Sei sulla pagina 1di 30

Un cammello per la cruna di un ago.

La lunga e avventurosa storia delle traduzioni bibliche italiane

«Manda sopra le acque il tuo pane / Accresciuto dai giorni lo troverai»


Qohélet, 11, 1
(traduzione di Guido Ceronetti)

1) Bibbia. Un Dio poliglotta


Biblia, ovvero “Libri”. L’esplicita pluralità è insita fin dal nome nella collezione delle decine di testi
sacri raccolti nell’arco di un millennio prima dagli ebrei e poi dalle tante chiese cristiane. Pluralità
di generi letterari (miti, cronache, raccolte di leggi, trattati, predicazioni, discorsi, proverbi, novelle,
inni, canti d’amore, preghiere, epistole, parabole, profezie, visioni e molto altro), pluralità di punti
di vista (moltissimi eventi, dalla creazione dell’uomo e della donna alla morte e resurrezione di
Gesù, vengono narrati più volte, con varianti spesso notevoli), pluralità testuale (solo col tempo si
definirono versioni standardizzate collazionando manoscritti diversi), pluralità canonica (i libri
considerati ispirati non sono gli stessi per tutte le chiese cristiane, e ovviamente non sono gli stessi
per ebrei e cristiani), e anche pluralità linguistica.
I libri che i primi cristiani ereditarono dal popolo al quale quasi tutti appartenevano erano infatti
scritti non solo in ebraico, un’antica lingua che pochi di loro ormai padroneggiavano, ma in parte
anche in aramaico, la lingua parlata da Gesù e dai suoi discepoli, e in greco, che all’epoca nell’area
mediterranea era usato come lingua veicolare fra genti di origine diversa. A questi testi, i cristiani
aggiunsero nel corso di alcuni decenni altri libri scritti anch’essi in greco, a formare quello che oggi
viene chiamato Nuovo Testamento.
Inoltre, ai tempi di Gesù, dei libri ebraici che i cristiani finirono per considerare l’Antico (o Primo)
Testamento esistevano versioni in più lingue. La lunga e avventurosa storia delle traduzioni
bibliche era già cominciata.

2) Targumim. Testo a fronte


Nel corso dei secoli la lingua in cui erano scritti quasi tutti i libri sacri agli ebrei era caduta sempre
più in disuso. Continuava a essere utilizzata per il culto in sinagoga, ma nella vita quotidiana le
persone comuni si servivano perlopiù dell’aramaico. Accadeva così che molte di loro non
comprendessero il significato dei testi letti durante il culto. Per questo si andò affermando la
pratica dei targumim, traduzioni in aramaico che seguivano la lettura dei versetti in ebraico. In
sinagoga il traduttore stava in piedi accanto al lettore, e traduceva all’impronta ogni volta che il
lettore faceva una pausa, un po’ come un moderno interprete simultaneo. La traduzione era
puramente orale, e solo molti secoli più tardi alcuni targumim sarebbero stati messi per iscritto.
Era una procedura, come ha scritto il biblista Carlo Buzzetti, «caratterizzata dalla separazione dei
due elementi: da una parte il testo antico, lasciato nella sua condizione di realtà fissa, sacra,
intoccabile e insostituibile; dall’altra la sua comprensione, resa possibile mediante un pratico aiuto,
una traduzione. Questa può e deve essere ampiamente intelligibile, facile; e tuttavia non deve mai
dare l’impressione di sostituire l’originale, né di essere essa stessa un altro testo sacro» (Buzzetti
1984, 36). Questa compresenza di testo originale e traduzione giustapposta (che ricorda la
successiva pratica editoriale del testo a fronte) rendeva in qualche modo lecita una resa non
letterale da parte dei traduttori, che si sentivano tenuti a parafrasare, chiosare e soprattutto
attualizzare il contenuto del testo originale, nella convinzione che allontanarsi dalla lettera fosse il
modo migliore per restituire il significato profondo delle Scritture, che in ogni caso erano sempre
fisicamente presenti nella loro ineludibile forma originale.

3) Septuaginta. Un nuovo originale


Quando nel IV secolo a.C., in seguito alle conquiste di Alessandro Magno, il greco si andò
affermando in tutta l’area mediterranea come lingua veicolare, gli ebrei sentirono l’esigenza di
volgere le loro Scritture anche in quella lingua, ma lo spirito con cui venne affrontata l’impresa fu
radicalmente diverso da quello che aveva animato i traduttori sinagogali.
Non si trattava più di giustapporre a un testo originale un’esplicazione che poteva permettersi
divagazioni e allontanamenti, ma di sostituire a un testo un altro testo, che sarebbe diventato in un
certo senso un nuovo originale. Forse per questo i più antichi resoconti dell’impresa compiuta
intorno al III secolo a.C. dai settanta (o settantadue) sapienti convocati secondo la tradizione ad
Alessandria d’Egitto dal re Tolomeo II, e alloggiati nell’appartata e silenziosa isola di Faro
(antesignana delle attuali residenze per traduttori), si preoccupano tanto di sottolineare
l’indiscutibile affidabilità del risultato finale.
Il filosofo ebreo Filone d’Alessandria racconta ad esempio in una digressione del suo Vita di Mosè
che i sapienti convocati da Tolomeo tradussero «non chi in un modo, chi in un altro, ma tutti allo
stesso modo, con le stesse parole, quasi che un unico suggeritore dettasse, non visto, a ognuno. Chi
non sa infatti che ogni lingua – e quella greca in particolare – è ricca di termini e che lo stesso
concetto si può rendere in molti modi, cambiando le singole parole e le singole frasi? Non avvenne
così, si dice, nel caso di questa nostra legge, ma i termini propri greci avevano perfetta
corrispondenza con quelli caldei ed erano appropriati al significato. Allo stesso modo in cui,
ritengo, in dialettica e in geometria i significati non ammettono varietà d’interpretazioni, ma
restano invariati nella loro formulazione iniziale, così costoro trovarono dei nomi che
concordavano con le cose, i quali solamente – o meglio di altri – rendevano con chiarezza il
concetto espresso» (Filone 1999, 167).
Questa idilliaca visione della traduzione biblica come scienza esatta non avrebbe retto alla prova
del tempo, ma in quel momento era davvero necessario che i lettori sentissero di poter confidare
nella giustezza, e santità, della nuova versione in greco, perché nei secoli successivi la Septuaginta
divenne la Bibbia di gran lunga più diffusa fra gli ebrei della diaspora, e poi fra i primi cristiani.
Divenne, agli occhi dei fedeli, essa stessa parola di Dio, e non semplice parafrasi di traduttori.
Tuttavia la Septuaginta era inevitabilmente diversa dalla Bibbia ebraica, innanzitutto per la
lontananza fra le due lingue. Un traduttore biblico nostro contemporaneo, Erri De Luca, ha
descritto così questa lontananza: «L’intima incontrovertibilità di una lingua/moneta in un’altra
non poteva trovare ragione di scambio più sfavorevole. L’ebraica, magra ed esatta, ne uscì
sfigurata, colonizzata, interpretata dal dotto e torrentizio vocabolario del Greco, abituato a
considerare barbaro ogni altro idioma» (De Luca 1994, 5). E ben prima di lui Dante Alighieri
scriveva: «E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata si può de la sua
loquela in altra transmutare sanza rompere tutta sua dolcezza e armonia. (...) E questa è la cagione
per che li versi del Salterio sono sanza dolcezza di musica e d’armonia; chè essi furono transmutati
d’ebreo in greco e di greco in latino, e ne la prima transmutazione tutta quella dolcezza venne
meno» (Convivio, 1, 7, 14-15). Un parere più ponderato, ma alla fine quasi altrettanto impietoso, è
stato espresso dal decano dei biblisti italiani Alberto Vaccari: «Il Pentateuco, che certo dovette
essere tradotto per primo, si può prendere quale modello di giusto mezzo per fedeltà non servile,
buona intelligenza del testo originale, e grecità corrente ma non sciatta. Alcuni libri invece, come il
Cantico e l’Ecclesiaste e parecchi libri storici e profetici, sono tradotti così servilmente, da riuscire
non di rado incomprensibili. Al contrario altri, come Giobbe, i Proverbi, Daniele, sono così liberi di
fronte al loro testo, che sovente appena si riconoscono» (Vaccari 1930, 892).
Ma la difformità fra Bibbia ebraica e Bibbia greca non era solo linguistica. Innanzitutto la
Septuaginta comprendeva un numero maggiore di libri rispetto a quelli tradizionalmente
considerati sacri, alcuni tradotti dall’ebraico altri scritti direttamente in greco (oggi dai cristiani
vengono chiamati Deuterocanonici). E poi l’ordine in cui i vari testi venivano presentati era
diverso: alla Torah (che in greco prendeva il nome di Pentateuco) non seguivano come nella Bibbia
ebraica i Profeti (Nevi’im) e poi gli Scritti (Ketuvim), ma i libri “storici”, poi quelli “poetici” e infine
quelli “profetici”.
L’influenza della Septuaginta, che resta la versione ufficiale delle chiese ortodosse di rito greco, fu
enorme. Modellò la lingua dei Vangeli (accanto alle Scritture ebraiche e ai targumim) e costituì per
almeno tre secoli, insieme al Nuovo Testamento, la Bibbia cristiana per eccellenza, al punto che gli
ebrei preferirono abbandonarla, a favore dapprima di altre versioni greche più aderenti
all’originale, poi di un testo ebraico emendato e fissato dalla tradizione (il cosiddetto Masoretico). I
cristiani invece finirono per adottarne il canone e l’ordine dei libri (una decisione da cui la maggior
parte delle chiese protestanti si sarebbe in seguito dissociata). Inoltre sulla Septuaginta (oltre sulle
versioni siriache) si basarono le traduzioni che col diffondersi a macchia d’olio del cristianesimo in
tutta l’area mediterranea vennero realizzate in lingue come il copto, l’etiope, l’armeno e il
georgiano, versioni talvolta destinate a lunghissima fortuna, e che in certi casi vengono usate
ancora oggi nella liturgia delle rispettive chiese nazionali.

4) Vulgata. Un monopolio lungo un millennio


I cristiani che vivevano nelle regioni più occidentali dell’area mediterranea cominciarono invece ad
adottare il latino come lingua veicolare, e a volgere le Scritture in questa lingua. In breve tempo si
diffusero molte versioni latine fra loro divergenti, e il problema della loro affidabilità divenne
scottante. Come potevano essere tutte corrette, considerato che erano diverse fra loro? Il problema
non era nuovo. Già a metà del III secolo, il teologo alessandrino Origene aveva preso di petto la
questione della molteplicità delle versioni bibliche realizzando un’opera ciclopica, la cosiddetta
Esapla, che riportava su sei colonne, in modo da poterli agevolmente confrontare fra loro, il testo
ebraico, la sua trascrizione fonetica in lettere greche, la Septuaginta e altre tre traduzioni greche
(quelle di Aquila, Simmaco e Teodozione, preferite dagli ebrei) evidenziando somiglianze e
differenze.
Nel 382 papa Damaso I affidò al suo dotto segretario Gerolamo l’incarico di mettere ordine in tutte
queste differenti versioni fornendo alla Chiesa un testo latino uguale per tutti che potesse essere
utilizzato per la liturgia. La prima fase del lavoro consistette in una revisione e armonizzazione
delle traduzioni latine del Nuovo Testamento controllate sui testi greci. Ma la parte più
rivoluzionaria della sua impresa fu la successiva. Proprio consultando l’Esapla di Origene,
Gerolamo si accorse che le differenze fra il testo ebraico, la Septuaginta e le altre versioni greche
erano tali da rendere improba una revisione delle traduzioni esistenti. Per questo decise,
prendendo un’iniziativa in quel momento assolutamente non scontata, di accantonare la versione
dei Settanta, ormai considerata canonica, per attingere direttamente alla fonte dell’hebraica
veritas, realizzando una nuova traduzione direttamente dai testi originali, e a questo scopo si
trasferì in Palestina, dove, fra il 390 e il 405, portò a termine la versione che col tempo avrebbe
preso il nome di Vulgata e rimpiazzato la Septuaginta come testo ufficiale della chiesa occidentale.
Nella sua faticosa ricerca della migliore resa possibile, Gerolamo ebbe modo di riflettere a lungo sui
criteri da seguire. In una celebre epistola scritta per difendere le proprie traduzioni dalle critiche
ricevute, affermava: «Nel tradurre i greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l’ordine delle
parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso» (Gerolamo 2000,
385). E nel tradurre le Sacre Scritture? Anche per quanto va la Bibbia, Gerolamo finiva di fatto per
affermare la necessità di una traduzione non letteralista, appoggiandosi non solo all’autorevole
esempio di illustri latini come Cicerone e Orazio (che traducevano i classici greci prendendosi
molte libertà), ma a quello degli stessi evangelisti. Se talvolta, citando dall’Antico Testamento,
Marco, Matteo, Luca o Giovanni hanno scritto qualcosa di molto lontano sia dall’originale ebraico
sia dal testo della Septuaginta, «tuttavia la diversità delle parole trova un accordo nell’unità dello
spirito» (399).
La lettera di Gerolamo a Pammachio sul miglior modo di tradurre diventerà un classico della teoria
della traduzione come scienza per nulla esatta, in marcato contrasto con le osservazioni di Filone
d’Alessandria a proposito della Septuaginta. Eppure col tempo anche la sua versione finì per essere
canonizzata come unica Bibbia degna di fede. Per più di un millennio la Vulgata venne riprodotta
in migliaia di manoscritti e poi in centinaia di edizioni a stampa, fino all’edizione critica ufficiale
fatta approntare alla fine del Cinquecento dai papi Sisto V e Clemente VIII dopo che nel 1546 il
Concilio di Trento aveva decretato che «l’antica edizione della Volgata [ovvero la traduzione di
Gerolamo integrata da altre antiche versioni latine dei libri deuterocanonici, che lui aveva scelto di
non tradurre], approvata dalla stessa chiesa da un uso secolare, deve essere ritenuta come
autentica nelle lezioni pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione, e che nessuno, per
nessuna ragione, può avere l’audacia o la presunzione di respingerla» (Enchiridion Biblicum 1993,
85).
Forse, a distanza di così tanto tempo, nemmeno lo stesso Gerolamo avrebbe sottoscritto parole così
perentorie, che di fatto fecero della Vulgata la sola versione della Bibbia accettata dalla chiesa
cattolica, e del latino la “lingua santa” dei cristiani, gettando un’ombra di sospetto su qualunque
tentativo di avvicinarsi alle Scritture senza passare attraverso la mediazione del testo tradotto. E
così, nella cultura dei paesi più uniformemente cattolici, e in Italia in primo luogo, la Bibbia per
eccellenza fu per secoli quella di Gerolamo. È significativo, ad esempio, che ancora negli anni
sessanta e settanta l’Einaudi pubblicasse nelle sue collane i libri biblici (gli Atti degli Apostoli nel
1967, l’Apocalisse nel 1972, il Cantico dei Cantici nel 1973) col testo della Vulgata a fronte.

5) In volgare. Perle ai porci?


Tuttavia in molti fedeli il desiderio di attingere alla veritas hebraica non si spense, e neanche
quello di volgere la parola di Dio in una lingua comprensibile a tutti. Man mano che nelle varie
zone dell’Europa occidentale si andavano consolidando i diversi volgari, nuove traduzioni
(solitamente da Gerolamo) facevano la loro comparsa. Si ebbero allora in Europa occidentale
versioni in anglosassone e in alto tedesco antico fin dall’VIII e IX secolo, poi in lingua d’oc e d’oil
dal XII, e in italiano e in inglese dal XIII e XIV.
L’invenzione della stampa a caratteri mobili non fece che intensificare il fenomeno. Il primo libro
pubblicato da Gutenberg nel 1455 fu una Bibbia (ovviamente la Vulgata), e le edizioni delle
Scritture rappresentarono fin da subito una parte molto consistente della produzione degli
stampatori. In Italia in particolare, a differenza di quanto comunemente si pensa, nel secolo che
intercorre fra l’invenzione della stampa e il Concilio di Trento la produzione di volgarizzamenti
biblici fu molto intensa. Il volume di Edoardo Barbieri Bibbie italiane del Quattrocento e del
Cinquecento fornisce un dettagliato catalogo di un centinaio di emissioni fra il 1471 e il 1600, quasi
tutte uscite da tipografie veneziane (Barbieri 1992, 1, 187-392). Si tratta soprattutto di edizioni del
Nuovo Testamento o dei Salmi, ma non mancano le Bibbie integrali. Fra di esse la traduzione di
gran lunga più ristampata fu anche la prima a uscire, quella del 1471 del monaco camaldolese
Nicolò Malermi, uno dei più precoci volgarizzamenti biblici pubblicati in Europa, appena cinque
anni dopo la prima traduzione tedesca.
Una cinquantina d’anni più tardi comparvero le versioni prima del Nuovo Testamento (1530), poi
dei Salmi (1531) e infine dell’intero Antico Testamento (1532) di un laico fiorentino, Antonio
Brucioli, che a differenza di Malermi affermava di aver tradotto dai testi originali (probabilmente
aiutato da due versioni latine a lui contemporanee, quella di Erasmo da Rotterdam del 1516 e
quella di Sante Pagnini del 1527). Anche le traduzioni di Brucioli ebbero grande fortuna, ma a
causa delle simpatie luterane dell’autore (e del fatto che non si trattava di un ecclesiastico)
contribuirono a determinare il discredito in cui in Italia negli anni successivi sarebbero caduti i
volgarizzamenti biblici.
Negli anni che separano la versione di Malermi da quella di Brucioli erano infatti cambiate molte
cose. Nel 1517 aveva avuto inizio la Riforma, e già nel 1522 Lutero aveva pubblicato la sua
traduzione del Nuovo Testamento in tedesco direttamente dal greco. Dodici anni dopo sarebbe
uscita quella dell’Antico Testamento dall’ebraico. Per il riformatore tedesco il ritorno ai testi biblici
originali era un passaggio imprescindibile per emanciparsi dalla chiesa romana, che del latino
aveva fatto lo strumento principe della propria egemonia, restituendo le Scritture al “libero esame”
di ogni fedele. Da quel momento da parte cattolica qualunque tentativo di leggere la Bibbia
prescindendo dalla Vulgata fu considerato un’esplicita sfida, e di conseguenza il fatto stesso di
tradurre la Bibbia in volgare cominciò a odorare di eresia (come il caso di Brucioli pareva
confermare).
Eppure, come racconta con dovizia di particolari Gigliola Fragnito nel suo La Bibbia al rogo, le
posizioni all’interno della chiesa cattolica non erano affatto concordi: «La lunga ed incontrastata
consuetudine degli italiani con la Bibbia (...) dovette influire non poco sulle tergiversazioni delle
autorità ecclesiastiche: perfino di fronte al proliferare di versioni “eterodosse” ed alla crescita del
numero dei loro lettori in ogni strato della società, in seguito alla penetrazione nella penisola delle
dottrine riformate, la Chiesa esitò a lungo prima di adottare misure restrittive» (Fragnito 2015, 12).
Mentre in Spagna e in Francia erano state le autorità temporali ad assumersi la responsabilità di
risolvere la questione vietando i volgarizzamenti biblici già nel 1492 e nel 1526, in Italia la
produzione editoriale continuava, e incontrava il favore del pubblico.
Al Concilio di Trento se ne discusse a lungo, e accesamente, nel 1546. Coloro che avversavano i
volgarizzamenti sostenevano che dar la Bibbia da leggere anche agli ignoranti (ovvero ai laici)
sarebbe stato come gettare perle ai porci. Come osservava con sdegno l’arcivescovo di Aix-en-
Provence: «Oggi persino le donnette posseggono una Bibbia in volgare, ma cadono in gravi errori
interpretandola a modo loro (...). Ai laici e alle persone semplici la lettura della Bibbia in volgare è
più dannosa che utile», tanto più che, precisò un cardinale spagnolo, «se si pensa dove sorgano così
tante eresie nel mondo cattolico, si scopre che la fonte è una sola: la versione dei libri sacri in
vernacolo» (Buzzetti 1984, 71). Coloro che invece approvavano le traduzioni fecero presente che un
eventuale divieto avrebbe di fatto dato ragione ai luterani. Si domandava il cardinale Cristoforo
Madruzzo: «I nostri avversari che cosa diranno allorché sapranno che noi intendiamo togliere la
sacra Scrittura dalle mani degli uomini, quella Scrittura che l’apostolo Paolo voleva sempre
presente sulle nostre labbra?» (71). Quanto alle eresie, argomentò il laico Gentianus Hervetus, la
ragione del loro diffondersi era un’altra: «Gli autori di dottrine perverse partirono innanzitutto dai
vizi del clero, che nessuno può negare. (...) Questo deplorevole stato di cose comincerà a cambiare
in meglio se vescovi e popolo cristiano attingeranno Cristo direttamente dalle sacre Lettere» (75).
Del resto le Scritture stesse dichiaravano con chiarezza quale fosse la volontà di Dio a questo
proposito: «L’ammirevole dono delle lingue concesso agli apostoli non indica, forse, che il Vangelo
di Cristo deve essere annunziato e predicato in tutte le lingue?» (74). Dunque «coloro che Cristo ha
redento non con oro e argento ma a prezzo del suo proprio sangue non sia mai che vengano da noi
considerati come porci» (77).
Alla fine, considerati gli insanabili disaccordi fra i padri conciliari, sulla materia si preferì non
deliberare, e negli anni successivi il dibattito sulle traduzioni bibliche continuò con fasi alterne. Nel
1558 un Indice dei libri proibiti stilato dall’Inquisizione le vietò. Nel 1564 l’Indice stilato in
conclusione del Concilio tornò, pur con cautela, ad ammetterle. Seguirono anni di incertezza, con
indicazioni confuse e contradditorie da parte delle autorità ecclesiastiche e minacce e persecuzioni
da parte dell’Inquisizione, tanto che a partire dal 1567 l’editoria veneziana cessò quel fiorente ramo
della sua attività, e nei due secoli successivi le uniche traduzioni in italiano furono pubblicate
all’estero (a Ginevra, Lione, Parigi e Norimberga).
A porre fine a ogni incertezza fu l’Indice promulgato nel 1596 sotto Clemente VIII, che proibiva
tassativamente i volgarizzamenti biblici e ne ordinava il sequestro e la distruzione, facendo
eccezione solo per i paesi dove i cattolici si trovavano a convivere coi protestanti. Da quel momento
cominciò da parte dell’Inquisizione un rastrellamento a tappeto delle biblioteche in cerca di Bibbie
tradotte, che a centinaia vennero date pubblicamente alle fiamme.
Mentre le piazze italiane erano illuminate dai sinistri bagliori dei roghi biblici, in paesi come la
Germania e l’Inghilterra le traduzioni adottate dalle chiese riformate (per i luterani l’edizione del
1545 della versione di Lutero; per gli anglicani dapprima la Matthew Bible del 1537 poi la King
James Bible del 1611) diventavano testi capitali delle rispettive letterature. Come ha scritto Susan
Sontag: «Probabilmente le traduzioni più influenti dal punto di vista linguistico sono state quelle
della Bibbia: San Gerolamo, Lutero, Tyndale, King James» (Sontag, 2004, 10). Non c’è da stupirsi
non ritrovando in questo sintetico elenco nomi di traduttori italiani. Credo che ben pochi nel
nostro paese, anche fra le persone colte, abbiano mai sentito nominare Nicolò Malermi o Antonio
Brucioli, che pure fra i primi volgarizzatori biblici furono i più illustri, prima che le loro opere
finissero in cenere.

6) Diodatina. L’artiglieria del Signore


Fu così che in Italia, dove sempre meno persone erano in grado di leggere il latino,
«l’apprendimento e la memorizzazione di un corpo limitato di nozioni chiare e basilari e la
trasmissione orale attraverso la voce autorizzata del clero di pochi lacerti biblici furono ritenuti
bagaglio intellettuale sufficiente per il credente. (...) A un popolo religiosamente maturo si preferì
un popolo fanciullo, a cui somministrare piccole dosi misurate di Scrittura» (Fragnito 2015, 320).
Tuttavia col trascorrere del tempo le autorità ecclesiastiche cominciarono a prendere coscienza di
quanto questa generalizzata mancanza di cultura biblica rischiasse di diventare controproducente,
alienando i fedeli dalla parola di Dio, più che proteggerli dalle eresie. E così nel 1757, sotto papa
Benedetto XIV, un decreto della Congregazione dell’Indice tornò a permettere i volgarizzamenti
biblici, purché realizzati sulla Vulgata e corredati (a differenza di quelli diffusi fra i protestanti) da
note e commenti, ovviamente di provata ortodossia.
Ci volle ancora qualche anno, ma finalmente nel 1769-71 uscì la prima traduzione biblica cattolica
dopo più di due secoli, il Nuovo Testamento dell’abate pratese Antonio Martini, cui seguì dal 1775
l’Antico. Questa versione, realizzata a Torino col patrocinio dei Savoia, incontrò il favore di papa
Pio VI (che nominò l’autore arcivescovo di Firenze) e negli anni successivi fu ristampata
numerosissime volte. Essa tuttavia non si prestava a una consuetudine quotidiana da parte dei
fedeli. Coi suoi 23 grossi volumi con testo latino a fronte era decisamente ingombrante e costosa, e
poi era infarcita, in conformità al decreto dell’Indice del 1757, di note, commenti e citazioni
patristiche.
Per gli italiani esisteva però un’alternativa, per quanto eterodossa, ovvero la cosiddetta Diodatina,
il volumetto tascabile che riportava, sine glossa, la traduzione del calvinista di origine lucchese
Giovanni Diodati pubblicata a Ginevra nel 1607 e poi, riveduta e corretta, nel 1641. A distribuirla
clandestinamente ma con solerzia in tutta Italia erano le società bibliche, che per quanto di
ispirazione protestante aspiravano a far giungere la Bibbia a ogni cristiano, indipendentemente
dalla confessione di appartenenza. Particolarmente influente nel nostro paese fu, a partire dal
1804, la Società Biblica Britannica e Forestiera, con sede a Londra ma con addentellati nei
consolati britannici sparsi per la penisola. (Indiretta testimonianza dell’intreccio fra cultura
britannica e protestantesimo italiano è anche il celeberrimo soggiorno in una dimora della famiglia
Diodati sul lago di Ginevra di Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, Mary Shelley e John Polidori
nell’estate del 1816, durante il quale fu concepito Frankenstein.)
La Chiesa cattolica reagì con veemente ostilità. Nell’enciclica del 1824 Ubi primum ad summi, papa
Leone XII scrisse: «Si sta propagando impudentemente in tutto il mondo una certa società, detta
comunemente biblica, la quale (...) si propone di tradurre, o piuttosto di pervertire, la sacra Bibbia
nelle lingue volgari di tutte le nazioni. Da ciò bisogna molto temere che (...) da evangelo di Cristo
non diventi evangelo di uomini, o, cosa peggiore, del diavolo» (Enchiridion delle Encicliche 1994, 1,
1165). Pio VIII ribadì il concetto cinque anni dopo nella Traditi humilitati, e nel 1844 Gregorio XVI
dedicava un’intera enciclica, Inter praecipuas machinationes, alle «insidie delle società bibliche»,
che «rendono comune a tutti l’arte di comprendere senza maestro le Scritture, alla vecchietta
chiacchierona e al vecchio rimbambito e al verboso sofista e a tutti, purché sappiano leggere» (2,
119).
Che le preoccupazioni del pontefice nascessero da un’effettiva capillare penetrazione della
Diodatina in Italia è confermato anche da un passo di un libro di Joseph Conrad, Nostromo. Uno
dei personaggi del romanzo è un rivoluzionario italiano in esilio nel fittizio paese sudamericano di
Costaguana dopo aver combattuto con Garibaldi: «Sebbene detestasse i preti, e mai avrebbe messo
piede in una chiesa, tuttavia credeva in Dio. (...) In Sicilia, un inglese giunto a Palermo evacuata
dall’esercito regio gli aveva donato una Bibbia in italiano – edita dalla Società Biblica Inglese ed
Estera, rilegata in pelle scura. (...) Nelle ore libere, studiava quel fitto volume. Lo portava con sé
nelle battaglie. Adesso era la sua unica lettura e, per non venirne privato, aveva accettato il dono di
un paio d’occhiali montati in argento» (Conrad 1997, 37).
Questo legame fra lettura della Bibbia e sovversione fu ribadito più volte nel corso dell’Ottocento
anche dalle autorità ecclesiastiche. Gregorio XVI concludeva la Inter praecipuas machinationes
osservando che «i settari (...) benché si professino alieni dall’eccitare sedizioni civili, pur
confessano che dal rendere comune ad ognuno del popolo l’arbitrio di interpretare le Scritture e dal
diffondere così fra gli italiani quella che essi chiamano totale libertà di coscienza, ne verrà
spontaneamente anche la libertà politica dell’Italia» (Enchiridion delle Encicliche 1994, 2, 137).
Del resto, lo stesso Garibaldi considerava la Bibbia volgarizzata «il cannone che distruggerà il
Vaticano» (Jahier 1922, 73), e i valdesi la definivano «l’artiglieria del Signore» (Cignoni 2011,
438). Così, «all’alba del 20 settembre 1870, dietro i bersaglieri dell’esercito italiano, entravano in
Roma per la breccia di Porta Pia vari colportori con la carabina a tracolla e un carro di Bibbie
trainato da un cane» (Cignoni 2004, 55). Non seguirono, come i colportori avevano sperato,
conversioni di massa al protestantesimo. «La popolazione di Roma, mai stupita di nulla né
entusiasta di niente, divenne presto indifferente anche alla Bibbia» (Cignoni 2011, 439). Ma a poco
a poco anche nella chiesa cattolica il rapporto con le Scritture andò cambiando.

7) Dei Verbum. Tempi moderni


Per tutto l’Ottocento si susseguirono numerosissime riedizioni della versione di Martini e di quella
di Diodati, ma non uscì alcuna nuova traduzione integrale. Vennero fatti però, anche sulla scorta di
nuove scoperte archeologiche e filologiche, alcuni tentativi di traduzioni parziali dai testi originali,
fra cui una versione dei Vangeli dello scrittore Nicolò Tommaseo realizzata nel 1848 mentre si
trovava prigioniero nelle carceri veneziane e pubblicata nel 1866 (poi riedita da Einaudi nel 1949 e
attualmente ancora disponibile in tascabile).
Grandi novità si ebbero col sorgere del nuovo secolo. Nel 1902 veniva fondata, in Vaticano e da
cattolici di provata ortodossia, la Pia Società San Gerolamo, allo scopo di «liberare i cattolici grandi
e piccoli, superiori e sudditi, dotti e ignoranti» dalla «tremenda accusa» secondo cui la Chiesa
«defrauda il popolo cattolico di quel pane di vita che è la parola scritta di Dio, in particolare il
Vangelo», come scriveva uno dei fondatori, il sacerdote e biblista Giovanni Genocchi (Garrone
2011, 428). Già in quell’anno la Pia Società pubblicò una nuova traduzione, piana e moderna, dei
Vangeli e degli Atti degli Apostoli in un’edizione tascabile molto economica che avrà un’enorme
fortuna editoriale, venendo ristampata nel cinquantennio successivo più di cinquecento volte, per
un totale di 23 milioni di copie.
In fondo si trattava di un’iniziativa non così diversa da quella delle vituperate società bibliche, ma
questa, nata nell’alveo della gerarchia ecclesiastica, fu accolta dal pontefice con parole di lode. Era
infatti necessario, scrisse nel 1920 papa Benedetto XV nell’enciclica Spiritus Paraclitus, «estendere
la diffusione dei quattro Vangeli e degli Atti degli apostoli, in modo che questi libri trovino
finalmente il loro posto in ogni famiglia cristiana e che ognuno prenda l’abitudine di leggerli e
meditarli ogni giorno» (Enchiridion delle Encicliche 1994, 4, 617-9). A distanza di un secolo,
l’eventualità che una «vecchietta chiacchierona» o un «vecchio rimbambito» si trovassero le
Scritture fra le mani non suscitava più tanto scandalo.
Pochi anni dopo nasceva il Pontificio Istituto Biblico (1909), che si affermò come uno dei principali
centri di studi biblici al mondo e a partire dal 1922 cominciò a pubblicare le versioni dell’Antico
Testamento dall’ebraico di Alberto Vaccari. Poi finalmente, nel 1929 e nel 1931, uscirono le prime
nuove traduzioni integrali (ancora dalla Vulgata) dopo più di un secolo e mezzo. Questa rinascita
dei volgarizzamenti biblici ebbe il suo coronamento nel 1943 in un’enciclica che sanciva un vero
cambiamento nel rapporto fra Chiesa e Scritture, la Divino Afflante Spiritu di Pio XII. Dopo aver
sottolineato, richiamandosi all’esempio di Gerolamo, l’importanza dello studio delle lingue in cui i
testi biblici erano stati originariamente scritti, il pontefice esortava così i suoi vescovi:
«Raccomandino efficacemente a voce e in pratica, dove la liturgia lo consente, la Sacra Scrittura
tradotta, con l'approvazione dell’autorità ecclesiastica, nelle lingue moderne» (Enchiridion delle
Encicliche 1994, 6, 287).
Da molti l’invito fu accolto con entusiasmo, tanto che, fra il 1958 e il 1964, uscirono (da Salani,
Edizioni Paoline, Marietti, Libreria Editrice Fiorentina, Fabbri e Utet) ben sei nuove traduzioni
integrali, dai testi originali e realizzate alla luce dei grandi progressi compiuti nell’ultimo secolo
dagli studi filologici, testuali, linguistici, esegetici e storico-critici. Nell’intera storia dei
volgarizzamenti biblici nel nostro paese non si era mai assistito a un tale fervore di pubblicazioni. E
non era certo un caso, perché proprio in quegli anni si teneva il Concilio Vaticano II e la chiesa
cattolica attraversava una fase di profondo rinnovamento.
Una delle quattro costituzioni apostoliche promulgate dal Concilio, la Dei Verbum, riguardava
proprio la Bibbia, e uno dei punti affrontati era quello delle traduzioni: «È necessario che i fedeli
abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura. Per questo motivo, la Chiesa fin dagli inizi fece sua
l’antichissima traduzione greca del Vecchio Testamento detta dei LXX; e ha sempre in onore le
altre versioni orientali e le versioni latine, particolarmente quella che è detta Volgata. Poiché, però,
la parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo, la Chiesa cura con materna
sollecitudine che si facciano traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue, a preferenza dai
testi originali dei Sacri Libri. Che se, secondo l’opportunità e col consenso dell’autorità della
Chiesa, saranno fatte in collaborazione con i fratelli separati, potranno essere usate da tutti i
cristiani» (Tutti i documenti del Concilio 1973, 94).

8) CEI. Un nuovo monopolio


Fra le novità introdotte dal Concilio Vaticano II quella che ebbe le ricadute più eclatanti fu la
riforma liturgica, auspicata dalla costituzione apostolica Sacrosantum Concilium e realizzata negli
anni successivi, che fra le altre cose introdusse nella celebrazione eucaristica le lingue parlate e
comprese dai fedeli, superando la millenaria paura della frammentazione linguistica che aveva
portato a conservare il latino come lingua ecclesiastica in ogni angolo del mondo. Ora che durante
la messa la Bibbia doveva essere letta nelle diverse lingue nazionali, si resero necessarie in ogni
paese nuove versioni del testo sacro che fossero perlomeno uguali per tutti coloro che parlavano la
stessa lingua. A questo scopo una commissione della Conferenza Episcopale Italiana mise a punto
una nuova versione della Bibbia destinata all’uso liturgico.
La commissione, che cominciò a riunirsi nel 1965 subito dopo la chiusura del Concilio, prese come
punto di riferimento una delle traduzioni italiane più recenti, quella a cura di Enrico Galbiati,
Angelo Penna e Piero Rossano pubblicata dalla Utet nel 1963, ma poi ci lavorò a lungo,
confrontandola coi testi originali, con la Septuaginta, con la Vulgata e con altre versioni italiane, e
introdusse molte modifiche, con una costante attenzione all’«esattezza teologica in conformità con
le interpretazioni della Sacra Scrittura fatte lungo i secoli da Tradizione e Magistero» (Rizzi 2010,
75). La pubblicazione nel 1971 del testo definitivo fu un evento storico: era la prima volta dai tempi
di Gerolamo che una traduzione biblica veniva realizzata dalle autorità ecclesiastiche, e la prima
volta che una versione della Bibbia in italiano assumeva un carattere ufficiale.
La Bibbia CEI finì però per soppiantare quasi tutte le altre, ponendo termine a quella fioritura di
nuove traduzioni che era seguita alla Divino Afflante Spiritu e aveva raggiunto il suo apice negli
anni del Concilio. A partire dal 1971 le nuove edizioni della Bibbia italiana riportano quasi
invariabilmente la traduzione CEI (dopo il 2008 aggiornata alla versione riveduta), che si tratti
della Bibbia di Gerusalemme corredata dal commento dell’École biblique de Jérusalem, della
Bibbia TOB con le note della Traduction œcuménique de la Bible, della Bibbia, parola di Dio
scritta per noi curata per Marietti da Luis Alonso Schökel e Luciano Pacomio, della Bibbia. Via
verità e vita curata da Gianfranco Ravasi per la San Paolo o di una delle altre oggi disponibili.
Un effetto collaterale di questo nuovo monopolio lo si riscontra anche nell’ambito delle traduzioni
letterarie italiane, che da allora tendono a rendere sempre le citazioni bibliche rifacendosi alla
versione CEI, considerata dall’editoria quella che “fa testo”. Questo però ha come conseguenza
un’arbitraria standardizzazione, perché ad esempio gli autori di lingua inglese (che perlopiù vivono
in paesi non uniformemente cattolici) citano le Scritture in molteplici versioni, e spesso in quella
della King James Bible, che risalendo al 1611 suona alle orecchie del lettore in modo molto diverso
da una traduzione moderna come quella della CEI. Inoltre spesso le versioni citate, non essendo
cattoliche, sono nella resa più vicine a quelle protestanti, dei Testimoni di Geova o ebraiche
disponibili nella nostra lingua, a cui sarebbe quindi più opportuno fare riferimento.
Negli ultimi decenni le eccezioni al monopolio della Bibbia CEI sono state poco numerose, tuttavia
ne esistono. Sono uscite traduzioni cattoliche in collane di carattere scientifico ed esegetico, che in
genere dedicano un volumetto a sé a ogni singolo libro del canone biblico (una di queste, la
Nuovissima versione della Bibbia delle Edizioni Paoline, è stata anche più volte riedita in volume
unico) e soprattutto sono state pubblicate alcune traduzioni interconfessionali realizzate insieme,
col patrocinio delle rispettive chiese, da biblisti appartenenti a confessioni diverse, soprattutto
cattolici e valdesi.
I valdesi italiani avevano conservato fin dal Seicento come propria Bibbia ufficiale la Diodatina,
che nel 1924 era stata riveduta da un comitato interdenominazionale guidato dal pastore valdese
Giovanni Luzzi. Luzzi aveva inoltre realizzato una propria traduzione originale, pubblicata in 12
volumi fra il 1921 e il 1931, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere rivolta anche ai cattolici ma
di fatto era stata condannata dalle autorità ecclesiastiche. Fino alla svolta rappresentata anche in
questo campo dal Concilio Vaticano II, l’idea di una traduzione ecumenica della Bibbia era stata
semplicemente impensabile.
Invece dopo il decreto conciliare Unitatis Redintegratio e le parole della Dei Verbum che
invitavano anche nel settore delle traduzioni a una «collaborazione con i fratelli separati» si
aprirono nuove strade, e già nel 1968 uscì da Mondadori una Bibbia concordata a cura della
Società Biblica Italiana, cui collaborarono cattolici, valdesi, metodisti, battisti, ortodossi e anche
ebrei. Si trattava però di una semplice giustapposizione di traduzioni realizzate da autori di
confessioni diverse, a ognuno dei quali era stato appaltato un libro. Tutt’altra impostazione, e
tutt’altra fortuna, ebbe la Traduzione interconfessionale in lingua corrente pubblicata fra il 1976 e
il 1985 col titolo Parola del Signore dall’Alleanza Biblica Universale in coedizione con la Elle Di Ci.
Approvata dalla chiesa cattolica, questa nuova versione, più volte riedita, ha raggiunto una tiratura
di 13 milioni di copie, diventando la traduzione più diffusa in Italia dopo quella CEI.
In questo caso il gruppo di lavoro, coordinato dal valdese Renzo Bertalot, lavorò a stretto contatto e
seguendo un principio guida condiviso, quello delle «equivalenze dinamiche», che in una nota in
calce al volume era così sintetizzato: «Abbiamo scelto di produrre una traduzione sistematicamente
attenta a presentare in maniera comprensibile soprattutto il significato. Per raggiungere tale scopo,
abbiamo rinunciato ad arcaismi, semitismi..., ecc.; tutti aspetti formali che, se possono essere utili
in certe versioni bibliche per studiosi, risultano in prevalenza degli ostacoli per il lettore comune».
Era in fondo una ripresa del programma di Lutero, che nel 1530, nella sua autoapologetica Lettera
del tradurre, scriveva: «Non si deve chiedere alle lettere della lingua latina come parlar tedesco,
secondo quanto fanno questi asini [ovvero i papisti]; lo si deve chiedere piuttosto alla madre di
famiglia, ai ragazzi sulla strada, all’uomo semplice al mercato, e li si deve guardare direttamente
sulla bocca per capire come parlano, e poi tradurre di conseguenza» (Lutero 2006, 55).

9) Laicamente. La Bibbia come letteratura


Ha osservato il pastore valdese Fulvio Ferrario che le cause della posizione di marginalità in cui per
moltissimo tempo in Italia la cultura biblica si è venuta a trovare non vanno attribuite
esclusivamente alla secolare ostilità delle autorità ecclesiastiche al contatto diretto dei fedeli con la
Sacra Scrittura: «Ancora nel Novecento, fino al Vaticano II, si realizza una stranissima (almeno a
prima vista) e nefasta alleanza ai danni della presa di coscienza biblico religiosa degli italiani: per
motivi diversi la cultura cattolica, quella di matrice liberale e quella marxista concorrono a bloccare
la diffusione di una competenza scritturale di base. I cattolici privilegiano l’elemento devozionale; i
liberali ritengono che lo “strano mondo della Bibbia”, come lo chiama Karl Barth, sia espressione di
un approccio culturalmente retrivo alla realtà; i marxisti lo ritengono al tempo stesso origine e
conseguenza dell’alienazione culturale, sociale e politica del proletariato» (Ferrario 2004, 154-5).
Negli ultimi decenni questa «stranissima e nefasta alleanza» è parsa venir meno. I cattolici hanno
finalmente riscoperto il loro testo sacro, i marxisti sono pressoché scomparsi e i liberali sembrano
aver ammorbidito la propria ostilità. Si è così potuto sviluppare un approccio laico alla cultura
biblica prima quasi inesistente. Lo testimoniano iniziative come i seminari organizzati a partire dal
1989 dall’associazione Biblia, o anche, indirettamente, l’enorme successo di un’iniziativa come
Torino Spiritualità (che pure ha un raggio d’interessi molto più vasto di quello scritturale), nata nel
2002 e da allora in continua crescita.
Nel frattempo la chiesa cattolica non ha rinunciato del tutto a rivendicare un proprio diritto
esclusivo alla diffusione della Bibbia. Il Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1983 sotto
Giovanni Paolo II e attualmente in vigore afferma fra l’altro: «I libri delle sacre Scritture non
possono essere pubblicati senza l’approvazione della Sede Apostolica o della Conferenza
Episcopale; similmente, anche per la pubblicazione delle loro versioni in lingua nazionale, occorre
che intervenga l’approvazione da parte della medesima autorità e, nello stesso tempo, che le
versioni siano corredate da necessarie e sufficienti spiegazioni» (Chiappetta 1988, 1, 901).
Tuttavia, di fatto, dopo il Concilio Vaticano II hanno cominciato a comparire numerose versioni di
testi biblici prive dell’imprimatur delle autorità ecclesiastiche. Ne è stato un precursore Guido
Ceronetti, che a partire dal 1967 ha pubblicato, da Einaudi e da Adelphi, traduzioni di libri
veterotestamentari realizzate al di fuori della tradizione ecclesiastica e corredate da approfonditi
commenti di ispirazione filosofica e letteraria. Continuamente riviste nel corso dei decenni a ogni
nuova edizione, in un corpo a corpo quasi quotidiano col testo biblico, le traduzioni di Ceronetti
rappresentano un tentativo caparbio e pervicace di ricerca nelle Scritture di una verità poetica ed
esistenziale invece che dottrinale.
Simile nell’intento, ma molto diverso nella metodologia, l’approccio di Erri De Luca nelle sue
versioni dall’ebraico pubblicate da Feltrinelli a partire dagli anni novanta. Nella quarta di copertina
del primo volume uscito, Esodo/Nomi, il traduttore annunciava: «Ho tradotto questo libro pieno
delle più grandi avventure sacre dell’umanità, come se non fosse mai stato fatto prima. Più che
attenuto, mi sono appiattito, schiacciato sulla parola ebraica per riprodurla a calco in italiano:
compreso per esempio l’ordine della frase o la rinuncia in quella lingua al verbo “avere”. L’ho fatto
per ammirazione, movente primo: non perché rifulga in questa veste più che nelle altre, ma per
stabilire una forma della fedeltà, l’unica per me. L’intento è di procurare nostalgia dell’originale. In
alcuni punti questa traduzione è scandalosa di riflesso, per la splendida brutalità d’immagine della
lingua madre». Lo scandalo delle traduzioni di De Luca, che prese in sé finiscono per risultare
pressoché incomprensibili, è attenuato dalle introduzioni, che ne raccontano il nascere con
accattivanti toni autobiografici.
In questo nuovo clima vanno contestualizzate le iniziative con cui alcune grandi case editrici
italiane hanno presentato ai lettori la Bibbia come testo chiave della letteratura universale
prescindendo da qualunque considerazione di carattere religioso. La Rizzoli ad esempio ha
pubblicato negli anni ottanta alcuni libri del canone biblico in una collana prettamente letteraria
come “Bur Poesia” (sebbene in traduzioni con imprimatur riprese da case editrici cattoliche).
L’Einaudi invece, nell’esplicito intento di proporre ai lettori «il testo fondamentale dell’Occidente
come un grande romanzo», ha ripreso fra il 1999 e il 2001 nella collana “I libri della Bibbia” un
progetto della casa editrice britannica Canongate, proponendo alcuni testi (nella traduzione di
Fulvio Nardoni) preceduti da introduzioni spesso irriverenti scritte da esponenti di primo piano
della cultura laica, dai romanzieri Antonia Byatt (Cantico dei Cantici), David Grossman (Esodo) e
Doris Lessing (Qohèlet) ai cantanti Bono (Salmi) e Nick Cave (Vangelo secondo Marco). Sempre
Einaudi nel 2006 ha pubblicato un’edizione dei Vangeli a cura di Giancarlo Gaeta che intende
sottolineare «il valore non solo storico ma anche culturale, narrativo e letterario che i vangeli
possiedono».
Negli ultimissimi anni si è creata una convergenza fra questo approccio e l’esegesi di tipo
narratologico ormai accettata anche in ambito cattolico. Dire che la Bibbia è letteratura e dire che
la Bibbia è Sacra Scrittura non sono affermazioni fra loro contradditorie, come dimostrano due
recenti iniziative editoriali: la collana interconfessionale dell’Editrice Domenicana Italiana e della
Società Biblica Britannica e Forestiera “Traduzione ecumenico-letteraria della Bibbia”, di cui sono
finora usciti 6 volumi del Nuovo Testamento, e soprattutto gli innovativi Vangeli tradotti e
commentati da quattro bibliste, usciti da Àncora nel 2015, anche a controprova del cammino fatto
nella chiesa cattolica da quando al Concilio di Trento si inorridiva al pensiero che «oggi anche le
donnette posseggono una Bibbia in volgare».

10) Verità e traduzione. La questione delle questioni


All’inizio del grande poema drammatico di Goethe, Faust si accinge a tradurre i primi versetti del
Vangelo di Giovanni: «Qualcosa mi spinge ad aprire quel testo / e provarmi, con cuore devoto, a
tradurre / il sacro originale / nella cara mia lingua tedesca. / Apre un grosso volume e si accinge a
tradurre. / Sta scritto: “In principio era la Parola”. / E eccomi già fermo. Chi mi aiuta a procedere?
/ Mi è impossibile dare a “Parola” / tanto valore. Devo tradurre altrimenti, / Se mi darà giusto
lume lo Spirito» (Goethe 1970, 1, 95). Impresa faustiana, dunque, volgere la Bibbia, anzi più che
faustiana, considerato che, complice un cagnolino inopportuno che si rivelerà essere Mefistofele, lo
stesso Faust sembra gettare la spugna. E credo non ci sia traduttore biblico che non abbia sentito,
faustianamente, il peso della propria inadeguatezza. Perfino Lutero, che certo non mancava
d’autostima né brillava per umiltà, ammise: «Fin troppo spesso ci è capitato di cercare e ricercare
un’unica parola due, tre, quattro settimane, talvolta senza trovarla proprio» (Lutero 2006, 53).
Del resto, tanto per i fedeli quanto per coloro che del testo biblico sono innamorati laicamente, la
posta in gioco è niente meno che la verità. Anche Ceronetti, pur lontano da ogni dogmatismo,
conclude così il commento alla sua traduzione di Giobbe: «Mai dimenticare questo: che qui
lavoriamo su parole che non mentono. Chi le dice si fa strumento, staffetta, uomo di verità»
(Ceronetti 1997, 273). Tanto più il peso della responsabilità grava sui traduttori cattolici, che
intendano la verità biblica nel modo preconciliare di Bonaventura Mariani – «Dio ne è l’autore
principale e l’uomo secondario ed istrumentale. Onde sul suo frontespizio si può scrivere “Dio”,
come su quello degli altri si pone quello dell’autore umano. In conseguenza la Bibbia gode
dell’infallibilità e dell’inerranza, che escludono anche la possibilità dell’errore formale e
comportano la veracità e veridicità di quanto essa afferma o nega» (Mariani 1953, 373) – o che la
intendano nel modo postconciliare di Giovanni Rizzi: «La fede cristiana non considera la Bibbia un
testo disceso o dettato dal cielo, ma espressione del comunicarsi di Dio attraverso le modalità
concrete di una tradizione viva, orale e scritta, con tutti i tratti culturali connessi» (Rizzi 2009, 6).
Ma dove risiede la verità del testo sacro? Nel «mistero» delle sue parole o nel «senso» delle sue
frasi, per riprendere i termini in cui un millennio e mezzo fa poneva la questione Gerolamo? Per
secoli i traduttori hanno cercato di barcamenarsi fra la Scilla dell’incomprensibilità e la Cariddi
della banalizzazione, cercando compromessi e navigando a vista, rinunciando a qualunque utopia
di coerenza, come di fatto ogni traduttore finisce inevitabilmente per fare, ma in questo caso con
ben maggiori timori e tremori. (Nel suo recentissimo La traduzione e le traduzioni Emanuela
Buccioni fornisce un’ampia panoramica delle teorizzazioni in proposito.) Però ci sono anche stati,
soprattutto negli ultimi decenni, tentativi di seguire fino in fondo una delle due divergenti rotte.
Fra i più radicali sostenitori della necessità di rendere il senso delle frasi anche a scapito del
mistero delle parole vanno annoverati gli autori della traduzione in lingua corrente Parola del
Signore, uno dei quali, Carlo Buzzetti, ha più volte e in vari libri esplicitato le sue posizioni.
Partendo dal presupposto che «la sopravvalutazione delle caratteristiche formali delle lingue
bibliche ha come conseguenza il sorgere di traduzioni bibliche a tendenza letteralista, di sapore
arcaico o esotico» (Buzzetti 1984, 86), il gruppo di lavoro interconfessionale di Parola del Signore
ha «scelto di evitare ogni sforzo di imitazione formale (= letterale) e di favorire sistematicamente
una riproduzione del significato; (...) di conseguenza non ci si è messi nella prospettiva, che è
disperata, del tradurre parola-per-parola; la naturalezza del linguaggio è stata una preoccupazione
costante» (107-108).
Evidentemente questo tentativo di «favorire sistematicamente una riproduzione del significato»
rischia però di andare a scapito del «mistero» delle parole. Ne è un esempio la resa del versetto del
Qohélet (11, 1) che ho posto in epigrafe a questo articolo nella versione di Ceronetti. Parola del
Signore lo traduce così: «Investi i tuoi beni nel commercio marittimo, e a suo tempo li ritroverai»,
spiegando in nota: «È questo il senso dell’immagine ebraica: Getta il tuo pane sulle acque, perché
con il tempo lo ritroverai». Ma il senso è davvero inequivocabilmente e solo questo, oppure la
verità, la sacralità, delle parole di Qohélet sta anche nei possibili altri sensi che risuonano senza
essere esplicitati nell’immagine originaria? C’è in gioco, come si vede, la spinosissima questione di
come e dove vada cercato il senso del testo biblico.
All’estremo opposto si situa il metodo rivendicato da Erri De Luca, uno dei pochissimi a rifiutare la
secolare e pressoché universale diffidenza verso la traduzione parola-per-parola. Lo stesso
Ceronetti ha ricordato: «Raramente si può tradurre due volte allo stesso modo una parola ebraica,
se si ascoltano le sue voci, da cui bisogna isolare ogni volta un senso adeguato, lavorando
instancabilmente di sinonimi e di eteronimi» (Ceronetti, 1994, VIII). Introducendo il suo
Kohèlet/Ecclesiaste, De Luca scrive invece: «Se l’ebraico usa un solo verbo per dire tutto il “fare” di
Dio, se scrive solo “asà”, anche la mia traduzione obbedisce. Metto parola italiana sotto parola
ebraica e se la frase intera suona storta è certo che almeno in origine è diritta nella sua lingua. Chi
la vuole ben sonante in italiano ha già tutte le traduzioni. Qui la nostra lingua è di servizio. Rispetto
a Esodo/Nomi e Giona/Ionà ho progredito in estremismo della fedeltà, ma so che si può fare di più
su questa via di obbedienza» (De Luca 1996, 14-15).
Questo «estremismo della fedeltà» che per De Luca è una «via d’obbedienza» è invece per il
biblista ebreo Pinchas Lapide la strada maestra che porta agli errori di comprensione e resa di cui
egli ritiene tempestata la storia delle traduzioni bibliche. Nel suo La Bibbia tradita, Lapide parte
dalle celebri parole di Lutero secondo cui «Gli ebrei bevono alla fonte; i greci dai rigagnoli, che
scorrono a partire dalla fonte; i latini alle pozzanghere» (Lapide 2014, 4) per insistere sulla
necessità di risalire all’indietro il lungo corso d’acqua del testo sacro per poterlo davvero
comprendere: «Originariamente, entrambi i Testamenti furono raccontati balbettando nell’ardore
dell’esperienza diretta di Dio; poi furono messi per iscritto, con timore reverenziale, dai loro
successori» (16). Seguì un ulteriore passaggio coi libri del Nuovo Testamento: «I Vangeli hanno
lasciato la patria e l’origine della generazione dei loro fondatori per rivolgersi ad altri popoli in un
idioma che, per la prima comunità cristiana, era una lingua straniera. È certo che la buona novella
di Gesù di Nazaret fu formulata originariamente nella sua lingua materna ebraica, la quale
continua a formare la roccia originaria e la sostanza fondamentale del Nuovo Testamento» (55).
Non c’è dunque da stupirsi se dopo tutti questi passaggi – dall’esperienza di Dio alla formulazione
orale, da questa alla scrittura, dalla lingua ebraica a quella greca e poi a tutte le altre – qualcosa è
andato perduto o è stato frainteso, tanto che oggi, conclude Lapide, «esistono solo due modi di
approccio alla Bibbia: prenderla alla lettera o prenderla sul serio» (20).
Fra i tanti errori, o presunti errori, segnalati in La Bibbia tradita, uno dei più noti e controversi
riguarda la resa del versetto 19, 24 del Vangelo di Matteo e dei suoi paralleli in Marco 10, 25 e Luca
18,25, che fin dall’epoca della Septuaginta è stato inteso così: «È più facile a un cammello passare
per la cruna di un ago che a un ricco entrare nel regno di Dio». Risalendo alla probabile
espressione aramaica usata da Gesù, Lapide suppone (e molti altri esegeti con lui, ma non tutti) che
il gamai (“cammello”, in greco καµηλον) riportato negli antichi manoscritti possa essere un
fraintendimento di gamia (“gomena”, in greco καµιλον), un oggetto con cui «i pescatori del lago di
Tiberiade avevano dimestichezza» (180), il che renderebbe l’immagine molto meno bizzarra.
Un’allusione a questo controverso versetto si ritrova in uno dei più stupefacenti film di ispirazione
biblica mai realizzati, Salomè di Carmelo Bene, i cui titoli di testa sono accompagnati
dall’immagine a cartoni animati di un allegro cammello carico di una borsa di monete d’oro che
salta con disinvoltura attraverso la cruna di un gigantesco ago facendo l’occhiolino allo spettatore,
come a farsi beffe delle certezze ricevute (o forse delle traduzioni sbagliate). Perché tradurre la
Bibbia senza sbagliare è, come per un cammello (o una gomena) passare per la cruna di un ago,
impresa impossibile.
Eppure è evidente che non esistono al mondo libri che abbiano avuto maggior successo e maggiore
influenza delle traduzioni bibliche. La Bibbia è stata finora tradotta integralmente in più di
cinquecento lingue e almeno parzialmente in quasi tremila (Buccioni 2016, 38), e il numero delle
diverse versioni realizzate nell’arco di più di due millenni è ormai incalcolabile. Ed è anche grazie ai
loro tanti diversissimi traduttori se oggi, deposte le armi delle violenze interconfessionali e
ampliato a dismisura il bacino dei lettori, le Scritture cristiane vivono più che mai quello «stile di
esistenza multipla» (Buzzetti 1984, 48) che da sempre contraddistingue il loro modo di intendere e
trasmettere la verità e la fede.
BIBLIOGRAFIA

Barbieri 1992: Edoardo Barbieri, Le Bibbie italiane del Quattrocento e del Cinquecento. Storia e
bibliografia ragionata delle edizioni in lingua italiana dal 1471 al 1600, 2 voll., Editrice Bibliografica,
Milano, 1992
Bertalot 1980: Valdo Bertalot, Tradurre la Bibbia. Problemi di traduzione della Bibbia ebraica, Elle Di Ci
- Alleanza Biblica Universale, Leumann-Roma, 1980
Biblia 1996: Biblia, Vademecum per il lettore della Bibbia, Morcelliana, Brescia, 1996
Buccioni 2016: Emanuela Buccioni, La traduzione e le traduzioni. Incontrare e trasmettere la parola di
Dio nelle diverse parole dell’uomo, Editrice Domenicana Italiana, Napoli, 2016
Buzzetti 1973: Carlo Buzzetti, La Parola tradotta. Aspetti linguistici, ermeneutici e teologici della
traduzione delle Sacre Scritture, Morcelliana, Brescia, 1973
Buzzetti 1984: Carlo Buzzetti, La Bibbia e le sue trasformazioni. Storia delle traduzioni bibliche e
riflessioni ermeneutiche, Queriniana, Brescia, 1984
Buzzetti 1993: Carlo Buzzetti, La Bibbia e la sua traduzione. Studi tra esegesi, pastorale e catechesi, Elle
Di Ci, Leumann, 1993
Buzzetti 1997: Carlo Buzzetti, Come scegliere le traduzioni della Bibbia, Elle Di Ci, Leumann, 1997
Buzzetti e Bravi 1992: Carlo Buzzetti e Giulio Orazio Bravi, Edizioni della Bibbia. Versioni nelle lingue
parlate con particolare riferimento all’Italia, in Rinaldo Fabris (a cura di), La Bibbia nell’epoca moderna e
contemporanea, EDB, Bologna, 1992, pp. 21-41
Buzzetti e Ghidelli 1998: Carlo Buzzetti e Carlo Ghidelli (a cura di), La traduzione della Bibbia nella
Chiesa italiana: Il Nuovo Testamento, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1998
Ceronetti 1994: Guido Ceronetti, Nell’Altissimo c’è conoscenza?, in Salmi, Einaudi, Torino, 1994, pp. V-
XVII

Ceronetti 1997: Guido Ceronetti, Note per una messinscena del sefer Job, in Il libro di Giobbe, Adelphi,
Milano, 1997, pp. 257-273 (prima edizione 1972)
Chiappetta 1988: Luigi Chiappetta, Il Codice di Diritto Canonico. Commento giuridico-pastorale, 2 voll.,
Dehoniane, Napoli, 1988
Chiesa 2003: Bruno Chiesa, Bibbia in lingua italiana, in Il dizionario della Bibbia, a cura di Paul J.
Achtemeier e della Society of Biblical Literature, edizione italiana a cura di Piero Capelli, Zanichelli, Bologna,
2003, pp. 134-137
Cignoni 2004: Mario Cignoni, La Società Biblica Britannica e Forestiera nell’Italia del Risorgimento
(1804-1870), in Giuseppe Platone (a cura di), La Bibbia e l’Italia, Claudiana, Torino, 2004, pp. 49-69
Cignoni 2011: Mario Cignoni, Bibbia. La diffusione, in Cristiani d’Italia, Istituto della Enciclopedia
Italiana, Roma, 2011, vol. 1, pp. 437-448
Conrad 1997: Joseph Conrad, Nostromo, traduzione di Pier Francesco Paolini, Mondadori, Milano, 1997
De Luca 1994: Erri De Luca, Perché Esodo/Nomi, in Esodo/Nomi, Feltrinelli, Milano, 1994, pp. 5-9
De Luca 1996: Erri De Luca, Piste, in Kohèlet/Ecclesiaste, Feltrinelli, Milano, 1996, pp. 9-16
Fabris 1992: Rinaldo Fabris (a cura di), La Bibbia nell’epoca moderna e contemporanea, EDB, Bologna,
1992
Enchiridion Biblicum 1993: Enchiridion Biblicum. Documenti della Chiesa sulla Sacra Scrittura,
traduzione di Stefano Bittasi e Luca Ravaglia, edizione bilingue, EDB, Bologna, 1994
Enchiridion delle Encicliche 1994: Enchiridion delle Encicliche (1740-1994), a cura di Erminio Lora e
Rita Simionati, edizione bilingue, 8 voll., EDB, Bologna, 1993
Enchiridion Symbolorum 2005: Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus
fidei et morum, a cura di Heinrich Denzinger, 5ª edizione a cura di Peter Hünermann, edizione bilingue,
traduzione di Angelo Lanzoni e Giovanni Zaccherini, EDB, Bologna, 2009
Ferrario 2004: Fulvio Ferrario, La Bibbia nella spiritualità protestante, in Giuseppe Platone (a cura di),
La Bibbia e l’Italia, Claudiana, Torino, 2004, pp. 151-162
Filone 1999: Filone d’Alessandria, La vita di Mosè, a cura di Paola Graffigna, testo greco a fronte, Rusconi,
Milano, 1999
Fragnito 2015: Gigliola Fragnito, La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della
scrittura (1471-1605), il Mulino, Bologna, 2015 (prima edizione 1997)
Garrone 2011: Daniele Garrone, Bibbie italiane. La traduzione dei testi biblici in italiano fra Otto e
Novecento, in Cristiani d’Italia, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2011, vol. 1, pp. 423-436
Gerolamo 2000: San Gerolamo, A Pammachio, sul miglior modo di tradurre, in Lettere, introduzione e
note di Claudio Moreschini, traduzione di Roberto Palla, testo latino a fronte, Rizzoli, Milano, 2000, pp. 377-
421
Goethe 1970: J. W. Goethe, Faust, introduzione, traduzione con testo a fronte e note a cura di Franco
Fortini, 2 voll., Mondadori, Milano, 1970
Historical Catalogue 1903: Historical Catalogue of the Printed Editions of Holy Scripture in the Library
of The British and Foreign Bible Society, The British and Foreign Bible Society, London, 1903
Jahier 1922: Augusto Jahier, La Bibbia nel giudizio di illustri italiani, La Luce, Torre Pellice, 1922
Lapide 2014: Pinchas Lapide, La Bibbia tradita. Sviste, malintesi ed errori di traduzione, EDB, Bologna,
2014 (prima edizione 1999 col titolo Bibbia tradotta Bibbia tradita)
Lutero 2006: Martin Lutero, Lettera del tradurre, a cura di Emilio Bonfatti, testo tedesco a fronte,
Marsilio, Venezia, 2006 (prima edizione 1998)
Mariani 1953: Bonaventura Mariani, Bibbia, in Dizionario ecclesiastico, Utet, Torino, 1953, vol. 1, pp. 373-
381
Passoni Dell’Acqua 1994: Anna Passoni Dell’Acqua, Versioni antiche e moderne della Bibbia, in Rinaldo
Fabris e collaboratori, Introduzione generale alla Bibbia, Elle Di Ci, Leumann, 1994, pp. 347-372
Platone 2004: Giuseppe Platone (a cura di), La Bibbia e l’Italia, Claudiana, Torino, 2004
Ricciotti 1949: Giuseppe Ricciotti, Bibbia. Versioni moderne. Italiane, in Enciclopedia Cattolica, Ente per
l’Enciclopedia cattolica, Città del Vaticano, 1949, vol. II, pp. 1555-1563
Rizzi 2009: Le antiche versioni italiane della Bibbia. Traduzioni, tradizioni e interpretazioni, San Paolo,
Cinisello Balsamo, 2009
Rizzi 2010: Giovanni Rizzi, Le versioni italiane della Bibbia. Dalla Bibbia del Malerbi (1471) alla recente
versione Cei (2008), San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010
Sontag 2004: Susan Sontag, Tradurre letterature, traduzione di Paolo Dilonardo, Archinto, Milano, 2004
Stella 1981: Pietro Stella, Produzione libraria religiosa e versioni della Bibbia in Italia tra età dei lumi e
crisi modernista, in Mario Rosa (a cura di), Cattolicesimo e lumi nel Settecento italiano, Herder, Roma,
1981, pp. 99-125
Tutti i documenti del Concilio 1973: Tutti i documenti del Concilio. Testo italiano dei 16 documenti
promulgati dal Concilio Vaticano II riveduto sull’Edizione Tipica Vaticana, Massimo-U.C.I.I.M., Milano-
Roma, 1973
Vaccari 1930: Alberto Vaccari, Bibbia, in Enciclopedia Italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma-
Milano, 1930, vol. 6, pp. 879-918
PRINCIPALI TRADUZIONI INTEGRALI DELLA BIBBIA IN ITALIANO

Cattoliche

Bibbia dignamente vulgarizzata per il clarissimo religioso duon Nicolao Malermi Veneziano et dil
Monasterio de Santo Michele di Lemo Abbate dignissimo, 2 voll., Vandelino da Spira, Venezia, 1471
(Gabriele di Piero, Venezia, 1477; Antonio Miscomini, Venezia, 1478; Ottaviano Scoto, Venezia, 1481; Andrea
Paltasichi, Venezia, 1484; Tommaso Trevisano, Venezia, 1487; Lucantonio Giunta, Venezia, 1490, 1492, 1494,
1502, 1507; Guglielmo Anima Mia, Venezia, 1493; Giorgio Rusconi, Venezia, 1517; Lazzaro Soardi e
Bernardino Benali, Venezia, 1517; Stefano Nicolini da Sabio, Venezia, 1524; Elisabetta Rusconi, Venezia,
1525; Guglielmo Fontaneto e Melchiorre Sossa, Venezia, 1532; Bernardino Bindoni, Venezia, 1535, 1541,
1544; Aurelio Pinzi, Venezia, 1553; Andrea Muschio, Venezia, 1566; Gerolamo Scoto, Venezia, 1567)
La Bibbia sacra del Testamento Vecchio e Nuovo in lingua volgare tradotta, 3 voll., Niccolò Jenson (o Adam
de Ammergau), Venezia, 1471 (edizione in 10 voll., a cura di Carlo Negroni, Romagnoli, Bologna, 1882-87)
La Biblia quale contiene i sacri libri del Vecchio Testamento, tradotti nuovamente da la hebraica verità in
lingua toscana da Antonio Brucioli. Co' divini libri del Nuovo Testamento di Christo Giesu signore et
salvatore nostro. Tradotti di Greco in lingua Toscana pel medesimo, 2 voll., Lucantonio Giunta, Venezia,
1532 (Al segno dell’Arcangelo Raffaele, Venezia, 1538; Bartolomeo Zanetti, Venezia, 1539; Francesco Brucioli
e fratelli, Venezia, 1541; Gerolamo Scoto, Venezia, 1547; edizione rivista da Filippo Rustici, Francesco
Durone, Ginevra, 1562)

La Bibia nuovamente tradotta dalla Hebraica verità in lingua thoscana per Maestro Santi Marmochino
Fiorentino dell’ordine de predicatori della prouincia Romana, Eredi di Lucantonio Giunta, Venezia, 1538
(edizione riveduta, 1545)

La sacra Bibbia volgarizzata da Niccolò Malermi approvata dalla sac. Congregazione dell’Inquisizione
l’anno 1567. Ridotta allo Stile Moderno e arricchita di Note, 7 voll., L’Erede di Nicolò Pezzana, Venezia, 1773

La Sacra Bibbia secondo la Vulgata tradotta in lingua italiana e con annotazioni dichiarata da Antonio
Martini, 23 voll., testo latino a fronte, Stamperia Reale, Torino, 1769-81 (Stamperia Simoniana, Napoli, 1771-
81; Giuseppe Rossi, Venezia, 1781-99; Filippo Neri, Roma, 1784-88; Stamperia Arcivescovile, Firenze, 1782-
92; numerosissime edizioni successive, fra cui, con illustrazioni di Gustave Doré, Treves, Milano, 1869-70)
Sacra Scrittura giusta la Volgata in lingua latina e volgare colla spiegazione del senso letterale e del senso
spirituale tratta dai Santi Padri e dagli autori ecclesiastici dal Sign. Le Maître de Sacy, 46 voll., testo
francese a fronte, Lorenzo Baseggio, Venezia, 1775-85 (edizione in 48 voll., Gaetano Castellano, Napoli, 1786;
edizione in 25 voll., Agostino Olzati, Genova, 1787-92)

La Sacra Bibbia di Vence, giusta la quinta edizione del signor Drach con atlante e carte iconografiche
corredata di nuove illustrazioni ermeneutiche e scientifiche per cura del prof. Bartolomeo Catena, Stella e
figli, Milano, 1830-40
La Sacra Bibbia commentata dal P. Marco M. Sales O.P. Testo latino della Volgata e versione italiana di
Mons. Antonio Martini, riveduta e corretta, 9. voll., Berruti-Marietti, Torino, 1911-42
La Sacra Bibbia. Traduzione dal latino confrontato coi testi originali, diretta da Giuseppe Ricciotti, Libreria
Editrice Fiorentina de La Cardinal Ferrari S.A.I., Firenze, 1929 (edizione in 5 voll., Salani, Firenze, 1939-40;
edizione in 1 vol., 1955, più volte ristampata; edizione in 2 voll., 1991)

La Sacra Bibbia. Versione italiana della Volgata e commento pastorale del padre Eusebio Tintori, 6 voll.,
Pia Società San Paolo, Alba, 1931 (edizione in 1 vol. 1942; Edizioni Paoline, Roma, 1951)
La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali con note a cura Pontificio Istituto Biblico di Roma, diretta da
Alberto Vaccari, 10 voll., Salani, Firenze, 1957 (edizione in 1 vol., 1958)
La Sacra Bibbia. Traduzione dai testi originali, a cura della Pia Società San Paolo, Edizioni Paoline, Roma,
1958
La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali e commentata, a cura e sotto la direzione di Mons. Salvatore
Garofalo, condirettore per l’A.T. Francesco Vattioni, condirettore per il N.T. Leone Algisi, 3 voll., Marietti,
Casale Monferrato, 1960 (edizione in 1 vol., 1964)

La Bibbia. Traduzione italiana dai testi originali di Fulvio Nardoni, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze,
1960

La Bibbia a cura di Mons. Cesare Angelini riveduta da Mons. Enrico Galbiati, 5 voll., Fabbri, Milano, 1962
La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali e commentata a cura di Enrico Galbiati, Angelo Penna e Piero
Rossano, 3 voll., Utet, Torino, 1963
La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali a cura dei professori di sacra Scrittura O.F.M. sotto la direzione
del rev. p. Bonaventura Mariani, 2 voll., Garzanti, Milano, 1964 (edizione in 3 voll., 1969)

Nuovissima versione dalla Bibbia dai testi originali, 46 voll., Edizioni Paoline, Roma, 1967-1980 (edizione
in 1 vol., 1983; edizione in 4 voll., 1991, 1997; edizioni in 1 vol.: Bibbia Emmaus, 1998; Bibbia Tabor, 1999;
Bibbia Ebron, 2000)
La Sacra Bibbia. Versione italiana per l’uso liturgico, a cura della Conferenza Episcopale Italiana, diretta da
Salvatore Garofalo, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1971 (nuova edizione corretta, 1974; nuova
edizione riveduta, 2008)

Bibbia di Gerusalemme (traduzione CEI 1971 corredata dalla traduzione del commento della Bible de
Jérusalem 1973), EDB, Bologna, 1974 (edizione col testo CEI riveduto, 2009; numerose ristampe in diversi
formati)

La Bibbia (traduzione CEI 1974 corredata da un ricco apparato iconografico), a cura della Civiltà Cattolica,
Àncora, Milano, 1974 (edizione riveduta, 1978)

Bibbia TOB (Traduction Œcuménique de la Bible) (riproduce la Bibbia CEI 1971 corredata dalla traduzione
del commento della Société Biblique Française del 1975), 3 voll., Elle Di Ci, Leumann, 1976-79 (edizione in 1
vol., 1992; nuova edizione col testo CEI riveduto, 2009)
La Bibbia, parola di Dio scritta per noi (traduzione CEI 1971 corredata da sussidi), ideazione di Luis Alonso
Schökel e Luciano Pacomio, 3. voll., Marietti, Torino, 1980
La Bibbia. Alfa Omega (traduzione CEI 1971 corredata da sussidi), ideazione e progettazione Luciano
Pacomio, direzione per l'Antico Testamento Flavio Dalla Vecchia, direzione per il Nuovo Testamento Antonio
Pitta, Piemme, Casale Monferrato, 1995 (più volte ristampata)
La Bibbia. Via verità e vita (traduzione CEI 2008 corredata da sussidi), progetto diretto da Gianfranco
Ravasi: Antico Testamento e Bruno Maggioni: Nuovo Testamento, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009
(edizione riveduta e ampliata, 2012; numerose ristampe in diversi formati)

La nuova Bibbia per la famiglia (traduzione CEI 2008 corredata da un ricco apparato iconografico),
direzione editoriale di Gianfranco Ravasi, 12 voll., San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009
Nuova versione della Bibbia dai testi antichi, diretta da Massimo Grilli, Giacomo Perego e Filippo Serafini,
56 voll., San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010- (edizione in 1 vol., 2014)
La Sacra Bibbia. La via della pace (traduzione CEI 2008 corredata da sussidi), introduzione e commenti-
guida di padre Tarcisio Stramare o.s.j., Shalom, Camerata Picena, 2013

Bibbia francescana (traduzione CEI 2008 corredata da sussidi), a cura di Fabio Scarsato, Edizioni
Messaggero di Sant’Antonio, Padova, 2014
Protestanti

La Bibbia cioè, i libri del Vecchio, e del Nuovo Testamento, nuovamente traslati in lingua italiana, da
Giovanni Diodati di nation Lucchese, Gio. di Tornes, Ginevra, 1607 (edizione riveduta, Pietro Choüet,
Ginevra, 1641; numerosissime edizioni successive, soprattutto della Società Biblica Britannica e Forestiera a
partire dal 1808; edizione in 3 voll., a cura di Michele Ranchetti e Mika Ventura Avanzinelli, “Meridiani”
Mondadori, Milano, 1999)
La Bibbia. L’Antico e il Nuovo Testamento. Tradotta dai testi originali e annotata da Giovanni Luzzi, 12
voll., Fides et Amor, Firenze, 1921-31
La Sacra Bibbia ossia l’Antico e il Nuovo Testamento, versione riveduta in testo originale dal Dottor
Giovanni Luzzi, Società Biblica Britannica e Forestiera, Roma, 1924 (numerosissime riedizioni)
La Sacra Bibbia. Nuova Riveduta sui testi originali, Società Biblica di Ginevra, Ginevra, 1994

Interconfessionali
La Bibbia Concordata tradotta dai testi originali con introduzione e note a cura della Società Biblica
Italiana, Mondadori, Milano, 1968 (edizione in 3. voll., “Meridiani” Mondadori, Milano, 1982; “Oscar”,
1996)

Parola del Signore. La Bibbia. Traduzione interconfessionale in lingua corrente, Elle Di Ci - Alleanza Biblica
Universale, Leumann-Roma, 1976-85 (nuova versione aggiornata, 2014)

Dei Testimoni di Geova


Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, Watch Tower, Brooklyn, 1967 (nuova edizione riveduta,
1987)

Laiche

La Sacra Bibbia. Antico e Nuovo Testamento, traduzione, introduzione e note di Luigi Moraldi, illustrazioni
di Salvador Dalì, Rizzoli, Milano, 1973

ALCUNE TRADUZIONI VETEROTESTAMENTARIE

Cattoliche
Novissima traslazione degli Psalmi Dauidici dall’hebreo nella nostra uolgar lingua, con brieue &
christianissima espositione, aggiuntoui lo Ecclesiaste di Salomone, Giacomo Rimbotti, Venezia, 1537
I Salmi di Davvide tradotti dal testo originale dal Dottore Gianbernardo de-Rossi, Stamperia imperiale,
Parma, 1808 (seguiranno l’Ecclesiaste nel 1809, Giobbe nel 1812, Lamentazioni nel 1813, Proverbi nel 1815;
edizione in 1 vol., Giovanni Silvestri, Milano, 1842)
La Santa Scrittura in volgare, riscontrata nuovamente con gli originali ed illustrata con breve commento
da Gregorio Ugdulena, prete termitano, 2 voll. (Pentateuco e Giosuè - II Re), Francesco Lao, Palermo, 1859

Salterio volgarizzato dall’ebreo ed esposto in note esegetiche e morali da Carlo M. Curci, F.lli Bocca, Torino,
1883
I libri poetici della Bibbia tradotti dai testi originali e annotati dal P. A. Vaccari S.J., Pontificio Istituto
Biblico, Roma, 1925
La Bibbia secondo la versione dei Settanta. Unica traduzione italiana e note di Aristide Brunello, 2 voll.,
Istituto Diffusione Edizioni Culturali, Firenze, 1960
Cantico dei Cantici, prefazione e traduzione di Cesare Angelini, testo latino a fronte, “Collezione di Poesia”
Einaudi, Torino, 1973
Il Libro di Giobbe, introduzione, traduzione e commento di Gianfranco Ravasi (su licenza Borla), “BUR
Poesia” Rizzoli, Milano, 1984
I Salmi, introduzione, traduzione e commento di Gianfranco Ravasi (su licenza EDB), “BUR Poesia” Rizzoli,
Milano, 1986
La Bibbia dei Settanta. Opera diretta da Paolo Sacchi in collaborazione con Luca Mazzinghi, testo greco a
fronte, 4 voll., Morcelliana, Brescia, 2012-

Ebraiche

L’Ecclesiaste di Salomone Nuouamente dal testo hebreo tradotto & secondo il uero senso nel uolgar idioma
dichiarato dall’eccellente Phisico M. Dauid de’ Pomi hebreo, Giordano Ziletti, Venezia, 1571

La Sacra Bibbia volgarizzata da S. D. Luzzatto e continuatori, 4 voll., Minelli, Rovigo, 1866-1875


Bibbia ebraica, a cura dei rabbini italiani, diretta da Dario Disegni, testo ebraico a fronte, 4 voll., Marietti,
Casale Monferrato, 1960-67 (Giuntina, Firenze, 1995)

Laiche

I Salmi, a cura di Guido Ceronetti, Einaudi, “I millenni” Einaudi, Torino, 1967 (“Biblioteca” Adelphi, Milano,
1985; edizione riveduta e aumentata, 2006; “Collezione di Poesia” Einaudi, Torino, 1994)

Qohélet o l’Ecclesiaste, versione e note di Guido Ceronetti, “Collezione di Poesia” Einaudi, Torino, 1970
(edizione integralmente riveduta, 1980; 3ª edizione riveduta e aumentata, 1988; edizione riveduta, 1997;
edizione rivista, 2008; “Biblioteca” Adelphi, Milano, 2001)

Il Libro di Giobbe, versione e commento di Guido Ceronetti, “Biblioteca” Adelphi, Milano, 1972 (edizione
riveduta, 1981; edizione riveduta, 1985; edizione riveduta, 1988, edizione riveduta, 1997)
Il Cantico dei Cantici, a cura di Guido Ceronetti, “Biblioteca” Adelphi, Milano, 1975 (edizione riveduta e
aumentata, 1982; “Tascabili” Bompiani, Milano, 1985; “gli Adelphi”, Milano, 1992)
Il Libro del profeta Isaia, a cura di Guido Ceronetti, “Biblioteca” Adelphi, Milano, 1981 (edizione riveduta e
aumentata, 1992)
Esodo/Nomi, traduzione e cura di Erri De Luca, “Universale Economica. I Classici” Feltrinelli, Milano, 1994
Giona/Ionà, traduzione e cura di Erri De Luca, in appendice: testo ebraico con traduzione interlineare,
“Universale Economica. I Classici” Feltrinelli, Milano, 1995
Kohèlet/Ecclesiaste, traduzione e cura di Erri De Luca, “Universale Economica. I Classici” Feltrinelli, Milano,
1996
Libro di Rut, traduzione e cura di Erri De Luca, “Universale Economica. I Classici” Feltrinelli, Milano, 1999
“I libri della Bibbia”, consulenza generale di Paolo De Benedetti, traduzione dai testi originali di Fulvio
Nardoni, appendice storico critica di Agnese Cini Tassinaro, (con introduzioni tradotte dalla serie “Pocket
Canons” Canongate, Edimburgo, 1998-1999), Einaudi, Torino: Cantico dei Cantici, introduzione di Antonia
S. Byatt, 1999; Genesi, introduzione di Steven Rose, 2000; Esodo, introduzione di David Grossman, 2000;
Qohèlet o Ecclesiaste, introduzione di Doris Lessing, 2000; Salmi, introduzione di Bono, 2000; Rut e Ester,
introduzione di Dacia Maraini, 2001
Vita di Sansone. Dal libro Giudici/Shoftìm. Capitoli 13, 14, 15, 16, traduzione e cura di Erri De Luca, in
appendice: testo ebraico, con illustrazioni di Marc Chagall, 2002
Vita di Noè/Nóah. Il salvagente. Dal libro Genesi/Bereshit, traduzione e cura di Erri De Luca, “Universale
Economica. I Classici” Feltrinelli, Milano, 2004
Ester, traduzione e cura di Erri De Luca, illustrazioni di Simonetta Martini, “Universale Economica. I
Classici” Feltrinelli, Milano, 2014

ALCUNE TRADUZIONI NEOTESTAMENTARIE

Cattoliche
Il Nuouo Testamento tradotto in lingva toscana Nuouamente corretto dal R. Padre Fra Zaccheria da
Firenze de l'ordine de Predicatori. Con la tauola con laquale si posson trouare l'Epistole & gli Euangelii che
per tutto l'anno si dicono nelle messe, Lucantonio Giunta, Venezia, 1536 (Eredi di Lucantonio Giunta,
Venezia, 1542)
Nuovo Testamento, Al Segno della Speranza, Venezia, 1545 (nuova edizione, 1548; Domenico Giglio,
Venezia, 1551; Bartolomeo Rubino, Venezia, 1566)
I Santi Evangeli. Col commento che da scelti passi de’ Padri ne fa Tommaso d’Aquino, traduzione di Niccolò
Tommaseo, Civelli, Milano, 1866 (nuova edizione riveduta, Guasti, Prato, 1873; Salani, Firenze, 1922;
“Universale” Einaudi, Torino, 1949; “Nuova Universale”, 1963; “Tascabili”, 1991)
Il Nuovo Testamento volgarizzato ed esposto in note esegetiche e morali da Carlo M. Curci, testo latino a
fronte, 3 voll., Flli. Bocca, Torino, 1879-80 (con illustrazioni di Gustave Doré, Treves, Milano, 1890)

Il Nuovo Testamento tradotto e annotato da Salvatore Minocchi, Libreria Pontificia di F. Pustet, Roma,
1900

Il Santo Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo e gli Atti degli Apostoli. Nuova traduzione italiana con note,
a cura della Pia Società San Girolamo per la diffusione dei Santi Vangeli, Tipografia Vaticana, Roma, 1902
(numerosissime edizioni fino al 1957)

Atti degli Apostoli, prefazione e traduzione con testo latino a fronte a cura di Cesare Angelini, “Nuova
Universale” Einaudi, Torino, 1967 (“Tascabili”, 1991)

Apocalisse, traduzione e note di Cesare Angiolini, testo latino a fronte, “Nuova Universale” Einaudi, Torino,
1972 (“Collezione di Poesia”, 1990)
L’Apocalisse di Giovanni, a cura di Alfred Wikenhauser, con le xilografie di Albrecht Dürer, edizione italiana
a cura di Giovanni Rinaldi e Felice Montagnini (su licenza Morcelliana), “BUR Poesia” Rizzoli, Milano, 1983
I Vangeli, traduzione e commento di Benedetto Prete, Rizzoli, Milano, 2005 (nuova edizione “Radici Bur”,
2008)
I Vangeli tradotti e commentati da quattro bibliste, a cura di Rosanna Virgili, Àncora, Milano, 2015

Protestanti

Il Nuovo ed Eterno Testamento di Giesu Christo. Nuouamente da l'originale fonte Greca, con ogni diligenza
in Toscano tradotto. Per Massimo Theophilo Fiorentino, Jean Frellon, Lione, 1551 (Jean de Tournes e
Guillaume Gazeau, Lione, 1556)
Del Nuouo Testamento di Iesu Christo Nostro Signore, Nuoua, e fedel traduttione dal testo Greco in lingua
volgare Italiana: Diligentemente conferita con molte altre traduttioni e Volgari, e Latine, Gian Luigi
Paschale, Ginevra, 1555 (Fabio Todesco, Ginevra, 1560)

Il Nuovo Testamento del Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo tradotto sul testo originale da A. Revel,
Firenze, Arte della stampa, 1881

Il Nuovo Testamento tradotto sul testo originale secondo le ultime e più esatte recensioni di Tischendorf,
Westcott-Hort e Weymouth e i Salmi con introduzioni per opera del professore Oscar Cocorda, Il Risveglio,
Torre Pellice, 1910

Interconfessionali
Gli Evangeli, coordinamento generale dell’Opera a cura di IDOC - Centro internazionale di documentazione
e comunicazione, 4 voll., “Oscar” Mondadori, Milano, 1973

“Traduzione ecumenico-letteraria della Bibbia”, Editrice Domenicana Italiana - Società Biblica Britannica e
Forestiera, Napoli-Roma: Vangelo secondo Giovanni, 1999; Vangelo secondo Matteo, 2002; Lettere di
Giovanni, 2003; Vangelo secondo Marco, 2004; Lettere di Pietro e Giuda, 2007; Lettere a Timoteo e Tito,
2009

Laiche

“I libri della Bibbia”, consulenza generale di Paolo De Benedetti, traduzione dai testi originali di Fulvio
Nardoni, appendice storico critica di Agnese Cini Tassinaro, (con introduzioni tradotte dalla serie “Pocket
Canons” Canongate, Edimburgo, 1998-1999), Einaudi, Torino: Vangelo secondo Luca, introduzione di
Franco Lucentini, 1999; Vangelo secondo Marco, introduzione di Nick Cave, 2000; Lettera ai Romani,
introduzione di Sebastiano Vassalli, 2000; Lettera di Giacomo e le altre lettere cattoliche, introduzione di
Dalai Lama Tenzin Ghiatso, 2000

I Vangeli. Marco Matteo Luca Giovanni, a cura di Gianfranco Gaeta, testo greco a fronte, “I millenni”
Einaudi, Torino, 2006 (“Tascabili”, 2009)
ALCUNE DATE SIGNIFICATIVE PER LA STORIA DELLE TRADUZIONI BIBLICHE ITALIANE

III sec. a.C. si diffonde la pratica dei targumim

- viene realizzata la prima traduzione della Bibbia ebraica in greco, la cosiddetta Septuaginta
I-II sec. d.C. vengono realizzate nuove traduzioni della Bibbia ebraica in greco

II-III sec. vengono realizzate le prime traduzioni cristiane in siriaco, latino e copto
170 ca. viene realizzata dal siriaco Taziano una silloge evangelica che cerca di armonizzare i quattro Vangeli
appianandone le difformità, il cosiddetto Diatessaron, che nel V secolo verrà distrutto per sospetta eresia
240 ca. viene realizzata da Origene un’edizione critica della Bibbia che affianca al testo ebraico e alla sua
traslitterazione in greco la Septuaginta e altre tre traduzioni greche
III-IV sec. vengono messi per scritto alcuni targumim
- vengono realizzate le prime traduzioni in etiope, armeno, georgiano e gotico

382-405 viene realizzata da Gerolamo la prima traduzione in latino dai testi originali, la cosiddetta Vulgata
VIII sec. vengono realizzate le prime traduzioni (dalla Vulgata) in anglosassone e in alto tedesco antico

IX sec. vengono realizzate le prime traduzioni in arabo (da diverse lingue) e in paleoslavo (dalla
Septuaginta)

XII sec. vengono realizzate le prime traduzioni (dalla Vulgata) in provenzale e francese
XIII sec. vengono realizzate le prime traduzioni parziali (dalla Vulgata) in italiano e spagnolo

1380-84 viene realizzata la traduzione in inglese (dalla Vulgata) promossa del teologo dissidente John
Wycliffe (o Wyclif)
1453-55 esce a Magonza il primo libro a stampa, la Vulgata pubblicata da Johann Gutenberg

1466 esce a Strasburgo la prima traduzione integrale in tedesco (dalla Vulgata), del tipografo Johannes
Mentelin

1471 esce a Venezia la prima traduzione integrale in italiano (dalla Vulgata e revisione di versioni
precedenti), del monaco camaldolese Nicolò Malermi (o Malerbi), riedita molte volte fino al 1567, quando
viene messa all’Indice
- esce a Venezia una traduzione anonima (collazione di versioni precedenti), la cosiddetta Bibbia jensoniana,
riedita nel 1882-87
1478 esce a Valencia la prima traduzione integrale in catalano (dalla Vulgata), del monaco certosino
Bonifacio Ferrer, condannata dall’Inquisizione spagnola
1488 esce a Soncino, vicino a Cremona, la prima edizione integrale a stampa del testo ebraico, riedita a
Brescia nel 1494, che verrà utilizzata da Lutero per la sua traduzione

1492 viene emanato dal re di Spagna Ferdinando II l’ordine di sequestrare le traduzioni bibliche e il divieto
di stamparne in futuro, che rimarrà in vigore fino alla fine del Settecento

1514 esce ad Alcalá de Henares la prima edizione poliglotta (in ebraico, greco e latino) a stampa, la
cosiddetta Complutense
1516 esce a Basilea la traduzione del Nuovo Testamento in latino, col greco a fronte, di Erasmo da
Rotterdam, riedita con correzioni nel 1519
1516 esce a Genova un’edizione poliglotta dei Salmi (in ebraico, latino, greco, arabo e aramaico) curata dal
vescovo Agostino Giustiniani
1517 Lutero affigge le 95 tesi di Wittenberg, dando inizio alla riforma protestante
1522 esce a Wittenberg la traduzione del Nuovo Testamento in tedesco (dai testi originali confrontati con la
versione latina di Erasmo) di Martin Lutero
1523 esce a Parigi la traduzione dei Vangeli in francese (dai testi originali e da Erasmo) del teologo umanista
Jacques Lefèvre d’Étaples, condannata dall’Università di Parigi
1526 esce a Worms la traduzione del Nuovo Testamento in inglese (dai testi originali e da Erasmo e Lutero)
del riformatore William Tyndale, bruciato sul rogo per eresia nel 1536
1526 viene emanato dal Parlamento di Parigi l’ordine di sequestrare le traduzioni bibliche e il divieto di
stamparne in futuro, che rimarrà in vigore fino al 1564
1527 esce a Lione la traduzione integrale in latino, con testo greco ed ebraico a fronte, del domenicano Sante
(o Santi) Pagnini
1528-30 esce ad Anversa la prima traduzione integrale in francese (dalla Vulgata), di Lefèvre d’Étaples,
approvata dall’Inquisizione dei Paesi Bassi

1530 esce a Venezia la traduzione del Nuovo Testamento (da Erasmo e dai testi originali) del laico fiorentino
Antonio Brucioli, che sarà ristampata molte volte e confluirà nella traduzione integrale del 1532

1531 esce a Venezia la traduzione dei Salmi (da Pagnini e dai testi originali) di Brucioli, che confluirà nella
traduzione integrale del 1532

1532 esce a Venezia la traduzione integrale (da Pagnini e dai testi originali) di Brucioli, più volte riedita fino
al 1559, quando viene messa all’Indice

1534 esce a Lubecca la traduzione dell’Antico Testamento in tedesco (dai testi originali, dalla Septuaginta e
dalla Vulgata) di Lutero
1535 esce a Neuchâtel la prima traduzione protestante in francese (dai testi originali), commissionata dai
valdesi italiani al calvinista Pierre Robert Olivétan (detto in Italia Pietro Olivetano), poi più volte riveduta,
che diventa la versione adottata dai calvinisti di lingua francese

- esce a Zurigo la prima traduzione integrale in inglese (revisione di quella di Tyndale completata con nuove
traduzioni da Lutero, Zwingli e Pagnini), del riformatore Myles Coverdale
1536 esce a Venezia la traduzione del Nuovo Testamento (revisione di quella di Brucioli) del domenicano
Zaccaria (o Zaccheria) da Firenze, riedita nel 1542

1537 esce ad Amburgo e poi a Londra una collazione delle traduzioni di Tyndale e Coverdale a cura del
riformatore John Rogers, la cosiddetta Matthew Bible

- esce a Venezia la traduzione dei Salmi e dell’Ecclesiaste (dai testi originali) di Giovan Francesco Da Pozzo
1538 esce a Venezia la traduzione (da Pagnini e revisione di quella di Zaccaria) del domenicano Sante (o
Santi) Marmochino, riedita nel 1545

1539 esce a Parigi e poi a Londra la revisione di Coverdale della Matthew Bible, la cosiddetta Great Bible,
più volte riedita, che viene autorizzata da Enrico VIII e diventa la versione ufficiale anglicana

1542 viene creata da papa Paolo III la Congregazione del Sant’Ufficio (o dell’Inquisizione)
1545 inizia il Concilio di Trento
- esce a Wittenberg l’edizione integrale e riveduta della traduzione di Lutero, che diventa la versione ufficiale
della chiesa luterana, poi più volte riveduta nell’Ottocento e nel Novecento

- esce a Venezia la traduzione anonima del Nuovo Testamento (revisione di quella di Brucioli) detta
dell’Anonimo della Speranza, più volte riedita fino al 1566, quando viene messa all’Indice
1546 il Concilio di Trento stabilisce che la Vulgata sia il testo biblico ufficiale per la liturgia e l’insegnamento
1550 esce a Lovanio la traduzione (collazione di Lefèvre e di Olivétan) dei teologi Nicholas de Leuze e
François de Larben, la cosiddetta Bible de Louvain, più volte riedita, che diventa la Bibbia di riferimento per
i cattolici di lingua francese

1551 esce a Lione la traduzione del Nuovo Testamento (dai testi originali e dalle versioni latine), col greco a
fronte, del monaco benedettino passato al calvinismo Massimo Teofilo (o Theofilo), riedita nel 1556 e messa
all’indice nel 1559
1553 esce a Ferrara la traduzione in spagnolo della Bibbia ebraica dei tipografi Jerónimo de Vargas (o Yom
Tob Atias) e Duarte Pinel (o Abraham Usque)
1555 esce a Ginevra la traduzione italo-francese del Nuovo Testamento (revisione di quella di Brucioli e
collazione di traduzioni francesi) del tipografo valdese Giovan Luigi Paschale (o Pascale), detta dell’Anonimo
del Crespin, riedita nel 1560
1558 è promulgato sotto papa Paolo IV il primo Indice del libri proibiti, stilato dall’Inquisizione, che vieta le
traduzioni bibliche in volgare
1560 esce a Ginevra una revisione di ispirazione calvinista della Great Bible, la cosiddetta Geneva Bible, più
volte riedita, che diventa la versione adottata dai puritani
1562 esce a Ginevra la revisione del protestante lucchese Filippo Rustici della traduzione di Brucioli, la
cosiddetta Bibbia di Ginevra
1563 si conclude il Concilio di Trento

1564 è promulgato sotto papa Pio IV un Indice del libri proibiti, stilato dal Concilio di Trento, che sospende
il divieto delle traduzioni bibliche
1566 esce a Parigi la traduzione in francese (dalla Vulgata) del teologo cattolico René Benoist, condannata
dall’Università di Parigi

1569 esce a Basilea, anonima, la prima traduzione protestante in castigliano (dai testi originali e da Pagnini),
la cosiddetta Biblia del Oso, poi più volte riveduta

1571 viene creata da papa Pio V la Congregazione dell’Indice dei libri proibiti
- esce a Venezia la traduzione dell’Ecclesiaste (dai testi originali) del medico ebreo David de’ Pomi (o Pomis),
la prima traduzione italiana pubblicata con testo ebraico a fronte

1592 esce a Roma l’edizione critica integrale della Vulgata, la cosiddetta Vulgata Sisto-Clementina, che
diventa la versione ufficiale della chiesa cattolica

1596 è promulgato sotto papa Clemente VIII un Indice del libri proibiti, stilato dalla Congregazione
dell’Indice, che ripristina il divieto delle traduzioni bibliche
1598-1600 escono a Norimberga le edizioni bibliche poliglotte (in ebraico, aramaico, greco, latino, tedesco e
italiano) curate dall’ebraista Elias Hutter
1607 esce a Ginevra la traduzione integrale (dai testi originali) del calvinista lucchese Giovanni Diodati,
riveduta nel 1641, la cosiddetta Diodatina, riedita moltissime volte, che diventa la versione ufficiale delle
chiese protestanti ed evangeliche italiane
1611 esce a Londra la traduzione in inglese (dai testi originali) commissionata da re Giacomo I, la cosiddetta
King James Bible o Authorized Version, riedita moltissime volte, che diventa la nuova versione ufficiale della
chiesa anglicana

1696 esce a Parigi l’edizione integrale della traduzione in francese (dalla Vulgata confrontata coi testi
originali) del giansenista Louis-Isaac Lemaistre de Sacy, la cosiddetta Bible de Port-Royal, approvata da re
Luigi XIV e più volte riedita
1738-43 esce a Nancy la revisione della Bible de Port-Royal commentata dal oratoriano Louis de Carrières,
la cosiddetta Bible de Vence, poi più volte riedita
1757 è promulgato sotto papa Benedetto XIV un decreto della Congregazione dell’Indice che autorizza la
stampa e la lettura delle traduzioni bibliche in Italia, purché fatte sulla Vulgata e corredate di note e
commenti approvati dalle chiesa cattolica

1769-71 esce a Torino la traduzione del Nuovo Testamento (dalla Vulgata confrontata coi testi originali) del
futuro arcivescovo di Firenze Antonio Martini, la prima cattolica dopo più di due secoli

1773 esce a Venezia la revisione della traduzione di Malermi (confrontata con la Vulgata e con Diodati) del
professore giansenista Alvise Guerra

1775-81 esce a Torino la traduzione dell’Antico Testamento (dalla Vulgata) di Martini, che, insieme al
Nuovo Testamento, viene approvata ed elogiata da papa Pio VI e, riedita moltissime volte, diventa la Bibbia
italiana cattolica per antonomasia fino al Concilio Vaticano II
1775-85 esce a Venezia la versione italiana della Bible de Port-Royal, poi riedita a Napoli e a Genova
1804 viene fondata a Londra la Società Biblica Britannica e Forestiera, allo scopo di tradurre, stampare e
diffondere la Bibbia senza note né commenti
1808-15 escono a Parma le traduzioni di libri dell’Antico Testamento (dai testi originali) dell’orientalista
Giovanni Bernardo De Rossi
1830 esce a Milano la versione italiana della Bible de Vence

1844 è promulgata da papa Gregorio XVI l’enciclica Inter praecipuas machinationes, che condanna
l’operato delle società bibliche e le traduzioni non corredate da note e commenti approvati dalla chiesa
cattolica

1859 escono a Palermo i primi due volumi della traduzione dell’Antico Testamento (dai testi originali
confrontati con Diodati) del sacerdote Gregorio Ugdulena, che resterà incompiuta

1866 esce a Milano la traduzione dei Vangeli (dai testi originali) dello scrittore Niccolò Tommaseo, più volte
riedita

1866-75 esce a Rovigo in 4 volumi la traduzione della Bibbia ebraica del rabbino Samuel David Luzzatto e
continuatori
1870 entrano a Roma al seguito dell’esercito italiano i colportori della Società Biblica Britannica e
Forestiera, che diffondono la Diodatina e aprono una sede italiana

1879-80 esce a Torino la traduzione del Nuovo Testamento (dai testi originali) dell’ex gesuita Carlo Maria
Curci, riedita nel 1890

1881 esce a Firenze la traduzione del Nuovo Testamento (dai testi originali) del pastore valdese Alberto
Revel
1883 esce a Torino la traduzione dei Salmi (dai testi originali) di Curci

1885 esce a Oxford una revisione della King James Bible, la cosiddetta Revised Version, poi più volte
riveduta, che diventa la nuova versione ufficiale della chiesa anglicana

- l’Accademia della Crusca inserisce la traduzione di Martini fra i suoi testi di lingua
1890 viene fondata a Gerusalemme l’École biblique et archéologique française, opera dei padri domenicani
1893 è promulgata da papa Leone XIII l’enciclica Providentissimus Deus, che incoraggia lo studio delle
lingue in cui i libri biblici furono originariamente scritti

1898 esce a Stoccarda l’edizione critica del Nuovo Testamento a cura di Eberhard Nestle, poi più volte
riveduta, che diventa l’edizione di riferimento per i cristiani
1900 esce a Roma la traduzione del Nuovo Testamento (dai testi originali) del sacerdote Salvatore Minocchi,
poi sospeso a divinis nel 1908
1901 esce a New York una revisione della Revised Version, la cosiddetta American Standard Version, poi
più volte riveduta, che diventa la versione più diffusa negli Stati Uniti
1902 viene creata da papa Leone XIII la Pontificia Commissione Biblica, allo scopo di controllare quanto
viene pubblicato in campo biblico
- viene fondata in Vaticano la Pia Società di San Girolamo, che pubblica una traduzione dei Vangeli e degli
Atti degli Apostoli (dalla Vulgata confrontata sui testi originali) che avrà 521 ristampe, per un totale di 23
milioni di copie

1906 esce a Lipsia l’edizione critica della Bibbia Ebraica a cura di Rudolf Kittel, poi più volte riveduta, che
diventa l’edizione di riferimento sia per gli ebrei sia per i cristiani
1909 viene creato da papa Pio X il Pontificio Istituto Biblico, affidato alla Compagnia di Gesù, allo scopo di
promuovere lo studio della Bibbia
- viene fondata a Firenze dal pastore valdese Giovanni Luzzi la Società Fides et Amor, che pubblica una
traduzione del Nuovo Testamento dai testi originali
1910 esce a Torre Pellice la traduzione del Nuovo Testamento e dei Salmi (dai testi originali) del pastore
battista Oscar Cocorda
1911 esce a Torino la revisione del domenicano Marco M. Sales della traduzione del Nuovo Testamento di
Martini, cui seguiranno (dal 1918 al 1942) le revisioni dei libri dell’Antico Testamento fino a Isaia
1920 è promulgata da papa Benedetto XV l’enciclica Spiritus Paraclitus, che incoraggia la lettura dei Vangeli
fra i fedeli

1921 comincia a uscire da Fides et Amor in 12 volumi la traduzione integrale (dai testi originali) di Luzzi
1922 è pubblicata da Vita e Pensiero la traduzione del Pentateuco (dai testi originali) a cura del Pontificio
Istituto Biblico, che confluirà nella traduzione integrale del 1958

1924 è pubblicata dalla Società Biblica Britannica e Forestiera la revisione della traduzione di Diodati a cura
di Luzzi, la cosiddetta Riveduta, moltissime volte riedita, che diventa la nuova versione ufficiale delle chiese
protestanti italiane
1925 una nota della Congregazione del Sant’Ufficio vieta la lettura delle traduzioni di Luzzi
- è pubblicata dal Pontificio Istituto Biblico la traduzione dei Libri poetici della Bibbia (dai testi originali) del
gesuita Alberto Vaccari, che confluirà nella traduzione integrale del 1958
1929 è pubblicata dalla Libreria Editrice Fiorentina, in un volume tascabile a imitazione delle Bibbie
protestanti, la traduzione (dalla Vulgata confrontata coi testi originali) a cura del canonico lateranense
Giuseppe Ricciotti, la prima integrale cattolica dopo più di un secolo e mezzo, poi più volte riedita
1931 è pubblicata dalla Pia Società San Paolo la traduzione (dalla Vulgata) a cura del francescano Eusebio
Tintori, poi più volte riedita
1943 è promulgata da papa Pio XII l’enciclica Divino Afflante Spiritu, che incoraggia lo studio scientifico
della Bibbia e le traduzioni dai testi originali
1946 viene fondata l’Alleanza Biblica Universale, che riunisce le diverse società bibliche nazionali
1947 cominciano a uscire dalle Éditions du Cerf i 43 volumi della traduzione a cura della École biblique et
archéologique française, la cosiddetta Bible de Jérusalem, ristampata in volume singolo a partire dal 1955 e
poi più volte riveduta

1948 viene fondata a Roma l’Associazione Biblica Italiana, allo scopo di promuove la conoscenza della
Bibbia attraverso la ricerca scientifica e la divulgazione
1954-62 è pubblicata da Hegner la traduzione integrale della Bibbia ebraica in tedesco di Martin Buber e
Franz Rosenzweig
1955 nasce, in seno all’Associazione Biblica Italiana, il movimento Leggere la Bibbia

1957 è pubblicata da Salani in 10 volumi la traduzione integrale a cura del Pontificio Istituto Biblico
coordinata da Vaccari, la prima cattolica dai testi originali (come poi tutte quelle che la seguiranno), riedita
in volume singolo nel 1958
1958 è pubblicata dalle Edizioni Paoline la traduzione a cura della Pia Società San Paolo, che viene
pubblicizzata e ha grande diffusione
1960 è pubblicata dalla Libreria Editrice Fiorentina la traduzione del sacerdote e biblista Fulvio Nardoni, poi
ripresa dalla collana Einaudi “I libri della Bibbia” nel 1999-2001
- è pubblicata da Marietti in 3 volumi la traduzione a cura del sacerdote e biblista Salvatore Garofalo, riedita
in volume singolo nel 1964
1960-67 è pubblicata da Marietti in 4 volumi la traduzione della Bibbia ebraica a cura dei rabbini italiani
coordinati da rav Dario Disegni, riedita da Giuntina nel 1995

1961 è pubblicata dalla Watch Tower la New World Translation of the Holy Scriptures, anonima, che
diventa la versione ufficiale dei Testimoni di Geova

1962 inizia a Roma il Concilio Vaticano II


- è pubblicata da Fabbri la traduzione a cura del sacerdote e biblista Cesare Angelini

1963 è pubblicata da Utet la traduzione a cura dei sacerdoti e biblisti Enrico Galbiati, Angelo Penna e Piero
Rossano, da cui prenderà le mosse la traduzione CEI del 1971

1964 è pubblicata da Garzanti la traduzione a cura dei biblisti dell’ordine francescano coordinati dal frate
Bonaventura Mariani, riedita nel 1969
1965 si conclude il Concilio Vaticano II, che promulga fra le altre la costituzione dogmatica Dei Verbum, che
incoraggia le traduzioni bibliche, anche interconfessionali

- la Conferenza Episcopale Italiana comincia a lavorare a una versione italiana della Bibbia per uso liturgico

1967 cominciano a uscire dalla San Paolo i 46 volumi della Nuovissima versione dalla Bibbia dai testi
originali, poi riedita più volte in volumi singoli di diverso formato
- cominciano a uscire da Einaudi (e successivamente da Adelphi) le traduzioni veterotestamentarie dello
scrittore Guido Ceronetti

- è pubblicata da Einaudi, con testo a fronte in latino, la traduzione degli Atti degli Apostoli di Angelini,
riedita in tascabile nel 1991

- è pubblicata dalla Watch Tower la versione italiana della New World Translation of the Holy Scriptures,
poi riveduta nel 1987, che diventa la versione ufficiale dei Testimoni di Geova italiani
1968 è pubblicata da Mondadori la Bibbia Concordata, traduzione interconfessionale a cura della Società
Biblica Italiana, riedita nei “Meridiani” nel 1982 e negli “Oscar” nel 1996
- vengono stilati a Roma dall’Alleanza Biblica Universale e dal Segretariato Pontificio per l’Unità dei Cristiani
i Principi guida per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia
1971 è pubblicata dalla Conferenza Episcopale Italiana la versione italiana della Bibbia per uso liturgico
(rielaborazione della traduzione Utet del 1963 confrontata coi testi originali, con la Septuaginta e con la
Vulgata), la cosiddetta Bibbia CEI, riedita con correzioni nel 1974

1972 è pubblicata da Einaudi, con testo latino a fronte, la traduzione dell’Apocalisse di Angelini, riedita nel
1990
1973 è pubblicata da Rizzoli la traduzione del filologo Luigi Moraldi con illustrazioni di Salvador Dalì
- è pubblicata negli “Oscar” Mondadori in 4 volumi la traduzione interconfessionale dei Vangeli a cura
dell’IDOC
- è pubblicata da Einaudi, con testo latino a fronte, la traduzione del Cantico dei Cantici di Angelini

1974 è pubblicata dalle Dehoniane la Bibbia di Gerusalemme, che riproduce la traduzione CEI corredata del
commento della Bible de Jérusalem, poi moltissime volte riedita

- è pubblicata da Àncora la Bibbia della Civiltà Cattolica, che riproduce la traduzione CEI corredata da un
ricco apparato iconografico, riedita nel 1978

- cominciano a uscire da Desclée De Brouwer i 26 volumi della traduzione poetica in francese di André
Chouraqui, riediti in volume singolo nel 2003
1975-76 è pubblicata dalle Éditions du Cerf la Traduction œcuménique de la Bible a cura dell’École biblique
dei padri domenicani in collaborazione con biblisti protestanti e ortodossi, poi più volte riveduta
1976 è pubblicato da Elle Di Ci in collaborazione con Alleanza Biblica Universale il Nuovo Testamento nella
traduzione interconfessionale in lingua corrente, che poi confluirà nella traduzione integrale del 1985
1976-79 è pubblicata da Elle Di Ci in 3 volumi la Bibbia TOB, che riproduce la traduzione CEI corredata del
commento della Traduction œcuménique de la Bible, riedita in volume singolo nel 1992
1979 è pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana una revisione della traduzione di Gerolamo, la cosiddetta
Nova Vulgata, che diventa il nuovo testo latino ufficiale della chiesa cattolica
1980 è pubblicata da Marietti La Bibbia. Parola di Dio scritta per noi, che riproduce la traduzione CEI
corredata da sussidi a cura del gesuita Luis Alonso Schökel e del sacerdote Luciano Pacomio

1983 è promulgato da papa Giovanni Paolo II il nuovo Codice di Diritto Canonico


- viene fondata a Roma la Società Biblica in Italia, associazione cristiana indipendente interconfessionale,
allo scopo di diffondere la Bibbia in Italia e nel mondo

- cominciano a uscire da Rizzoli alcune traduzioni bibliche nella collana “BUR Poesia”

1985 è pubblicata da Elle Di Ci in collaborazione con Alleanza Biblica Universale l’edizione integrale di
Parola del Signore, traduzione interconfessionale in lingua corrente, poi riveduta nel 2014
1987 vengono stilate dall’Alleanza Biblica Universale e dal Segretariato Pontificio per l’Unione dei Cristiani
nuove Direttiva per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia

1989 viene fondata a Firenze Biblia, associazione laica di cultura biblica, allo scopo di promuovere la lettura
della Bibbia in modo indipendente da qualunque confessione religiosa

1994 cominciano a uscire da Feltrinelli le traduzioni veterotestamentarie dello scrittore Erri De Luca
- esce una nuova revisione della traduzione di Diodati, la cosiddetta Nuova Riveduta, più volte riedita, che
diventa la nuova versione ufficiale delle chiese protestanti italiane

1995 è pubblicata da Piemme La Bibbia. Alfa Omega, che riproduce la traduzione CEI corredata da sussidi a
cura di Pacomio, poi più volte riedita

1997 è pubblicata dalla Conferenza Episcopale Italiana la nuova edizione riveduta della versione italiana del
Nuovo Testamento per l’uso liturgico, che confluirà nell’edizione integrale del 2008
1998-99 sono pubblicati da Canongate i volumi della collana “Pocket Canons”, che antepongono alle
traduzioni bibliche introduzioni di scrittori, cantanti, scienziati e intellettuali laici

1999 cominciano a uscire dalla Società Biblica Britannica e Forestiera e dalla Editrice Domenicana Italiana i
volumi della collana “Traduzione ecumenico-letteraria della Bibbia”
1999-2001 sono pubblicati da Einaudi i volumi della collana “I libri della Bibbia”, che riprende le
introduzioni della collana “Pocket Canons” della Canongate
2001 è pubblicata da Bayard-Médiaspaul una traduzione in francese realizzata insieme da ventisette biblisti
e venti scrittori, fra cui Emmanuel Carrère e Jean Echenoz
2005 è pubblicata da Rizzoli nella “BUR” la traduzione dei Vangeli del domenicano Benedetto Prete, riedita
nel 2008
2006 è pubblicata da Einaudi nei “Millenni” la traduzione dei Vangeli dello studioso Giancarlo Gaeta, riedita
nei “Tascabili” nel 2009
2008 è pubblicata dalla Conferenza Episcopale Italiana la nuova edizione riveduta della versione italiana
della Bibbia per l’uso liturgico
2009 esce la nuova edizione della Bibbia di Gerusalemme con la traduzione CEI 2008
- esce la nuova edizione della Bibbia TOB con la traduzione CEI 2008
- è pubblicata da San Paolo La Bibbia. Via verità e vita, che riproduce la traduzione CEI 2008 corredata da
sussidi a cura del cardinale Gianfranco Ravasi, riedita nel 2012

- è pubblicata da San Paolo in 12 volumi illustrati La nuova Bibbia per la famiglia a cura di Ravasi
2010 cominciano a uscire dalla San Paolo i 56 volumi della Nuova versione della Bibbia dai testi antichi,
riediti in volume singolo nel 2014
2012 cominciano a uscire dalla Morcelliana i 4 volumi della traduzione della Bibbia dei Settanta a cura dei
biblisti Paolo Sacchi e Luca Mazzinghi
2013 è pubblicata da Shalom La Sacra Bibbia. La via della pace, che riproduce la traduzione CEI 2008
corredata da sussidi a cura del giuseppino Tarcisio Stramare

2014 è pubblicata dalle Edizioni Messaggero di Sant’Antonio La Bibbia francescana, che riproduce la
traduzione CEI 2008 corredata da sussidi a cura del frate Fabio Scarsato

2015 è pubblicata da Àncora la traduzione dei Vangeli delle bibliste Rosanna Virgili, Annalisa Guida,
Rosalba Manes e Marida Nicolaci

Potrebbero piacerti anche