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BIBLIOGRAFIA
ALETTI, J.-N. , Il racconto come teologia. Studio narrativo del terzo vangelo e del libro degli Atti
degli Apostoli (Biblica; Bologna 2009).
CULPEPPER, R.A., Anatomy of the Fourth Gospel. A Study in Literary Design (Philadelphia 1983).
MANNUCCI, V., Giovanni il Vangelo narrante. Introduzione all’arte narrativa del quarto
vangelo(Epifania della Parola; Bologna 1993).
MARGUERAT, D. – BOURQUIN, Y., Per leggere i racconti biblici (Roma 2001).
Struttura narrativa
Introduzione (vv. 1-7a)
- PRIMO QUADRO: dialogo tra Gesù e la samaritana (vv. 7b-26)
- SECONDO QUADRO: dialogo di Gesù con i discepoli (vv. 27-38)
- TERZO QUADRO: incontro tra Gesù e i samaritani (vv. 39-42)
Transizione (vv. 43-45)
Il percorso parte dell’interrogativo del v. 10 e sfocia nell’autorivelazione del v. 26 e nella
confessione di fede del v. 42: si tratta quindi della progressiva auto-rivelazione di Gesù alla quale si
può rispondere o meno con la fede.
Caratteristiche letterarie
Fraintendimento, ironia, coordinate spazio-temporali, i personaggi.
Sfondo biblico e giudaico
I samaritani sono i discendenti dei coloni di origine mesopotamica insediati dagli Assiri di cui si
parla in 2 Re 17. Il simbolismo e la sua valenza: l’acqua, i pozzi, cibo, mietitura.
Analisi del testo
PRIMO QUADRO: dialogo tra Gesù e la samaritana (vv. 7b-26): temi dell’acqua viva e
dell’adorazione. SECONDO QUADRO: dialogo di Gesù con i discepoli (vv. 27-38): temi del cibo e
della mietitura. TERZO QUADRO (VV. 39-42): conclusione del racconto nella professione di fede dei
Samaritani.
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Analisi narrativa di Gv 9,1-41
Bibliografia di riferimento: J.-N. ALETTI, Lettura narratologica. Esemplificazione su Gv 9, Annali
di Scienze Religiose 9 (2004) 123-136.
Altra bibliografia: M. CAURLA, Il cieco illuminato e i vedenti accecati di fronte alla luce di Cristo.
La simbologia visiva in Gv 9 (TGT 215; Roma 2015).
Per il numero delle scene meglio 8: (vv. 1-5; 6-7; 8-12; 13-17; 18-23; 24-34; 35-38; 39-41) con tre
programmi narrativi: Gesù è presente e incontra un cieco nato (vv. 1-7); Gesù è assente e il cieco
affronta un interrogatoriosulla sua guarigione e sull’identità di Gesù (vv. 8-34); Gesù è di nuovo
presente e si pronuncia sulle posizioni prese dagli uni e dagli altri a suo riguardo (vv. 35-41).
Intreccio di risoluzione e intreccio di rivelazione. In Gv 9 si riprendono i temi di Gv 7 – 8,
esemplificandoli con la finalità di descrivere l’itinerario di crede in Gesù sino a essere escluso dalla
comunità sociale. Gv 9 prepara però il c. 10 e anche il c. 11. In Gv 9 si riconosce la funzione di tutto
il macro-racconto: introdurre il lettore alla fede. Al v. 39 con le parole di Gesù l’itinerario del cieco
e quello alternativo dei farisei sono diventati emblematici della fede e dell’incredulità. Il lettore
viene così interrogato sul tipo di itinerario che ha scelto.
Divisione in scene
vv. 1-5 Si tratta della situazione iniziale dell’intreccio.
vv. 6-16 Comincia il momento della complicazione (o annodamento).
vv. 17-27 incontro di Gesù con Marta.
vv. 28-37 Si raggiunge il climax, al culmine della complicazione.
vv. 38-44 Ecco l’azione trasformatrice (vv. 38-43) e di conseguenza il momento della soluzione (o
scioglimento) (v. 44).
vv. 45-54 Si tratta della situazione finale
Nel testo c’è un gioco continuo di analessi e prolessi. Anzitutto abbiamo le analessi con riferimento
a ciò che precede: vv. 2.6.8.37.42. Abbiamo poi le prolessi con riferimento a ciò che segue: vv.
4.11.16. Nei vv. 22-26 e vv. 47-53 le prolessi sono miste, perché interne ed esterne al racconto. In
riferimento a questo uso, Marguerat dice che si crea un movimento narrativo che, facendo i conti
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con l’angoscia della morte, sposta la speranza del credente facendola passare dal lontano (esterno al
racconto) al più vicino (interno al racconto).
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Tre scene: tunica indivisa e famiglia di Gesù (19,23-27); sete e morte di Gesù (19,28-30); Gesù
trafitto e intatto e sua sepoltura di Gesù (19,31-42).
BIBLIOGRAFIA
R. VIGNOLO, “Tommaso, figura di fede pasquale”, Personaggi del Quarto Vangelo. Figure della
fede in San Giovanni (Biblica 2; Milano 1994; 22003) 49-94.
Tommaso come figura della fede cristologica è una costruzione originale giovannea rispetto a tutto
il NT. Nel nostro vangelo egli è una vera e propria figura, un personaggio, menzionato in quattro
diversi contesti (11,16; 14,5; 20,24-29; 21,2).
Tommaso in 11,16 e 14,5
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Nella sua prima comparsa Tommaso si presenta con una grande disponibilità a seguire Gesù, sino a
mettere a repentaglio la propria vita andando dietro al maestro che intende ritornare in Giudea. Egli
riprende le stesse parole di Gesù di 11,15 e le rivolge ai titubanti summaqhtai,.Nella seconda
ricorrenza di 14,5 le parole di Tommaso risultano cariche ancora una volta di ironia drammatica,
colui che pretendeva di condividere lo stesso cammino di Gesù in 11,16, ora ammette di non sapere
nulla della via e della meta verso la quale il maestro procede.
Tommaso in 20,24-29 e in 21,2
Un ulteriore passo indietro di Tommaso è segnato sin dall’inizio dell’ultima scena di 20,24-29.
Infatti al v. 24 il narratore segnala che egli non era con gli altri in occasione della prima apparizione
di Gesù.Così dopo la disponibilità incondizionata dell’inizio (11,16), Tommaso ha smentito la
parola data (non è morto con il maestro), ha rifiutato il kerygma e ora sembra ritrovare la fede, ma a
precise condizioni,fissando quindi lui stesso il proprio itinerario di discepolo. Egli è il primo dei
potenziali credenti rispetto al kerygmae ultimo degli apostoli rispetto alle apparizioni pasquali;
siamo nel passaggio dal tempo di Gesù a quello della Chiesa.Per Tommaso c’è una valutazione
articolata da fare, a conferma di questo c’è il modo con il quale Gesù ne soddisfa effettivamente le
attese, in termini condiscendenti e tuttavia diversi rispetto ad esse. E al v. 28 Tommaso giunge alla
confessione di fede vertice di tutto il vangelo. La fede di Tommaso diventa così normativa per il
lettore, chiamato a tale riconoscimento proprio nell’incontro domenicale (cf. vv. 26.29).
Il macarismo di 20,29, elemento assolutamente decisivo per la costruzione del lettore implicito di
Giovanni. Perché il lettore è beato? Prima di tutto perché nel Libro i segni fatti da Gesù sono riletti
a partire dall’intelligenza postpasquale e offerti al lettore, il quale ha così un cospicuo vantaggio
ermeneutico di cui i testimoni oculari non hanno potuto godere.In seconda istanza, il lettore è beato
perché il Libro fa vedere ciò che i testimoni oculari hanno potuto vedere nella fede (il contenuto
cristologico della rivelazione), sia come essi abbiano potuto farlo (il loro cammino di fede).