ.Éwv KIXÌ. KUpLOç Kupl.wv.
19,17 Kaì. ELOov EVa ayyEÀ.OV Éo-rwta Èv -rQ ~Àl4J'
Kcù EKpa.;Ev [Èv] cj>wvfl f.LEYaÀ.lJ
À.Éywv 1TaOLV totç ÒpVÉOLç 'rOLç 1THOf.LÉVOLç ÈV
,
f.LEOOUpaVT]f.La-rL.
~EU'rE ouvaxEITJ"tE ELç -rò ÒEL1TVOV -cò f!Éya -rou EIEOU
19,18 '(va cj>ayT]tE oapmç l}aOLÀ.ÉWV
KIXÌ. oapKaç XLÀ.Lapxwv
KIXÌ. oapKaç LOXUPWV
KIXÌ. oapK!Xç '( 1T1TWV KaÌ. 'tWV KIXEIT]!J.ÉVWV ÈTI' IXÙ"CWV
Ka Ì. OapK!Xç 1TaVCWV
ÈÀ.EuEIÉpwv n KaÌ. oouì.wv
Kaì. f.LLKpwv Kaì. f.LEYaì.wv.
19,19 Kaì. ELOov -cò EIT}pl.ov

405
Il tennine ~11p6ç - non appare altrove ne li' Apocalisse né nel NT - non è più spe-
cifico per indicare la persona di quanto non lo sia qualunque altra parte del corpo. Se
l'Autore avesse voluto esplicitare ulteriormente, avrebbe probabilmente usato fronte
(~Étwl!ov), lezione secondaria di alcuni minuscoli, originata forse proprio da questa
preoccupazione. Tale particolare ha suscitato difficoltà di interpretazione. Se ne ha
un'eco nella tradizione manoscritta che tende o a eliminare (l!l tò tf,Uinov (così A) o
a cambiarla in Èlll tò ~Étwl!ov (l 006 1841 e altri minuscoli). La lectio di A, un codice
che ha particolare importanza per l'Apocalisse, non va trascurata; si può parlare di
un'omissione accidentale per homoioteleuton (ÉlTL .. hL), ma c'è probabilmente una
ragione più profonda: è difficile situare due scritte identiche. Tanto più che la scritta
hl tòv ~11p6v non è da intendersi necessariamente come collocata sulla carne nuda,
ma, molto più probabilmente, si dovrebbe collocare sulla stessa veste che copre anche
le gambe. Così una prima iscrizione posta sulla veste in un luogo imprecisato sarebbe
ripetuta su quel tratto di veste che copre il femore. Di fronte a questo tratto inverosi-
mile, A può aver tralasciato ÉlTL tò ì.f,Uinov. Potrebbe essere originale la lectio di A?
Non si può escludere, perché è /ectio difficilior rispetto all'altra. La seconda questione
riguarda il pronome personale autoil posto solo alla fine dell'espressione, dopo ~11p6v
e tralasciato dopo tf,Uinov, contro la tendenza stilistica che ha l'Autore a ripetere au·r:ou
dopo ogni dettaglio descrittivo. In effetti il primo auwu si trova in alcune testimonian-
ze patristiche (lreneo, Origene, Cipriano, Ticonio e Primasio). C'è poi la lectio del
codice Sinaitico, immeritatamente trascurata: É'TTL tò ì.f,Uinov K«l tòv ~11pòv autou è
/ectio difficilior- si spiega l'aggiunta di É'TT[ come esplicitazione, ma non se ne spiega
l'omissione che come una casualità- e potrebbe essere originaria.

191
Apocalisse di Giovanni

KIX.Ì. 'tOÙç j3a.a LÀELç 'tf)ç yf)ç


Ka. Ì. -rà a-rpa.'tEU~'ta. a.Ù'tWV
auvrm.J.Éva. TIO Lf)aa. L 'tÒV TIOÀEI.lOV
l-LEni -roiì Ka.8T]I.lÉ vou ÈTI ì. wiì ì: nnou Ka. ì. 1-LHÙ -roiì
, '
O'tpiX.'t"EU~'t"Oç IX.U'tOU.
-
19,20 Ka. ì. È1TLaa811 -rò 8TJp (o v
Ka.Ì. 1-LH' a.ùmu ò ljJEuc'ìonp<Xj>~-rTJç
( , ' ... ' l ' -
O 1TOLT]Oa.ç 'ta. OTJI.lELIX. EVWTILOV IX.U't"OU,
ÈV olç ÈTIÀ.&VT]OEV WÙç Àa.~OV'ta.ç 't"Ò xapa.wa. 't"OU
8T]p(ou
' ' .... ..... ' , , ...
KIX.L 't"OUç 1TpOOKUVOUV'ta.ç 1"1J ELKOVL IX.U'tOU'
(wv-rEç È~À~8TJOIW oi. Mo
EÌ.ç 't~V ÀLI.lVT]V 'tOU TIUpÒç -rf)ç KIX.LOI.lÉVT]ç ÈV 8E(4J 406 .
19,21 Ka.Ì. oi. ÀOL TIOÌ. Ù1TEK'taV8T]OIX.V Èv 'tlJ POI.l<fla.(~ 'tOU KIX.8T]I.lÉVOU
' ' 'tOU... L1T1TOU
ETIL (/

-riJ ÈçEÀ8oU01J ÈK 'tOU a-r6~wç a.Ùmu,


KIX.Ì. TiaV'ta. 'tÙ OpVEIX. ÈXOp'ta08T]OIX.V ÈK 'tWV aa.pKWV a.Ù't"WV.

19, 11 E vidi il cielo aperto407 :


ed ecco un cavallo bianco
e colui che sta seduto su di esso è chiamato fedele
e verace
e giudica e combatte nella giustizia.
19,12 I suoi occhi, poi 408 , sono fiamma di fuoco;
e sulla sua testa molti diademi.
Ha un nome scritto che nessuno conosce se non lui409,
19,13 ed è avvolto di un manto intinto nel sangue

406
L'Autore però vuoi dire di più e lo fa aggiungendo tfìç KaLo~ÉVT]ç EV BfL4>: l'espres-
sione si presenta con l'anomalia notevole di un genitivo (KaLo~ÉVT]ç) al posto dell'ac-
cusativo (KaL~Vl]V concordato con H~v'lv) che ci aspetteremmo. Anche in questo
caso, più che ricorrere all'ipotesi di una svista da parte dell'autore- è quanto afferma
R. H. CHARLES, A Criticai and Exegetical Commentary on the Revelation ofSt. John.
II (ICC; Edinburgh 1920) 139 - si tratta di approfondire, in quanto il genitivo si può
spiegare come una attrazione e una continuazione grammaticale di nup6ç.
07
' È un'espressione base che fa da cornice a tutta la pericope. Il cielo aperto è sempre
visto dalla terra: è la trascendenza della storia della salvezza agganciata allivello degli
uomini.
408
La particella M. lpoi (che ricorre solo sette volte nel!' Apocalisse) evidenzia un pas-
saggio letterario: si apre una parentesi "contemplativa", nella quale l'Autore fissa la
sua attenzione sulle caratteristiche personali del cavaliere (19,12).
409
Risalta, in tutto il contesto, il rilievo attribuito al nome (cfr. 19,12.13 .16).

192
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

ed è stato e rimane proclamato il suo nome: la Pa-


rola di Dio 410 !
19,14 E gli eserciti quelli che stanno nel cielo lo seguivano
su cavalli bianchi411 :
i cavalieri erano stati vestiti di lino bianco puro.
19,15 E dalla bocca di lui esce una spada tagliente
per poter colpire con essa le genti.
E lui li pascerà con verga di ferro;
e lui pigia il tino
del vino dell'ardore dell'ira di Dio l'onnipotente412 !
19,16 E porta sul manto, sulla coscia413 , un nome scritto:
"Re dei re e Signore dei signori."
19,17 E vidi un angelo, unico41 \ che stava in piedi nel sole
e gridò a gran voce
dicendo a tutti gli uccelli che volano allo zenith:
"Venite qua!
Radunatevi per la grande cena di Dio:
19, 18 per mangiare carni di re
e carni di capitani
e carni di forti
e carni di cavalli e di coloro che siedono su di essi
e carni di tutti

410
Il verbo KÉKÀT]ta.Liproclamato, al perfetto, comporta un'azione già iniziata nel
passato che continua nel presente. Ciò che viene proclamato è il nome di Cristo che
anche gli uomini, constatando i valori da lui immessi nella storia e che vi si imprimo-
no fino a una qualche identificazione, gli attribuiscono. Il nome in un primo tempo è
conosciuto solo da lui e poi, attraverso il mistero pasquale che lo vede coinvolto con
amore nelle vicende umane, viene conosciuto e proclamato anche dagli uomini che lo
vedono realizzato nella concretezza della storia come la Parola di Dio. Tutto questo
suscita neli' Autore un senso di entusiasmo che viene comunicato al lettore/ascoltatore.
411
Il particolare dei cavalli bianchi riprende 19,11, con cui si collega.
412
I cinque genitivi che si susseguono in crescendo, sempre sottolineati dall'articolo,
hanno un effetto letterario accentuativo notevole.
413
La congiunzione KrtUe che precede É1TL tov 'flT]p6vlsulla coscia non è qui paratattica,
ma ha il senso di una precisazione: intendiamo sul vestito e propriamente sulla coscia,
sul femore. Il cavaliere è seduto sul cavallo e il nome scritto sul vestito appare leggi-
bile orizzontalmente sul femore. Ci sono due indizi che favoriscono questa interpreta-
zione: la menzione di a.Òtoù/di lui alla fine dell'espressione fa pensare che l'iscrizione,
che riguarda lui, sia unica; poi se si trattasse di due scritte simultanee, si avrebbe più
spontaneamente hl tò l',lanov aòrov Ka.l tòv 'flT]pÒv aòtoùlsulla veste di lui e sulla
coscia di lui (in questo caso la congiunzione KrtLie sarebbe paratattica).
414
L'unicità dell'angelo è indicata dall'aggettivo f.va.luno solo, che enfatizza.
Ap-wlisw di Giovanni

di liberi e di schiavi
di piccoli come pure di grandi415 !"
19,19 E vidi la bestia
e i re della terra
e i loro eserciti
radunati per fare la guerra
con colui che stava seduto sul cavallo e col suo esercito.
19,20 E fu presa con la forza la bestia
e con lei il falso profeta
- che aveva fatto segni prodigiosi davanti a lui
con i quali ingannò coloro che accettarono l'im-
pronta della bestia
e coloro che adorarono la sua immagine416 - .
I due furono gettati vivi
nello stagno di fuoco, che arde di zolfo417 •
19,21 E i rimanenti furono uccisi dalla spada di colui che stava
seduto sul cavallo,
quella che uscì dalla bocca di lui418 ,
e tutti gli uccelli furono saziati con le loro carni.

5.7. Il regno millenario (20,1-10)

20,1 Kaì. doov llyyEÀov


Ka-raj3a[vovra ÈK -rou oùpavou
EXOV'ta -ri]v KÀE'iv -rf]ç àpuooou KaÌ. ÌiÀ.ua~v IJ.EYtXÀllV ÈTIÌ. -r~v
XE'ipa aù-rou.
20,2 KIXÌ. ÈKptX'tllOEV 'tÒV ÒpaKOV'tiX,
ò &j>Lç ò &pxa'ì.oç,
oç Èonv .tl~apoÀoç KaÌ. ò Ea-ravaç,
KaÌ. EÒllOEV aù-ròv XtÀLa E-.11
20,3 KaÌ. EPIXÀEV ttù-ròv Elt; -r~v lipuaaov

415
Nel v. 18 abbiamo un settenario particolarmente elaborato: alla sequenza martel-
lante di (J(XpKa.c;/cami segue un allargamento a prospettiva illimitata, ottenuto mediante
un doppio accostamento elegante- da notare la congiunzione n Ka.Ucome pure, unica
ricorrenza in tutto il libro - di categorie contrapposte.
416
L'insistenza dettagliata sulla seconda bestia, il falso profeta, che si estende nella
parentesi esplicativa segnata dai trattini, sottolinea la concretezza storica del sistema
terrestre, opposto a quello di Cristo.
417
La qualifica dello stagno di fuoco che brucia nello zolfo è tipica de li' Apocalisse.
418
Si insiste su questo particolare già indicato in 19,15.

194
Seconda parte: La risposta e la tra6Ia deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

KO:Ì. EKÀELOEV
KO:Ì. ÈOij>payLOEV È'ITUVW o:trrou,
'(va Il~ TIAo:vf)ou En -rù E9VTJ &xpL -rEÀEa9ij -rù x(A.Lo:
"ELT).
!J.ELÙ 'tO:U'tO: ÙEL Àu9f]VO:L o:Ù-rÒv IJ.LKpÒv XPOVOV.
20,4 Ko:ì. Etoov 9p6vouç
KO:Ì. ÈKU9LOO:V ÈTI' o:Ù-roÙç
Ko:Ì. KPLIJ.O: ÈOOOTJ o:ù-ro'iç,
KO:Ì. -rÙç tjluxùç 'tWV 1TE1TEÀEKLO!J.ÉVWV
OLÙ -r~v !J.O:p-rup(o:v 1T)aou
Ko:Ì. OLÙ -ròv A.6yov -rou 9Eou
Ko:Ì. ohLvEç où 1TpoaEKUVT)ao:v -rò OT)p(ov oÙOÈ 't~V ElK6vo: o:Ù'tou
Ko:Ì. oÙK Uo:pov -rò xapo:y!J.o: È1TÌ.. 'tÒ ~J.ÉLW1TOV KO:Ì.. È1TÌ.. 't~V XE'ipo:
o:ù-rwv.
KO:Ì. E( T)OO:V
Ko:Ì.. Èpo:aLA.Eooo:v !J.ELÙ -rou XpLa-rou
'~
XLII.LO: "E'tT).
20,5 ol. A.oLTioì. -rwv vEKpwv oùK E(T)ao:v
axpL 'tEÀEa9ij
-rù XLÀLO: ELT).
AìJ-rTJ ~ &vaa'to:aLç ~ TipW'tTJ.
20,6 ' ' ti ( " , ' .... ' l
IJ.O:KO:pLOç KO:L o:yLOç OEXWV !J.Epoç EV 'tTJ O:VO:O'tO:OEL 'tTJ ....

1TpW'tTJ"
ÈTIÌ.. 'tOU'tWV 6 OEU'tEpoç Mvo:'tOç oÙK EXEL È!;ooo(o:v,
&u· Eaov-ro:L i.EpE'iç -rou eEOu Ko:ì.. 'tOu XpLa-rou
KO:Ì. po:aLÀEUaOOOLV IJ.E't' o:Ù-rou
[-rù] xCA.La ELTJ 419 •
20,7 Ko:ì.. o-ro:v -rEÀEa9ij 420
' ,, ,
'tO: XLII.L!t E'tT),
A.u9~0ELO: L 6 aa'to:VIiç ÈK -rf]ç cpUÀ.o:Kf]ç o:Ù'tOU
20,8 KaÌ.. È!;EAEOOELaL 1TAavf]ao:L 'tÙ E9VTJ
' ' ... , , .... ....
'tO: EV 'tO:Lç 'tEOOapOLV YWVLO:Lç 'tT)ç yT)ç,

419
Sotto il profilo della critica testuale, l'unica variante di rilievo riguarda questo ver-
setto: hanno tà xD.. La hll S 046, vari minuscoli; presentano semplicemente xD.. La hll
051, molti minuscoli, Andrea di Cesarea e Areta. È difficile decidere, data l' equivalen-
za dell'autorità dei codici e le possibilità sia di aggiunta che di omissione dell'articolo
(cfr. METZGER,A Textua/, 764).
420
Non si tratta di una successione cronologica: ciò viene confermato dall'indicazione,
generica e quasi ipotetica, della conclusione dei mille anni, introdotta con otav e il
congiuntivo aoristo. Una successione reale avrebbe richiesto otE e l'indicativo.

195
Apocalisse di Giovanni

tÒV rwy Kal Maywy,


auvayayE'iv aùtoùç Elç tòv 1TOÀEj.LOV,
wv ò àp L8j.LÒc;; uùrwv
Wç ~ aj.Lj.l.Oç tf)ç 9aMCJCJT)ç.
20,9 KUL àvÉPTJaav ÈnÌ. tÒ 1TMtoç tf)ç yi'Jç
KUL ÈKUKÀEuauv t~v 1TUpEj.LpoÀ~v twv ày[wv Kal t~v
1TOÀLV "C~V ~YU1TT)j.LÉVT)V,
Kal KutÉPTJ 1Tup ÈK rou oùpuvou 421
Kul KatÉ<jluyEv aùtouç.
20,10 Kul ò OLapoJ..oç ò 1TÀUvwv aùtoùç
ÈpJ..~e, Ele;; ·~v Àlj.Lv11v rou 1Tupòc;; Kul 9E(ou
o1Tou KUL tÒ 9TJp(ov Kul ò ljJEuOo1Tpo<jl~tT)c;;,
Kul puaavwe~aovtaL 'JÌj.!.Épuç KaÌ. vuKtÒc;;
' 'tOUç
ELç ' CHWVUç
',... ... ' ,
"CWV ULWVWV.

20, l E vidi un angelo


scendere dal cielo
e aveva la chiave dell'abisso e una catena grande nella
mano.
20,2 E afferrò il drago 422
-proprio il serpente dell'inizio,
quello che è il Diavolo e Satana423 -
e lo legò per mille anni 424
20,3 e lo gettò nell'abisso
e chiuse con la chiave
e sigillò sopra di lui,

421
Le aggiunte, testimoniate da A, circa 25 minuscoli, Ticonio, Agostino, Primasio-
come ad esempio ÈK cou oùpavou anò 1:ou 8Eou di 046 e di circa 120 minuscoli- sono
manifestamente secondarie (cfr. METZGER, A Textual, 764-765).
422
L'azione dell'angelo viene descritta con sobrietà lapidaria nei cinque verbi-
ÈKpthT)oEvlafferrò, EÙT)OEvllegò, 'éJ3alEvlgettò, EKÀELOEvlchiuse, Èa4JpaywEVIsigillò- che
si susseguono in 20,2-3.
423
Allo sviluppo narrativo tipico del brano vengono intercalate delle parentesi espli-
cative che si distaccano dal loro contesto immediato e sono segnalate da trattini. In
questo versetto, l'inserzione esplicativa avviene mediante il passaggio brusco dall'ac-
cusativo tÒv ÙpUKOV'I:a/i/ drago al nominativo Ò &j~Lç Ò apxai.oç/i/ serpente dell'inizio,
evidenziata dall'aggiunta dell'avverbio proprio nella nostra traduzione.
424
L'espressione XllLa EtT)Imille anni caratteristica di tutto il brano- ricorre solo qui
in tutta l'Apocalisse per ben sei volte- richiama particolarmente l'attenzione, emer-
gendo così dal suo contesto.

196
Seconda parte: La risposta e la trallla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

perché non fuorviasse più le genti finché non fos-


sero compiuti i mille anni.
- Dopo di questi dovrà essere sciolto per un tempo
breve-.
20,4 E vidi dei troni
e dei personaggi si sedettero su di essi
e fu dato loro il potere di giudizio
e vidi le persone vive di quelli che erano stati colpiti con
la scure
a causa della testimonianza di Gesù
e a causa della parola di Dio425 ,
e quelli che non avevano adorato la bestia nè la sua im-
magine
e non ne accettarono l'impronta sulla fronte e sulla mano
loro426 •
E incominciarono a vivere
e a regnare con il Cristo
per mille anni.
20,5 E i rimanenti dei morti non incominciarono a vivere
finché non fossero compiuti
i mille anni.
-Questa è la Resurrezione, quella prima-.
20,6 Beato e santo colui che ha parte nella Resurrezione,
quella prima!
Su costoro non ha potere la seconda morte,
ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo
e regneranno con lui
mille anni.
20,7 E quando siano compiuti427
i mille anni
Satana sarà sciolto dalla sua prigione
20,8 e uscirà per fuorviare le genti,
quelle che si trovano ai quattro angoli della terra,
GogeMagog
per condurli alla battaglia:

425
Troviamo il consueto abbinamento caratteristico di 1-laptup[av 'ITJoofJ/testimonianza
di Gesù con Àoyov mu 9Eovlparola di Dio.
426
Espressione caratteristica e ricorrente.
427
L'Autore non si riferisce a una successione temporale, ma utilizza una cifra simbo-
lica tipica delle Scritture.

__ ___j_92
Apocalisse di Giovanni

il loro numero
corrisponde alla sabbia del mare428 •
20,9 E ascesero sulla piattaforma della terra
e accerchiarono di assedio l'accampamento dei
santi e la città amata
e scese fuoco dal cielo
e li divorò.
20,10 E il diavolo che li fuorvia
fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo,
dove sta anche la bestia e il falso profeta
e saranno tormentati giorno e notte
per i secoli dei secoli.

5.8. Il giudizio dei morti (20,11-15)

20,11 Ko:ì. Etoov 9p6vov 1J.Éyo:v ÀEUKÒv


, , e' , , , ,
KO: L 't OV KO: TJIJ.EVOV E'!T O:U'tOV,
ou 1i'ITÒ -rou 1TpOOW1TOU €!j:>uyEv ~ Yiì KO:Ì. ò oùpo:vòç
Ko:Ì. -r61Toç oùx EÒpÉ9TJ o:ù-ro'iç.
20,12 Ko:ì. Etoov -roùç vEKpouç,
-roùç IJ.EyaÀouç Ko:Ì. -roùç IJ.LKpouç,
Éo-rw-ro:ç Èvwmov -rou 9p6vou.
KO:Ì. ~L~ÀLO: ~VOLX9TJOO:V,
Ko:Ì. &Uo ~L~Hov ~vo(x9TJ,
o Èan v -rf]ç ( wf]ç,
Ko:Ì. ÈKpt9TJOO:v oi. VEKpoì. ÈK -rwv YEYPO:IJ.IJ.Évwv Èv -ro'iç ~L~HOLç
KO:'tO: 'tO: Epyo: O:U'tWV.
' ' , J -

20, 13 KO: ì. EÒWKEV ~ ecXÀo:ooo: -roùç VEKpoùç -roùç Èv o:Ù-riJ


KO:Ì. ò e&.vo:-roç KO:Ì. ò ~oTjç EOWKO:V -roùç VEKpoÙç -roùç Èv o:ù-ro'iç,
KO:Ì. ÈKpL9TjOO:V EKO:O'tOç
KO:'tO: 'tO:' "Epyo: O:U'tWV.
\ ' ...
20,14 Ko:Ì. ò e&.vo:-roç Ko:Ì. ò ~OTJç È~À~9TJOO:V Elç -r~v HIJ.VTJV -rou 1Tup6ç.
ou-roç ò Mvo:mç ò &u-rEpoç Èonv, ~ HI-LVTJ -rou 1Tup6ç.
20,15 Ko:Ì. E'L nç oùx EupÉ9TJ Èv -riJ ~(~À4J -rf]ç (wf]ç YEYPO:IJ.IJ.Évoç,
È~À~STj Elç -r~v HIJ.VTJV mu 1Tup6ç.

428
Non è soltanto un 'iperbole, ma l'espressione - secondo l 'uso abituale dell' Apo-
calisse- si riferisce alla storia umana, sempre vista nell'ottica della trascendenza.
Gli oppositori di Cristo non sono solo numerosissimi, ma addirittura innumerabili,
umanamente parlando.

198
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cblesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

20,11 E vidi un trono grande bianco


e colui che stava seduto su di esso:
davanti al suo volto fuggì la terra e il cielo
e non fu trovato posto per loro429 •
20,12 E vidi i morti
quelli grandi e quelli piccoli430
in piedi davanti al trono:
e dei rotoli furono aperti
e un altro rotolo fu aperto,
che è quello della vita,
e i morti furono giudicati in base a quanto era scritto nei rotoli
secondo le loro opere431 •
20, 13 E diede il mare i morti, quelli che si trovavano in esso
e la morte e l'ade diedero i morti, quelli che si trovavano in essi
e furono giudicati, ciascuno,
secondo le loro opere.
20,14 E la morte e l'ade furono gettati nello stagno del fuoco:
- questa è la morte seconda, lo stagno del fuoco -.
20,15 E se uno non fu trovato scritto nel rotolo della vita
fu gettato nello stagno del fuoco.

5.9. Il cielo nuovo e la terra nuova (21,1-8)

21,1 Kaì. Elùov oùpa.vòv Katvòv KaÌ. yfjv Katv~v·


ò yà.p trpwtoç oùpavòç KaÌ. ~ trpwtfl yfj à.tri'jÀ9av
KaÌ. ~ 9!iÀaaaa oÙK Eanv EtL.
21,2 KaÌ. t~v trOÀLv t~v àyl.av 'IEpouoaÀ~IJ. KO:LV~v ELOOV
K!n·a13al.vouoav (x -coù oùpavoù
à.trò tou 9Eou
~tOLIJ.UOIJ.ÉVTJV
wç VUIJ.<I>fiV KEKOOIJ.T]IJ.ÉVfiV tQ à.vùpì. a.uti'jç.
21,3 Ka.Ì. ~Kouoa. cj>wvi'jç IJ.EYaÀT]ç ÈK tOU 9p6vou ÀEYOOOT]ç·
LÙOÙ ~ OKT]~ tOU 9EOU IJ.Età. tWV à.v9pwtrWV,
KO:Ì. OKT]VWaEL IJ.Et' !XÙtWV,

429
Si tratta di una precisazione amplificativa della fuga del cielo e della terra.
430
Espressione ricorrente nell'Apocalisse per indicare una totalità.
431
Viene precisato il criterio del giudizio come riferimento alle opere, tema caro
all'Apocalisse.

_ _122.
Apocalisse di Giovanni

KetÌ. aù·coì. ÀaoÌ. 432 aùmu EaovmL,


KetÌ. aù-còç, ò 9EÒç IJ.H' aù-cwv, Ea-caL aù-cwv 9E6ç [aù-rwv
9E6ç]433'
21,4 KetÌ. ~çaÀELqrEL miv ooKpuov ~K -rwv òlj>9aÀ!J.WV aù-cwv,
KetÌ. ò e&va-roç oÙK E<J'tetL EH
oun 1TÉv9oç
oun Kpauy~
,
" 1TOVOç
OU"CE ' "E<J"CIXL "HL'
OUK
434
-cà 1rpw-ra li1Tf]À9av .
21,5 Kaì. EL 1TEV ò Ket9~1J.EVoç ~1TÌ. tQ 9p6vw
tòoù
KaLvà 1TOLW mivta .
' 1 l
KIXL 11.EYEL'
ypaljlov on OU't"OL ot ÀoyoL 1TL<JtOÌ. KIXL ,a,eLVoL EL<JLV.
21,6 Kaì. EL 1TÉv IJ.OL ·
yÉyovav.
~yw ELIJ.L 435 -cò tHij>a Kaì. -rò w,
~ &px~ Kaì. -cò -rÉÀoç.
~yw -rQ òLljlwvn òwaw ~K -cf}ç 1T11Yiìc; -cou Uòa-coç -rf}ç (wf}ç
òwpEav.
21,7 Ò VLKWV KÀllpOVOj.L~<JEL tauta
KaÌ. EOOIJ.IXL aù-cQ 9EÒç
' ' " ~
KIXL au-coç E<J"CIXL j.LOL ULOç.
' l

21,8 "COLç òÈ ÒELÀOLç


KIXL IX1TL<J't"OLç
' ' l

KIXL ~ll&Àuyj.LÉVOLç
KaÌ. lj>OVEU<JLV
KaÌ. 1TOpVOLç
Kaì. !l>apj.LaKoLc;;

432 Il plurale, documentato daSA 046 e vari minuscoli, sembra preferibile, anche come
/ectio difficili or, a J..a6ç, testimoniato da P 051, alcuni minuscoli e da vari Padri.
433
L'espressione ha una tradizione manoscritta discussa (cfr. METZGER, A Textual,
688-689): tutto sommato sembra preferibile la lezione di A, ma con una punteggiatura
che conservi il valore dell'espressione e il parallelismo con quella che precede.
434 È preferibile la /ectio di A P 051 senza on preposto a tà TTpwta, anche perché

l'asindeto la rende lectio difficilior e conferisce al testo un certo grado di emotività,


secondo lo stile dell'Apocalisse.
435
Ci sono problemi di critica testuale riguardanti la presenza di El~ t documentato da
A e omesso da S 025 046 051. Il fatto che il sintagma Èyw EL~~ ricorra con relativa
frequenza nell'Apocalisse in contesti particolarmente solenni (cfr. Ap 1,8.17; 2,23;
21 ,6; 22, 16) depone a favore della sua presenza.

200
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'nmanltà nuova (4,1-22,5)

KfXL ElOwÀoÀlhpocLç
KfXL 1TUOLV ·ro'Lç ljiEUOÉOLV
t'Ò !J.Époç al'm3v 436 Èv t'TI Ài.!J.VIJ •TI KfX LO!J.ÉVIJ Tiup ì. KfXÌ.
8ELW,
(,, c , t s:: ,
O EO"CLV O 8fXVfXt'Oç O uEUt'EpOç.

21,1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova437 :


il primo cielo, infatti, e la prima terra erano passati,
e il mare non è più.
21 ,2 E la città santa, la Gerusalemme nuova, la vidi
discendente dal cielo,
da parte di Dio,
già preparata
come una fidanzata che si è adornata per il suo sposo438 •
21 ,3 E udii una voce grande dal trono che diceva439 :
"Ecco la tenda di Dio insieme agli uomini!
E metterà la tenda con loro
ed essi saranno i suoi popoli
ed egli, Iddio con loro, sarà il loro Dio.
21 ,4 E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.
E la morte non sarà più,
né lamento

436
L'elegante anacoluto distingue dai dativi precedenti.
437
È un'affermazione fondamentale che fa da sfondo a tutto il brano.
438
Nel testo greco si hanno due preposizioni indicanti entrambe una derivazione: I:K
toiì ovpavoD/dal cielo e àrrò toiì 9Eoiì/da parte di Dio. La derivazione più generale
dalla trascendenza indicata dalla preposizione l=Kida viene ripresa e specificata dalla
seguente à:rr6/da parte di che le conferisce un significato coinvolgente e personale.
La Gerusalemme nuova, proveniente direttamente dalla zona della trascendenza, dal
cielo, ha un rapporto specifico con il divino, possiede e mantiene il tocco di Dio che,
qualificato esplicitamente come amore nella chiesa giovannea (cfr. l Gv 4,8.16b ),
conferisce al suo popolo simboleggiato da Gerusalemme la capacità di un amore che
sfiora la trascendenza - in certo senso paritetico e a livello di nuzialità -nei riguardi
di Cristo-agnello, come sarà esplicitato in 21,2-22,5. Si nota un certo gruppo temario
consistente nelle caratteristiche fondamentali della Gerusalemme nuova, discendente
dal cielo, avente il tocco di Dio e preparata per l 'incontro nuziale. Quest'ultima carat-
teristica, realizzata nella Gerusalemme trascendente ed escatologica, viene illuminata
da un richiamo all'esperienza immanente che troviamo in 21,2 introdotto dalla parti-
cella wçlcome, corrispondente a ... , secondo lo stile abituale dell'Apocalisse.
439
Il trono, simbolo della realizzazione dell'alleanza svoltasi durante il cammino della
storia, personificato, fa sentire la sua voce, mostrando l'avvenuta realizzazione ultima
dell'alleanza stessa.
Apocalisse di Giovanni

né grido
né fatica sarà più440 •
Le cose di prima passarono!"
21,5 E disse colui che siede sul trono (Dio) 441 :
"Guarda:
sto facendo nuove tutte le cose442 !"
E mi dice (l 'Angelo Interprete):
"Scrivi che queste parole sono fedeli e veraci."
21,6 E mi disse (Dio):
"Sono divenute.
Io sono l'alfa e l' omega
l'inizio e il compimento443 •
Io a chi ha sete darò dalla sorgente dell'acqua della vita
come dono444 •
21,7 Colui che vince avrà in eredità tutto questo,
e sarò per lui Dio
ed egli sarà per me figlio."
21 ,8 Ma per i vili (Angelo interprete)
e senza fede
e abominevoli
e uccisori
e impudichi
e fattucchieri

440
Da notare la costruzione particolarmente elegante dal punto di vista letterario: un
gruppo quatemario (morte, lamento, grido ,fatica) con l'inclusione oÙK rotcu E:nlnon sa-
rà più (collocati all'inizio e alla fine dell'elenco, con più in posizione enfatica) e in mez-
zo la sequenza accentuativa dei tre ounlné. Nell'enumerazione delle cause che detenni-
nano il pianto si nota uno sviluppo letterario caratteristico per gli elementi che si corri-
spondono e si muovono in crescendo. Siamo di fronte a un piccolo capolavoro letterario.
441
Nel testo emergono elementi dialogici (evidenziati tra parentesi): parla solennemen-
te Dio; interviene l'Angelo interprete; riprende la parola Dio; interviene e conclude
l'Angelo interprete, come suggeriscono il U!ma avversativo de li 'ultima parte e l' enu-
merazione minuta e dettagliata di coloro che sono esclusi.
442
L'imperativo toou va tradotto letteralmente con guarda, anziché col più generico
ecco: il contesto immediato richiede un'attenzione puntuale, da parte di chi ascolta,
all'opera creativa e redentiva di Dio che si sta svolgendo e si conclude, come mostra
il rapporto tra il presente continuativo rro~wlsto facendo e il perfetto yÉyova.v/sono
divenute- detto in 21 ,6b - delle parole divine.
443
L'immagine simbolica dell'alfabeto viene ampliata e resa più suggestiva da quella
temporale.
444
La traduzione usuale gratuitamente abbassa il livello espressivo di owpHiv che,
invece, indica solo il valore e la positività del dono dell'acqua della vita.
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

e idolatri
e per tutti i menzogneri
la loro parte è nello stagno ardente di fuoco e di
zolfo.
- E questo è la morte seconda -.

5.10. La presentazione di Gerusalemme, città sposa (21,9-14)

21,9 Kaì. ~ì..9Ev ELç ÈK -rwv ÉTI-rà à.yyÉì..wv


-rwv Èxov-rwv -ràç Èmà !f>uiì..aç
twv YEI.J.ovtwv -rwv Èmoc TIÀ.T}ywv -rwv Èoxa-rwv
KaÌ. ÈÀ.aÀ.T}OEV j.LH' Èj.LOU À.Éywv·
&upo·
&U;w OOL t~V VUjJ.QlT)V t~V yuva'iK« mu à.pv(ou.
21, l 0 KaÌ. à.lT~VEYKÉV j.LE ÈV lTVEUj.L«n ÈlTÌ. opoç jJ.Éya K«Ì. tlljrT)ÀOV,
KaÌ. EÒEL/;Év j.LOL -r~v 1TOÀ.LV t~v éty(av 'IEpouoaÀ.~j.L
Ka-rapa(vouOaV ÈK -rDU oÙpaVOU
à.TIÒ -rou 9EOU
21,11 Exouoav -r~v Ml;av -rou 9EOu,
oQ>wo-r~p aÙ-rfJç
o~.J.oLoç ì..l.e~ nj.I.Lw-r&-.~
wç ì..(8~ taolTLÒL Kpuo-raU((ovn.
21' 12 EXOUOa 'rELxoç jJ.Éya Ka ì. Ùljrf)À.OV'
Exouoa 1TUÀ.Wvaç òwòEKa ·
K«Ì. ÈlTÌ. to'iç 1TUÀ.WOLV à.yyÉÀ.ouç ÒWÒEK«
KaÌ. ÒVOj.l.a-ra Èm YEYP«!.J.j.LÉVa
ii Èonv -rà ÒVO!.J.a-ra 445 twv òwòEKa lf>uì..wv uì.wv 'lopa~À..
21,13 à.lTÒ à.va-roì..fJç lTUÀ.WVEç tpE'iç
KaÌ. !XTIÒ l3oppii lTUÀ.WVEç tpE'iç
K«Ì. à.lTÒ VO-rDU lTUÀWVEç -rpE'iç
K«Ì. à.TIÒ ÒUOj.LWV lTUÀ.WVEç tpELç.
21, 14 KaÌ. tÒ 'rE Lxoç -rfJç lTOÀEWç
EXWV 8E!.J.EÀ.Louç òwòEKa
KaÌ. ÈlT' aù-rwv òw&Ka òvo!.J.a-ra twv òwòEK« à.Tioo-r6ì..wv -rou
à.pv(ou.

445
La lectio tà ovoJ.Lata omessa da S P 05 e attestata da A 1611 1841 1854 è forse da
mantenere, tenendo conto dell'insistenza dell'Autore sul nome che ora vuole attribu-
ire solennemente ed esplicitamente alle dodici tribù di Israele. È più naturale la sua
omissione che la sua aggiunta, assolutamente non necessaria, data la ripetizione quasi
tautologica rispetto al precedente 6v6J.Lata.

?ll1
ApocaUsse di Giovanni

21 ,9 E venne uno dei sette angeli,


- quelli che avevano le sette coppe,
che erano stati pieni dei sette flagelli -
e parlò con me dicendo:
"Qua446!
Ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello."
21, l O E mi trasportò nello Spirito su di un monte grande e alto
e mi mostrò la città santa Gerusalemme:
discendeva dal cielo,
elaborata da Dio,
21,11 aveva la gloria di Dio447 :
il suo datore di luce448
corrisponde a una pietra preziosissima
come la pietra di diaspro che manda riflessi di cri-
stallo449;
21,12 aveva un muro grande e alto;
aveva dodici porte
e sulle porte dodici angeli
e nomi scritti sopra:
sono quelli delle dodici tribù dei figli d'Israele:
21,13 da oriente tre porte
e da settentrione tre porte
e da meridione tre porte
e da occidente tre porte450 ;
21,14 e il muro di cinta della città
aveva nella sua struttura dodici fondamenti
e su di essi i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.

446
L'interiezione- qui come in 17,1, e sono le uniche ricorrenze nell'Apocalisse-
esprime un forte coinvolgimento emotivo davanti a un fatto straordinario.
447
Le tre caratteristiche della Gerusalemme nuova si susseguono in crescendo.
L'ultima, €xouaav TiJv o~av toù !lfoù/aveva la gloria di Dio, riassume le due prece-
denti.
448
È preferibile, sulla scorta de li 'uso greco abituale, il senso attivo proprio di ljlwat~p/
datore, portatore. La traduzione "splendore" ignora il suffisso attivo -t~p e non ha un
fondamento apprezzabile nella grecità.
449
Si hanno due indicazioni successive sulla linea del passaggio dalla trascendenza
della città e del suo datore di luce a un referente immanente: la prima introdotta con
~owçlcorrispondente, la seconda con wçlcome.
450
Elegante gruppo quatemario costituito dalle stesse parole, con l'unica variante del
punto cardinale.

204
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

5.11. La convivenza nella Gerusalemme nuova (21,15-27)

21,15 Kat oÀa.À.WV f.LH' Ef.LOÙ ELXEV f.LÉ'rpov KcXÀa.f.LOV xpuaouvl


'eva f.LHp~OlJ '!~v TTOÀ.Lv
KaL '!OÙç TTUÀ.Wvaç aÙ'tfjç
KaL' 1"0' '!ELXOç
.... ' ....
aU't"T]ç"
21,16 Kat ~ rr6A.Lç 1"Hpaywvoç KE'icaL
KaL '!Ò f.Lf]Koç aÙtf]ç oaov [KaL] tÒ TTAatoçl
Kcù Èf.LÉ'rpTJaEv ,~v rr6A.LV cQ KaA.af.Lw
ETTL O'tac5(wv ow&xa XLÀ.LaOwvl
'!Ò f.LiìKoç KaL '!Ò rrM.toç Kat tò u1jmç aÙ'tfjç '(aa Èac(v.
21,17 Kat Èf.LÉtpT]OEV '!Ò tEl.xoç aùtf]ç
ÉKatÒV '!EOOEpUKOV'ta "CEOOapwv TTT]XWV
o
f.LÉ'rpov &v9pwrroul Èanv &yyÉÀ.ou.
21,18 KaL ~ ÈvOWf.LTJOLç wu '!ELXOuç aùtf]ç '(aamç
KaL ~ TTOÀ.Lç xpoo(ov Ka9apòv
Of.LOLov MA.y Ka9apQ.
21,19 oi. 9Ef.LÉÀ.LoL wu n{xouç cfìç rroA.Ewç rrav't"Ì. A.L9u;> Hf.LL<.y
KEKOOf.LT]f.LÉVOL"
o o
9Ef.LÉÀ.LOç rrpwtoç '(aamçl
o &=utEpoç acimjnpoçl
o tp ( toç xaÀ.KT]OWV 1

o tÉtaptoç Of.Lapayùoçl
21 ,20 o TTÉf.Lmoç aapMv~~
o EKtoç aapÙLOVI
o EPc50f.LOç xpua6A.L9oçl
o oyoooç p~puUoçl
~ " 'T
OEVa'!Oç tOTTa-. LOV
1

OOÉKCl'!Oç XPOOOTTpaaOç 1

ò ÉVOÉKa'toç OOKLV9oçl
o ùwcSÉKa'toç Ò:f.LÉ9uatoçl
21,21 KaL ot ùw&=Ka rruA.wvEç ùwùEKa f.Lapyap11"aL 1

&và Etç EKaatoç twv rruA.wvwv ~v Èç ÉvÒç f.Lapyap ( tou.


KClL ~ TTÀa"tELCl -rf]ç TTOÀ.EWç xpua(ov Ka9apòv
wç ooA.oç OLauy~ç.
21,22 Kat vaòv oÙK EÌ:c5ov Èv aù-rn~
o o o
yàp KupLOç 9EÒç rravtoKpatwp vaòç aù-rf]ç Èanv
Kat tò &pv(ov.
21,23 KaÌ. ~ rr6A.Lç où XPELav EXEL toù ~Hou oùcSÈ -rf]ç OEÀ.~VT]ç 'eva
ct>aL.vwaLV aù-rn~
~ yàp Mça rou 9Eoù Èct>wnaEv aùt~v l
o
Kat A.uxvoç aù-rf]ç -rò &pvl.ov.

205
ApocaUsse di Giovanni

21,24 KaÌ. TIEPL Tia-r~ooooLv -rà E9VTJ ÒLIÌ wu <j>w-ròç aÙ-rftç,


KaÌ. oi. J3aoLÀE'iç -rftç yf}ç <j>ÉpoooLV -r~v òOçav aù-rwv EÌ.ç aù-r~v.
21,25 KaÌ. OL 1TUÀWVEç aÙ-rflç oÙ IJ.~ KÀEL<J9W<JLV ~IJ.Épaç,
vilç yàp oÙK Eo-raL ÈKE'i,
21,26 KaÌ. o'(ooooLV -r~v Mçav KaÌ. -r~v tLIJ.~V -rwv l:avwv El<; aù-r~v.
21,27 KaÌ. OÙ IJ.~ ELOÉÀ9'u Elç aÙ-r~V lTIXV KOLVÒV
KaÌ. [Ò] 1TOLWV
13òÉÀUYIJ.a
KaÌ. tj/Euòoç
EÌ. 1-1.~ oi. yEypaiJ.f.LÉVOL Èv -rQ PLPH4> -rftç (wfìç -rou
àpv(ou.

21,15 E chi stava parlando con me aveva per misura una canna d'oro,
per misurare la città
e le porte di essa
e il muro di essa.
21,16 E la città poggia su base quadrangolare
e la sua lunghezza è come la larghezza.
E misurò la città con la canna
con un risultato di dodicimila stadi:
la lunghezza e la larghezza e l'altezza di essa sono uguali.
21, 17 E misurò il muro di essa:
centoquarantaquattro cubiti,
misura di uomo, che è di un angelo 451 •
21, 18 E la struttura portante del muro di essa, diaspro;
e la città, oro puro
corrispondente a cristallo puro452 !
21,19 I fondamenti del muro della città sono stati adornati di ogni tipo
di pietra preziosa453 :

451
È una spiegazione del tipo di misura compiuta, con la sua bivalenza: immanente e
trascendente.
452
La costruzione tipica - una proposizione nominale senza il verbo essere in forma
esplicita - caratteristica di tutto il brano, più che un semitismo rappresenta un modo
con cui l'Autore comunica e inculca col massimo di immediatezza la trascendenza
della città.
453
Dopo questa affermazione di carattere generale segue una esemplificazione - a
struttura ridondante - di dodici pietre preziose. La prima è sempre il diaspro, come
in 21, 11.18. L'Autore con la sequenza delle pietre preziose tende a inculcare, pietra
per pietra, il valore e il fascino senza limiti di Cristo-agnello a cui, a cominciare dal-
la prima, le singole pietre fanno riferimento. Per percepire e gustare questo aspetto
fondamentale si richiede una lettura/ascolto meditati va, con le pause relative. La pun-

206
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

il primo fondamento, diaspro;


il secondo, zaffiro;
il terzo, calcedonio;
il quarto, smeraldo;
21,20 il quinto, sardonice;
il sesto, sardio;
il settimo, crisolito;
l'ottavo, berillo;
il nono, topazio;
il decimo, crisopazio;
l'undicesimo, giacinto;
il dodicesimo, ametista.
21,21 E le dodici porte, dodici perle!
-A monte, ciascuna delle porte derivava da un'unica
perla-.
E la piazza della città, oro puro
corrispondente a cristallo trasparente.
21 ,22 E tempio non vidi in essa454 :
infatti il Signore Dio l'onnipotente è il suo tempio 455
e lo è l'Agnello.
21,23 E la città non ha bisogno del sole né della luna che facciano
luce:
infatti la gloria di Dio la illuminò
e la sua lucerna è l'Agnello.
21 ,24 E le genti cammineranno (passando) attraverso la sua luce
e i re della terra le portano la loro gloria.

teggiatura introdotta intende facilitare questo tipo di lettura, richiesto dalla "struttura
ridondante".
454
Lo stile si fa personale: è Giovanni/Autore che parla in prima persona e che mostra
la sua reazione alla presentazione della misurazione compiuta dall'angelo, che poi,
proprio ali 'inizio del capitolo 22, entrerà di nuovo esplicitamente in scena. Troviamo
una sequenza celebrativa che, rifacendosi allo stile dei Salmi, si protrae con uno sche-
ma letterario sostanzialmente unitario fino a 21,27. La formula dello schema si svolge
così: una proposizione negativa alla quale segue una spiegazione articolata introdotta
da yri.p/infatti. Dopo i primi due blocchi letterari che così si formano (21,22 e 21,23) si
ha una esplicitazione di ciò che consegue dalla situazione della Gerusalemme prima
indicata, e riguarda le genti e i re della terra (21 ,24). Si forma un terzo blocco lettera-
rio (21,25b), al quale segue una esplicitazione (21,26) che continua quella precedente,
al punto che le due appaiono come una seconda voce celebrativa. In 21,27 si ha una
proposizione negativa ma all'imperativo, e la spiegazione articolata.
455
Precisazione esplicativa a cui segue l'attribuzione del tempio anche all'&:pv[ov/
agnello, in posizione enfatica.

207
Apocallsse di Giovanni

21 ,25 E le sue porte che non siano mai chiuse durante il giorno:
notte infatti là non ci sarà.
21 ,26 E porteranno ad essa la gloria e l'onore delle genti.
21,27 E non entri mai in essa
tutto ciò che è immondo
e chi fa l'abominio e la menzogna,
ma solo coloro che sono stati scritti nel libro della
vita dell'Agnello.

5.12. La vita nella Gerusalemme nuova (22,1-5)

22,1 Kal. EÙELI;Év ~.I.OL 1TO'ta1J.ÒV uoatoç (wi'Jç,


Àaf.J.TipÒv wç Kpl!tnaUov,
ÈKTIOpEuOIJ.EVOV ÈK t"OU 9povou t"OU 9EOU KaL t"OU apv(ou
22,2 Èv IJ.ÉOctJ ti'Jç TI ÀatE (aç aÙti'Jç.
KaL t"OU TIO't!XIJ.OU ÈV'tEU9EV K!XL ÈKE"i9Ev
i;M..ov (wi'Jç TIOLouv KapTioÙç OWÙEKa,
Katà f.Li'Jva EKaotov aTioOLOouv tòv KapTIÒv aùtou,
Kal. tà Q>M..ì..a tou l;u)..ou Elç 9EpaTIELav twv È9vwv.
22,3 KalTI~iv Kata9EIJ.a oùK EotaL En.
K!XL ò 9p6voç t"OU 9EOU K!XL t"OU apv(ou Èv aùttì EO't!XL,
KaÌ. oi. oou)..m aùtou J..atpEuoouow aùtc\)
22,4 KaL otjlovtaL tÒ 1TpOOW1TOV aÙtOU,
Kal. tò ovo~J.a aùtou ÈTil. twv IJ.EtWTiwv aùtwv.
22,5 Kal vùl; oÙK EotaL En
Kal. oÙK EXOOOLV XPELav Q>wtòç Àuxvou KaÌ. Q>wtòç ~Hou 456 ,
"' to.'rh,' ,,, l
OH KUpLOç O oEOç 'f'Wt"LOH ETI aUtOUç,
Kaì.l3cwLÀEooouow ELç 'toÙç alwvaç 't"Wv alwvwv.

4 6
; L'aspetto collettivo è accentuato dal plurale EXOoow; in Ap 21 ,23, invece, lo stesso
concetto era riferito alla città di Gerusalemme ed espresso al singolarè (Kal ~ 11éhçou
XPfotav EXH). Alcuni codici (A 1006 1841 2050 2053 2026 2329) riportano il futuro
~~ouow, forse per armonizzare con gli altri verbi. L'uso del tempo presente invita a
considerare la condizione escatologica certa, sebbene in progressivo compimento;
per Dio, infatti, non esiste la successione cronologica del tempo: tutto è presente. Gli
eventi sono tutti vivi nella mente divina e poi anche realizzati nel tempo per il suo
intervento.

208
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

22, l E mi mostrò un fiume di acqua di vita,


risplendente come cristallo457 ,
che stava uscendo dal trono di Dio e dell'Agnello,
22,2 in mezzo alla sua piazza458 •
E di qua e di là dal fiume,
un albero di vita che produce dodici frutti
- mese per mese459 rende ciascun albero 460 il suo
frutto-,
e le foglie dell'albero sono per curare le genti.
22,3 E nessun tipo di maledizione sarà più461 •
E il trono di Dio e dell'Agnello sarà in essa.
E i suoi servitori gli renderanno un culto,
22,4 e vedranno il suo volto
e il nome di lui sulle loro fronti.
22,5 E notte non sarà più.
E non hanno bisogno della luce di lucerna e della luce del sole
poiché il Signore Dio proietterà la sua luce su di loro462
e regneranno per i secoli dei secoli.

457
La luminosità del cristallo, avvertita al livello di una conoscenza umana diretta,
avvia mediante la particella wçlcome a una percezione dello splendore trascendente
del fiume.
458
È preferibile questa lettura all'altra, più comune, che riferisce l'espressione in mez-
zo alla piazza di lei (22,2a) a quanto segue, piuttosto che a quanto precede. Il racconto
scorre così con perfetta fluidità: fiume di acqua della vita> trono di Dio e dell'Agnello
da cui scaturisce > centro della piazza dove il trono è collocato. Collegando invece
in mezzo alla sua piazza con quanto segue, avremmo un percorso narrativo oscuro e
accidentato, con abbinamenti forzati del tipo: "Fra la piazza e il fiume, di qua e di là,
vi sono alberi di vita" (22,2b ).
459
Alla lettera secondo il mese.
460
Viene sottintesa una certa pluralità rispetto all'albero che appare localizzato sulle
due sponde del fiume. Di fatto viene in mente, leggendo, una foresta di alberi, che
l'Autore però, dato il senso acuto che ha della trascendenza di tutta la Gerusalemme
nuova, non pensa a descrivere.
461
Inizia un brano tipico - si protrae fino a 22,5 - in cui a ciò che veniva mostrato
dall'angelo succede una sequenza di tipo celebrativo (a voci alterne?), con i verbi
normalmente al futuro rapportato al presente. Le due formule oÒK EO't"IU Enlnon sarà
più formano un'inclusione.
462
Il verbo cpw·d(wlilluminare, usato in forma intransitiva con ÈTrLJsu e l'accusativo,
mette qui l'accento su Dio come sorgente attiva di luce ("to function as a source
of light", DANKER, A Greek-English, 1074). Dio rende visibile la sua luce- la luce
con cui coincide (cfr. 1Gv 1,5)- e la proietta mediante l'Agnello (cfr. DELEBECQUE,
L 'Apocalypse, 259-260). Lo stico spiega, motivandolo, il superamento escatologico
del sole e della lucerna notturna.

209
Apocalisse di Giovanni

6. Dialogo liturgico conclusivo (22,6-21)463

22,6 Kaì. El nÉv IJ.OL ·


,. , ,
~

OUtOL OL 11.0yoL 1TLOtOL K«L U11.T) LVOL,


, ,, e ,
~

K«Ì. 6 KUpLOç 6 SEòç twv TIVEUIJ.!hwv twv npO<j>T)tWv


ànÉotELÀEv tòv &yyEÀov aùtou ùE'LçaL to'iç oouÀOLç aùtou
ii ÙEL yEvÉo9aL Èv tOCXEL.
22,7 K«Ì. looù
€pxo1J.«L •axu.
j.L«KapLoç 6 tT)pwv toÙç ì..Oyouç tfìç npo<fJTJtEL«ç tou ~L~Hou
,
tOUtOU.
22,8 Kàyw 'IwrfvVTJç 6 àKouwv K«Ì. ~J...Énwv tauta.
~
1

KUL OtE
'
TJKOUOU KUL "R
" 1 1lr
Ep11.E'I'U, '

ETIEoa npooKuvfìoaL EIJ.1Tpoo9Ev twv noowv tou àyyÉÀou


tOU ÙELKVUOvtoç j.LOL tauta.
22,9 KllL ÀÉyEL j.LOL"
" IJ.TJ"
opa ,
OUVOOUÀOç oou ELIJ.L
KaÌ. tWv à&:J...<flwv oou twv npO<j>T)tWV
KaÌ. tWv tT)pOUVtWv toÙç Àoyouç tou ~L~ÀLou toutou·
t<\) 9E<\) lTpOOKUVT)OOV.
22, l O Kaì. ÀÉyEL IJ.OL ·
1-L~ o<flpay(ouç toùç J...6youç tfìç npo<fJTJtEL«ç tou ~LpHou
toùrou,
O KllLpoç yap qyuç
( \' \'
' EOtLV.
22,11 6 àOLKWV àOLKT)OrltW EtL
K«Ì. 6 punapòç punav9~tw En,
K«Ì. 6 OLK«LOç OLKilLOOUVTJV TIOLT)OiltW EtL
K«Ì. 6 ayLOç àyLao9~tW EtL.
22,12 'Iooù
€pxoj.L«L raxu.
KllL 6 j.LL090ç j.LOU j.I.Et' Èj.LOU
ànooouvaL ÈKOCO'tltJ wç tÒ Epyov Èotì.v aùtou.
22,13 ' '
EYW
to' a~~. ...a K«L' to' w,
"'l,.h 'T

t ..... ' f ,
o npwtoç K«L o EOX«-roç,
~ àpx~ Kaì. -rò -rÉJ...oç.

463
In tutta questa pericope (22,6-21) soggiace il genere letterario di un dialogo litur-
gico idealizzato, nel quale l'autore fa intervenire Gesù stesso, l'Angelo, Giovanni/
Autore (come protagonista letterario del libro), Io Spirito e l'assemblea che ascolta.
Nel testo saranno distinte graficamente le varie voci.

210
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanitil nuova (4,1-22,5)

22,14 McmipLoL oL nì..uvovm; -rà.ç cr-roì..à.ç a.ù-rwv,


'(va €a-ra. L464 ~ Èl;oucrl.a. a.ù-rwv Ènl -rò l;uì..ov -rf)ç (wf)ç
KCX.L -ro'iç 1TUÀWOLV EÌ.aÉÀ.9waw EÌ.ç -r~v 1TOÀLV.
22,15 €/;w oL KUVEç
KCÙ oÌ. <tJapiJ.CX.KOL
,
KCXL' OL' 1TOpVOL
KCXÌ. oÌ. <tJovE'iç 465
KCX.L oÌ. EÌ.òwì..oì..ci-rpa.L
Ka. l nàç <t> LÀwv
KfXÌ. 1TO LWV \jJEUÒOç.
22,16 'Eyw 'IT)aouç €nE 111jJa. -ròv &yyEì..ov 1-1.ou
~J.a.p-rupf)aaL ÙIJ.LV -rau-rtt EnÌ. -ra.'iç ÈKKÀT)OLCHç.
Èyw EÌ.IJ.L ~p l.(a. Kaì. -rò yÉvoç ~a.u(ò,
ò à.a-r~p ò Àa.IJ.npòç ò npw·(voç.
22,17 Kaì. -rò nvEDIJ.Cl KCXL ~ vuiJ.<t>Tl ì..Éyooow- €pxou.
' ( ' , , l "
KCXL OCXKOUWV EL1TCX'rW" EPXOU.
KCXÌ. Ò ÒL\jJWV ÈpXÉ09W,
Ò 9Éì..wv ì..a.J3É-rw uòwp (wf)ç òwpEav.
22,18 Map-rupw Èyw navù ·re{) àKooovn -roùç ì..6youç -rf)ç npo<t>fln(aç -rou
PLPì..l.ou -rou-rou·
Èav nç Èm9iJ Èn' aù-ra,
ÈnL9~aEL ò 9EÒç Èn' aù-ròv -rà.ç 1TÀT)yà.ç -rà.ç
YEYPCXIJ.IJ.Évaç Èv -re{) PLPì..I.IJ,l -rou-riJ,l,
22,19 Kat Èav nç ci<t>ÉÀ1J cinò -rwv ì..oywv -rou PLPì..lou rf)ç
npo<t>T)n l.o:ç -rau-rT)ç,
à<t>Eì..E'i ò 9Eòç rò IJ.Époç o:ù-rou ànò -rou l;uì..ou -rf)ç (wf)ç
KCXÌ. ÈK -rf)ç 1TOÀEWç tf)ç ày(aç
-rwv YEYPCXIJ.IJ.Évwv Èv -re{) PLPì..I.IJ,l -rou-riJ,l.
22,20 AÉyEL ò ~J.a.prupwv -ra.D-ra·
va:(, EPXOIJ.a.L -raxu.
'Ail~v. €pxou KupLE 'IT]aou.
22,21 'H XUP Lç -rou KUp LOU 'lT]OOU IJ.Hà. nav-rwv 466 .

464
La costruzione greca anomala ([va costruito col futuro Eota:~) sottolinea una conse-
quenzialità che si attuerà nel futuro.
465
Il termine <j>ovo~ accanto a <j>96vo~ è testimoniata da A C D G K P e da moltissimi
minuscoli.
466
L'espressione presenta una problematica complessa dal punto di vista della critica
testuale. Poiché nell'Apocalisse le varianti, anche quando non hanno un peso rilevante
al fine della ricostruzione del testo originale, sono sempre interessanti come documen-
tazione di interpretazioni date, presentiamo una breve panoramica dei codici: A termina
con iJ.EtÒ: mivtwv; i codici minuscoli aggiungono Ùjlwvlcon tutti voi; il Sinaitico riporta

211
Apocalisse di Giovanni

22,6 E mi disse (Angelo interprete):


"Queste parole sono fedeli e veraci,
e il Signore, il Dio degli Spiriti dei profeti,
inviò l'angelo suo a mostrare ai suoi servi tori
le cose che devono avvenire con rapidità467 ."
22,7 "Ed ecco (Gesù):
vengo presto!"
"Beato chi custodisce le parole di profezia di questo libro (An-
gelo interprete)."
22,8 E io, Giovanni, sono colui che ascolta e vede queste cose ( Gio-
vanni/Autore).
E quando ascoltai e vidi,
caddi per adorare davanti ai piedi dell'angelo che mi mostrava
queste cose.
22,9 E mi dice (Angelo interprete):
"Guarda di no468 !
Io sono un tuo compagno di servizio
e compagno dei tuoi fratelli, i profeti,
e di coloro che custodiscono le parole di questo libro.
Adora Dio!"
22, l O E mi dice (Angelo interprete):
"Non sigillare le parole della profezia di questo libro:
- il tempo appropriato infatti è a portata di mano 469 - .
22, Il Chi commette ingiustizia ne commetta ancora,
e chi è immondo sia reso immondo ancora,
e chi è giusto giustizia faccia ancora,
e chi è santo, sia reso santo ancora470 ."

IJ.HIÌ !WV ay[wv. 'AIJ.~VIcon i santi. Amen; 2066 (046) le unisce (IJ.E!IÌ mivcwv l:WV ay[wvl
con tuili i santi); il codice 051 e molti minuscoli aggiungono 'AIJ.~v/Amen. Appare chia-
ra nell'aggiunta l'esigenza di conferire all'espressione un ruolo conclusivo.
467
Questo stico ha un rilievo particolare: richiama la stessa espressione, caratteristica,
che si ritrova anche in 1,1.19.
468
Si ha un'elegante costruzione letteraria: due imperativi e, nel mezzo, la comunità
di servizio costituita da Giovanni/Autore, l'Angelo, i profeti e coloro che mantengono
le parole de/libro.
469
Lo stico è come una parentesi esplicativa e riprende quasi alla lettera il v. l ,3.
Collocata all'inizio e alla fine del libro, l'espressione forma un'unica, grande inclu-
sione che comprende tutto il contenuto de li' Apocalisse. L'Autore sollecita il lettore/
ascoltatore a rendersi conto della portata di tutto il messaggio e della sua urgenza.
Subito dopo, in 22,11, si riprende il discorso.
470
Dopo la parentesi riprendono gli imperativi dell'angelo, in continuazione con ili-l~
a{j!pay[mJç/non sigillare.

212
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

22,12 "Ecco (Gesù):


vengo presto
e la mia mercede è con me
per retribuire a ciascuno secondo ciò che è il suo operato.
22, 13 Io sono471
l'alfa e l' omega,
il primo e l'ultimo,
l'inizio e il compimento."
22,14 "Beati coloro che lavano le loro vesti (Angelo interprete),
per avere in futuro disponibilità sull'albero della vita
e potere, passando per le porte, entrare nella città.
22,15 Fuori i cani
e i fattucchieri
e gli impudichi
e gli omicidi
e gli idolatri
e chiunque ama
e fa la menzogna472 ."
22,16 "Io, Gesù, inviai l'angelo mio (Gesù)
a testimoniarvi queste cose sulle chiese.
Io sono la radice e la discendenza di David,
la stella, quella splendente, quella del mattino473 ."
22,17 E lo Spirito e la fidanzata dicono: "Vieni474 !" (Giovanni/Autore)
E chi ascolta dica: "Vieni!"
E chi ha sete venga,
chi vuole riceva l'acqua della vita come dono.
22,18 Rendo testimonianza io a chiunque ascolta le parole della pro-
fezia di questo libro:
se uno aggiungesse475 qualcosa su tutto questo,
Dio porrà su di lui i flagelli, quelli che sono stati
scritti in questo libro.

471
C'è un'accentuazione del pronome personale a cui è riferito il gruppo ternario che
segue.
472
Da notare il settenario implicito, nel quale gli ultimi due elementi variano rispetto
agli altri cinque che precedono, formando tra di loro un blocco letterario compatto.
473
Il triplice articolo ò!la, quella unifica l'espressione e la distingue dal contesto
precedente.
474
Da notare una raffinatezza letteraria: dopo i due EPXOIJ.(n/vengo di 22,7.12 si ha qui
un doppio imperativo f.pxou/vieni! e l'intreccio letterario si conclude con vrd, EPXOfUX~
r:axulsì, vengo presto e 'A!J.t1v. f.pxou KUp~E 'ITJOoiì!Amen. Vieni Signore Gesù di 22,20.
475
In greco c'è un gioco di richiamo tra le due ricorrenze di r:teru.LL, che può significare
aggiungere e porre sopra (cfr. DANKER, A Greek-English, 1003-1004).

213
Apocalisse di Giovanni

22,19 E se uno togliesse qualcosa dalle parole del libro di que-


sta profezia,
toglierà Dio la sua parte dall'albero della vita
escludendolo dalla città, quella santa,
che sono stati scritti in questo libro.
22,20 Dice colui che testimonia queste cose (Gesù):
"Sì, vengo presto!"
"Amen. Vieni, Signore Gesù!" (Assemblea) 476
22,21 La grazia del Signore Gesù sia (èt77 con tutti (Giovanni/Autore).

476
La promessa di Gesù risorto di una sua venuta sollecita ha un alto livello di emo-
tività, essendo una risposta alle invocazioni pressanti della fidanzata e dello Spirito.
Si tratta di una venuta protratta, continuata, come conferma l'uso dell'imperativo
presente. I due termini vaL!sì e à~~vlamen, posti davanti all'affermazione rassicurante
di Gesù e all'invocazione appassionata della sua venuta - nel presente - da parte
dell'assemblea, conferiscono all'una e all'altra un rilievo accentuativo particolare. Da
notare il collegamento con 1,7: Epxnat!J.E''tà 1:wv VE'Ij>fJ..Wvlecco viene con le nubi. Si ha
un livello emotivo crescente nel dialogo tra l'assemblea e Gesù concernente la venuta:
invocata dalla assemblea/fidanzata insieme allo Spirito, su indicazione di Giovanni
l'invocazione viene ripetuta da tutti (22, 17); Gesù risponde accettandola; l'assemblea
accoglie, ma ripete ancora l'invocazione (22,20).
477
L'espressione ellittica del verbo è interpretata normalmente come una benedizione e
tradotta con il congiuntivo sia. Poiché l'espressione sembra avere una funzione di col-
legamento tra il discernimento proprio della Seconda Parte dell'Apocalisse (4,1-22,5),
già concluso, e l'eucaristia ancora da celebrare, una sua formulazione al presente
indicativo (è) comporterebbe una presa di coscienza segnalata dal presidente-lettore
all'assemblea di quanto la xriptçlbenevolenza di Gesù come Signore sta realizzando.
Quello che il presidente-lettore dice all'assemblea introduce, con tutta probabilità, la
celebrazione dell'eucaristia (cfr. 22,17) la quale, anche se non descritta e solo evocata,
costituisce la piena conclusione dell'incontro.

214
INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE

Es 20,5: 99 Ga15,20: 134


Es 20,18: 78 l Ts 5,2.4: 92
Es 34,14: 99 l Trn 3,16: 30
Dt4,24: 99 lGv 1,5: 210
Dt 5,9: 99 !Gv 4,8: 201
Dt6,15: 99 IGv 4,16b: 201
Gs 24,19: 99 2Pt 3,10: 92
Ode 3,20: 53 Ap 1,1: 62, 69, 70,212
l Re 12,22: 53 Ap !,la: 69
2Cr 11,2: 53 Ap !,Id: 70
Sal2: 147 Ap l ,1.4.9: 35
Sal85,9: 148 Ap 1,1-3: 30, 31,35
Is 7,14: 146 Ap 1,1-39: 69
Is 66,7: 146 Ap 1,2: 53, 70, 78
Ger 1,2: 53 Ap 1,2f: 41, 70
Ger 7,25: 136 Ap 1,3: 26, 27, 55, 70,212
Ger 25,4: 136 Ap 1,3a: 70
Ez 1,10: 104 Ap 1,4: 71, 74, 107, 144, 169
Ez 1,24: 45 Ap 1,4a: 69
Ez43,2: 45 Ap l ,4a-5d: 71
Dn 2,28: 70 Ap 1,4b: 71
Dn2,29: 70 Ap 1,4bc: 73
Dn 2,45: 70 Ap 1,4-5: 96
Dn 7,9: 44 Ap 1,4-8: 31, 35, 42, 71,74
Arn 3,7: 136 Ap 1,4-3,22: 31,38
Mi4,2: 53 Ap1,5: 71,72
Na 1,2: 99 Ap 1,5a: 73
Mt 17,2: 56 Ap 1,5-6: 40
Mt 24,43: 92 Ap l ,5b-6: 46
Mt 24,44: 92 Ap 1,5e-6b: 71
Mc 9,3: 56 Ap 1,6: 71, 72, 73, 74
Mc 15,39: IlO Ap 1,6b: 71
Le 9,29: 56 Ap 1,7: 71, 75, 162, 214
Le 12,39-40: 92 Ap 1,7a: 75
Gv 1,1-2: 54 Ap 1,7ab: 74
Gv 1,14: 54 Ap 1,7c: 75
Gv 1,18: 55 Ap 1,8: 42, 74, 144, 169,200
Gv 8,28: IlO Ap 1,8a: 42
Gvl2,32: 110 Ap 1,8ad: 71
Gv 19,37: 75 Ap 1,8acd: 42
Gv 20,12: 56 Ap 1,8b: 42
At 20,7: 78 Ap 1,8c: 71
Rrn 15,12: 107 Ap 1,9: 53, 70, 78
lCor 16,2: 78 Ap l ,9-20: 31

215
Indice deUe citazioni bibliche

Ap 1,9a: 76 Ap 3,13: 84
Ap 1,9b: 78 Ap 3,14: 62
Ap 1,9bc: 78 Ap 3,14-20: 61
Ap 1,9c: 77, 78 Ap 3,14-32: 59
Ap 1,9d: 78 Ap 3,15-16: 59
Ap 1,10: 45, 73, 173 Ap 3,15-20: 61
Ap 1,11: 79 Ap 3,16: 61
Ap 1,11b-h: 79 Ap 3,17: 98
Ap 1,13: 79 Ap 3,17-18: 60,98
Ap1,14: 56,190 Ap 3,18: 56, 57, 98, 99
Ap 1,14-16: 44, 79 Ap3,19: 60,61
Ap 1,15: 45 Ap 3,20: 60, 75, 99
Ap 1,16: 45, 79 Ap 3,22: 84
Ap 1,17: 45, 81,200 Ap4,1: 115
Ap 1,17-18: 45,80 Ap 4,1s: 75
Ap 1,18: 44, 45, 73 Ap 4,1-11: 31
Ap 1,19: 70,212 Ap 4,1-5,14: 31
Ap 1,20: 81 Ap4,1-22,5: 31,214
Ap 2-3: 79 Ap 4,2: 173
Ap 2,1: 82 Ap 4,2-6: l 03
Ap 2,1-3,22: 38 Ap 4,2-10: 30
Ap 2,2: 82 Ap4,3: 103
Ap 2,2bcd: 38 Ap 4,4: 35, 56, 57, 143
Ap 2,2b-3h: 38 Ap 4,6b-8: 35
Ap 2,2-3: 37 Ap4,7: 104
Ap 2,3: 83 Ap 4,8: 169
Ap 2,3fgh: 38 Ap 4,8-9: 48
Ap 2,4: 38,82, 83 Ap 4,8-11: 48
Ap 2,5: 38, 83 Ap 4,9: 73
Ap 2,6: 83 Ap 4,10: 47,49
Ap 2,7: 84 Ap4,11: 46,149
Ap 2,8-10: 85 Ap 4,11ab: 49
Ap 2,10: 75,84 Ap5,1-5: 31
Ap 2,11: 84 Ap 5,3: 106
Ap 2,13: 86 Ap 5,4: 106
Ap 2,17: 56, 57, 84, 86,87 Ap 5,5: 75, 106
Ap 2,18: 190 Ap 5,6-14: 32
Ap 2,19: 89 Ap 5,8: 107, 111, 112
Ap 2,20: 89 Ap 5,8-9: 47
Ap 2,20a: 89 Ap 5,8-14: 46
Ap 2,22: 75 Ap 5,9: 47, 107, 112, 157
Ap 2,23: 200 Ap 5,9-14: 30,47
Ap 2,26: 90 Ap 5,10: 72, 73, 109, 149
Ap 2,27: 90 Ap 5,11: 109
Ap 2,28: 90 Ap 5,12: 47
Ap 2,29: 84 Ap 5,13: 47, 73
Ap 3,1: 74, 107 Ap 6: 110
Ap 3,2: 92, 96 Ap6,1: 114
Ap 3,3: 92 Ap 6,1-8,5: 32
Ap 3,4: 56, 57 Ap 6,1d: 112
Ap 3,5: 56 Ap 6,2: 56, 75, 115
Ap 3,6: 84 Ap 6,3: 114
Ap 3,8s: 75 Ap 6,4: 114
Ap 3,9: 95, 156 Ap 6,4c: 113
Ap 3,12: 96 Ap 6,4d: 113

216
Indice delle citazioni bibliche

Ap 6,4e: 113 Ap 11,15-19: 32


Ap 6,5: 75, 114, 115 Ap 11,16: 47
Ap 6,6: 114 Ap 11,16-18: 46
Ap6,7: 114 Ap 11,18: 145
Ap 6,8: 75, 114, 115 Ap 12,1: 33, 146, 164
Ap 6,9: 53, 54, 78 Ap 12,1-16,21: 33
Ap 6,10-11: 58 Ap 12,2: 117
Ap 6,11: 56, 117 Ap 12,3: 35, 75, 146
Ap 6,12-17: 118 Ap 12,6: 96
Ap 6,14: 33, 118 Ap 12,10: 47, 149
Ap 6,15: 118 Ap 12,10-12: 47
Ap 7,3: 149 Ap 12,11: 55,78
Ap 7,4: 121 Ap 12,12: 149
Ap 7,8: 121 Ap 12,13-18: 150
Ap 7,9: 56, 75, 115, 122, 123 Ap 13,1: 33, 153
Ap 7,9-12: 58 Ap 13,2: 153
Ap 7,10: 47, 149 Ap 13,5: 153
Ap 7,11: 47, 124 Ap 13,6-7: 153
Ap7,11-12: 46 Ap 13,11: 33
Ap 7,12: 73, 124, 149 Ap 13,14: 155
Ap 7,13: 56 Ap 13,16: 155
Ap 7,14: 56 Ap 13,17: 155
Ap 8,1-5: 32 Ap 13,18: 156
Ap 8,1-11,15: 46 Ap 14,1: 115
Ap 8,5: 126 Ap 14,1-3: 156
Ap 8,6: 32 Ap 14,2: 156
Ap 8,6--11,19: 32 Ap 14,3: 157
Ap 8,7: 127 Ap 14,4: 33, 157
Ap 8,8: 127 Ap 14,4-5: 156, 177
Ap 8,10: 127 Ap 14,5: 149
Ap 8,12: 127, 128 Ap 14,6: 28
Ap 8,13: 28, 32 Ap 14,8: 161
Ap 9,1: 127 Ap 14,9c: 163
Ap9,3: 131 Ap 14,10: 161
Ap9,5: 131 Apl4,14: 56,75,79,115
Ap9,11: 28,114 Ap 14,14-20: 162
Ap 9,12: 75, 129 Ap 14,15: 118
Ap 9,13: 127 Ap 14,18: 160
Ap 10,3: 136 Ap 14,19c: 163
Ap 10,4: 136 Ap 14,20a: 163
Ap 10,6: 73 Ap 14,20cd: 163
Ap 10,9: 138 Ap 15,1: 33,164
Ap 11,3: 140 Ap 15,2-4: 47
Ap 11,4: 140 Ap 15,3: 47, 144
Ap 11,4c: 50 Ap 15,4: 169
Apll,5: 141 Ap 15,7: 73
Ap 11,6: 140, 141 Ap 15,7a: 164
Ap11,7: 140 Ap 16,1-16: 33
Ap11,8: 142 Ap 16,2: 168
Ap 11,9: 142 Ap 16,3: 168
Ap 11,10: 140 Ap 16,4: 168
Ap 11,11: 140 Ap 14,6: 28
Ap 11,13: 92, 140 Ap 16,7: 144
Ap 11,13b: 33 Ap 16,9: 169
Ap 11,15: 73, 127, 144 Ap16,10: 168

217
Indice delle citazioni blbllc:be

Ap16,11: 169 Ap 19,13: 53, 192


Ap 16,12: 170 Ap 19,14: 56
Ap 16,13: 170 Ap 19,15: 118, 194
Ap 16,14: 170 Ap 19,16: 33, 192
Ap 16,15: 75, 92, 170 Ap 19,17: 28
Ap 16,16: 170 Ap 19,18: 194
Ap 16,17-21: 32,33 Ap 20,2: 35
Ap 16,18: 171 Ap 20,2-3: 196
Ap 16,19-20: 171 Ap 20,4: 55, 70
Ap 16,21: 171 Ap 20,10: 73
Ap 17,1: 33, 70, 204 Ap 20,11: 56
Ap 17,1-6: 176 Ap 21,1-22,5: 29
Ap 17,1--22,5: 33 Ap 21,1a: 34
Ap 17,2: 33 Ap 21,1b: 34
Ap 17,5: 175 Ap 21,2: 33, 34, 201
Ap 17,8f: 174 Ap 21,2-22,5: 201
Ap 17,8g: 174 Ap 21,3: 33
Ap 17,8h: 174 Ap 21,5: 34, 55
Ap 17,13-14: 177 Ap 21,5-6: 27
Ap 17,16: 177 Ap 21,5-7: 62,63
Ap 17,17: 53 Ap 21,6: 73, 200
Ap 18,1-24: 35 Ap 21 ,6b: 202
Ap 18,3: 33 Ap 21,9: 33, 70
Ap 18,7: 180 Ap 21,9-22,5: 29
Ap 18,9: 33 Ap 21,10: 70, 173
Ap 18,10: 183 Ap 21,11: 206
Ap 18,11: 183 Ap 21,18: 206
Ap 18,12-13: 184 Ap 21,22: 144, 207
Ap 18,15: 183 Ap 21,23: 207, 208
Ap 18,16-17: 183 Ap 21,24: 207
Ap 18,17: 183 Ap 21,25b: 207
Ap 18,19: 183 Ap 21,26: 207
Ap 18,21: 184, 185 Ap 21,27: 207
Ap 18,22: 46, 185 Ap 22: 207
Ap 18,23: 134, 183, 185 Ap 22,1: 70
Ap 19,1: 149, 188 Ap 22,2a: 209
Ap 19,1-8: 47 Ap 22,2b: 209
Ap 19,1c: 47 Ap 22,5: 73,209
Ap 19,1c-2d: 47 Ap 22,6: 55, 70, 211,213
Ap 19,1cd-19,3c: 47 Ap 22,6-21: 30, 31, 34, 35,210
Ap 19,2: 188 Ap 22,7: 55, 75, 213
Ap 19,2b: 47 Ap 22,8: 35, 70, 211, 213
Ap 19,3: 54, 73, 188 Ap 22,9: 55
Ap 19,3a: 47 Ap 22,10: 55, 70
Ap 19,3c: 47 Ap 22, l 0-11 : 34
Ap 19,4: 35, 188 Ap 22,11: 212
Ap 19,5: 149, 188 Ap 22,12: 75, 213
Ap 19,6: 149, 188 Ap 22,13: 74
Ap 19,8: 164 Ap 22,16: 34, 90,200
Ap 19,9: 53, 188 Ap 22,17: 34,214
Ap 19,10: 188 Ap 22,18: 55
Ap 19,11: 56, 190, 193 Ap 22,18-19: 34
Ap 19,11-13: 53 Ap 22,20: 213,214
Ap 19,12: 190, 192

218
INDICE DEGLI AUTORI

Agostino 6, 25, 196 Dankcr 37, 78, 79, 80, 83, 99, 104, 107,
Aland 18,27,37, 73 125,209,213
Alegre 8 Debrunner 37
Allo 5, 30, 31, 36, 37, 50, 51, 52, 196 Delebecque 37, 99, 107, 160, 163,209
Andrea di Cesarea 72, 73, l 06, 122, Dianich 7
132, 133, 195 Diodoro Siculo 80
Andrews 15 Doglio 8
Aune 7, 37, 134
Erwin 48
Baldacci 29
Barzaghi 6 Feuillet 16
Bauer 37, 132, 164 Fitzmyer 18
Beale 7 Freedman 15
Beelen 37
Belano 37 Garcia Urefia 36
Berger 35 Ghiberti 8
Bianchi 9 Giblin 9
Biguzzi 8, 35, 39 Giesen 7
Billerbeck 148 Girlanda 5, 18
Blass 37 Girolamo 25, 26, 27, 52, 61, 106
Bodson 8 Gobbi 5
Boismard 50, 51, 52 Graf 15
Bonsirven 7
Boring 35 Herion 15
Bosetti 9, 15
Brown 18 Ignazio di Antiochia 79
Biichsel 148 Imendorffer 20
Buttrick 17 Introvigne 6
lppolito 105, 190
Cannizzo 9 Ireneo 152, 190, 191
Casalegno 70
Cassiodoro 71 Jastrow 148
Cazelles 16 Jenni 19
Charles 28, 37, 192
Chieregatti 8 Karavidopoulos 18, 27
Cipriano 105, 132, 133, 143, 191 Koester 46
Clemente Alessandrino 69 Kraft 146
Cohn 5
Colacrai 9, 15 Lambrecht 17
Colpe 35 Lancellotti 7
Corsani 7, 8 Uipple 8
Corsini 8 Leclerc de Butfon 52
Crocetti 8 Lohmeyer 7, 50

219
Indice degli autori

Lohse 7 Richard 8
Lopez 35 Rossano 18
Lupieri 7
Scarpat 17
Martini 9, 18, 27 Schmid 178
Mazzucco 6 Schmidt 48
Metzger 18, 27, 77, 91, 105, 106, 108, Schtiss1er Fiorenza 9
113, 116, 122, 132, 133, 143, 144, Smalley 7
156, 159, 160, 164, 178, 187, 190, Soffritti 17
195,196,200 Strack 148
Michae1 148 Swete 144
Mollat 8
Montagnini 17 Tagliabue 5
Mou1ton 36 Tag1iapietra 6
Murphy 18 Tertulliano 73
Mussies 28, 77 Thomas 16, 48
Timossi 9
Nest1e 18 Toribio Cuadrado 36
Tuiii 8
Origene 105, 106, 190, 191 Tumer 36

Pasor 36 van der Meer 5


Pedro1i 11, 59 Vanni 9, 10, 11, 13, 15, 29, 31, 34, 38,
Pietrella 6 51, 58, 70, 71
Pikaza lbarrondo 9 Vogtle 9
P1eins 15
P1utarco 28 Westermann 19
Power 7 Wikenhauser 7
Prévost 9 Winer 37
Prigent 8, 9, 13
Yarbro Collins 7, 9
Quispel 5
Zerwick 37
Ravasi 8, 9, 18 Zingarelli 51
Rehkopf 37

220
INDICE

PRESENTAZIONE di Luca Pedro1i Pag. 5

SIGLE E ABBREVIAZIONI )) 15

INTRODUZIONE GENERALE )) 25
l. Prendiamo in mano il testo )) 25
1.1. Introduzione: le parole dell'Apocalisse, fascino e mistero » 25
1.2. L'Apocalisse: verso un contatto diretto » 27
2. Sfogliamo il testo » 31
2.1. La struttura letteraria » 31
2.2. Aspetti letterari emergenti dall'insieme del testo )) 34
3. Entriamo nel testo )) 36
3.1. Gli "elementi satelliti", uno specifico letterario
dell'Apocalisse )) 36
3.2. Forme letterarie tipiche degli elementi satelliti:
i settenari )) 39
3.3. Forme minori di elementi satelliti )) 40
4. La "sensibilità emotiva" dell'Autore e le sue implicazioni » 43
5. Una sensibilità poetica e musicale » 46
6. A contatto diretto con il testo » 50
7. A conclusione: ancora la parola, collegata con
la Resurrezione di Gesù )) 52
8. Una parola che cambia la vita )) 58
9. Leggendo ed ascoltando la Parola: alcune indicazioni
operative )) 63
10. I due volumi: caratteristiche reciproche 64

TESTO E TRADUZIONE

INIZIO: TITOLO E PROLOGO (1,1-3) )) 69


PRIMA PARTE:
GESÙ PARLA ALLE SETTE CHIESE (1,4-3,23) )) 71
l. Dialogo liturgico iniziale (1,4-8) » 71
2. Incontro con Gesù risorto nel giorno del Signore (1,9-20) » 76

221
Indice

3. Gesù risorto parla ai suoi: il messaggio alla chiesa


di Efeso (2,1-7) Pag. 81
4. Il messaggio aUa chiesa di Smirne (2,8-11) )) 84
5. Il messaggio alla chiesa di Pergamo (2,12-17) )) 86
6. Il messaggio alla chiesa di Tiatira (2,18-29) )) 88
7. Il messaggio alla chiesa di Sardi (3,1-6) )) 91
8. II messaggio alla chiesa di Filadelfia (3,7-13) )) 93
9. n messaggio alla chiesa di Laodicea (3,14-22) )) 96

SECONDA PARTE:
LA RISPOSTA E LA TRAFILA DELLA CHIESA,
COME PRIMIZIA DELL'UMANITÀ NUOVA (4,1-22,5) )) l 01
l. Sezione introduttoria (4,1-5,14) >> 101
1.1. Il personaggio seduto sul trono (4,1-11) >> l Ol
1.2. Il libro dei sette sigilli (5,1-5) >> 105
1.3. L'intervento dell'Agnello (5,6-14) >> 107
2. Sezione dei sigilli (6,1-7,17) >> 112
2.1. I primi quattro sigilli (6, 1-8) >> 112
2.2. Il quinto sigillo (6,9-11) >> 116
2.3. Sesto sigillo: gli sconvolgimenti cosmici
e il "grande giorno" (6, 12-17) >> 117
2.4. Sesto sigillo: i 144.000 segnati (7,1-8) >> 119
2.5. Sesto sigillo: la moltitudine dei salvati (7 ,9-17) >> 121
3. Sezione delle trombe (8,1-11,14) >> 125
3 .l. L'apertura del settimo sigillo (8, 1-6) >> 125
3.2. Le prime quattro trombe (8,7-12) >> 126
3.3. L'aquila e l'annunzio dei tre guai (8,13) >> 128
3.4. La quinta tromba e il primo "guai": le cavallette (9,1-12) >> 129
3.5. La sesta tromba e il secondo guai:
la cavalleria infernale (9,13-21) >> 132
3.6. La sesta tromba: il giuramento dell'angelo
e la consegna del piccolo rotolo (10,1-11) >> 135
3.7. La sesta tromba: i due testimoni (11,1-14) » 139
4. Sezione del triplice segno (11,15-16,21) » 143
4.1. La settima tromba, la dossologia e l'apparizione
dell'arca (11,15-19) » 143
4.2. Il Grande segno e l'altro segno (12,1-6) » 145
4.3. Satana gettato dal cielo sulla terra (12,7-12) » 147
4.4. La donna, la sua discendenza, il drago (12, 13-17) » 150
4.5. La bestia che sale dal mare (13,1-10) >> 151
4.6. La bestia che sale dalla terra (13,11-18) » 154
4.7. I 144.000 con l'Agnello sul monte Sion (14,1-5) >> 156
4.8. Tre angeli, il Figlio dell'uomo, tre angeli (14,6-20) » 158
4.9. Il terzo segno: la liturgia iniziale (15,1-8) » 163

222
Indice

4.1 O. Il terzo segno: i sette angeli con le fiale (16, 1-16) Pag. 166
4.11. La settima coppa (16,17-21): dalla sezione
dei tre segni alla sezione conclusiva » 170
5. Sezione conclusiva (17 ,1-22,5) » 172
5 .l. La presentazione della "grande prostituta" ( 17, 1-6) » 172
5.2. L'interpretazionedellasuafigura(17,7-18) » 174
5.3. Annunzio della caduta di Babilonia ( 18, 1-8) » 178
5.4. Lamento su Babilonia (18,9-24) » 180
5.5. La dossologia della salvezza realizzata (19,1-10) >> 186
5.6. Il "ritorno" di Cristo (19,11-21) » 189
5.7. Il regno millenario (20,1-10) » 194
5.8. Il giudizio dei morti (20,11-15) » 198
5.9. Il cielo nuovo e la terra nuova (21,1-8) » 199
5.10. La presentazione di Gerusalemme, città sposa (21,9-14) » 203
5.11. La convivenza nella Gerusalemme nuova (21, 15-27) » 205
5.12. La vita nella Gerusalemme nuova (22,1-5) » 208
6. Dialogo liturgico conclusivo (22,6-21) » 210

INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE )) 215

INDICE DEGLI AUTORI )) 221

223

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